Operazione Lady lake 17

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Operazione Lady lake 17
Con un profumo inconfondibile di lago, siamo sul Sebino in
una giornata quasi primaverile di fine febbraio, giusto il 29
di un anno bisestile, la terza occasione del secolo, su una
panchina nei giardini pubblici dove due signore di mezza
età, di bella presenza, vestite alla moda si scambiano
commenti, tra le gioiose grida di bimbi.
Senti Carla è Eva che parla ho una strana notizia e penso
che ci sia del vero.
Dimmi Eva la esorta Carla con quell’aria da curiosa molto
interessata ai pettegolezzi. Una vicina di casa della
Manuetti mi ha riferito che la signora è partita da casa.
Che sarà mai se una parte, replica Carla.
“no-no forse se ne è andata per sempre”.
“se ne andata per sempre cosa vuol dire?”
– Eva: mi sembra che abbia lasciato la sua abitazione e
depositato un biglietto nella cassetta per la posta con
scritto, -ciao me ne vado per sempre-.
“e il marito come l’ha presa?”
“Pare molto male era arrabbiatissimo, incazzato nero”
“Ti credo la trattava come una serva, ora rimarrà solo,
dovrà fare tutto da solo”.
“Va bene che è un lavoratore e non le ha mai fatto
mancare niente, ma con lei era autoritario e non le
permetteva di fare nulla come se fosse stata un’incapace,
ma nella realtà era brava svolgeva un’attività con i sui
genitori ed era ben apprezzata da tutti i sui clienti.
– Carla: forse ha fatto la cosa giusta, si rifarà una vita.
Ciao Carla devo scappare ti farò sapere se ci saranno
novità, così Eva si congeda.
All’indomani il signor Manuetti si reca alla caserma dei
Carabinieri
“Buongiorno Maresciallo”, i due si erano conosciuti la
settimana precedente durante una passeggiata in piazza
sotto i portici dove il Manuetti è il titolare di un’agenzia
viaggi, ottima posizione due impiegate e quattro
collaboratori, e gli affari vanno discretamente bene.
Il Maresciallo di Gotto da poco nominato Comandante
della Caserma è un trentacinquenne di bella presenza di
origini settentrionali, sposato e genitore di due gemellini,
la madre pugliese ed il padre lombardo, i suoi genitori si
conobbero quando il padre carabiniere nel distaccamento
del Tavoliere delle Puglie, si innamorò della ragazza più
bella del paese e lei subito contraccambiò, suscitando le ire
dei giovani locali che si videro “scippare” “la perla” per la
quale impazzivano. Sapendo della questione l’Arma per
evitare dissidi promosse il Padre del Maresciallo di Gotto e
lo trasferì al nord, la giovane ragazza contesa lo segui e ad
oggi passati molti anni ormai pensionati, svolgono il
compito dei perfetti nonni con quei due nipotini che il
figlio Mario ora Maresciallo gli affida. Il giovane
Maresciallo avendo di fronte il Manuetti lo esorta nel
descrivere quale sia il suo problema,
Dica Manuetti!
Sono sconvolto mia moglie mi ha “lasciato”
Si ho già sentito qualcosa, Il Maresciallo Di Gotto fingendo
di saperne poco sollecita il Manuetti a sfogarsi vedendolo
contrariato e conoscendone i retroscena, quasi come se
fosse venuto a confessare la sua colpa per il gesto della
moglie ma pensando che avesse sbagliato indirizzo, forse
se avesse scelto Don Paloelli persona sensibile oltre che
parroco del paese sarebbe stato meglio.
Sa le voci girano velocemente in paese.
Manuetti replica, capisco le voci e vedo gli sguardi della
gente come se volessero accusarmi, anzi ho sentito pure
che me lo sono meritato.
Ma non son qui per questo, mentre il Maresciallo sbriga
qualche faccenda con il Brigadiere vergando alcuni
documenti il Manuetti richiama l’attenzione, consapevole
che anche il Maresciallo lo stia trattando con sufficienza,
alzando un po’ il tono della voce , ho un dubbio un forte
dubbio mi racconti il Maresciallo vede la preoccupazione
sul volto del Manuetti e lo ascolta forse con più attenzione.
Vede Maresciallo una persona non se ne và cosi
all’improvviso senza aver pianificato tutto
Non è detto è la replica del Maresciallo,
Forse le devo dire tutto di getto, l’armadio è ancora pieno
dei suoi vestiti, l’orologio sta la sul comodino, la sua borsa
l’ho trovata sul tavolo in cucina con tutti i documenti,
stamane sono passato in banca sul nostro conto non sono
stati fatti prelievi nell’ultimo tempo che non siano spese
per la normale vita di casa e le carte di credito sono nella
borsa.
Come spiega tutto ciò Maresciallo non le sarà capitato
qualcosa di brutto.
Al chè il Maresciallo condivide gli stessi dubbi ma cerca di
rassicurarlo, è vero c’è qualcosa di anomalo, sbilanciandosi
e aggiunge da come me l’ avevano raccontato forse ora la
storia è un po’ diversa.
Cosa ne pensa Maresciallo io non sono tranquillo se ne è
andata lasciando nella cassetta della posta un saluto un
semplice ciao non è possibile non è da lei.
In paese nei giorni successivi girano dubbi e si alimentano
nuove teorie che ogni singolo paesano formula a suo
modo, da una fuga d’amore nei paesi tropicali con un
facoltoso spasimante, magari cliente del marito, per cui
non c’è bisogno di documenti, nuova vita nuova identità.
Chi poi parla di amnesia, chi di tragica fine magari
annegata nel lago, qualcuno ipotizza pure di un sequestro
per estorsione, ed infine assassinata azzardando che il
marito ne sia l’artefice.In caserma non si parla d’altro,
viene riconconvocato il Manuetti e messo sotto torchio.
Maresciallo sono io la vittima assieme a Giulia (nome della
moglie), capisco la procedura, voi fate il vostro dovere
sono consapevole che la prassi sia questa ma non calcate
troppo la mano, in questi giorni mi sono visto la mia vita di
coppia passarmi davanti ogni minuto e riconosco gli errori
che avrei potuto commettere anzi, che ho commesso ma
non mi merito tutto questo accanimento.
Il Maresciallo lo interrompe “devo procedere signor
Paolo”, lo sa che nessuno ha visto e sentito niente nel
giorno della scomparsa , sappiamo che lei non aveva un
buon rapporto con la signora Keller, di certo non la
trattava come una regina.
E’ vero tutto ciò che mi dice sono un uomo un po’ burbero
in casa, probabilmente usavo lei come valvola di sfogo, sa
lo stress che accumula in agenzia, mi rodeva un po’
l’atteggiamento dei mie clienti, solo gente che va a spasso,
“Ma scusi ma non è il suo lavoro” lo interrompe il
Maresciallo
Si ma in questi anni ne ho viste tante, gente che partiva
con l’amante, raccontando un sacco di balle in famiglia e
mi chiedevano pure di coprirli, persone che facevano viaggi
in Asia per fare sesso magri con minori ….
“In effetti il suo comportamento è un controsenso, ha una
moglie tranquilla e la caricava con le sue ansie.”Replica il
Maresciallo
Chissà a cosa pensavo, non capivo che in casa avevo chi
mi sopportava, ma voglio rimediare collaborerò
assolutamente per ritrovare Giulia ma non c’entro con la
scomparsa.
Il Maresciallo gli rispose “non sia frettoloso questo lo lasci
scoprire a noi se è partita o scomparsa”
Non voglio che sia scomparsa, preferisco che sia scappata,
si le volevo bene, anzi gliene voglio ancora di più, ora che
non so che fine abbia fatto, sono disperato Maresciallo.
Mi dica Manuetti ma con il cellulare avrà poi chiamato la
signora?
E’ la prima cosa che ho fatto ancora il giorno stesso, ma
non mi ha risposto e è subentrata la segreteria.
Faremo fare una ricerca dalla scientifica, ho già segnalato
al Comando dei Ris di Parma ma mi lasci il numero della
signora per stabilire le celle assegnate al segnale.
Maresciallo il giorno 29 febbraio quando sono rientrato a
casa ho notato che la porta era socchiusa mentre Giulia è
meticolosa chiude tutto e ha l’ossessione dell’ordine, mi
sembra strano che fosse uscita lasciando la porta aperta,
quando bastava tirarla e si chiudeva automaticamente.
Mentre continua il dialogo tra i due, un carabiniere entra
in ufficio e sussurrando al Maresciallo qualcosa mentre
fissa con lo sguardo il Manuetti.
– Manuetti: ci sono novità
– Maresciallo: sembra che abbiano trovato una scarpa da
donna sul bordo della strada che va verso la valle.
– Manuetti: che tipo? che colore? Quale numero?
– Maresciallo: si calmi Manuetti stiamo verificando.
– Manuetti: non ci capisco niente se anche fosse di Giulia
cosa ci fa la sua scarpa su una strada.
–Maresciallo: si la cosa è anomala, se fosse partita di sua
volontà non avrebbe perso una scarpa per strada, e se
fosse stata rapita non si lasciano tracce.
– Manuetti: non vorrà forse sospettare forse a una
tragedia.
Il Maresciallo ordina al Brigadiere: Brevi prepari la volante
che andiamo a verificare.
Arrivati sul posto c’èsubito la conferma che la scarpa del
piede sinistro color giallo è stata riconosciuta dal Manuetti
come quella della moglie, sicurissimo perché una leggera
macchia scura sul lato sinistro, procurata da un piccolo
tizzone che sfavillò dal caminetto di casa la sera prima
della scomparsa della moglie.
– Maresciallo: sig Manuetti ma questa scarpa……….
– Manuetti: ho capito cosa vuol sapere, sono le scarpe che
usa in casa mai assolutamente quando usciva.
Il Maresciallo di Gotto storcendo il naso mostrando come
fosse un gesto di incertezza e di imbarazzo si rivolge al
Manuetti, “qui la cosa si fa più seria.
Verso i suoi sottoposti chiede se ci siano altre tracce sul
terreno, o nel bosco, come segni di trascinamento o altro,
ricevendo risposta negativa risalgono sulla volante e
ritornano nuovamente in caserma. Subito dopo il rientro
squilla il cellulare del Maresciallo: sono il comandante
Palissi della scientifica, abbiamo individuato la locazione
del cellulare della signora Manuetti.
Il Maresciallo rivolgendo lo sguardo al Manuetti come se
volesse comunicargli una buona notizia lo tiene
momentaneamente sulle spine, ma replicando alla
scientifica: quale è la cella del posizionamento?
– Scientifica : abbiamo di più, il telefono lo abbiamo
recuperato nel giardino di casa del Manuetti ovviamente
con la batteria scarica, e come diceva il marito
effettivamente erano presenti le chiamate agli orari che
aveva dichiarato, però tutto questo comunque non lo
scagiona.
Il Manuetti nota che l’espressione del Maresciallo è di
colpo cambiata e chiede se ci siano delle novità
– Maresciallo: abbiamo trovato il cellulare di sua moglie
nel giardino di casa vostra ormai scarico ed in memoria
sono presenti le chiamate che Lei ha fatto, ma scusi come
mai non ha sentito gli squilli se era li vicino, ci aveva
dichiarato di averla chiamata subito quando ha trovato il
biglietto nella cassetta postale, è li a pochi metri hanno
trovato il telefonino sulle aiuole, e lei……
– Manuetti: mia moglie è sempre stata una persona
discreta non amava i telefonini, quel modello è stato un
mio regalo, e teneva sempre il segnale in vibrazione per
non disturbare, penso che ovviamente sia per questo mi è
stato impossibile percepire le chiamate.
Il Maresciallo congeda il Manuetti sollecitandolo a
rimanere a disposizione, incaricando il Brigadiere Filetti di
sorvegliare lo stesso con molta discrezione.
Passano diversi giorni, le ricerche continuano, si mobilita la
Protezione Civile, si scandaglia il lago, si esplorano i boschi,
decine di persone che cercano la signora Keller, ma
nessuna ricerca porta al minimo indizio.
Ormai il caso diventa Nazionale mentre la stampa locale
contribuisce alle ricerche con indagini parallele,
raccogliendo informazioni poi girate agli inquirenti.
Dopo una settimana mentre il Maresciallo di Gotto sta
relazionando sul caso Keller con il suo superiore il Tenente
Moretti, apre una busta ricevuta in mattinata, una lettera
anonima stranissima, di lettere anonime in caserma se ne
ricevono tante, chi segnala abusi edilizi chi violenze sui
minori, la casistica è infinita, ma questa le superava tutte.
Un foglio bianco con scritto un numero, il 7.
Il Tenente e il Maresciallo con un risolino liquidano la
lettera pensando ad una burla, siamo appena usciti dal
Carnevale è la battuta . Il di Gotto archivia nel cassetto
della scrivania la busta, dopo aver controllato la sede
dell’ufficio Postale di provenienza e l’etichetta
dell’indirizzo, notando un particolare, una sbavatura sulla
C di Caserma e C di Carabinieri, sembra addirittura voluta,
pensando che le stampanti laser usata in questo caso non
riconoscono i caratteri, ma stampano il tutto come fosse
una immagine. Il Maresciallo si acciglia come se quello che
ha notato potesse essere un particolare importante e poi
chiude il cassetto. Il di Gotto è persona molto puntigliosa,
nella sua carriera non ha mai sottovalutato anche i piccoli
particolari che poi si sono rivelati utili per risolvere i casi
più intricati.
Rientrando a casa il Maresciallo, dopo una giornata intensa
per risolvere il caso della signora Keller per il quale lo ha
visto impegnato nelle più svariate ricerche, rimane
convinto che c’è qualcosa che non quadra in tutta questa
faccenda, tra la posta personale, trova una busta simile a
quella ricevuta in caserma, l’indirizzo con etichetta
stampata con una laser e presenti due sbavature simili a
quelle sulla busta ricevuta in caserma.
Incuriosito si siede e con delicatezza apre la busta, sono del
tipo imbottite con le bolle, usate per le spedizioni di
prodotti delicati. Svuotato il contenuto evitando di toccarlo
con le dita, scopre che si tratta di una chiavetta USB a
forma di bracciale, come quelle che usano gli atleti per
inserire i loro dati personali in caso di emergenza. Chiama
la scientifica immediatamente perché possano rilevarne le
eventuali impronte e le relative informazioni inserite nella
memoria. All’indomani si scoprirà che nessuna impronta
era presente ma il contenuto lascerà basito il di Gotto, su
uno schermo gigante la scientifica gli mostra una serie di
fotografie scattate nel periodo prima della sparizione della
signora Keller ed alcune che presumibilmente sono state
riprese dopo la sua scomparsa. Mentre le prime la
vedevano intenta nelle commissione in paese, come
fossero foto rubate da un obiettivo nascosto tra i vetri
offuscati di un’auto, le seconde la ritraevano con un viso
da espressione incerta quasi spaesata però tranquilla, nella
foto si vede la signora Giulia seduta su un piccolo divano
anonimo con la presenza di giornali e riviste editate negli
ultimi giorni, che facevano bella mostra su un tavolinetto
in cristallo davanti alla Keller, queste pubblicazioni erano la
conferma che la signora era ancora viva e forse stava bene.
La cosa strana era un quadretto sulla parete della casa che
ospitava la signora Manuetti , si notava benissimo un
numero, che guarda caso era il 7 con la stessa grafica della
lettera anonima ricevuta in caserma, ma per completare il
tutto il mittente aveva pure inciso un motivetto musicale,
che a detta degli specialisti sembra inedito, un motivo
solamente fischiettato, non cantato ne accompagnato da
strumenti musicali. Maresciallo le segnaliamo che abbiamo
un riscontro sulle fotografie, chi ce le ha inviate ha lasciato
traccia delle proprietà (chi è pratico di foto digitali sa che si
possono archiviare le fotografie mantenendo la data dello
scatto e tutte le informazioni sulla fotocamera).
Il di Gotto replica chiedendo quando furono scattate le
foto. Il giorno prima del ritrovamento della chiavetta,
risponde il tecnico.
Il Maresciallo rivolgendosi ai colleghi della scientifica
esclama: qui siamo di fronte ad un caso complicatissimo, o
c’è un pazzoide che ci sta sfidando, ho il timore per
l’incolumità della signora, oppure la stessa ci sta usando
per fini personali che attualmente mi sfuggono, ma non
tralascio neppure l’ipotesi che il marito ci stia prendendo
in giro. Viene informato il marito di ciò, il quale tira un
sospiro di sollievo, non nascondendo una certa
preoccupazione, chiedendo al Maresciallo se stavano
facendo tutto il possibile per ritrovare la moglie.
– Maresciallo: ci troviamo di fronte ad un evento che non
ha precedenti, non sembra un caso di sequestro anche se
lo appare, per ora nessuna richiesta solo comunicazioni
enigmatiche, neanche rivolte a lei, ma a noi che stiamo
investigando, è molto strano, cosa ci vuol comunicare con
quel numero ripetuto nelle missive, e poi lei Manuetti ci ha
detto tutto? il Manuetti replica, “ma ancora dubitate di
me”, non so niente di tutto quello che sta succedendo, per
quanto riguarda il numero nel quadro e nella missiva non
saprei poi collegarlo a niente, non ho spiegazioni in merito,
mi può dire a che punto sono le ricerche.
– Maresciallo: certamente il nostro impegno è massimo
vogliamo capire e scoprire il significato del messaggio, che
speriamo ci porti alla soluzione del caso. Ora vada ci
sentiremo più avanti se ci saranno sviluppi. Il giorno
successivo in caserma mentre si appresta ad uscire, una
telefonata viene passata al Maresciallo di Gotto, dall’altro
capo della linea c’è il macellaio del paese, cosa c’è Larelli a
cosa è dovuta questa sua chiamata?
Maresciallo mia moglie è sparita!!!!
Come è sparita?
Si credo sia accaduto come alla Keller!!
Ma ne è sicuro?
Stesso biglietto nella cassetta…… con scritto me ne vado
per sempre ciao. Il Maresciallo chiede dove si trova in quel
momento il Larelli per poterlo raggiungere.
La casa del Larelli si trova a poche centinaia di metri dalla
piazza dove è situata la sua attività di macelleria che dista
pochi metri dall’agenzia viaggi del Manuetti.
I due si conoscono benissimo essendo entrambi reciproci
clienti, ma a differenza del Manuetti il Larelli è persona
delicata comprensibile sempre disponibile molto educato e
succube della moglie. La signora Angela Dorsi molto
conosciuta in paese oltre che essere la moglie del
proprietario della prima macelleria cittadina è la cassiera
del negozio. La signora risulta essere anche molto
autoritaria nei riguardi del marito, non nascondendo i suoi
atteggiamenti in negozio, manifestando la sua autorità
anche in presenza dei clienti, umiliando a più riprese il
marito che sopporta queste angherie da tempo in silenzio.
