Il Gazzettino, 22 aprile 2008

Transcript

Il Gazzettino, 22 aprile 2008
4
ATTUALITÀ
Martedì 22 aprile 2008
PG 4
Sarà composto da segretari regionali, sindaci e presidenti di Provincia. Obiettivo: stabilire programmi e iniziative politiche. Struttura analoga al Sud
IlPddelNordsifermaalcoordinamento
Appello di Veltroni all’Udc: «Facciamo opposizione insieme per far partire una sfida riformista mai conosciuta prima»
Roma
NOSTRA REDAZIONE
Non ci saranno un Pd del Nord e
un Pd del Sud, non ci saranno
spezzettamenti, ma ci sarà il tentativo di radicare più fortemente
il partito al territorio. La riconquista del Nord (ma non solo) che non
l’ha capito, che si è fatto incantare
da altre sirene, e che insomma gli
ha rifilato una solenne batosta, riparte, per il Pd, dalla nascita di un
coordinamento del Nord ed uno
del Sud tra i segretari regionali, i
sindaci delle città principali e i
presidenti delle Regioni e delle
Province, che inizieranno a lavorare già nelle prossime settimane
con l’obiettivo di portare il partito
più a contatto con la gente e con il
territorio.
È Walter Veltroni ad annunciarlo, dopo la riunione di tutti i
segretari regionali del partito, che
si è tenuta ieri a Milano: «Ci sarà spiega il segretario - un coordinamento che promuova le iniziative
politiche al Nord su temi programmatici». Proprio al Nord, soprattutto nelle metropoli, Veltroni
ha parlato di un risultato elettorale positivo da cui partire: «C'è bisogno di strutturarsi meglio, ma
non è una questione organizzativa, non spezzetteremo il partito».
Il coordinatore del partito, Goffredo Bettini, spiega poi che, più che
ad una soluzione di tipo organizzativo «che riproduca un apparato, un ulteriore elemento di pesantezza, come partito federalista
abbiamo pensato più utile mettere
in rapporto tra di loro le realtà
regionali di volta in volta».
Nella conferenza stampa al termine della riunione milanese, Veltroni ha spiegato che il partito
«parte da una grande forza che se
farà opposizione in modo intelligente, se svilupperà un rapporto
con le altre forze dell'opposizione,
soprattutto l'Udc, potrà far ripartire una sfida riformista mai conosciuta prima». In quattro mesi
mesi, il segretario sostiene di aver
fatto «una rivoluzione dolce, ma
molto più grande di quanto sia apparso agli occhi di tutti». Il 33 per
cento dei voti ottenuti da un Pd
appena nato, afferma infatti, può
senz’altro essere considerato un
successo. Il Pd insomma, in queste elezioni, ha vinto una delle due
sfide che aveva davanti, quella
cioè di «insediare in Italia una
forza riformista mai esistita prima nel Paese, paragonabile ad
esempio ai laburisti inglesi». Certo, ha perso l’altra sfida, la sfida di
governare, ma comunque in quattro mesi è stato compiuto «un gigantesco recupero. Si possono
guardare i risultati delle elezioni
in tanti modi, ma in questo caso si
è aperta una stagione politica
usando un linguaggio nuovo». Un
linguaggio che, secondo Veltroni,
«ha pagato al Nord e soprattutto
nelle aree urbane».
A questo punto, secondo il leader democratico, compito del centrosinistra è «mettere in luce le
contrapposizioni, peraltro già
emerse all'interno del Pdl, e chi
invece vuole la modernità del Paese. La partita - assicura - è tutta
da giocarsi e il Pd è al centro. Per
quanto riguarda il Nord bisogna
certamente lavorare di più, perché agli elettori la forma del par-
tito non interessa un bel fico secco. Quello che è importante per
loro è la risposta che saremo in
grado di dare ai problemi. Dobbiamo quindi essere credibili tra
quello che diciamo e quello che
facciamo. In due anni di governo ammette - c'è stata una certa disattenzione verso il Nord, ma ora
incalzeremo il futuro governo
dall'alto del risultato importante
che abbiamo ottenuto, vale a dire
Il segretario: «In 4 mesi
hocompiuto
unarivoluzionedolce
moltopiùgrande
diquantosiaapparso»
oltre il 33 per cento di consensi.
Per la prima volta - rivendica ancora - abbiamo sfondato la soglia
dei 12 milioni di voti, mentre il
Pdl è sceso di un milione, con un
incremento consistente della Lega Nord, che ha avuto la capacità
di rispondere a quelle questioni
maggiormente sentite dagli italiani, come il tema della sicurezza,
della pressione fiscale. Per la prima volta abbiamo rotto la cultura
del no e del veto ed è questa la
ragione per la quale abbiamo deciso di correre da soli».
