Operazione Lady lake 17
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Operazione Lady lake 17
Con un profumo inconfondibile di lago, siamo sul Sebino in una giornata quasi primaverile di fine febbraio, giusto il 29 di un anno bisestile, la terza occasione del secolo, su una panchina nei giardini pubblici dove due signore di mezza età, di bella presenza, vestite alla moda si scambiano commenti, tra le gioiose grida di bimbi. Senti Carla è Eva che parla ho una strana notizia e penso che ci sia del vero. Dimmi Eva la esorta Carla con quell’aria da curiosa molto interessata ai pettegolezzi. Una vicina di casa della Manuetti mi ha riferito che la signora è partita da casa. Che sarà mai se una parte, replica Carla. “no-no forse se ne è andata per sempre”. “se ne andata per sempre cosa vuol dire?” – Eva: mi sembra che abbia lasciato la sua abitazione e depositato un biglietto nella cassetta per la posta con scritto, -ciao me ne vado per sempre-. “e il marito come l’ha presa?” “Pare molto male era arrabbiatissimo, incazzato nero” “Ti credo la trattava come una serva, ora rimarrà solo, dovrà fare tutto da solo”. “Va bene che è un lavoratore e non le ha mai fatto mancare niente, ma con lei era autoritario e non le permetteva di fare nulla come se fosse stata un’incapace, ma nella realtà era brava svolgeva un’attività con i sui genitori ed era ben apprezzata da tutti i sui clienti. – Carla: forse ha fatto la cosa giusta, si rifarà una vita. Ciao Carla devo scappare ti farò sapere se ci saranno novità, così Eva si congeda. All’indomani il signor Manuetti si reca alla caserma dei Carabinieri “Buongiorno Maresciallo”, i due si erano conosciuti la settimana precedente durante una passeggiata in piazza sotto i portici dove il Manuetti è il titolare di un’agenzia viaggi, ottima posizione due impiegate e quattro collaboratori, e gli affari vanno discretamente bene. Il Maresciallo di Gotto da poco nominato Comandante della Caserma è un trentacinquenne di bella presenza di origini settentrionali, sposato e genitore di due gemellini, la madre pugliese ed il padre lombardo, i suoi genitori si conobbero quando il padre carabiniere nel distaccamento del Tavoliere delle Puglie, si innamorò della ragazza più bella del paese e lei subito contraccambiò, suscitando le ire dei giovani locali che si videro “scippare” “la perla” per la quale impazzivano. Sapendo della questione l’Arma per evitare dissidi promosse il Padre del Maresciallo di Gotto e lo trasferì al nord, la giovane ragazza contesa lo segui e ad oggi passati molti anni ormai pensionati, svolgono il compito dei perfetti nonni con quei due nipotini che il figlio Mario ora Maresciallo gli affida. Il giovane Maresciallo avendo di fronte il Manuetti lo esorta nel descrivere quale sia il suo problema, Dica Manuetti! Sono sconvolto mia moglie mi ha “lasciato” Si ho già sentito qualcosa, Il Maresciallo Di Gotto fingendo di saperne poco sollecita il Manuetti a sfogarsi vedendolo contrariato e conoscendone i retroscena, quasi come se fosse venuto a confessare la sua colpa per il gesto della moglie ma pensando che avesse sbagliato indirizzo, forse se avesse scelto Don Paloelli persona sensibile oltre che parroco del paese sarebbe stato meglio. Sa le voci girano velocemente in paese. Manuetti replica, capisco le voci e vedo gli sguardi della gente come se volessero accusarmi, anzi ho sentito pure che me lo sono meritato. Ma non son qui per questo, mentre il Maresciallo sbriga qualche faccenda con il Brigadiere vergando alcuni documenti il Manuetti richiama l’attenzione, consapevole che anche il Maresciallo lo stia trattando con sufficienza, alzando un po’ il tono della voce , ho un dubbio un forte dubbio mi racconti il Maresciallo vede la preoccupazione sul volto del Manuetti e lo ascolta forse con più attenzione. Vede Maresciallo una persona non se ne và cosi all’improvviso senza aver pianificato tutto Non è detto è la replica del Maresciallo, Forse le devo dire tutto di getto, l’armadio è ancora pieno dei suoi vestiti, l’orologio sta la sul comodino, la sua borsa l’ho trovata sul tavolo in cucina con tutti i documenti, stamane sono passato in banca sul nostro conto non sono stati fatti prelievi nell’ultimo tempo che non siano spese per la normale vita di casa e le carte di credito sono nella borsa. Come spiega tutto ciò Maresciallo non le sarà capitato qualcosa di brutto. Al chè il Maresciallo condivide gli stessi dubbi ma cerca di rassicurarlo, è vero c’è qualcosa di anomalo, sbilanciandosi e aggiunge da come me l’ avevano raccontato forse ora la storia è un po’ diversa. Cosa ne pensa Maresciallo io non sono tranquillo se ne è andata lasciando nella cassetta della posta un saluto un semplice ciao non è possibile non è da lei. In paese nei giorni successivi girano dubbi e si alimentano nuove teorie che ogni singolo paesano formula a suo modo, da una fuga d’amore nei paesi tropicali con un facoltoso spasimante, magari cliente del marito, per cui non c’è bisogno di documenti, nuova vita nuova identità. Chi poi parla di amnesia, chi di tragica fine magari annegata nel lago, qualcuno ipotizza pure di un sequestro per estorsione, ed infine assassinata azzardando che il marito ne sia l’artefice.In caserma non si parla d’altro, viene riconconvocato il Manuetti e messo sotto torchio. Maresciallo sono io la vittima assieme a Giulia (nome della moglie), capisco la procedura, voi fate il vostro dovere sono consapevole che la prassi sia questa ma non calcate troppo la mano, in questi giorni mi sono visto la mia vita di coppia passarmi davanti ogni minuto e riconosco gli errori che avrei potuto commettere anzi, che ho commesso ma non mi merito tutto questo accanimento. Il Maresciallo lo interrompe “devo procedere signor Paolo”, lo sa che nessuno ha visto e sentito niente nel giorno della scomparsa , sappiamo che lei non aveva un buon rapporto con la signora Keller, di certo non la trattava come una regina. E’ vero tutto ciò che mi dice sono un uomo un po’ burbero in casa, probabilmente usavo lei come valvola di sfogo, sa lo stress che accumula in agenzia, mi rodeva un po’ l’atteggiamento dei mie clienti, solo gente che va a spasso, “Ma scusi ma non è il suo lavoro” lo interrompe il Maresciallo Si ma in questi anni ne ho viste tante, gente che partiva con l’amante, raccontando un sacco di balle in famiglia e mi chiedevano pure di coprirli, persone che facevano viaggi in Asia per fare sesso magri con minori …. “In effetti il suo comportamento è un controsenso, ha una moglie tranquilla e la caricava con le sue ansie.”Replica il Maresciallo Chissà a cosa pensavo, non capivo che in casa avevo chi mi sopportava, ma voglio rimediare collaborerò assolutamente per ritrovare Giulia ma non c’entro con la scomparsa. Il Maresciallo gli rispose “non sia frettoloso questo lo lasci scoprire a noi se è partita o scomparsa” Non voglio che sia scomparsa, preferisco che sia scappata, si le volevo bene, anzi gliene voglio ancora di più, ora che non so che fine abbia fatto, sono disperato Maresciallo. Mi dica Manuetti ma con il cellulare avrà poi chiamato la signora? E’ la prima cosa che ho fatto ancora il giorno stesso, ma non mi ha risposto e è subentrata la segreteria. Faremo fare una ricerca dalla scientifica, ho già segnalato al Comando dei Ris di Parma ma mi lasci il numero della signora per stabilire le celle assegnate al segnale. Maresciallo il giorno 29 febbraio quando sono rientrato a casa ho notato che la porta era socchiusa mentre Giulia è meticolosa chiude tutto e ha l’ossessione dell’ordine, mi sembra strano che fosse uscita lasciando la porta aperta, quando bastava tirarla e si chiudeva automaticamente. Mentre continua il dialogo tra i due, un carabiniere entra in ufficio e sussurrando al Maresciallo qualcosa mentre fissa con lo sguardo il Manuetti. – Manuetti: ci sono novità – Maresciallo: sembra che abbiano trovato una scarpa da donna sul bordo della strada che va verso la valle. – Manuetti: che tipo? che colore? Quale numero? – Maresciallo: si calmi Manuetti stiamo verificando. – Manuetti: non ci capisco niente se anche fosse di Giulia cosa ci fa la sua scarpa su una strada. –Maresciallo: si la cosa è anomala, se fosse partita di sua volontà non avrebbe perso una scarpa per strada, e se fosse stata rapita non si lasciano tracce. – Manuetti: non vorrà forse sospettare forse a una tragedia. Il Maresciallo ordina al Brigadiere: Brevi prepari la volante che andiamo a verificare. Arrivati sul posto c’èsubito la conferma che la scarpa del piede sinistro color giallo è stata riconosciuta dal Manuetti come quella della moglie, sicurissimo perché una leggera macchia scura sul lato sinistro, procurata da un piccolo tizzone che sfavillò dal caminetto di casa la sera prima della scomparsa della moglie. – Maresciallo: sig Manuetti ma questa scarpa………. – Manuetti: ho capito cosa vuol sapere, sono le scarpe che usa in casa mai assolutamente quando usciva. Il Maresciallo di Gotto storcendo il naso mostrando come fosse un gesto di incertezza e di imbarazzo si rivolge al Manuetti, “qui la cosa si fa più seria. Verso i suoi sottoposti chiede se ci siano altre tracce sul terreno, o nel bosco, come segni di trascinamento o altro, ricevendo risposta negativa risalgono sulla volante e ritornano nuovamente in caserma. Subito dopo il rientro squilla il cellulare del Maresciallo: sono il comandante Palissi della scientifica, abbiamo individuato la locazione del cellulare della signora Manuetti. Il Maresciallo rivolgendo lo sguardo al Manuetti come se volesse comunicargli una buona notizia lo tiene momentaneamente sulle spine, ma replicando alla scientifica: quale è la cella del posizionamento? – Scientifica : abbiamo di più, il telefono lo abbiamo recuperato nel giardino di casa del Manuetti ovviamente con la batteria scarica, e come diceva il marito effettivamente erano presenti le chiamate agli orari che aveva dichiarato, però tutto questo comunque non lo scagiona. Il Manuetti nota che l’espressione del Maresciallo è di colpo cambiata e chiede se ci siano delle novità – Maresciallo: abbiamo trovato il cellulare di sua moglie nel giardino di casa vostra ormai scarico ed in memoria sono presenti le chiamate che Lei ha fatto, ma scusi come mai non ha sentito gli squilli se era li vicino, ci aveva dichiarato di averla chiamata subito quando ha trovato il biglietto nella cassetta postale, è li a pochi metri hanno trovato il telefonino sulle aiuole, e lei…… – Manuetti: mia moglie è sempre stata una persona discreta non amava i telefonini, quel modello è stato un mio regalo, e teneva sempre il segnale in vibrazione per non disturbare, penso che ovviamente sia per questo mi è stato impossibile percepire le chiamate. Il Maresciallo congeda il Manuetti sollecitandolo a rimanere a disposizione, incaricando il Brigadiere Filetti di sorvegliare lo stesso con molta discrezione. Passano diversi giorni, le ricerche continuano, si mobilita la Protezione Civile, si scandaglia il lago, si esplorano i boschi, decine di persone che cercano la signora Keller, ma nessuna ricerca porta al minimo indizio. Ormai il caso diventa Nazionale mentre la stampa locale contribuisce alle ricerche con indagini parallele, raccogliendo informazioni poi girate agli inquirenti. Dopo una settimana mentre il Maresciallo di Gotto sta relazionando sul caso Keller con il suo superiore il Tenente Moretti, apre una busta ricevuta in mattinata, una lettera anonima stranissima, di lettere anonime in caserma se ne ricevono tante, chi segnala abusi edilizi chi violenze sui minori, la casistica è infinita, ma questa le superava tutte. Un foglio bianco con scritto un numero, il 7. Il Tenente e il Maresciallo con un risolino liquidano la lettera pensando ad una burla, siamo appena usciti dal Carnevale è la battuta . Il di Gotto archivia nel cassetto della scrivania la busta, dopo aver controllato la sede dell’ufficio Postale di provenienza e l’etichetta dell’indirizzo, notando un particolare, una sbavatura sulla C di Caserma e C di Carabinieri, sembra addirittura voluta, pensando che le stampanti laser usata in questo caso non riconoscono i caratteri, ma stampano il tutto come fosse una immagine. Il Maresciallo si acciglia come se quello che ha notato potesse essere un particolare importante e poi chiude il cassetto. Il di Gotto è persona molto puntigliosa, nella sua carriera non ha mai sottovalutato anche i piccoli particolari che poi si sono rivelati utili per risolvere i casi più intricati. Rientrando a casa il Maresciallo, dopo una giornata intensa per risolvere il caso della signora Keller per il quale lo ha visto impegnato nelle più svariate ricerche, rimane convinto che c’è qualcosa che non quadra in tutta questa faccenda, tra la posta personale, trova una busta simile a quella ricevuta in caserma, l’indirizzo con etichetta stampata con una laser e presenti due sbavature simili a quelle sulla busta ricevuta in caserma. Incuriosito si siede e con delicatezza apre la busta, sono del tipo imbottite con le bolle, usate per le spedizioni di prodotti delicati. Svuotato il contenuto evitando di toccarlo con le dita, scopre che si tratta di una chiavetta USB a forma di bracciale, come quelle che usano gli atleti per inserire i loro dati personali in caso di emergenza. Chiama la scientifica immediatamente perché possano rilevarne le eventuali impronte e le relative informazioni inserite nella memoria. All’indomani si scoprirà che nessuna impronta era presente ma il contenuto lascerà basito il di Gotto, su uno schermo gigante la scientifica gli mostra una serie di fotografie scattate nel periodo prima della sparizione della signora Keller ed alcune che presumibilmente sono state riprese dopo la sua scomparsa. Mentre le prime la vedevano intenta nelle commissione in paese, come fossero foto rubate da un obiettivo nascosto tra i vetri offuscati di un’auto, le seconde la ritraevano con un viso da espressione incerta quasi spaesata però tranquilla, nella foto si vede la signora Giulia seduta su un piccolo divano anonimo con la presenza di giornali e riviste editate negli ultimi giorni, che facevano bella mostra su un tavolinetto in cristallo davanti alla Keller, queste pubblicazioni erano la conferma che la signora era ancora viva e forse stava bene. La cosa strana era un quadretto sulla parete della casa che ospitava la signora Manuetti , si notava benissimo un numero, che guarda caso era il 7 con la stessa grafica della lettera anonima ricevuta in caserma, ma per completare il tutto il mittente aveva pure inciso un motivetto musicale, che a detta degli specialisti sembra inedito, un motivo solamente fischiettato, non cantato ne accompagnato da strumenti musicali. Maresciallo le segnaliamo che abbiamo un riscontro sulle fotografie, chi ce le ha inviate ha lasciato traccia delle proprietà (chi è pratico di foto digitali sa che si possono archiviare le fotografie mantenendo la data dello scatto e tutte le informazioni sulla fotocamera). Il di Gotto replica chiedendo quando furono scattate le foto. Il giorno prima del ritrovamento della chiavetta, risponde il tecnico. Il Maresciallo rivolgendosi ai colleghi della scientifica esclama: qui siamo di fronte ad un caso complicatissimo, o c’è un pazzoide che ci sta sfidando, ho il timore per l’incolumità della signora, oppure la stessa ci sta usando per fini personali che attualmente mi sfuggono, ma non tralascio neppure l’ipotesi che il marito ci stia prendendo in giro. Viene informato il marito di ciò, il quale tira un sospiro di sollievo, non nascondendo una certa preoccupazione, chiedendo al Maresciallo se stavano facendo tutto il possibile per ritrovare la moglie. – Maresciallo: ci troviamo di fronte ad un evento che non ha precedenti, non sembra un caso di sequestro anche se lo appare, per ora nessuna richiesta solo comunicazioni enigmatiche, neanche rivolte a lei, ma a noi che stiamo investigando, è molto strano, cosa ci vuol comunicare con quel numero ripetuto nelle missive, e poi lei Manuetti ci ha detto tutto? il Manuetti replica, “ma ancora dubitate di me”, non so niente di tutto quello che sta succedendo, per quanto riguarda il numero nel quadro e nella missiva non saprei poi collegarlo a niente, non ho spiegazioni in merito, mi può dire a che punto sono le ricerche. – Maresciallo: certamente il nostro impegno è massimo vogliamo capire e scoprire il significato del messaggio, che speriamo ci porti alla soluzione del caso. Ora vada ci sentiremo più avanti se ci saranno sviluppi. Il giorno successivo in caserma mentre si appresta ad uscire, una telefonata viene passata al Maresciallo di Gotto, dall’altro capo della linea c’è il macellaio del paese, cosa c’è Larelli a cosa è dovuta questa sua chiamata? Maresciallo mia moglie è sparita!!!! Come è sparita? Si credo sia accaduto come alla Keller!! Ma ne è sicuro? Stesso biglietto nella cassetta…… con scritto me ne vado per sempre ciao. Il Maresciallo chiede dove si trova in quel momento il Larelli per poterlo raggiungere. La casa del Larelli si trova a poche centinaia di metri dalla piazza dove è situata la sua attività di macelleria che dista pochi metri dall’agenzia viaggi del Manuetti. I due si conoscono benissimo essendo entrambi reciproci clienti, ma a differenza del Manuetti il Larelli è persona delicata comprensibile sempre disponibile molto educato e succube della moglie. La signora Angela Dorsi molto conosciuta in paese oltre che essere la moglie del proprietario della prima macelleria cittadina è la cassiera del negozio. La signora risulta essere anche molto autoritaria nei riguardi del marito, non nascondendo i suoi atteggiamenti in negozio, manifestando la sua autorità anche in presenza dei clienti, umiliando a più riprese il marito che sopporta queste angherie da tempo in silenzio. Il Maresciallo arrivato sul posto accompagnato dal Brigadiere Brevi che gli è