Il Maresciallo arrivato sul posto accompagnato dal
Brigadiere Brevi che gli è sempre al fianco, si avvicina al
Larelli in prossimità del cancello automatico in ferro
battuto che si apre su un lunghissimo viale alberato, dei
fiori magnifici sui bordi alloggiati in vasiere di terracotta lo
delineano, il fondo è in ciotoli bianchi grandi non più di
un’oliva, è una ricercatezza che pochi possono
permettersela come se fossero stati selezionati uno a uno.
Il Larelli vedendo lo stupore del Maresciallo per il viale, gli
riferisce che è tutta opera della moglie e che le decisioni
sulla villa le ha prese tutte lei. Dopo aver espresso le
proprie congratulazioni per l’ambientazione, il di Gotto
comincia con le domande. “Larelli sua moglie non le ha mai
manifestato il desiderio di andarsene?” Macché per come
mi trattava dovevo essere io a scappare, ultimamente non
la sopportavo più, sempre irascibile e offensiva nei miei
riguardi, malgrado la crisi il nostro lavoro va bene e non
capisco perché fosse sempre arrabbiata. Non era cosi da
giovane, solo dopo il secondo figlio ha cambiato
atteggiamento, ed ora se ne va. Signor Ercole! il
Maresciallo lo chiama così come lo conoscono in paese, di
fatto nell’insegna del negozio è riportato solo il nome (da
Ercole carne buona) al telefono mi diceva del biglietto,
forse simile a quello della signora Keller, me lo mostri per
favore. La grafia è di sua moglie? Si Maresciallo è proprio la
sua ne sono sicuro anche se la scritta è un po’ grande.
– Maresciallo: Cosa intende per un po’ grande?
– Larelli: Angela scriveva spesso in negozio ma la sua grafia
era sempre di piccole dimensioni, forse per restare dentro
le righe del registro, ma anche in altre occasioni non
eccedeva con lo stampato.
– Maresciallo: in casa tutto a posto
– Larelli: tutto in ordine non si è portata via niente, la
borsetta al solito posto con tutti i suoi documenti e il
telefono era in carica sul pensile della cucina.
– Maresciallo: a ci risiamo.
– Larelli: Maresciallo come ci risiamo cosa mi dice.
– Maresciallo: in via del tutto confidenziale visto che ora è
anche lei nel caso, si sta riproducendo la stessa scena di
casa Manuetti, per la signora Giulia
– Larelli: ma sui giornali non era riportato questo
particolare.
–Maresciallo: lo avevamo tenuto riservato per non
allarmare la gente e per poter seguire le indagini senza la
pressione dei media, abbiamo lasciato pensare che si
trattasse di una scappatella, di gossip, perciò rimarrà nella
riservatezza anche per lei. – Larelli: ma allora cosa c’è
sotto? Angela e Giulia non erano propriamente amiche
anche se si conoscevano e sono sparite entrambe nel giro
di quindici giorni, che siano assieme?
– Maresciallo: sarebbe bello ma c’è qualche cosa che non
torna, ma glielo farò sapere più avanti. Il Maresciallo si
congeda dal Larelli, confidandosi col Brevi all’interno
dell’auto che li sta riportando in caserma, “ma che cosa sta
succedendo in questo paese”, pensavo di stare tranquillo
quando ho avuto la promozione venendo sul lago, mi
dicevano gente tranquilla lavoratori indefessi, quasi tutti
benestanti. Però come succede sempre, non esiste mai
un’isola felice, tutti i casi più strampalati o efferati non
accadono nelle città ma nelle località più sperdute. Squilla
il cellulare del Maresciallo mentre i due
rientrano,”Maresciallo di Gotto sono il Comandante
Claudio Palissi della scientifica dei Ris di Parma” la
chiamavo per il caso della signora Keller. Si Comandante
sono a sua disposizione, come mai si è mosso il capo della
scientifica? Avete novità in più a quello che già sappiamo.
Maresciallo ci vediamo in caserma si abbiamo una cose da
farvi sapere. Rientrati in Caserma dopo i saluti di rito e di
cortesia ed un apprezzamento del Maresciallo verso il
Comandante, per la disponibilità manifestata per un caso
che fin’ora non presenta fatti di sangue, il Comandante
tramite un tablet ormai adottato dall’arma dei Carabinieri,
mostra la foto presente sulla chiavetta portata dal
Maresciallo alla scientifica, l’immagine raffigurava la
signora Keller seduta su un divano e sul retro quel
quadretto che conteneva il numero 7. Comandante dov’è
la novità? Stia attento di Gotto vediamo la foto, l’abbiamo
ingrandita moltissimo era stata scattata in altissima
definizione, se volevano ritrarre solo la Keller per
dimostrare che era in vita era sufficiente la bassa
risoluzione, qui invece si è esagerato, colui che ha eseguito
lo scatto ha voluto fare ciò, perché ad una più
approfondita ricerca scoprissimo un particolare. Quale
particolare? Il Brigadiere Brevi si sente di richiedere al
Comandante la spiegazione, scavalcando il Maresciallo e
pentendosene subito, ma il Maresciallo lo rassicura bravo
Brevi vedo che ha preso a cuore il caso. Il Comandante
digitando sullo schermo del tablet continua
l’ingrandimento della foto ed in particolare sul numero 7
rappresentato nel quadretto sulla parete dietro la Keller, il
di Gotto mentre continua l’ingrandimento esclama “ma ci
sono delle scritte dentro il numero” è appunto quello che
volevo farle vedere replica il Comandante.
Finito l’ingrandimento appare come d’incanto la dicitura
“in caso di emergenza aprire la chiavetta”. Il Brigadiere
stranito quasi sottovoce ripete la frase criptata “aprire la
chiavetta” ma cosa significa? Mentre il Maresciallo
intervenendo chiede al Comandante “ma la cosa si
complica ancora di più ma chi è costui e cosa vuole?
Ma questo è niente è la replica del Comandante Palissi, il
Di Gotto fa un inciso “vorrei ben vedere e fino a questo
punto è solo un rebus, dove sarà mai la chiave della
soluzione?” Aspetti non abbia fretta noi ci abbiamo messo
mezza giornata per aprire la USB ed al suo interno
abbiamo trovato con nostra sorpresa un microchip, il
messaggio dentro il numero indicava proprio questo, ma
purtroppo niente di risolutivo o di utile. Alché il
Maresciallo spazientito ripetendo la frase del Comandante
con quel tono di chi pensava di risolvere la cosa “niente di
risolutivo”. Il Comandante replica “sono qui da voi in
caserma in quanto il contenuto del microchip non ha nulla
a che vedere con il caso”, all’interno sono presenti una
serie di fotografie di un costone di roccia spiovente tra la
strada e il lago, l’ambientazione è vostra sono riprese di
paesaggi sul Sebino. Vediamole per capire dov’è il posto,
però Comandante mi dica “ il messaggio dentro il numero
poteva rimanere nascosto? perché non evidenziarlo
subito” il Comandante conferma che il messaggio sarebbe
potuto rimanere nell’oscurità in quanto non indispensabile
alle nostre indagini, ma volendo aggiungere il fascino del
segreto, poteva una volta scoperto dare più importanza al
messaggio. Ma chi mai ci sta mandando questi segnali, ora
vediamo le foto e forse tramite voi riusciremo a scoprirne il
significato, queste sono le ultime parole del Comandante
prima di posizionare la sua mano sinistra sullo schermo.
Ma è a Castro il Brigadiere Brevi con un’esclamazione si
rivolge al Maresciallo, “si ricorda quando l’abbiamo
accompagnata il giorno dopo il suo arrivo sul lago con la
nostra pilotina”, siamo arrivati fino dove il fiume sfocia nel
Sebino e ci siamo fermati anche a rimirare quella parete di
roccia perpendicolare che spioveva nelle acque,
chiamato l’Orrido del
Bögn, poi anche quella massa di tufo che si accumulava sul
bordo della strada battezzato il Piede dell’orso che
formava una piccola cascata, ah purtroppo Maresciallo
quell’accumulo è sparito. Sparito? Brevi come è sparito? Si
Maresciallo dopo anni di inverni miti quest’ultimo è stato
eccezionale con giornate intere con picchi di 10 gradi
sotto lo zero, Brevi la faccia breve, mi scusi il gioco di
parole lo interrompe il Maresciallo. Sarò breve è la replica
sorridente del Brigadiere, il freddo intenso ha ghiacciato
tutto il blocco e si sa che l’acqua quando ghiaccia si
espande, cosi il gelo ha creato una frattura e quando c’è
stato lo scioglimento il blocco è piombato nel lago ed è
sparito nelle profondità della sponda. Il Comandante
appreso questo aneddoto di alta geologia mostra le altre
foto, sempre di quella specie di falesia, che si erige dalla
sponda del lago a fianco della strada su un piazzale.
Diverse sono le angolazioni degli scatti che riproducono il
blocco calcareo. A questo punto il Maresciallo interviene
“ma che roba è Comandante?” Questa è solo la prima
parte, risponde il superiore. Non mi terrà qui a vedere la
morfologia della zona spero. Ora viene il bello, stia ad
osservare la seconda parte, è lo stesso sperone però
modificato con la grafica 3D, poi successivamente le
chiederò se ha un significato con il vostro caso. lo Le foto
mostrano la metamorfosi della roccia un parallelepipedo
con base di venti metri per venti e di misura maggiore in
altezza, che veniva trasformata meglio ancora scolpita da
mano umana e trasformata in una bellissima casetta tipo
Tirolese, con balconi in legno e moltissime finestre ed
un’infinita di fiori su tutte le facciate. Faceva bella mostra
anche un’insegna che indicava “La Taverna Sebina” e da
altre foto si scopriva che la roccia era stata scavata anche
all’interno, per creare più piani, comprendendo una
cantina ed un attracco a lago.
Allibiti e perplessi i tre si scambiano sensazioni sulle
immagini appena viste, con le indagini non centrano niente
è la conclusione, è si una bella operazione virtuale eseguita
da una buona mano, forse da un grafico, o da un
architetto, ma lasciano spazio solo allo stupore, ma non
aggiungono niente. Comandante cosa facciamo dopo aver
visto le immagini è la richiesta del Maresciallo Di Gotto. Il
Comandante Palissi allora consiglia di eseguire un
sopralluogo nella zona per scoprire se si possano trovare
degli elementi aggiuntivi lasciati appositamente per
avvalorare gli indizi, visto che è tutto un enigma, è meglio
non tralasciare ormai più niente. Chiudendo la
conversazione il Capitano Palissi, avvisa il Maresciallo Di
Gotto che ha provveduto ad avvisare lo Stato Maggiore,
che li affiancherà di una psicologa per seguire il caso e per
meglio definire il profilo di chi invia queste missive, a giorni
si presenterà in caserma. La psicologa in questione è una
vecchia conoscenza dell’arma si tratta della Dottoressa
Anna Calegaris, che ha seguito casi molto importanti in
Italia contribuendo alla loro risoluzione. All’indomani
Maresciallo e Brigadiere si dirigono verso la sponda
occidentale del Sebino, verso la località descritta dalle foto
e dopo aver superato l’ultima galleria Bergamasca, prima
di inoltrarsi nella cittadina Castrense, si parcheggiano con
la volante nel piazzale antistante la falesia indicata dalla
foto. I due osservano un monolite mastodontico che negli
ultimi anni è stato scalpellato sul lato strada per poter
migliorare la viabilità, creando un marciapiede alla base del
masso per facilitare la pedonalizzazione. Il Maresciallo Di
Gotto ispeziona la zona, ma da subito nota all’interno di
un graffito, che campeggia in bella vista il numero sette.
Brigadiere Brevi ci risiamo col sette, esclama il Maresciallo,
avvicinandosi al disegno sulla parete liscia del masso, alché
nota un foro di circa 3 centimetri di diametro forse creato
con trapano tassellatore e proprio all’interno del disegno
del numero, da questo pertugio si intravede un cilindro di
materiale plastico come fosse un contenitore stagno, una
volta estratto il tubo il Maresciallo tenta l’apertura con
l’ausilio del Brigadiere usando i guanti in lattice per evitare
di imprimere le proprie impronte e preservandone
eventuali di chi ha realizzato il manufatto. Dopo l’apertura
sicuri di un eventuale contenuto trovano all’interno un
messaggio cartaceo. Con apprensione il Maresciallo srotola
il foglio di carta plastificata, e scopre che il messaggio è
proprio indirizzato a lui. Poche parole e lapidarie
“Maresciallo siete sulla buona strada” cinque parole che
sintetizzano la missiva, che inorgogliscono il ricevente ma
che allo stesso tempo lo disorientano. I due si guardano e
scuotono il capo con la classica smorfia di disappunto. Il
Maresciallo mentre risale sulla volante scambia delle
valutazioni sul fatto che qualcuno o qualcheduna stia
giocando con loro. Brigadiere Brevi, lei che questa zona la
conosce bene visto che in caserma si parla di come sia un
ciclista provetto e che il giro del lago lo fa spesso per
allenamento, ha forse notato qualcosa ultimamente.
Maresciallo di qui ci passo molte volte in bici ma quel
graffito mi sa che è recente. Dovremmo fare una ricerca
per sapere se qualcuno sa o ha visto qualcosa in zona è la
replica del Maresciallo, aggiungendo che ormai si dovrà
collaborare con i colleghi del posto. Passati pochi giorni
dalla scomparsa delle signore Keller e Dorsi il Maresciallo
Di Gotto riceve in caserma una SD si tratta di una scheda di
memoria che si usa nelle fotocamere digitali, con cautela
apre la busta anonima a sacchetto che la contiene,
sospettando visto gli eventi i che potrebbe trattarsi di un
collegamento tra i casi delle persone scomparse in quei
giorni.
Con una pinzetta richiesta al Brevi sempre presente il di
Gotto estrae la card evitando di contaminare la superficie
con le proprie impronte, con un gioco di polso la infila
nell’alloggio del proprio computer, riferendosi al Brevi lo
informa che prima la vedono loro per curiosità poi la
porteranno alla scientifica per le analisi se ci sarà qualcosa
inerente al caso. Aprendo la cartella nominata solamente
con un numero l’1, il Maresciallo esclama “speriamo che
non sia nuovamente qualcosa di criptico ma solamente la
prima cartella”. La prima foto che appare è una scena da
stadio con tanti spettatori, ed in primo piano un
personaggio il classico tifoso ultras oltretutto conosciuto in
caserma. Il Brevi si lancia con impeto come fosse un titolo
da prima pagina “ma quello è Ernestino” e chi sarebbe
Ernestino chiede il Maresciallo, ma si quello che abbiamo
fermato settimana scorsa a bordo della sua microcar, ah è
vero è vero, adesso lo riconosco, qui nella foto ha tutto il
viso dipinto dai colori della sua squadra e con quella
parrucca da carnevale mi aveva proprio portato fuori pista.
Ernestino non si smentisce mai è il classico tipo sempre
allegro pronto alla battuta e alle barzelletta facile, in paese
lo conoscono come l’Ernestino birichino colui che
intrattiene tutti ed è pure famoso per gli scherzi telefonici,
mai osceni e sempre burleschi , ormai scherzi di passata
stagione, in quanto non ci cascava più nessuno, Ernestino è
un omone gigantesco senza patente costretto a guidare
per spostarsi una minicar che non è altro che un motorino
con carrozzeria che si avviluppa sulle sue fattezze.
Visualizzando la seconda foto, un attimo di sconcerto
pervade la stanza i due si incrociano con lo sguardo e con il
cuore che comincia a palpitare esclamano all’unisono ma è
la Dorsi !!!!!!!!!!!! La Dorsi contrariamente alla Keller ha il
volto contrito con lo sguardo diretto in “camera” come se
volesse lamentarsi e poi sembra arrabbiata più che mai. La
prima reazione del Maresciallo è chiamare tutti a rapporto
ed ordinare “portatemi subito Ernestino” il Brevi che
conosce bene L’Ernestino non esita a calmare il
Maresciallo che a sua volta replica “è chiaro che l’Ernestino
non è il misterioso personaggio che ci sta tenendo sulle
spine, chiunque fosse non sarebbe estremamente stupido
di accusarsi così palesemente. Lo voglio qui per sapere chi
ha scattato la foto che lo ritrae allo stadio. Il Brevi
rassicurato dal Maresciallo che il sospettato non era di
sicuro l’Ernestino si organizza nelle ricerche inviando due
giovani di leva alla volta del buontempone .Su
suggerimento del Brevi lo trovano seduto al bar della
piazza, quello che è il ritrovo dei tifosi che prima di iniziare
il turno pomeridiano di lavoro presso la loro azienda si
scambiano le solite battute sulla squadra del cuore.
Maresciallo di Gotto vede anche lei quello che ho notato
anch’io, il Brevi ed il Maresciallo continuando
nell’osservazione della foto notano che la postura della
Dorsi è un po’ strana, mentre la Keller era seduta su un
divano quest’ultima si trovava su uno sgabello che ha
un'unica gamba tipo quelli dei mungitori ma con lo stelo
molto più alto, la posizione non lasciava dubbi l’equilibrio
era instabile e per sorreggersi doveva avere entrambe le
gambe a terra con i palmi della mani sulle ginocchia e la
schiena ritta, altrimenti rischiava di cadere. Ora sappiamo
che le due storie si intrecciano ma a che scopo è la
constatazione del Maresciallo ed il Brevi replica con
disappunto “però è tutta una complicazione come ne
veniamo fuori”. Scorrono i minuti ad osservare la foto nella
ricerca di elementi utili, di numeri non ne vedo per
fortuna, la banalità di dire qualcosa in codice è frutto di
scrittori di libri gialli mentre nella realtà le cose sono assai
più semplici, dopo questa dichiarazione il Maresciallo viene
interrotto bruscamente dal Brevi che con un cenno di
delusione esplode con un’affermazione “ma no anche qui”
“dove e che cosa anche qui?” controreplica del
Maresciallo, Il Brevi che si era sostituito nella
“esplorazione” della foto individua sull’unica gamba dello
sgabello una macchia che rappresenta il numero uno.
