Piano Energetico Comunale di San Lazzaro di Savena 2010
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Piano Energetico Comunale di San Lazzaro di Savena 2010
Responsabile del progetto: Leonardo Setti (Università di Bologna) Dipartimento di Chimica Industriale “Toso Montanari” – Università di Bologna Viale Risorgimento, 4 – 40136 Bologna Tel: 051 2093672 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 INDICE Pag Premessa 4 Introduzione 5 Sintesi del piano energetico comunale del Comune di Medicina 7 Valutazione degli ambiti di riferimento per il piano Diagnosi del contesto ambientale 10 10 Gli indicatori di valutazione ambientale 17 Risultati attesi dal Piano Energetico Comunale 18 Impatto ambientale e valutazione strategica degli impianti di biomassa per la produzione di energia da fonte rinnovabile 21 Impatto ambientale e valutazione strategica delle piattaforme fotovolatiche per la produzione di energia da fonte rinnovabile 39 Analisi SWOT di valutazione ambientale 41 Valutazione di coerenza degli obiettivi Valutazione di coerenza con i piani energetici di riferimento Networking e sistema di monitoraggio 44 44 48 Valutazione di coerenza ambientale interna 50 RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 3 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 PREMESSA Le Valutazioni Ambientali strategiche (VAS), com’è noto, supportano le decisioni inerenti i processi di pianificazione e di programmazione. Il ruolo del rapporto ambientale, che accompagna la proposta di piano, è quello di illustrare la valutazione degli effetti ambientali del piano d’azione. Questo rapporto ambientale è stato redatto sulla base delle linee guida emanate dalla ARPA Emilia-Romagna (Progetto AGIRE) che consiste nella specificazione del disegno di valutazione attraverso: quesiti su specifici aspetti ambientali, esempi di attività da condurre e descrizione di possibili prodotti dell’attività di valutazione. Il rapporto ambientale è quindi basato su una serie di domande a cui è necessario rispondere e che si fondano su quattro capitoli principali: 1. 2. 3. 4. Valutazione degli ambiti di riferimento per il piano Valutazione della coerenza ambientale degli obiettivi del piano Valutazione degli effetti ambientali del piano Controllo ambientale del piano RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 4 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 INTRODUZIONE Il Piano Energetico del Comune di Medicina è stato sviluppato per ottemperare alle direttive comunitarie del Pacchetto Clima-Energia 20/20/20 sia per quanto riguarda la riduzione delle emissioni di anidride carbonica che per quanto riguarda la produzione di energia da fonte rinnovabile. Il Piano è basato su un sistema integrato di gestione dell’energia al fine di integrare tutte le azioni atte alla riduzione dei consumi energetici, alla produzione di energia da fonte rinnovabile micro-distribuita sul territorio ed alla riduzione dei gas clima-alteranti. Il Piano è stato sviluppato secondo le procedure adottate per una corretta Valutazione Ambientale Strategica ex-ante attraverso un’analisi dei fattori di forza, dei fattori di debolezza, delle opportunità e dei rischi (anche conosciuta come analisi SWOT) secondo quanto previsto dall’articolo 6 della Legge Regionale 26/2004 e dall’articolo 4 della Legge Regionale 20/2000. Dall’analisi del quadro conoscitivo riportata nel Piano, è emersa una valutazione delle strategie e delle priorità. Il Piano Energetico non contempla la realizzazione di specifici impianti da fonte rinnovabile, anche se non sono esclusi in prospettiva lo sviluppo di impianti mediograndi che saranno comunque soggetti a specifiche valutazioni ambientali strategiche. In questo contesto l’eventuale sviluppo delle Comunità Solari Locali, quale strumento per l’ampia diffusione del Piano Energetico Comunale, ha come obiettivo quello di costituire le basi per la creazione di un nuovo Sistema di Gestione Integrata dell’Energia a livello locale. Su questa base questo Piano Energetico si differenzia da quelli generalmente sviluppati a livello della Regione Emilia-Romagna a valle della Legge Regionale 26/2004 in cui venivano riportate le strategie per realizzare veri e propri impianti ben specificati atti a ridurre le emissioni dell’Ente Locale con particolare riferimento ai consumi della pubblica amministrazione. Differente risulta quindi la Valutazione Ambientale Strategica di un piano energetico in cui sono previste le realizzazioni di importanti impianti da fonte rinnovabile come parchi eolici, grandi parchi fotovoltaici piuttosto che impianti alimentati a biomasse collegati ad importanti reti di teleriscaldamento e quella di un PEC finalizzato allo sviluppo di un sistema di gestione dell’energia mirato all’incentivazione di piccoli impianti per cui non sono richieste particolari valutazioni di impatto ambientale. La scelta degli indicatori di valutazione è stata fatta in funzione degli obiettivi di sviluppo sostenibile assunti dal Piano siano essi ambientali, economici e sociali. Per questo motivo il Bilancio Energetico del Comune di Medicina ha utilizzato un numero ristretto di indicatori ambientali per descrivere ciascun obiettivo di sviluppo sostenibile del Piano tra cui i principali: 1. 2. 3. 4. Emissioni di anidride carbonica Consumi di energia Intensità energetica Energia rinnovabili in rapporto al consumo interno lordo e al consumo finale lordo RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 5 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 Gli obiettivi assunti dal Piano sono stati sviluppati e valutati in merito alla loro coerenza interna ed esterna. Gli indicatori scelti sono rappresentativi (direttamente e indirettamente) dei principali effetti a livello locale del Piano in funzione della traiettoria indicativa prevista al 2020 come da Direttive Europee 28/2009 e 27/2012 riguardanti gli obiettivi in termini di energie rinnovabili e di riduzione dei consumi. Gli indicatori ambientali sono stati inoltre calibrati rispetto ai decreti attuativi che recepiscono tali direttive e coniugano gli obiettivi su scala locale (Decreto Legislativo “Burden Sharing” del 15 Marzo 2012 e Decreto Legislativo n.63 del 4 Giugno 2013). RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 6 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 SINTESI DEL PIANO ENERGETICO COMUNALE DEL COMUNE DI MEDICINA Il Piano Energetico si pone come obiettivo primario la progressiva riduzione delle emissioni di anidride carbonica attraverso la creazione di un mercato locale legato alla Green Economy. Sono stati delineati due scenari per un piano di programma nel breve (2020) e nel medio-lungo (2030-2050). Il piano di programma al 2020 è basato su una decina di azioni ben programmabili sia rivolte alla riduzione dei consumi che all’implementazione dell’energia prodotta da fonte rinnovabile. L’elemento di coordinazione di tutte le azioni sarà strettamente legato allo sviluppo di un sistema integrato di gestione dell’energia che avrà compiti di indirizzo, di raccordo, di monitoraggio e di sostegno finanziario attraverso capitoli di spesa pubblica e privata. Nell’ambito di una gestione integrata dell’energia, tali obiettivi verranno declinati secondo un sistema gerarchico di azioni atte a ridurre progressivamente l’emissione di gas serra nell’atmosfera fino ad una percentuale tecnicamente ed economicamente sostenibile rispetto al 2008 quale obiettivo primario secondo quanto richiesto dal Pacchetto Clima-Energia della Comunità Europea e dalle linee guida del Patto dei Sindaci. Il PEC ovviamente raccoglierà al suo interno tutte le linee di indirizzo nazionale e regionale specialmente nell’ambito delle linee di indirizzo per la qualificazione energetica degli edifici e la realizzazione degli impianti da fonte rinnovabile. Obiettivi del piano energetico comunale Il PEC nel suo scenario a medio-lungo termine intende fornire il raggiungimento di una quota energetica rinnovabile in grado di garantire la sicurezza al mantenimento di uno stato sociale sostenibile. L’obiettivo del piano d’azione per l’energia sostenibile è quello di soddisfare i requisiti di riduzione delle emissioni di gas serra così come richiesto dalle linee guida per il Patto dei Sindaci. Le azioni sono declinabili secondo le linee di indirizzo principali di un sistema integrato di gestione dell’energia: Prevenzione dei consumi Energie rinnovabili in micro-generazione distribuita Acquisti verdi d energia RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 7 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 Le principali linee di indirizzo vengono di seguito elencate: 1. Prevenzione dei consumi ovvero riduzione dei consumi finali del 20% rispetto a quelli del 2005: a) Educazione al risparmio di energia riducendo gli sprechi ovvero una campagna culturale e formativa sull’utilizzo dell’energia b) Allacciamento della lavatrice e della lavastoviglie all’acqua calda sanitaria ed elettrodomestici a basso consumo: riduzione del consumo di energia elettrica c) Eliminazione dei boiler elettrici ove possibile: riduzione dell’energia elettrica d) Installazione di caldaie ad alta efficienza: riduzione di energia termica e) Coibentazione degli edifici: riduzione di energia termica nel residenziale ed energia elettrica nell’industriale/terziario f) Installazione pompe di calore per riscaldamento e raffrescamento nel settore industriale/terziario g) Sostituzione di auto a benzina e gasolio con auto a metano 2. “Riciclo dell’energia” ovvero l’utilizzo di energia da fonte rinnovabile: a) Installazione di 4 mq di solare termico a basso temperatura in ogni famiglia per coprire l’80% del fabbisogno di acqua calda sanitaria b) Installazione di caldaie automatiche a pellets ad alta efficienza da 20-500 kW ad uso domestico auspicabilmente collegate a reti di micro-teleriscaldamento c) Installazione di 2 kWp di impianto fotovoltaico in ogni famiglia per coprire l’80% del fabbisogno medio di energia elettrica d) Conversione e/o razionalizzazione degli attuali impianti per la produzione di biogas al fine di favorire la nascita di una filiera sostenibile adatta alla produzione di biometano da immettere nella rete di distribuzione del gas naturale 3. Acquisti verdi di energia: a) Consorzi di acquisto per settore terziario/industriale b) Gruppi di acquisto solidale per residenziale La complessità di queste azioni e la necessità di una loro forte integrazione necessita di una interfaccia amministrazione/cittadino in grado di monitorare puntualmente i consumi e la loro variazione. Gli obiettivi da raggiungere necessitano di una programmazione ben definita, riproducibile e sostenuta da un punto di vista finanziario. L’aspetto finanziario è oggi il più critico in quanto legato alle scelte del Governo Nazionale o di quello Regionale. Occorre quindi sviluppare un sistema di RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 8 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 autofinanziamento locale in grado di sostenere indipendentemente l’azione dell’ente pubblico. L’istituzione della Comunità Solare Locale rappresenta quindi l’idea di costituire un gruppo di cittadini e/o imprese che volontariamente intendono sostenere economicamente il programma dell’ente locale ottenendone i privilegi conseguenti. Il Piano d’Azione presenta quattro particolari elementi che potrebbero richiedere una particolare attenzione nell’ambito di una valutazione ambientale strategica: le piattaforme fotovoltaiche di quartiere gli impianti per la produzione locale di biomasse solide derivanti da gestione del verde pubblico/privato e/o del sottobosco per la produzione di pellet e/o cippato installazione di caldaie piccole/medie per alimentare il riscaldamento residenziale con eventuale piccole linee di teleriscaldamento su scala di quartiere realizzazione di impianti per la produzione di biometano, cioè biogas purificato della componente di anidride carbonica, avente una concentrazione di metano del 95-98% in grado di poter essere immesso nella rete di distribuzione del gas naturale RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 9 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 VALUTAZIONE DEGLI AMBITI DI RIFERIMENTO PER IL PIANO Diagnosi del contesto ambientale La valutazione degli ambiti di riferimento per il piano sono stati particolarmente approfonditi nelle relazioni tecniche relative alla pubblicazione del Piano Strutturale Comunale del Comune di Medicina il cui documento di rilevante interesse risulta il “Quadro conoscitivo – Sistema ambientale – Volume 2”. La diagnosi del contesto ambientale deve fare particolare riferimento alla Rete Natura 2000. Natura 2000 è una rete di "siti di interesse comunitario", creata dall’Unione europea per la protezione e la conservazione degli habitat e delle specie, animali e vegetali, identificati come prioritari dagli Stati membri dell'Unione europea. I siti appartenenti alla Rete Natura 2000 sono considerati di grande valore in quanto habitat naturali, in virtù di eccezionali esemplari di fauna e flora ospitati. Le zone protette sono istituite nel quadro della cosiddetta "direttiva Habitat", che comprende anche le zone designate nell'ambito della cosiddetta "direttiva Uccelli". La costituzione della rete ha l'obiettivo di preservare le specie e gli habitat per i quali i siti sono stati identificati, tenendo in considerazione le esigenze economiche, sociali e culturali regionali in una logica di sviluppo sostenibile. Mira a garantire la sopravvivenza a lungo termine di queste specie e habitat e mira a svolgere un ruolo chiave nella protezione della biodiversità nel territorio dell'Unione europea. La Rete Natura 2000 è costituita dalle Zone di Protezione Speciale (ZPS) designate ai sensi della direttiva n. 79/409/CEE e dai Siti di Importanza Comunitaria, individuati ai sensi della