Velenosi i commenti del centrodestra - «A Veltroni, come diceva
Ennio Flaiano, l'insuccesso gli ha
dato alla testa», afferma Napoli
(Fi) - ma anche quelli della sinistra radicale: «Veltroni non è consapevole della sconfitta», dice il
comunista Severino Galante.
Claudia Giannini
GIARETTA
«Subitoal lavorosuitemi
delfederalismo fiscale,
dellaburocraziaedellosviluppo»
Il Pd del Veneto, con le altre regioni
del Nord, darà vita ad un coordinamento del Partito Democratico che «dovrà
dare risposte alle grandi questioni di
questo territorio»: ad annunciarlo è Paolo Giaretta, il quale precisa che questo
coordinamento «non dovrà servire però
a disquisire tra di noi sulla forma partito».
Il Pd, sintetizza Giaretta dopo la riunione dei segretari regionali con Veltroni, deve rimanere «saldamente ancorato al profilo del partito riformista italiano fin qui tracciato e deve essere federale. Restare ancorati al profilo del partito riformista - sottolinea - significa
portare avanti i temi cari al Nord: federalismo fiscale, politiche per lo sviluppo, semplificazione burocratica e fiscale, questione salariale e tutela dei ceti
deboli, l'efficienza dei grandi servizi
pubblici». Per Giaretta è su questi temi
che il Pd «lancia la sfida al governo
delle destre».
WalterVeltroni con Dario Franceschini prima della conferenzastampaseguita al vertice con i segretariregionali del Partito democratico
«Nazionali e federali, no alla Lega di sinistra»
Martella: «La proposta di Cacciari? Se lui pensa a un partito di tipo bavarese federato al Pd, non ci siamo»
Andrea Martella, alla fine Massimo Cacciari è stato sconfitto:
niente Pd del Nord.
«Il problema non è andare ogni
quattro mesi dal notaio per fare il
partito del Nord, autonomo o federato rispetto al partito nazionale e
neppure realizzare un partito di
stampo bavarese o catalano» commenta il coordinatore delle segreterie del Pd del Nord e di fresca
riconferma alla Camera.
Però è innegabile che ad ogni
sconfitta elettorale il centrosinistra promette, senza mantenerle,
nuove politiche per il Settentrione
e il sindaco di Venezia vede una
risposta concreta nel dare vita ad
un’identità politica nordista.
«L’unica cosa che abbiamo detto
da tempo, ma finora poco si è vista,
è fare un partito a base federale
(sta scritto nello Statuto), radicarlo
nel territorio facendolo diventare
interlocutore affidabile per il
Nord...».
Come dire che il nodo sono i
contenuti non la forma del conte-
nitore?
«Sì e no. La forma ha il suo peso,
voglio dire che se
diamo al Pd una
struttura federale
al cui interno è
prevista l’autonomia della rappresentanza territoriale, ad esempio,
nella formazione
delle liste per le
elezioni politiche
(che in questo caso non c’é stata)
dando più risorse
ai coordinamenti
regionali che dovranno diventare Andrea Martella,coordinatoredelle segreteriedel Norddel Pd
la struttura pordi Lega del Nord?
tante del partito, dare mano libera
«Macché, dobbiamo essere parnella definizione delle alleanze e
tito nazionale, saldamente ancoranell’individuazione delle proposte
to al profilo del partito riformista
politiche in base ai bisogni locali...
italiano fin qui tracciato, con artiil segno sarebbe più che concreto e
colazioni in periferia, quindi un Pd
positivo».
federale».
Pd radicato al Nord, una specie
L’unica concessione a Cacciari
è quella di strutturarvi con un coordinamento di macroarea, cioé
dal Piemonte al Friuli Venezia
Giulia ma ogni Pd regionale resta
autonomo seppure federato con
«Unsegnalepositivo
sarebbe dare autonomia
allerealtàregionali
nelladefinizioni
dilisteealleanze»
quello nazionale.
«Appunto. Sapendo, ovviamente,
che il Nord è l’area più esposta del
Paese alla globalizzazione e quindi
attende risposte certe, efficienti,
efficaci, in tempi rapidi: darsi da
fare con politiche sicure, partendo
dal federalismo fiscale».
Sepolta del tutto la proposta del
sindaco di Venezia?
«Senta un po’. Se Cacciari propone un partito del Nord federato
al Pd, questa non è la risposta. Se
invece l’idea è quella di un partito
nazionale, e lo ha detto anche Cacciari, su base federale e un radicamento profondo nel territorio e che
sappia rispondere alle esigenze del
Nord, questo è giusto. Vede, non mi
pare ci sia una grande differenza
con quanto dice Cacciari che in sostanza evidenzia, ancora una volta,
l’esistenza di una questione settentrionale che va presa di petto. E
anche lui dice che la risposta la si
trova in un partito territoriale, con
autonomia organizzativa-politicadi rappresentanza. È questa la linea tracciata anche ieri a Milano:
l’importante ora è passare dalle
parole ai fatti continuando con quel
coordinamento del Nord già avviato prima del dicembre scorso».
