Popolazione migrazione internazionale

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Popolazione migrazione internazionale
attualità
Popolazione migrazione internazionale
Cento milioni di donne lasciano ogni anno il loro paese
d’Origine, secondo l’ONU
da “Le Monde” venerdì, 8 settembre 2006 pag.6
di Anne Chemin,
Giornalista
O
gni anno circa 100 milioni di donne cercano
fortuna all’estero: secondo il Fondo delle Nazioni
Unite per la popolazione, le donne rappresentano
ormai la metà dei migranti del mondo e, in certi
paesi come gli Stati Uniti, il Canada o l’Australia,
sono, oggi più numerose degli uomini. Le donne
migranti partecipano in modo massiccio ad una
delle rivoluzioni del XX secolo: in cinquanta anni,
il numero delle persone che hanno lasciato il loro
paese d’origine è quasi raddoppiato.
“Se tutti i migranti internazionali vivessero sullo
stesso suolo, essi costituirebbero oggi il quinto
paese del mondo”sottolinea il rapporto annuale delle Nazioni Unite – “Verso la speranza, le
donne e la migrazione internazionale” -, reso
pubblico mercoledì 6 settembre .
Una volta partite, le donne fanno vivere intere
famiglie grazie ai fondi che inviano ai loro
familiari rimasti nei paesi d’origine. Nel 2005, il
“rimpatrio dei salari” è aumentato, secondo la
Banca mondiale, a oltre 230 miliardi di dollari,
vale a dire una somma più consistente di quella dell’aiuto pubblico allo sviluppo.
In gran parte vi hanno contribuito le donne.
“I dati disponibili dimostrano che le donne inviano i loro guadagni in misura maggiore degli
uomini”, sottolinea il rapporto. Nel 1999, oltre 1
miliardo di dollari sono stati inviati in Sri Lanka, e
il 62% di tale importo proveniva da donne.
“Questi fondi servono a nutrire le pance affamate, a vestire e ad educare i bambini, a fornire le cure sanitarie e, in maniera generale, a
migliorare il livello di vita dei cari che hanno
lasciato a casa”, riassume il Fondo.
L’esodo delle infermiere
Contrariamente all’idea corrente, i migranti non
provengono dalle fasce più svantaggiate della
IO INFERMIERE - N.4 /2006
popolazione: gli studi dimostrano che essi
hanno in generale una educazione migliore di
coloro che hanno scelto di restare. “Solo nei casi
di movimenti transfrontalieri a breve distanza –
dal Messico e dell’America centrale verso gli Stati
Uniti o dalla Turchia verso l’Europa occidentale -, i migranti hanno generalmente bisogno di
informazioni e di fondi al fine di attraversare le
frontiere”, spiega il rapporto.
La migrazione delle donne di cui molte sono
state formate a dei lavori sanitari e sociali,
grava pesantemente sui paesi d’origine.
“La partenza massiccia di infermiere, di ostetriche e di medici dai paesi poveri verso i paesi
ricchi è uno dei problemi più difficili che pone
oggi la migrazione internazionale”, sottolinea il
rapporto. Nel 2000, in Ghana, il numero di
infermiere neo-diplomate è stato inferiore al
numero di quelle che hanno lasciato il paese.
Nel 2003, l’85% delle infermiere filippine lavoravano all’estero.
Per l’Africa, che vacilla sotto il perso delle
malattie infettive, - un quarto dei casi mondiali -,
questo esodo è spesso un vero dramma: tutti
gli anni, 20.000 infermiere e medici formati con
grandi costi per i paesi africani lasciano la loro
regione d’origine.
“Ciò si spiega in parte per le politiche di reclutamento aggressivo che applicano i paesi sviluppati ansiosi di rimediare alla penuria di personale qualificato nei loro propri servizi sanitari”, nota il rapporto.
Questo flusso non sembra rallentarsi: da qui al
2008, la Gran Bretagna avrà bisogno di 250.000
infermiere supplementari mentre gli Stati Uniti
ne vogliono reclutare un milione nei prossimi
12 anni.
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