sempre al fianco, si avvicina al Larelli in prossimità del cancello automatico in ferro battuto che si apre su un lunghissimo viale alberato, dei fiori magnifici sui bordi alloggiati in vasiere di terracotta lo delineano, il fondo è in ciotoli bianchi grandi non più di un’oliva, è una ricercatezza che pochi possono permettersela come se fossero stati selezionati uno a uno. Il Larelli vedendo lo stupore del Maresciallo per il viale, gli riferisce che è tutta opera della moglie e che le decisioni sulla villa le ha prese tutte lei. Dopo aver espresso le proprie congratulazioni per l’ambientazione, il di Gotto comincia con le domande. “Larelli sua moglie non le ha mai manifestato il desiderio di andarsene?” Macché per come mi trattava dovevo essere io a scappare, ultimamente non la sopportavo più, sempre irascibile e offensiva nei miei riguardi, malgrado la crisi il nostro lavoro va bene e non capisco perché fosse sempre arrabbiata. Non era cosi da giovane, solo dopo il secondo figlio ha cambiato atteggiamento, ed ora se ne va. Signor Ercole! il Maresciallo lo chiama così come lo conoscono in paese, di fatto nell’insegna del negozio è riportato solo il nome (da Ercole carne buona) al telefono mi diceva del biglietto, forse simile a quello della signora Keller, me lo mostri per favore. La grafia è di sua moglie? Si Maresciallo è proprio la sua ne sono sicuro anche se la scritta è un po’ grande. – Maresciallo: Cosa intende per un po’ grande? – Larelli: Angela scriveva spesso in negozio ma la sua grafia era sempre di piccole dimensioni, forse per restare dentro le righe del registro, ma anche in altre occasioni non eccedeva con lo stampato. – Maresciallo: in casa tutto a posto – Larelli: tutto in ordine non si è portata via niente, la borsetta al solito posto con tutti i suoi documenti e il telefono era in carica sul pensile della cucina. – Maresciallo: a ci risiamo. – Larelli: Maresciallo come ci risiamo cosa mi dice. – Maresciallo: in via del tutto confidenziale visto che ora è anche lei nel caso, si sta riproducendo la stessa scena di casa Manuetti, per la signora Giulia – Larelli: ma sui giornali non era riportato questo particolare. –Maresciallo: lo avevamo tenuto riservato per non allarmare la gente e per poter seguire le indagini senza la pressione dei media, abbiamo lasciato pensare che si trattasse di una scappatella, di gossip, perciò rimarrà nella riservatezza anche per lei. – Larelli: ma allora cosa c’è sotto? Angela e Giulia non erano propriamente amiche anche se si conoscevano e sono sparite entrambe nel giro di quindici giorni, che siano assieme? – Maresciallo: sarebbe bello ma c’è qualche cosa che non torna, ma glielo farò sapere più avanti. Il Maresciallo si congeda dal Larelli, confidandosi col Brevi all’interno dell’auto che li sta riportando in caserma, “ma che cosa sta succedendo in questo paese”, pensavo di stare tranquillo quando ho avuto la promozione venendo sul lago, mi dicevano gente tranquilla lavoratori indefessi, quasi tutti benestanti. Però come succede sempre, non esiste mai un’isola felice, tutti i casi più strampalati o efferati non accadono nelle città ma nelle località più sperdute. Squilla il cellulare del Maresciallo mentre i due rientrano,”Maresciallo di Gotto sono il Comandante Claudio Palissi della scientifica dei Ris di Parma” la chiamavo per il caso della signora Keller. Si Comandante sono a sua disposizione, come mai si è mosso il capo della scientifica? Avete novità in più a quello che già sappiamo. Maresciallo ci vediamo in caserma si abbiamo una cose da farvi sapere. Rientrati in Caserma dopo i saluti di rito e di cortesia ed un apprezzamento del Maresciallo verso il Comandante, per la disponibilità manifestata per un caso che fin’ora non presenta fatti di sangue, il Comandante tramite un tablet ormai adottato dall’arma dei Carabinieri, mostra la foto presente sulla chiavetta portata dal Maresciallo alla scientifica, l’immagine raffigurava la signora Keller seduta su un divano e sul retro quel quadretto che conteneva il numero 7. Comandante dov’è la novità? Stia attento di Gotto vediamo la foto, l’abbiamo ingrandita moltissimo era stata scattata in altissima definizione, se volevano ritrarre solo la Keller per dimostrare che era in vita era sufficiente la bassa risoluzione, qui invece si è esagerato, colui che ha eseguito lo scatto ha voluto fare ciò, perché ad una più approfondita ricerca scoprissimo un particolare. Quale particolare? Il Brigadiere Brevi si sente di richiedere al Comandante la spiegazione, scavalcando il Maresciallo e pentendosene subito, ma il Maresciallo lo rassicura bravo Brevi vedo che ha preso a cuore il caso. Il Comandante digitando sullo schermo del tablet continua l’ingrandimento della foto ed in particolare sul numero 7 rappresentato nel quadretto sulla parete dietro la Keller, il di Gotto mentre continua l’ingrandimento esclama “ma ci sono delle scritte dentro il numero” è appunto quello che volevo farle vedere replica il Comandante. Finito l’ingrandimento appare come d’incanto la dicitura “in caso di emergenza aprire la chiavetta”. Il Brigadiere stranito quasi sottovoce ripete la frase criptata “aprire la chiavetta” ma cosa significa? Mentre il Maresciallo intervenendo chiede al Comandante “ma la cosa si complica ancora di più ma chi è costui e cosa vuole? Ma questo è niente è la replica del Comandante Palissi, il Di Gotto fa un inciso “vorrei ben vedere e fino a questo punto è solo un rebus, dove sarà mai la chiave della soluzione?” Aspetti non abbia fretta noi ci abbiamo messo mezza giornata per aprire la USB ed al suo interno abbiamo trovato con nostra sorpresa un microchip, il messaggio dentro il numero indicava proprio questo, ma purtroppo niente di risolutivo o di utile. Alché il Maresciallo spazientito ripetendo la frase del Comandante con quel tono di chi pensava di risolvere la cosa “niente di risolutivo”. Il Comandante replica “sono qui da voi in caserma in quanto il contenuto del microchip non ha nulla a che vedere con il caso”, all’interno sono presenti una serie di fotografie di un costone di roccia spiovente tra la strada e il lago, l’ambientazione è vostra sono riprese di paesaggi sul Sebino. Vediamole per capire dov’è il posto, però Comandante mi dica “ il messaggio dentro il numero poteva rimanere nascosto? perché non evidenziarlo subito” il Comandante conferma che il messaggio sarebbe potuto rimanere nell’oscurità in quanto non indispensabile alle nostre indagini, ma volendo aggiungere il fascino del segreto, poteva una volta scoperto dare più importanza al messaggio. Ma chi mai ci sta mandando questi segnali, ora vediamo le foto e forse tramite voi riusciremo a scoprirne il significato, queste sono le ultime parole del Comandante prima di posizionare la sua mano sinistra sullo schermo. Ma è a Castro il Brigadiere Brevi con un’esclamazione si rivolge al Maresciallo, “si ricorda quando l’abbiamo accompagnata il giorno dopo il suo arrivo sul lago con la nostra pilotina”, siamo arrivati fino dove il fiume sfocia nel Sebino e ci siamo fermati anche a rimirare quella parete di roccia perpendicolare che spioveva nelle acque, chiamato l’Orrido del Bögn, poi anche quella massa di tufo che si accumulava sul bordo della strada battezzato il Piede dell’orso che formava una piccola cascata, ah purtroppo Maresciallo quell’accumulo è sparito. Sparito? Brevi come è sparito? Si Maresciallo dopo anni di inverni miti quest’ultimo è stato eccezionale con giornate intere con picchi di 10 gradi sotto lo zero, Brevi la faccia breve, mi scusi il gioco di parole lo interrompe il Maresciallo. Sarò breve è la replica sorridente del Brigadiere, il freddo intenso ha ghiacciato tutto il blocco e si sa che l’acqua quando ghiaccia si espande, cosi il gelo ha creato una frattura e quando c’è stato lo scioglimento il blocco è piombato nel lago ed è sparito nelle profondità della sponda. Il Comandante appreso questo aneddoto di alta geologia mostra le altre foto, sempre di quella specie di falesia, che si erige dalla sponda del lago a fianco della strada su un piazzale. Diverse sono le angolazioni degli scatti che riproducono il blocco calcareo. A questo punto il Maresciallo interviene “ma che roba è Comandante?” Questa è solo la prima parte, risponde il superiore. Non mi terrà qui a vedere la morfologia della zona spero. Ora viene il bello, stia ad osservare la seconda parte, è lo stesso sperone però modificato con la grafica 3D, poi successivamente le chiederò se ha un significato con il vostro caso. lo Le foto mostrano la metamorfosi della roccia un parallelepipedo con base di venti metri per venti e di misura maggiore in altezza, che veniva trasformata meglio ancora scolpita da mano umana e trasformata in una bellissima casetta tipo Tirolese, con balconi in legno e moltissime finestre ed un’infinita di fiori su tutte le facciate. Faceva bella mostra anche un’insegna che indicava “La Taverna Sebina” e da altre foto si scopriva che la roccia era stata scavata anche all’interno, per creare più piani, comprendendo una cantina ed un attracco a lago. Allibiti e perplessi i tre si scambiano sensazioni sulle immagini appena viste, con le indagini non centrano niente è la conclusione, è si una bella operazione virtuale eseguita da una buona mano, forse da un grafico, o da un architetto, ma lasciano spazio solo allo stupore, ma non aggiungono niente. Comandante cosa facciamo dopo aver visto le immagini è la richiesta del Maresciallo Di Gotto. Il Comandante Palissi allora consiglia di eseguire un sopralluogo nella zona per scoprire se si possano trovare degli elementi aggiuntivi lasciati appositamente per avvalorare gli indizi, visto che è tutto un enigma, è meglio non tralasciare ormai più niente. Chiudendo la conversazione il Capitano Palissi, avvisa il Maresciallo Di Gotto che ha provveduto ad avvisare lo Stato Maggiore, che li affiancherà di una psicologa per seguire il caso e per meglio definire il profilo di chi invia queste missive, a giorni si presenterà in caserma. La psicologa in questione è una vecchia conoscenza dell’arma si tratta della Dottoressa Anna Calegaris, che ha seguito casi molto importanti in Italia contribuendo alla loro risoluzione. All’indomani Maresciallo e Brigadiere si dirigono verso la sponda occidentale del Sebino, verso la località descritta dalle foto e dopo aver superato l’ultima galleria Bergamasca, prima di inoltrarsi nella cittadina Castrense, si parcheggiano con la volante nel piazzale antistante la falesia indicata dalla foto. I due osservano un monolite mastodontico che negli ultimi anni è stato scalpellato sul lato strada per poter migliorare la viabilità, creando un marciapiede alla base del masso per facilitare la pedonalizzazione. Il Maresciallo Di Gotto ispeziona la zona, ma da subito nota all’interno di un graffito, che campeggia in bella vista il numero sette. Brigadiere Brevi ci risiamo col sette, esclama il Maresciallo, avvicinandosi al disegno sulla parete liscia del masso, alché nota un foro di circa 3 centimetri di diametro forse creato con trapano tassellatore e proprio all’interno del disegno del numero, da questo pertugio si intravede un cilindro di materiale plastico come fosse un contenitore stagno, una volta estratto il tubo il Maresciallo tenta l’apertura con l’ausilio del Brigadiere usando i guanti in lattice per evitare di imprimere le proprie impronte e preservandone eventuali di chi ha realizzato il manufatto. Dopo l’apertura sicuri di un eventuale contenuto trovano all’interno un messaggio cartaceo. Con apprensione il Maresciallo srotola il foglio di carta plastificata, e scopre che il messaggio è proprio indirizzato a lui. Poche parole e lapidarie “Maresciallo siete sulla buona strada” cinque parole che sintetizzano la missiva, che inorgogliscono il ricevente ma che allo stesso tempo lo disorientano. I due si guardano e scuotono il capo con la classica smorfia di disappunto. Il Maresciallo mentre risale sulla volante scambia delle valutazioni sul fatto che qualcuno o qualcheduna stia giocando con loro. Brigadiere Brevi, lei che questa zona la conosce bene visto che in caserma si parla di come sia un ciclista provetto e che il giro del lago lo fa spesso per allenamento, ha forse notato qualcosa ultimamente. Maresciallo di qui ci passo molte volte in bici ma quel graffito mi sa che è recente. Dovremmo fare una ricerca per sapere se qualcuno sa o ha visto qualcosa in zona è la replica del Maresciallo, aggiungendo che ormai si dovrà collaborare con i colleghi del posto. Passati pochi giorni dalla scomparsa delle signore Keller e Dorsi il Maresciallo Di Gotto riceve in caserma una SD si tratta di una scheda di memoria che si usa nelle fotocamere digitali, con cautela apre la busta anonima a sacchetto che la contiene, sospettando visto gli eventi i che potrebbe trattarsi di un collegamento tra i casi delle persone scomparse in quei giorni. Con una pinzetta richiesta al Brevi sempre presente il di Gotto estrae la card evitando di contaminare la superficie con le proprie impronte, con un gioco di polso la infila nell’alloggio del proprio computer, riferendosi al Brevi lo informa che prima la vedono loro per curiosità poi la porteranno alla scientifica per le analisi se ci sarà qualcosa inerente al caso. Aprendo la cartella nominata solamente con un numero l’1, il Maresciallo esclama “speriamo che non sia nuovamente qualcosa di criptico ma solamente la prima cartella”. La prima foto che appare è una scena da stadio con tanti spettatori, ed in primo piano un personaggio il classico tifoso ultras oltretutto conosciuto in caserma. Il Brevi si lancia con impeto come fosse un titolo da prima pagina “ma quello è Ernestino” e chi sarebbe Ernestino chiede il Maresciallo, ma si quello che abbiamo fermato settimana scorsa a bordo della sua microcar, ah è vero è vero, adesso lo riconosco, qui nella foto ha tutto il viso dipinto dai colori della sua squadra e con quella parrucca da carnevale mi aveva proprio portato fuori pista. Ernestino non si smentisce mai è il classico tipo sempre allegro pronto alla battuta e alle barzelletta facile, in paese lo conoscono come l’Ernestino birichino colui che intrattiene tutti ed è pure famoso per gli scherzi telefonici, mai osceni e sempre burleschi , ormai scherzi di passata stagione, in quanto non ci cascava più nessuno, Ernestino è un omone gigantesco senza patente costretto a guidare per spostarsi una minicar che non è altro che un motorino con carrozzeria che si avviluppa sulle sue fattezze. Visualizzando la seconda foto, un attimo di sconcerto pervade la stanza i due si incrociano con lo sguardo e con il cuore che comincia a palpitare esclamano all’unisono ma è la Dorsi !!!!!!!!!!!! La Dorsi contrariamente alla Keller ha il volto contrito con lo sguardo diretto in “camera” come se volesse lamentarsi e poi sembra arrabbiata più che mai. La prima reazione del Maresciallo è chiamare tutti a rapporto ed ordinare “portatemi subito Ernestino” il Brevi che conosce bene L’Ernestino non esita a calmare il Maresciallo che a sua volta replica “è chiaro che l’Ernestino non è il misterioso personaggio che ci sta tenendo sulle spine, chiunque fosse non sarebbe estremamente stupido di accusarsi così palesemente. Lo voglio qui per sapere chi ha scattato la foto che lo ritrae allo stadio. Il Brevi rassicurato dal Maresciallo che il sospettato non era di sicuro l’Ernestino si organizza nelle ricerche inviando due giovani di leva alla volta del buontempone .Su suggerimento del Brevi lo trovano seduto al bar della piazza, quello che è il ritrovo dei tifosi che prima di iniziare il turno pomeridiano di lavoro presso la loro azienda si scambiano le solite battute sulla squadra del cuore. Maresciallo di Gotto vede anche lei quello che ho notato anch’io, il Brevi ed il Maresciallo continuando nell’osservazione della foto notano che la postura della Dorsi è un po’ strana, mentre la Keller era seduta su un divano quest’ultima si trovava su uno sgabello che ha un'unica gamba tipo quelli dei mungitori ma con lo stelo molto più alto, la posizione non lasciava dubbi l’equilibrio era instabile e per sorreggersi doveva avere entrambe le gambe a terra con i palmi della mani sulle ginocchia e la schiena ritta, altrimenti rischiava di cadere. Ora sappiamo che le due storie si intrecciano ma a che scopo è la constatazione del Maresciallo ed il Brevi replica con disappunto “però è tutta una complicazione come ne veniamo fuori”. Scorrono i minuti ad osservare la foto nella ricerca di elementi utili, di numeri non ne vedo per fortuna, la banalità di dire qualcosa in codice è frutto di scrittori di libri gialli mentre nella realtà le cose sono assai più semplici, dopo questa dichiarazione il Maresciallo viene interrotto bruscamente dal Brevi che con un cenno di delusione esplode con un’affermazione “ma no anche qui” “dove e che cosa anche qui?” controreplica del Maresciallo, Il Brevi che si era sostituito nella “esplorazione” della foto individua sull’unica gamba dello sgabello una macchia che rappresenta il numero uno. Cartella numero uno sgabello ad una gamba poi il numero uno stampigliato proprio su di essa siamo a cavallo afferma il Maresciallo. Speriamo che la finiscano qui costoro, ora dobbiamo trovare queste donne altrimenti ci sarà il panico in paese se si scopre che c’è correlazione, il Brigadiere Brevi ascolta ed annuisce ed aggiungendo “cosa sarà successo a quelle due povere donne”. Mentre i due giovani Carabinieri si apprestano nel portare in caserma l’Ernestino, che con stupore li segue senza opporre resistenza anzi ben felice di “saltare” il lavoro aggiungendo con tono scherzoso che forse è la volta buona che si riposerà un po’, il Maresciallo dopo aver informato la scientifica e sempre in compagnia del Brigadiere apre la terza foto che li sconvolge, sdraiata su un lettino tipo obitorio era distesa