Cartella numero uno sgabello ad una gamba poi il numero
uno stampigliato proprio su di essa siamo a cavallo afferma
il Maresciallo. Speriamo che la finiscano qui costoro, ora
dobbiamo trovare queste donne altrimenti ci sarà il panico
in paese se si scopre che c’è correlazione, il Brigadiere
Brevi ascolta ed annuisce ed aggiungendo “cosa sarà
successo a quelle due povere donne”. Mentre i due giovani
Carabinieri si apprestano nel portare in caserma
l’Ernestino, che con stupore li segue senza opporre
resistenza anzi ben felice di “saltare” il lavoro aggiungendo
con tono scherzoso che forse è la volta buona che si
riposerà un po’, il Maresciallo dopo aver informato la
scientifica e sempre in compagnia del Brigadiere apre la
terza foto che li sconvolge, sdraiata su un lettino tipo
obitorio era distesa la signora Keller coperta da un
lenzuolo stranamente rosa. In seguito i due osservarono
che il lenzuolo le lasciava scoperto ovviamente per far
riconoscere la persona solo il viso, il volto sbiancato
ceruleo che non lasciava presagire alcunchè di animato,
siamo di fronte ad un omicidio un assassinio di fatto. Brevi
chiami subito il Magistrato il dottor Fè e rintracci il marito
immediatamente, ora la tensione sale ed il Maresciallo che
aveva fatto aspettare l’Ernestino nella stanza attigua lo
invita a seguirlo nella sala del computer, se prima era
intenzionato a raccogliere le sue dichiarazioni, ora dopo la
terza foto sbotta in un irrefrenabile desiderio di levagli la
pelle, ma certo della sua estraneità si rilassa ma con voce
decisa, chiede,”Ernestino mi spieghi cosa ci fa lei in queste
foto e chi gliele ha scattate” dopo avergliele mostrate sullo
schermo. Maresciallo non so che dirle con tono sommesso
è la replica intuendo che probabilmente c’era qualcosa di
grosso che però non riusciva a capire, visto il tono della
domanda e conoscendo il Maresciallo che nell’occasione
del suo precedente fermo sulla minicar avevano finito per
scherzare, ora la cosa sembrava seria, ma di cosa si tratta
Maresciallo rispose in seguito l’Ernestino. Mi dica chi le ha
fatto la foto voglio saperlo subito. Vede la partita è di un
mese fa allo stadio del Brescia, si giocava in casa penso
che sia di Marcello detto il “bello” riferisce l’Ernestino. Il
Bello anch’esso un personaggio del paese che tutto è
tranne che un bell’uomo, ha acquisito questo soprannome
da ragazzo, gli è stato appioppato quando ancora
quindicenne scorazzava per la piazza che all’epoca non era
ancora pedonale, tentando un’impennata col suo
cinquantino fece una manovra maldestra e ne ricavò un
ruzzolone, quando si rialzò seguito da uno scroscio di
applausi e da una forte ilarità degli astanti esclamò
“questo è il bello della diretta” usando una celebre frase
che venne pronunciata da un famoso presentatore tv
dell’epoca, da allora il Bello è lui. Per la legge del
contrappasso gli rimase a causa della caduta una cicatrice
sul volto che lo ha deturpato e lo accompagna. Lo conosco
se ne esce il Brevi sotto lo sguardo stupito del Maresciallo,
chi è costui dice il di Gotto, ed il Brevi riferisce è un amico
di Ernestino è uno che scatta foto in continuazione lo
troviamo subito, mando i ragazzi a prelevarlo.
PRELEVARLO!!! la sottolineatura del Maresciallo viene
seguita da un “stiamo accorti lo faccia accompagnare qui
senza tanta scenografia”, già c’è troppo mormorio e
movimento in paese non vorrei che si allarmassero in
troppi magari per niente. La cosa però non sfugge
all’edicolante della Piazza un tal Maurizio detto il “Notizio”
cosi rinominato dai paesani vista la sua indole nel
rimarcare gli articoli dei giornali che prima legge e poi
successivamente vende, accompagnandoli sempre con un
suo personale commento che susciterà poi nei lettori la
curiosità nello scoprire se lui di quel che esprime qualcosa
ci azzecca.
Il Notizio seguendo la scena prima dell’Ernestino poi del
Marcello, prende il telefono in mano fa quel che uno del
settore deve fare per alimentare il suo fatturato, chiama
l’amico giornalista che scrive sul giornale locale e lo
informa degli strani “prelevamenti”, che si susseguono in
piazza da parte dei carabinieri, a scapito di personaggi
conosciuti. Scortato dai Carabinieri che lo hanno prelevato
nel suo studio di foto artistiche, si presenta in Caserma
Marcello Lisi detto il Bello. Il Maresciallo che vuol capire la
situazione del Lisi lo esorta nelle spiegazioni. Signor Lisi
adesso le faccio vedere delle foto e mi dica se le
appartengono. Alla visione della prima, il Bello con un
accenno di felicità, come colui che ritrova qualcosa che ha
perso, si rivolge al Brevi, “dove hai trovato la foto?” e no le
domande le facciamo noi e poi si rivolga a me, un po’
stizzito il Maresciallo lo guarda negli occhi e lo invita a
collaborare. Si penso sia una mia foto di quando siamo
andati allo stadio io e l’Ernestino, so che non devo fare
domande e vorrei collaborare, ma come siete riusciti a
risalire a me con questa foto e poi cosa c’è di male se ho
fatto questo scatto? Adesso lo capirà, il di Gotto spostando
la freccia del mouse sul secondo scatto palesa l’immagine
della Dorsi, dopodiché il Bello esterrefatto esclama ma e la
moglie del Larelli e che ci fa li?. E’ sua la foto, è la richiesta
del Maresciallo. No assolutamente! non ho mai scattato
foto alla signora anche se la vedo spesso nel suo negozio.
Mi spieghi come sia possibile che sulla sua scheda ci siano
delle foto fatte da altri. Il Lisi che è un fotografo
professionista inizia la sua spiegazione non prima di aver
fatto una richiesta al Maresciallo, invitandolo a scaricare le
foto dalla scheda sul computer e archiviare la stessa per
evitare incidenti. Il Maresciallo seguendo le istruzioni
archivia le foto rammaricandosi di non averlo fatto prima
per precauzione, sfila la scheda dal vano del computer e la
deposita nuovamente nella busta, pronta per la scientifica.
Mentre si avvicina al monitor il Lisi da istruzioni al
Maresciallo, le foto ormai sono al sicuro, non rischiamo più
niente, ora vediamo le caratteristiche, Maresciallo apra la
foto e dopo avergli confermato che la scheda era proprio la
sua e pensava di averla persa o dimenticata allo stadio,
dopo averla sostituita una volta esaurita la memoria, invita
il Maresciallo a digitare alcune istruzioni. Iniziano le
ricerche e il Lisi dopo poche battute sulla tastiere fa notare
che le foto provengono da apparecchi diversi, vede
Maresciallo la mia è stata scattata con una Canon, io ho
solo modelli di questa marca, mentre tutte le altre sono
state eseguite con una Nikon, “caspita” una Nikon D4, è
ultimo modello da svariate migliaia di euro!!!!!! Adesso ci
fermiamo quel che volevamo sapere ora è qui, lo aveva
stoppato per evitare che il Lisi vedesse la terza foto che
ritraeva la Keller presumibilmente morta. Cosi lei avrebbe
perso la scheda e qualcun altro potrebbe averla recuperata
per inviarci le sue foto, perché mai c’è una sua foto e a che
scopo, perché non è stata cancellata anche quella.
Maresciallo guardi che io non ne so nulla di questa storia,
mi trovo coinvolto mio malgrado solo per aver perso una
SD. Il Lisi fa un’ultima domanda “Maresciallo e la Keller?”
Come la Keller!!! cosa sa della signora girandosi di scatto
verso il Lisi, essendosi incuriosito dalla domanda lo pressa
con quel tono da gnorri. No niente di più di quel che si
dice in Paese, sa la gente fa le sue ipotesi, sentiamole
incalza il Maresciallo. Si dice che siano scappate assieme
prima l’una poi a seguire l‘altra ipotizzando una storia
d’amore fra le due. “Magari” si lascia scappare il Brevi
mentre il Maresciallo lo fulmina con uno sguardo dopo la
sua sortita.
Marcello il Bello osserva la scena stupito e rinnova la sua
richiesta domandando cosa sia veramente accaduto alle
due donne. Il Maresciallo con fare deciso, mette una mano
sulla spalla del Bello e lo invita ad accomodarsi dicendogli
che non si sa ancora nulla, mentre si stanno facendo le
indagini a trecentosessanta gradi, senza tralasciare nulla. Il
Bello fingendo di crederci, ma poco convinto saluta tutti e
se ne esce dalla Caserma e ritorna al suo studio.
Maresciallo, c’è una persona che vorrebbe conferire con
lei, il Brigadiere Brevi che si era allontanato
momentaneamente dopo la sortita con Marcello il Bello
rientra nell’ufficio del di Gotto accompagnando
un’avvenente donna sulla quarantina, bionda, tacchi a
spillo, molto elegante e con un velo di trucco che la fa
sembrare più giovane, quando ormai la signora ha varcato
l’ingresso, alle sue spalle il Brigadiere senza farsi notare da
lei, esprime con un gesto inequivocabile tutta la sua
ammirazione fissando il Maresciallo, che indifferente al
gesto, con eleganza invita la signora ha presentarsi.
Signora cosa la porta qui da noi? Sono la Dottoressa Anna
Calegaris Psicologa assegnata al caso delle donne
scomparse. Il Maresciallo stupito le fa gli onori di casa,
rimanendo sulle sue, mascherando la sua meraviglia che
la veste che ricopre gli impone. Benvenuta dottoressa già
l’hanno informata di cosa sta succedendo qui a Iseo? Si un
primo accenno da parte del Capitano Palissi, e pochi minuti
fa il Magistrato dottor Ugo Fè affidatario del caso mi ha
telefonato per sollecitarmi nella risoluzione del caso, visto
che la signora Keller risulterebbe deceduta. Si è la risposta
del Maresciallo, già che abbiamo accesso al computer, le
faccio vedere la foto del cadavere, la donna è adagiata sul
tavolo di un presunto obitorio. Un trillo di telefono
interrompe la conversazione, sapendo che solo le
telefonate importanti possono essere veicolate al suo
ufficio mentre è impegnato, il Maresciallo alza la cornetta
e risponde, dall’astanteria l’appuntato di turno avvisa che
al telefono c’è il signor Carli (che è un Imprenditore locale
nel settore del riciclaggio rifiuti) “lo deve sentire è molto
agitato”, passatemelo è la risposta e con un gesto di scuse
verso la dottoressa le chiede di attendere un attimo. Dica
Carli cos’è successo? Mia moglie non la sento più da ore,
non è più a casa, non è dalla sorella, ne dalla madre, è
sparita, qui a casa ci sono tutte le sue cose, il Maresciallo
inserisce nel frattempo il viva voce, così da modo alla
dottoressa di farsi un’idea di quel che sta succedendo,
pensando che la moglie del Carli faccia parte anche lei del
caso per la quale la Calegari si trova li. “Veniamo subito” è
la risposta del Maresciallo accennando un gesto con la
mano alla dottoressa Calegaris di accompagnarlo.
Abbassata la cornetta la Psicologa se ne esce con un
“cominciamo bene” e aggiungendo “non faccio a tempo ad
arrivare che già succede qualcosa”. Ma il di Gotto “non
pensiamo subito al peggio”. Raggiunta la villa del Carli
posizionata in luogo stupendo sulla collina con vista
mozzafiato sul lago, un luogo invidiato da tutti perché
esclusivo. Il primo gesto del Maresciallo è stato avvicinarsi
alla cassetta per la posta, la apre e trova un biglietto, gli
prende un colpo quando legge la breve frase “a Marescià
troppo banale”. Richiamando l’attenzione e spiegando gli
antefatti alla Psicologa mostra il messaggio con
disappunto. La Calegaris spiega che il mittente non vuol
agire con schema ripetitivo, anche se il biglietto trovato
comunque richiama uno schema fisso, in questo caso non
ha voluto riproporre lo stesso avviso, forse lo fa per
complicare il caso o per non farsi scoprire. Il Maresciallo
inizia con le domande al marito, consapevole del fatto che
ormai è certo il collegamento con le altre donne
scomparse, anche se non esclude un trucco del marito per
deviare le indagini sfruttando la situazione. Signor Carli
purtroppo le confermo che c’è il rischio che sua moglie sia
stata rapita, da alcuni elementi che sono emersi e dai primi
accertamenti posso ipotizzarlo con certezza.
Rapire mia moglie non è possibile, chi può mai
sequestrare la mia Pamela! Vedendo crescere sempre di
più l’agitazione sul volto del Carli, il Maresciallo lo
rassicura, stiamo facendo di tutto per risolvere il caso,
tralasciando che per la Keller c’è una foto emblematica che
la ritrae priva di vita.
Mi dica signor Carli, da quanto tempo non sente la moglie?
Sono uscito presto verso le sei questa mattina e lei mi ha
preparato la colazione come sempre, ma ha mezza mattina
ho ricevuto un messaggino, eccolo mostrando lo schermo
del palmare, il Maresciallo legge ad alta voce anche per la
dottoressa “Ciao caro io me ne vado per sempre” continua
poi il Carli mi sono allarmato in quanto il numero della
chiamata l’avevo inserito come Pamela, scusi non capisco,
è la replica del Maresciallo, mi sembra ovvio è sua moglie,
con molto imbarazzo il Carli riferisce che in rubrica ha
diversi numeri di amiche e fa intuire al Maresciallo che con
esse ha delle tresche, all’insaputa della moglie ovviamente,
delle altre non gliene importava poi più di tanto se ne
andavano, mentre trovando il messaggio della moglie che
di messaggi non ne mandava mai lo insospettì. Dopo le
classiche domande per verificare se ci fosse affinità con le
precedenti donne scomparse e la tesi del sequestrato si
faceva sempre più probabile, il Maresciallo avvisa il Carli
che dovrà presentarsi in Caserma per la denuncia. Cosa mi
può dire dottoressa chiede il Di Gotto rivolgendosi alla
Psicologa. Dovrò vedere tutte le pratiche poi le farò
sapere, le posso anticipare che è un caso tutto a se, senza
precedenti. Il Brigadiere Brevi non vuol esimersi, e
suggerisce al suo superiore di dare un nome al caso.
Sentiamo Brigadiere, cosa ha in mente? Operazione Lady
Lake. “La signora del lago” immagino replica il Maresciallo
aggiungendo ”mi pareva di capire che lei amasse di più i
localismi”, ma dove trae questa ispirazione Brigadiere?
Vede Maresciallo ed anche lei dottoressa, negli anni
settanta era presente sulle nostre sponde ed ormai da
decenni è stato chiuso, un Night Club dal nome Lady Lake,
come il titolo del film degli anni sessanta con Valentina
Cortese (la Signora del Lago) più localismo di questo, cosa
ne pensa può andare, Ci può stare vada per Operazione
Lady Lake , speriamo poi che ci si fermi a tre, aggiungendo
poi che non è tanto convinto di un sequestro, troppe cose
non quadrano. Quando si fa sera l’imprenditore Massimo
Carli si presenta in Caserma. Il Maresciallo lo invita nel suo
ufficio e prima che si seggano entrambi, il Di Gotto
esordisce dicendo che sulla Ditta del Carli “la Ricilando”c’è
un fascicolo aperto in riferimento alla sua contabilità. E’
vero Maresciallo si tratta dell’olio, mi scusi Carli ma di che
olio si tratta, sa la mia attività e basata sul riciclaggio dei
rifiuti tra i quali anche gli oli esausti, sia minerali che
vegetali, mentre per i primi che recupero dalle autofficine
e li consegno ad una ditta che li rigenera, e per questa
attività saremmo in regola, la normativa è precisa e severa,
per quelli vegetali invece pare di no. Sono oli esausti che
recuperiamo da ristoranti, dagli ambulanti che friggono il
pesce e ce ne sono molti sul lago, come può immaginare ,
poi anche quello di scarto delle famiglie, per il quale
abbiamo stipulato un accordo con i comuni, dai quali ho
avuto la concessione gratuita per posizionare in punti
strategici dei contenitori ben mitigati, dove i cittadini
depositano tutti gli oli di frittura o dai vasetti di sottolio
che scartano. Qui c’è la contestazione con l’Agenzia delle
entrate per evasione fiscale. Le amministrazioni locali ci
hanno confermato che dopo l’istituzione di tale raccolta,
hanno riscontrato un notevole risparmio, deve sapere
mentre prima l’olio esausto delle famiglie veniva versato
nelle fogne e si accumulava nelle tubature, alla stessa
stregua del colesterolo nelle vene, ora si risparmia una
paccata di soldi tra spurghi ed intasamenti vari, anche i
depuratori sovracomunali mal funzionavano e gli Enti locali
ci stanno ancora ringraziando. Per lo Stato non siamo in
regola. Sia breve interviene il Maresciallo e poi passiamo al
caso, “perché si parla di evasione fiscale”? Semplicemente
perché noi abbiamo modificato i nostri mezzi Diesel e
usiamo l’olio vegetale che prima purifichiamo da impurità
e poi lo utilizziamo come combustibile nei camion, che
utilizziamo per i recuperi. Non comperando più il gasolio
dalle stazioni di servizio, in teoria, non paghiamo ne Iva ne
accise, ed ecco dove sta l’evasione, ma noi abbiamo fatto
ricorso con le nostre controdeduzioni, chiedendo una
deroga per motivi etici, si parla tanto di ecologia e di
risparmio, ma alla prova dei fatti vieni sempre ostacolato.
Le faccio un esempio se io raccolgo la legna nei boschi e la
uso come combustibile a casa, forse evado l’Iva perché
nessuno mi fa la ricevuta fiscale? E’ per questo che ci
accusano. Bene, ho capito, ci penseranno i Giudici ad
emettere le sentenze a noi il compito di fare le indagini,
dopodiché il Maresciallo invita il Carli ad accomodarsi. Ma
il Brigadiere Brevi si inserisce “Carli lei con noi non fa
affari” “a cosa si riferisce Brigadiere “ il Maresciallo chiede
incuriosito e con un cenno della mano indica di far alla
svelta. Noi in famiglia da anni l’olio esausto lo conserviamo
per la stagione fredda. Abbiamo una stufa a pellet ed
versiamo l’olio nel pellet, con due vantaggi non intasiamo
le fogne e aumentiamo la resa della stufa. Lei Brevi non
finisce di stupirmi! Ma passiamo al caso, il Maresciallo si
rivolge all’ospite. Cosa mi dice Carli, non è che qualche
marito delle sue amanti si stia vendicando. Sono sicuro di
no risponde il Carli le mie frequentazioni sono solo con
giovani donne non sposate, alle quali poi non mi lego per
evitare che si illudano, sa allora una botta e via, per evitare
legami che mi creerebbero problemi. Mentre dialogano
uno squillo di cellulare interrompe i due, è tra gli effetti
personali della moglie del Carli che proviene il trillo della
suoneria, il materiale è stato recuperato dal Maresciallo
per le indagini. Il Di Gotto passa al Carli il telefonino
invitandolo a rispondere. Ma non è una chiamata, è solo
l’avviso di un appuntamento, riferisce il Carli. Vediamo di
cosa si tratta, avvicinandosi al marito il Maresciallo
controlla il messaggio. I due dopo aver letto il testo
dell’appuntamento, rimangono sconcertati, il messaggio
era esplicito “appuntamento in Caserma con le mie foto”.
