Biodiesel e olio di colza, dov`è la convenienza
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Biodiesel e olio di colza, dov`è la convenienza
APPROFONDIMENTI Biodiesel e olio di colza, dov’è la convenienza di Antonio Boschetti H a fatto notizia in queste ultime settimane scoprire che alcuni automobilisti, a quanto pare soprattutto al Nord, stavano utilizzando l’olio di colza per far girare i motori Diesel delle loro automobili. Le voci che circolano sono contrastanti: secondo alcuni l’olio vegetale può essere utilizzato anche puro al 100%, secondo altri questo provocherebbe seri danni ai propulsori ed è assolutamente necessario diluirlo con il gasolio; i più pessimisti sostengono che anche in percentuali limitate l’olio vegetale alla lunga provoca danni irreparabili ai motori Diesel. L’olio di colza non è il biodiesel? alle grossolane imprecisioni comparse su alcuni articoli della stampa generalista secondo cui parrebbe che il biodiesel sia prodotto da “scarti delle lavorazioni agricole di diverse colture”, tra cui anche la barbabietola. In realtà il biodiesel è un derivato dalla trasformazione industriale dell’olio vegetale come quello di colza, girasole, soia, ecc. Nonostante tutto, è evidente come la questione delle fonti alternative al petrolio sia di estrema attualità, per motivi ambientali legati al riscaldamento della Terra e all’applicazione delle norme contenute nel Protocollo di Kyoto, entrato in vigore lo scorso 15 febbraio. Ad essere realisti anche l’aumento del prezzo del petrolio durante tutto il 2004, fortemente sentito sia dagli agricoltori che dai contoterzisti, ha spinto verso la ricerca di alternative. Tra quelle con maggiori possibilità future di diffusione ci sono senz’altro il biodiesel e il bioetanolo, mentre un discorso a parte merita l’olio vegetale tal quale. È bene fare un poco di chiarezza sui combustibili che possono venire prodotti dall’attività agricola e che normalmente vengono identificati anteponendo alla parola combustibile il prefisso bio. Sostanzialmente i biocombustibili di origine agricola sono tre: bioetanolo, biodiesel e oli vegetali. MAD • 5 • Maggio 2005 Foto: F. Zanetti Vale quindi la pena di fare un po’ di chiarezza sul tema dei biocombustibili liquidi anche per “riparare” Ma è proprio vero che fanno risparmiare? Cosa sono e gli effetti di biodiesel e oli vegetali 19 STORIA RUDOLF DIESEL E IL SUO MOTORE ’inventore dell’omonimo motore, Rudolf Diesel, fece i primi esperimenti utilizzando olio di canapa. In effetti l’utilizzo diffuso del petrolio fu successivo al suo brevetto da lui registrato come “motore economico universale”. Nato a Parigi nel 1858 da genitori bavaresi, Diesel si trasferì con la famiglia a Londra durante la guerra franco-prussiana. Studiò ingegneria al Politecnico di Monaco dove si appassionò di termodinamica colpito nell’apprendere che in un “moderno” motore a benzina solo il 10% del calore sviluppato dal combustibile si trasformava in lavoro utile. Nel 1880 Diesel iniziò a lavorare per lo stabilimento svizzero di motori Sulzer, che produceva motori per refrigerazione e a vapore. Dieci anni più tardi pubblicò un significativo articolo dal titolo: “Teoria e Costruzione di una Macchina Termica Razionale” e nel 1892 brevettò MAD • 5 • Maggio 2005 L 20 la sua idea. Iniziò quindi a sviluppare un motore basato sulla sua teoria: tale motore si differenziava da quello a benzina per il fatto che il carburante veniva acceso dalla compressione dell’aria presente nei suoi cilindri piuttosto che da una scintilla. L’invenzione di Diesel cambiò il corso della storia: basti pensare che nel 1897 il suo propulsore era in grado di raggiungere un rendimento meccanico del 26% a fronte di quello raggiunto dalle macchine a vapore dell’epoca, di pari potenza, che non superava il 6%. Verso l’inizio del 1900 i motori Diesel furono destinati alle navi e all’uso industriale. Nel 1924 vennero costruiti i primi camion, nel 1926 