la signora Keller coperta da un lenzuolo stranamente rosa. In seguito i due osservarono che il lenzuolo le lasciava scoperto ovviamente per far riconoscere la persona solo il viso, il volto sbiancato ceruleo che non lasciava presagire alcunchè di animato, siamo di fronte ad un omicidio un assassinio di fatto. Brevi chiami subito il Magistrato il dottor Fè e rintracci il marito immediatamente, ora la tensione sale ed il Maresciallo che aveva fatto aspettare l’Ernestino nella stanza attigua lo invita a seguirlo nella sala del computer, se prima era intenzionato a raccogliere le sue dichiarazioni, ora dopo la terza foto sbotta in un irrefrenabile desiderio di levagli la pelle, ma certo della sua estraneità si rilassa ma con voce decisa, chiede,”Ernestino mi spieghi cosa ci fa lei in queste foto e chi gliele ha scattate” dopo avergliele mostrate sullo schermo. Maresciallo non so che dirle con tono sommesso è la replica intuendo che probabilmente c’era qualcosa di grosso che però non riusciva a capire, visto il tono della domanda e conoscendo il Maresciallo che nell’occasione del suo precedente fermo sulla minicar avevano finito per scherzare, ora la cosa sembrava seria, ma di cosa si tratta Maresciallo rispose in seguito l’Ernestino. Mi dica chi le ha fatto la foto voglio saperlo subito. Vede la partita è di un mese fa allo stadio del Brescia, si giocava in casa penso che sia di Marcello detto il “bello” riferisce l’Ernestino. Il Bello anch’esso un personaggio del paese che tutto è tranne che un bell’uomo, ha acquisito questo soprannome da ragazzo, gli è stato appioppato quando ancora quindicenne scorazzava per la piazza che all’epoca non era ancora pedonale, tentando un’impennata col suo cinquantino fece una manovra maldestra e ne ricavò un ruzzolone, quando si rialzò seguito da uno scroscio di applausi e da una forte ilarità degli astanti esclamò “questo è il bello della diretta” usando una celebre frase che venne pronunciata da un famoso presentatore tv dell’epoca, da allora il Bello è lui. Per la legge del contrappasso gli rimase a causa della caduta una cicatrice sul volto che lo ha deturpato e lo accompagna. Lo conosco se ne esce il Brevi sotto lo sguardo stupito del Maresciallo, chi è costui dice il di Gotto, ed il Brevi riferisce è un amico di Ernestino è uno che scatta foto in continuazione lo troviamo subito, mando i ragazzi a prelevarlo. PRELEVARLO!!! la sottolineatura del Maresciallo viene seguita da un “stiamo accorti lo faccia accompagnare qui senza tanta scenografia”, già c’è troppo mormorio e movimento in paese non vorrei che si allarmassero in troppi magari per niente. La cosa però non sfugge all’edicolante della Piazza un tal Maurizio detto il “Notizio” cosi rinominato dai paesani vista la sua indole nel rimarcare gli articoli dei giornali che prima legge e poi successivamente vende, accompagnandoli sempre con un suo personale commento che susciterà poi nei lettori la curiosità nello scoprire se lui di quel che esprime qualcosa ci azzecca. Il Notizio seguendo la scena prima dell’Ernestino poi del Marcello, prende il telefono in mano fa quel che uno del settore deve fare per alimentare il suo fatturato, chiama l’amico giornalista che scrive sul giornale locale e lo informa degli strani “prelevamenti”, che si susseguono in piazza da parte dei carabinieri, a scapito di personaggi conosciuti. Scortato dai Carabinieri che lo hanno prelevato nel suo studio di foto artistiche, si presenta in Caserma Marcello Lisi detto il Bello. Il Maresciallo che vuol capire la situazione del Lisi lo esorta nelle spiegazioni. Signor Lisi adesso le faccio vedere delle foto e mi dica se le appartengono. Alla visione della prima, il Bello con un accenno di felicità, come colui che ritrova qualcosa che ha perso, si rivolge al Brevi, “dove hai trovato la foto?” e no le domande le facciamo noi e poi si rivolga a me, un po’ stizzito il Maresciallo lo guarda negli occhi e lo invita a collaborare. Si penso sia una mia foto di quando siamo andati allo stadio io e l’Ernestino, so che non devo fare domande e vorrei collaborare, ma come siete riusciti a risalire a me con questa foto e poi cosa c’è di male se ho fatto questo scatto? Adesso lo capirà, il di Gotto spostando la freccia del mouse sul secondo scatto palesa l’immagine della Dorsi, dopodiché il Bello esterrefatto esclama ma e la moglie del Larelli e che ci fa li?. E’ sua la foto, è la richiesta del Maresciallo. No assolutamente! non ho mai scattato foto alla signora anche se la vedo spesso nel suo negozio. Mi spieghi come sia possibile che sulla sua scheda ci siano delle foto fatte da altri. Il Lisi che è un fotografo professionista inizia la sua spiegazione non prima di aver fatto una richiesta al Maresciallo, invitandolo a scaricare le foto dalla scheda sul computer e archiviare la stessa per evitare incidenti. Il Maresciallo seguendo le istruzioni archivia le foto rammaricandosi di non averlo fatto prima per precauzione, sfila la scheda dal vano del computer e la deposita nuovamente nella busta, pronta per la scientifica. Mentre si avvicina al monitor il Lisi da istruzioni al Maresciallo, le foto ormai sono al sicuro, non rischiamo più niente, ora vediamo le caratteristiche, Maresciallo apra la foto e dopo avergli confermato che la scheda era proprio la sua e pensava di averla persa o dimenticata allo stadio, dopo averla sostituita una volta esaurita la memoria, invita il Maresciallo a digitare alcune istruzioni. Iniziano le ricerche e il Lisi dopo poche battute sulla tastiere fa notare che le foto provengono da apparecchi diversi, vede Maresciallo la mia è stata scattata con una Canon, io ho solo modelli di questa marca, mentre tutte le altre sono state eseguite con una Nikon, “caspita” una Nikon D4, è ultimo modello da svariate migliaia di euro!!!!!! Adesso ci fermiamo quel che volevamo sapere ora è qui, lo aveva stoppato per evitare che il Lisi vedesse la terza foto che ritraeva la Keller presumibilmente morta. Cosi lei avrebbe perso la scheda e qualcun altro potrebbe averla recuperata per inviarci le sue foto, perché mai c’è una sua foto e a che scopo, perché non è stata cancellata anche quella. Maresciallo guardi che io non ne so nulla di questa storia, mi trovo coinvolto mio malgrado solo per aver perso una SD. Il Lisi fa un’ultima domanda “Maresciallo e la Keller?” Come la Keller!!! cosa sa della signora girandosi di scatto verso il Lisi, essendosi incuriosito dalla domanda lo pressa con quel tono da gnorri. No niente di più di quel che si dice in Paese, sa la gente fa le sue ipotesi, sentiamole incalza il Maresciallo. Si dice che siano scappate assieme prima l’una poi a seguire l‘altra ipotizzando una storia d’amore fra le due. “Magari” si lascia scappare il Brevi mentre il Maresciallo lo fulmina con uno sguardo dopo la sua sortita. Marcello il Bello osserva la scena stupito e rinnova la sua richiesta domandando cosa sia veramente accaduto alle due donne. Il Maresciallo con fare deciso, mette una mano sulla spalla del Bello e lo invita ad accomodarsi dicendogli che non si sa ancora nulla, mentre si stanno facendo le indagini a trecentosessanta gradi, senza tralasciare nulla. Il Bello fingendo di crederci, ma poco convinto saluta tutti e se ne esce dalla Caserma e ritorna al suo studio. Maresciallo, c’è una persona che vorrebbe conferire con lei, il Brigadiere Brevi che si era allontanato momentaneamente dopo la sortita con Marcello il Bello rientra nell’ufficio del di Gotto accompagnando un’avvenente donna sulla quarantina, bionda, tacchi a spillo, molto elegante e con un velo di trucco che la fa sembrare più giovane, quando ormai la signora ha varcato l’ingresso, alle sue spalle il Brigadiere senza farsi notare da lei, esprime con un gesto inequivocabile tutta la sua ammirazione fissando il Maresciallo, che indifferente al gesto, con eleganza invita la signora ha presentarsi. Signora cosa la porta qui da noi? Sono la Dottoressa Anna Calegaris Psicologa assegnata al caso delle donne scomparse. Il Maresciallo stupito le fa gli onori di casa, rimanendo sulle sue, mascherando la sua meraviglia che la veste che ricopre gli impone. Benvenuta dottoressa già l’hanno informata di cosa sta succedendo qui a Iseo? Si un primo accenno da parte del Capitano Palissi, e pochi minuti fa il Magistrato dottor Ugo Fè affidatario del caso mi ha telefonato per sollecitarmi nella risoluzione del caso, visto che la signora Keller risulterebbe deceduta. Si è la risposta del Maresciallo, già che abbiamo accesso al computer, le faccio vedere la foto del cadavere, la donna è adagiata sul tavolo di un presunto obitorio. Un trillo di telefono interrompe la conversazione, sapendo che solo le telefonate importanti possono essere veicolate al suo ufficio mentre è impegnato, il Maresciallo alza la cornetta e risponde, dall’astanteria l’appuntato di turno avvisa che al telefono c’è il signor Carli (che è un Imprenditore locale nel settore del riciclaggio rifiuti) “lo deve sentire è molto agitato”, passatemelo è la risposta e con un gesto di scuse verso la dottoressa le chiede di attendere un attimo. Dica Carli cos’è successo? Mia moglie non la sento più da ore, non è più a casa, non è dalla sorella, ne dalla madre, è sparita, qui a casa ci sono tutte le sue cose, il Maresciallo inserisce nel frattempo il viva voce, così da modo alla dottoressa di farsi un’idea di quel che sta succedendo, pensando che la moglie del Carli faccia parte anche lei del caso per la quale la Calegari si trova li. “Veniamo subito” è la risposta del Maresciallo accennando un gesto con la mano alla dottoressa Calegaris di accompagnarlo. Abbassata la cornetta la Psicologa se ne esce con un “cominciamo bene” e aggiungendo “non faccio a tempo ad arrivare che già succede qualcosa”. Ma il di Gotto “non pensiamo subito al peggio”. Raggiunta la villa del Carli posizionata in luogo stupendo sulla collina con vista mozzafiato sul lago, un luogo invidiato da tutti perché esclusivo. Il primo gesto del Maresciallo è stato avvicinarsi alla cassetta per la posta, la apre e trova un biglietto, gli prende un colpo quando legge la breve frase “a Marescià troppo banale”. Richiamando l’attenzione e spiegando gli antefatti alla Psicologa mostra il messaggio con disappunto. La Calegaris spiega che il mittente non vuol agire con schema ripetitivo, anche se il biglietto trovato comunque richiama uno schema fisso, in questo caso non ha voluto riproporre lo stesso avviso, forse lo fa per complicare il caso o per non farsi scoprire. Il Maresciallo inizia con le domande al marito, consapevole del fatto che ormai è certo il collegamento con le altre donne scomparse, anche se non esclude un trucco del marito per deviare le indagini sfruttando la situazione. Signor Carli purtroppo le confermo che c’è il rischio che sua moglie sia stata rapita, da alcuni elementi che sono emersi e dai primi accertamenti posso ipotizzarlo con certezza. Rapire mia moglie non è possibile, chi può mai sequestrare la mia Pamela! Vedendo crescere sempre di più l’agitazione sul volto del Carli, il Maresciallo lo rassicura, stiamo facendo di tutto per risolvere il caso, tralasciando che per la Keller c’è una foto emblematica che la ritrae priva di vita. Mi dica signor Carli, da quanto tempo non sente la moglie? Sono uscito presto verso le sei questa mattina e lei mi ha preparato la colazione come sempre, ma ha mezza mattina ho ricevuto un messaggino, eccolo mostrando lo schermo del palmare, il Maresciallo legge ad alta voce anche per la dottoressa “Ciao caro io me ne vado per sempre” continua poi il Carli mi sono allarmato in quanto il numero della chiamata l’avevo inserito come Pamela, scusi non capisco, è la replica del Maresciallo, mi sembra ovvio è sua moglie, con molto imbarazzo il Carli riferisce che in rubrica ha diversi numeri di amiche e fa intuire al Maresciallo che con esse ha delle tresche, all’insaputa della moglie ovviamente, delle altre non gliene importava poi più di tanto se ne andavano, mentre trovando il messaggio della moglie che di messaggi non ne mandava mai lo insospettì. Dopo le classiche domande per verificare se ci fosse affinità con le precedenti donne scomparse e la tesi del sequestrato si faceva sempre più probabile, il Maresciallo avvisa il Carli che dovrà presentarsi in Caserma per la denuncia. Cosa mi può dire dottoressa chiede il Di Gotto rivolgendosi alla Psicologa. Dovrò vedere tutte le pratiche poi le farò sapere, le posso anticipare che è un caso tutto a se, senza precedenti. Il Brigadiere Brevi non vuol esimersi, e suggerisce al suo superiore di dare un nome al caso. Sentiamo Brigadiere, cosa ha in mente? Operazione Lady Lake. “La signora del lago” immagino replica il Maresciallo aggiungendo ”mi pareva di capire che lei amasse di più i localismi”, ma dove trae questa ispirazione Brigadiere? Vede Maresciallo ed anche lei dottoressa, negli anni settanta era presente sulle nostre sponde ed ormai da decenni è stato chiuso, un Night Club dal nome Lady Lake, come il titolo del film degli anni sessanta con Valentina Cortese (la Signora del Lago) più localismo di questo, cosa ne pensa può andare, Ci può stare vada per Operazione Lady Lake , speriamo poi che ci si fermi a tre, aggiungendo poi che non è tanto convinto di un sequestro, troppe cose non quadrano. Quando si fa sera l’imprenditore Massimo Carli si presenta in Caserma. Il Maresciallo lo invita nel suo ufficio e prima che si seggano entrambi, il Di Gotto esordisce dicendo che sulla Ditta del Carli “la Ricilando”c’è un fascicolo aperto in riferimento alla sua contabilità. E’ vero Maresciallo si tratta dell’olio, mi scusi Carli ma di che olio si tratta, sa la mia attività e basata sul riciclaggio dei rifiuti tra i quali anche gli oli esausti, sia minerali che vegetali, mentre per i primi che recupero dalle autofficine e li consegno ad una ditta che li rigenera, e per questa attività saremmo in regola, la normativa è precisa e severa, per quelli vegetali invece pare di no. Sono oli esausti che recuperiamo da ristoranti, dagli ambulanti che friggono il pesce e ce ne sono molti sul lago, come può immaginare , poi anche quello di scarto delle famiglie, per il quale abbiamo stipulato un accordo con i comuni, dai quali ho avuto la concessione gratuita per posizionare in punti strategici dei contenitori ben mitigati, dove i cittadini depositano tutti gli oli di frittura o dai vasetti di sottolio che scartano. Qui c’è la contestazione con l’Agenzia delle entrate per evasione fiscale. Le amministrazioni locali ci hanno confermato che dopo l’istituzione di tale raccolta, hanno riscontrato un notevole risparmio, deve sapere mentre prima l’olio esausto delle famiglie veniva versato nelle fogne e si accumulava nelle tubature, alla stessa stregua del colesterolo nelle vene, ora si risparmia una paccata di soldi tra spurghi ed intasamenti vari, anche i depuratori sovracomunali mal funzionavano e gli Enti locali ci stanno ancora ringraziando. Per lo Stato non siamo in regola. Sia breve interviene il Maresciallo e poi passiamo al caso, “perché si parla di evasione fiscale”? Semplicemente perché noi abbiamo modificato i nostri mezzi Diesel e usiamo l’olio vegetale che prima purifichiamo da impurità e poi lo utilizziamo come combustibile nei camion, che utilizziamo per i recuperi. Non comperando più il gasolio dalle stazioni di servizio, in teoria, non paghiamo ne Iva ne accise, ed ecco dove sta l’evasione, ma noi abbiamo fatto ricorso con le nostre controdeduzioni, chiedendo una deroga per motivi etici, si parla tanto di ecologia e di risparmio, ma alla prova dei fatti vieni sempre ostacolato. Le faccio un esempio se io raccolgo la legna nei boschi e la uso come combustibile a casa, forse evado l’Iva perché nessuno mi fa la ricevuta fiscale? E’ per questo che ci accusano. Bene, ho capito, ci penseranno i Giudici ad emettere le sentenze a noi il compito di fare le indagini, dopodiché il Maresciallo invita il Carli ad accomodarsi. Ma il Brigadiere Brevi si inserisce “Carli lei con noi non fa affari” “a cosa si riferisce Brigadiere “ il Maresciallo chiede incuriosito e con un cenno della mano indica di far alla svelta. Noi in famiglia da anni l’olio esausto lo conserviamo per la stagione fredda. Abbiamo una stufa a pellet ed versiamo l’olio nel pellet, con due vantaggi non intasiamo le fogne e aumentiamo la resa della stufa. Lei Brevi non finisce di stupirmi! Ma passiamo al caso, il Maresciallo si rivolge all’ospite. Cosa mi dice Carli, non è che qualche marito delle sue amanti si stia vendicando. Sono sicuro di no risponde il Carli le mie frequentazioni sono solo con giovani donne non sposate, alle quali poi non mi lego per evitare che si illudano, sa allora una botta e via, per evitare legami che mi creerebbero problemi. Mentre dialogano uno squillo di cellulare interrompe i due, è tra gli effetti personali della moglie del Carli che proviene il trillo della suoneria, il materiale è stato recuperato dal Maresciallo per le indagini. Il Di Gotto passa al Carli il telefonino invitandolo a rispondere. Ma non è una chiamata, è solo l’avviso di un appuntamento, riferisce il Carli. Vediamo di cosa si tratta, avvicinandosi al marito il Maresciallo controlla il messaggio. I due dopo aver letto il testo dell’appuntamento, rimangono sconcertati, il messaggio era esplicito “appuntamento in Caserma con le mie foto”. Maresciallo cosa significa tutto ciò. La risposta del Maresciallo è “scopriamo di quali foto si riferisce, forse sono memorizzate all’interno del telefono, lei sa come visualizzarle? Si è uguale al mio. Il Maresciallo certo di quale potrebbe essere il contenuto avvisa il Carli di cosa potrebbe apparire. Attenzione Carli non si allarmi se qualche foto potrebbe turbarla, prima però se non le dispiace le guardiamo noi. Dopo aver ricevuto istruzioni di come procedere nella visione, il Maresciallo comincia