Maresciallo cosa significa tutto ciò. La risposta del
Maresciallo è “scopriamo di quali foto si riferisce, forse
sono memorizzate all’interno del telefono, lei sa come
visualizzarle? Si è uguale al mio. Il Maresciallo certo di
quale potrebbe essere il contenuto avvisa il Carli di cosa
potrebbe apparire. Attenzione Carli non si allarmi se
qualche foto potrebbe turbarla, prima però se non le
dispiace le guardiamo noi. Dopo aver ricevuto istruzioni di
come procedere nella visione, il Maresciallo comincia già
dalla prima immagine a storcere il naso. Appare sullo
schermo a colori di uno smartphon, nuovamente la Keller
sempre adagiata di schiena, questa volta però
completamente nuda senza quel lenzuolo rosa che la
copriva, dentro una teca di vetro trasparente simile ad un
acquario. Nella successiva foto si vede la teca in posizione
verticale e la signora ovviamente in posizione eretta. Altre
foto sempre di questa teca con all’interno la Keller
inanimata ma da diverse prospettive, come se si volesse
far capire che oltre al vetro all’interno della teca c’era
qualcosa di più, qualcosa che sosteneva la signora Giulia.
Maresciallo cosa si vede? Fu la richiesta del Carli. Non
riguardano sua moglie Pamela, preferisco non farle vedere
il contenuto per ora, poi si vedrà. Il Maresciallo si convince
ormai che il Carli non possa più aggiungere altro di utile al
caso, lo congeda invitandolo a ricordarsi di alcuni
particolari che magari non gli avesse dato peso. Il Carli esce
dalla Caserma e si avvia verso casa deluso e frastornato. Il
Maresciallo chiama il Brigadiere Brevi e continuano a
visionare le foto.
Brigadiere cosa vede dentro questa teca, mostrando la
prima foto. Ma è di nuovo la signora Keller, il Maresciallo
fa notare al Brevi che il corpo rimane sollevato dal
pavimento della teca come galleggiasse, vede che la
schiena ha un’incurvatura naturale e non è appiattita come
se fosse adagiata su un’asse. Confrontando la foto ricevuta
in precedenza, quella con il lenzuolo rosa con quelle sul
telefonino della Carli, i due traggono una conclusione
molto amara. Concordando che se la prima foto poteva
ritrarre la Keller incosciente, magari addormentata,
spacciandola per morta, la seconda foto la si vedeva nella
teca, purtroppo inglobata presumibilmente nella resina e
da qui si deduceva che fosse purtroppo morta.
Il Brigadiere al Maresciallo, conosco un personaggio qui a
Iseo che come suo ultimo desiderio, alla sua morte,
vorrebbe appunto farsi inglobare nella resina, prima di
essere tumulato, così come descritto nelle foto. Una specie
di mummificazione, il tizio va ripetendo che lo fa per la
scienza, dice che tra due o tremila anni lo troverebbero,
come ora noi troviamo gli insetti inglobati nell’ambra.
Brevi dobbiamo sentire subito i fornitori di resina e i vetrai
della zona, rintracci pure il personaggio. Questa merce non
la si compera in ferramenta o al supermercato, ci vuole
un’attrezzatura speciale solo per tagliare il vetro in quei
formati. Maresciallo le abbiamo viste tutte le foto? Ne
rimane una sola, vediamola Brigadiere. Aprendo l’ultima
immagine dopo le varie inquadrature della teca mortuaria,
si visualizza la foto di un messaggio. Il Maresciallo esclama
“ci risiamo” vede Brigadiere che non era finita qui. Il testo
del messaggio è criptico, mi trovate a meno 251 a 45° 43’
20” e 10° 03’ 46” e potrete agganciarmi a meno 20. Brevi
qui c’è da impazzire cos’è che dobbiamo trovare? Apriamo
Google earth e digitiamo le coordinate per capire dove
indica la ricerca, immessi i dati come erano elencati nel
messaggio il Maresciallo afferma “ma qui siamo fuori
zona”, la longitudine ci porta molto lontano, proviamo ad
invertire l’ordine dei dati e immettiamo prima la seconda
serie. Brigadiere abbiamo fatto centro ora siamo sul
Sebino. Ma i dati ci posizionano però in mezzo al lago e tra
Tavernola e Monteisola. Vede Maresciallo questa
potrebbe essere la zona, di sicuro il meno 251 si riferisce
alla profondità essendo la massima del lago. Brigadiere
abbiamo una cartina batimetrica del lago qui in Caserma, è
la richiesta del Maresciallo. Il Brigadiere mentre rientra in
ufficio con la mappa in mano conferma che il meno 251 è
la profondità massima del lago ed è proprio quella la
posizione indicata dalla coordinate. Il Maresciallo ordina al
Brigadiere di avvisare subito il Centro Carabinieri
Subacquei di Genova, chiamate anche i sommozzatori della
zona, così anticipimo le ricerche. Maresciallo qui ci vuole
un batiscafo, altrimenti chi scende a 251 metri sotto il
livello del lago. La replica del Maresciallo “di sicuro non si
può scendere cosi in profondità ma manderemo giù il
minisommergibile Pluto munito di telecamere”. Il Brevi
ricorda anche le ricerche sul Sebino eseguite dal professor
Piccard padre e poi il figlio del mitico esploratore degli
abissi marini e detentore dei record con il batiscafo Trieste
nella fossa delle Marianne nel 1960. Il giorno successivo
all’alba i vari gruppi dei sub presenti sul territorio si danno
appuntamento nel punto indicato dalle coordinate. Oltre
alle due sezioni dei sub di Iseo che si sono presentati
muniti della chiatta per i recuperi ci sono anche i colleghi di
Monteisola e dell’alto lago. Con un lago leggermente
mosso, come avviene da sempre in mattinata, quando il
vento scende dalla valle verso la pianura, iniziano le
operazioni di ricerca, si cala nel lago Pluto munito di
telecamera e si comincia a scandagliare il fondale. Alcuni
sub si immergono per le operazioni di verifica, altri muniti
di fotocamere ispezionano la zona alla ricerca di qualche
indizio. Consapevoli che se ci sarà qualcosa si troverà
troppo in profondità per loro, però seguono scrupolosi le
direttive del Maresciallo Di Gotto. Il Maresciallo li ha
avvisati che nel messaggio era presente anche quel dato
meno 20 che non vuol dire nulla nella logica, ma che non
va trascurato, se il dato c’è un motivo dovrà pure esserci.
Passata poco più di un’ora emerge un sommozzatore che
con l’esposizione del pollice verso l’alto vuol indicare che
ha trovato qualche cosa. Dalla pilotina che nel frattempo
si è avvicinata al sub il Maresciallo si informa. Il quasi
omonimo del Maresciallo il sub Gotti avvisa che proprio a
venti metri sotto il livello del lago è presente una boa, che
è ancorata ad una corda, presumibilmente prodotta nei
cordifici locali, che sprofonda negli abissi. Il Maresciallo fa
avvicinare la chiatta al punto indicato dal sub, e chiede di
poter agganciare la boa al paranco presente
sull’imbarcazione di recupero. Tutto procede senza
intoppi, ma si farà a più riprese anche perché la zavorra
appesa alla boa è pesante e la corda dovrebbe essere
lunga tanto quanto la profondità del lago. Finché sotto lo
sguardo di diverse persone che si sono spinte nella zona,
quali giornalisti che noleggiando imbarcazioni non
volevano perdersi le ricerche e tanti curiosi che si sono
aggregati disturbando le operazioni, si intravede tra lo
stupore che pervade la folla, la teca di vetro che il
Maresciallo sospettava di trovare. Da come era legata il
Maresciallo intuisce che è opera di un esperto di nodi, uno
che il lago lo conosce bene ed ha pure una imbarcazione
particolare per il trasporto. Il Maresciallo ordina al
Brigadiere Brevi di coprire immediatamente con un telo
quella macabra tomba. Certe immagini e meglio non
divulgarle è il commento del Maresciallo rivolgendosi alla
dottoressa Calegaris che ha voluto assistere alle ricerche.
Di sicuro la stampa ci marcerà, è troppo appetitoso
l’argomento, mentre i casi nazionali ormai stanno
perdendo smalto qui i media possono ricamarci sopra
nuove storie, replica la Calegaris.
Dopo aver issato la teca sulla chiatta il Maresciallo e la
Psicologa sbirciano i feretro alzando il telo, cedendo
all’emozione la dottoressa si lascia stagliare sul viso una
lacrima di commozione, mentre sussurra al Maresciallo “ è
proprio la signora Giulia Keller”. Come dalle foto presenti
nel cellulare della signora Pamela Pitti la Keller è inglobata
nella resina e chiusa in uno sarcofago di vetro
ermeticamente chiuso. Il volto è sereno come se stesse
dormendo è il commento del Brigadiere, mentre i
sommozzatori rimangono allibiti da tale macabro
ritrovamento. Il Maresciallo osservando il corpo nudo e
perfetto della signora aggiunge “tutto questo non ha
senso”. Mentre si allontana dalla teca il Maresciallo
osserva la boa dove era ancorata la teca e scopre alla sua
base una tasca chiusa con del velcro. Il Brigadiere osserva
la scena, stupito dalla meticolosità del Maresciallo che non
trascura alcun ché, gli si avvicina e lo aiuta ad aprire il
pertugio, dicendo “ma lei non tralascia mai niente”. Il
Maresciallo lo guarda negli occhi come per voler rimarcare,
che il loro mestiere di investigazione sta proprio nel
valutare tutti i dettagli. Una volta aperta la tasca il
Maresciallo ne estrae un contenitore ermetico, dove
alloggiato c’è un iPod. La dottoressa si informa quale sia la
procedura per il riconoscimento del cadavere, il Di Gotto la
avvisa che il marito è presente, era stato avvisato del
probabile ritrovamento. Il Manuetti che nel frattempo era
salito a bordo della chiatta, scoppia in un pianto a dirotto,
quando una volta alzato il telo scopre che la sua Giulia era
stesa cadavere dentro quell’involucro di vetro, al momento
del suo issamento non aveva capito cosa poteva essere.
Dopo aver verificato i dettagli c’è l’ordine di rientrare alla
base e il sarcofago viene portato all’obitorio dell’ospedale
sfruttando un pontile che da accesso sul lago, lo si carica
con difficoltà su un trasportatore visto il peso che ne
deriva, tra vetro, resina ed il cadavere, potrebbe sfiorare i
250 kilogrammi L’ospedale di Iseo che ai tempi era un
convento fu costruito a riva di lago, perciò le operazioni di
sbarco vengono eseguite in tutta riservatezza evitando
sguardi indiscreti. Mentre la folla si accalca all’ingresso per
conoscere gli sviluppi. Il Brigadiere commentando con i sui
superiori, afferma che tanti media non si vedevano da
anni, da quando a Iseo ci fu la vittoria di una loro
compaesana alla prima edizione del Grande Fratello.
Il cellulare del Maresciallo squilla, viene avvisato che le
ricerche sui fornitori di resina e dei vetrai sono negative,
non c’è riscontro neanche sui clienti. La resina potrebbe
essere stata sottratta a qualche azienda che costruisce
imbarcazioni in vetroresina, il Brigadiere informato sulle
ricerche aggiunge che non sarà stato facile rubare un
bidone di 200 kili di resina.
Il Maresciallo rincara la dose dicendo che “non è stato
facile fare quel che è stato fatto, rubare un fusto,
recuperare le lastre di vetro, eseguire il manufatto, e poi
infine trasportarlo e affondarlo nel lago”, è certamente
l’opera di una squadra. Una sola persona non può esserci
riuscita a fare tutto questo, è il commento finale del
Maresciallo. Visto che abbiamo la pilotina a disposizione
Brigadiere Brevi ci conduca nel più importante cantiere
navale del lago, il Maresciallo invita ancora la dottoressa a
seguirli, vuol scambiare con lei alcune considerazioni. Dopo
pochi minuti di navigazione da Iseo verso Sarnico, la
pilotina viene ormeggiata sul pontile dei Cantieri Riva, la
famosissima azienda che costruisce gli scafi più apprezzati
al mondo. I tre scendono dirigendosi verso gli uffici, il
direttore avvisato dalla portineria che i Carabinieri stavano
approdando, si avvicina per accogliere gli uomini in divisa.
Qual buon vento vi porta qui da noi, siete forse interessati
ad un nostro modello Maresciallo, cosi esordisce il
direttore con tono scherzoso. Il Maresciallo spegne subito
gli entusiasmi, chiedendo informazioni tecniche sull’uso
della resina, come agisce, quanto è dura come la si
acquista e via dicendo. Il direttore Bonadini invita i tre a
seguirlo. Gli dedica un giro per i cantieri spiegando tutta la
procedura di lavorazione con la vetroresina.
Successivamente li porta nel magazzino di stoccaggio
prodotti e da una spiegazione, qui sul lato destro teniamo
i fusti intonsi contenenti la resina grezza sull’altro lato
quelli usati, li ricicliamo come contenitori per i rifiuti.
Mentre i quattro si stanno defilando il magazziniere si
intromette chiedendo con tono curioso di cosa si trattava.
Il direttore spiega al magazziniere a grandi linee
l’interessamento dell’arma. Il magazziniere aggiunge che
pensava che fossero li per il presunto furto di resina. Il
Maresciallo da buon segugio non si lascia sfuggire
l’occasione per sapere di questo presunto furto. Mi dica….
ed il magazziniere si presenta sono Botti. Mi dica Botti.
Settimana scorsa abbiamo trovato la porta aperte quella
che da sui pontili, non spalancata ma la serratura che noi
chiudiamo tutte le sere aveva le tre mandate aperte, allora
abbiamo controllato il magazzino della resina ma i fusti al
conteggio c’erano tutti, ma la cosa strana che dopo una
settimana abbiamo notato che uno dei rifiuti si trovava
nella zona di quelli nuovi, ce ne siamo accorti tardi perché
il bidone sembrava proprio nuovo. Non abbiamo avvisato
la direzione perché pensavamo ad un nostro errore. Il
Maresciallo ipotizza che se di furto si tratta, chi lo ha
eseguito ha voluto mascherarlo col trucco.
Forse è proprio qui che si son procurati la resina. La
psicologa conferma come si muove il loro Serial, agisce in
modo attento a non lasciare tracce di acquisti, vedi la
scheda di memoria per le foto ed i vari prodotti che ricicla
per lasciare i messaggi.
Dopo le considerazioni il Maresciallo riferisce che anche le
celle per la localizzazione dei telefonini, non hanno rilevato
presenze estranee nelle zone fin’ora interessate, i tre
rientrano in caserma. Il Maresciallo chiede alla dottoressa
Calegaris se si è fatta un’idea del personaggio che li sta
tenendo sotto scacco. Lei dice che potrebbe trattarsi di
uno psicopatico affetto da manie di grandezza che vuol
attirare l’attenzione su dei progetti che ha nel cassetto, ma
che non riesce ha divulgarli nella maniera classica, invece
abbinandoli a dei delitti pensa così di amplificare la sua
richiesta, la Calegaris aggiunge che il tutto però non ha
senso, usare tanta violenza per quel progetto sul costone
di roccia non si giustifica e non si uccide per cosi poco, ci
sarà dell’altro dietro che dovremo scoprire. Il Maresciallo
replica che comunque quei progetti non verranno
divulgati, per non fare il gioco di chi li ha spediti. Rientrati
in Caserma Il Brigadiere Brevi raggiunto l’ufficio del
Maresciallo chiede allo stesso se potrebbero esserci novità
nell’iPod recuperato dentro la boa.
Con cautela il Maresciallo sgancia le cuffiette che
potrebbero contenere del DNA di chi lo ha usato e le infila
nel classico sacchetto per la scientifica. Tramite un cavetto
allaccia l’iPod al computer per conoscerne il contenuto. La
solita musichetta zufolata fa da sottofondo come nella
precedente chiavetta USB ritrovata dal Maresciallo, poi si
visualizzano delle foto in cui si vede la signora Angela Dorsi
moglie del macellaio e seconda donna scomparsa, tutta
sporca di sangue che gli cola dal viso,avvolta in una tunica
smanicata nera, contrariamente alla Keller che risultava
sdraiata su un lettino, la Dorsi è ripresa appoggiata ad un
tavolaccio messo in verticale e sostenuta con delle corde in
canapa molto consunte, le prime attorno al collo per
sorreggerlo, altre le passano sotto le ascelle spuntando
dalla tunica mentre le attraversano il corpo all’altezza dello
sterno e sono quelle che la sorreggono, poi ai polsi ed
infine attorcigliate alle caviglie si nota un giro di funi molto
strano, come se fossero dei calzari. la Dorsi pare incollata
come se l’avessero legata in orizzontale e poi girato il
tavolaccio in verticale.
Tutto lascia presagire ad un’altra tragedia, la rigidità del
corpo non lascia dubbi, a differenza della Keller gli scatti la
riprendono da più angolazione. Il Maresciallo chiede alla
Psicologa il motivo di queste foto a più angolazioni, non
segueno lo schema iniziale, malgrado il contenuto sia
inequivocabile, si ricorda che per la Keller ci sono state tre
invii di immagini, la prima la ritraeva sul divano, la seconda
sul lettino tipo obitorio e solo al terzo invio erano presenti
più scatti da diverse angolazioni. L’analisi della Calegaris è
illuminante, il Maresciallo ed il Brigadiere annuiscono
mentre la dottoressa da la sua spiegazione. Come avrete
notate le due donne sono, anzi erano di carattere opposto,
la prima serena remissiva e tranquilla mentre la seconda
autoritaria e dispotica. Per la prima l’assassino ha usato
maniere dolci, la fatta accomodare sul divano, poi
probabilmente la uccisa addormentandola prima con
qualche espediente e successivamente le ha procurato la
morte. Per la Dorsi ha agito all’opposto come volesse
punirla, ricordate la postura molto scomoda quasi una
tortura su quello sgabello ed infine le ha cagionato la
morte in modo atroce e continuativo. Il Brigadiere
interviene chiedendo se l’assassino si sente per caso un
giudice moralizzatore. La Calegaris scarta l’ipotesi dicendo
che per quanto riguarda la Dorsi per assurdo potrebbe
essere così, ma la Keller meritava tutto questo? La sua
analisi mi sembra perfetta, ma non si spiega perché per la
Dorsi ci abbia comunicato subito che è passata a miglior
vita, il Maresciallo conclude poi con “adesso dove ci farà
trovare il corpo”? Quale sarà ora il messaggio che ci avrà
allegato se ci sarà, la dottoressa sollecita il Di Gotto per
vedere tutto il contenuto presente sul’iPod. Il Maresciallo
apre una nuova cartella, cominciano a visualizzarsi
moltissime icone, ci risiamo è il commento generale.