il primo trattore agricolo ad opera di Francesco Cassani (il fondatore della Same), e solamente nel 1936 uscì dalla fabbrica la prima automobile con motore Diesel. Sulla scomparsa di Diesel, avvenuta nel 1913 in modo tragiCE co, giace ancora il mistero. Gruppo elettrogeno funzionante a olio vegetale. Il motore è stato opportunamente modificato da una ditta specializzata per funzionare a olio vegetale puro Biodiesel Il biodiesel è un derivato dell’olio vegetale (pertanto biodiesel ed olio vegetale sono due cose molto diverse) ed è uno dei biocombustibili di origine agricola con le maggiori probabilità di diffusione. Il biodiesel si ottiene principalmente dagli oli colza, girasole e soia, attraverso una trasformazione chimica, chiamata esterificazione, che comporta una riduzione della viscosità. In questo modo il biodiesel, che non è più olio vegetale, può es- sere utilizzato come combustibile, sia tal quale che miscelato con gasolio. Oggi il biodiesel viene impiegato nel nostro Paese prevalentemente come additivo al gasolio, in una percentuale variabile, ma non superiore al 5%, limite al di sotto del quale non è necessario dichiararne la presenza nel gasolio. Va ricordato che il biodiesel per essere competitivo con il gasolio gode di un regime di defiscalizzazione che è però limitato a un contingente fi ssato annualmente dalla Finanziaria. Senza defi scalizzazione il biodiesel verrebbe a costare alla pompa circa il 50% in più del gasolio. La miscelazione viene effettuata direttamente dalle raffinerie con l’obiettivo di migliorare la “lubrificità” dei gasoli a basso tenore di zolfo. Al diminuire del contenuto di zolfo, infatti, aumenta la “secchezza” del combustibile. Pertanto molto del gasolio acquistato normalmente alle pompe lungo la rete stradale contiene già una percentuale minima non dichiarata di biodiesel. Alcune aziende produttrici tuttavia commercializzano delle miscele con contenuto di biodiesel fi no al 25% (75% di gasolio), talvolta identificate da uno specifico marchio aziendale come Biofox B25 della Fox Petroli. L’utilizzo del biodiesel puro (vale a dire 100% biodiesel, non miscelato al gasolio) in Italia è relegato prevalentemente al settore del riscaldamento. Infatti la distribuzione di biodiesel puro o in miscele al di sopra del 5% lungo la rete stradale nazionale è soggetta a una speciale autorizzazione non sempre facile da ottenere. È piuttosto difficile sapere quanti e dove sono gli impianti che vendono lungo la rete stradale biodiesel puro nel nostro Paese, pare che gli unici siano quelli dei fratelli Ratti che ne possiedono tre a Tortona (Alessandria). In alcuni Stati europei, invece, come la Germania – dove esistono poco meno di 3.000 impianti – e l’Austria è possibile acquistare il biodiesel puro dalle pompe poste lungo le strade e per giunta a un prezzo leggermente inferiore a quello del gasolio (–10%). Anche negli Stati Uniti e in Canada il biodiesel puro è spesso disponibile nei distributori posti presso i supermercati. I produttori e i rivenditori di biodiesel italiani non sono ovviamente interessati a interloquire con il mondo agricolo che gode di tariffe agevolate per l’acquisto di gasolio. Infatti, mentre un agricoltore, ad esempio di Mantova, che acquista meno di 2.000 litri di gasolio all’anno può spuntare un prezzo intorno a 0,70 euro/litro, il costo all’ingrosso del biodiesel si aggira su 0,800,85 euro/litro. In ogni caso, secondo i dati del Comitato termotecnico italiano, il biodiesel, se preparato come si deve, cioè nel pieno rispetto delle norme che ne stabiliscono le caratteristiche chimico-fi siche, può tranquillamente essere impiegato nei motori Diesel. La percentuale consigliata in miscela con il gasolio dipende però molto dalla tipologia costruttiva del COS’È LA TRANSESTERIFICAZIONE un processo chimico che consiste nel far reagire l’olio vegetale, che è costituito in prevalenza da una miscela di grassi, mono, di e trigliceridi, con