già dalla prima immagine a storcere il naso. Appare sullo schermo a colori di uno smartphon, nuovamente la Keller sempre adagiata di schiena, questa volta però completamente nuda senza quel lenzuolo rosa che la copriva, dentro una teca di vetro trasparente simile ad un acquario. Nella successiva foto si vede la teca in posizione verticale e la signora ovviamente in posizione eretta. Altre foto sempre di questa teca con all’interno la Keller inanimata ma da diverse prospettive, come se si volesse far capire che oltre al vetro all’interno della teca c’era qualcosa di più, qualcosa che sosteneva la signora Giulia. Maresciallo cosa si vede? Fu la richiesta del Carli. Non riguardano sua moglie Pamela, preferisco non farle vedere il contenuto per ora, poi si vedrà. Il Maresciallo si convince ormai che il Carli non possa più aggiungere altro di utile al caso, lo congeda invitandolo a ricordarsi di alcuni particolari che magari non gli avesse dato peso. Il Carli esce dalla Caserma e si avvia verso casa deluso e frastornato. Il Maresciallo chiama il Brigadiere Brevi e continuano a visionare le foto. Brigadiere cosa vede dentro questa teca, mostrando la prima foto. Ma è di nuovo la signora Keller, il Maresciallo fa notare al Brevi che il corpo rimane sollevato dal pavimento della teca come galleggiasse, vede che la schiena ha un’incurvatura naturale e non è appiattita come se fosse adagiata su un’asse. Confrontando la foto ricevuta in precedenza, quella con il lenzuolo rosa con quelle sul telefonino della Carli, i due traggono una conclusione molto amara. Concordando che se la prima foto poteva ritrarre la Keller incosciente, magari addormentata, spacciandola per morta, la seconda foto la si vedeva nella teca, purtroppo inglobata presumibilmente nella resina e da qui si deduceva che fosse purtroppo morta. Il Brigadiere al Maresciallo, conosco un personaggio qui a Iseo che come suo ultimo desiderio, alla sua morte, vorrebbe appunto farsi inglobare nella resina, prima di essere tumulato, così come descritto nelle foto. Una specie di mummificazione, il tizio va ripetendo che lo fa per la scienza, dice che tra due o tremila anni lo troverebbero, come ora noi troviamo gli insetti inglobati nell’ambra. Brevi dobbiamo sentire subito i fornitori di resina e i vetrai della zona, rintracci pure il personaggio. Questa merce non la si compera in ferramenta o al supermercato, ci vuole un’attrezzatura speciale solo per tagliare il vetro in quei formati. Maresciallo le abbiamo viste tutte le foto? Ne rimane una sola, vediamola Brigadiere. Aprendo l’ultima immagine dopo le varie inquadrature della teca mortuaria, si visualizza la foto di un messaggio. Il Maresciallo esclama “ci risiamo” vede Brigadiere che non era finita qui. Il testo del messaggio è criptico, mi trovate a meno 251 a 45° 43’ 20” e 10° 03’ 46” e potrete agganciarmi a meno 20. Brevi qui c’è da impazzire cos’è che dobbiamo trovare? Apriamo Google earth e digitiamo le coordinate per capire dove indica la ricerca, immessi i dati come erano elencati nel messaggio il Maresciallo afferma “ma qui siamo fuori zona”, la longitudine ci porta molto lontano, proviamo ad invertire l’ordine dei dati e immettiamo prima la seconda serie. Brigadiere abbiamo fatto centro ora siamo sul Sebino. Ma i dati ci posizionano però in mezzo al lago e tra Tavernola e Monteisola. Vede Maresciallo questa potrebbe essere la zona, di sicuro il meno 251 si riferisce alla profondità essendo la massima del lago. Brigadiere abbiamo una cartina batimetrica del lago qui in Caserma, è la richiesta del Maresciallo. Il Brigadiere mentre rientra in ufficio con la mappa in mano conferma che il meno 251 è la profondità massima del lago ed è proprio quella la posizione indicata dalla coordinate. Il Maresciallo ordina al Brigadiere di avvisare subito il Centro Carabinieri Subacquei di Genova, chiamate anche i sommozzatori della zona, così anticipimo le ricerche. Maresciallo qui ci vuole un batiscafo, altrimenti chi scende a 251 metri sotto il livello del lago. La replica del Maresciallo “di sicuro non si può scendere cosi in profondità ma manderemo giù il minisommergibile Pluto munito di telecamere”. Il Brevi ricorda anche le ricerche sul Sebino eseguite dal professor Piccard padre e poi il figlio del mitico esploratore degli abissi marini e detentore dei record con il batiscafo Trieste nella fossa delle Marianne nel 1960. Il giorno successivo all’alba i vari gruppi dei sub presenti sul territorio si danno appuntamento nel punto indicato dalle coordinate. Oltre alle due sezioni dei sub di Iseo che si sono presentati muniti della chiatta per i recuperi ci sono anche i colleghi di Monteisola e dell’alto lago. Con un lago leggermente mosso, come avviene da sempre in mattinata, quando il vento scende dalla valle verso la pianura, iniziano le operazioni di ricerca, si cala nel lago Pluto munito di telecamera e si comincia a scandagliare il fondale. Alcuni sub si immergono per le operazioni di verifica, altri muniti di fotocamere ispezionano la zona alla ricerca di qualche indizio. Consapevoli che se ci sarà qualcosa si troverà troppo in profondità per loro, però seguono scrupolosi le direttive del Maresciallo Di Gotto. Il Maresciallo li ha avvisati che nel messaggio era presente anche quel dato meno 20 che non vuol dire nulla nella logica, ma che non va trascurato, se il dato c’è un motivo dovrà pure esserci. Passata poco più di un’ora emerge un sommozzatore che con l’esposizione del pollice verso l’alto vuol indicare che ha trovato qualche cosa. Dalla pilotina che nel frattempo si è avvicinata al sub il Maresciallo si informa. Il quasi omonimo del Maresciallo il sub Gotti avvisa che proprio a venti metri sotto il livello del lago è presente una boa, che è ancorata ad una corda, presumibilmente prodotta nei cordifici locali, che sprofonda negli abissi. Il Maresciallo fa avvicinare la chiatta al punto indicato dal sub, e chiede di poter agganciare la boa al paranco presente sull’imbarcazione di recupero. Tutto procede senza intoppi, ma si farà a più riprese anche perché la zavorra appesa alla boa è pesante e la corda dovrebbe essere lunga tanto quanto la profondità del lago. Finché sotto lo sguardo di diverse persone che si sono spinte nella zona, quali giornalisti che noleggiando imbarcazioni non volevano perdersi le ricerche e tanti curiosi che si sono aggregati disturbando le operazioni, si intravede tra lo stupore che pervade la folla, la teca di vetro che il Maresciallo sospettava di trovare. Da come era legata il Maresciallo intuisce che è opera di un esperto di nodi, uno che il lago lo conosce bene ed ha pure una imbarcazione particolare per il trasporto. Il Maresciallo ordina al Brigadiere Brevi di coprire immediatamente con un telo quella macabra tomba. Certe immagini e meglio non divulgarle è il commento del Maresciallo rivolgendosi alla dottoressa Calegaris che ha voluto assistere alle ricerche. Di sicuro la stampa ci marcerà, è troppo appetitoso l’argomento, mentre i casi nazionali ormai stanno perdendo smalto qui i media possono ricamarci sopra nuove storie, replica la Calegaris. Dopo aver issato la teca sulla chiatta il Maresciallo e la Psicologa sbirciano i feretro alzando il telo, cedendo all’emozione la dottoressa si lascia stagliare sul viso una lacrima di commozione, mentre sussurra al Maresciallo “ è proprio la signora Giulia Keller”. Come dalle foto presenti nel cellulare della signora Pamela Pitti la Keller è inglobata nella resina e chiusa in uno sarcofago di vetro ermeticamente chiuso. Il volto è sereno come se stesse dormendo è il commento del Brigadiere, mentre i sommozzatori rimangono allibiti da tale macabro ritrovamento. Il Maresciallo osservando il corpo nudo e perfetto della signora aggiunge “tutto questo non ha senso”. Mentre si allontana dalla teca il Maresciallo osserva la boa dove era ancorata la teca e scopre alla sua base una tasca chiusa con del velcro. Il Brigadiere osserva la scena, stupito dalla meticolosità del Maresciallo che non trascura alcun ché, gli si avvicina e lo aiuta ad aprire il pertugio, dicendo “ma lei non tralascia mai niente”. Il Maresciallo lo guarda negli occhi come per voler rimarcare, che il loro mestiere di investigazione sta proprio nel valutare tutti i dettagli. Una volta aperta la tasca il Maresciallo ne estrae un contenitore ermetico, dove alloggiato c’è un iPod. La dottoressa si informa quale sia la procedura per il riconoscimento del cadavere, il Di Gotto la avvisa che il marito è presente, era stato avvisato del probabile ritrovamento. Il Manuetti che nel frattempo era salito a bordo della chiatta, scoppia in un pianto a dirotto, quando una volta alzato il telo scopre che la sua Giulia era stesa cadavere dentro quell’involucro di vetro, al momento del suo issamento non aveva capito cosa poteva essere. Dopo aver verificato i dettagli c’è l’ordine di rientrare alla base e il sarcofago viene portato all’obitorio dell’ospedale sfruttando un pontile che da accesso sul lago, lo si carica con difficoltà su un trasportatore visto il peso che ne deriva, tra vetro, resina ed il cadavere, potrebbe sfiorare i 250 kilogrammi L’ospedale di Iseo che ai tempi era un convento fu costruito a riva di lago, perciò le operazioni di sbarco vengono eseguite in tutta riservatezza evitando sguardi indiscreti. Mentre la folla si accalca all’ingresso per conoscere gli sviluppi. Il Brigadiere commentando con i sui superiori, afferma che tanti media non si vedevano da anni, da quando a Iseo ci fu la vittoria di una loro compaesana alla prima edizione del Grande Fratello. Il cellulare del Maresciallo squilla, viene avvisato che le ricerche sui fornitori di resina e dei vetrai sono negative, non c’è riscontro neanche sui clienti. La resina potrebbe essere stata sottratta a qualche azienda che costruisce imbarcazioni in vetroresina, il Brigadiere informato sulle ricerche aggiunge che non sarà stato facile rubare un bidone di 200 kili di resina. Il Maresciallo rincara la dose dicendo che “non è stato facile fare quel che è stato fatto, rubare un fusto, recuperare le lastre di vetro, eseguire il manufatto, e poi infine trasportarlo e affondarlo nel lago”, è certamente l’opera di una squadra. Una sola persona non può esserci riuscita a fare tutto questo, è il commento finale del Maresciallo. Visto che abbiamo la pilotina a disposizione Brigadiere Brevi ci conduca nel più importante cantiere navale del lago, il Maresciallo invita ancora la dottoressa a seguirli, vuol scambiare con lei alcune considerazioni. Dopo pochi minuti di navigazione da Iseo verso Sarnico, la pilotina viene ormeggiata sul pontile dei Cantieri Riva, la famosissima azienda che costruisce gli scafi più apprezzati al mondo. I tre scendono dirigendosi verso gli uffici, il direttore avvisato dalla portineria che i Carabinieri stavano approdando, si avvicina per accogliere gli uomini in divisa. Qual buon vento vi porta qui da noi, siete forse interessati ad un nostro modello Maresciallo, cosi esordisce il direttore con tono scherzoso. Il Maresciallo spegne subito gli entusiasmi, chiedendo informazioni tecniche sull’uso della resina, come agisce, quanto è dura come la si acquista e via dicendo. Il direttore Bonadini invita i tre a seguirlo. Gli dedica un giro per i cantieri spiegando tutta la procedura di lavorazione con la vetroresina. Successivamente li porta nel magazzino di stoccaggio prodotti e da una spiegazione, qui sul lato destro teniamo i fusti intonsi contenenti la resina grezza sull’altro lato quelli usati, li ricicliamo come contenitori per i rifiuti. Mentre i quattro si stanno defilando il magazziniere si intromette chiedendo con tono curioso di cosa si trattava. Il direttore spiega al magazziniere a grandi linee l’interessamento dell’arma. Il magazziniere aggiunge che pensava che fossero li per il presunto furto di resina. Il Maresciallo da buon segugio non si lascia sfuggire l’occasione per sapere di questo presunto furto. Mi dica…. ed il magazziniere si presenta sono Botti. Mi dica Botti. Settimana scorsa abbiamo trovato la porta aperte quella che da sui pontili, non spalancata ma la serratura che noi chiudiamo tutte le sere aveva le tre mandate aperte, allora abbiamo controllato il magazzino della resina ma i fusti al conteggio c’erano tutti, ma la cosa strana che dopo una settimana abbiamo notato che uno dei rifiuti si trovava nella zona di quelli nuovi, ce ne siamo accorti tardi perché il bidone sembrava proprio nuovo. Non abbiamo avvisato la direzione perché pensavamo ad un nostro errore. Il Maresciallo ipotizza che se di furto si tratta, chi lo ha eseguito ha voluto mascherarlo col trucco. Forse è proprio qui che si son procurati la resina. La psicologa conferma come si muove il loro Serial, agisce in modo attento a non lasciare tracce di acquisti, vedi la scheda di memoria per le foto ed i vari prodotti che ricicla per lasciare i messaggi. Dopo le considerazioni il Maresciallo riferisce che anche le celle per la localizzazione dei telefonini, non hanno rilevato presenze estranee nelle zone fin’ora interessate, i tre rientrano in caserma. Il Maresciallo chiede alla dottoressa Calegaris se si è fatta un’idea del personaggio che li sta tenendo sotto scacco. Lei dice che potrebbe trattarsi di uno psicopatico affetto da manie di grandezza che vuol attirare l’attenzione su dei progetti che ha nel cassetto, ma che non riesce ha divulgarli nella maniera classica, invece abbinandoli a dei delitti pensa così di amplificare la sua richiesta, la Calegaris aggiunge che il tutto però non ha senso, usare tanta violenza per quel progetto sul costone di roccia non si giustifica e non si uccide per cosi poco, ci sarà dell’altro dietro che dovremo scoprire. Il Maresciallo replica che comunque quei progetti non verranno divulgati, per non fare il gioco di chi li ha spediti. Rientrati in Caserma Il Brigadiere Brevi raggiunto l’ufficio del Maresciallo chiede allo stesso se potrebbero esserci novità nell’iPod recuperato dentro la boa. Con cautela il Maresciallo sgancia le cuffiette che potrebbero contenere del DNA di chi lo ha usato e le infila nel classico sacchetto per la scientifica. Tramite un cavetto allaccia l’iPod al computer per conoscerne il contenuto. La solita musichetta zufolata fa da sottofondo come nella precedente chiavetta USB ritrovata dal Maresciallo, poi si visualizzano delle foto in cui si vede la signora Angela Dorsi moglie del macellaio e seconda donna scomparsa, tutta sporca di sangue che gli cola dal viso,avvolta in una tunica smanicata nera, contrariamente alla Keller che risultava sdraiata su un lettino, la Dorsi è ripresa appoggiata ad un tavolaccio messo in verticale e sostenuta con delle corde in canapa molto consunte, le prime attorno al collo per sorreggerlo, altre le passano sotto le ascelle spuntando dalla tunica mentre le attraversano il corpo all’altezza dello sterno e sono quelle che la sorreggono, poi ai polsi ed infine attorcigliate alle caviglie si nota un giro di funi molto strano, come se fossero dei calzari. la Dorsi pare incollata come se l’avessero legata in orizzontale e poi girato il tavolaccio in verticale. Tutto lascia presagire ad un’altra tragedia, la rigidità del corpo non lascia dubbi, a differenza della Keller gli scatti la riprendono da più angolazione. Il Maresciallo chiede alla Psicologa il motivo di queste foto a più angolazioni, non segueno lo schema iniziale, malgrado il contenuto sia inequivocabile, si ricorda che per la Keller ci sono state tre invii di immagini, la prima la ritraeva sul divano, la seconda sul lettino tipo obitorio e solo al terzo invio erano presenti più scatti da diverse angolazioni. L’analisi della Calegaris è illuminante, il Maresciallo ed il Brigadiere annuiscono mentre la dottoressa da la sua spiegazione. Come avrete notate le due donne sono, anzi erano di carattere opposto, la prima serena remissiva e tranquilla mentre la seconda autoritaria e dispotica. Per la prima l’assassino ha usato maniere dolci, la fatta accomodare sul divano, poi probabilmente la uccisa addormentandola prima con qualche espediente e successivamente le ha procurato la morte. Per la Dorsi ha agito all’opposto come volesse punirla, ricordate la postura molto scomoda quasi una tortura su quello sgabello ed infine le ha cagionato la morte in modo atroce e continuativo. Il Brigadiere interviene chiedendo se l’assassino si sente per caso un giudice moralizzatore. La Calegaris scarta l’ipotesi dicendo che per quanto riguarda la Dorsi per assurdo potrebbe essere così, ma la Keller meritava tutto questo? La sua analisi mi sembra perfetta, ma non si spiega perché per la Dorsi ci abbia comunicato subito che è passata a miglior vita, il Maresciallo conclude poi con “adesso dove ci farà trovare il corpo”? Quale sarà ora il messaggio che ci avrà allegato se ci sarà, la dottoressa sollecita il Di Gotto per vedere tutto il contenuto presente sul’iPod. Il Maresciallo apre una nuova cartella, cominciano a visualizzarsi moltissime icone, ci risiamo è il commento generale. Dopo la prima foto “Brigadiere mi dica la zona raffigurata” è la richiesta del Maresciallo. Siamo a poche centinaia di metri dal costone di roccia del primo messaggio, è proprio la località Gré, aggiungendo “qui è presente una fabbrica dove riducono in lastre un conglomerato naturale, il Ceppo di Gré chiamiamola pietra per semplificare, quella che vede è la vecchia cava al fianco della strada che costeggia il lago”. Nella prima decina di foto i tre osservano da più angolazioni la cava in questione, poi dalle successive inizia la solita metamorfosi. Tra lo stupore che li pervade comincia una serie di visioni di quella cava che veniva trasformata in un villaggio virtuale. Vede Maresciallo ora la pietra si estrae in sotterraneo con seghe o filo diamantato e non più a cielo aperto, ai miei tempi invece usavano un