Carriere pubbliche al femminile: la strada è ancora lunga. Una

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Carriere pubbliche al femminile: la strada è ancora lunga. Una
CONSIGLIO
DELLA
PROVINCIA
AUTONOMA DI
TRENTO
Carriere pubbliche al femminile: la strada è ancora lunga. Una riflessione promossa
dalla Commissione pari opportunità. Fedrizzi richiama l’attenzione sulla democrazia
paritaria in Trentino.
Si è svolta nel pomeriggio di oggi in sala Aurora, a cura della Commissione Pari
Opportunità di Trento (in collaborazione con la Commissione della Provincia di Bolzano e
Soroptimist International Club di Trento) la presentazione del libro “Cinquant’anni non
sono bastati. Le carriere delle donne a partire dalla sentenza 33/1960 della Corte
costituzionale” di Anna Maria Isastia e Rosa Oliva.
L’incontro, al quale hanno preso parte le due autrici moderate dalla presidente della
Commissione pari opportunità di Trento Simonetta Fedrizzi, ha voluto stimolare la
riflessione a partire dalla sentenza della Corte costituzionale n.33/1960, che segnò l'inizio
delle modifiche legislative che hanno portato all'eliminazione delle discriminazioni contro le
donne per l'accesso alle carriere pubbliche. Sono bastati 50 anni per assicurare alle donne
pari condizioni e possibilità di accesso alle posizioni apicali delle carriere nella pubblica
amministrazione? Cosa possiamo fare affinché in futuro le nostre figlie e nipoti non si
ritrovino a doversi scontrare con analoghe limitazioni, se non legislative, di tipo culturale e
sociale? Queste le domande alle quali il libro implicitamente rimanda e che sono state
oggetto del confronto.
Democrazia paritaria: forte preoccupazione per le difficoltà nella convergenza
politica
Quello che è emerso è che c’è molta strada ancora da fare. Certo, quella sentenza –
cercata e provocata da Rosa Oliva, una delle due autrici del libro- segnò un passaggio
decisivo, ma in cinquant’anni nelle carriere della pubblica amministrazione si registra
ancora una diseguaglianza formale e sostanziale di genere. La comunicazione, la
riflessione, i momenti pubblici di confronto come questi sono utili a costruire la collettiva
consapevolezza verso un’uguaglianza necessaria, la consapevolezza che serve a questa
società per compiere un ulteriore passaggio verso la parità, che è un passaggio prima di
tutto culturale. Un cammino lento e difficile, che richiede ancora molto impegno su cui
occorre sensibilizzare le giovani generazioni. Nell’introdurre l’incontro Simonetta Fedrizzi,
oltre a presentare le ospiti, ha richiamato il tema della democrazia paritaria sul quale il
Consiglio provinciale di Trento non sembra trovare una convergenza. Un tema, la cui
disamina è stata sollecitata da numerose associazioni e che rappresenta un elemento di
grande preoccupazione: “sarebbe davvero grave”, ha detto, “dover tornare al voto con una
legge non riformata in tal senso”.
Le donne sono ancora invisibili
Anna Maria Isastia ha ripercorso i passaggi storici più significativi ed è partita da Angelina
Merlin grande donna “tra i 75 soloni della Costituente”, per richiamare i tre articoli chiave
della Costituzione, l’articolo 29 sul matrimonio, il 37 sul lavoro e il 39 sull’accesso ai
pubblici uffici. Dobbiamo a lei, ha aggiunto, la distinzione dei sessi in diverse norme della
Costituzione del ’48. “Le donne” ha osservato venendo al presente “sono ancora invisibili
in questa società”. Le professioniste, le scienziate, le ingegnere, le architette, le donne ai
vertici, insomma, non hanno voce. L’immagine più diffusa della donna è quella di una
figura non pensante, “decorativa”. Gli esperti sono gli uomini, le donne completano il
quadro di contorno: questo è quello che dobbiamo combattere e contrastare. Complice di
questa scarsa visibilità sarebbe la comunicazione, ovvero quello che Rosa Oliva ha
definito il “burqa mediatico” che relegherebbe le donne a spazi comunicativi di secondo
piano rispetto ai colleghi maschi.