l’alcol metilico in presenza di un catalizzatore alcalino (sostanza, come l’idrossido di sodio, che favorisce la reazione tra l’alcol e i grassi). Questo por- È propulsore. In generale miscele fi no al 25% non provocano alcun inconveniente a nessun tipo di motore, ma aumentando la percentuale di biodiesel in alcuni casi potrebbero manifestarsi seri problemi: ◾ alle componenti in gomma o silicone che dovessero venire a contatto con il combustibile, come le guarnizioni del le pompe, degl i iniettori, ecc.; ◾ all’olio di lubrificazione che, a causa del biodiesel “trafi lato”, può subire una forte riduzione del potere lubrificante. Per quanto riguarda gli iniettori in- ta alla rottura della molecola di mono, di e trigliceridi, originando rispettivamente 1, 2 o 3 molecole di acidi grassi esterificati e sempre una molecola di glicerolo. La miscela di acidi grassi esterificati costituisce il biodiesel: il glicerolo viene separato e destinato all’industria farmaceutica e cosmetica. vece il comportamento è analogo a quello del gasolio per il biodiesel puro, mentre si nota un leggero aumento delle incrostazioni carboniose nelle miscele al 50%. Anche i motori common rail sono perfettamente compatibili con il biodiesel in percentuali fi no al 30%. Sempre secondo i dati del Comitato termotecnico italiano la durata del motore alimentato con miscele di biodiesel non si discosta molto da quella tipica dei propulsori alimentati dal carburante di origine petrolifera. Infi ne i motori non evidenziano dif- ferenze di comportamento per i parametri potenza e coppia, mentre aumentano i consumi specifici di circa un 10% nel caso di utilizzo di biodiesel puro, a causa del minore potere calorifico del combustibile. Nelle miscele l’aumento dei consumi si riduce al ridursi della percentuale del metilestere (biodiesel). Va precisato che alcune case automobilistiche come quelle tedesche dichiarano già nei libretti di circolazione delle loro automobili l’idoneità all’utilizzo del biodiesel allo stato puro. Oli vegetali Sull’olio vegetale ultimamente se ne sentono tante, ma poco o niente di ufficiale. Tra tante incertezze vi sono tuttavia almeno due punti fermi. Innanzitutto il fatto che in giro per l’Italia numerosi comuni cittadini stanno utilizzando l’olio di colza per alimentare i motori Diesel delle loro automobili; in secondo luogo che anche l’olio vegetale, come qualsiasi altro combustibile è assoggettato a l versa mento d i un’accisa allo Stato che, nel caso specifico, ammonta a circa 0,4 euro/litro. Pertanto chi usa olio vegetale come combustibile, senza versare l’accisa allo Stato, commette il reato di evasione fi scale. Per questo chiameremo con uno pseudonimo, Emilio, un agricoltore del centro Italia che da alcuni anni utilizza l’olio vegetale miscelato al 50% con il gasolio per riempire i serbatoi dei suoi trattori. Ormai da 5 anni Emilio ha inserito nella rotazione colturale 6 ettari di girasole. Due anni fa, dopo aver scoperto su internet la possibilità di utilizzare l’olio vegetale come combustibile in miscela con il gasolio, Emilio ha acquistato una pressa per estrarre l’olio dai semi di girasole. Egli ottiene circa 900 kg di olio/ha. Pertanto complessivamente la produzione aziendale di olio è di 5,4 t per un costo totale valutato da Emilio in circa 2.000 euro/t ossia circa 0,36 euro/l. Lo scorso anno in azienda sono stati consumati circa 11.000 kg di combustibile che sarebbero costati circa 6.000 euro. Utilizzando invece gasolio agricolo miscelato al 50% con olio di girasole Emilio ha speso 5.300 euro. Ogni agricoltore può approssimati- punto di vista economico ricorrere all’olio vegetale. Esiste però una prospettiva interessante per l’olio legata al recepimento della direttiva Ue 30/2003 da parte dello Stato italiano. La direttiva infatti oltre a defi nire come biocombustibile “un carburante liquido o gassoso per trasporti ricavato dalla biomassa” recita: “sono da considerarsi