direttiva n. 92/43/CEE che diverranno Zone Speciali di Conservazione in seguito alla definitiva designazione. Con delibera di Giunta regionale n.893 del 2 luglio 2012, la Regione Emilia-Romagna ha incrementato la superficie territoriale tutelata nell'ambito di Rete Natura 2000, il sistema integrato con le aree protette Parchi e Riserve destinato alla conservazione degli habitat e delle specie vegetali e animali più rare e minacciate, per quasi 3000 ettari. Complessivamente la rete registra un incremento di 4778 ettari vigente da subito, mentre le riduzioni saranno formalmente adottate solo in seguito a ratifica da parte del Ministero dell'Ambiente e della Commissione Europea. In base a questo sono stati individuati i Siti di Importanza Comunitaria (SIC) destinati a divenire, a seguito della loro elezione da parte dell’Unione Europea, le ZSC che costituiranno l’insieme di aree della Rete Natura 2000, rete per la conservazione del patrimonio naturale europeo. Dal riepilogo degli studi sull’habitat derivati dall’uso sostenibile del territorio e della percentuale di aree protette riportati nel “1° Rapporto sulla Sostenibilità della Provincia di Bologna – 2004” è stato rilevato l’elevato patrimonio naturale presente in Provincia di Bologna che è stato suddiviso in numerose Aree Protette. Il Piano d’Azione Ambientale europeo ha individuato nella rete Natura 2000 la strategia prioritaria per la protezione RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 10 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 del capitale naturale mettendo in evidenza l’importanza del suolo come risorsa essenziale ai fini della salvaguardia della biodiversità dei siti protetti. La rete è stata quindi ampliata in modo da includere circa il 17% del territorio complessivo dell’Unione europea. In area metropolitana, nel 2006, l’estensione delle aree protette era di circa 27mila ettari ripartiti su 6 parchi regionali, 2 parchi provinciali, 2 riserve naturali e 13 aree di riequilibrio ecologico mentre, nel 2011, la superficie delle aree protette è salita a circa 40mila ettari ripartiti in 48 siti. Complessivamente le aree protette sono passate dal 7,4% del territorio nel 2006 all’attuale 11% non ancora in linea con l’obiettivo dell’Unione europea. Le aree SIC sono prevalentemente concentrate, in conseguenza della distribuzione degli ambienti a maggiore naturalità e di maggiore valore, lungo la fascia appenninica. Aree inserite nella Rete Natura 2000 della Provincia di Bologna (fonte: Provincia di Bologna) L’elenco dei siti è stato sancito con D.M. 03/04/2000 n.65 e successivamente ampliato con deliberazione del Consiglio regionale n.1242/02 e con deliberazione della Giunta regionale n.167/06 e 456/06. Le Zone di Protezione Speciale (ZPS) sono state, invece, sancite dallo stesso decreto ministeriale ma successivamente ampliate con deliberazione del Consiglio regionale n.1816/03. RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 11 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 Le Zone Speciali di Conservazione (ZPS) sono state designate nei siti in cui sostano o nidificano le specie elencate nell'allegato I della direttiva, il cui scopo è quello di conservare gli habitat in cui tali specie compiono le diverse fasi del loro ciclo biologico. Tali aree sono state localizzate prevalentemente nella zona di pianura caratterizzate dai principali corsi d’acqua come nel caso del Comune di Medicina. Il Comune di Medicina è un tipico territorio della pianura padana che si presenta completamente pianeggiante (m.25 s.l.m.) e solcato da diversi torrenti e scoli che scendono dalle vicine colline (Torrenti Idice, Quaderna, Gaiana, Canale di Medicina, Sillaro, Garda, Fossatone) per confluire nelle valli a ridosso del fiume Reno (ex Po di Primaro). La zona a sud, presso l'asse "San Vitale", è caratterizzata da un più intenso insediamento e da aziende agricole a conduzione diretta; a nord della statale e del Canale Emiliano Romagnolo, prevalgono le zone a più estesa coltivazione: "le larghe", un tempo aree vallive poi bonificate. In quest'ultima fascia di territorio, percorsa dai corsi d'acqua, restano zone umide (valli, casse di espansione, stagni) aventi sia un valore storico-ambientale unico nella pianura bolognese sia un rilevante ruolo di interesse economico, culturale e turistico in via di ulteriore valorizzazione, prima fra tutte l'Oasi naturale del Quadrone, una tipica area rinaturalizzata di circa 70 ettari, e la Valle della Fracassata, un'antica cassa di espansione per l'alimentazione delle risaie attiva fino alla metà del XX secolo. Questo rinnovato mosaico ambientale favorisce la diversità biologica e distingue l'area come luogo di sosta, di alimentazione e di nidificazione di una ricca avifauna. Rappresentazione cartografica dei biotopi più rappresentativi (fonte: PSC del Circondario Imolese) Attraverso il Piano per la conservazione e il miglioramento degli spazi naturali ed il Progetto “ECOnet”, la Provincia di Bologna ha messo a punto metodologie ed indirizzi per la creazione di reti ecologiche, partendo dall’analisi del progressivo impoverimento del paesaggio e della biodiversità che caratterizza alcune zone del territorio, ed in particolare della pianura. Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) ha RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 12 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 inserito, tra le azioni per l’attuazione di politiche di tutela e valorizzazione del sistema rurale ed ambientale, la realizzazione di interventi di miglioramento degli spazi naturali e semi-naturali esistenti e di loro interconnessione tramite reti ecologiche, prevedendone la realizzazione negli strumenti di pianificazione comunale. Tuttavia la presenza di grandi aree coltivate e zone urbanizzate genera una frammentazione degli ecosistemi che impedisce interscambi tra le varie aree protette determinandone inevitabilmente un impoverimento. L’unico nodo complesso della rete ecologica locale è costituto dalle aree protette e dall’unica riserva naturale speciale istituita con Delibera del Consiglio Regionale n.172 del 14/11/1990 che è ampiamente descritto nel quadro conoscitivo del PSC del Comune di Medicina. Nel documento di Piano Strutturale Comunale, sono stati rilevati e commentati i seguenti nodi semplici dello stato della rete ecologica: I Nodi segnalati dal PTCP sono stati individuati all’interno dell’abitato del Comune. La rete ecologica è costituita da un reticolo di corridoi ecologici di primo e secondo livello, costituito da fiumi e canali, su cui sono state inserite le aree protte con funzione di stepping stone (guadi) e altre, agli incroci tra corridoi, con funzione di gangli. Mappa dell’utilizzo del reticolo idrografico del Comune di Medicina (fonte: PSC del Circondario Imolese) Le aree di suolo non coperte da questo patrimonio sono occupate da suolo coltivato per attività agricola che è sostanzialmente incentrata su colture erbacee estive, autunnoRAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 13 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 vernine e poliennali più o meno equamente distribuite come si evince sia dalle mappe di sensibilità che dal censimento delle aziende agricole riportato nel quadro conoscitivo del PSC. Mappa dell’utilizzo del suolo del Comune di Medicina (fonte: PSC del Circondario Imolese) Nel territorio del Circondario sono presenti 4111 aziende agricole con una superficie totale di 63582 ettari dei quali 50366 costituiscono la superficie agricola utilizzata (SAU). Il valore medio della SAU per azienda è par a 15,5 ettari: i cereali vengono coltivati soprattutto a Imola, Castel San Pietro e Medicina, gli alberi da frutto, quali albicocco e il pesco, sono distribuiti per la maggior parte a Borgo Tossignano, Casalfiumanese e Imola, solo la vite viene coltivata in maniera diffusa anche a Castel San Pietro, Dozza e Mordano. Per la zootecnia, nel Circondario sono presenti 23520 capi tra bovini, suini, ovini, cunicoli, equini e asini. Le più diffuse sono le aziende che allevano suini a Dozza, mentre gli ovini sono localizzati nelle zono montane del territorio. Tipologia di sfruttamento agricolo del suolo (ha) (fonte: PSC del Circondario Imolese) Capi allevati e densità di allevamento (fonte: PSC del Circondario Imolese) RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 14 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 15 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 GLI INDICATORI DI VALUTAZIONE AMBIENTALE Gli indicatori di Valutazione Ambientale utilizzati rispondono quindi alle seguenti domande relative all’impatto dello stesso Piano a livello locale secondo il medesimo approccio utilizzato per la valutazione ambientale strategica del Piano Energetico Regionale 2007-2010 redatto da dall'ARPA Emilia-Romagna nel 2002 quale unico documento di riferimento a livello regionale: Il Piano contribuisce al perseguimento degli impegni nazionali per la riduzione dei gas serra secondo quanto previsto dal Pacchetto Clima Energia della Comunità Europea? Il Piano assicura condizioni di compatibilità ambientale, sicurezza sociale del sistema energia anche con la sostituzione e l’adeguamento degli impianti esistenti? Il Piano promuove il risparmio energetico e l’uso razionale dell’energia al perseguimento degli impegni nazionali per la riduzione dei gas serra secondo quanto previsto dal Pacchetto Clima Energia della Comunità Europea? Il Piano migliora le prestazioni del sistema energetico comunale? Il Piano promuove la competitività del sistema energetico comunale? Il Piano promuove lo sviluppo di un tessuto industriale locale a supporto del sistema energetico locale? Il Piano valorizza e sviluppa le fonti rinnovabili? Il Piano assicura condizioni ambientali di compatibilità ambientale, sicurezza sociale del sistema energia? Il Piano tutela il consumo di energia? RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 16 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 RISULTATI ATTESI DAL PIANO ENERGETICO DEL COMUNE DI MEDICINA Il piano di programma è stato sviluppato tenendo conto delle reali possibilità del territorio cercando di far prevalere le opportunità di crescita economica e dell'occupazione nell'ambito dei Green Jobs. La Comunità Solare Locale è stata impostata con una forte azione perequativa di microdistribuzione delle risorse. Il piano di programma è stata esteso al 2020 e verrà rendicontato annualmente con scadenze di reindirizzo ogni biennio cominciando dall'anno 2014 secondo quanto richiesto dalla direttiva europea 28/2009. La baseline delle emissioni così come il bilancio energetico di riferimento è stato inventariato per l’anno 2008 seguendo le linee di indirizzo previste dal Patto dei Sindaci. I risultati attesi al 2020 sono stati così riassunti: OBIETTIVI PER UN PIANO ENERGETICO INTEGRATO AL 2020 -5381 ton CO2 -1462 TEP Risparmio energetico -1077 ton CO2 -192 TEP Efficienza energetica -719 ton CO2 -270 TEP Riqualificazione energetica -2397 ton CO2 Raccolta differenziata RSU ton CO2 Forestazione urbana -733 ton CO2 Trasporti -41653 ton CO2 -6,8 % Consumo di energia 33,8 % FER 8896 TEP FER -57,8 % Emissioni CO2 In cui i macro-indicatori prevedono: 1. Riduzione delle emissioni di anidride carbonica del 57,8% rispetto al 2008 2. Riduzione dei consumi finali lordi del 6,8% rispetto al 2008 RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 17 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 3. Energia rinnovabile prodotta sul territorio del 33,8% su consumo finale lordo al 2020 Comunità Solare Locale Il piano di programma presenta obiettivi minimi legati ad uno studio di fattibilità per la costituzione della Comunità Solare Locale che, coinvolgendo fino al 20% della popolazione e delle imprese residenti, rappresenta un possibile strumento di incentivazione locale per poter raggiungere gli obiettivi del piano, delineati dalla traiettoria indicativa. La mancata realizzazione di un progetto locale di sostegno economico lascia qualsiasi azione del piano energetico alla mercé delle linee di incentivo nazionale. Il Conto Energia così come le detrazioni fiscali sulle riqualificazioni energetiche sono infatti degli stimoli nazionali sui quali un ente locale può difficilmente fondare un piano a lungo termine. Prevenzione dei consumi Il programma di riduzione dei consumi al 2020 prevede una riduzione di energia primaria di 1924 TEP rispetto ai 28.255 TEP del Consumo Finale Lordo del Comune cioè il 6,8%. L’azione preponderante per la riduzione dei consumi è legata al risparmio energetico che dovrebbe incidere per il 76% del risultato atteso. Tale obiettivo è quindi perseguibile attraverso una forte campagna di educazione alla riduzione degli sprechi. E’ certamente l’azione che meno impatta sugli investimenti economici del privato ma impegna notevoli risorse amministrative Le riqualificazioni energetiche di edifici privati (residenziale o industriale/terziario) dovrebbero incidere per il 14% (270 TEP) sul totale delle riduzioni in una logica di riqualificare il 5% del parco edilizio, residenziale e industriale. Questa riduzione potrebbe rappresentare circa 340 interventi di riqualificazione degli edifici esistenti sia agendo sul piano strutturale dell’edificio che su quello impiantistico. L’obiettivo sembra sicuramente alla portata del piano di azione del Comune in quanto, a livello regionale tra il 2006 ed il 2010 (fonte: ENEA, 2010), l’incentivo legato alle detrazioni fiscali del 55% ha permesso di riqualificare circa 100mila abitazioni cioè 1 abitazione ogni 54 abitanti (non viene fatta distinzione tra abitazione ed edificio in quanto non sono pubblicati dati in merito a tale distinzione). Sulla base di questa ipotesi, il Comune di Medicina avrebbe un potenziale ogni quattro anni di circa 302 edifici riqualificabili. L’azione di riqualificazione