cavo di acciaio che scorreva nella roccia alimentato da sabbia come abrasivo, un processo lungo e laborioso, a cielo aperto. Le lastre di questa cava, le noterete sull’abbraccio improprio al Palazzo Comunale che c’è in piazza, costruito negli anni 50, e su un altro Palazzo Comunale appena costruito però a Marone, però in questo caso a mio giudizio meglio posizionate. Aggiungo che erano presenti sul lago 15 imprese che lavoravano la pietra con 500 addetti, ora ne è rimasta una sola con 15 operai. Brevi venga al dunque replica il Maresciallo. Non posso dire altro, anzi dalle foto noto che la fabbrica è sparita ed al suo posto vedo un ripristino della riva. Anche nella parete verticale generata dal taglio della pietra che a mio avviso potrebbe essere alta più di trenta metri, è stata realizzata una serie di abitazioni ipogee, scavate nella roccia. Il Maresciallo sbotta dicendo ”Il progetto mi sembra estremamente ambizioso, altro che il costone che abbiamo visto l’altra volta. La Calegaris abbagliata da tanta meraviglia nel vedere questa ambientazione virtuale, che andrebbe a sanare quella ferita nella montagna, esprime un commento rivolgendosi al Maresciallo, signor Di Gotto ma le sembra possibile che un tizio con una mente così che gli permette tanta abilità e fantasia si stia dedicando a sequestri e uccisioni? Questo me lo deve dire lei dottoressa, replica il Maresciallo dondolando il capo. Visualizzano le altre foto concordando che il lavoro di architettura e di ingegneria che ci sta dietro è notevole, degno di uno studio approfondito e carico di esperienza. Le ultime immagini sono dedicate allo stabilimento, alcune foto hanno anche la didascalia, con una breve descrizione filosofica dell’intervento. Per continuare l’attività e mantenere il posto di lavoro agli operai si è pensato di trasferire lo stabilimento all’interno della montagna. Questa è una delle didascalie presenti. Per realizzare questo lavoro ci saranno volute delle giornate intere, non lo si può fare in fretta e furia, la Calegaris essendo moglie di un architetto spiega il tempo che ci vuole al marito per ogni elaborato, aggiungendo che c’è pure la cura dei particolari. Si vede la mano di un professionista, trasformare una zona così degradata in quel che stiamo vedendo non è da tutti, richiede uno sforzo notevole, anche l’idea nella disposizione della logistica per la fabbrica. Il Maresciallo nel frattempo viene interrotto da un Appuntato, che gli segnala la presenza di molti giornalisti fuori dalla Caserma, sono in attesa di una dichiarazione sul ritrovamento del cadavere della Giulia Keller moglie del Manuetti. Il Maresciallo invita i giornalisti all’interno della Caserma nella sala ospiti, dopo averli fatti accomodare, inizia la conferenza, rilasciando dichiarazioni ad ogni singola domanda dei giornalisti. Tralasciando volutamente il legame che potrebbe esserci tra le donne scomparse e i progetti pervenuti come corollario. Neppure elenca i messaggi che il sequestratore ha mandato a più riprese, per non fargli troppa pubblicità. Ormai è sera la fatica si fa sentire lo stress è notevole, bisogna riposarsi ma prima c’è da dedicarsi alla famiglia. I tre si congedano dandosi appuntamento all’indomani per conoscere l’esito dell’esame autoptico, affidato al dottor Pizzilo presso l’ospedale, dove è stata conservata la teca in vetro recuperata in mattinata. Rientrato in famiglia e giocato con i gemellini il Maresciallo scambia commenti con la moglie sul ritrovamento della Keller. Sono ore che in televisione e su tutti i canali con dirette tv, specialmente a carattere nazionale sta passando la notizia del giallo sul Sebino, ovvero l’operazione Lady Lake. Il Maresciallo con riserbo commenta il ritrovamento, elencando solo le operazioni svolte, non ritiene corretto informare la moglie con i dettagli. All’indomani le edicole della zona esauriscono in breve tempo tutte le copie dei quotidiani spediti malgrado l’aumento previsto e c’e bisogno di altri rifornimenti. Tanta voglia di informazione non la si riscontrava da tempo, Maurizio detto notizio, alle specifiche richieste dei clienti, rammenta che solo nel 1974 all’indomani della strage di Brescia in Piazza della Loggia, si era verificata tanta richiesta. Titoloni sul ritrovamento campeggiano in prima pagina sia su giornali locali e non da meno le testate nazionali si esimono nel descrivere persino nei dettagli il caso della Giulia Keller. Gli abitanti del lago sono ormai allarmati, c’è probabilmente un serial killer in giro fra loro. Atti di violenza se ne contano pochi sulle sponde del Sebino, due casi nel dopoguerra nel 1967 quello del Conte Tebaldo Martinengo Cesaresco,scomparso da pochi mesi, fu etichettato come “il delitto dei due laghi” dove il Sebino era solo la tomba per la vittima, un filatelico di Brescia dopo la sua morte violenta fu trasferito dal Garda in quel di Marone nella località Bagnadore. Sarebbe scomparso negli abissi se per la fretta di sbarazzarsi del cadavere, che ben zavorrato con un plinto da ombrelloni, non lo avessero scaricato sul greto del lago, anziché a poca distanza dove sarebbe affondato a meno 50 metri. Fu invece ritrovato al mattino da un camionista che voleva rovesciare del terriccio nel lago §. L’altro si riferisce ad un compaesano del Brigadiere Brevi, commesso in quel di Sulzano appena finita la seconda guerra mondiale, da Gino Boglioni che per quel delitto fu condannato all’ergastolo, usci dopo trentanni graziato a sua insaputa ed aiutò l’edicolante della piazza per vari anni facendo consegne a domicilio di quotidiani. Non volle mai commentare il fatto, si chiuse nel riserbo più totale. Fu accusato di aver ucciso un suo amico e antagonista a livello sentimentale. Il cadavere non fu mai trovato, ci fu chi allora parlò di fuga dell’amico con la complicità del Boglioni. Chi assistette al processo, lo descrisse come una persona distaccata e scocciata da tanto clamore. Il Boglioni era un personaggio conosciuto per la sua abilità da camaleonte, vestiva i panni di coetanei e conoscenti e si presentava agli esami a loro nome, ingannando insegnanti e procurando loro diplomi in varie discipline. Il suo silenzio comunque veniva ricompensato, diverse persone in città vantavano il diploma, dimenticandosi di averlo conseguito per merito del Boglioni. Ancora oggi in paese c’è chi solleva il dubbio che il processo fu frettoloso, e fu condannato di omicidio senza che ci fosse stata la prova regina, il cadavere. Nella villa dove venne consumato il delitto gli inquirenti riscontrarono molto sangue, che mai venne analizzato, a conferma che fosse dell’amico scomparso. Ma il Boglioni fece una cosa stranissima, si presentò in paese indossando le scarpe dell’amico, così alimentò ancor di più i colpevolisti. Poi si passa agli anni 90, di un exbarista del paese, fu trovata in un cassonetto solamente la testa decapitata, del busto e dell’assassino non si seppe più nulla, successivamente altri omicidi hanno usato il lago per occultare i loro delitti, i loro casi poi sono sempre stati risolti. Il Maresciallo al mattino presto presentandosi in Caserma si accinge nella lettura dei quotidiani, per scoprire, qualche particolare che potrebbe essere stato raccolto dai reporter, non ama la gloria, il protagonismo non rientra nei suoi canoni di comportamento, si concede alla stampa solo per dovere, è un po’ infastidito dalle foto che lo ritraggono, non ne sente la necessità, lui sta facendo solo il suo dovere. La mattina sarà carica di impegni, lo aspettano Il tenente Moretti il Magistrato Fè che verrà supportato dal Comandante Palissi della scientifica per le analisi sulla teca. Ormai sono tutti presenti nella Caserma che non fu così affollata dalle alte sfere se non il giorno della sua inaugurazione, la Caserma fu Intitolata al Maresciallo Luigi di Bernardo allora quarantenne che durante uno scontro a fuoco nel 1972 perse la vita per mano di una banda di nomadi. Da allora un decreto impedisce a qualsiasi carovana di nomadi di stazionare nel territorio di Iseo. Dopo le presentazioni il telefono del Maresciallo trilla, scusandosi il Di Gotto avvisa che il patologo ha terminato l’autopsia. Dottore può anticiparmi qualcosa. Il dottor Pizzilo che di esami autoptici ne ha eseguiti molti, con un tono quasi scherzoso annuncia al Maresciallo, “buone notizie Maresciallo, non c’è obito traumatico” . Il Maresciallo che nel frattempo aveva inserito il viva voce guarda gli altri convenuti con fare perplesso, replicando al dottore che si presenteranno subito tutti, presso l’obitorio. All’incontro col dottore il Maresciallo nota sul volto dello stesso una venatura di allegria quasi di gioia, quando ormai gli interessati sono entrati nella stanza dove è stata portata la teca, il patologo risponde alla richiesta del Maresciallo che gli chiedeva “dottore lei mi ha parlato di non aver riscontrato una morte traumatica, ma vedo che la teca è ancora nello stato che gliela abbiamo consegnata”. Il Pizzilo con un gesto teatrale come fosse nei panni di un presentatore esclama “ecco a voi miss Keller la Lady Lake”. “Dottore lei è in vena di scherzi” lo ammonisce il Magistrato raccogliendo il consenso di tutti. Scusate l’esibizione, perciò vi devo una spiegazione, ieri quando mi avete portato il sarcofago, abbiamo studiato a lungo il metodo per aprirlo e non distruggere il cadavere, si era pensato ad una sega diamantata a bagno di acqua per poter tagliare il vetro, mentre si valutava l’ipotesi per una Tac o la Risonanza Magnetica, poi sono scartate, in quanto l’ingombro della teca ce lo impediva, allora abbiamo optato per una radiografia, abbiamo usato l’apparecchiatura portatile ed era l’unico modo non cruento per conoscerne l’interno. “Venga al dunque dottore” anche la dottoressa Calegaris si inserisce, mentre nel frattempo aveva raggiunto la squadra nella sala. Il Patologo comprendendo la fretta di tutti continua nelle sue enunciazioni, questo è il mio lavoro ora vi spiego cosa è successo, dopo quarantanni di sezionamenti, questa volta non ne avevo bisogno, mentre lo sguardo dei presenti vira sulla teca con la Keller , il dottore esplode dicendo “questo non è il cadavere della signora Keller”. Allibiti gli astanti non si aspettano un altro colpo di scena ma una spiegazione plausibile. Scusatemi tutti, ma la cosa mi ha divertito questa notte, esordisce il patologo con il risolino sulle labbra, va bene vi svelo l’arcano. All’interno della teca non c’è un corpo vero ma una statua presumibilmente di cera, di ottima fattura ma pur sempre di cera. Quasi a comando tutti si accalcano verso la teca di vetro, sbalorditi dalle conclusioni del patologo annuiscono, rimanendo invece sollevati perché apriva un velo di speranza per la Keller. Il Maresciallo dopo la notizia ordina al Brevi di avvisare immediatamente il Manuetti. Il Magistrato esce dalla sala per incontrare la folla di giornalisti ai quali riferisce i risultati. Sbigottiti i reporter caricano subito la notizia nei loro siti internet, si interrompe la programmazione per lanciare le dirette Tv, i fotoreporter vengono invitati nella camera mortuaria per eseguire riprese. La notizia rimasta segreta tutta notte si sparge per la cittadina in un baleno. I commenti al bar si sprecano alcuni avventori si sbilanciano nelle classiche frasi, lo dicevo io. Davanti all’agenzia viaggi del Manuetti che era chiusa per lutto, mazzi di fiori accompagnati da biglietti di cordoglio invadono il marciapiedi, la solidarietà dei compaesani verso la famiglia si è manifestata così, ma dopo la buona notizia campeggia sulla vetrina un grande manifesto, che recita così – Giulia c’è!!!!!!!! La paura è passata aleggia in paese una sensazione di scampato pericolo. Mentre sono ancora in ospedale il Maresciallo sollecita la psicologa Calegaris per conoscere le sue sensazioni. Lei risponde “non cantiamo vittoria” la signora è ancora in mano ai sequestratori e finché non sarà a casa, c’è poco da stare allegri, non credo ce ci stiano prendendo in giro, questo è un piano ben congegnato. Il Maresciallo Di Gotto con un gesto del capo pare condividere le conclusioni della Calegaris. . Il Manuetti si presenta immediatamente in ospedale sollevato dalla buona notizia si rivolge al Maresciallo, sono contento per Giulia ma a questo punto rimango frastornato dagli eventi. A chi lo dice replica il Maresciallo, siamo di nuovo a capo, meglio così vuol dire che c’è ancora speranza. Il Manuetti si avvicina alla teca e ne osserva il contenuto come se osservasse un caro che sta dormendo, rivolgendo lo sguardo verso la dottoressa le confida a bassa voce, è più bella di come la conosco è possibile avere la teca, non vorrei sembrarle un feticista, ma questa la considero un’opera d’arte. La Callegaris risponde sapendo di non averne autorità che quando il caso sarà chiuso con qualsiasi esito inoltrerà la richiesta a chi di competenza. Mentre tutti lasciano l’ospedale l’appuntato Brevi informa il Maresciallo che per realizzare una statua di cera ci vogliono mesi di lavoro e la mano di grande artista visto che ci ha ingannati tutti. Il di Gotto replica che il sequestro ormai appurato che di questo si tratta è stato programmato da molto tempo, e non siamo di fronte a dei dilettanti ma a veri professionisti che non lasciano indizi. Speriamo che la scientifica trovi qualche traccia sulla teca, nella notte hanno collaborato con il patologo per rilevare e isolare le impronte digitali presenti su tutta la superficie dei vetri. Ora dobbiamo chiamare tutti coloro che hanno manipolato il sarcofago e far depositare le loro impronte, pensateci voi Appuntato. Per il resto credo che per quanto tu possa essere cauto qualche errore prima o poi lo commetti e noi puntiamo su questo, vero Appuntato Brevi! Mentre i Carabinieri stanno uscendo dall’Ospedale vengono richiamati dal Patologo e invitati a ritornare nella camera mortuaria. Il Maresciallo chiede al dottore quali siano le novità. Vede Maresciallo mentre i fotoreporter scattavano foto ho notato un riflesso che prima non si vedeva, il merito è stato dei flash, noi non potevamo usarli in quanto il vetro della teca avrebbe riflesso il bagliore e sovraesposto i nostri scatti. Il Maresciallo allora chiede ma il sevizio per le prove vostro e della scientifica come lo avete realizzato? Abbiamo usato dei fari fissi posizionati in maniera tale da evitare riflessi impropri, e non si notava niente è la replica del Patologo. Capisco ma cosa centrano i flash dei fotoreporter? Maresciallo vede quella etichetta adesiva dove è riportato il nome della vittima, posiziona all’altezza dei piedi e sul lato destro in basso come avrà notato è nera sul davanti e argentata sul retro, se andiamo dall’altro lato la vediamo. Dottore mi dica cosa ha notato? Vengo al dunque, mentre i flash dei giornalisti si susseguivano, sul lato argentato interno apparivano delle scritte e dei numeri, li ho proprio notati per puro caso. Ho pensato fosse un indizio e vi ho chiamati subito, sarà da rimuovere? Certamente mi passi un bisturi che ne sollevo un lembo ed una bustina per poterla archiviare, la manderemo successivamente alla scientifica. Appuntato l’adesivo sembra non offrire nessun indizio, ma a fase ultimata è il vetro che svela il mistero. Dottore vede quello che vedo io, è il Maresciallo che si rivolge al medico con il dovuto stupore , qui c’è una scritta ben palese, come mai non la si vedeva prima. Forse la colla o l’argentatura la mascheravano, è l’Appuntato ad intervenire. Ma non finisce qui, non è un’incisione superficiale fatta con delle frese diamantate che usano i decoratori vetrai, ma hanno usato un Laser perché la scritta è all’interno dello spessore del vetro. Il Brevi interviene dicendo che non è poi niente di eccezionale, ormai lo usano in molti, specialmente chi fornisce trofei per lo Sport, quelli in cristallo con le scritte inglobate. Appuntato si ne ho visti molti di questi manufatti e di diverso tipo, anche come oggetti da regalo. Ma il punto è come siano riusciti ad incidere il vetro e a far si che con una semplice etichetta la scritta sparisse alla nostra visione, ma poi ce lo volevano far scoprire oppure è un messaggio che non centra nulla con il nostro caso. Appuntato Brevi si segni sul taccuino la sequenza che verifichiamo cosa possa essere. lo Zi 95 1115 12 questi sono i dati trascritti dall’Appuntato ed il Maresciallo prima di congedarsi dal Patologo esordisce “sarà un bel rebus se è un messaggio per noi”. Passata l’euforia collettiva nel paese si respira una nuova aria forse di consapevolezza, il mistero si infittisce cosa ci sarà dietro tutta questa montatura, nella storia del crimine non si riscontrano fatti simili, è una novità assoluta, ma le donne chi fine avranno fatto? questi sono alcuni dei commenti che circolano. Rientrati in Caserma il Maresciallo e l’Appuntato cercano di capire se la sequenza di lettere e numeri sarà un messaggio o un indizio, ma visto l’andazzo attuale il Maresciallo Di Gotto si convince che c’è la volontà di chi ha orchestrato le sparizioni delle donne di lasciare degli indizi come tasselli di un mosaico. L’appuntato Brevi invita il Maresciallo a valutare una possibile collaborazione con uno scrittore di gialli del paese, che oltre a tutto è pure giornalista del giornale più letto della Provincia, chissà che ci possa aiutare a decifrare la sequenza. Il Maresciallo dopo l’invito ordina all’Appuntato di contattare il giornalista. Senza aspettare un attimo il Brevi chiama la redazione del Giornale di Brescia chiedendo del Capo Redattore Lucio Angeli. Buongiorno sig Angeli sono l’appuntato Brevi della Caserma dei Carabinieri di Iseo, avremmo bisogno di lei come giallista, “di cosa si tratta” chiede il giornalista, “è per il caso delle donne scomparse” “me lo immaginavo” replica immediata del redattore. Dopo le spiegazioni che volevano capire il significato della sequenza