Gi. Ga.
L’INCHIESTA GIUDIZIARIA
I legali di Pecoraro:
«Bufera mediatica
su accuse inconsistenti»
Roma
Nessun appalto, favore, terreno o immobile dati
o ricevuti, massima trasparenza con soldi pubblici: lo sostengono i legali del ministro dell'
Ambiente Pecoraro Scanio, secondo i quali si
tratta di «una bufera mediatica costruita sul
nulla. Dalle prime sommarie informazioni appare evidente la totale inconsistenza delle accuse». Gli avvocati Franco Coppi e Paola Balducci, legali del ministro dell'Ambiente Alfonso
Pecoraro Scanio replicano a quanto trapelato
sui mezzi di informazione a proposito delle indagini in corso.
«Il Ministro - hanno concluso i legali - ha
operato sempre con il massimo rigore e trasparenza e, certo, è profondamente indignato di
fronte al danno subito da questa incredibile
vicenda».
«Leggendo la nota di trasmissione degli atti
al Tribunale dei Ministri, atto assolutamente
dovuto e privo di qualsivoglia giudizio di merito
- hanno ricordato i legali -, appare chiaramente
l'inconsistenza dei rilievi e finalmente potremo
facilmente smontare queste incredibili accuse.
Ma
certo
avremmo potuto chiarire
tutto, documenti alla mano, anche senza questa bufera mediatica».
«Ad
esempio - continuano gli avvocati Balducci e Coppi sarà semplice
chiarire come
nessun euro
Alfonso PecoraroScanio
di soldi pubblici è stato
mai speso per viaggi privati, che nessun terreno o immobile è stato mai ricevuto e che neppure una promessa è mai stata fatta dal Ministro per attività nel settore delle bonifiche.
Quanto all'agenzia viaggi, il Ministro ha già
pubblicamente spiegato come l'azienda, che lavora con diversi ministeri ed enti pubblici, aveva rapporti di lavoro con strutture del Ministero dell'Ambiente dal 2003 e che durante il
mandato di Pecoraro ha perso l'appalto e certo
non lo ha ricevuto. Dunque, di quali atti illeciti
o addirittura reati parliamo?».
E Mattia Fella, uno dei titolari della Visetur,
l'agenzia viaggi perugina coinvolta nell'inchiesta, continua a sua volta a respingere ogni addebito: «Sfido chiunque a mostrarmi una sola
intercettazione o il verbale di una testimonianza dai quali emerga che ho fatto affari con il
ministro Alfonso Pecoraro Scanio».
Fella si trova negli Usa per questioni di lavoro. Appena tornato in Italia Fella si incontrerà
con i suoi difensori, gli avvocati Marco Brusco
e Luca Maori, per definire una memoria difensiva da presentare ai magistrati. «Abbiamo infatti documenti - ha spiegato - per provare che
le accuse sono totalmente infondate».
«Le pare - ha detto ancora Fella - che avrei
regalato viaggi e terreni per 500 mila euro per
fare avere a una persona un incarico con uno
stipendio di 1.500 euro al mese? Se avessi voluto fare un favore a un amico gli avrei dato io
quei soldi».
CONFRONTO DE MICHELIS-CACCIARI
Mestre
E se Gianni Pellicani fosse stato il
primo sindaco "comunista" di Venezia che faccia avrebbe avuto questo
Nordest. E con che volto si presenterebbe ora un Partito Democratico
che appare ancora in cerca di se
stesso. Non sono domande. Sono il
senso del mea culpa di Gianni De
Michelis, ex ministro della Repubblica, ex leader dei socialisti veneti
che ieri a Mestre ha ammesso: «Per
ragioni di competizione feci il più
grande errore politico della mia vita: scelsi per gli interessi del partito
e non per la città. Facemmo un sindaco socialista chiedendo a Pellicani di fare un passo indietro. Se lo
avessimo fatto sindaco, invece di
Mario Rigo (con tutta la stima...),
per Venezia e per l’area veneta sarebbe stata possibile una grande
svolta».
Si era a metà anni Settanta, il
prodotto lordo pro capite del Veneto
era come quello della Calabria. Ma
l’aria era quella di grandi cambiamenti. «E così, mentre nessuno sapeva il nome del vicesindaco di Roma o Torino - ricorda Poldo Pietragnoli che coordina la presentazione
del libro-intervista di Alfredo Aiello
"Governare la città" (Marsilio) Gianni Pellicani, per le sue capacità, divenne il vicesindaco più conosciuto d’Italia».