degli edifici potrebbe avere un’incidenza sotto l’aspetto veicolare locale, tuttavia il numero degli interventi si può ritenere trascurabile sul complesso sistema urbano. Questa azione presenta senza ombra di dubbio l’impatto maggiore sull’investimento finanziario da parte della Comunità Locale, tuttavia rappresenta anche l’azione più strutturale sulla riduzione dei consumi termici che costituiscono circa il 66% del Consumo Finale Lordo. L’efficientamento dei dispositivi elettrici così come l’alimentazione degli elettrodomestici con acqua calda sanitaria (lavatrici e lavastoviglie) dovrebbe incidere per l’4% (73 TEP) sul totale delle riduzioni. L’efficienza implica un basso impatto ambientale sul sistema RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 18 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 locale ed un relativo impegno finanziario se escludiamo la parte relativa al settore industriale. La riduzione dei consumi riguardo all’amministrazione pubblica potrà incidere per il 2% sul totale dell’azione. Questa operazione è la più controllabile da parte del governo locale, tuttavia costituisce anche quella meno prevedibile in quanto dipende strettamente dalla disponibilità di fondi pubblici e dalle priorità nella gestione del contingente. Utilizzo di energia da fonte rinnovabile Il raggiungimento di obiettivi al 2020 in questo settore sono strettamente legati ai costi delle tecnologie e alle linee di indirizzo dettate dagli incentivi nazionali. Il piano energetico comunale ha quindi distinto un trend di crescita legato alle linee di indirizzo nazionale da quello strettamente interconnesso alla costituzione della Comunità Solare Locale. Il piano d’azione si basa su quattro voci principali: impianti fotovoltaici impianti solari termici impianti per la produzione di biogas impianti per l’utilizzo di biomasse solide. L’energia da fonte rinnovabile produrrà direttamente sul territorio 8.896 TEP del Consumo Finale Lordo è sarà così suddivisa: 23% sarà imputabile al fotovoltaico (2.024 TEP), l’8% al solare termico (716 TEP) mentre il restante 69% alle biomasse distribuite tra biogas (5.087 TEP) e biomasse legnose ad uso riscaldamento domestico (1069 TEP). Non è ancora valutabile la ricaduta dell’eventuale costituzione della Comunità Solare Locale e quanto questa potrà coinvolgere la popolazione. E’ evidente che se la Comunità Solare riuscirà ad aggregare nel progetto maggiori percentuali della popolazione e delle aziende locali, allora l’indice di auto-sufficienza energetica potrà essere incrementato proporzionalmente a discapito dell’energia da fonte rinnovabile importata. La produzione di energia da fonte rinnovabile da parte dell’amministrazione pubblica a sostegno del proprio auto-consumo potrà incidere per l’2% sul totale dei risultati previsti nel Piano Energetico al 2020. Trasporti I trasporti costituiscono una delle voci che incide maggiormente sul Consumo Finale Lordo con il 39%. Questo dato è anche quello più problematico da contabilizzare poiché legato al traffico veicolare locale ma anche di transito. Il piano energetico ha considerato solo il parco di autotrasporti residente nel Comune trascurando tutta la parte di incidenza extra-comunale. La strategia messa in atto dal piano consiste nella progressiva sostituzione dei veicoli a benzina e gasolio con quelli alimentati a gas metano con l’intento di utilizzare quel gas metano risparmiato dall’utilizzo dell’energia RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 19 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 da fonte rinnovabile a livello locale. In questo modo a fronte di una riduzione della dipenda petrolifera non si ha un aumento contabile della dipendenza dal gas metano ed il bilancio energetico comunale rimane in pareggio sotto questa voce. L’incremento delle auto a gas metano inciderà sicuramente sulla qualità dell’aria e sulla riduzione delle emissioni di anidride carbonica. Le strategie legate al piano del traffico non sono state inserite nel piano energetico comunale in quanto non quantificabili in termini di bilancio energetico. Lo scenario ottimistico al 2020 prevede un recupero di gas naturale di circa 1,4 milioni mc ovvero 1.127 TEP. Il pareggio di bilancio di consumo di gas naturale potrebbe essere mantenuto convertendo il 10% del parco automobilistico a gas metano, favorendo così una progressiva riduzione dalla dipendenza dal consumo di prodotti petroliferi come la benzina e il diesel. RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 20 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 IMPATTO AMBIENTALE E VALUTAZIONE STRATEGICA DEGLI IMPIANTI DI BIOMASSA PER LA PRODUZIONE DI ENERGIA DA FONTE RINNOVABILE La parte più critica in una valutazione ambientale strategica del piano energetico comunale è certamente legata agli impianti di biomasse ed alla filiera conseguente. Come si può notare dall’analisi del piano, l’energia da fonte rinnovabile prodotta a livello locale per il 69% è prevista essere da biomassa di cui il 83% dalla filiera della produzione del biogas e per il restante 17% dalla gestione delle biomasse legnose. Oggi non è pensabile di affrontare il problema energetico nazionale, legato al raggiungimento delle direttive europee, senza un apporto del 60-70% dalle biomasse. Infatti, la filiera delle rinnovabili in Italia è partita in ritardo e a ridosso della scadenza degli obiettivi comunitari per cui è molto complesso far si che vi possa essere velocemente una transizione culturale della popolazione in questa direzione. Ecco quindi che la costituzione di filiere locali ambientalmente ed economicamente sostenibili diventano strategiche ai fini di raggiungere gli obiettivi del 2020. Differente sarà il percorso successivo che porterà il Paese verso una completa transizione energetica in cui le energie rinnovabili copriranno l’80-90% del fabbisogno complessivo dove il fotovoltaico, il solare termico e l’eolico giocheranno il ruolo preponderante. In questo capitolo si analizzeranno le valutazioni ambientali strategiche proprio di queste due azioni previste. Filiera per la produzione di biogas Fare una valutazione ambientale strategica ex-ante di questa filiera non è semplice in quanto il quadro nazionale è necessariamente in completa evoluzione dovendo recepire alcune linee di indirizzo già in essere in tutti i Paesi europei che porteranno all’immissione del biogas purificato a biometano direttamente nella rete di distribuzione del gas naturale. Oggi, il mercato del biogas e le condizioni normative su scala nazionale favoriscono la realizzazione di impianti aventi dimensioni medie tali da non eccedere 1 MW di potenza elettrica. Questa scelta è prevalentemente dettata dai costi della tecnologia e dalla normativa relativi agli incentivi legati alla Tariffa Fissa Omnicomprensiva che remunera e norma ogni kWh di energia elettrica prodotta dall’impianto. Il processo autorizzativo è descritto, a livello nazionale dal Dlgs 387/03 che si applica a tutti gli impianti che producono energia elettrica da fonte rinnovabile. La Regione EmiliaRomagna ha poi emanato un decreto Dlgr 1255/08 per snellire e omogeneizzare l’iter burocratico al fine di incentivare la realizzazione degli impianti: Per impianti con potenza inferiore a 250 kWe, la delibera regionale, in accordo con la legge 244/2007, non prevede alcuna autorizzazione alla costruzione e alla gestione dell’impianto; i questi casi viene solo richiesta la Denuncia di Inizio Attività (DIA) come riferito dal testo unico in materia edilizia (Dpr 380/01) nel rispetto delle disposizioni urbanistiche locali. RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 21 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 La delibera regionale prevede procedure autorizzative semplificate anche per impianti di potenza inferiore o uguale a 1 MWe e 3 MW termici che producono energia da biogas ottenuto con biomasse non classificate come rifiuti. In base al Dlgs 152/06, inoltre, tali impianti non devono richiedere l’autorizzazione alle emissioni in atmosfera (procedura che richiede la conferenza dei servizi ai sensi del 387/03), ma devono comunque rispettare i limiti di emissione previsti per gli impianti di combustione. In ogni caso si prevede che il soggetto titolare presenti tutta la documentazione allo Sportello unico del comune in cui deve essere allegata una relazione tecnica che illustri nel dettaglio la gestione e la destinazione finale del digestato per il quale la delibera fornisce linee guida utili per l’uso agronomico sulla base delle biomasse in ingresso e della vulnerabilità del terreno. Per impianti superiori a 1 MWe e 3 MW termici, indipendentemente dai materiali organici trattati, la procedura consiste in un autorizzazione unica da parte delle Province. Si avvale dell’istituto della conferenza dei servizi da cui l’autorizzazione viene rilasciata a seguito di un procedimento unico al quale partecipano tutte le amministrazioni interessate. Gli impianti a fonti rinnovabili e le infrastrutture correlate sono considerati di pubblica utilità per cui la localizzazione degli impianti può dare luogo ad attività di esproprio. Il progetto per la realizzazione di un impianto biogas deve tener conto di alcuni fattori che sono critici da un punto di vista della valutazione ambientale strategica: 1. Tipologia di biomassa utilizzata nel feedstock e disponibilità della biomassa sul territorio di riferimento 2. Movimentazione dei camion per il trasporto delle biomasse al biodigestore con un incremento notevole del trasporto veicolare pesante 3. Disponibilità dei terreni per lo spargimento del biodigestato in uscita dall’impianto 4. Tecnologie adeguate per il contenimento degli odori L’autorizzazione del progetto dovrebbe tener conto di una ricognizione locale della disponibilità di biomasse derivanti dall’attività agro-alimentare o agro-industriale e della filiera zootecnica. In generale un punto di forte criticità che limita l’accettabilità sociale e strategica di questi impianti è proprio la mancanza di un progetto locale che possa coinvolgere la comunità nel suo insieme. Alcuni esempi di condivisione locale atta a superare le criticità sopra-citate è quella derivante dal progetto avviato nel 2007 dalla Cooperativa Agrobioenergetica Territoriale di Correggio (RE) che ha coinvolto agricoltori e cantine locali per garantire sia la disponibilità di biomasse dedicate o derivanti da lavorazioni agro-alimentari che lo spargimento dei biodigestati. Un ulteriore progetto, che può costituire un esempio di riferimento, è quello relativo all’impianto di biodigestione di Monzuno (BO) che è destinato prevalentemente a smaltire i liquami provenienti da alcuni allevamenti insediati in un raggio di pochi chilometri la cui matrice di ingresso sarà integrata con insilati cerealicoli, con scarti delle produzioni agricole, con sfalci d’erba e, se possibile, RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 22 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 con materiale organico della raccolta differenziata. Un secondo esempio è relativo all’impianto presso l’azienda Pizzoli a Budrio (BO) destinato a utilizzare in primo luogo gli scarti, tal quali o semilavorati, della filiera pataticola in quanto la zona è particolarmente vocata e dimensionato per il recupero del calore prodotto dal motore termoelettrico ed utilizzato nelle attività di produzione. Un ulteriore esempio è quello dell’impianto co-generatico dell’azienda CLAI a Imola che viene alimentato dagli scarti della lavorazione della carne ed è anch’esso stato dimensionato per l’utilizzo del calore prodotto nell’azienda. Questi biodigestori presi ad esempio possono essere alimentati con: liquame zootecnico frazione organica provenienti da raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani cereale coltivato nel territorio oli esausti di friggitoria sfalci di aree verdi scarti agro-alimentari dal siero di latte alle vinacce Gli aspetti critici sono legati sia alla tipologia di impianti di biodigestione che devono essere realizzati in modo tale da poter essere alimentati con diverse biomasse nell’ambito dei vincoli normativi che la legge consente. Gli impedimenti normativi non agiscono tanto per l’impiego in ingresso, quanto per la successiva destinazione del biodigestato in uscita, il quale viene ad assumere la qualifica di rifiuto da collocare in discarica, perdendo così la possibilità del suo impiego in campo come ammendante. A tal proposito stanno nascendo progetti per la stabilizzazione aerobica dei biodigestati provenienti da biodigestori alimentati con scarti e rifiuti organici; un esempio di questo tipo è rappresentato dall’impianto del Centro Agricoltura Ambiente di Crevalcore (BO). La stabilizzazione dei biodigestati può renderli adatti allo stoccaggio in discarica o ad un eventuale utilizzo come compost. Un ciclo chiuso di questo genere dovrà essere considerato anche per il Comune di Medicina al fine di garantire una positiva valutazione di impatto ambientale per l’eventuale realizzazione di una filiera locale per la produzione di biogas. Il Piano prevede il consolidamento degli attuali impianti verso sistemi cogenerativi per il recupero di calore, ove possibile, oppure verso la riconversione degli stessi alla produzione di biometano. Il Piano riporta inoltre un’indicazione precisa circa la futura alimentazione di questi impianti attraverso la realizzazione di filiere locali per il collettamento e la gestione degli scarti. Tale linea di indirizzo intende prevenire uno dei più importanti punti di criticità legato alla sostenibilità economica di tutti gli impianti alimentati a biomasse dedicate dopo l’esaurimento del periodo di incentivazione. Infatti, l’eventuale chiusura degli esercizi produrrebbe un importante calo di energia prodotta da fonte rinnovabile con un conseguente deficit nel bilancio energetico del