Dopo la prima foto “Brigadiere mi dica la zona raffigurata”
è la richiesta del Maresciallo. Siamo a poche centinaia di
metri dal costone di roccia del primo messaggio, è proprio
la località Gré, aggiungendo “qui è presente una fabbrica
dove riducono in lastre un conglomerato naturale, il
Ceppo di Gré chiamiamola pietra per semplificare, quella
che vede è la vecchia cava al fianco della strada che
costeggia il lago”. Nella prima decina di foto i tre osservano
da più angolazioni la cava in questione, poi dalle successive
inizia la solita metamorfosi. Tra lo stupore che li pervade
comincia una serie di visioni di quella cava che veniva
trasformata in un villaggio virtuale. Vede Maresciallo ora la
pietra si estrae in sotterraneo con seghe o filo diamantato
e non più a cielo aperto, ai miei tempi invece usavano un
cavo di acciaio che scorreva nella roccia alimentato da
sabbia come abrasivo, un processo lungo e laborioso, a
cielo aperto. Le lastre di questa cava, le noterete
sull’abbraccio improprio al Palazzo Comunale che c’è in
piazza, costruito negli anni 50, e su un altro Palazzo
Comunale appena costruito però a Marone, però in
questo caso a mio giudizio meglio posizionate. Aggiungo
che erano presenti sul lago 15 imprese che lavoravano la
pietra con 500 addetti, ora ne è rimasta una sola con 15
operai. Brevi venga al dunque replica il Maresciallo. Non
posso dire altro, anzi dalle foto noto che la fabbrica è
sparita ed al suo posto vedo un ripristino della riva. Anche
nella parete verticale generata dal taglio della pietra che a
mio avviso potrebbe essere alta più di trenta metri, è stata
realizzata una serie di abitazioni ipogee, scavate nella
roccia.
Il Maresciallo sbotta dicendo ”Il progetto mi sembra
estremamente ambizioso, altro che il costone che abbiamo
visto l’altra volta. La Calegaris abbagliata da tanta
meraviglia nel vedere questa ambientazione virtuale, che
andrebbe a sanare quella ferita nella montagna, esprime
un commento rivolgendosi al Maresciallo, signor Di Gotto
ma le sembra possibile che un tizio con una mente così che
gli permette tanta abilità e fantasia si stia dedicando a
sequestri e uccisioni? Questo me lo deve dire lei
dottoressa, replica il Maresciallo dondolando il capo.
Visualizzano le altre foto concordando che il lavoro di
architettura e di ingegneria che ci sta dietro è notevole,
degno di uno studio approfondito e carico di esperienza. Le
ultime immagini sono dedicate allo stabilimento, alcune
foto hanno anche la didascalia, con una breve descrizione
filosofica dell’intervento. Per continuare l’attività e
mantenere il posto di lavoro agli operai si è pensato di
trasferire lo stabilimento all’interno della montagna.
Questa è una delle didascalie presenti. Per realizzare
questo lavoro ci saranno volute delle giornate intere, non
lo si può fare in fretta e furia, la Calegaris essendo moglie
di un architetto spiega il tempo che ci vuole al marito per
ogni elaborato, aggiungendo che c’è pure la cura dei
particolari. Si vede la mano di un professionista,
trasformare una zona così degradata in quel che stiamo
vedendo non è da tutti, richiede uno sforzo notevole,
anche l’idea nella disposizione della logistica per la
fabbrica. Il Maresciallo nel frattempo viene interrotto da
un Appuntato, che gli segnala la presenza di molti
giornalisti fuori dalla Caserma, sono in attesa di una
dichiarazione sul ritrovamento del cadavere della Giulia
Keller moglie del Manuetti. Il Maresciallo invita i giornalisti
all’interno della Caserma nella sala ospiti, dopo averli fatti
accomodare, inizia la conferenza, rilasciando dichiarazioni
ad ogni singola domanda dei giornalisti. Tralasciando
volutamente il legame che potrebbe esserci tra le donne
scomparse e i progetti pervenuti come corollario. Neppure
elenca i messaggi che il sequestratore ha mandato a più
riprese, per non fargli troppa pubblicità. Ormai è sera la
fatica si fa sentire lo stress è notevole, bisogna riposarsi ma
prima c’è da dedicarsi alla famiglia. I tre si congedano
dandosi appuntamento all’indomani per conoscere l’esito
dell’esame autoptico, affidato al dottor Pizzilo presso
l’ospedale, dove è stata conservata la teca in vetro
recuperata in mattinata. Rientrato in famiglia e giocato con
i gemellini il Maresciallo scambia commenti con la moglie
sul ritrovamento della Keller. Sono ore che in televisione e
su tutti i canali con dirette tv, specialmente a carattere
nazionale sta passando la notizia del giallo sul Sebino,
ovvero l’operazione Lady Lake. Il Maresciallo con riserbo
commenta il ritrovamento, elencando solo le operazioni
svolte, non ritiene corretto informare la moglie con i
dettagli. All’indomani le edicole della zona esauriscono in
breve tempo tutte le copie dei quotidiani spediti malgrado
l’aumento previsto e c’e bisogno di altri rifornimenti. Tanta
voglia di informazione non la si riscontrava da tempo,
Maurizio detto notizio, alle specifiche richieste dei clienti,
rammenta che solo nel 1974 all’indomani della strage di
Brescia in Piazza della Loggia, si era verificata tanta
richiesta. Titoloni sul ritrovamento campeggiano in prima
pagina sia su giornali locali e non da meno le testate
nazionali si esimono nel descrivere persino nei dettagli il
caso della Giulia Keller. Gli abitanti del lago sono ormai
allarmati, c’è probabilmente un serial killer in giro fra loro.
Atti di violenza se ne contano pochi sulle sponde del
Sebino, due casi nel dopoguerra nel 1967 quello del Conte
Tebaldo Martinengo Cesaresco,scomparso da pochi mesi,
fu etichettato come “il delitto dei due laghi” dove il Sebino
era solo la tomba per la vittima, un filatelico di Brescia
dopo la sua morte violenta fu trasferito dal Garda in quel di
Marone nella località Bagnadore. Sarebbe scomparso negli
abissi se per la fretta di sbarazzarsi del cadavere, che ben
zavorrato con un plinto da ombrelloni, non lo avessero
scaricato sul greto del lago, anziché a poca distanza dove
sarebbe affondato a meno 50 metri. Fu invece ritrovato al
mattino da un camionista che voleva rovesciare del
terriccio nel lago §. L’altro si riferisce ad un compaesano
del Brigadiere Brevi, commesso in quel di Sulzano appena
finita la seconda guerra mondiale, da Gino Boglioni che per
quel delitto fu condannato all’ergastolo, usci dopo
trentanni graziato a sua insaputa ed aiutò l’edicolante della
piazza per vari anni facendo consegne a domicilio di
quotidiani. Non volle mai commentare il fatto, si chiuse nel
riserbo più totale. Fu accusato di aver ucciso un suo amico
e antagonista a livello sentimentale. Il cadavere non fu mai
trovato, ci fu chi allora parlò di fuga dell’amico con la
complicità del Boglioni. Chi assistette al processo, lo
descrisse come una persona distaccata e scocciata da tanto
clamore. Il Boglioni era un personaggio conosciuto per la
sua abilità da camaleonte, vestiva i panni di coetanei e
conoscenti e si presentava agli esami a loro nome,
ingannando insegnanti e procurando loro diplomi in varie
discipline. Il suo silenzio comunque veniva ricompensato,
diverse persone in città vantavano il diploma,
dimenticandosi di averlo conseguito per merito del
Boglioni. Ancora oggi in paese c’è chi solleva il dubbio che
il processo fu frettoloso, e fu condannato di omicidio senza
che ci fosse stata la prova regina, il cadavere. Nella villa
dove venne consumato il delitto gli inquirenti
riscontrarono molto sangue, che mai venne analizzato, a
conferma che fosse dell’amico scomparso. Ma il Boglioni
fece una cosa stranissima, si presentò in paese indossando
le scarpe dell’amico, così alimentò ancor di più i
colpevolisti. Poi si passa agli anni 90, di un exbarista del
paese, fu trovata in un cassonetto solamente la testa
decapitata, del busto e dell’assassino non si seppe più
nulla, successivamente altri omicidi hanno usato il lago per
occultare i loro delitti, i loro casi poi sono sempre stati
risolti. Il Maresciallo al mattino presto presentandosi in
Caserma si accinge nella lettura dei quotidiani, per
scoprire, qualche particolare che potrebbe essere stato
raccolto dai reporter, non ama la gloria, il protagonismo
non rientra nei suoi canoni di comportamento, si concede
alla stampa solo per dovere, è un po’ infastidito dalle foto
che lo ritraggono, non ne sente la necessità, lui sta facendo
solo il suo dovere. La mattina sarà carica di impegni, lo
aspettano Il tenente Moretti il Magistrato Fè che verrà
supportato dal Comandante Palissi della scientifica per le
analisi sulla teca.
Ormai sono tutti presenti nella Caserma che non fu così
affollata dalle alte sfere se non il giorno della sua
inaugurazione, la Caserma fu Intitolata al Maresciallo Luigi
di Bernardo allora quarantenne che durante uno scontro a
fuoco nel 1972 perse la vita per mano di una banda di
nomadi. Da allora un decreto impedisce a qualsiasi
carovana di nomadi di stazionare nel territorio di Iseo.
Dopo le presentazioni il telefono del Maresciallo trilla,
scusandosi il Di Gotto avvisa che il patologo ha terminato
l’autopsia. Dottore può anticiparmi qualcosa. Il dottor
Pizzilo che di esami autoptici ne ha eseguiti molti, con un
tono quasi scherzoso annuncia al Maresciallo, “buone
notizie Maresciallo, non c’è obito traumatico” . Il
Maresciallo che nel frattempo aveva inserito il viva voce
guarda gli altri convenuti con fare perplesso, replicando al
dottore che si presenteranno subito tutti, presso l’obitorio.
All’incontro col dottore il Maresciallo nota sul volto dello
stesso una venatura di allegria quasi di gioia, quando ormai
gli interessati sono entrati nella stanza dove è stata portata
la teca, il patologo risponde alla richiesta del Maresciallo
che gli chiedeva “dottore lei mi ha parlato di non aver
riscontrato una morte traumatica, ma vedo che la teca è
ancora nello stato che gliela abbiamo consegnata”.
Il Pizzilo con un gesto teatrale come fosse nei panni di un
presentatore esclama “ecco a voi miss Keller la Lady Lake”.
“Dottore lei è in vena di scherzi” lo ammonisce il
Magistrato raccogliendo il consenso di tutti. Scusate
l’esibizione, perciò vi devo una spiegazione, ieri quando mi
avete portato il sarcofago, abbiamo studiato a lungo il
metodo per aprirlo e non distruggere il cadavere, si era
pensato ad una sega diamantata a bagno di acqua per
poter tagliare il vetro, mentre si valutava l’ipotesi per una
Tac o la Risonanza Magnetica, poi sono scartate, in quanto
l’ingombro della teca ce lo impediva, allora abbiamo
optato per una radiografia, abbiamo usato
l’apparecchiatura portatile ed era l’unico modo non
cruento per conoscerne l’interno. “Venga al dunque
dottore” anche la dottoressa Calegaris si inserisce, mentre
nel frattempo aveva raggiunto la squadra nella sala. Il
Patologo comprendendo la fretta di tutti continua nelle
sue enunciazioni, questo è il mio lavoro ora vi spiego cosa
è successo, dopo quarantanni di sezionamenti, questa
volta non ne avevo bisogno, mentre lo sguardo dei
presenti vira sulla teca con la Keller , il dottore esplode
dicendo “questo non è il cadavere della signora Keller”.
Allibiti gli astanti non si aspettano un altro colpo di scena
ma una spiegazione plausibile. Scusatemi tutti, ma la cosa
mi ha divertito questa notte, esordisce il patologo con il
risolino sulle labbra, va bene vi svelo l’arcano. All’interno
della teca non c’è un corpo vero ma una statua
presumibilmente di cera, di ottima fattura ma pur sempre
di cera. Quasi a comando tutti si accalcano verso la teca di
vetro, sbalorditi dalle conclusioni del patologo annuiscono,
rimanendo invece sollevati perché apriva un velo di
speranza per la Keller. Il Maresciallo dopo la notizia ordina
al Brevi di avvisare immediatamente il Manuetti. Il
Magistrato esce dalla sala per incontrare la folla di
giornalisti ai quali riferisce i risultati. Sbigottiti i reporter
caricano subito la notizia nei loro siti internet, si
interrompe la programmazione per lanciare le dirette Tv, i
fotoreporter vengono invitati nella camera mortuaria per
eseguire riprese. La notizia rimasta segreta tutta notte si
sparge per la cittadina in un baleno. I commenti al bar si
sprecano alcuni avventori si sbilanciano nelle classiche
frasi, lo dicevo io. Davanti all’agenzia viaggi del Manuetti
che era chiusa per lutto, mazzi di fiori accompagnati da
biglietti di cordoglio invadono il marciapiedi, la solidarietà
dei compaesani verso la famiglia si è manifestata così, ma
dopo la buona notizia campeggia sulla vetrina un grande
manifesto, che recita così – Giulia c’è!!!!!!!! La paura è
passata aleggia in paese una sensazione di scampato
pericolo. Mentre sono ancora in ospedale il Maresciallo
sollecita la psicologa Calegaris per conoscere le sue
sensazioni. Lei risponde “non cantiamo vittoria” la signora
è ancora in mano ai sequestratori e finché non sarà a casa,
c’è poco da stare allegri, non credo ce ci stiano prendendo
in giro, questo è un piano ben congegnato. Il Maresciallo Di
Gotto con un gesto del capo pare condividere le
conclusioni della Calegaris. . Il Manuetti si presenta
immediatamente in ospedale sollevato dalla buona notizia
si rivolge al Maresciallo, sono contento per Giulia ma a
questo punto rimango frastornato dagli eventi. A chi lo
dice replica il Maresciallo, siamo di nuovo a capo, meglio
così vuol dire che c’è ancora speranza. Il Manuetti si
avvicina alla teca e ne osserva il contenuto come se
osservasse un caro che sta dormendo, rivolgendo lo
sguardo verso la dottoressa le confida a bassa voce, è più
bella di come la conosco è possibile avere la teca, non
vorrei sembrarle un feticista, ma questa la considero
un’opera d’arte. La Callegaris risponde sapendo di non
averne autorità che quando il caso sarà chiuso con
qualsiasi esito inoltrerà la richiesta a chi di competenza.
Mentre tutti lasciano l’ospedale l’appuntato Brevi informa
il Maresciallo che per realizzare una statua di cera ci
vogliono mesi di lavoro e la mano di grande artista visto
che ci ha ingannati tutti. Il di Gotto replica che il sequestro
ormai appurato che di questo si tratta è stato
programmato da molto tempo, e non siamo di fronte a dei
dilettanti ma a veri professionisti che non lasciano indizi.
Speriamo che la scientifica trovi qualche traccia sulla teca,
nella notte hanno collaborato con il patologo per rilevare e
isolare le impronte digitali presenti su tutta la superficie
dei vetri. Ora dobbiamo chiamare tutti coloro che hanno
manipolato il sarcofago e far depositare le loro impronte,
pensateci voi Appuntato. Per il resto credo che per quanto
tu possa essere cauto qualche errore prima o poi lo
commetti e noi puntiamo su questo, vero Appuntato Brevi!
Mentre i Carabinieri stanno uscendo dall’Ospedale
vengono richiamati dal Patologo e invitati a ritornare nella
camera mortuaria.
Il Maresciallo chiede al dottore quali siano le novità.
Vede Maresciallo mentre i fotoreporter scattavano foto ho
notato un riflesso che prima non si vedeva, il merito è
stato dei flash, noi non potevamo usarli in quanto il vetro
della teca avrebbe riflesso il bagliore e sovraesposto i
nostri scatti. Il Maresciallo allora chiede ma il sevizio per le
prove vostro e della scientifica come lo avete realizzato?
Abbiamo usato dei fari fissi posizionati in maniera tale da
evitare riflessi impropri, e non si notava niente è la replica
del Patologo. Capisco ma cosa centrano i flash dei
fotoreporter? Maresciallo vede quella etichetta adesiva
dove è riportato il nome della vittima, posiziona all’altezza
dei piedi e sul lato destro in basso come avrà notato è nera
sul davanti e argentata sul retro, se andiamo dall’altro lato
la vediamo. Dottore mi dica cosa ha notato? Vengo al
dunque, mentre i flash dei giornalisti si susseguivano, sul
lato argentato interno apparivano delle scritte e dei
numeri, li ho proprio notati per puro caso. Ho pensato
fosse un indizio e vi ho chiamati subito, sarà da rimuovere?
Certamente mi passi un bisturi che ne sollevo un lembo ed
una bustina per poterla archiviare, la manderemo
successivamente alla scientifica. Appuntato l’adesivo
sembra non offrire nessun indizio, ma a fase ultimata è il
vetro che svela il mistero. Dottore vede quello che vedo io,
è il Maresciallo che si rivolge al medico con il dovuto
stupore , qui c’è una scritta ben palese, come mai non la si
vedeva prima. Forse la colla o l’argentatura la
mascheravano, è l’Appuntato ad intervenire. Ma non
finisce qui, non è un’incisione superficiale fatta con delle
frese diamantate che usano i decoratori vetrai, ma hanno
usato un Laser perché la scritta è all’interno dello spessore
del vetro. Il Brevi interviene dicendo che non è poi niente
di eccezionale, ormai lo usano in molti, specialmente chi
fornisce trofei per lo Sport, quelli in cristallo con le scritte
inglobate. Appuntato si ne ho visti molti di questi
manufatti e di diverso tipo, anche come oggetti da regalo.
Ma il punto è come siano riusciti ad incidere il vetro e a far
si che con una semplice etichetta la scritta sparisse alla
nostra visione, ma poi ce lo volevano far scoprire oppure è
un messaggio che non centra nulla con il nostro caso.
Appuntato Brevi si segni sul taccuino la sequenza che
verifichiamo cosa possa essere. lo Zi 95 1115 12 questi
sono i dati trascritti dall’Appuntato ed il Maresciallo prima
di congedarsi dal Patologo esordisce “sarà un bel rebus se
è un messaggio per noi”.
Passata l’euforia collettiva nel paese si respira una nuova
aria forse di consapevolezza, il mistero si infittisce cosa ci
sarà dietro tutta questa montatura, nella storia del crimine
non si riscontrano fatti simili, è una novità assoluta, ma le
donne chi fine avranno fatto? questi sono alcuni dei
commenti che circolano. Rientrati in Caserma il
Maresciallo e l’Appuntato cercano di capire se la sequenza
di lettere e numeri sarà un messaggio o un indizio, ma
visto l’andazzo attuale il Maresciallo Di Gotto si convince
che c’è la volontà di chi ha orchestrato le sparizioni delle
donne di lasciare degli indizi come tasselli di un mosaico.