alfanumerica invita il concittadino se riesce a passare prima di sera in Caserma che il Maresciallo voleva scambiare qualche idea. Il mio ruolo di capo Redattore mi impedisce di lasciare il Giornale prima dell’ultima stesura, ma in mattinata domani passerò da voi. Il Maresciallo informato della disponibilità del sig Angeli si concentra osservando la bacheca con i ritratti delle donne scomparse e i numeri a loro assegnati. Mentre una telefonata della scientifica avvisa il Maresciallo che sulla teca non si sono riscontrate tracce utili per le indagini, perché le impronte rilevate sono solo degli operatori che hanno effettuato il recupero. Appuntato siamo nuovamente daccapo tre donne scomparse, tre mariti al di sopra di ogni sospetto, e noi che cerchiamo di risolvere il caso con tre foto e tre numeri. Durante questa fase di scambio di considerazioni tra il Maresciallo e la sua ombra l’Appuntato Brevi si sente un interminabile squillo al citofono della Caserma, altri squilli insistenti alchè il Maresciallo chiede all’appuntato se il sottoposto di guardia si sia assentato e si dirigono all’ingresso per capire cosa stia succedendo. Al cancello una persona molto agitata che entra di corsa dopo l’apertura ritardata avvenuta dalla guardia che nel frattempo era rientrata nella guardiola. Maresciallo Maresciallo sono le invocazioni del tizio agitato, dica signore cosa è successo, anche la mia anche la mia, ripete con insistenza mentre inciampa sugli scalini che portano all’ingresso principale, ma mantenendo miracolosamente l’equilibrio, mia moglie è sparita non riesco a rintracciarla, ho trovato un biglietto sotto il parabrezza della sua auto. Il Maresciallo azzarda il contenuto c’era forse scritto “ ciao me ne vado”. Si Maresciallo ma come fa a saperlo, con voce tremolante consegna lo scritto, un foglio di carta di color rosso che riporta il quadrante di un orologio che indica le nove. “Stia sollevato per un attimo” è il consiglio del Maresciallo vedrà che la risolviamo. Scusi Maresciallo non mi sono presentato sono Natale Bruni e faccio l’operaio presso l’officina delle Ferrovie Nord qui a Iseo, mia moglie si chiama Francesca Emanueli ed è casalinga. Dopo aver espletato la procedura e aver raccolto più informazioni possibili il di Gotto congeda il Bruni, accompagnandolo all’ingresso della Caserma. Mentre i due stanno varcando la soglia Il Maresciallo con un’occhiata che fulminerebbe chiunque , si rivolge alla guardia “ma dove eravate finito?” Mi scusi Maresciallo vede quella montagna a spiovente che domina Iseo detta Corno Crivellino ma la si conosce però come La Balota del Coren, va bene ma cosa c’entra tutto questo replica il Maresciallo, la mia giustificazione è che mi è arrivata una segnalazione di una luce lampeggiante che da oggi è in funzione, allora sono uscito sul retro per appurare la veridicità della cosa, come avrà visto anche lei ora sta lampeggiando. Il Maresciallo constatato che c’è una luce sulla montagna, chiede cosa ci sarà di speciale per un lampeggiante su una cresta. L’appuntato Brevi interviene quasi a giustificare il collega, su quel costone Maresciallo non c’è corrente elettrica e poi non siamo nel periodo della Festa che vede i giovani del paese portare delle torce di cera che vengono accese di notte per ricordare la passione di Gesù. Perciò forse è un’anomalia vedere delle luci lassù, e la curiosità della guardia è forse giustificata. La giornata intensa ormai per il Maresciallo volge al termine quando una telefonata dalla redazione del Giornale di Brescia lo avvisa che è in linea lo scrittore giornalista. Maresciallo sono Angeli aveva chiesto di me nel pomeriggio, ho un’ipotesi per la sequenza, ho voluto informarvi subito anziché domani. Sentiamo dott Angeli. Da ragazzi quando eravamo giovani studenti avevamo l’abitudine di chiamare lo Zio il nostro dizionario, quando avevamo dei dubbi o delle ricerche da fare era il nostro alleato. Controllare lo Zio cioè lo Zingarelli per noi era fondamentale, di conseguenza potrebbe trattarsi di un indizio semplice, lo Zingarelli edizione 95 1115 la pagina e il 12 sarà sicuramente il lemma, ma qui in redazione abbiamo l’edizione 2012 ho controllato ma il lemma non mi dice nulla, mentre sta ascoltando il Maresciallo alza gli occhi sulla libreria in ufficio e nota il dizionario in oggetto proprio l’edizione 95.Rimanendo colpito per la improbabile coincidenza ordina all’appuntato Brevi di passargli il dizionario, controllano la pagina 1115 ed al lemma 12 rimangono basiti leggendo ad alta voce “mitigatore”. Il Maresciallo dopo la scoperta e dopo aver informato lo scrittore lo congeda ringraziandolo per la dritta che di sicuro è quella giusta in quanto collima con le immagini correlate agli eventi dei sequestri. Il Mitigatore!!!!! Ecco con chi abbiamo a che fare sbotta il Brevi. Il Mitigatore, ma costui sta giocando con la vita di quattro donne, se verranno confermate certe affinità con le precedenti scomparse, è la considerazione del Di Gotto. All’indomani mattina all’inizio del turno in caserma l’appuntato che la sera precedente si era assentato per osservare la luce intermittente sulla montagna, lo troviamo intento nuovamente all’osservazione ma oggi equipaggiato con un potente binocolo, nel giardino antistante la caserma . Il Maresciallo appena arrivato sembra divertito mentre vede il suo sottoposto che gesticola con le mani e strabuzza gli occhi come fosse incredulo. Mariani! cosa stiamo esplorando di cosi importante per lasciare la guardiola come ieri sera, c’è forse qualche aquila in libertà, scherzosamente il Di Gotto lo riprende. Maresciallo guardi anche lei, dove ieri sera c’era quella luce che lampeggiava di continuo. Il Maresciallo inforcato il binocolo rimane anch’esso esterrefatto, Mariani mi chiami subito il Brigadiere Brevi! Ma cosa sta succedendo è la risposta del Brevi che subito è accorso sul posto, Brigadiere osservi anche lei mentre il Maresciallo gli passa lo strumento di osservazione e mi dica come possiamo raggiungere il posto. Ma è pazzesco avete visto anche voi quel che c’è lassù, il Brigadiere forse ancor di più basito rispetto ai suoi colleghi commenta ciò che ha visto. Il Di Gotto rinnova la richiesta, da non crederci ma come facciamo ad arrivarci? Ci sono due possibilità, con la Campagnola fino alla “roulotte” poi dieci minuti a piedi, oppure con una moto da cross fino a 50 metri dallo sperone, è la descrizione del Brigadiere che il posto lo conosce bene, essendo anche un Mountanbiker che lo frequenta spesso per le uscite in allenamento. Mariani informi subito il comando elicotteristi che ci serve un supporto, avvisi anche la scientifica e gli dia le coordinate. Brigadiere prepari la Campagnola che partiamo subito. All’uscita dalla Caserma incrociano la Dottoressa Calergaris e la invitano a seguirla, annunciandole l’evento, che risaliranno la montagna per fare delle verifiche e che l’aspetta anche una camminata. La Psicologa incuriosita e per niente intimorita dalla camminata, toglie le proprie scarpette da ginnastica sempre pronte nella sacca della palestra che aveva in auto, e sale sulla Campagnola dei Carabinieri. “Maresciallo potrebbe esserci una svolta nei casi delle Leades”,commenta la Calegaris mentre il Brevi imbocca la strada che porta in montagna. Il Maresciallo smorza un po’ le aspettative della Dottoressa dicendo che prima bisogna verificare e poi tirare le conclusioni, mentre al Brevi chiede se è sicuro del percorso. “Maresciallo la conosco come le mie tasche chi ha una bici da montagna questo percorso lo fa spesso, è pure tratto della Gimondibike gara Internazionale di mountanbike che si disputa in zona da 11 anni in , ora dopo 5 km di asfalto entriamo sulla sterrata e poi ci inerpicheremo fino alla roulotte”. “Una roulotte qui su questi pendii?” incuriosita la Dottoressa si rivolge al Brigadiere. “E’ una vita che c’è una specie di mini baita” replica il Brevi. Ci sono pure molti cinghiali da queste parti stiamo attenti ai cuccioli basta non disturbarli e non succede nulla, il Brevi aggiunge che ne incontra spesso nei suoi allenamenti in Bike. Il Maresciallo impaziente chiede se manca poco all’arrivo in quanto gli sballottolamenti sulla Campagnola lo hanno preoccupato. Ci siamo quasi mancano pochi metri ecco la roulotte il Brigadiere parcheggia il fuoristrada e dice “ora si cammina”. Mentre si avvicinano allo sperone di roccia che sovrasta il paese sentono le pale dell’elicottero di supporto che da diversi minuti sorvola la zona e via radio comunica la presenza di un cadavere crocefisso sulla croce che da tempo è infissa sulla roccia. Arrivati sul posto rimangono sbalorditi scoprono che il corpo appeso è di una donna tutto ricoperto da sangue che ancora sta colando. Mentre il turbinio del vento generato dal velivolo li imbratta del sangue della vittima riescono a superare l’ultimo ostacolo una specie di scalinata naturale dovuta all’orizzontalità della roccia. Quando ormai sono a pochi centimetri dalla croce i tre si guardano in volto e tirano un sospiro di sollievo perché scoprono che si tratta nuovamente di una statua di cera ed anche questa ben eseguita. Dopo aver spostato dal viso i capelli insanguinati della statua, il maresciallo confronta il volto della pseudo vittima con la foto della signora Dorsi e riferisce agli altri che è la riproduzione perfetta e senza ombra di dubbio della moglie del macellaio Ercole Larelli. Maresciallo come hanno potuto portare qui il tutto senza che nessuno possa aver visto nulla? È la dottoressa che parla rivolgendo lo sguardo verso il Maresciallo mentre lo stesso si guarda in giro alla ricerca di qualche cosa. Scusi dottoressa ma sto analizzando la scena, vediamo dove sta il messaggio ormai sappiamo che questo messa in scena non è altro che l’opportunità per il Mitigatore di farci saper qualche cosa. Il Brigadiere segnala che la luce intermittente che si notava la sera precedente dalla Caserma era alimentata da un piccola cella fotovoltaica con batteria incorporata. Per questa scena c’è voluto molto tempo ad allestirla, è la considerazione del Di Gotto e di sicuro al buio, ma addirittura nella notte precedente, altrimenti non si spiega perché abbia adottato la cella fotovoltaica quando bastava una semplice batteria, visto che ha usato le ormai diffuse lampade a Led che consumano poco, anzi dirò di più questa è forse un messaggio dentro il messaggio. Cosa intende Maresciallo? La Calegaris con quell’aria di chi fa fatica a seguire il ragionamento. Vede dottoressa se il tizio voleva farci sapere che qui c’era la vittima bastava che ci avesse lasciato un messaggio magari criptato come il precedente e noi avremmo trovato il cadavere ne più ne meno, invece ha creato questo gioco di luci con alimentazione autonoma, per farci sapere che è bravo anche come tecnico elettricista e magari vuole promuovere questo sistema d’illuminazione, considerato che in zona non c’è n’è traccia per diversi kilometri era forse questo il suo intento ovvero il suo messaggio. Il Brigadiere aggiunge che non c’è traccia di altri messaggi tipo i numeri o chiavette varie, non vedo nulla. Sempre il Maresciallo: ora bisognerà chiamare qualcuno per smontare il “manichino” e preservarlo per scoprire se ci sono tracce di Dna o impronte varie. Da l’elicottero arriva una proposta, dopo la comunicazione con il Maresciallo, “agganciamo al verricello la croce con la statua in sol colpo e la trasportiamo direttamente nella sala mortuaria per le analisi della scientifica”. Ricevuto il via libera da parte del Maresciallo considerato che non tratta di un cadavere e non servono autorizzazioni o ordini dagli organi superiori, si cominciano le operazioni di aggancio evitando di inquinare le prove. Mentre si sta sollevando l’intera croce il Maresciallo getta lo sguardo sul braccio destro e la relativa mano della statua, gli par di notare che la mano sia chiusa attorno al chiodo ma l’indice è disteso e sembra puntare in una direzione. Con un gesto veloce delle braccia che si incrociano a mo di forbice che è il gesto classico per dire ferma tutto il Maresciallo blocca le operazioni di asporto della croce. Sfidando il vortice generato dalle pale dell’elicottero malgrado la notevole distanza dovuta alla lunghezza del cavo di acciaio per evitare che la statua entri rotazione il Maresciallo cerca il punto dove il dito indirizzava, e li si dirige, tra i cespugli trova un grosso contenitore ermetico del tipo utilizzato dagli Speleologi, dopodiché da l’ok al Comandante dell’elicottero per riprendere l’operazione interrotta. Mentre l’elicottero si allontana il Brigadiere racconta un aneddoto avvenuto una trentina di anni prima qui sul lago a pochi kilometri di distanza. Un certo Filippo Benedetti promosse la costruzione di una grossissima croce in acciaio che venne realizzata dai fratelli Romeda nella loro un’officina di fabbro a Sale Marasino e da posizionare sul quella vetta, che sormonta il paese di Sale Marasino mentre lo indica con la mano il Maresciallo nota che è poi la stessa direzione del dito della statua. Cosa centra tutto questo con il nostro caso, la Dottoressa interrompe il Brigadiere, forse niente ma hanno in comune l’elicottero, dopo aver realizzato la croce con i soldi di una colletta nel paese e averla portata nelle basse per farla zincare, al ritorno la popolazione si era radunata al campo sportivo dove un’elicottero militare l’avrebbe portata in quota e posizionata sul basamento in cemento che i volontari avevano realizzato settimane prima, tutto è pronto per la missione arriva l’elicottero ne scende il Comandante con tuta mimetica, coltellaccio nella fondina atteggiamento da Rambo impartisce istruzioni, detta le regole come se fosse una missione in Vietnam. Agganciano la croce ad una cima, inizia il decollo la croce da sdraiata si solleva in verticale si stacca da terra accompagnata da un applauso di una folla festante, si nota subito che qualcosa non va, anziché dirigersi verso la montagna il velivolo vira verso il lago, la croce comincia a dondolare e roteare su se stessa alchè tra lo stupore degli astanti viene sganciata in mezzo al lago. Tutti sgomenti si verrà poi a sapere che il comandante prese quella decisione in quanto l’elicottero stava perdendo stabilità e rischiava di precipitare. Nei giorni successivi i sub cercarono invano il manufatto, alcuni dissero che nello schianto la croce si deformò e ad oggi non ne è rimastra traccia. Non domi i promotori ritentarono due settimane dopo l’accaduto, costruendo una nuova croce a tempo di record. Questa volta la cerimonia fu più sobria e preferirono chiamare una ditta di privata specializzata nei trasporti in montagna di tralicci per l’alta tensione, la croce fù agganciata e portata sulla vetta chiamata Punta Almana ma senza problemi, il comandante dopo la posa avvenuta spiegò che precedentemente era stato commesso un errore banale, il cavo che agganciava la croce era troppo corto, e la forma della croce con quei due bracci enormi aveva fatto si che l’effetto vortice generato dalle pale la facesse rotare pericolosamente, mentre con il cavo che abbiamo usato noi che era lungo più di quaranta metri questo effetto non si manifesta. Ora i Salesi hanno due croci che li proteggono una sulla vetta e una nelle profondità del Sebino. Il Maresciallo rivolgendo lo sguardo verso la dottoressa le chiede se per caso questa storia possa aver a che fare con il caso della signora Dorsi, vista la similitudine con la croce che stiamo prelevando. Maresciallo non le so dire magari scopriremo qualcosa quando apriremo il contenitore. Dal paese tutta l’operazione non passa inosservata, lo sperone di roccia è visibile dall’intero abitato e un elicottero che sorvola cosi non è da tutti i giorni, alcuni cittadini si sono muniti chi di binocolo altri di fotocamere munite di teleobiettivo, alcuni sfruttano i cannocchiali turistici, rischiando di cascare nel lago in quando il punto normale di osservazione è la sponda opposta del lago, e invece indirizzandolo verso il monte alle spalle del paese ci vuole un’operazione da contorsionista per osservare la montagna chiamata Balòta del Coren dove stanno avvenendo le operazioni di recupero. Si era sparsa subito la voce del rinvenimento di un cadavere ed allora tutti con il naso all’insù e coronando con un sacco di commenti ed ipotesi le scene che apparivano. Ma presto la notizia di un’altra riproduzione in cera di una delle donne scomparse fa il giro del paese, quando poi si saprà che la vittima poteva essere la signora Dorsi, un velo di delusione pervade l’aria, come se per la Dorsi forse ci si aspettasse di vederla morta. In un periodo dove in Italia vengono assassinate centinaia di donne per mano di una massa di deficienti si aveva il timore che anche qui avvenisse un delitto, magari tinto di giallo. Mentre scendono a ritroso con il fuoristrada verso la Caserma, il Maresciallo, la Dottoressa e il Brigadiere Brevi hanno uno scambio di battute, “chissà cosa contiene il contenitore” è il Brigadiere che si rivolge al Maresciallo, “Brigadiere speriamo in qualche indizio, di sicuro il rapitore sta giocando con noi, e magari ci sta pure osservando”. Arrivati in caserma e consegnato il contenitore alla scientifica che nel frattempo aveva già peritato la statua alla ricerca di tracce utili, il Maresciallo riceve il marito della signora Dorsi, al quale riferisce gli sviluppi del caso. Il signor Larelli ritorna nel suo negozio dove man mano informa i clienti e i curiosi che si presentano per avere informazioni e per esprimere solidarietà. Siamo nuovamente in Caserma e dopo aver fatto i primi rilievi esterni al contenitore la scientifica lo apre. Il coperchio pressato con dovizia, una volta rimosso mette alla luce un faldone di fotografie, “ma come” esclama il Brigadiere “niente tecnologia”! Il Maresciallo condivide l’osservazione del Brevi. La Dottoressa Calegaris aggiunge “ vediamo il contenuto, se avrò conferma vi spiegherò che idea mi sono fatta!”