Comune. Si deve tener conto che nel futuro prossimo, l’Italia dovrà necessariamente normare l’immissione del biometano nella rete di distribuzione del gas naturale il cui buco normativo è causa oggi di una posizione di infrazione nei confronti della Comunità RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 23 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 Europea. Su questa base dobbiamo quindi prevedere un nuovo sistema di incentivazione sul biometano che indurrà la realizzazione o riconversione degli impianti che saranno in grado di garantire la produzione di biometano e la sua immissione nella rete. Da un punto di vista delle emissioni in atmosfera, il bilancio nella produzione di biogas risulta negativo e quindi implica una complessiva riduzione delle emissioni di anidride carbonica rispetto all’energia prodotta. Tuttavia, non si può dire altrettanto rispetto alle emissioni di PM2,5 e PM10 che sono strettamente legate alla gestione dell’impianto. Una parte di queste deriverà dalla movimentazione delle biomasse sia all’atto dell’alimentazione dell’impianto che nella fase di smaltimento del biodigestato. I trasporti, infatti, possono generare un sensibile incremento delle emissioni locali, seppure compensato globalmente dal fatto che la raccolta e la movimentazione delle biomasse in campagna sarebbe comunque necessaria. Differente è la questione legata alle emissioni al camino della centrale su cui però dobbiamo fare una serie di ipotesi: 1. centrale a biogas per la produzione di energia elettrica senza recupero di calore: questo è il modello di centrale a biogas che si è maggiormente sviluppato nel Comune di Medicina. Una centrale da 1 MWe cioè circa 2,5 MW termici complessivi brucia circa 4 milioni di mc di biogas che corrispondono a 2 milioni di metri cubi di biometano cioè l'equivalente del gas metano (il 50% del biogas è anidride carbonica). Tale combustione è equivalente a circa quella di 1700 caldaie domestiche (una cittadina di circa 5000 abitanti) da 25 kW ma con una differenza che il biodigestore consuma mediamente 5500 mc di gas al giorno tutto l’anno mentre le 1700 caldaie consumano mediamente circa 12 mila metri cubi di gas al giorno soltanto durante i 140 giorni invernali; anche se, in pieno inverno, avremo dei picchi da quasi 24000 metri cubi di gas al giorno. Durante i mesi estivi, da aprile a settembre, ovviamente, il rapporto si inverte e le stesse caldaie consumano mediamente circa 1700 metri cubi di gas al giorno solo per l'acqua calda sanitaria. In pieno inverno alle 18, un comune di 1700 famiglie ha mediamente una potenza accesa di 17 MW termici quale somma di tutte le caldaie accese contemporaneamente. Le emissioni sono concentrate d'inverno nelle case mentre sono distribuite su tutto l'arco dell'anno per il biodigestore. Le emissioni tra caldaie e biodigestore sono dello stesso tipo e, per semplificare molto, è come se d'inverno aggiungessimo 800 famiglie in più e d'estate 12 mila in più rispetto alle 1700 che già emettono in maniera diffusa sul territorio. In questo contesto, si può prevedere che la centrale a biogas sia effettivamente significativamente impattante nel medio-lungo termine. 2. Centrale a biogas con produzione di energia elettrica e calore a supporto dell’attività produttiva: queste centrali sono in genere alimentate con scarti della RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 24 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 lavorazione agro-alimentare in cui il biogas prodotto viene utilizzato per alimentare un cogeneratore dimensionato per il completo utilizzo del calore nell’ambito del processo industriale. Queste centrali sono quelle che riducono maggiormente l’impatto emissivo in quanto operano su una filiera cortissima (bassa movimentazione delle biomasse) e sostituiscono il metano che alimenta la caldaia di produzione con il biogas. In termini emissivi, al camino, il bilancio è zero in quanto è stato sostituito il combustibile con un biocombustibile mentre vi sono notevoli riduzioni in termini di anidride carbonica. Nel piano tali impianti sono stati indicati a sostegno delle attività produttive, li dove la disponibilità della biomassa di scarto è risultata quantitativamente importante. 3. Centrale a biogas per la produzione di biometano da immettere nalla rete di distribuzione del gas naturale: tali centrali in Italia non sono state realizzata a causa del buco normativo, tuttavia diventeranno strategiche nel futuro per quanto riguarda la realizzazione di filiere locali per il collettamento e la valorizzazione degli scarti organici che comprende anche la FORSU. Queste centrali sono quelle che mantengono il bilancio emissivo più prossimo allo zero, per quanto riguarda il particolato, mentre riducono notevolmente le emissioni di anidride carbonica. L’utilizzo degli scarti, infatti, rende favorevole il ciclo in quanto l’emissione di anidride carbonica del processo industriale viene scorporata dal bilancio così come il trasporto dello scarto per lo smaltimento in quanto sarebbero comunque necessari. La produzione di particolato rimane a bilancio zero in quanto il biometano andrebbe a sostituire il metano nella rete di distribuzione e quindi non vi sarebbe accumulo di emissioni in più rispetto a quello che c’è già oggi per effetto del riscaldamento domestico, industriale e dei trasporti che utilizzano questo vettore. Il Piano suggerisce quindi la riconversione nel medio termine degli impianti a biogas oggi esistenti all’alimentazione a scarti organici e alla produzione di biometano. L’attuale situazione nel Comune di Medicina presenta 6 centrali per la produzione di energia elettrica da biogas per un totale di 7.394 MWe che producono 59 milioni di kWh/anno. I biodigestori sono prevalentemente alimentati a biomasse dedicate di tipo insilati di mais per i quali è ipotizzabile una media di 250 ettari di terreno agricolo necessari ogni MWe di potenza installata da cui un totale complessivo di 1849 ettari. Tale quantità rappresenta il 16% dei terreni destinati a seminativi nel Comune di Medicina (ca 11.893 ettari). Tali seminativi sono prevalentemente e storicamente di tipo cerealicolo per cui non costituiscono una modifica significativa della gestione dei terreni agricoli. Si deve tenere comunque conto che la produzione di mais richiede elevati consumi di acqua per l’irrigazione rispetto ad altre colture cerealicole. Tuttavia, il Comune di Medicina è tra quelli che maggiormente utilizza l’approvvigionamento idrico nel Circondario Imolese sulla base del numero di aziende agro-zootecniche che già necessitano dell’utilizzo della risorsa acqua. RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 25 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 Numero di aziende agro-zootecniche per tipologia di approvvigionamento (fonte: PSC del Circondario Imolese)idrico La quasi totalità delle aziende agro-zootecniche del Circondario Imolese utilizza acqua proveniente dai pozzi e dai corpi idrici superficiali. Come terza fonte di approvvigionamento si trovano i laghi naturali e/o artificiali. Le strategie di consumo che comportano un minore impatto ambientale, quali la raccolta di acque pluviali, non sono ancora molto diffuse tra le aziende del Circondario e non è per altro possibile reperire i dati sul consumo idrico totale del settore. Relativamente all’impatto sulle emissioni atmosferiche si possono fare alcune considerazioni che non possono risultare esaustive ma permettono di elaborare alcune riflessioni rispetto alla situazione dell’anno di riferimento al bilancio energetico comunale cioè il 2008. Nel 2008 non erano presenti gli attuali 6 biodigestori che bruciando gas metano per la produzione locale di energia elettrica hanno ovviamente incrementato l’immissione in atmosfera su scala comunale. Occorre effettuare alcune precisazioni circa la tipologia di emissioni al camino che sono strettamente dipendente dal contenuto chimico del biogas che alimenta il motore endotermico dopo le necessarie purificazioni effettuate all’uscita dall’impianto di biodigestione per allontanare le componenti solforate che danneggiano irreversibilmente il motore. Il biogas è una miscela di metano al 50%, di anidride carbonica al 40% e di vapore acqueo al 10%. Altri composti chimici rappresentano concentrazioni in parti per milione o parti per miliardi che vengono allontanati nei processi di purificazione in entrata al motore endotermico. La combustione del biogas si può quindi a tutti gli effetti equiparare a quella del gas naturale che circola nella rete nazionale di distribuzione del gas. In base alla tipologia di biodigestori presenti sul territorio di Medicina, possiamo affermare che la produzione di circa 7 MWe sono equiparabili alla combustione di 14 milioni di mc di gas metano ogni anno rispetto ai 15 milioni di mc che sono stati contabilizzati nel bilancio energetico del 2008. E’ quindi evidente che sono state raddoppiate le emissioni complessive da gas metano sul territorio comunale. E’ RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 26 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 necessario, tuttavia, far presente che i biodigestori bruciano costantemente su tutto l’arco dell’anno l’equivalente di 38356 mc di metano al giorno mentre i 15 milioni derivanti dalle attività tradizionali si possono ragionevolmente dividere in 100000 mc al giorno nei mesi invernali e 4500 mc al giorno nei mesi estivi. Altra considerazione importante è legata alla diversa distribuzione delle fonti emissive in cui quelle legate ai camini sono distribuite in maniera puntiforme su tutto il territorio urbanizzato mentre quelle legate ai biodiigestori si localizzano soltanto in sei punti specifici. Un secondo problema legato alle emissioni degli impianti di biodigestione è quello per la gestione dei biodigestati come ammendanti. Il PSC del Circondario Imolese ha messo in evidenza che alcuni Comuni, e per Imola in particolare, presentano valori molto elevati sia per quanto riguarda gli ettari di superficie comunale utilizzati per lo spandimento di liquami sa per la quantità di liquami distribuita per ettaro. In termini di carico di azoto distribuito per ettaro di superficie ineressata dallo spandimenti si nota un valore molto elevato per il Comune di Dozza dove anche la percentuale di SAU su cui si effettuano gli spandimenti risulta piuttosto alta pari al 22%. Tali dati mettono in luce una situazione per Dozza che potrebbe essere problematica, anche in relazione alle caratteristiche di vulnerabilità degli acquiferi proprie del territorio. Per la medesima ragione, l’elevato numero di biodigestori di Medicina farà incrementare significativamente la percentuale di SAU fino a quasi triplicare (18%) su cui si effettuano gli spandimenti dei biodigestati equiparabili a liquami superando i 6 milioni di kg di azoto apportato ogni anno. Tale dato risulta, tuttavia, ancora inferiore alla media di quelli riscontrati a Imola e a Dozza per cui si ritiene che ‘impatto ambientale possa ritenersi sostenibile nell’ambito ovviamente di una buona gestione dei biodigestati secondo quanto previsto dalla normativa vigente. RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 27 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 Apporti al suolo e superficie interessata da spandimenti (fonte: PSC de Circondario Imolese) Filiera per la valorizzazione delle biomasse solide locali La gestione del verde pubblico e privato così come quella del sottobosco può costituire un importante obiettivo per il piano energetico comunale attraverso lo sviluppo di una filiera locale di biomasse solide ai fini energetici. La diffusione del riscaldamento a legna tramite l’utilizzo di stufe o caldaie a pellet o a cippato sta via via incrementando tanto che in Italia si stima un consumo di pellet di circa 1 milione di ton/anno a fronte di una produzione interna di circa 750 mila ton/anno. La Regione italiana che ha maggiormente sviluppato l’utilizzo delle biomasse legnose è il Trentino-Alto Adige. Il 42% del territorio dell’Alto Adige è ricoperto da boschi e foreste. Non deve quindi sorprendere che la produzione di energia da biomassa sia particolarmente sviluppata, puntando a coniugare economia e sostenibilità. La Provincia autonoma di Bolzano ha incentivato la nascita di impianti alimentati a biomassa (sia piccoli impianti a pellets e cippato, sia la costruzione di grandi impianti di teleriscaldamento). Dal 1993 sono entrati in funzione 55 impianti di teleriscaldamento medio-grandi, distribuiti su 44 Comuni per un’energia totale prodotta di 463 GWht corrispondenti a circa 41800 TEP/anno. Se da una parte gli impianti a biomasse riducono l’emissione di anidride carbonica in quanto si chiude il ciclo della fotosintesi, dall’altro, secondo l’Agenzia Federale Tedesca per l’Ambiente (Schnelle-Kreis J. et al., Semi volatile organic compounds in ambient PM2,5 – Seasonal trends and daily resolved source contributions. Environmental Science&Technology, 2007, 41(11), 3821-3828), circa il 13% delle emissioni totali di PM10 in Germania hanno origine da impianti di riscaldamento che bruciano legna ovvero un contributo analogo a quello derivante dal traffico. Un’indagine promossa dal Ministero dell’Ambiente e della Salute dello Stato della Baviera nel 2006 sulla città di Augusta ha evidenziato un inventario di circa 14100 camini collegati a stufe e 200 boiler per combustibili solidi che equivale a circa il 51% di tutti i sistemi di riscaldamento RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 28 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 privati. Questo parco consuma circa 26000 tonnellate/anno di legna coprendo il 2% del fabbisogno per la climatizzazione invernale. Attraverso il monitoraggio ambientale di PM10 e di marker per la combustione di legna come il levoglucosano, che si produce durante la pirolisi