INTRODUZIONE Chi è che dice che il cervo bianco non esiste? In
Transcript
INTRODUZIONE Chi è che dice che il cervo bianco non esiste? In
INTRODUZIONE Chi è che dice che il cervo bianco non esiste? In un bosco molto lontano dai paesi e dalle città esiste un mondo molto strano, popolato da cervi bianchi e grifoni (ma di questi non si parla molto). Ma un giorno una bambina si perde mentre andava in gita con la scuola e incontrerà questo bosco facendosi un migliore amico e conoscendo un po’ tutti gli abitanti del bosco e sconfiggendo una creatura cattiva. 1 Capitolo: la gita Era il giorno della gita, una classe andava al lago Olfano: un posto che nessuno conosce perché non è scritto nelle carte geografiche. La professoressa fece mettere i ragazzi in una fila dritta per ordine di altezza, tutti portavano un piccolo zainetto carico di una merende, di una torcia e una matita perché avrebbero scritto su una foglia degli appunti. Sarebbe stata veramente bella quella gita. Intanto erano usciti dalla scuola e camminavano in direzione dei bus. Mentre il loro stava arrivando Hanna pensava alla gita; dopo la professoressa li fece salire sul bus ed Hanna si mise dalla parte del finestrino per ammirare la bella Milano prima di andare in gita nel lago Olfano. Si diceva che finiva dritto dentro un fiume e, al lato del fiume cera un bosco enorme e si tramandava la voce che dopo il bosco ci fosse il paradiso. Intanto…il bus li portava a velocità massima al lago che essendo molto lontano era arrivata notte, erano ancora lontani, infatti avrebbero preso alla fine vicino il lago un’ altro bus che li portava alla meta mentre l’altro tornava a Milano. Intanto però erano ancora nel primo bus ed era notte e loro sui sedili dormivano placidamente, ma… a un certo punto Hanna aprii gli occhi, erano fuori città in un gran bosco ed era bellissimo il panorama di notte: si vedeva la bella luna tonda e fosforescente. Ma a un certo punto la ragazza vide saltare sul prato annebbiato un enorme cervo bianco che saltava nell’ erba scura. Il giorno dopo la professoressa li fece fare merenda ed estraendo la merenda dallo zaino Hanna pensò alla cosa assurda che aveva visto di notte ma le pareva un sogno anche se per tutto il giorno nel bus si mise a pensare solo a quello. Intanto la protagonista è una ragazza di tredici anni, unica ragazza nella sua classe con i capelli rossi e la pelle chiara studiosa e graziosa. Intanto il viaggio andava bene si addentrava sempre più nell’ enorme bosco. Tra poco avrebbero fatto cambio di bus e si sarebbero ancor più addentrati nel bosco fino ad un paesino sul lago Olfano detto da quelli di lì Olfo. Puntualmente la professoressa ci fece prendere il tavolino attaccato come in aeroporto al dietro del sedile e li fece fare geografia continuando a parlare del lago Olfano, c’era perfino scritta la lingua di quelli che vivevano al lago e gli studenti la dovettero studiare per parlare con loro e così la professoressa li fece leggere nel loro libro di scuola: a = had b = ol c = an ecc. e poi una frase: ciao io mi chiamo …= anabelfo imo yu imoch c’ erano anche altre frasi che studiarono, le più importanti : ho tredici anni: aver dos hannie oppure vivo a Milano : vavos the Miland. La ragazza scoprii che il suo nome : Hanna si diceva : Amobinco e la sua amica Ludovica: Fiolinda mentre la professoressa Giulia: Uanna. Intanto il bus aveva girato un’ angolo e così eravano quasi arrivati al lago che nella lingua degli abitanti Olfano si dice Olfo. Intanto la professoressa domandò - Hanna, mettiti al posto di Alexander così dividi questi mascalzoni – e diretta a loro disse – uno viene vicino a me e l’altro nel posto di Hanna, Subito! – Hanna si mise stancamente