Occorre combattere il burqa mediatico e l’abuso di posizione dominante
Oliva ha ripreso il tema della democrazia paritaria e ha definito la sensibilizzazione dei
Consigli regionali all’adeguamento dei sistemi elettorali in senso paritario “uno dei primi
obiettivi da perseguire”. L’altro obiettivo è il contrasto all’“abuso di posizione dominante”,
ovvero la resistenza degli uomini nelle posizioni di potere: un’azione che comporterebbe
benefici per l’intera società, se si pensa che è stato stimato che se in Italia ci fosse una
politica favorevole all’occupazione delle donne, si registrerebbe un aumento del Pil di 7
punti. Accanto a questo, va notato che l’aumento delle donne lavoratrici va di pari passo
con l’aumento della natalità. Infine Oliva ha citato il web e i social network come occasioni
per rafforzare il protagonismo femminile. Occorre, ha aggiunto, vincere le diffidenze verso
uno strumento che può rivelarsi sicuramente utile. Accanto a questo serve rafforzare il
quadro giuridico, normativo e politico, riporre la massima attenzione alla valorizzazione
delle donne nell’emergere delle nuove professionalità, rafforzare la voce collettiva e la
leadership femminile e il ruolo delle donne anche nel settore privato. Infine, occorre
raccontare e spiegare alle nuove generazioni il percorso doloroso e i sacrifici che ci sono
voluti per arrivare fin qui. E mantenere alta l’attenzione perché è possibile anche tornare
indietro.
Il libro
Il libro che ha stimolato il confronto, si compone di ventinove riflessioni sui destini lavorativi
delle donne italiane dopo le modifiche legislative del 1960 che hanno portato
all’eliminazione delle discriminazioni contro le donne per l’accesso alle carriere pubbliche.
Scandito in tre parti “Come eravamo, Come siamo e Come saremo” il volume volge lo
sguardo al passato, ma guarda anche al presente e al futuro. La lettera alla nipote, che
idealmente apre il libro, preannuncia metaforicamente il passaggio di testimone alle donne
e agli uomini del futuro e contiene l’auspicio che le celebrazioni dei cento anni della
sentenza possano essere l’occasione per constatare che nel 2060 la parità dei diritti e le
pari opportunità siano una realtà compiuta. Il volume è arricchito da una prefazione di
Emma Bonino e un’intervista di Maurizio Molinari a Rosa Oliva.
Le autrici
Anna Maria Isastia. Docente di Storia contemporanea all’Università Sapienza di Roma si
è a lungo impegnata in ricerche sulla storia risorgimentale e dell’Italia liberale. Ha
organizzato una serie di congressi anche sul tema delle pari opportunità e della
rappresentanza democratica. E’ stata presidente nazionale del Soroptimist International
d’Italia per il 2013-2015. E’ componente del Direttivo della “Rete per la Parità” che ha
fondato nel 2010 con Rosanna Oliva, Gigliola Corduas, Carla Mazzuca e Daniela Monaco.
Ha collaborato con l’Università di Bruxelles e con l’università di Bordeaux per le ricerche
sulla storia della massoneria femminile. Nel 2013 ha pubblicato la prima ricerca sulle
magistrate. E’ presidente vicario della Fondazione Archivio nazionale ricordo e progresso
e in quest'ambito si occupa di prigionie militari guidando e indirizzando la ricerca di
giovani studiosi e studiose. Come Segretaria Generale della Società Italiana di Storia
Militare ha collaborato all’organizzazione scientifica del convegno ”Le donne nel primo
conflitto mondiale”. Ha al suo attivo più di 200 pubblicazioni tra monografie e saggi.
Rosa Oliva (detta Rosanna) - Presidente della Rete per la Parità. Già funzionaria dello
Stato, successivamente ha ricoperto come esperta giuridica incarichi regionali, in
Parlamento e di Governo, impegnandosi in particolare sulle problematiche riguardanti la
condizione dei minori, la lotta al dolore e a salvaguardia dell’ambiente. Si batte peri diritti
delle donne da quando, appena laureata, con un suo ricorso alla Corte Costituzionale, ha
provocato la sentenza 33/60, che eliminò le principali discriminazioni per l'accesso alla
pubblica amministrazione. Nel 2010, dopo le celebrazioni dei 50 anni dalla sentenza, ha
fondato, e ne è tuttora la presidente, la Rete per la Parità, per valorizzare i principi
fondamentali della Costituzione, a partire dall’uguaglianza formale e sostanziale tra donne
e uomini. Grande Ufficiale della Repubblica, le è stato assegnato il premio Minerva 2010
per l’uguaglianza di genere. Ha recentemente pubblicato Cinquant’anni non sono bastati,
le carriere delle donne e Cara Irene ti scrivo.