della cellulosa, e il potassio, che è un macro-nutriente di tutte le piante, è stato messo in evidenza una forte correlazione tra il funzionamento delle stufe a legna e i livelli di particolato rilevati in atmosfera. Le concentrazzioni più elevate sono state osservate durante condizioni metereologiche di inversione. Ciò significa che più alta era la concentrazione di PM10, più alta era la frazione di PM da combustione di legna. Le emissioni sono strettamente legate alle condizioni significative di contorno come la densità locale di bruciatori nell’area di indagine, la loro qualità, la posizione del rilevatore del particolato rispetto all’input atmosferico di immissione all’esterno e le condizione metereologiche. Il risultato generale del rapporto è che le emissioni hanno effetti principalmente negli immediati dintorni della fonte di emissione e perciò generano la massima concentrazione di immissione con condizioni di dispersione pessima. Lo studio ha altresì sviluppato un modello di calcolo per ipotizzare l’andamento delle PM10 in funzione di vari scenari: scenario A – nessuna autorizzazione per emissioni derivanti da stufe a legna all’interno della città: le concentrazioni di PM10 (36 g/m3) si ridurrebbero del 4% (1,6 g/m3) ed il numero di giorni di sforamento del valore limite di PM10 (50 g/m3) si ridurrebbero di 3 su una media annuale di 20 sforamenti tra novembre e marzo per gli anni 2006-2008 scenario B – riduzione del 50% delle stufe all’interno della città: le concentrazioni di PM10 (36 g/m3) si ridurrebbero del 2% (0,8 g/m3) ed il numero di giorni di sforamento del valore limite di PM10 (50 g/m3) si ridurrebbero di 1 su una media annuale di 20 sforamenti tra novembre e marzo per gli anni 2006-2008 scenario C – tutte le emissioni da combustione di legna ridotte del 50%: le concentrazioni di PM10 (36 g/m3) si ridurrebbero del 4% (1,7 g/m3) ed il numero di giorni di sforamento del valore limite di PM10 (50 g/m3) si ridurrebbero di 3 su una media annuale di 20 sforamenti tra novembre e marzo per gli anni 2006-2008. Scenario D – non è ammessa nessuna emissione da combustione di legna: le concentrazioni di PM10 (36 g/m3) si ridurrebbero del 8% (3,4 g/m3) ed il numero di giorni di sforamento del valore limite di PM10 (50 g/m3) si ridurrebbero di 9 su una media annuale di 20 sforamenti tra novembre e marzo per gli anni 2006-2008. Dallo studio tedesco si evince come effettivamente le emissioni da combustione di legna possa influenzare significativamente le emissioni in atmosfera. Deve essere sottolineato che al momento dello studio, in Germania, vigeva l’obbligo di fare controllare periodicamente il proprio impianto a biomasse a uno spazzacamino, che non poteva essere scelto liberamente ma era definito in base alla zona di residenza. Non era previsto nessun obbligo di dispositivi per l’abbattimento delle emissioni al camino per i piccoli impianti domestici. A questo proposito fin dal 2005 si è cominciato ad osservare un progressivo sviluppo tecnologico verso gli abbattitori di particolato per RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 29 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 stufe e caldaie a biomasse legnose (La combustione del legno: fattori di emissione e quadro normativo – Associazione italiana energie agroforestali – Report 2009/2010). Le misure di riduzione delle polveri si dividono in misure primarie, che si riferiscono ai nuovi sviluppi tecnologici degli apparecchi (geometria della camera, immissione di aria, regolazioni) e misure secondarie che invece si riferiscono ai sistemi di separazione delle polveri. Riguardo agli apparecchi domestici manuali esistono ancora ampi margini di miglioramento con ricorso a misure primarie quali l’equipaggiamento degli apparecchi con opportuni sistemi di regolazione e controllo che permettano di migliorare le fasi più critiche del processo di combustione. Recenti ricerche hanno dimostrato come attraverso una calibrata gradazione dell’aria comburente e un minore eccesso d’aria si possa ottenere un significativo effetto di riduzione dell’emissione di polveri (Klippel N., Nussbaumert T. (2006) Feinstaubbildung in hotzfeuerungen und gesundheitsrelevanz von holzstaub im vergleich zu dieseruss. ISBN 3-908705-14-2. Nussbaumer T. (hrsg.): 9, Holzenergie-Symposium ETH Zurich). Riguardo alle piccole caldaie a pellet (10-25 kW) sono in corso attività di ricerca sul miglioramento della fase di ossidazione (postcombustione) agendo su aria secondaria, temperatura e turbolenza ritendo raggiungibile il limite di emissione di 10 mg/Nm3 (Oberberger I., Brunner T., Biedermann F., Klausmann W., Hoffmann S. (2009) Entwiklung einer Low-Dust BiomasseKleinfeuerung unter ausnutzung von primarmassnamen. Tagungsband 9. Industrieforum PELLETS, Stuttgart – www.pelletsforum.de). Attualmente vi sono diversi dispositivi ampiamente studiati e commercializzati basati su filtri antiparticolato di tipo elettrostatico (www.ruegg-cheminee.com; www.spartherm.com; www.oekotube.ch). Un esempio su tutti può essere quello di una tecnologia sviluppata dall’istituto svizzero per le tecnologie sostenibili EMPA che consiste in un dispositivo di abbattimento elettrostatico universale che può funzionare con ogni tipo di apparecchio di riscaldamento a legna, di qualunque marca e principio. Il dispositivo è stato proprio studiato per focolari con potenze inferiori a 35 kW e per condotte da 150 a 300 mm di diametro. Filtro antiparticolato per stufe e camini a biomassa legnosa RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 30 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 Le misure dell'EMPA su impianto pilota (focolare con rivestimento in ceramica) hanno rivelato un'efficacia massima di separazione di più dell'80%, con una media del 73% nel corso delle prove. Grazie alla bassa potenza consumata (<12W), il costo di funzionamento per 350 ore si è rilevato molto limitato: 0,85 CHF, ossia 0,55 €. Le misure in loco, con un impianto fatto secondo le regole dell'arte, hanno dato risultati equivalenti. Per concludere, un impianto funzionante con pellet ha raggiunto valori del 90%. Uno di questi filtri è stato testato dall’Università di Trento attraverso una campagna di misurazioni che sembra confermare la bontà del livello di separazione (fonte: AIEL). Recentemente sono stati provati un minielettrofiltro (Spanner Re2 GmbH) e un minicondensatore (SGL Carbon AG) rispettivamente su una moderna caldaia a legna (30 KW) e una a cippato (50 kW). L’elettrofiltro ha consentito di portare il livello di particolato sotto i 10 mg/Nm3 con un abbattimento del 80-90% mentre il condensatore ha permesso di abbattere solo 30% delle polveri (Ellner-Schubert F., Harmann H., Turowski P., Rossmann P. (2010) Partikelemissionen aus kleinfeuerungen fur holz und ansatze fur mindeungsmassnahrmen. Berichte aus dem TFZ 22, Straubing, Marz 2010). La normativa italiana di riferimento è il Dlgs 152/2006 per il quale al di sotto dei 35 kW non esiste alcune regolamentazione ai limiti di emissione. L’Austria ha adottato una normativa derivante direttamente dalla norma EN 303-5 in cui, fino a 300kW, senza distinzioni di classi di potenza e di tipologia di combustibile i limiti di emissione sono uguali per tutti gli apparecchi cioè 88 mg/Nm3 nelle aree residenziali e 150 mg/Nm3 fino a 1 MW nelle aree commerciali e industriali. La Germania ha invece approvato a luglio 2009 una nuova versione della legge tedesca sulle emissioni in atmosfera per piccoli e medi apparecchi termici a biomasse solide in cui quelli alimentati a legna, cippato e ramaglia hanno un limite a 100 mg/Nm3 mentre quelli a pellet hanno il limite a 60 mg/Nm3. Il Comune di Fano ha emesso il 1° febbraio 2012 una ordinanza che contiene provvedimenti riguardanti la riduzione della concentrazione di polveri sottili Pm 10 nell'aria e il funzionamento degli impianti termici (www.comune.fano.pu.it) In particolare il sindaco invita la cittadinanza ad adottare comportamenti virtuosi finalizzati alla riduzione delle emissioni gassose in atmosfera generate da combustione quali: 1. ridurre (sensibilmente) l'uso dei veicoli a motore: automobili, motocicli, ciclomotori e utilizzare, in alternativa, i mezzi e servizi pubblici; 2. moderare al minimo indispensabile il periodo giornaliero di funzionamento degli impianti di riscaldamento ed a contenere la temperatura interna dell'aria dei singoli ambienti ed edifici; 3. provvedere ad una regolare manutenzione delle caldaie a legna, stufe e caminetti. 4. far unicamente uso di legna da riscaldamento allo stato naturale ricordando che è vietato ardere legna mista a scarti della lavorazione del legno, dei cantieri e delle attività industriali ed artigianali in genere. Inoltre il sindaco ordina sull'intero territorio comunale il rispetto degli obblighi e dei divieti relativi alle seguenti misure, per gli impianti termici degli edifici pubblici e privati: - Negli edifici classificati, in base al DPR 412/93, con le sigle E1, E2, E4, E5, E6, la temperatura non deve essere superiore a 20° C. Negli edifici classificati, in base al DPR 412/93, con la sigla E8, la temperatura non deve essere superiore a 18°C. RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 31 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 - Divieto di accensione degli impianti termici a biomassa e dei caminetti tradizionali utilizzati per il riscaldamento domestico non dotati di alcun sistema di abbattimento, quando nell’unità abitativa è presente un altro tipo di riscaldamento autonomo o centralizzato. Le suddette limitazioni decorreranno dal 07/02/2011, mentre il divieto di utilizzo di combustibile BTZ a decorrere dal 15/11/2011. Il Comune di Trento ha invece incentivato nel 2010 le installazioni di dispositivi per l’abbattimento di polveri sottili dagli impianti di biomasse. In generale sono ammessi a contributo i dispositivi antiparticolato che garantiscono un’efficienza di riduzione delle PM10 contenuto nel fumo emesso dagli impianti termici civili a biomassa legnosa (con potenza inferiore a 50 kW), pari ad almeno il 75%. Sono ammesse a contributo le installazioni su tutti gli impianti termici civili a biomassa legnosa (a titolo esemplificativo: legna in ciocchi, bricchette, pellet, cippato) con potenza inferiore ai 50kW, ovvero – a titolo esemplificativo - stufe tradizionali, stufe a combustione controllata, caminetti aperti, caminetti chiusi, cucine economiche, caldaie/boiler, stufe a olle. Si intendono compresi tra gli impianti termici civili anche i forni a biomassa legnosa degli esercizi di ristorazione: anche per questa tipologia la potenza ammessa ai fini del finanziamento deve essere inferiore ai 50 kW. In particolare l’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente di Trento rende disponibile sul proprio sito l’elenco delle tecnologie riconosciute ai fini del finanziamento, al quale i soggetti beneficiari devono fare riferimento nella scelta del dispositivo antiparticolato. L’elenco delle tecnologie ammesse a contributo può subire integrazioni successive all’adozione del provvedimento di approvazione del presente bando qualora venissero individuati nuovi dispositivi antiparticolato rispondenti alle caratteristiche sopra riportate. A tal fine l’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente potrà avallare l’ammissibilità a contributo di nuove tecnologie, dopo che sia stata accertata la funzionalità e l’efficienza dei nuovi dispositivi mediante gli stessi test di verifica effettuati per le tecnologie già approvate. Il soggetto richiedente dovrà allegare una relazione completa sulle prove effettuate, firmata da un tecnico laureato in settore affine, con descrizione dell'impianto di combustione utilizzato, dell'apparato strumentale, delle condizioni di misura, dei risultati ottenuti e di quant’altro possa ritenersi utile ai fini delle valutazioni da parte dell’Agenzia provinciale per protezione dell’ambiente. Le verifiche strumentali dovranno essere eseguite da un ente o soggetto terzo, su iniziativa e a spese dei soggetti interessati, seguendo le indicazioni descritte nella “Scheda per la caratterizzazione dell'efficienza di un elettrofiltro”, di seguito riportata. Sul sito : www.valutazioneambientale.provincia.tn.it sono inoltre rese disponibili tutte le informazioni relative al bando 2010, alla documentazione scaricabile e consultabile, agli approfondimenti in materia di tutela dell’aria. RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 32 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 Emissioni atmosferiche nel Circondario Imolese La Regione, dopo aver dato avvio al percorso di elaborazione del PAIR2020 attraverso l'emanazione degli indirizzi per la sua elaborazione (di cui alla DGR n.2069/2012) ha approvato con DGR n. 949 dell’08/07/2013 il Documento Preliminare del Piano, comprendente anche il Quadro conoscitivo, e la Verifica preliminare dei contenuti del Rapporto Ambientale. Il Piano contiene le misure per il risanamento della qualità dell'aria al fine di ridurre i livelli degli inquinanti sul territorio regionale e rientrare nei valori limite e nei valori obiettivo fissati dalla Direttiva 2008/50/CE e dal D.Lgs 155/2010. Il PAIR 2020 avrà un orizzonte temporale strategico di riferimento al 2020, con un traguardo intermedio al 2017, e sarà aggiornato qualora si ritenesse necessario a fronte di giustificate modifiche delle attività che incidono sulle concentrazioni degli inquinanti nell'aria ambiente o di aggiornamenti del quadro normativo di riferimento. La parola chiave di questo percorso è "integrazione", nella convinzione che per rientrare negli standard di qualità dell'aria sia necessario agire su tutti i settori che contribuiscono all'inquinamento atmosferico oltre che al cambiamento climatico e sviluppare politiche e misure coordinate ai vari livelli di governo (locale, regionale, nazionale) e di