la colonia di grandi myotis dell`abbazia di staffarda

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la colonia di grandi myotis dell`abbazia di staffarda
LA COLONIA DI GRANDI MYOTIS DELL’ABBAZIA DI STAFFARDA:
CARATTERIZZAZIONE DEMOGRAFICA, FENOLOGIA, MICROCLIMA DEL ROOST E
GESTIONE (PSR 2007-2013, misura 3.2.3, azione 1, tipologia B)
E. Patriarca e P. Debernardi, 2014
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1.
Oggetto dell’indagine e degli interventi di gestione
Il complesso monumentale dell’Abbazia di Staffarda (Revello, CN), di proprietà della Fondazione Ordine
Mauriziano, ospita stagionalmente una delle maggiori colonie riproduttive note in Italia di “grandi Myotis”,
chirotteri appartenenti alle specie vespertilio maggiore (Myotis myotis) e vespertilio di Blyth-Monticelli
(Myotis blythii-oxygnathus).
Dato l’interesse di conservazione (entrambe le specie sono incluse
nell’allegato II della Direttiva Habitat) e poiché l’elevato numero di esemplari presenti e la loro mobilità li
porta ad utilizzare una vasta area attorno all’abbazia, è importante che nella gestione di tale territorio sia
tenuto conto delle esigenze dei chirotteri e, parallelamente, occorre che chi ha competenze sulla tutela
faunistica di tale area vasta si occupi anche del monitoraggio e della conservazione della colonia nel suo sito
di rifugio.
Per tali motivi, nel progetto “Riqualificazione ambientale del comprensorio Agro-Forestale di Staffarda. PSR
2007-2013, misura 3.2.3, azione 1, tipologia B” è stata compresa l’acquisizione di tutte le informazioni
pregresse relative alla colonia, le più recenti delle quali erano relative al 2009, e il loro aggiornamento alla
data attuale per quanto concerne gli aspetti demografici, fenologici, di caratterizzazione microclimatica del
roost (sito di rifugio) e gestionali.
2.
Revisione dei dati storici e sintesi delle conoscenze pregresse
Nel seguito sono presentate le informazioni disponibili sulla colonia prima dell’attivazione del progetto PSR.
Per quanto riguarda i dati storici, è stata effettuata una ricerca di tutte le informazioni potenzialmente
riferibili alla presenza di una colonia di grandi Myotis nell’area di Staffarda, ritrovando indizi finora non
considerati.
Nel lavoro “Conspectus mammalium europae - Faune des mammifères d’Europe", pubblicato nel 1910, lo
zoologo francese E. L. Trouessart cita la presenza di Myotis myotis oxygnatus per “Staffarda (Saluzzese)”.
Nel 1938, ne “I Chirotteri del Piemonte", Gulino afferma di aver esaminato un esemplare di Myotis myotis
di “Staffarda (Cuneo)” e tre esemplari di Myotis myotis oxygnatus di “Staffarda (Saluzzo)”, appartenenti alla
collezione del Museo di Zoologia di Torino; l’autore riporta inoltre la citazione del Monticelli (1885) relativa
a un esemplare del “Saluzzese” posseduto dal Museo di Torino e ascrivibile alla “forma” oxygnathus.
Mancano, in questi contribuiti storici, informazioni inerenti a date e siti di raccolta degli esemplari, ma il
fatto che nella pubblicazione sui chirotteri italiani di Gulino e Dal Piaz (1939) si ritrovi la citazione della
presenza dell’oxygnathus per Staffarda con la specificazione “Trouessart-Gulino, Museo Torino” fa
ipotizzare che Trouessart e Gulino avessero esaminato gli stessi esemplari e che i medesimi fossero dunque
stati raccolti prima della pubblicazione francese, ossia prima del 1910. L’ascrizione a Staffarda-Saluzzo di
questi esemplari e la citazione della provenienza dal saluzzese di quello segnalato dal Monticelli, lasciano
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