L’appuntato Brevi invita il Maresciallo a valutare una
possibile collaborazione con uno scrittore di gialli del
paese, che oltre a tutto è pure giornalista del giornale più
letto della Provincia, chissà che ci possa aiutare a decifrare
la sequenza. Il Maresciallo dopo l’invito ordina
all’Appuntato di contattare il giornalista. Senza aspettare
un attimo il Brevi chiama la redazione del Giornale di
Brescia chiedendo del Capo Redattore Lucio Angeli.
Buongiorno sig Angeli sono l’appuntato Brevi della
Caserma dei Carabinieri di Iseo, avremmo bisogno di lei
come giallista, “di cosa si tratta” chiede il giornalista, “è
per il caso delle donne scomparse” “me lo immaginavo”
replica immediata del redattore. Dopo le spiegazioni che
volevano capire il significato della sequenza alfanumerica
invita il concittadino se riesce a passare prima di sera in
Caserma che il Maresciallo voleva scambiare qualche idea.
Il mio ruolo di capo Redattore mi impedisce di lasciare il
Giornale prima dell’ultima stesura, ma in mattinata domani
passerò da voi. Il Maresciallo informato della disponibilità
del sig Angeli si concentra osservando la bacheca con i
ritratti delle donne scomparse e i numeri a loro assegnati.
Mentre una telefonata della scientifica avvisa il Maresciallo
che sulla teca non si sono riscontrate tracce utili per le
indagini, perché le impronte rilevate sono solo degli
operatori che hanno effettuato il recupero. Appuntato
siamo nuovamente daccapo tre donne scomparse, tre
mariti al di sopra di ogni sospetto, e noi che cerchiamo di
risolvere il caso con tre foto e tre numeri. Durante questa
fase di scambio di considerazioni tra il Maresciallo e la sua
ombra l’Appuntato Brevi si sente un interminabile squillo
al citofono della Caserma, altri squilli insistenti alchè il
Maresciallo chiede all’appuntato se il sottoposto di guardia
si sia assentato e si dirigono all’ingresso per capire cosa
stia succedendo. Al cancello una persona molto agitata che
entra di corsa dopo l’apertura ritardata avvenuta dalla
guardia che nel frattempo era rientrata nella guardiola.
Maresciallo Maresciallo sono le invocazioni del tizio
agitato, dica signore cosa è successo, anche la mia anche la
mia, ripete con insistenza mentre inciampa sugli scalini che
portano all’ingresso principale, ma mantenendo
miracolosamente l’equilibrio, mia moglie è sparita non
riesco a rintracciarla, ho trovato un biglietto sotto il
parabrezza della sua auto. Il Maresciallo azzarda il
contenuto c’era forse scritto “ ciao me ne vado”. Si
Maresciallo ma come fa a saperlo, con voce tremolante
consegna lo scritto, un foglio di carta di color rosso che
riporta il quadrante di un orologio che indica le nove. “Stia
sollevato per un attimo” è il consiglio del Maresciallo
vedrà che la risolviamo. Scusi Maresciallo non mi sono
presentato sono Natale Bruni e faccio l’operaio presso
l’officina delle Ferrovie Nord qui a Iseo, mia moglie si
chiama Francesca Emanueli ed è casalinga. Dopo aver
espletato la procedura e aver raccolto più informazioni
possibili il di Gotto congeda il Bruni, accompagnandolo
all’ingresso della Caserma. Mentre i due stanno varcando
la soglia Il Maresciallo con un’occhiata che fulminerebbe
chiunque , si rivolge alla guardia “ma dove eravate finito?”
Mi scusi Maresciallo vede quella montagna a spiovente che
domina Iseo detta Corno Crivellino ma la si conosce però
come La Balota del Coren, va bene ma cosa c’entra tutto
questo replica il Maresciallo, la mia giustificazione è che mi
è arrivata una segnalazione di una luce lampeggiante che
da oggi è in funzione, allora sono uscito sul retro per
appurare la veridicità della cosa, come avrà visto anche lei
ora sta lampeggiando. Il Maresciallo constatato che c’è una
luce sulla montagna, chiede cosa ci sarà di speciale per un
lampeggiante su una cresta. L’appuntato Brevi interviene
quasi a giustificare il collega, su quel costone Maresciallo
non c’è corrente elettrica e poi non siamo nel periodo della
Festa che vede i giovani del paese portare delle torce di
cera che vengono accese di notte per ricordare la passione
di Gesù. Perciò forse è un’anomalia vedere delle luci lassù,
e la curiosità della guardia è forse giustificata. La giornata
intensa ormai per il Maresciallo volge al termine quando
una telefonata dalla redazione del Giornale di Brescia lo
avvisa che è in linea lo scrittore giornalista. Maresciallo
sono Angeli aveva chiesto di me nel pomeriggio, ho
un’ipotesi per la sequenza, ho voluto informarvi subito
anziché domani. Sentiamo dott Angeli. Da ragazzi quando
eravamo giovani studenti avevamo l’abitudine di chiamare
lo Zio il nostro dizionario, quando avevamo dei dubbi o
delle ricerche da fare era il nostro alleato. Controllare lo
Zio cioè lo Zingarelli per noi era fondamentale, di
conseguenza potrebbe trattarsi di un indizio semplice, lo
Zingarelli edizione 95 1115 la pagina e il 12 sarà
sicuramente il lemma, ma qui in redazione abbiamo
l’edizione 2012 ho controllato ma il lemma non mi dice
nulla, mentre sta ascoltando il Maresciallo alza gli occhi
sulla libreria in ufficio e nota il dizionario in oggetto proprio
l’edizione 95.Rimanendo colpito per la improbabile
coincidenza ordina all’appuntato Brevi di passargli il
dizionario, controllano la pagina 1115 ed al lemma 12
rimangono basiti leggendo ad alta voce “mitigatore”. Il
Maresciallo dopo la scoperta e dopo aver informato lo
scrittore lo congeda ringraziandolo per la dritta che di
sicuro è quella giusta in quanto collima con le immagini
correlate agli eventi dei sequestri. Il Mitigatore!!!!! Ecco
con chi abbiamo a che fare sbotta il Brevi. Il Mitigatore, ma
costui sta giocando con la vita di quattro donne, se
verranno confermate certe affinità con le precedenti
scomparse, è la considerazione del Di Gotto.
All’indomani mattina all’inizio del turno in caserma
l’appuntato che la sera precedente si era assentato per
osservare la luce intermittente sulla montagna, lo troviamo
intento nuovamente all’osservazione ma oggi equipaggiato
con un potente binocolo, nel giardino antistante la
caserma . Il Maresciallo appena arrivato sembra divertito
mentre vede il suo sottoposto che gesticola con le mani e
strabuzza gli occhi come fosse incredulo. Mariani! cosa
stiamo esplorando di cosi importante per lasciare la
guardiola come ieri sera, c’è forse qualche aquila in libertà,
scherzosamente il Di Gotto lo riprende. Maresciallo guardi
anche lei, dove ieri sera c’era quella luce che lampeggiava
di continuo. Il Maresciallo inforcato il binocolo rimane
anch’esso esterrefatto, Mariani mi chiami subito il
Brigadiere Brevi! Ma cosa sta succedendo è la risposta del
Brevi che subito è accorso sul posto, Brigadiere osservi
anche lei mentre il Maresciallo gli passa lo strumento di
osservazione e mi dica come possiamo raggiungere il
posto. Ma è pazzesco avete visto anche voi quel che c’è
lassù, il Brigadiere forse ancor di più basito rispetto ai suoi
colleghi commenta ciò che ha visto. Il Di Gotto rinnova la
richiesta, da non crederci ma come facciamo ad arrivarci?
Ci sono due possibilità, con la Campagnola fino alla
“roulotte” poi dieci minuti a piedi, oppure con una moto
da cross fino a 50 metri dallo sperone, è la descrizione del
Brigadiere che il posto lo conosce bene, essendo anche un
Mountanbiker che lo frequenta spesso per le uscite in
allenamento. Mariani informi subito il comando
elicotteristi che ci serve un supporto, avvisi anche la
scientifica e gli dia le coordinate. Brigadiere prepari la
Campagnola che partiamo subito. All’uscita dalla Caserma
incrociano la Dottoressa Calergaris e la invitano a seguirla,
annunciandole l’evento, che risaliranno la montagna per
fare delle verifiche e che l’aspetta anche una camminata.
La Psicologa incuriosita e per niente intimorita dalla
camminata, toglie le proprie scarpette da ginnastica
sempre pronte nella sacca della palestra che aveva in auto,
e sale sulla Campagnola dei Carabinieri. “Maresciallo
potrebbe esserci una svolta nei casi delle
Leades”,commenta la Calegaris mentre il Brevi imbocca la
strada che porta in montagna. Il Maresciallo smorza un po’
le aspettative della Dottoressa dicendo che prima bisogna
verificare e poi tirare le conclusioni, mentre al Brevi chiede
se è sicuro del percorso. “Maresciallo la conosco come le
mie tasche chi ha una bici da montagna questo percorso lo
fa spesso, è pure tratto della Gimondibike gara
Internazionale di mountanbike che si disputa in zona da 11
anni in , ora dopo 5 km di asfalto entriamo sulla sterrata e
poi ci inerpicheremo fino alla roulotte”. “Una roulotte qui
su questi pendii?” incuriosita la Dottoressa si rivolge al
Brigadiere. “E’ una vita che c’è una specie di mini baita”
replica il Brevi. Ci sono pure molti cinghiali da queste parti
stiamo attenti ai cuccioli basta non disturbarli e non
succede nulla, il Brevi aggiunge che ne incontra spesso nei
suoi allenamenti in Bike. Il Maresciallo impaziente chiede
se manca poco all’arrivo in quanto gli sballottolamenti
sulla Campagnola lo hanno preoccupato. Ci siamo quasi
mancano pochi metri ecco la roulotte il Brigadiere
parcheggia il fuoristrada e dice “ora si cammina”. Mentre si
avvicinano allo sperone di roccia che sovrasta il paese
sentono le pale dell’elicottero di supporto che da diversi
minuti sorvola la zona e via radio comunica la presenza di
un cadavere crocefisso sulla croce che da tempo è infissa
sulla roccia. Arrivati sul posto rimangono sbalorditi
scoprono che il corpo appeso è di una donna tutto
ricoperto da sangue che ancora sta colando. Mentre il
turbinio del vento generato dal velivolo li imbratta del
sangue della vittima riescono a superare l’ultimo ostacolo
una specie di scalinata naturale dovuta all’orizzontalità
della roccia. Quando ormai sono a pochi centimetri dalla
croce i tre si guardano in volto e tirano un sospiro di
sollievo perché scoprono che si tratta nuovamente di una
statua di cera ed anche questa ben eseguita. Dopo aver
spostato dal viso i capelli insanguinati della statua, il
maresciallo confronta il volto della pseudo vittima con la
foto della signora Dorsi e riferisce agli altri che è la
riproduzione perfetta e senza ombra di dubbio della
moglie del macellaio Ercole Larelli. Maresciallo come
hanno potuto portare qui il tutto senza che nessuno possa
aver visto nulla? È la dottoressa che parla rivolgendo lo
sguardo verso il Maresciallo mentre lo stesso si guarda in
giro alla ricerca di qualche cosa. Scusi dottoressa ma sto
analizzando la scena, vediamo dove sta il messaggio ormai
sappiamo che questo messa in scena non è altro che
l’opportunità per il Mitigatore di farci saper qualche cosa. Il
Brigadiere segnala che la luce intermittente che si notava
la sera precedente dalla Caserma era alimentata da un
piccola cella fotovoltaica con batteria incorporata. Per
questa scena c’è voluto molto tempo ad allestirla, è la
considerazione del Di Gotto e di sicuro al buio, ma
addirittura nella notte precedente, altrimenti non si spiega
perché abbia adottato la cella fotovoltaica quando bastava
una semplice batteria, visto che ha usato le ormai diffuse
lampade a Led che consumano poco, anzi dirò di più
questa è forse un messaggio dentro il messaggio. Cosa
intende Maresciallo? La Calegaris con quell’aria di chi fa
fatica a seguire il ragionamento. Vede dottoressa se il tizio
voleva farci sapere che qui c’era la vittima bastava che ci
avesse lasciato un messaggio magari criptato come il
precedente e noi avremmo trovato il cadavere ne più ne
meno, invece ha creato questo gioco di luci con
alimentazione autonoma, per farci sapere che è bravo
anche come tecnico elettricista e magari vuole
promuovere questo sistema d’illuminazione, considerato
che in zona non c’è n’è traccia per diversi kilometri era
forse questo il suo intento ovvero il suo messaggio. Il
Brigadiere aggiunge che non c’è traccia di altri messaggi
tipo i numeri o chiavette varie, non vedo nulla. Sempre il
Maresciallo: ora bisognerà chiamare qualcuno per
smontare il “manichino” e preservarlo per scoprire se ci
sono tracce di Dna o impronte varie. Da l’elicottero arriva
una proposta, dopo la comunicazione con il Maresciallo,
“agganciamo al verricello la croce con la statua in sol colpo
e la trasportiamo direttamente nella sala mortuaria per le
analisi della scientifica”. Ricevuto il via libera da parte del
Maresciallo considerato che non tratta di un cadavere e
non servono autorizzazioni o ordini dagli organi superiori,
si cominciano le operazioni di aggancio evitando di
inquinare le prove. Mentre si sta sollevando l’intera croce il
Maresciallo getta lo sguardo sul braccio destro e la relativa
mano della statua, gli par di notare che la mano sia chiusa
attorno al chiodo ma l’indice è disteso e sembra puntare in
una direzione. Con un gesto veloce delle braccia che si
incrociano a mo di forbice che è il gesto classico per dire
ferma tutto il Maresciallo blocca le operazioni di asporto
della croce. Sfidando il vortice generato dalle pale
dell’elicottero malgrado la notevole distanza dovuta alla
lunghezza del cavo di acciaio per evitare che la statua entri
rotazione il Maresciallo cerca il punto dove il dito
indirizzava, e li si dirige, tra i cespugli trova un grosso
contenitore ermetico del tipo utilizzato dagli Speleologi,
dopodiché da l’ok al Comandante dell’elicottero per
riprendere l’operazione interrotta. Mentre l’elicottero si
allontana il Brigadiere racconta un aneddoto avvenuto
una trentina di anni prima qui sul lago a pochi kilometri di
distanza. Un certo Filippo Benedetti promosse la
costruzione di una grossissima croce in acciaio che venne
realizzata dai fratelli Romeda nella loro un’officina di
fabbro a Sale Marasino e da posizionare sul quella vetta,
che sormonta il paese di Sale Marasino mentre lo indica
con la mano il Maresciallo nota che è poi la stessa
direzione del dito della statua. Cosa centra tutto questo
con il nostro caso, la Dottoressa interrompe il Brigadiere,
forse niente ma hanno in comune l’elicottero, dopo aver
realizzato la croce con i soldi di una colletta nel paese e
averla portata nelle basse per farla zincare, al ritorno la
popolazione si era radunata al campo sportivo dove
un’elicottero militare l’avrebbe portata in quota e
posizionata sul basamento in cemento che i volontari
avevano realizzato settimane prima, tutto è pronto per la
missione arriva l’elicottero ne scende il Comandante con
tuta mimetica, coltellaccio nella fondina atteggiamento da
Rambo impartisce istruzioni, detta le regole come se fosse
una missione in Vietnam. Agganciano la croce ad una cima,
inizia il decollo la croce da sdraiata si solleva in verticale si
stacca da terra accompagnata da un applauso di una folla
festante, si nota subito che qualcosa non va, anziché
dirigersi verso la montagna il velivolo vira verso il lago, la
croce comincia a dondolare e roteare su se stessa alchè tra
lo stupore degli astanti viene sganciata in mezzo al lago.
Tutti sgomenti si verrà poi a sapere che il comandante
prese quella decisione in quanto l’elicottero stava
perdendo stabilità e rischiava di precipitare. Nei giorni
successivi i sub cercarono invano il manufatto, alcuni
dissero che nello schianto la croce si deformò e ad oggi
non ne è rimastra traccia. Non domi i promotori
ritentarono due settimane dopo l’accaduto, costruendo
una nuova croce a tempo di record. Questa volta la
cerimonia fu più sobria e preferirono chiamare una ditta di
privata specializzata nei trasporti in montagna di tralicci
per l’alta tensione, la croce fù agganciata e portata sulla
vetta chiamata Punta Almana ma senza problemi, il
comandante dopo la posa avvenuta spiegò che
precedentemente era stato commesso un errore banale, il
cavo che agganciava la croce era troppo corto, e la forma
della croce con quei due bracci enormi aveva fatto si che
l’effetto vortice generato dalle pale la facesse rotare
pericolosamente, mentre con il cavo che abbiamo usato
noi che era lungo più di quaranta metri questo effetto non
si manifesta. Ora i Salesi hanno due croci che li proteggono
una sulla vetta e una nelle profondità del Sebino. Il
Maresciallo rivolgendo lo sguardo verso la dottoressa le
chiede se per caso questa storia possa aver a che fare con
il caso della signora Dorsi, vista la similitudine con la croce
che stiamo prelevando. Maresciallo non le so dire magari
scopriremo qualcosa quando apriremo il contenitore. Dal
paese tutta l’operazione non passa inosservata, lo sperone
di roccia è visibile dall’intero abitato e un elicottero che
sorvola cosi non è da tutti i giorni, alcuni cittadini si sono
muniti chi di binocolo altri di fotocamere munite di
teleobiettivo, alcuni sfruttano i cannocchiali turistici,
rischiando di cascare nel lago in quando il punto normale
di osservazione è la sponda opposta del lago, e invece
indirizzandolo verso il monte alle spalle del paese ci vuole
un’operazione da contorsionista per osservare la
montagna chiamata Balòta del Coren dove stanno
avvenendo le operazioni di recupero. Si era sparsa subito
la voce del rinvenimento di un cadavere ed allora tutti con
il naso all’insù e coronando con un sacco di commenti ed
ipotesi le scene che apparivano. Ma presto la notizia di
un’altra riproduzione in cera di una delle donne scomparse
fa il giro del paese, quando poi si saprà che la vittima
poteva essere la signora Dorsi, un velo di delusione
pervade l’aria, come se per la Dorsi forse ci si aspettasse di
vederla morta. In un periodo dove in Italia vengono
assassinate centinaia di donne per mano di una massa di
deficienti si aveva il timore che anche qui avvenisse un
delitto, magari tinto di giallo. Mentre scendono a ritroso
con il fuoristrada verso la Caserma, il Maresciallo, la
Dottoressa e il Brigadiere Brevi hanno uno scambio di
battute, “chissà cosa contiene il contenitore” è il
Brigadiere che si rivolge al Maresciallo, “Brigadiere
speriamo in qualche indizio, di sicuro il rapitore sta
giocando con noi, e magari ci sta pure osservando”.