bacino padano. Il PAIR 2020 ai sensi della LR 20/2000 e s.m.i. "Disciplina generale sulla tutela e l'uso del territorio", definisce previsioni articolate in Indirizzi, Direttive e Prescrizioni, da recepire anche nella pianificazione e programmazione sotto ordinata, come ad esempio nei Piani Urbanistici, nei Piani Urbani del Traffico, nei Piani Energetici, nei Piani Clima, etc, e si attua anche mediante Piani stralcio. Nelle more della sua approvazione però continueranno ad applicarsi i 9 Piani di risanamento della qualità dell’aria provinciali, predisposti a livello locale ai sensi dell’art. 122 della LR. 3/99 che attribuiva alle Province la delega delle funzioni di zonizzazione del territorio e di pianificazione. Tale delega, non è più applicabile a seguito dell’emanazione del D.Lgs 155/2010 per sopravvenuta incompatibilità con lo stesso. Le stazioni che rilevano la qualità dell’aria nel Circondario Imolese sono quelle DE AMICIS e FERRARI. La stazione De Amicis che rileva le emissioni del traffico a Imola ha rilevato un numero di 45 sforamenti del valore limite giornaliero di 50 g/m3 nell’anno 2010 (Tabella 1). RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 33 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 Tabella 1. (fonte ARPA Bologna – Report Dicembre 2010) Gli sforamenti rispetto al valore limite sono prevalentemente concentrati nei mesi di Gennaio e Dicembre. Ciò e dovuto al fatto che la quantità di polveri fini emesse è prevalentemente concentrata nei mesi invernali come riportato dalla stazione di Porta San Felice quale esempio generale (Figura 2). Figura 2. (fonte ARPA Bologna – Report Dicembre 2010) RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 34 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 Questo fenomeno è strettamente dovuto alla presenza di condizioni sfavorevoli metereologiche e alle emissioni legate al riscaldamento. Se si analizzano gli andamenti dei consumi di gas metano per il riscaldamento del Comune di Medicina, come riportato dal PEC, si può notare un andamento del tutto simile a quello riportato per le emissioni di polveri fini (Figura 3). E’ evidente che l’alta percentuale di polveri sottili tra aprile e settembre sono attribuibili al traffico veicolare tanto che questi valori mensili possono essere in prima approssimazione considerati tali anche nei mesi invernali. L’influenza del traffico veicolare sulle emissioni di polveri fini è ampiamente dimostrata e coerente con il differente rapporto tra le emissioni di gennaio/dicembre e quelle di giugno/luglio rispetto al rapporto ben maggiore tra i consumi di gas di gennaio/dicembre e quello di giugno/luglio. 25,00% 20,00% 15,00% 10,00% 5,00% 0,00% gen feb mar apr mag giu percentuale mensile sul totale lug ago set ott nov dic percentuale riscaldamento mensile sul totale percentuale acqua calda sanitaria mensile sul totale Figura 3 distribuzione dei consumi termici da riscaldamento e acqua calda sanitaria nei diversi mesi dell’anno (fonte: Piano Energetico Comunale di San Lazzaro di Savena). Dal Piano Energetico Comunale non si rileva l’intenzione di incrementare il consumo locale di biomassa solida rispetto all’attuale penetrazione di biomasse legnose ad uso domestico che è stato stimato in 1059 ton/anno. Se mantenessimo un fattore di conversione conservativo di 1 ton/anno per stufa o caldaia, allora si può ipotizzare un incidenza di circa 1000 camini collegati a stufe ad uso domestico su un potenziale abitativo di circa 7000. L’incidenza di un 14% del potenziale sulle emissioni complessive si può ritenere di scarso apporto se si confrontano i dati del rapporto tedesco circa la città di Augusta. Se il piano verrà seguito da specifiche norme relative all’abbattimento delle emissioni attraverso filtri antiparicolato che abbattano il 70-90% delle emissioni, allora si può considerare una valutazione ambientale ex-ante ragionevolmente poco influente che non andrebbe certamente ad incrementare il problema dei giorni di sforamento dei valori limite giornalieri durante la stagione invernale. RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 35 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 Nell’ambito della filiera locale di gestione delle biomasse solide e della produzione di pellet o cippato per il riscaldamento, non si può trascurare una valutazione ambientale strategica circa la raccolta, la lavorazione, il magazzino e la vendita delle biomasse come combustibile. Lo schema per la produzione di cippato e di pellet prevede: 1. fase di raccolta delle biomasse – la raccolta deriva da quella di gestione del verde pubblico/privato o da gestione del sottobosco. Durante la raccolta, le ramaglie così come le potature vengono ormai cippate in loco al fine di ridurne i volumi favorendo così i costi di trasporto. In questa fase sarebbe auspicabile differenziare la biomassa cippata per avere una migliore gestione nell’area di stoccaggio e di selezione 2. fase di stoccaggio/selezione – la biomassa cippata e già differenziata deve essere conferita ad un’apposita area affinché possa essere stoccata e selezionata prima delle fasi di lavorazione. La biomassa vene sottoposta a selezione per poterla conferire a seconda della tipologia al suo utilizzo come cippato tal quale o per la produzione di pellet Queste fasi sono già sostanzialmente previste nell’attuale gestione del verde pubblico anche se la fase di stoccaggio viene demandata ad apposite aree autorizzate. Il 19 agosto è entrata in vigore la legge 13 agosto 2010 n.129 di conversione del Dl 105/2010 (cd "sblocca-reti"), che modifica l'articolo 185 del Dlgs 152/2006 recante i limiti al campo di applicazione della normativa sulla gestione dei rifiuti. La novità portata da tale modifica è che i rifiuti ottenuti dalla manutenzione di giardini pubblici e privati non sono più soggetti alla normativa riguardante i rifiuti, ma possono essere riutilizzati in impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili. Sfalci e potature di verde pubblico e privato vengono considerati sottoprodotti; infatti, la modifica infatti riguarda le parole al primo capoverso «materiali fecali e vegetali provenienti da attività agricole utilizzati nelle attività agricole» che sono sostituite dalle seguenti: «materiali fecali e vegetali provenienti da sfalci e potature di manutenzione del verde pubblico e privato, oppure da attività agricole, utilizzati nelle attività agricole, anche al di fuori del luogo di produzione, ovvero ceduti a terzi.» Tale articolo, che prevedeva la possibile qualificazione come "sottoprodotti" (quindi "non rifiuti") dei materiali vegetali (e fecali) provenienti da attività agricole e utilizzati nelle stesse, purché rispettosi della nozione generale di "sottoprodotto" contenuta nell'articolo 183, è stato "allargato" ai materiali "provenienti da sfalci e potature di manutenzione del verde pubblico o privato", nonché integrato dalla precisazione che l'utilizzazione agricola degli stessi può aversi "anche al di fuori del luogo di produzione", ovvero tramite "cessione a terzi". Le aziende che producono materiale vegetale (sfalci e potature) hanno ora la possibilità di gestirli come sottoprodotti, progettando la gestione fin da prima della produzione. RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 36 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 Per quanto concerne l’art. 183, comma 1, lett. P) sono definiti sottoprodotti: le sostanze ed i materiali dei quali il produttore non intende disfarsi ai sensi dell’articolo 183, comma 1, lett. A), che soddisfino tutti i seguenti criteri, requisiti e condizioni: 1. siano originati da un processo non direttamente destinato alla loro produzione; 2. il loro impiego sia certa, sin dalla fase della produzione, integrale e avvenga direttamente nel corso del processo di produzione o di utilizzazione preventivamente individuato e definito; 3. soddisfino requisiti merceologici e di qualità ambientale idonei a garantire che il loro impego non dia luogo ad emissioni e ad impatti ambientali qualitativamente e quantitativamente diversi da quelli autorizzati per l’impianto dove sono destinat ad essere utilizzati; 4. non debbano essere sottoposti a trattamenti preventivi o a trasformazioni preliminari per soddisfare i requisiti merceologici e di qualità ambientale di cui al punto 3), ma posseggano tali requisiti sib dalla fase della produzione; 5. abbiano un valore economico di mercato. Per quanto riguarda la legislazione europea in materia di rifiuti 2008/98/Ce entrata in vigore il 12 dicembre 2008, la nozione di sottoprodotto è contenuta nell’art. 5 secondo il quale una sostanza o oggetto derivante da un processo di produzione il cui scopo primario non è la produzione di tale articolo può essere considerato rifiuto ai sensi dell’art. 3, punto 1, bensì sottoprodotto soltanto se sono sodisfatte le seguenti condizioni: 1. è certo che la sostanza o l’oggetto sarà ulteriormente utilizzata/o; 2. la sostanza o l’oggetto può essere utilizzata/o direttamente senza ulteriore trattamento diverso dalla normale pratica industriale; 3. la sostanza o l’oggetto è prodotta/o come parte integrante di un processo di produzione; 4. l’ulteriore utilizzo è legale e soddisfa, per l’utilizzo specifico tutti i requisiti pertinenti riguardanti i prodotti e la protezione della salute e dell’ambiente e non porterà a impatti complessivi negativi sull’ambiente o la salute umana. Su questa base a valutazione ambientale strategica della filiera per la gestione delle biomasse solide da verde pubblico/privato deve soddisfare i requisiti di sottoprodotto secondo la legislazione. Uno studio del Centro Ricerca Biomasse dell’Università di Perugia (G. Bidini, F. Cotana, C. Buratti, F. Fantozzi, M. Barbanera. Analisi del ciclo di vita del pellet da SRF (Short Rotation Forestry) attraverso misure dirette dei consumi energetici. 61° Congresso Nazionale ATI – Perugia 12-15 Settembre 2006) ha valutato l’impatto ambientale legato al calore prodotto dalla combustione di pellet ottenuto da colture dedicate ad uso energetico (in particolare pioppo), effettuando l’analisi del ciclo di vita (LCA: Life Cycle Assessment) mediante il software commerciale Simapro 6.0. Il ciclo di vita ha RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 37 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 considerato la fase agricola, il trasporto della biomassa all’impianto di pellettizzazione, la trasformazione in pellet, il suo trasporto presso l’utilizzatore finale e la combustione in caldaia domestica. I flussi di massa ed energia relativi al processo di produzione del pellet sono stati ottenuti effettuando delle misure presso un impianto di pellettizzazione italiano, mentre gli altri dati sono stati desunti dalla Letteratura. Lo studio ha messo in evidenza che le operazioni agricole costituiscono la principale fonte dell’impatto ambientale complessivo, il quale a sua volta risulta essere considerevolmente inferiore a quello causato dal calore prodotto mediante combustione del metano. Su questa base la produzione di cippato o di pellet dai sottoprodotti della gestione del verde pubblico/privato dovrebbe portare ad un impatto ambientale complessivo ancora inferiore rispetto a quello calcolato da Soft Rotation Forestry in quanto la raccolta del verde sarebbe comunque prevista nelle attività ordinarie dell’Ente Pubblico. In conclusione, il Piano Energetico del Comune di Medicina non prevede un incremento della penetrazione di biomasse legnose nel settore domestico rispetto a quello già presente oggi che si aggira intorno a 35 mila tonnellate/anno. Le indicazioni che sono state date riguardano invece la promozione per lo sviluppo di micro-reti di teleriscaldamento al fine di centralizzare le piccole caldaie domestiche, le cui emissioni di particolato sono fuori controllo, in piccole caldaie condominiali da 250500 kW dotate degli opportuni dispositivi per l’abbattimento dei fumi. Tale azione risulta senza dubbio strategica per la riduzione complessiva delle emissioni. RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 38 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 IMPATTO AMBIENTALE E VALUTAZIONE STRATEGICA DELLE PIATTAFORME FOTOVOLATICHE PER LA PRODUZIONE DI ENERGIA DA FONTE RINNOVABILE Gli impianti fotovoltaici sono generalmente poco impattanti a livello locale a meno che non si consideri tutto il ciclo di vita dalla loro produzione a loro smantellamento. In una valutazione ambientale strategica locale è opportuno ridurre i confini all’installazione degli impianti e alla loro dismissione; infatti, nel medi-lungo termine non sono previste ne insediamenti per la produzione di pannelli ne zone adibite alla dismissione degli stessi. Importanti discussioni si stanno sollevando circa la realizzazioni di grandi impianti a terra la cui realizzazione è stata recentemente normata dalla Regione Emilia-Romagna attraverso la deliberazione assembleare progr. n. 28 del 6 dicembre 2010 in merito a: “Prima individuazione delle aree e dei siti per l'installazione di impianti di produzione di energia elettrica mediante l'utilizzo della fonte energetica rinnovabile solare fotovoltaica. (Proposta della Giunta regionale in data 15 novembre 2010, n. 1713). (Prot. n. 36112 del 06/12/2010)”. Tale deliberazione ha raccolto alcune linee d’indirizzo europee in materia ambientale tra cui: - la Direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992 “Conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche ”; - la Decisione del Parlamento Europeo e del Consiglio del 22 luglio 2002, n.1600/2002/CE “Sesto programma comunitario di azione in materia di ambiente”; - la Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle Regioni del 22 settembre 2006, “Verso una strategia tematica per la protezione del suolo”; - il Decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, “Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche”; La