battaglia di Nikolajewka
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battaglia di Nikolajewka
[CULTURA 53] LA PROVINCIA S A B AT O 5 F E B B R A I O 2 0 1 1 MASSIMARIO MINIMO a cura di Federico Roncoroni Libro originale non è quello che non imita nessuno, bensì quello che nessuno può imitare. (François Chateaubriand) Nikolajewka, una pagina di eroismo Stasera il concerto a Lecco, domani la ricorrenza a Colico della storica battaglia Sarà il concerto della fanfara militare della Brigata alpina Taurinense, questa sera alle ore 20,30 nel Teatro della Società di Lecco, ad aprire le celebrazioni del 68° anniversario della battaglia di Nikolajewka, annualmente organizzate dalla Sezione "Alto Lario" di Colico dell’Associazione Nazionale Alpini. La manifestazione a Colico, domani (domenica 6) comincerà alle ore 9 con l’ammassamento in piazza Roma (la piazza della stazione); alle 9,30 l’alzabandiera in piazza 5° Alpini con la presenza del picchetto armato della Taurinense; alle 10 la messa in suffragio dei Caduti, celebrata da monsignor Marcello Semeraro, vescovo di Albano, con la partecipazione del coro "Musica Viva"; alle 11 la sfilata per le vie di Colico, l’omaggio al monumento ai Caduti alla presenza del generale Alberto Primicerj, comandante delle truppe alpine, gli indirizzi di saluto e l’intervento di Tito Da Grada per la commemorazione ufficiale della battaglia combattuta sul fronte russo il 26 gennaio 1943. La Divisione alpina Tridentina, al completo di armi e di mezzi, fu inviata sul fronte russo nella prima quindicina del mese di agosto 1942. Per ferrovia raggiunse Nowo Gorlowka, in Ucraina, dove ebbe l’ordine di iniziare il movimento per raggiungere il settore operativo del Caucaso, nel quale il Corpo d’Armata Alpino avrebbe dovuto agire autonomamente. Il giorno 16 agosto il 5° reggimento alpini iniziò il movimento. Nuove esigenze operative provocarono la revoca dell’ordine che doveva portare la Divisione nella zona a sud di Rostov, allorquando la colonna di testa aveva già percorso cinque tappe. Il Corpo d’Armata Alpino ritornò alle dipendenze dell’8ª Armata e venne dislocato, con due divisioni in prima schiera, lungo il corso del Don all’estrema sinistra dell’Armata. Il mese di dicembre passò caratterizzato da audaci colpi di mano effettuati per sondare le intenzioni del nemico. Nei giorni 15, 16 e 17 gennaio le forze nemiche, appoggiate da massicce azioni di artiglieria, sferrarono violenti attacchi nel tratto di saldatura tra la Tridentina e la Divisione di fanteria Vicenza. Il comportamento dei battaglioni alpini fu superbo. Il Vestone nel solo giorno 15 respinse ben sette attacchi e poté contare davanti alle sue posizioni circa ottocento nemici caduti. L’Edolo nei giorni 15, 16 e 17 non perdette un metro di terreno e spezzò la furia del nemico contrassaltandolo, mettendolo in fuga e impadronendosi di armi e materiali. Eventi determinatisi in altri settori del fronte costrinsero ad ordinare il ripiegamento della Tridentina. Aveva inizio così il triste e doloroso calvario che - attraverso undici combattimenti - dava la possibilità alla Tridentina di porre in salvo i suoi superstiti e migliaia di tedeschi, di ungheresi, di rumeni che si erano affidati al suo leggendario valore. Skororjb, Postojalj, Nowo Carkowka, Sheljakino, Malakjewa, Romachowa, Nikitowka, Arnautowo, sono pagine di storia scritte a carattere di sangue e a prezzo di eroici e disperati sacrifici nell’albo della gloria della Tridentina. Ma la pagina più luminosa, quella dove più rifulse l’eroico valore degli alpini, degli artiglieri da montagna, dei genieri alpini è Nikolajewka. Nella notte in cui sostavano ad Arnautowo l’avanguardia e la colonna vennero attaccate da forze regolari e partigiane, che furono respinte dopo alcune ore di combattimento. La partenza venne anticipata e la colonna, nei pressi dell’abitato, venne attaccata dal nemico che impegnò il Tirano ed il Gruppo Val Camonica. La lotta si svolse con alterne vicende. Scopo evidente del nemico era quello di separare il grosso della Divisione dall’avanguardia. I russi tentarono di aggirare il Tirano, ma la manovra venne sventata dagli alpini del 5° che travolsero l’attaccante ed aprirono una breccia sufficiente ad assicurare il deflusso della enorme massa comprendente anche elementi già appartenenti a formazioni tedesche, ungheresi e rumene che seguivano passivamente la Tridentina. Nel frattempo i battaglioni del 6° giunsero in vista di Nikolajewka. L’efficienza dei re- parti era gravemente intaccata a causa dei duri combattimenti sostenuti in precedenza e dalle rigide condizioni del clima. Anche le munizioni cominciavano a scarseggiare. La ferrovia sopraelevata, che corre tra i margini del paese costituiva un ostacolo difficile da superare e venne sfruttato dai russi quale appiglio tattico. I battaglioni del 6° riuscirono ad oltrepassarla verso le 11, dopo aver aspramente combattuto. Ma l’irruzione nell’abitato venne rigettata dal nemico ed anche il terrapieno della ferrovia RICORRENZA Si rievoca la battaglia di Nikolajewka LAMEMORIA di Angelo Sala dovette essere abbandonato. Trincerati ai margini dell’abitato, proprio dietro la