Arrivati in caserma e consegnato il contenitore alla
scientifica che nel frattempo aveva già peritato la statua
alla ricerca di tracce utili, il Maresciallo riceve il marito
della signora Dorsi, al quale riferisce gli sviluppi del caso. Il
signor Larelli ritorna nel suo negozio dove man mano
informa i clienti e i curiosi che si presentano per avere
informazioni e per esprimere solidarietà. Siamo
nuovamente in Caserma e dopo aver fatto i primi rilievi
esterni al contenitore la scientifica lo apre. Il coperchio
pressato con dovizia, una volta rimosso mette alla luce un
faldone di fotografie, “ma come” esclama il Brigadiere
“niente tecnologia”! Il Maresciallo condivide l’osservazione
del Brevi. La Dottoressa Calegaris aggiunge “ vediamo il
contenuto, se avrò conferma vi spiegherò che idea mi sono
fatta!”. Con immenso stupore di tutti dopo aver visionato
le prime pagine, iniziano i commenti sulle immagini che
riproducono l’interno della Parrocchiale del Paese e
precisamente il pavimento. “Ma è bellissimo stupefacente”
è l’espressione di meraviglia del Brigadiere che si lascia
coinvolgere dalle riproduzioni che man mano il
Comandante Palissi della scientifica sfogliando il
raccoglitore mette in evidenza. Non sono fotografie ma dei
rendering eseguiti al computer che riproducono il Giudizio
Universale di Michelangelo della Cappella Sistina che viene
riprodotto sul pavimento della Chiesa locale.
La Parrocchiale di Sant’Andrea a tre navate è caratterizzata
dal campanile costruito proprio sulla porta d’ingresso ed è
ciò che la rende speciale.
In Italia si contano pochissime Pievi con questa
particolarità. Il Maresciallo continua a sfogliare le centinaia
di rendering che sono stati inseriti nel raccoglitore, che
rappresentano le viste globali di tutto il pavimento e dei
particolari che svelano con quale materiale è stato
eseguito il manufatto. Il Brigadiere dopo lo stupore iniziale
passa ad una fase di trans, come se quello che ha visto lo
avesse ipnotizzato e si pronuncia con un tono fievole:
“siamo di fronte ad un mosaico gigantesco di qualche
migliaia di metri quadri ma cosa vuol dire tutto ciò?”. Il
Maresciallo lo corregge, “non si tratta di un mosaico ma
bensì di un intarsio cosa ancor più complicata nella sua
realizzazione”. Il Comandante Palissi aggiunge che nel
contenitore c’è un altro raccoglitore con un elenco
dettagliatissimo di tutti i tipi di pietra da utilizzare e la
tecnica specifica per il taglio e composizione delle tessere
lapidee da usare, per rappresentare al meglio il capolavoro
di Michelangelo. Il principio filosofico contenuto nella
relazione è di rendere il capolavoro eterno, duraturo
affinché la Chiesa di un paese acquisti un valore artistico
che la elegga quale meta di pellegrinaggio. L’obiettivo
primario della realizzazione filologica del Giudizio
Universale e della volta che rappresenta la storia
dell’umanità prima delle leggi che Dio affidò a Mosè è
quello affinché i visitatori possano apprezzare da vicino
tutti i dettagli che il grande artista Toscano di Caprese,
avrebbe impresso nei suoi affreschi. L’opera che appare
irrealizzabile per il tempo ed i costi che potrebbe avere,
affascina comunque i presenti che continuano a scambiarsi
commenti. In un periodo di risparmio energetico è stata
anche inserita una relazione dettagliatissima su come
realizzare anche il riscaldamento della Chiesa. Viene
suggerito un riscaldamento a pavimento che per una
Chiesa sembrerebbe la migliore soluzione, il metodo più
silenzioso , quello che non genera motti convettivi
dell’aria, riscalda dove serve cioè in basso, e non ultimo le
basse temperature di mandata per grandi volumi di acqua
che si possono ottenere con diversi metodi di fonti di
calore. Dopo tutte questi rapporti, c’è una cosa però che
lascia perplessi gli investigatori ,non c’è nessun riferimento
alle donne scomparse. Il Palissi dopo aver esaminato il
contenitore si rivolge al Maresciallo “non ci sono altri
messaggi nell’involucro” “strano” replica il di Gotto:
“eppure avrei giurato che non si sarebbe fermato a
questo”. Il Maresciallo si raccomanda che le foto ed i
particolari sul contenuto non dovranno essere divulgati per
nessun motivo, poi rivolgendosi alla Psicologa le chiede:
“Dottoressa ci esprima le sue impressioni”. Da lei ottiene
un’immediata analisi “Il nostro interlocutore in questo
caso non ha usato la tecnologia nelle sue comunicazioni,
ma bensì opere cartacee anche se realizzate con l’ausilio di
computer, forse per dimostrarci che sa destreggiarsi sia
con le nuove tecnologie che con i metodi tradizionali.
Questo per quanto riguarda le sue abilità ma per via di
come ci consegna le sue vittime, avrete notato che la
signora Keller che è una persona remissiva e tranquilla ce
l’ha fatta trovata in una veste serena, mentre per la Dorsi
l’ha rappresentata tutta insanguinata e crocefissa come
una nemesi per come si comportava in vita e ha subito a
detta del nostro mitigatore una punizione che si meritava.
Questo è un messaggio chiaro, ma fortunatamente per
adesso rimaniamo ancora con la speranza che siano vive”.
Mentre tutti si apprestano ad uscire dalla stanza il
comandante della scientifica Claudio Palissi ferma con un
gesto sulle spalle il Maresciallo e lo avverte che durante
l’analisi della Dottoressa ha trovato un doppio fondo nel
contenitore, ben nascosto, ma da un’attenta ricerca lo si
poteva scoprire. “Comandante “ci faccia vedere se ci sono
altre novità”. Il Comandante solleva il doppio fondo e ne
estrae una pellicola tipo diapositive la srotola e le si
osservano in controluce cosi si rivela una realizzazione da
parco dei divertimenti installata proprio sul pendio della
montagna dove hanno appena trovato la Dorsi. Una specie
di montagne russe che ben si mimetizzano all’interno del
bosco, seguendo un tracciato naturale senza sopraelevate,
quasi un misto tra funicolare e ottovolante. Anche in
questo caso le immagini vengono corredate da una
relazione scritta che elenca la filosofia, l’utilità, il significato
e pure l’eventuale ritorno economico. Il Brigadiere Brevi
divertito commenta “potremo avere anche noi la nostra
Gardaland anzi la Sebinland”. Mentre il Maresciallo più
compassato ne esce con un “staremo a vedere come va a
finire”. La Dottoressa Calegaris da una spiegazione del
perché questa iniziativa sia stata celata e non palesata,
come se volesse essere messa in secondo piano, fuori dallo
schema principale come fosse una specie di goliardia una
cosa buttata li, se veniva scoperta era una cosa in più, ma
se non l’avessimo trovata non cambiava nulla. Il
Maresciallo di Gotto chiede un’ultima cosa al Comandante
“di impronte ce ne sono? E con la ricerca della presenza di
telefoni cellulari nella zone dei ritrovamenti?” Il Palissi
conferma che oltre i segnali di chi ha fatto le ricerche e
quelle dei soccorritori non ci si sono altre tracce. Ma c’è
un’ultima cosa Maresciallo! Il Comandante Palissi quasi
divertito come coloro che continuano a trovare sorprese
nel baule dei desideri mostra due foto che sono state
applicate sul coperchio del sottofondo. Una rappresenta la
facciata della nuova residenza per gli anziani a Iseo che
viene decorata con un murales che raffigura una coppia di
anziani che offrono a dei giovinetti la loro esperienza di
vita. La seconda foto invece sempre con la tecnica del
fotomontaggio è una veduta da quell’ammasso roccioso
dove è stata trovata la statua crocefissa della seconda
donna, e viene rappresentata la ricostruzione della Rocca
che sovrasta Iseo nella parte Est del Paese. Attualmente la
Rocca di San Giorgio inizialmente denominata “fortissima
rocca di Bosine” era stata costruita dagli Oldofredi
Feudatari del territorio e fù voluta come castello di guardia
per sorvegliare la strada per la Val Trompia e a oggi
rimangono solo le rovine. Dopo aver osservato tutto il
materiale ritrovato il Maresciallo si rivolge ai presenti
esprimendo una considerazione “tutto questo è
folcloristico ma a noi serve qualcosa di più concreto, non
dobbiamo stare al suo gioco, non ci faremo instradare nei
suoi obiettivi”. La Calegaris stemperando la tensione che
aleggia dopo l’affermazione del Maresciallo dice “
comunque fino a questo momento siamo rassicurati che le
donne potrebbero essere vive” “ho il sentore che costui
non si fermerà con questo balletto”. Al che il Brigadiere
Brevi se ne esce con una battuta, (parafrasando una
vicenda avvenuta nell’antica Roma prima di Cristo) se di
sequestro di donne è ciò che sta avvenendo nel nostro
territorio si potrebbe affermare che si tratta del “RATTO
DELLE SEBINE”. Brigadiere lei è sempre in vena di battute
lo riprende il Maresciallo anche se questa è azzeccata,
sperando che non si traduca come per il passato in un
sequestro per ottenere favori sessuali dalle Sabine. La
Calegaris precisa che più che favori sessuali era stato
pensato come metodo per la procreazione essendoci
all’epoca scarsità di donne nelle nuova città. Dopo essersi
trasferiti in caserma il Maresciallo di Gotto si congeda e
invita il Brigadiere a presentarsi all’indomani per decidere
il da farsi, in quanto fino ad ora sviluppi positivi non ce ne
sono, e alla Dottoressa Calegaris rilancia l’invito a studiare
il materiale visionato per scoprire qualche dettaglio che
potrebbe essere sfuggito ad una visione superficiale.
Durante la notte si scatena un fortissimo temporale che
dura quasi un’ora, e come avviene da molti anni certe vie
del paese vengono allagate, il Maresciallo viene richiamato
in Caserma per presentarsi a risolvere alcuni problemi di
viabilità in quanto ci sono stati alcuni incidenti stradali
causati dal temporale. Ormai è l’alba l’acqua è defluita e il
di Gotto si trova pure a calmare i cittadini alluvionati che
inviperiti se la prendono con l’Amministrazione Comunale
per un problema ciclico mai risolto. Mentre il sole sta per
spuntare da dietro la collina il Brigadiere Brevi lo chiama al
cellulare, “Maresciallo venga subito qui a Covelo” Il
Maresciallo trasferendosi a Covelo che è una località poco
distante dalla Caserma, famosa in quanto dalla montagna
dove sorge la contrada, sgorga un forte getto di acqua da
una gigantesca apertura nel qual caso si verifichino piogge
o temporali intensi, la località è la stessa che si vedeva
negli appunti celati nel contenitore che il giorno prima
avevano visionato dopo il ritrovamento della Dorsi. Una
cosa però lo lascia stupito mentre si appresta a
parcheggiare, dalla caverna di formazione carsica detta la
Büsa del Quai fuoriesce acqua di un colore anomalo,
giallastra di un giallo fluorescente. Il Maresciallo
successivamente chiede spiegazione al Brigadiere il quale
chiarisce che l’acqua giallastra ha incuriosito gli speleologi
locali che subito si sono arrampicati all’ingresso della
cavità per scoprire il fenomeno che non poteva essere
naturale, gli stessi arrivati in prossimità dell’ingresso hanno
notato che il lucchetto del cancello di sicurezza era stato
lasciato aperto ed alle sbarre era stato legato un sacco di
juta contenente un prodotto che a contatto con l’acqua
rende la stessa di colore fluorescente. Mi dicono gli speleo
che è il medesimo prodotto che usano anche loro per
tracciare i percorsi delle fonti, le pastiglie in questione
vengono depositate dove certi corsi d’acqua sono
inghiottiti dalla montagna e si va controllare poi a valle
dove l’acqua colorata va a sgorgare ed il tempo che
impiega per percorrere il tracciato. Va bene Brigadiere ma
veniamo a noi dov’è il problema. Maresciallo le spiego
tutto però bisognerà chiamare nuovamente i soccorsi,
perché gli speleo quando sono entrati nella Büsa a
controllare se ci fosse dell’altro hanno trovato depositata
in una specie di arcosolio un corpo umano, bendato
completamente come le mummie egizie, ed allora ci hanno
avvisato subito. Non mi dica Brigadiere che siamo di fronte
nuovamente al mitigatore? Non saprei Maresciallo gli
speleo ci hanno segnalato che presumono sia una
mummia umana in quanto ne ha la forma ma che però le
bende che la avvolge mostrerebbe una presumibile
silhouette femminile. Il Maresciallo chiede se si può
arrampicare nella cavità per poter fare un accertamento
di persona, il Brigadiere gli conferma che ci vuole un po’ di
abilità ma che ci si può riuscire. Mentre salgono verso
l’imbocco da una via secondaria poiché il sentiero classico
attualmente è impraticabile per via della cascata, il
Brigadiere spiega che la fuoriuscita dell’acqua è cosa
conosciuta da sempre ma che si verifica poche volte
all’anno e solo in caso di forti temporali o di continue
giornate di pioggia. Si tratta di uno sfioratore naturale che
elimina le acque che si accumulano e si incanalano dentro
il tratto di galleria naturale mediamente percorribile in
piedi lungo più di un chilometro con un percorso sinuoso e
con diversi androni e formazioni calcaree, il tracciato è
pressoché orizzontale, la parte terminale del condotto si
restringe fino ad un pertugio di 40 centimetri dove una
venuta di acqua perenne impedisce il proseguimento e
l’esplorazione da parte degli speleo, l’acqua che
attivamente fuoriesce durante l’anno prende invece
un’altra via e va ad alimentare quello che fu un mulino per
le granaglie, ubicato nel borgo ora ne rimane solo la
gigantesca ruota di circa 8 metri di diametro, la si può
notare ancora alloggiata sul fianco di un palazzone, questa
mega ruota in legno ha una caratteristica è posizionata
trasversalmente al corso del canale di adduzione. Mentre
si apprestano ad entrare il Maresciallo riflette sul fatto che
se il temporale notturno non avesse generato la fuoriuscita
della cascata chissà quando avremmo scoperto questo
caso. Entrati nella cavità i due osservano con quanta cura
la pseudo mummia sia stata depositata su quella specie di
altare in pietre accatastate. Rivolgendosi nuovamente al
Brigadiere dopo l’ingresso nella caverna, gli chiede se la
mummia la poteva trasportare fino quassù una sola
persona. Penso proprio di no risponde il Brigadiere, anche
per un’individuo robusto sarebbe stato difficoltoso se non
improbabile riuscirci, bisognerebbe tesare delle funi e delle
carrucole per non far precipitare o sballottare il
manufatto. Durante il sopralluogo nell’androne principale
della grotta dove hanno trovato la mummia fasciata, il
Maresciallo munito di una torcia elettrica, punta il fascio
in più direzioni per conoscere le caratteristiche della cavità,
al che nota una corda che penzola dal soffitto, allora
decide di controllare dove potrebbe portare l’altro capo
salendo su una cengia che sporge dalla parete. Segue la
cordicella come fosse il filo di Arianna, con fare curioso
passo dopo passo raggiunge la fine della cima, e trova
legata con un nodo alla marinara, una bottiglia di vetro
trasparente. Subito pensa al mitigatore e con uno sbuffo
esclama “ci siamo di nuovo”. Il Brigadiere chiede lumi ma il
Maresciallo non risponde intento com’è nel recuperare il
reperto senza contaminarlo, già consapevole che di
impronte o tracce varie non ne troverà considerati i
precedenti. Trasportata la mummia all’obitorio il Patologo
Pizzillo inizia lo sbendaggio per scoprire cosa si cela sotto
le fasce. Sopraggiunge nella sala autoptica anche la
Psicologa Calegaris accompagnata dalla Sottotenente Carla
Lenzi che è stata designata come supporto per seguire il
caso. Carla Lenzi è una giovane Carabiniere di bell’aspetto
determinata uscita a pieni voti dall’Accademia dell’Arma e
con un bel tono e una fermezza di voce subito chiede al
Maresciallo se c’è un collegamento con gli altri casi. Il
Maresciallo di Gotto per niente infastidito dalla presenza
della nuova arrivata, prima si congratula con lei per
l’incarico poi riferisce che dopo aver tolto le bende e
controllato il contenuto della bottiglia potrà essere più
preciso. Durante lo sbendaggio si comincia ad intravedere
la sagoma di un corpo, e lo stupore aleggia sui volti dei
presenti, ci si aspettava come per gli altri casi una statua di
cera, piuttosto che un cadavere, invece comincia ad
apparire il volto di una donna, ma si intuisce da subito che
è anche questa una riproduzione ma non in cera, perfetta
nei dettagli ma pur sempre una riproduzione realizzata con
una specie di silicone, lo stesso che si usa per i manichini
dei crash test, il volto e tutto il corpo sono stati dipinti alla
perfezione. Non c’è nessun dubbio è la copia perfetta
della signora Pamela Pitti moglie dell’imprenditore nel
settore riciclaggi. Il volto viene ritratto con lineamenti da
persona rilassata e molto serena, contrariamente alla
donna crocefissa ritrovata il giorno precedente, la
riproduzione potrebbe sembrare come una specie di
nemesi in senso positivo, viene osservata e valutata come
la raffinatezza dei particolari faccia intuire da subito anche
una notevole capacità artistica.
NUOVO CAPITOLO 29 dic 2013
La Calegaris presa da un forte dubbio, vorrebbe
condividere la teoria del mitigatore non violento ma
rimane perplessa e non vorrebbe mai venisse perpetrata
invece la teoria opposta. Ci dica dottoressa si leva in coro
la richiesta dei presenti. Non vorrei mai, che chi ci sta
propinando queste riproduzioni ci stia lanciando anche un
messaggio macabro, che tradotto potrebbe significare, se
non promuoverete le mie idee poi vi farò ritrovare
davvero le rapite e ve le consegnerò come ora ve le ho
fatte ritrovare, solo che adesso sono solo dei simulacri.
