quella molletta in bocca. Cominciò a ridere anche

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quella molletta in bocca. Cominciò a ridere anche
Mentre si spogliava e pensava, con sollievo, al busto che
non s'era messo, la osservava: le sue forme s'erano abbondantemente arrotondate, dall'ultima volta che I'aveva vista. Ora, più che Valdina, avrebbe potuto chiamarla
Valdona.
Ad un ttatto, gli venne in mente uno scherzo, da lei molto gradito, che le faceva in lontani anni. Le piombò addosso e le diede un piccolo morso all'interno di un ginocchio. Lei, che non se l'aspettava, ritrasse di colpo la
gamba e 1o colpì violentemente al labbro inferiore.
Schizzò sangue dappertutto: sulle lenzuola, sul pavimento e persino sullo specchio dell'armadio.
«O Dio che ho fatto!>>, esclamò mentre controllava lo stato del labbro del signor Venanzio.
<<Ci vorranno dei puntil>, fece con fare esperto.
Poi, scese a cercare del cotone e dell'acqua ossigenata.
Tornò e lo medicò alla meglio tamponando la ferita con
del cotone, che fermò con una molletta da bucato.
Le scappava da ridere osservando il povero Venanzio con
quella molletta in bocca. Cominciò a ridere anche
Venanzio. Lei l'abbracciò: <<Non ridere che se non la
molletta si stacca e riprende 1'emorragio>.
Si mise a ripulire le macchie di sangue con l'acqua ossigenata e, appena finito, scese nella sala da prunzo per cenare.
Il signor Venanzio si sistemò su di una sdraio sul terrazzo: guardava il mare e pensava a Valdina alle prese con
una succulenta otata. Lui non poteva certo scendere in
sala da pranzo con quella molletta sul labbro e poi come
avrebbe potuto mangiare in quelle condizioni? «Meglio
così - pensò. - Tanto non ho appetito...>>.
()uando lei tornò, gli porse una.tazza di tè con una cannuccia. Ripresero a ridere.
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