valutazione ambientale strategica degli impianti fotovoltaici a terra deve tener conto anche del fatto che: − la Regione Emilia-Romagna è dotata dal 1993 del P.T.P.R., piano generale urbanistico-territoriale con specifica considerazione dei valori paesaggistici, i cui contenuti sono stati attuati dalla pianificazione provinciale e comunale; − le Norme di attuazione del P.T.P.R. costituiscono il fondamentale riferimento per la definizione dei livelli di trasformazione ammissibili, in rapporto alle diverse caratteristiche paesaggistiche e ambientali del territorio regionale; − il P.T.P.R., in particolare, stabilisce, in ragione dei diversi valori paesaggistici riconosciuti e tutelati, specifiche tutele per gli ambiti del territorio di notevole RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 39 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 valore paesaggistico, volte ad escludere o limitare la realizzazione di nuovi insediamenti, avendo cura, in ogni caso, di attenuare l’impatto negativo degli interventi ammessi per renderli compatibili con i valori tutelati; Su questa base e tenendo conto del fatto che il Piano Energetico Europeo di cui la Direttiva Europea 28/2009 è solo il primo stadio di una transizione energetica ben delineata nella road-map disegnata dall’European Climate Foundation, la prospettiva è orientata verso la produzione di energia rinnovabile e quindi la realizzazione di grandi impianti fotovoltaici deve essere ben programmata poiché non rinunciabile nel mediolungo termine. L’utilizzo del suolo agricolo per la produzione di energia fotovoltaica può quindi costituire un problema in quanto il consumo del suolo costituisce un significativo rischio anche ambientale a causa dei fenomeni di abbandono che si verrebbero a determinare in queste aree come conseguenza del venire meno del ruolo di difesa del suolo svolto dalle attività agricole. I temi della qualità dell’aria, del risparmio energetico, della tutela dell’acqua, della riduzione del consumo del suolo e dell’uso di energie rinnovabili sono da considerarsi come prioritari tanto che negli ultimi anni si è sviluppata la consapevolezza del problema circa il consumo della risorsa suolo, soprattutto a seguito dell’intenso processo di urbanizzazione, che incide fortemente sulla capacità del suolo di svolgere le sue funzioni per tanto occorre definire un percorso per limitare il consumo del territorio e per garantire un equilibrio nell’uso delle risorse. Il PEC del Comune di Medicina è improntato sulla realizzazione di piattaforme solari fotovoltaiche intese come impianti di media taglia (circa 200 kWp) a disposizione della collettività che verranno gestiti dalla Comunità Solare Locale. L’ubicazione degli impianti è prevista sia su tetti disponibili dell’ente locale piuttosto che su coperture private per esempio capannoni industriali, previo accordo di usufrutto della superficie con le attività produttive, che su aree debitamente adibite e già occupate nel quadro urbano (parcheggi, piazzali o terreni dismessi di scarso valore agricolo). La dimensione degli impianti così come l’ubicazione degli stessi non sembra poter interferire significativamente sull’impatto ambientale a livello locale in quanto la scelta strategica rientra pienamente nelle linee di indirizzo regionali così come in quelle comunitarie. Si segnala, infine che Il Piano energetico comunale, per la sua valenza territoriale di carattere generale, non ha conseguenze rilevabili sui Siti Natura 2000 presenti nel Comune e pertanto non si ritiene necessario procedere con l'elaborazione della Vinca. RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 40 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 ANALISI SWOT DI VALUTAZIONE AMBIENTALE L’analisi SWOT è stata desunta dall’impostazione seguita da ARPA Emilia-Romagna per quanto riguarda la VAS del Piano Energetico Regionale per il triennio 2007-2010. L’analisi dei fattori di forza, dei fattori di debolezza, delle opportunità e dei rischi, (anche conosciuta come analisi SWOT), è una tecnica usata spesso in economia per elaborare strategie di azione e valutare situazioni di vantaggio/svantaggio competitivo. Nella VAS segue di solito l’.analisi del quadro ambientale di riferimento contribuendo ad evidenziarne gli elementi cruciali; serve ad indirizzare la valutazione delle strategie di piano. OPPORTUNITA’ DA PERSEGUIRE Opportunità derivanti dall’applicazione del piano energetico comunale La stabilità dei consumi energetici nei prossimi anni permette di poter impostare un programma sull’educazione al risparmio energetico e sulla riqualificazione del patrimonio urbano. Il 14% della popolazione è già orientata a fare scelte virtuose per l’ambiente nell’ambito delle sue scelte private. Vasto territorio agricolo e grandi Il peso del settore agricolo e delle produzioni orto-frutticole lavorazioni agro-alimentari permette una strategia per lo sviluppo di un’importante filiera di biometano da immettere nella rete di distribuzione del gas naturale Presenza di grandi centri di consumo Questo fattore costituisce un punto di forza per sviluppare un sistema di microgenerazione distribuita delle fonti di energia rinnovabile senza dover coinvolgere una grande massa di popolazione per poter ottenere risultati significativi in termini percentuali. Anche se, alcune grandi aziende soggette a regime ETS non possono essere contabilizzate sia in termini di consumo che in quelli di produzione di energia rinnovabile. Mancanza di grandi impianti termoelettrici Il bilancio energetico del comune è per la produzione di energia elettrica prevalentemente costituito da piccoli consumi distribuiti in modo puntiforme. FATTORI DI FORZA ATTUALI Elementi positivi dell’attuale sistema energetico locale Comune con vaste aree di residenziale RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 41 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 Mancanza di grandi centri commerciali Estensione media dell’area industriale Il Comune non si sobbarca di una quota di produzione per la collettività extracomunale, eccetto alcune centrali termoelettriche ubicate nella zona di Conselice ma collegate in parte alle attività produttive I grandi centri commerciali costituiscono forti centri di consumo che possono influire pesantemente sul bilancio energetico locale e che spesso possono inficiare il raggiungimento di importanti quote di auto-sufficienza energetica tramite energia da fonte rinnovabile prodotta sul territorio. Disponibilità di un significativo numero di capannoni da adibire per il futuro a piattaforme solari fotovoltaiche FATTORI DI DEBOLEZZA ATTUALI Elementi negativi dell’attuale sistema energetico locale Comune di transito veicolare RISCHI PER IL FUTURO Rischi derivanti dall’applicazione del piano energetico comunale Il parco automobilistico è certamente importante a causa della dimensione della città. Questo certamente può permettere un’importante riduzione dei consumi locali attraverso un mirato piano del traffico e la scelta di convertire il parco auto a metano; tuttavia, l’incidenza del traffico veicolare di transito è di complessa valutazione e questo comunque non favorirà gli indicatori di emissione. Mancanza di un puntuale sistema di Il sistema di monitoraggio è un punto di monitoraggio indipendente dei consumi forza di qualsiasi sistema integrato di gestione e quindi anche per quello energetico. Un piano energetico locale non è verificabile ed eventualmente correggibile senza un efficiente sistema di monitoraggio indipendente Aree industriali caratterizzata da Aree industriali energivore possono lavorazioni molto energivore frenare lo sviluppo di un piano energetico RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 42 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 locale in quanto gli investimenti necessari passano attraverso scelte strategiche che toccano significativamente gli interessi economici delle attività produttive. Tali interessi a volte non si integrano su scelte ambientali rigorose. mancanza di grandi allevamenti la mancanza di grandi allevamenti non permette una strategia per lo sviluppo del biogas da impianti zootecnici Mancanza di un sistema di monitoraggio Un comune pedemontano può sfruttare del verde pubblico/privato e della ampiamente la disponibilità di biomasa disponibilità del sottobosco solida a fini energetici, tuttavia, la mancanza di un efficace sistema per censire le biomasse non permette un’altrettanta buona gestione delle stesse Sarà quindi indispensabile creare strumenti locali per il monitoraggio e la gestione del verde pubblico/privato e del sottobosco. Piano Energetico Comunale basato sugli Un PEC basato sulla disponibilità degli incentivi statali incentivi statali costituisce un forte punto di debolezza nel medio-lungo termine, per questo motivo lo sviluppo di una Comunità Solare Locale che si auto-sostiene costituisce certamente un passaggio obbligato affinchè si riduca il rischio di un piano energetico non raggiungibile RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 43 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 VALUTAZIONE DI COERENZA DEGLI OBIETTIVI Valutazione di coerenza con i Piani Energetici di riferimento La scelta degli indicatori di valutazione è fatta in funzione degli obiettivi di sviluppo sostenibile assunti dal PEC ed è stata desunta dalla Valutazione Ambientale Strategica del Piano Energetico Regionale 2007-2010. Gli indicatori utilizzati fanno riferimento sia alle linee di indirizzo comunitarie che a quelle regionali e data la complessità nell’enucleare parametri sia ambientali sia economici sia sociali, in questa fase preliminare, si è scelto di attenersi ad una nozione di sostenibilità ristretta meramente al settore ambientale. Per questa valutazione preliminare del piano si è considerato opportuno scegliere un numero ristretto di indicatori ambientali già utilizzati per descrivere ciascun obiettivo di sviluppo sostenibile del Piano Energetico Regionale. Il Piano promuove il risparmio energetico e l’uso razionale dell’energia al perseguimento degli impegni regionali per la riduzione dei gas serra secondo quanto previsto dal Secondo Piano di Attuazione Triennale del Piano Energetico Regionale 2011-2013? I risultati raggiungibili con lo scenario minimo del PEC non sono completamente in linea con quelli definiti nel Piano Energetico Regionale. Tuttavia, i reali riferimenti saranno dati attraverso l’assegnazione del burden sharing cioè la quota di energia da fonte rinnovabile sul consumo finale lordo che ufficialmente verrà assegnata alla Regione Emilia-Romagna dal Governo Italiano per ottemperare sia la Direttiva europea 28/2009 che la Direttiva Europea 27/2012. OBIETTIVI DEL PIANO AL 2020 Riduzione delle emissioni Quota energia rinnovabile Riduzione dei consumi finali lordi MEDICINA % -57,8 33,8 -6,8 RER % -20,0 8,9 -14,7 ITALIA % -20,0 17,0 -14,7 Come si può notare rispetto agli obiettivi della Regione Emilia-Romagna, il piano d’azione comunale risponde pienamente alla riduzione delle emissioni, coerentemente con quanto richiesto dal Patto dei Sindaci, e alla quota di energia rinnovabile sul consumo finale lordo. Gli obiettivi del Piano portano il Comune di Medicina ad essere fortemente a credito sia riguardo alle emissioni di anidride carbonica sia rispetto alla quota di energia rinnovabile per la Regione Emilia Romagna definita dal Decreto Burden Sharing. Gli obiettivi minimi previsti per i Comuni sono quelli del proprio ente locale di riferimento come recitano i criteri di responsabilità della direttiva 2009/28/CE sugli obiettivi legati alla produzione di energia da fonte rinnovabile. RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 44 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 Con riferimento allo scenario europeo, gli obiettivi legati alla quota di rinnovabile sul consumo finale lordo sono sostanzialmente coerenti; infatti, si può ragionevolmente pensare percentuali di incidenza delle rinnovabili superiori a quelle previste come conseguenza delle politiche che si andranno a sviluppare nei prossimi anni. La riduzione dei consumi finali lordi, invece, non risulterebbe in linea con gli obiettivi nazionali e regionali secondo quanto richiesto dalla direttiva 2012/27/CE sull’efficienza energetica. Il mancato allineamento con l’obiettivo, che, occorre sotto lineare, al momento non è obbligatorio, è sostanzialmente dovuto alla riduzione dei consumi negli edifici e quindi alla capacità di implementare la velocità di riqualificazione energetica degli edifici. Per cogliere l’obiettivo, si dovrebbe implementare l’azione legata all’efficienza energetica portando l’indice di riqualificazione energetica degli edifici in classe C dal 5%, prevista nel piano, al 10% di tutto il parco e l’efficienza energetica al 50% del suo potenziale. Tale operazione però supera quello che è il turnover fisiologico delle azioni per cui occorrerebbero maggiori leve incentivanti sia su scala nazionale che su scala regionale. Piano contribuisce al perseguimento degli impegni nazionali per la riduzione dei gas serra secondo quanto previsto dal Pacchetto Clima Energia della Comunità Europea? L’obiettivo del Piano Energetico è certamente orientato alla riduzione delle emissioni di gas serra agendo sia sul fronte della prevenzione, cioè della riduzione dei consumi, che della produzione di energia da fonte rinnovabile: RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 45 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 L’obiettivo di riduzione delle emissioni va oltre il 20%, valore minimo per permettere al Comune di sottoscrivere il Patto dei Sindaci che costituisce anche un’opportunità economica di accesso ai finanziamenti europei previsti dalla sottoscrizione. Il Piano assicura condizioni di compatibilità ambientale, sicurezza sociale del