Fondata nel 1657 dal Principe Leopoldo e dal Granduca di Toscana

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Fondata nel 1657 dal Principe Leopoldo e dal Granduca di Toscana
L’ACCADEMIA DEL CIMENTO IN BREVE
Fondata nel 1657 dal Principe Leopoldo e dal Granduca di Toscana
Ferdinando II de' Medici, l'Accademia del Cimento fu la prima società a
carattere scientifico in Europa, precedendo di alcuni anni la fondazione della
Royal Society di Londra e dell'Académie des Sciences di Parigi. L'Accademia
fiorentina rappresenta l'esito più avanzato di un lungo processo di definizione
delle strategie medicee di promozione delle scienze. Fin dal tempo di Cosimo I,
i Medici avevano praticato un raffinato mecenatismo scientifico, che aveva
conseguito successo internazionale con la protezione conferita a Galileo e con
la dedica alla dinastia da parte dello scienziato pisano dei satelliti di Giove.
All'Accademia del Cimento fu assegnato il compito di rilanciare l'eredità
scientifica di Galileo Galilei, divenuta imbarazzante per i Medici dopo la
condanna dello scienziato pisano per copernicanesimo da parte della Chiesa
nel 1633. Fine dichiarato dell'Accademia furono infatti lo sviluppo e la diffusione
della metodologia sperimentale galileiana. Come suggeriva il suo motto,
“Provando e riprovando”, gli accademici si dedicarono alla sistematica verifica
sperimentale di interpretazioni dei fenomeni naturali sostenuti fino ad allora
sulla base della sola autorità di Aristotele. Parteciparono con continuità ai lavori
dell'Accademia Lorenzo Magalotti, Vincenzo Viviani, Giovanni Alfonso Borelli,
Carlo Renaldini e Francesco Redi, mentre fra i più illustri corrispondenti vanno
segnalati Christiaan Huygens, Robert Hooke, Gian Domenico Cassini,
Athanasius Kircher e Henry Oldenburg.
Le riunioni accademiche si tenevano abitualmente nella reggia di
Palazzo Pitti, in alcune sale attigue all'appartamento del Principe Leopoldo,
raffinato collezionista di disegni e oggetti d'arte e, al tempo stesso, assiduo
promotore delle scienze. I gusti del Principe e lo stile esibizionistico della Corte
spiegano l'elevata qualità artistica dei disegni degli strumenti accademici,
nell'esecuzione dei quali si misurarono artisti del calibro di Stefano della Bella e
di Ciro Ferri, mentre fabbri e vetrai di abilità funambolica predisponevano
apparecchi bellissimi e funzionali alle più complesse sperimentazioni.
La sperimentazione si concentrò sulla barometria e sulla termometria,
nuovi settori di ricerca stimolati dall'esperimento col quale Evangelista Torricelli
aveva dimostrato, nel 1644, l'esistenza della pressione atmosferica e la
possibilità del vuoto. I raffinati strumenti utilizzati – soprattutto i bellissimi vetri furono prodotti da abili soffiatori, eredi di una tradizione avviata dagli artefici
veneziani chiamati da Cosimo I nel 1569 per installare a Firenze un opificio di
alta qualità.
L'attività dell'Accademia si concluse nel 1667 con la pubblicazione dei
Saggi di naturali esperienze, un volume sontuosamente illustrato, curato dal
Segretario Lorenzo Magalotti. I Saggi, che costituiscono un esempio eloquente
della nuova prosa scientifica inaugurata da Galileo, proponevano una scelta
delle esperienze sulle "alterazioni dell'aria derivanti dal caldo e dal freddo", sulla
"natural pressione dell'aria" e sul vuoto, sugli “artificiali agghiacciamenti”, sulla
incompressibilità dei fluidi, sulle operazioni delle calamite, sulle virtù elettriche
dell'ambra e sulla propagazione del suono. Nei Saggi venne accolta solo una
piccola porzione delle ricerche compiute nell'Accademia, come mostrano i suoi
Diari manoscritti. Per timore di reazioni delle autorità ecclesiastiche, furono
escluse le riflessioni sulla vera configurazione di Saturno, un tema gravido di
implicazioni copernicane. Stessa sorte subirono gli studi delle eclissi di Sole e di
Luna e delle traiettorie delle comete. I protagonisti del Cimento tentarono anche
una prima tabulazione, secondo scale termometriche omogenee, di dati
meteorologici registrati in diverse località.
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All'ambito accademico vanno ricondotte anche le eccezionali indagini di
Francesco Redi, medico personale dei Principi, che localizzò la sede del veleno
nella vipera, chiarendo il modo nel quale esercitava la propria azione tossica.
Redi confutò inoltre la credenza tradizionale nella generazione spontanea di
insetti e parassiti, mostrandone grazie al microscopio l'effettivo processo di
riproduzione. Negli stessi anni, una sorta di succursale dell'Accademia funzionò
presso l'Università di Pisa, dove Giovanni Alfonso Borelli e i suoi giovani
assistenti di talento, Fracassati, Malpighi e Bellini, svelarono la struttura e il
funzionamento di organi fondamentali della macchina vivente, come la lingua, i
reni, i testicoli e i polmoni. Contemporaneamente, a Firenze, Niccolò Stenone
dimostrava la struttura delle fibre muscolari e rivelava per primo che le
cosiddette glossopetre, considerate fino ad allora capricciose produzioni della
natura, altro non erano che fossili di denti di squalo.
Notevole fu la fortuna internazionale dell'Accademia. Nel marzo 1668
Lorenzo Magalotti presentò a Londra alla Royal Society i Saggi di naturali
esperienze, che furono tradotti in inglese nel 1684 da Richard Waller. Nel 1731
l'olandese Petrus van Musschenbroek ne pubblicò una versione latina,
corredata da un apparato di note.
Dopo essere stati a lungo dimenticati, gli strumenti dell'Accademia furono
allestiti nel 1841 nella Tribuna di Galileo, attigua all'attuale Museo della
Specola. La Tribuna fu corredata di un suggestivo apparato iconografico
comprendente affreschi e bassorilievi che raffigurano i protagonisti degli
avanzamenti delle scienze sperimentali. Una delle lunette della Tribuna
presenta la ricostruzione ideale di una seduta dell'Accademia del Cimento.
Molteplici sono gli apparati sperimentali dell'Accademia giunti fino a noi.
Merita segnalare un bellissimo podometro, un singolare igrometro a
condensazione, un grande quadrante astronomico, oltre ai primi termometri mai
costruiti, come quelli a stelo o a spirale, detti "gelosi" per la loro estrema
sensibilità. E, ancora, i termometri utilizzati per stabilire i diversi tempi di cottura
delle uova e per creare la prima incubatrice artificiale, nonché i termometri
definiti "infingardi", cioè pigri, per la loro scarsa sensibilità. Un altro vetro
straordinario è la cosiddetta "ranocchietta", il primo termometro clinico; legato al
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polso del paziente, indicava le variazioni di temperatura attraverso il lento
movimento delle palline di vetro immerse nell'alcol. Notevoli, infine, gli
areometri, utilizzati per misurare la densità dei fluidi; elegantissima e leggiadra,
infine, la bilancetta idrostatica in vetro.
Il complesso degli strumenti dell'Accademia del Cimento, oggi conservati
dall'Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze, evidenzia il grande rilievo
che l'interesse per la scienza sperimentale assunse presso la Corte Medicea
nel corso del Seicento. Le loro forme raffinate rispecchiano la piena
integrazione e il continuo interscambio tra arte e scienza nella cultura di corte
nell'età barocca.
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