. Con immenso stupore di tutti dopo aver visionato le prime pagine, iniziano i commenti sulle immagini che riproducono l’interno della Parrocchiale del Paese e precisamente il pavimento. “Ma è bellissimo stupefacente” è l’espressione di meraviglia del Brigadiere che si lascia coinvolgere dalle riproduzioni che man mano il Comandante Palissi della scientifica sfogliando il raccoglitore mette in evidenza. Non sono fotografie ma dei rendering eseguiti al computer che riproducono il Giudizio Universale di Michelangelo della Cappella Sistina che viene riprodotto sul pavimento della Chiesa locale. La Parrocchiale di Sant’Andrea a tre navate è caratterizzata dal campanile costruito proprio sulla porta d’ingresso ed è ciò che la rende speciale. In Italia si contano pochissime Pievi con questa particolarità. Il Maresciallo continua a sfogliare le centinaia di rendering che sono stati inseriti nel raccoglitore, che rappresentano le viste globali di tutto il pavimento e dei particolari che svelano con quale materiale è stato eseguito il manufatto. Il Brigadiere dopo lo stupore iniziale passa ad una fase di trans, come se quello che ha visto lo avesse ipnotizzato e si pronuncia con un tono fievole: “siamo di fronte ad un mosaico gigantesco di qualche migliaia di metri quadri ma cosa vuol dire tutto ciò?”. Il Maresciallo lo corregge, “non si tratta di un mosaico ma bensì di un intarsio cosa ancor più complicata nella sua realizzazione”. Il Comandante Palissi aggiunge che nel contenitore c’è un altro raccoglitore con un elenco dettagliatissimo di tutti i tipi di pietra da utilizzare e la tecnica specifica per il taglio e composizione delle tessere lapidee da usare, per rappresentare al meglio il capolavoro di Michelangelo. Il principio filosofico contenuto nella relazione è di rendere il capolavoro eterno, duraturo affinché la Chiesa di un paese acquisti un valore artistico che la elegga quale meta di pellegrinaggio. L’obiettivo primario della realizzazione filologica del Giudizio Universale e della volta che rappresenta la storia dell’umanità prima delle leggi che Dio affidò a Mosè è quello affinché i visitatori possano apprezzare da vicino tutti i dettagli che il grande artista Toscano di Caprese, avrebbe impresso nei suoi affreschi. L’opera che appare irrealizzabile per il tempo ed i costi che potrebbe avere, affascina comunque i presenti che continuano a scambiarsi commenti. In un periodo di risparmio energetico è stata anche inserita una relazione dettagliatissima su come realizzare anche il riscaldamento della Chiesa. Viene suggerito un riscaldamento a pavimento che per una Chiesa sembrerebbe la migliore soluzione, il metodo più silenzioso , quello che non genera motti convettivi dell’aria, riscalda dove serve cioè in basso, e non ultimo le basse temperature di mandata per grandi volumi di acqua che si possono ottenere con diversi metodi di fonti di calore. Dopo tutte questi rapporti, c’è una cosa però che lascia perplessi gli investigatori ,non c’è nessun riferimento alle donne scomparse. Il Palissi dopo aver esaminato il contenitore si rivolge al Maresciallo “non ci sono altri messaggi nell’involucro” “strano” replica il di Gotto: “eppure avrei giurato che non si sarebbe fermato a questo”. Il Maresciallo si raccomanda che le foto ed i particolari sul contenuto non dovranno essere divulgati per nessun motivo, poi rivolgendosi alla Psicologa le chiede: “Dottoressa ci esprima le sue impressioni”. Da lei ottiene un’immediata analisi “Il nostro interlocutore in questo caso non ha usato la tecnologia nelle sue comunicazioni, ma bensì opere cartacee anche se realizzate con l’ausilio di computer, forse per dimostrarci che sa destreggiarsi sia con le nuove tecnologie che con i metodi tradizionali. Questo per quanto riguarda le sue abilità ma per via di come ci consegna le sue vittime, avrete notato che la signora Keller che è una persona remissiva e tranquilla ce l’ha fatta trovata in una veste serena, mentre per la Dorsi l’ha rappresentata tutta insanguinata e crocefissa come una nemesi per come si comportava in vita e ha subito a detta del nostro mitigatore una punizione che si meritava. Questo è un messaggio chiaro, ma fortunatamente per adesso rimaniamo ancora con la speranza che siano vive”. Mentre tutti si apprestano ad uscire dalla stanza il comandante della scientifica Claudio Palissi ferma con un gesto sulle spalle il Maresciallo e lo avverte che durante l’analisi della Dottoressa ha trovato un doppio fondo nel contenitore, ben nascosto, ma da un’attenta ricerca lo si poteva scoprire. “Comandante “ci faccia vedere se ci sono altre novità”. Il Comandante solleva il doppio fondo e ne estrae una pellicola tipo diapositive la srotola e le si osservano in controluce cosi si rivela una realizzazione da parco dei divertimenti installata proprio sul pendio della montagna dove hanno appena trovato la Dorsi. Una specie di montagne russe che ben si mimetizzano all’interno del bosco, seguendo un tracciato naturale senza sopraelevate, quasi un misto tra funicolare e ottovolante. Anche in questo caso le immagini vengono corredate da una relazione scritta che elenca la filosofia, l’utilità, il significato e pure l’eventuale ritorno economico. Il Brigadiere Brevi divertito commenta “potremo avere anche noi la nostra Gardaland anzi la Sebinland”. Mentre il Maresciallo più compassato ne esce con un “staremo a vedere come va a finire”. La Dottoressa Calegaris da una spiegazione del perché questa iniziativa sia stata celata e non palesata, come se volesse essere messa in secondo piano, fuori dallo schema principale come fosse una specie di goliardia una cosa buttata li, se veniva scoperta era una cosa in più, ma se non l’avessimo trovata non cambiava nulla. Il Maresciallo di Gotto chiede un’ultima cosa al Comandante “di impronte ce ne sono? E con la ricerca della presenza di telefoni cellulari nella zone dei ritrovamenti?” Il Palissi conferma che oltre i segnali di chi ha fatto le ricerche e quelle dei soccorritori non ci si sono altre tracce. Ma c’è un’ultima cosa Maresciallo! Il Comandante Palissi quasi divertito come coloro che continuano a trovare sorprese nel baule dei desideri mostra due foto che sono state applicate sul coperchio del sottofondo. Una rappresenta la facciata della nuova residenza per gli anziani a Iseo che viene decorata con un murales che raffigura una coppia di anziani che offrono a dei giovinetti la loro esperienza di vita. La seconda foto invece sempre con la tecnica del fotomontaggio è una veduta da quell’ammasso roccioso dove è stata trovata la statua crocefissa della seconda donna, e viene rappresentata la ricostruzione della Rocca che sovrasta Iseo nella parte Est del Paese. Attualmente la Rocca di San Giorgio inizialmente denominata “fortissima rocca di Bosine” era stata costruita dagli Oldofredi Feudatari del territorio e fù voluta come castello di guardia per sorvegliare la strada per la Val Trompia e a oggi rimangono solo le rovine. Dopo aver osservato tutto il materiale ritrovato il Maresciallo si rivolge ai presenti esprimendo una considerazione “tutto questo è folcloristico ma a noi serve qualcosa di più concreto, non dobbiamo stare al suo gioco, non ci faremo instradare nei suoi obiettivi”. La Calegaris stemperando la tensione che aleggia dopo l’affermazione del Maresciallo dice “ comunque fino a questo momento siamo rassicurati che le donne potrebbero essere vive” “ho il sentore che costui non si fermerà con questo balletto”. Al che il Brigadiere Brevi se ne esce con una battuta, (parafrasando una vicenda avvenuta nell’antica Roma prima di Cristo) se di sequestro di donne è ciò che sta avvenendo nel nostro territorio si potrebbe affermare che si tratta del “RATTO DELLE SEBINE”. Brigadiere lei è sempre in vena di battute lo riprende il Maresciallo anche se questa è azzeccata, sperando che non si traduca come per il passato in un sequestro per ottenere favori sessuali dalle Sabine. La Calegaris precisa che più che favori sessuali era stato pensato come metodo per la procreazione essendoci all’epoca scarsità di donne nelle nuova città. Dopo essersi trasferiti in caserma il Maresciallo di Gotto si congeda e invita il Brigadiere a presentarsi all’indomani per decidere il da farsi, in quanto fino ad ora sviluppi positivi non ce ne sono, e alla Dottoressa Calegaris rilancia l’invito a studiare il materiale visionato per scoprire qualche dettaglio che potrebbe essere sfuggito ad una visione superficiale. Durante la notte si scatena un fortissimo temporale che dura quasi un’ora, e come avviene da molti anni certe vie del paese vengono allagate, il Maresciallo viene richiamato in Caserma per presentarsi a risolvere alcuni problemi di viabilità in quanto ci sono stati alcuni incidenti stradali causati dal temporale. Ormai è l’alba l’acqua è defluita e il di Gotto si trova pure a calmare i cittadini alluvionati che inviperiti se la prendono con l’Amministrazione Comunale per un problema ciclico mai risolto. Mentre il sole sta per spuntare da dietro la collina il Brigadiere Brevi lo chiama al cellulare, “Maresciallo venga subito qui a Covelo” Il Maresciallo trasferendosi a Covelo che è una località poco distante dalla Caserma, famosa in quanto dalla montagna dove sorge la contrada, sgorga un forte getto di acqua da una gigantesca apertura nel qual caso si verifichino piogge o temporali intensi, la località è la stessa che si vedeva negli appunti celati nel contenitore che il giorno prima avevano visionato dopo il ritrovamento della Dorsi. Una cosa però lo lascia stupito mentre si appresta a parcheggiare, dalla caverna di formazione carsica detta la Büsa del Quai fuoriesce acqua di un colore anomalo, giallastra di un giallo fluorescente. Il Maresciallo successivamente chiede spiegazione al Brigadiere il quale chiarisce che l’acqua giallastra ha incuriosito gli speleologi locali che subito si sono arrampicati all’ingresso della cavità per scoprire il fenomeno che non poteva essere naturale, gli stessi arrivati in prossimità dell’ingresso hanno notato che il lucchetto del cancello di sicurezza era stato lasciato aperto ed alle sbarre era stato legato un sacco di juta contenente un prodotto che a contatto con l’acqua rende la stessa di colore fluorescente. Mi dicono gli speleo che è il medesimo prodotto che usano anche loro per tracciare i percorsi delle fonti, le pastiglie in questione vengono depositate dove certi corsi d’acqua sono inghiottiti dalla montagna e si va controllare poi a valle dove l’acqua colorata va a sgorgare ed il tempo che impiega per percorrere il tracciato. Va bene Brigadiere ma veniamo a noi dov’è il problema. Maresciallo le spiego tutto però bisognerà chiamare nuovamente i soccorsi, perché gli speleo quando sono entrati nella Büsa a controllare se ci fosse dell’altro hanno trovato depositata in una specie di arcosolio un corpo umano, bendato completamente come le mummie egizie, ed allora ci hanno avvisato subito. Non mi dica Brigadiere che siamo di fronte nuovamente al mitigatore? Non saprei Maresciallo gli speleo ci hanno segnalato che presumono sia una mummia umana in quanto ne ha la forma ma che però le bende che la avvolge mostrerebbe una presumibile silhouette femminile. Il Maresciallo chiede se si può arrampicare nella cavità per poter fare un accertamento di persona, il Brigadiere gli conferma che ci vuole un po’ di abilità ma che ci si può riuscire. Mentre salgono verso l’imbocco da una via secondaria poiché il sentiero classico attualmente è impraticabile per via della cascata, il Brigadiere spiega che la fuoriuscita dell’acqua è cosa conosciuta da sempre ma che si verifica poche volte all’anno e solo in caso di forti temporali o di continue giornate di pioggia. Si tratta di uno sfioratore naturale che elimina le acque che si accumulano e si incanalano dentro il tratto di galleria naturale mediamente percorribile in piedi lungo più di un chilometro con un percorso sinuoso e con diversi androni e formazioni calcaree, il tracciato è pressoché orizzontale, la parte terminale del condotto si restringe fino ad un pertugio di 40 centimetri dove una venuta di acqua perenne impedisce il proseguimento e l’esplorazione da parte degli speleo, l’acqua che attivamente fuoriesce durante l’anno prende invece un’altra via e va ad alimentare quello che fu un mulino per le granaglie, ubicato nel borgo ora ne rimane solo la gigantesca ruota di circa 8 metri di diametro, la si può notare ancora alloggiata sul fianco di un palazzone, questa mega ruota in legno ha una caratteristica è posizionata trasversalmente al corso del canale di adduzione. Mentre si apprestano ad entrare il Maresciallo riflette sul fatto che se il temporale notturno non avesse generato la fuoriuscita della cascata chissà quando avremmo scoperto questo caso. Entrati nella cavità i due osservano con quanta cura la pseudo mummia sia stata depositata su quella specie di altare in pietre accatastate. Rivolgendosi nuovamente al Brigadiere dopo l’ingresso nella caverna, gli chiede se la mummia la poteva trasportare fino quassù una sola persona. Penso proprio di no risponde il Brigadiere, anche per un’individuo robusto sarebbe stato difficoltoso se non improbabile riuscirci, bisognerebbe tesare delle funi e delle carrucole per non far precipitare o sballottare il manufatto. Durante il sopralluogo nell’androne principale della grotta dove hanno trovato la mummia fasciata, il Maresciallo munito di una torcia elettrica, punta il fascio in più direzioni per conoscere le caratteristiche della cavità, al che nota una corda che penzola dal soffitto, allora decide di controllare dove potrebbe portare l’altro capo salendo su una cengia che sporge dalla parete. Segue la cordicella come fosse il filo di Arianna, con fare curioso passo dopo passo raggiunge la fine della cima, e trova legata con un nodo alla marinara, una bottiglia di vetro trasparente. Subito pensa al mitigatore e con uno sbuffo esclama “ci siamo di nuovo”. Il Brigadiere chiede lumi ma il Maresciallo non risponde intento com’è nel recuperare il reperto senza contaminarlo, già consapevole che di impronte o tracce varie non ne troverà considerati i precedenti. Trasportata la mummia all’obitorio il Patologo Pizzillo inizia lo sbendaggio per scoprire cosa si cela sotto le fasce. Sopraggiunge nella sala autoptica anche la Psicologa Calegaris accompagnata dalla Sottotenente Carla Lenzi che è stata designata come supporto per seguire il caso. Carla Lenzi è una giovane Carabiniere di bell’aspetto determinata uscita a pieni voti dall’Accademia dell’Arma e con un bel tono e una fermezza di voce subito chiede al Maresciallo se c’è un collegamento con gli altri casi. Il Maresciallo di Gotto per niente infastidito dalla presenza della nuova arrivata, prima si congratula con lei per l’incarico poi riferisce che dopo aver tolto le bende e controllato il contenuto della bottiglia potrà essere più preciso. Durante lo sbendaggio si comincia ad intravedere la sagoma di un corpo, e lo stupore aleggia sui volti dei presenti, ci si aspettava come per gli altri casi una statua di cera, piuttosto che un cadavere, invece comincia ad apparire il volto di una donna, ma si intuisce da subito che è anche questa una riproduzione ma non in cera, perfetta nei dettagli ma pur sempre una riproduzione realizzata con una specie di silicone, lo stesso che si usa per i manichini dei crash test, il volto e tutto il corpo sono stati dipinti alla perfezione. Non c’è nessun dubbio è la copia perfetta della signora Pamela Pitti moglie dell’imprenditore nel settore riciclaggi. Il volto viene ritratto con lineamenti da persona rilassata e molto serena, contrariamente alla donna crocefissa ritrovata il giorno precedente, la riproduzione potrebbe sembrare come una specie di nemesi in senso positivo, viene osservata e valutata come la raffinatezza dei particolari faccia intuire da subito anche una notevole capacità artistica. NUOVO CAPITOLO 29 dic 2013 La Calegaris presa da un forte dubbio, vorrebbe condividere la teoria del mitigatore non violento ma rimane perplessa e non vorrebbe mai venisse perpetrata invece la teoria opposta. Ci dica dottoressa si leva in coro la richiesta dei presenti. Non vorrei mai, che chi ci sta propinando queste riproduzioni ci stia lanciando anche un messaggio macabro, che tradotto potrebbe significare, se non promuoverete le mie idee poi vi farò ritrovare davvero le rapite e ve le consegnerò come ora ve le ho fatte ritrovare, solo che adesso sono solo dei simulacri. Questo dubbio attanaglia anche me replica il Maresciallo, che aggiunge che forse non è il caso di rischiare, potremmo cominciare a coinvolgere i media su qualche progetto che ci ha consegnato, per vedere se ci potrebbe essere qualche apertura, visto che ora di richieste specifiche non ne sono mai pervenute. La Sottotenente Lenzi incuriosita dai precedenti ritrovamenti si fissa sul contenuto della bottiglia e nota che all’interno c’è un bussolotto metallico di diametro superiore alle dimensioni del collo della bottiglia che rende impossibile l’intrododuzione dall’imboccatura . Il Maresciallo conferma l’osservazione della Lenzi e rincara la dose dicendo “questo mistero si assomma al mistero” “ non ci viene risparmiato nulla”. La Calegaris aggiunge che se si vuol vedere il contenuto bisognerà per forza rompere la bottiglia,che nel frattempo era stata consegnata alla scientifica, il Brigadiere Brevi precisa che forse varrebbe la pena aspettare l’esito della perizia, certamente avranno una spiegazione del come si possa costruire una bottiglia attorno al bussolotto, invece che farsi prendere dalla smania di rompere il tutto. Mentre si sta discutendo il da farsi si presenta il Comandante Palissi della Scientifica con l’esito negativo della