biocarburanti almeno i prodotti elencati appresso … olio vegetale puro: olio prodotto da piante oleaginose mediante pressione, estrazione, o processi analoghi, greggio o raffinato ma chimicamente non modificato”. E mentre in Italia la sperimentazione e la ricerca sono a zero, in Baviera c’è già chi ha pensato a normare l’uso dell’olio di colza a fi ni energetici. vamente calcolare questo costo, partendo dal valore commerciale dei semi di girasole: 210 euro/t. Quello infatti è il prezzo che l’agricoltore potrebbe percepire sul mercato per i propri semi. Dalla spremitura meccanica di 1 t di semi di girasole si possono estrarre 350 kg di olio e 600 kg di panello il cui valore sul mercato si aggira intorno a 100 euro/t. Pertanto con un rapido calcolo si può determinare il costo al chilogrammo dell’olio: detraendo dal valore commerciale dei semi quello del panello e dividendo il risultato di questa semplice operazione per i chilogrammi di olio ottenuti dalla spremitura. Ovviamente non si è tenuto conto del costo di spremitura costituito dall’ammortamento della pressa, dalla manodopera e dai costi energetici. Ogni agricoltore è senz’altro in grado, meglio di chi scrive, di calcolare il costo di spremitura in base al valore attribuito al proprio tempo e considerando anche la spesa per l’acquisto di una pressa. Per quanto riguarda le prestazioni va detto che il consumo specifico aumenta di circa il 10%, vale a dire che per lavorare lo stesso numero di ore con la medesima potenza impegnata, il consumo di olio aumenta di circa un 10% rispetto al gasolio. Anche di questo fattore bisognerebbe tenere conto anche dal punto di vista economico. Va poi tenuto presente che in termini di potenza massima erogata utilizzando olio si perde dal 6 al 10% dei cavalli utili. L’olio vegetale è generalmente più viscoso del gasolio e raggiunge valori critici durante l’inverno quando non può essere usato con valori di concentrazione superiori al 10%. L’elevata viscosità nel lungo periodo può portare a un logoramento precoce di: pompa di iniezione, iniettori, valvole e fasce elastiche. Inoltre si possono formare depositi carboniosi nella camera di combustione. Il Comitato termotecnico fornisce nel suo sito (www.cti2000.it) la documentazione per chi vuole utilizzare olio vegetale nei motori Diesel. Per il momento l’agricoltura risulta pertanto esclusa dal conveniente utilizzo di biocarburanti: il biodiesel è esente da accisa quindi non conviene ai produttori destinarlo all’uso agricolo dove i prezzi sono agevolati e quindi più bassi del gasolio per riscaldamento o autotrazione civile. Per quanto riguarda l’olio invece prima che per una questione di prezzo si tratta di una barriera normativa che impedisce l’uso di questo combustibile a meno di versare l’accisa allo Stato, il che renderebbe ancora una volta sconveniente dal Antonio Boschetti [email protected] Continua la ripresa di Fiat Continua ad essere forte il contributo che Cnh fornisce all’opera di risanamento finanziario che S erg io M a rch ion ne sta portando avanti per il gruppo Fiat. La multinazionale cont rol l at a, costruttrice di macch i ne ag r icole e Sergio Marchionne, movimento terra, amministratore dopo aver chiuso delegato del gruppo Fiat pos it iva ment e i l 2004 ha già dichiarato utili per il primo trimestre 2005 pari a 15 milioni di dollari rispetto ai 4 milioni di dollari di perdite del primo trimestre 2004. I lusinghieri risultati sono il frutto di un processo di riorganizzazione industriale che ha visto la creazione di piattaforme comuni di produzione e il rinnovo della gamma di prodotti. A contribuire economicamente al risanamento un notevole apporto arCE riva anche da Iveco. MAD • 5 • Maggio 2005 Impianto di distribuzione di biodiesel puro lungo la rete stradale. In Italia questa tipologia di impianti è poco frequente: la famiglia Ratti ne gestisce tre, due a Tortona e uno a Montegioco, in provincia di Alessandria 23