sistema energia anche con la sostituzione e l’adeguamento degli impianti esistenti? Il Piano Energetico è stato sviluppato per assicurare la compatibilità ambientale e la sicurezza sociale del sistema energetico locale. L’adeguamento degli impianti di produzione di energia sono ampiamente contemplati nella strategia di sviluppo della Comunità solare Locale in particolare agendo su quelli maggiormente impattanti come quelli del riscaldamento domestico. Un’importante linea di indirizzo è stata elaborata sulla gestione locale del calore attraverso la realizzazione di piccoli impianti di teleriscaldamento per la climatizzazione invernale alimentati a biomasse solide. Il coinvolgimento delle ESCo nella strategia di sviluppo della Comunità Solare è indice di un attento interesse verso l’efficientamento degli impianti. Il Piano promuove il risparmio energetico e l’uso razionale dell’energia al perseguimento degli impegni nazionali per la riduzione dei gas serra secondo quanto previsto dal Pacchetto Clima Energia della Comunità Europea? Uno degli elementi caratterizzanti del Piano è l’educazione al risparmio energetico inteso come eliminazione degli sprechi nelle attività pubbliche e private. Questa azione inciderà per l’73% del totale della riduzione del Consumo Finale Lordo previsto al 2020 che è di circa l’6,7%. La Direttiva Europea 27/2012 assegna all’Italia una riduzione dei consumi finali lordi del 14,7% rispetto all’anno di riferimento per cui per la proprietà transitiva delle responsabilità a cascata sugli enti locali, tale valore costituisce l’asticella anche per il Comune. Tuttavia, il deficit riscontrato nella stesura del bilancio di previsione al 2020 si può ritenere conservativo e quindi si può ragionevolmente ritenere che le condizioni a livello nazionale favoriranno risultati più significativi Il Piano migliora le prestazioni del sistema energetico comunale? Il Piano promuove senza ombra di dubbio le prestazioni del sistema energetico comunale poiché incrementa significativamente l’auto-sufficienza energetica locale portandola da valori prossimi a zero, in quanto intende implementare la produzione di energia rinnovabile sul territorio del Comune dal 28% su consumo finale lordo di oggi al 33,8% nel 2020. Tale risultato sarà, tuttavia, reso possibile agendo sulla leva della riduzione dei consumi che ha come obiettivo quello di ridurre i consumi finali lordi del 6,8% attraverso il risparmio energetico e l’efficienza energetica. Il Piano promuove la competitività del sistema energetico comunale? Il Piano intende promuovere la competitività del sistema energetico comunale non tanto sulla possibilità di esportare energia da fonte rinnovabile ma sulla possibilità di ridurre la RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 46 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 propria dipendenza energetico extra-comunale. Una significativa strategia per la riduzione dalla dipendenza dal petrolio è messa in atto attraverso la conversione del parco autotrasporti da petrolio a gas metano, attraverso l’utilizzo dei risparmi conseguiti dello stesso con la produzione di energia da fonte rinnovabile per il consumo finale. Il minor consumo di energia non rinnovabile e la prevenzione dei consumi permetteranno un notevole miglioramento del bilancio economico complessivo del Comune proprio a cominciare dal 2020 in cui matureranno gli ammortamenti di circa il 50% delle azioni messe in atto. L’analisi economica del Piano al 2020 prevede investimenti per circa 26 milioni euro mentre il ritorno degli investimenti si può stimare in 27 milioni euro divisi tra risparmi in bolletta (17,8 milioni euro) e incentivi (9,5 milioni euro). Dal 2021, il conto economico risulterà in positivo prevalentemente dovuto alla riduzione sulle bollette dovuta all’azione di risparmio energetico. Dopo il 2020, il territorio riceverà un “contributo” per riduzione dei costi delle bollette e di incentivi pari a circa 4,5 milioni euro all’anno, che potrebbe essere conservativo per il fatto che non si è tenuto conto ne degli eventuali incentivi derivati dalla gestione dei crediti sulle emissioni ne di quelli derivanti dai Certificati Bianchi Il Piano promuove lo sviluppo di un tessuto industriale locale a supporto del sistema energetico locale? Lo sviluppo della Comunità Solare Locale è certamente improntato alla promozione del tessuto industriale locale in quanto basato sulla realizzazione di un sistema di microgenerazione distribuita che richiede, per sua natura, l’intervento di piccoli-medi operatori locali. La riqualificazione energetica degli edifici necessita del coinvolgimento delle Energy Service Company al fine di fornire pacchetti efficienti e concorrenziali. Il PEC intende coinvolgere lo stesso tessuto industriale locale a sostenere la Comunità Solare attraverso la concertazione delle azioni e la perequazione degli interventi. Un punto di forza del piano è dato proprio dalle riqualificazioni in cui sono previsti interventi su almeno 340 alloggi del settore residenziale e 12 mila mq di superficie industriale. Il Piano valorizza e sviluppa le fonti rinnovabili in un sistema di microgenerazione distribuita? Il Piano promuovendo la partecipazione di tutto il territorio, eventualmente attraverso strumenti come la Comunità Solare Locale, intende sviluppare un sistema di microgenerazione distribuita che dovrebbe coinvolgere al 2020: 1300 famiglie 26 imprese Piattaforme solari per 2,7 MWp di potenza complessiva 1300 impianti solari termici residenziali per un totale di circa 5454 mq RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 47 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 Il Piano tutela il consumo di energia? Il Piano intende sviluppare un sistema di monitoraggio locale dell’energia che dovrà tener conto anche di un sistema di monitoraggio delle biomasse nella corrispondente filiera locale. Questi due sistemi di monitoraggio richiedono nel primo caso l’eventuale avvio di un sistema a Carbon Tariff Volontaria, attraverso la quale ogni cittadino può partecipare alla Comunità Solare conferendo i suoi dati di consumo e da cui si estrapolano le emissioni di anodride carbonica su cui è parametrizzata la tariffa, mentre nel secondo caso un vero e proprio registro delle biomasse sul territorio. Entrambi i sistemi di monitoraggio permetteranno di geo-referenziare i consumi, le produzioni degli impianti micro-distribuiti e il potenziale delle fonti energetiche in quanto quella solare diretta è già geo-referenziata per natura. Il monitoraggio è alla base di tutti i sistemi di gestione e permetterà di tutelare sia i consumi locali attraverso una consapevolezza della loro distribuzione che la gestione delle biomasse e l’importanza del verde pubblico/privato in quanto risorsa energetica locale. La Carbon Tariff avrà poi il pregio di invitare i partecipanti alla Comunità Solare di essere più virtuosi dalla parte dei consumi in quanto permette di usufruire degli stessi vantaggi della Comunità pagando una tariffa inferiore. .Il concetto di premialità è noto come vincente in tutti i sistemi di gestione in cui il cittadino è coinvolto in prima persona. Networking e sistema di monitoraggio La struttura del Piano, basata sullo sviluppo della Comunità Solare Locale quale sistema generale di partecipazione cittadina, garantirà la possibilità di perseguire gli obiettivi previsti. Tuttavia questo progetto ha nella gestone il suo più serio tallone di Achille. Una Comunità Solare Locale così disegnata richiede la presenza di un “ente gestore”, tipo sportello energia, che non è stato ancora identificato e di un forte sistema di monitoraggio dei risultati conseguiti. Gli strumenti, che dovranno essere necessariamente sviluppati, si possono di seguito elencare: 1. Ente gestore della Comunità Solare Locale 2. Sistema di monitoraggio indipendente dei consumi e delle produzioni 3. Sistema di monitoraggio del verde Il sistema di monitoraggio dei consumi e delle produzioni è strettamente legato alla costituzione dell’ente gestore e dalla partecipazione più o meno importante della popolazione e delle associazioni di categoria e/o degli ordini professionali come quello dei commercialisti. Il sistema di monitoraggio del verde richiede, invece, lo sviluppo di uno strumento a disposizione delle Amministrazioni Comunali allo scopo di: RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 48 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 Arricchire le informazioni disponibili sul patrimonio verde esistente, mettendole a disposizione di tecnici e operatori comunali. Fornire indicazioni utili sulla gestione ordinaria e straordinaria del verde. Consentire una migliore programmazione di interventi correttivi quali analisi di stabilità, potature e abbattimenti. RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 49 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 VALUTAZIONE DI COERENZA AMBIENTALE INTERNA I principali assi d’azione su cui si basa il piano energetico del Comune sono i seguenti: Assi 1 2 sviluppo di processi decisionali inclusivi Sviluppo della formazione locale 1.1 1.2 1.3 1.1 1.2 1.1 3 Prevenzione attraverso il risparmio energetico ed efficienza energetica 1.2 1.3 1.4 4 Qualificazione edilizia, urbana e territoriale 5 Implementazione della produzione di energia da fonte rinnovabile in area urbana 6 Implementazione della produzione di vettori energetici gassosi 7 Implementazione della produzione di vettori energetici solidi 8 Promozione della mobilità sostenibile 9 Programmazione locale, informazione e comunicazione 10 Monitoraggio delle azioni 11 Patto dei Sindaci 1.1 1.2 Azioni tavoli concertati con le attività produttive tavoli concertati con le rappresentanze dei cittadini tavoli concertati con gli enti di formazione Azioni formative in materie energetiche nelle scuole e nei contesti pubblici incontri pubblici per la disseminazione dei risultati del piano energetico comunale audit energetici settore residenziale, produttivo e terziario sostegno ad interventi di miglioramento energetico nell’edilizia sostegno ad interventi di miglioramento degli impianti termici promozione per l’installazione di pompe di calore modifiche regolamento edilizio incentivazione a piani di miglioramento energetico per edifici esistenti 5.1 realizzazione di piattaforme fotovoltaiche 5.2 diffusione capillare del solare termico 5.3 promozione degli impianti geotermici a bassa entalpia 1.1 produzione di biogas con biomasse dedicate o da scarti agro-alimentari 1.2 produzione di biometano da immettere nella rete di distribuzione del gas naturale 7.1 sviluppo di aree di raccolta di potature pubbliche e private 7.2 raccolta dedicata di biomasse legnose da gestione del sottobosco 7.3 promozione di piccoli impianti di teleriscaldamento condominiali o di quartiere a biomassa 7.4 produzione di cippato o pellet da biomasse legnose del territorio per alimentare impianti in teleriscaldamento in modalità cogenerativa o trigenerativa. 8.1 pianificazione della mobilità pedonale e ciclabile 8.2 promozione della mobilità a metano 8.3 promozione della mobilità elettrica 9.1 promozione di un Sistema Integrato di Gestione dell’Energia Locale 9.2 sviluppo di uno sportello energia 9.3 rapporto con l’Università 9.4 Comunicazione e promozione 10.1 sviluppo di un sistema di monitoraggio indipendente dei consumi e delle produzioni di energia 10.2 redazione di bilanci energetici comunali annuali 11.1 Stipula del Patto dei Sindaci 11.2 definizione di un Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC importanza COGENTE COGENTE COGENTE COGENTE COGENTE AUSPICABILE NON COGENTE COGENTE COGENTE COGENTE AUSPICABILE Pagina 50 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 I colori della matrice indicano il livello di coerenza tra le azioni e i temi della diagnosi ambientale: verde scuro per misure fortemente coerenti, verde chiaro per misure coerenti, bianco per misure senza correlazione significativa. tavoli concertati con le attività produttive tavoli concertati con le rappresentanze dei cittadini tavoli concertati con gli enti di formazione Azioni formative in materie energetiche nelle scuole e nei contesti pubblici incontri pubblici per la disseminazione dei risultati del piano energetico comunale audit energetici settore residenziale, produttivo e terziario sostegno ad interventi di miglioramento energetico nell’edilizia sostegno ad interventi di miglioramento degli impianti termici promozione per l’installazione di pompe di calore modifiche regolamento edilizio incentivazione a piani di miglioramento energetico per edifici esistenti realizzazione di piattaforme fotovoltaiche diffusione capillare del solare termico promozione degli impianti geotermici a bassa entalpia produzione di biogas con biomasse dedicate o da scarti agro-alimentari produzione di biometano da immettere nella rete di distribuzione del gas naturale sviluppo di aree di raccolta di potature pubbliche e private raccolta dedicata di biomasse legnose da gestione del sottobosco promozione di piccoli impianti di teleriscaldamento condominiali o di quartiere a biomassa produzione di cippato o pellet da biomasse legnose del territorio per alimentare impianti in teleriscaldamento in modalità cogenerativa o trigenerativa pianificazione della mobilità pedonale e ciclabile promozione della mobilità a metano promozione della mobilità elettrica promozione di un Sistema Integrato di Gestione dell’Energia Locale sviluppo di uno sportello energia rapporto con l’Università Comunicazione e promozione sviluppo di un sistema di monitoraggio indipendente dei consumi e delle produzioni di energia redazione di bilanci energetici comunali annuali Stipula del Patto dei Sindaci definizione di un Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 51 Piano Energetico del Comune di Medicina 2013 RAPPORTO AMBIENTALE DEL PEC Pagina 53