Gianni e Massimo, i rimpianti dei due dogi rivali
E sulla memoria della sua scomparsa (due anni fa) e della sua figura si alza un confronto politico che
ha per tema il Pd e che fa riapparire
una "politica" che a Venezia sembrava scordata. Non accadeva da anni
un confronto tra Gianni De Michelis
e Massimo Cacciari. Pellicani non
scompare mai dal dibattito, resta
cornice e sfondo di quegli e questi
anni di crisi e sviluppo. Però quando
De Michelis (coi capelli più corti del
sindaco) dice: «Cosa vuoi Massimo
il Pd alle elezioni è stato ipertravolto ed è dieci anni indietro, ancora
non ha capito questa realtà e non sa
che sarà difficile recuperare. Perché il Veneto ha perso l’occasione
dell’Expo (e Galan vuole fare i treni
per portare la gente a Milano...), di
diventare baricentro di una area da
40-50 milioni di persone. Oggi corre
il rischio di diventare doppia periferia. Di diventare periferia di Lubiana. C’era un Nordovest che doveva
passare la mano al Nordest. Ma il
Nordest non ha capito: e questa è
una delle ragioni del declino dell’Italia. Credevo che il Nordest
avrebbe tirato l’Italia facendola diventare motore per l’Europa».
Incontropubblico
dopomoltianni
perricordare
lafigura
diGianniPellicani
Gianni Pellicani, scomparso due anni fa
A destra, Gianni de Michelis con
MassimoCacciarialla presentazione
del libro "governare la città"
C’è rimpianto per l’idea (socialista) di allora, il realismo, la lucidità
degli sguardi che avevano perforato
il futuro; e l’umanissima coscienza
della fallibilità degli uomini. È anche per questo che Massimo Cacciari - aprendo l'incontro il sindaco
aveva fatto un’appassionato quadro
del riformista Pellicani, "uomo scon-
fitto dal partito che si era dedicato
alla città" - non molla. «Senti Gianni,
in questo Paese non è possibile
l’ipotesi socialista o socialdemocratica riformista. Non è stata ipertravolta invece la possibilità di un partito riformista di massa».
Allora? Di nuovo ritorna l’idea del
Pd con una fisionomia federalista,
con un partito che rappresenti definitivamente l’autonomia, di un Pd
che non può fare a meno dei socialisti e delle componenti cattoliche.
«Ma intanto io mi sgolo - spiega
Cacciari - per fare in fretta per costruire a Tessera il nuovo Casinò e
ampliare i servizi nell’aeroporto,
prima di essere travolti dalla Slove-
nia. Non è l’idea di 20 anni fa che
aveva De Michelis quella del nostro
sviluppo, e non sarà nemmeno che
se qualcuno ha Lubiana noi ci siamo
dimenticati di Venezia e del suo turismo». Semmai uno sguardo critico
Cacciari lo deve buttare è su quel
tono di memorie che dà il libro e
quel sapere dell’"irreversibilmente
perduto" che ha fatto risentire De
Michelis: «Una cosa non c’è più, caro Gianni: la politica del comando è
ormai passata. Ora c’è governance,
difficile e faticosa mediazione con
categorie produttive che capiscono
al 10%, con pseudo-politici asserra-
gliati nei consigli comunali. C’è politica di pattuizione, tempi lunghi.
Questa è la storia della democrazia.
E se mi sono messo con il Pd è perché deve mettere a tema la rappresentanza democratica. Esiste una
forte crisi della democrazia. Il resto
è Berlusconi».
Finito? Macché la "sfida" pare cominciare adesso. Dice De Michelis:
«Un pezzo del Pd si è già perso per
strada, vedi Prodi. E poi guardiamo
allo scontro a Vicenza per il sindaco
tra la mia amica Lia Sartori e Achille Variati. Ma sapete che Variati,
esponente del Pd, era il più giovane
democristiano rumoriano quando
Rumor non c’era più e noi lo consideravamo già allora un reperto archeologico? E il Pd a Siracusa ha per
capo uno che sia chiama Foti che
era andreottiano 30 anni fa? Fatelo
questo Pd ma non è la via giusta
perché avete visto che fine hanno
fatto il precedente sindaco di centro
sinistra a Verona e l’ex maggioranza
di centro sinistra a Brescia e Illy? E
non si capisce - insiste - perché
l’Italia sia l'unico paese europeo
senza partito socialista. Facendo così fate un favore a Berlusconi». E la
Lega? Non resta fuori. Sia per Cacciari che per De Michelis è e sarà il
centro di qualsiasi dialogo. Perché
alla fine i due contendenti su una
cosa sono d’accordo: ci vuole più
politica. E un partito che faccia
"grande politica".
Adriano Favaro