perizia sia sulle bende che sulla bottiglia, sulla presenza di tracce organiche o impronte digitali. Con fare sornione il funzionario chiede ai presenti se si sono fatti un’idea di come possano aver infilato il bussolotto nella bottiglia, vi dico da subito che abbiamo sottoposto il vetro ad una verifica che ci ha confermato che la bottiglia è intonsa e non presenta manipolazioni post produzione, perciò senza alcun dubbio viene esclusa la tecnica di riscaldamento con fiamma dell’imboccatura, per poi allargarla e infilare il bussolotto e successivamente restringerla alla forma originale come potrebbe fare un artigiano vetraio. La conferma di quanto abbiamo appurato la potete osservare da voi e sono ancora i segni ancora presenti dello stampaggio industriale. Poi conferma i sospetti del Maresciallo, non ci sono tracce di impronte ne di sostanze organiche, mentre ascoltano l’analisi del Comandante nessuno dei presenti si aspettava il colpo di scena. Il Palissi lascia basiti i presenti rivelando che dopo un attento esame del contenuto dalla forma di un grosso sigaro , abbiamo appurato che non è altro che una lega a memoria di forma, costituito da un foglio che tende ad arrotolarsi. Le proprietà di queste leghe è che assumono a determinate temperature forme diverse. Concludo dicendo che se si sottopone la lega a basse temperature si arrotola su se stessa, ed invece a temperatura ambiente si srotola un poco e assume la forma che attualmente notiamo poi aumentando la temperatura si distende totalmente come un foglio. Perciò nella prima fase bastava mettere nel freezer la lega, aspettare che si avviluppasse su se stessa quel tanto che permettesse di essere infilata nella bottiglia, ed il gioco era fatto. Il Brigadiere si insinua dicendo che era giunta l’ora di estrarla, allora basta depositarla nel freezer e attendere che si restringa e svuotare la bottiglia. Il Maresciallo chiede al Comandante “mi immagino che avrete già eseguito la prova come chiede il Brigadiere”, ricevendo una risposta positiva aggiunge che c’è dell’altro! E ti pareva dice il Brevi, ci illumini Comandante. Dopo aver abbassato la temperatura della bottiglia ne abbiamo sfilato il contenuto, ma questa lega di ultima generazione ha delle doti superiori, è una lega a memoria di forma progressiva, ad ogni grado di temperatura prende una forma diversa. Più si alza il gradiente termico più il foglio si srotola fino a divenire un foglio. Una volta disteso è apparsa una scritta in rilievo, il contenuto era molto sintetico, ed il comandante esibisce una foto che mostra la lastra. La Lenzi dopo aver visionato la foto mostrata dal Comandante Palissi esclama“ma cosa vuol dire Saluis”, riferendosi alla scritta incisa che appariva sulla lastra, è solo questo il messaggio, sono un po’ delusa, credevo che come nei precedenti ritrovamenti ci fosse una notevole dote materiale da studiare ed invece abbiamo solo una specie di epitaffio, un acronimo. Il Maresciallo non del tutto stupito dichiara “io invece ne deduco che sarà solo l’inizio di un qualcosa di più importante ” mi sa che ci darà da lavorare ancor di più, questa forma criptica mi preoccupa non poco. I media nel frattempo assistono agli accadimenti con meno entusiasmo, nelle cronache manca il morto e lo spargimento di sangue, per questo gli inviati cominciano a lasciare i luoghi di appostamento per dedicarsi a più macabri episodi che sul territorio nazionale stanno accadendo. Il Maresciallo non se ne dispiace, ora sarà più libero nel seguire le indagini senza la pressione assillante della stampa. All’uscita dalla sala autoptica comunque c’è l’incontro con i giornalisti ed alcuni incalzano con richieste di chiarimenti come fossero mannaie, altri più professionali si rivolgono al Maresciallo con toni più pacati. Il di Gotto disponibile a chiarire la situazione affermerà che delle quattro donne attualmente sequestrate non si è venuti a capo di nulla, non c’è nessuna richiesta di riscatto e nemmeno la prova che siano ancora in vita. Ribadendo che è evidente che di sequestro si tratta e che ci sia anche un’anomalia, una situazione così non si era ancora verificata non ci si ricorda di un fatto simile ne nel nostro territorio ne all’estero. Aggiunge che per ora un fatto di sangue sembra essere scongiurato visti gli esiti, senza escludere le possibili conseguenze negative che potrebbero verificarsi nel proseguire degli eventi. Mantenendo fede alla proposta di diffondere alcuni particolari reperiti durante i recuperi delle riproduzioni, mostra la foto della lastra con la scritta Sa.Lu.Is. Anche la Calegaris incalzata dalle richieste dei corrispondenti delle varie testate giornalistiche, aggiunge che le indagini non si sono arenate anzi ci sono dei nuovi sviluppi , mentre il profilo del o dei sequestratori è ancora del tutto da definire, condividendo le preoccupazioni del Maresciallo, che aveva definito il caso eccessivamente anomalo, e che il modus operandi della sparizione delle signore era del tutto singolare. Lasciati i cronisti il Maresciallo ed il Brigadiere si allontanano dirigendosi verso la Caserma sull’auto di servizio ma vengono colti da stupore quando sulla parete di una casa scorgono la scritta SaLuIs, è un grafito a caratteri cubitali con lettere dipinte contorte come solitamente vengono eseguite dai writers, era da giorni che questo grafito campeggiava sulla casa ma non ci avevano fatto caso finché non scoprivano la stessa scritta sulla lastra dentro la bottiglia. Fermata obbligatoria per i due per scoprire eventuali altri messaggi magari celati nelle pieghe del disegno, notano solo che la Is della scritta è più grande delle altre, ma non c’è nessun altro indizio è solo una scritta fine a se stessa. Rientrati in caserma il Maresciallo riceve una telefonata dalla Caserma di Lumezzane, che lo avvisa che sul basamento che sorregge l’aereo caccia che si trova sul tetto della sede dell’Aeronautica Lumezzane, è apparsa anche li la scritta SaLuIs, che è il risultato una composizione di diversi metalli dall’alluminio all’ottone, così gli dice dall’altro capo del telefono il collega che lo ha contattato dopo aver visto il servizio mandato in diretta su una televisione locale, che per scrupolo vista le affinità ha pensato di informare subito il Maresciallo di Gotto. Gli viene riferito che da giorni la composizione era stata posizionata, e alla richiesta del Maresciallo l’interlocutore confermava che il manufatto riportava le lettere non tutte della stessa grandezza e che la Lu era più grande delle altre. Il Maresciallo allora deduce confidandosi con il Brigadiere Brevi che la Is sta per Iseo e la Lu per Lumezzane, ma il Sa che è la prima parte dell’acronimo a cosa si potrebbe riferire? Il Brevi dopo aver visionato la cartina della Provincia appesa in Caserma esordisce “ forse il Sa vale per Salò”, osservi Maresciallo, se tracciamo una linea retta da Iseo che passa per Lumezzane potremmo arrivare a Salò, e allora l’acronimo SaLuIs potrebbe coincidere con Sa-lò Lu-mezzane Is-eo, ed ora che potremmo aver decifrato il messaggio, tutto ciò cosa vuol significare conclude il Brigadiere Brevi. Il Maresciallo di Gotto dopo essersi complimentato con il Brigadiere per l’intuizione ordina che si contattino subito i colleghi di Salò, per non lasciare niente al caso. Dopo pochi minuti e scambi di pareri tra i presenti, il Maresciallo accede al computer per un collegamento tramite webcam con la Caserma di Salò, con stupore per la strana richiesta di possibili scritte come SaLuIs, i Carabinieri di Salò confermano che nei giorni scorsi era stata rimossa una struttura realizzata in ferro battuto che all’apparenza sembrava oro, e che penzolava dalla coda della statua del leone di san Marco che sovrasta la colonna al centro della Piazza Serenissima. . La scultura di Angelo Aime mostra il Vangelo aperto. Era consuetudine che il leone, simbolo della Repubblica di Venezia, fosse rappresentato col Vangelo aperto in tempo di pace e chiuso e con la spada in tempo di guerra, in coerenza col motto «Pax tibi Marce» che non si doveva più leggere. La nuova piazza riafferma la memoria dei secoli in cui Salò fu capitale della Magnifica Patria. I Carabinieri intervenuti sul posto avevano rimosso con l’ausilio di una scala elevatrice dei vigili del fuoco questa specie di targa realizzata in una lega speciale di rame zinco e stagno chiamata princisbecco simile all’oro ma solo per l’aspetto. Questo ultimo elemento fa scattare al Maresciallo di Gotto la domanda ai colleghi, il perché abbiano deciso l’analisi del metallo per determinare la composizione del manufatto. Dalla Caserma di Salò tramite webcam i colleghi mostrano al Maresciallo la realizzazione che evidenzia che la parte iniziale cioè la Sa era in formato superiore alle altre, dopo di che lo informano che incuriositi dall’improbabile costosa realizzazione in oro avevano fatto eseguire una perizia ad un gioielliere del posto che confermava loro che si trattava di princisbecco e non del metallo più prezioso. Chiuso il collegamento con Salò, il Maresciallo si rivolge al Brigadiere chiedendogli se chi ha eseguito il grafito in paese non possa essere passato inosservato, visto il tempo necessario per realizzarlo. Aggiungendo la considerazione che se per Lumezzane e Salò si poteva trattare di un blitz, sia pur rischioso ma in poco tempo si potevano posizionare i manufatti, per Iseo invece qualche mezz’ora deve pur essere passata, e oltretutto a fianco di una strada trafficata dove chiunque anche se nel cuore della notte qualche movimento lo poteva osservare. Come se qualcosa fosse nell’aria il Maresciallo viene interrotto dal Piantone di turno che introduceva un ragazzo nell’ufficio. Il ragazzo abbigliato con i classici indumenti che alcuni adolescenti indossano per seguire la moda dell’hip hop, quindi tuta dalla taglia superiore di tre o quattro volte, cappellino al contrario e felpa con cappuccio e scarpe bislacche, slacciate e anch’esse fuori misura, si presenta dicendo che deve consegnare una documentazione, dopo aver visto il il sevizio sul grafito SaLuIs. Il ragazzo esordisce così “deve sapere Maresciallo che il grafito l’ho realizzato io”. Tu! replica il Maresciallo dopo averlo fissato negli occhi e poi scambiato lo sguardo con la Calegaris che nel frattempo aveva raggiunto la Stazione dei Carabinieri con la Lenzi, come a voler manifestare tutta la sua perplessità su un caso talmente complicato che sia stato portato ad esecuzione da un ragazzo quindicenne. Si Maresciallo replica il Pinturicchio (cosi lo chiamano gli amici per la sua passione, essendo lui della corrente dei grafitari artisti, diversamente dai vandali, questi ultimi vengono ingaggiati e pagati per operare sui muri), quindici giorni fa ho ricevuto questa richiesta in una busta e nella stessa erano contenuti anche soldi in contanti, del dare spiegazione, porge la busta al Maresciallo che ne estrae una lettera di istruzioni, la quale illustra il dove il come e quando realizzare il grafito e che ad opera finita avrebbe ricevuto altri 200 €. Il Maresciallo legge ad alta voce anche la parte conclusiva, dov’era specificato che il ragazzo doveva recarsi in Caserma a Iseo se fosse emerso un collegamento con le donne scomparse e il grafito. La Calegaris osserva che si comincia a delineare il comportamento del mitigatore che non può operare in solitaria ma che s’avvalga della collaborazione di altri personaggi, anche se in questo caso specifico è una persona inconsapevole, ma comunque per realizzare il resto per forza di cose non può agire da solo. Non si possono trattenere 4 persone per giorni, continua la Calegaris bisogna sfamarle avere spazi isolati e adeguati per alloggiarle, tutte cose assai complicate da mettere in atto. Dopo aver ascoltato la Calegaris il Maresciallo controlla il contenuto nella busta, e estrae un’altra riproduzione che all’apparenza e solo un susseguirsi di immagini e intuisce che può trattarsi di un autostereogramma, (negli anni 80 erano molto diffusi, si trattava di immagini all’apparenza ripetitive e casuali, ma se si concentrava lo sguardo al che inizia a concentrarsi sull’immagine e gli appare una forma tridimensionale dalle sembianze di un tunnel ferroviario, accompagnata dalla riproduzione di un lavatoio pubblico. Il Brevi dopo il Maresciallo ci cimenta anch’egli nella visione tridimensionale e riconosce subito il lavatoio affermando che è a pochi metri di distanza da dove è stato eseguito il grafito. Si congeda il Pinturicchio e si fa un sopralluogo al lavatoio che dista poco dalla Caserma. Recati sul posto osservano il lavatoio, un classico manufatto anteguerra a due vasche una il doppio dell’altra con pilastri che sorreggono una pensilina il tutto in cemento armato. apparivano altre immagini tridimensionali) Dopo aver eseguito una ricerca accurata per scoprire se ci potessero essere dei collegamenti con il contenuto della busta e il lavatoio stesso, si scopre che sopra la tettoia c’è un sacchetto, un involucro estremamente anonimo che all’apparenza sembra senza alcun valore quasi fosse un sacco della spazzatura. Il Maresciallo ordina al Brigadiere Brevi di recuperare sulla pensilina il sacco perché gli pare improbabile che sia spazzatura, il Brevi come un felino sale sulla parte superiore del lavatoio e consegna al Maresciallo il sacco nero, dopo aver osservato che la parte esterna potrebbe essere solo un rivestimento a protezione dalle intemperie, tasta l’involucro e percepisce all’interno la forma di un cilindro e di un certo peso e capisce da subito che potrebbe essere un’altra missiva del mitigatore. La Lenzi munita di fotocamera nel frattempo riprende tutte le fasi del recupero, fotografando anche l’apertura del sacco. L’involucro viene posizionato sul cofano dell’auto di servizio e inizia l’ispezione, dal sacco fuoriesce un rotolo di carta patinata di circa sessanta centimetri di altezza e decisamente pesante come aveva osservato in precedenza il Brigadiere, ma ciò che lascia perplessi gli astanti è la forma che ricorda i testi sacri ebraici come la Torah a doppio rotolo, con manici. La Calegaris chiede al Maresciallo se può svolgere al momento il contenuto, perché si vede sulla parte esterna l’acronimo Sa.Lu.Is che potrebbe confermare che sia un’altro elaborato del mitigatore. Con delicatezza il di Gotto srotola il contenuto per una prima visione superficiale, dopodiché il resto andrà controllato in Caserma, tenendo tra le mani i manici del rotolo appare un disegno che riprende l’immagine dello stereogramma contenuto nella busta del grafitaro. I presenti intravedono un’illustrazione di quel tunnel ferroviario annunciato nel precedente messaggio, ma il disegno è più elaborato e con più particolari e un fatto li lascia esterefatti, l’ambientazione sicuramente è il quartiere dove si trovano attualmente, ma di quel che è l’attualità non c’è più traccia, tutto ha una fisionomia completamente diversa. Par di capire che i palazzoni vetusti che circondano il lavatoio, che erano costruzioni di novant’anni fa, che soddisfacevano le esigenze dei lavoratori e che ancor oggi vengono chiamate case operaie, risulterebbero completamente demolite ed alla loro vece una nuova costruzione, un unico modulo più omogeneo che si integrerebbe alla perfezione con le costruzioni anni 70 in cemento faccia a vista che sono state edificate in adiacenza successivamente, questa operazione architettonica forse voluta per dare un senso di continuità al quartiere, ciò che stupisce il Maresciallo è la presenza nell’interrato di una stazione ferroviaria base di partenza e arrivo di una micro-navetta. Continuando la visione del progetto appaiono sui diversi piani diverse ambientazioni, nell’interrato un mega parcheggio, nel piano cortile una serie di uffici sul piano strada con bellissimo porticato tutta una fila di negozi e nei piani successivi delle abitazioni. Visionate solo poche immagini, e constatato che il reperto si riferisce di sicuro al mitigatore, si rientra in Caserma per completare la visione. Una volta svuotato il sacco e distribuito il contenuto sul tavolone della sala riunioni si inizia a ricostruire il mosaico di idee e scoprire se ci siano indizii o dettagli sulle persone scomparse, che è il punto focale per le indagini. Qui nuovamente la Calegaris richiama lo stile e la composizione di tale elaborato, affermando “le idee potrebbero essere anche di una sola persona ma la realizzazione richiederebbe l’operato di molti oppure sono anni che sta disegnando” “non si può realizzare questo progetto senza essere a conoscenza dei luoghi, perciò la persona che noi cerchiamo di sicuro è del posto”. Il di Gotto annuisce ed incuriosito dal disegno che raffigura la micronavetta scopre che si riferisce all’idea di collegare i due laghi il Garda a Salo’e il Sebino con Iseo con un micro tunnel con scalo intermediario a Lumezzane, ma la novità sono le micro navette a forma di mezza luna sospese su dei binari verticali e par di capire a propulsione magnetica, il Maresciallo per non essere coinvolto e farsi affascinare dalla composizione, accantona i disegni e la dettagliatissima relazione tecnica che elenca vantaggi e particolarità progettuali, concentrando le ricerche invece su alcune fotografie cartacee delle donne sequestrate, ritrovate all’interno del sacco, le foto sono la conferma della connessione tra le ladies scomparse ultimamente. Per la prima volta il mitigatore lascia indizi concreti sulle donne e le accomuna tra loro in queste foto. Ma un particolare colpisce il Maresciallo, le foto sono probabilmente scattate di recente, l’ambientazione è comune a tutte e quattro le donne, non sono foto sottratte nelle case delle persone sequestrate ma sembrano eseguite in studio, questo fatto fa ben sperare i presenti che le donne siano ancora vive. Il Maresciallo scopre anche un segnale voluto lasciare di proposito dal mitigatore