linea ferroviaria, muniti di abbondanti quantità di mortai e di artiglierie, i russi, che dispongono di una forza almeno quadrupla e di posizioni favorevolissime, riescono a tenere ferma la Tridentina per lunghe ore. Lo sbarramento sembra infrangibile, ma non passare vuol dire "impietrire" nella steppa, perdere il frutto di tanti sanguinosi sforzi, di tante precedenti battaglie vittoriose. Nel tragico momento non resta che tentare un ultimo sforzo disperato. Verso mezzogiorno comincia ad arrivare il grosso della colonna, ostacolato nel suo procedere dagli sbandati, che ostruiscono la pista e non permettono il passaggio, specie delle batterie. Il generale Reverberi, infaticabile, fa schierare le batterie per sostenere la ripresa dell’attacco, dà disposizioni perché avanzino al più presto i battaglioni del 5°, fa inquadrare gli sbandati per rinforzare i battaglioni. La difesa nemica è violenta ed è appoggiata da aerei che spezzonano e mitragliano la massa delle slitte, dei quadrupedi, degli automezzi. Atteso invano l’arrivo dei battaglioni del 5°, duramente impegnati ad Arnautowo, il generale Reverberi ritiene opportuno che l’attacco a Nikolajewka non venga dilazionato oltre. Salito sulla torretta di un carro d’assalto tedesco lancia il grido dell’estremo sforzo disperato: "Tridentina, avanti!" e si getta allo sbaraglio per trascinare nella mischia i suoi uomini. Alpini, artiglieri da montagna, genieri alpini si lanciano sul nemico con la forza della disperazione e travolgono uomini, armi e mezzi. I vuoti nelle file sono spaventosi. L’attacco subisce un rallentamento. Ma arrivano i battaglioni del 5° e anch’essi con impeto rabbioso si lanciano sul nemico sbaragliandolo e mettendolo in fuga. Il nuovo accerchiamento è rotto. Quaranta ufficiali caduti, tra i quali il generale Martinat, numerosi feriti, tra i quali il colonnello Adami comandante del 5° e il colonnello Migliorati comandante del 2° artiglieria da montagna, e un numero incalcolabile di alpini rimasti sul terreno della lotta sono lo spaventoso bilancio di questa epica giornata, dove l’eroismo della Tridentina rifulge nel suo massimo splendore. Onore ai Caduti. Il loro spirito immortale aleggia ora nel clima della commemorazione per ripetere a noi tutti che il loro sacrificio non è stato vano. L’«anima» di Benedetti raccontata in libreria «Narrare di rime» alla Cavour, arriva l’opera prima di un giovane poeta toscano Descrivendo la poetica di Corrado Covo- pio puntato sul mondo. L’autore canta con rafni, Bonfiglioli scriveva: "L’anima è concepita finata ammirazione e spontanea immedesimacome una lastra impressionabile, pronta a zione i colori del reale e della vita e l’innumescomporre l’oggetto in una serie di revole varietà dei suoi fenomeni e dei sensazioni empiriche e a riorganizsuoi aspetti. zarlo in sovrimpressioni analogiche. Scrive a questo proposito Giordana «Linguaggio L’anima è, insomma, un’attività perEvangelista nella prefazione al volucettiva, fotografica". me che sarà presentato oggi: "La sotclassico ma Parole che descrivono nel migliore tile sensibilità di Benedetti, unita a senza inutili dei modi e valgono anche per la poeun solido legame con la tradizione forzature sia di Marco Benedetti che, nato a poetica, dà vita ad una poesia che è Milano nel 1964 e residente in un soprattutto sinestesia, dove la musiche riesce piccolo paese della Lunigiana in procalità generata da arcaicismi, anastrocomunque vincia di Massa Carrara, è alla sua fi, anafore e assonanze». ad evocare opera d’esordio - "Narrare di rime" E ancora: «La perfetta padronanza di (Albatros, pagine 64, euro 11,50 un linguaggio classico, sempre ben suggestioni che lo stesso autore presenterà quedosato e mai imprigionato nell’eruinconsce» sto pomeriggio, sabato 5 febbraio a dizione fine a se stessa, si sposano Lecco, alle ore 17,30 nella Libreria mirabilmente con le innegabili quaCavour. lità pittoriche dell’autore, sì da colLa poesia di Marco Benedetti è infatti poeti- pire tutti i nostri sensi ed evocare inconsce ca dell’anima, è vivezza coloristica e dinami- suggestioni». smo impresso su rilucente lastra, è caleidosco- Parole forse un po’ difficili per dire che la poe- sia di Benedetti nasce dalla vita e dalle riflessioni su ciò che più ha colpito l’animo del poeta, è strettamente ancorata al quotidiano, al suo decoro e alla sua intrinseca dignità, che si esprime sia nelle relazioni umane sia nel rapporto con le cose del mondo. Ma ciò che più emerge da queste liriche è l’aderenza sincera e vitalissima all’abituale divenire del reale, è un profondo senso del tempo, è la tenace capacità di vivere "nell’incessante / avvicendamento dei giorni", è la volontà di non sottrarsi a questo continuo moto dell’esistenza, è adesione a esso come sinonimo di libertà. I dati della realtà esterna vengono interiorizzati e filtrati dall’esperienza individuale contemplata nel suo trascorrere, nella convinzione, di eraclitea memoria, che "tutto scorre" e che solo nell’unità dei contrari si ritrova la profonda armonia del mondo. E la poesia ritrova così la sua più antica e profonda radice, facendosi fedele testimone del miracolo della vita che si rinnova. (an. sa.)