Questo dubbio attanaglia anche me replica il Maresciallo,
che aggiunge che forse non è il caso di rischiare, potremmo
cominciare a coinvolgere i media su qualche progetto che
ci ha consegnato, per vedere se ci potrebbe essere qualche
apertura, visto che ora di richieste specifiche non ne sono
mai pervenute. La Sottotenente Lenzi incuriosita dai
precedenti ritrovamenti si fissa sul contenuto della
bottiglia e nota che all’interno c’è un bussolotto metallico
di diametro superiore alle dimensioni del collo della
bottiglia che rende impossibile l’intrododuzione
dall’imboccatura . Il Maresciallo conferma l’osservazione
della Lenzi e rincara la dose dicendo “questo mistero si
assomma al mistero” “ non ci viene risparmiato nulla”. La
Calegaris aggiunge che se si vuol vedere il contenuto
bisognerà per forza rompere la bottiglia,che nel frattempo
era stata consegnata alla scientifica, il Brigadiere Brevi
precisa che forse varrebbe la pena aspettare l’esito della
perizia, certamente avranno una spiegazione del come si
possa costruire una bottiglia attorno al bussolotto, invece
che farsi prendere dalla smania di rompere il tutto. Mentre
si sta discutendo il da farsi si presenta il Comandante
Palissi della Scientifica con l’esito negativo della perizia sia
sulle bende che sulla bottiglia, sulla presenza di tracce
organiche o impronte digitali. Con fare sornione il
funzionario chiede ai presenti se si sono fatti un’idea di
come possano aver infilato il bussolotto nella bottiglia, vi
dico da subito che abbiamo sottoposto il vetro ad una
verifica che ci ha confermato che la bottiglia è intonsa e
non presenta manipolazioni post produzione, perciò senza
alcun dubbio viene esclusa la tecnica di riscaldamento con
fiamma dell’imboccatura, per poi allargarla e infilare il
bussolotto e successivamente restringerla alla forma
originale come potrebbe fare un artigiano vetraio. La
conferma di quanto abbiamo appurato la potete osservare
da voi e sono ancora i segni ancora presenti dello
stampaggio industriale. Poi conferma i sospetti del
Maresciallo, non ci sono tracce di impronte ne di sostanze
organiche, mentre ascoltano l’analisi del Comandante
nessuno dei presenti si aspettava il colpo di scena. Il Palissi
lascia basiti i presenti rivelando che dopo un attento
esame del contenuto dalla forma di un grosso sigaro ,
abbiamo appurato che non è altro che una lega a memoria
di forma, costituito da un foglio che tende ad arrotolarsi.
Le proprietà di queste leghe è che assumono a
determinate temperature forme diverse. Concludo
dicendo che se si sottopone la lega a basse temperature si
arrotola su se stessa, ed invece a temperatura ambiente si
srotola un poco e assume la forma che attualmente
notiamo poi aumentando la temperatura si distende
totalmente come un foglio. Perciò nella prima fase bastava
mettere nel freezer la lega, aspettare che si avviluppasse
su se stessa quel tanto che permettesse di essere infilata
nella bottiglia, ed il gioco era fatto. Il Brigadiere si insinua
dicendo che era giunta l’ora di estrarla, allora basta
depositarla nel freezer e attendere che si restringa e
svuotare la bottiglia. Il Maresciallo chiede al Comandante
“mi immagino che avrete già eseguito la prova come
chiede il Brigadiere”, ricevendo una risposta positiva
aggiunge che c’è dell’altro! E ti pareva dice il Brevi, ci
illumini Comandante. Dopo aver abbassato la temperatura
della bottiglia ne abbiamo sfilato il contenuto, ma questa
lega di ultima generazione ha delle doti superiori, è una
lega a memoria di forma progressiva, ad ogni grado di
temperatura prende una forma diversa. Più si alza il
gradiente termico più il foglio si srotola fino a divenire un
foglio. Una volta disteso è apparsa una scritta in rilievo, il
contenuto era molto sintetico, ed il comandante esibisce
una foto che mostra la lastra. La Lenzi dopo aver visionato
la foto mostrata dal Comandante Palissi esclama“ma cosa
vuol dire Saluis”, riferendosi alla scritta incisa che appariva
sulla lastra, è solo questo il messaggio, sono un po’ delusa,
credevo che come nei precedenti ritrovamenti ci fosse una
notevole dote materiale da studiare ed invece abbiamo
solo una specie di epitaffio, un acronimo. Il Maresciallo
non del tutto stupito dichiara “io invece ne deduco che
sarà solo l’inizio di un qualcosa di più importante ” mi sa
che ci darà da lavorare ancor di più, questa forma criptica
mi preoccupa non poco. I media nel frattempo assistono
agli accadimenti con meno entusiasmo, nelle cronache
manca il morto e lo spargimento di sangue, per questo gli
inviati cominciano a lasciare i luoghi di appostamento per
dedicarsi a più macabri episodi che sul territorio nazionale
stanno accadendo. Il Maresciallo non se ne dispiace, ora
sarà più libero nel seguire le indagini senza la pressione
assillante della stampa. All’uscita dalla sala autoptica
comunque c’è l’incontro con i giornalisti ed alcuni
incalzano con richieste di chiarimenti come fossero
mannaie, altri più professionali si rivolgono al Maresciallo
con toni più pacati. Il di Gotto disponibile a chiarire la
situazione affermerà che delle quattro donne attualmente
sequestrate non si è venuti a capo di nulla, non c’è nessuna
richiesta di riscatto e nemmeno la prova che siano ancora
in vita. Ribadendo che è evidente che di sequestro si tratta
e che ci sia anche un’anomalia, una situazione così non si
era ancora verificata non ci si ricorda di un fatto simile ne
nel nostro territorio ne all’estero. Aggiunge che per ora un
fatto di sangue sembra essere scongiurato visti gli esiti,
senza escludere le possibili conseguenze negative che
potrebbero verificarsi nel proseguire degli eventi.
Mantenendo fede alla proposta di diffondere alcuni
particolari reperiti durante i recuperi delle riproduzioni,
mostra la foto della lastra con la scritta Sa.Lu.Is. Anche la
Calegaris incalzata dalle richieste dei corrispondenti delle
varie testate giornalistiche, aggiunge che le indagini non si
sono arenate anzi ci sono dei nuovi sviluppi , mentre il
profilo del o dei sequestratori è ancora del tutto da
definire, condividendo le preoccupazioni del Maresciallo,
che aveva definito il caso eccessivamente anomalo, e che il
modus operandi della sparizione delle signore era del tutto
singolare. Lasciati i cronisti il Maresciallo ed il Brigadiere si
allontanano dirigendosi verso la Caserma sull’auto di
servizio ma vengono colti da stupore quando sulla parete
di una casa scorgono la scritta SaLuIs, è un grafito a
caratteri cubitali con lettere dipinte contorte come
solitamente vengono eseguite dai writers, era da giorni che
questo grafito campeggiava sulla casa ma non ci avevano
fatto caso finché non scoprivano la stessa scritta sulla
lastra dentro la bottiglia. Fermata obbligatoria per i due
per scoprire eventuali altri messaggi magari celati nelle
pieghe del disegno, notano solo che la Is della scritta è più
grande delle altre, ma non c’è nessun altro indizio è solo
una scritta fine a se stessa. Rientrati in caserma il
Maresciallo riceve una telefonata dalla Caserma di
Lumezzane, che lo avvisa che sul basamento che sorregge
l’aereo caccia che si trova sul tetto della sede
dell’Aeronautica Lumezzane,
è apparsa anche li la scritta SaLuIs, che è il risultato una
composizione di diversi metalli dall’alluminio all’ottone,
così gli dice dall’altro capo del telefono il collega che lo ha
contattato dopo aver visto il servizio mandato in diretta su
una televisione locale, che per scrupolo vista le affinità ha
pensato di informare subito il Maresciallo di Gotto. Gli
viene riferito che da giorni la composizione era stata
posizionata, e alla richiesta del Maresciallo l’interlocutore
confermava che il manufatto riportava le lettere non tutte
della stessa grandezza e che la Lu era più grande delle
altre. Il Maresciallo allora deduce confidandosi con il
Brigadiere Brevi che la Is sta per Iseo e la Lu per
Lumezzane, ma il Sa che è la prima parte dell’acronimo a
cosa si potrebbe riferire? Il Brevi dopo aver visionato la
cartina della Provincia appesa in Caserma esordisce “ forse
il Sa vale per Salò”, osservi Maresciallo, se tracciamo una
linea retta da Iseo che passa per Lumezzane potremmo
arrivare a Salò, e allora l’acronimo SaLuIs potrebbe
coincidere con Sa-lò Lu-mezzane Is-eo, ed ora che
potremmo aver decifrato il messaggio, tutto ciò cosa vuol
significare conclude il Brigadiere Brevi. Il Maresciallo di
Gotto dopo essersi complimentato con il Brigadiere per
l’intuizione ordina che si contattino subito i colleghi di Salò,
per non lasciare niente al caso. Dopo pochi minuti e scambi
di pareri tra i presenti, il Maresciallo accede al computer
per un collegamento tramite webcam con la Caserma di
Salò, con stupore per la strana richiesta di possibili scritte
come SaLuIs, i Carabinieri di Salò confermano che nei
giorni scorsi era stata rimossa una struttura realizzata in
ferro battuto che all’apparenza sembrava oro, e che
penzolava dalla coda della statua del leone di san Marco
che sovrasta la colonna al centro della Piazza Serenissima.
. La scultura di Angelo Aime mostra il Vangelo aperto. Era consuetudine che il leone, simbolo della
Repubblica di Venezia, fosse rappresentato col Vangelo aperto in tempo di pace e chiuso e con la
spada in tempo di guerra, in coerenza col motto «Pax tibi Marce» che non si doveva più leggere. La
nuova piazza riafferma la memoria dei secoli in cui Salò fu capitale della Magnifica Patria.
I Carabinieri intervenuti sul posto avevano rimosso con
l’ausilio di una scala elevatrice dei vigili del fuoco questa
specie di targa realizzata in una lega speciale di rame zinco
e stagno chiamata princisbecco simile all’oro ma solo per
l’aspetto. Questo ultimo elemento fa scattare al
Maresciallo di Gotto la domanda ai colleghi, il perché
abbiano deciso l’analisi del metallo per determinare la
composizione del manufatto. Dalla Caserma di Salò
tramite webcam i colleghi mostrano al Maresciallo la
realizzazione che evidenzia che la parte iniziale cioè la Sa
era in formato superiore alle altre, dopo di che lo
informano che incuriositi dall’improbabile costosa
realizzazione in oro avevano fatto eseguire una perizia ad
un gioielliere del posto che confermava loro che si trattava
di princisbecco e non del metallo più prezioso. Chiuso il
collegamento con Salò, il Maresciallo si rivolge al
Brigadiere chiedendogli se chi ha eseguito il grafito in
paese non possa essere passato inosservato, visto il tempo
necessario per realizzarlo. Aggiungendo la considerazione
che se per Lumezzane e Salò si poteva trattare di un blitz,
sia pur rischioso ma in poco tempo si potevano posizionare
i manufatti, per Iseo invece qualche mezz’ora deve pur
essere passata, e oltretutto a fianco di una strada trafficata
dove chiunque anche se nel cuore della notte qualche
movimento lo poteva osservare. Come se qualcosa fosse
nell’aria il Maresciallo viene interrotto dal Piantone di
turno che introduceva un ragazzo nell’ufficio. Il ragazzo
abbigliato con i classici indumenti che alcuni adolescenti
indossano per seguire la moda dell’hip hop, quindi tuta
dalla taglia superiore di tre o quattro volte, cappellino al
contrario e felpa con cappuccio e scarpe bislacche,
slacciate e anch’esse fuori misura, si presenta dicendo che
deve consegnare una documentazione, dopo aver visto il il
sevizio sul grafito SaLuIs. Il ragazzo esordisce così “deve
sapere Maresciallo che il grafito l’ho realizzato io”. Tu!
replica il Maresciallo dopo averlo fissato negli occhi e poi
scambiato lo sguardo con la Calegaris che nel frattempo
aveva raggiunto la Stazione dei Carabinieri con la Lenzi,
come a voler manifestare tutta la sua perplessità su un
caso talmente complicato che sia stato portato ad
esecuzione da un ragazzo quindicenne. Si Maresciallo
replica il Pinturicchio (cosi lo chiamano gli amici per la sua
passione, essendo lui della corrente dei grafitari artisti,
diversamente dai vandali, questi ultimi vengono ingaggiati
e pagati per operare sui muri), quindici giorni fa ho
ricevuto questa richiesta in una busta e nella stessa erano
contenuti anche soldi in contanti, del dare spiegazione,
porge la busta al Maresciallo che ne estrae una lettera di
istruzioni, la quale illustra il dove il come e quando
realizzare il grafito e che ad opera finita avrebbe ricevuto
altri 200 €. Il Maresciallo legge ad alta voce anche la parte
conclusiva, dov’era specificato che il ragazzo doveva
recarsi in Caserma a Iseo se fosse emerso un collegamento
con le donne scomparse e il grafito. La Calegaris osserva
che si comincia a delineare il comportamento del
mitigatore che non può operare in solitaria ma che
s’avvalga della collaborazione di altri personaggi, anche se
in questo caso specifico è una persona inconsapevole, ma
comunque per realizzare il resto per forza di cose non può
agire da solo. Non si possono trattenere 4 persone per
giorni, continua la Calegaris bisogna sfamarle avere spazi
isolati e adeguati per alloggiarle, tutte cose assai
complicate da mettere in atto. Dopo aver ascoltato la
Calegaris il Maresciallo controlla il contenuto nella busta, e
estrae un’altra riproduzione che all’apparenza e solo un
susseguirsi di immagini e intuisce che può trattarsi di un
autostereogramma, (negli anni 80 erano molto diffusi, si trattava di
immagini all’apparenza ripetitive e casuali, ma se si concentrava lo sguardo
al che inizia a concentrarsi
sull’immagine e gli appare una forma tridimensionale dalle
sembianze di un tunnel ferroviario, accompagnata dalla
riproduzione di un lavatoio pubblico. Il Brevi dopo il
Maresciallo ci cimenta anch’egli nella visione
tridimensionale e riconosce subito il lavatoio affermando
che è a pochi metri di distanza da dove è stato eseguito il
grafito. Si congeda il Pinturicchio e si fa un sopralluogo al
lavatoio che dista poco dalla Caserma. Recati sul posto
osservano il lavatoio, un classico manufatto anteguerra a
due vasche una il doppio dell’altra con pilastri che
sorreggono una pensilina il tutto in cemento armato.
apparivano altre immagini tridimensionali)
Dopo aver eseguito una ricerca accurata per scoprire se ci
potessero essere dei collegamenti con il contenuto della
busta e il lavatoio stesso, si scopre che sopra la tettoia c’è
un sacchetto, un involucro estremamente anonimo che
all’apparenza sembra senza alcun valore quasi fosse un
sacco della spazzatura. Il Maresciallo ordina al Brigadiere
Brevi di recuperare sulla pensilina il sacco perché gli pare
improbabile che sia spazzatura, il Brevi come un felino sale
sulla parte superiore del lavatoio e consegna al Maresciallo
il sacco nero, dopo aver osservato che la parte esterna
potrebbe essere solo un rivestimento a protezione dalle
intemperie, tasta l’involucro e percepisce all’interno la
forma di un cilindro e di un certo peso e capisce da subito
che potrebbe essere un’altra missiva del mitigatore. La
Lenzi munita di fotocamera nel frattempo riprende tutte le
fasi del recupero, fotografando anche l’apertura del sacco.
L’involucro viene posizionato sul cofano dell’auto di
servizio e inizia l’ispezione, dal sacco fuoriesce un rotolo di
carta patinata di circa sessanta centimetri di altezza e
decisamente pesante come aveva osservato in precedenza
il Brigadiere, ma ciò che lascia perplessi gli astanti è la
forma che ricorda i testi sacri ebraici come la Torah a
doppio rotolo, con manici. La Calegaris chiede al
Maresciallo se può svolgere al momento il contenuto,
perché si vede sulla parte esterna l’acronimo Sa.Lu.Is che
potrebbe confermare che sia un’altro elaborato del
mitigatore. Con delicatezza il di Gotto srotola il contenuto
per una prima visione superficiale, dopodiché il resto
andrà controllato in Caserma, tenendo tra le mani i manici
del rotolo appare un disegno che riprende l’immagine dello
stereogramma contenuto nella busta del grafitaro. I
presenti intravedono un’illustrazione di quel tunnel
ferroviario annunciato nel precedente messaggio, ma il
disegno è più elaborato e con più particolari e un fatto li
lascia esterefatti, l’ambientazione sicuramente è il
quartiere dove si trovano attualmente, ma di quel che è
l’attualità non c’è più traccia, tutto ha una fisionomia
completamente diversa. Par di capire che i palazzoni
vetusti che circondano il lavatoio, che erano costruzioni di
novant’anni fa, che soddisfacevano le esigenze dei
lavoratori e che ancor oggi vengono chiamate case
operaie, risulterebbero completamente demolite ed alla
loro vece una nuova costruzione, un unico modulo più
omogeneo che si integrerebbe alla perfezione con le
costruzioni anni 70 in cemento faccia a vista che sono state
edificate in adiacenza successivamente, questa operazione
architettonica forse voluta per dare un senso di continuità
al quartiere, ciò che stupisce il Maresciallo è la presenza
nell’interrato di una stazione ferroviaria base di partenza e
arrivo di una micro-navetta. Continuando la visione del
progetto appaiono sui diversi piani diverse ambientazioni,
nell’interrato un mega parcheggio, nel piano cortile una
serie di uffici sul piano strada con bellissimo porticato tutta
una fila di negozi e nei piani successivi delle abitazioni.
Visionate solo poche immagini, e constatato che il reperto
si riferisce di sicuro al mitigatore, si rientra in Caserma per
completare la visione. Una volta svuotato il sacco e
distribuito il contenuto sul tavolone della sala riunioni si
inizia a ricostruire il mosaico di idee e scoprire se ci siano
indizii o dettagli sulle persone scomparse, che è il punto
focale per le indagini. Qui nuovamente la Calegaris
richiama lo stile e la composizione di tale elaborato,
affermando “le idee potrebbero essere anche di una sola
persona ma la realizzazione richiederebbe l’operato di
molti oppure sono anni che sta disegnando” “non si può
realizzare questo progetto senza essere a conoscenza dei
luoghi, perciò la persona che noi cerchiamo di sicuro è del
posto”. Il di Gotto annuisce ed incuriosito dal disegno che
raffigura la micronavetta scopre che si riferisce all’idea di
collegare i due laghi il Garda a Salo’e il Sebino con Iseo con
un micro tunnel con scalo intermediario a Lumezzane, ma
la novità sono le micro navette a forma di mezza luna
sospese su dei binari verticali e par di capire a propulsione
magnetica, il Maresciallo per non essere coinvolto e farsi
affascinare dalla composizione, accantona i disegni e la
dettagliatissima relazione tecnica che elenca vantaggi e
particolarità progettuali, concentrando le ricerche invece
su alcune fotografie cartacee delle donne sequestrate,
ritrovate all’interno del sacco, le foto sono la conferma
della connessione tra le ladies scomparse ultimamente.
Per la prima volta il mitigatore lascia indizi concreti sulle
donne e le accomuna tra loro in queste foto. Ma un
particolare colpisce il Maresciallo, le foto sono
probabilmente scattate di recente, l’ambientazione è
comune a tutte e quattro le donne, non sono foto sottratte
nelle case delle persone sequestrate ma sembrano
eseguite in studio, questo fatto fa ben sperare i presenti
che le donne siano ancora vive. Il Maresciallo scopre anche
un segnale voluto lasciare di proposito dal mitigatore