La piccola figura femminile di bronzo in mostra è stata rinvenuta a

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La piccola figura femminile di bronzo in mostra è stata rinvenuta a
Una orante porge un’offerta alla dea
La piccola figura femminile di bronzo in mostra è stata rinvenuta a sud del tempio
scoperto da Paolo Orsi, nei pressi di un grande altare costruito nella prima metà del
V e in uso almeno fino alla metà del IV sec. a.C.
Si tratta di un documento d’eccezione della piccola plastica bronzea magnogreca,
realizzato in età tardosevera (intorno al 460 a.C. ca.) con la tecnica a cera persa piena
secondo il metodo indiretto, con finiture a bulino. Le forti analogie tecniche e stilistiche
con un bronzetto di Sirena dalle Murge di Strongoli nel territorio di Crotone aprono
il problema dell’ubicazione dell’officina che forse produsse entrambi i pezzi: Crotone
o Kaulonia?
E’ vestita di chitone a fitte pieghe, coperto da himation (mantello) dai bordi decorati Particolari della veste e del piede.
con un motivo a catena di triangoli e reca una corona su una complessa capigliatura
a bande anteriori e chignon posteriore. Con la mano destra compie il gesto dell’orante,
con la sinistra quello dell’offerente (in origine aveva una patera saldata col piombo
sul palmo). Nella parte inferiore una massa informe di piombo ingloba la figura,
coprendone la parte terminale delle vesti ed i piedi, producendo una forte alterazione
delle proporzioni: è certo però che in origine fosse libera dal pesante ‘involucro’ (col
quale il peso dell’oggetto ammonta a gr. 576) perché da piccole lacune si intravedono
un lembo della veste e la pianta del piede sinistro con un tenone per il fissaggio su un
supporto originario. Ciò dimostra che la statuetta – in origine figura votiva a se stante
o piuttosto decorazione di un candelabro o di altro oggetto rituale - fu riutilizzata
Statuina di danzatrice da Metaponto (fine VI sec. a.C.).
come ex voto fissato col piombo su un supporto di pietra.
Sono noti altri esempi di statuette di bronzo offerte in santuari con modalità di fissaggio
analoghe, attribuibili spesso ad un riuso: così una danzatrice dal santuario urbano
di Metaponto ed un piccolo kouros/Apollo dal santuario di Artemide e di Apollo a
Kalapodi in Focide, rinvenuto ancora in situ. A Orvieto, nel santuario di Campo della
Fiera, due bronzetti erano ancora fissati su un blocco lapideo con sette fori destinati
ad alloggiare in origine sei oranti intorno ad un simulacro: testimonianza significativa
di forme di ‘auto-rappresentazione’ di devoti, che furono forse proprie anche del
bronzetto di Kaulonia.
L’oggetto dunque fu utilizzato due volte. Forse Afrodite – venerata già da tempo
nel santuario, come ci attesta la dedica graffita su un vaso corinzio in mostra (fine
Kalapodi (Focide), altare con statuina di Apollo in situ.
VII- inizi VI sec. a.C.) - fu la prima destinataria dell’offerta intorno al 460 a.C. Il
bronzetto fu dedicato ancora una volta (nel IV sec. a.C.?) fissandolo col piombo su
una base lapidea, in modo più attento alla stabilità ed alla ‘sicurezza’ che non a forme
di percezione rispettose delle proporzioni della figura. Dedicato a chi? Forse a Vezei/
Venzei, la Venere osca di quella dedica incisa su una base votiva trovata poco lontano
(in mostra il calco). Se così fosse avremmo un interessante esempio di continuità di
culto tra Afrodite greca e Venere italica, tra Greci e Brettii, la popolazione italica che
sappiamo insediata anche a Kaulonia almeno dal IV sec. a.C.
Particolare della sirena bronzea dalle Murge di Strongoli presso Crotone.