al posto di Alexander sempre vicino al finestrino e si misi a pensare alla sua casa e cosa stava facendo la mamma, la zia, la sorella, il nonno e la nonna. E anche al suo gatto che era molto affezionato a lei. Eranoo quasi arrivati e dovevano cambiar bus, si fermarono una mattina vicino a un vialetto di nome GLI STRASCICANTI, dopotutto quel vialetto era maledettamente sporco e c’era inoltre un bar cui sembrava più un’osteria, meno male il bus andò in una strada che evidentemente era il parcheggio, lì la professoressa li fece scendere e cambiarono bus, era uno che li portava dal paesino Amalbo fino a Olfano. Intanto era passata una mezzora ed erano quasi arrivati, quindi la professoressa disse – tra poco siamo arrivati, faremo una passeggiata nel parchetto e poi dentro l’hotel, poi domani faremo una passeggiata nel bosco, proprio quello che sconfina verso il paradiso. Passò poco tempo che a Hanna parvero ore e finalmente arrivarono a destinazione nel paesino del lago Olfano. La professoressa li fece scendere dal bus che si era fermato davanti a un bellissimo parchetto, pieno di violette, gelsomini, querce, alberi da frutta, papaveri, lilium e una quantità di altri fiori meravigliosi. Per quanto a Hanna il paese sembrava molto ma proprio molto bello, perché era più natura e molto più verde come al lago Maggiore, - dopotutto dove c’è un lago c’è più natura - pensò. Però la cosa che la stupì, fu che il prato sotto la luce del sole era blu, questo la stupì e lo chiese alla professoressa, ed ella le rispose – qui c’è una strana potenza chimica del sole che favorisce ad essere più potente e se si risplende su un’ oggetto lo fa illuminare di luce blu, è inspiegabile! – in realtà era una magia fatta da…prima che… Beh a questo punto deve iniziare il secondo capitolo . 2 Capitolo: Hanna si perde Il giorno seguente, Hanna si radunò con i suoi compagni fuori dello hotel e partirono per un giro nel bosco vicino. Dopo aver camminato un poco arrivarono a una radura con un burrone profondo, le professoresse lo superarono e si sedettero in un prato a far merenda. A un certo punto, sentirono un ruggito e dietro di loro videro un enorme orso ritto sulle zampe posteriori. La professoressa strillò – raggruppatevi velocemente e fuggite!!! – una folla di bambini urlanti scapparono senza permettere a Hanna di correre insieme a loro e rimase in dietro. L’ orso era velocissimo e la seguiva urlante. Lei distrattasi per un momento non vide che la classe girava a destra, lei andò dritta verso il precipizio, si rigirò guardando l’orso e le mancò la terra sotto i piedi, era caduta nel burrone, si aggrappò al bordo e vide l’orso che correva verso di lei. Ma quando la raggiunse cercò di afferrarla con le sue possenti zampe, lei si staccò ma l’orso cercò di recuperarla ma era troppo tardi cadeva e chiuse gli occhi. Quando la ragazza li riaprii vide che sprofondava in una foresta blu brillante. Poi mentre cadeva chiuse gli occhi e si lasciò sprofondare anche se era come se non toccava mai fine, dopo si spaventò e svenne. Credeva che quando avesse riaperto gli occhi si sarebbe ritrovata in paradiso ma… 3 Capitolo:Che cosa successe Quando Hanna si svegliò aprii i suoi occhi, credeva di essere in paradiso ma sentiva sulle sue guance una morbida pelliccia bianchissima, alzò il braccio e l’accarezzò. Una grossa testa di cervo si girò verso di lei e aveva due belle corna d’oro e occhi azzurri, si capiva subito che era buono perché aveva occhi profondi e molto saggi che la guardarono con dolcezza. Hanna si sedette e scoprì che era seduta accanto al corpo di un grande cervo, stupefatta si alzò e si ritrasse spaventata andando a sbattere contro un’ albero. Guardò il paesaggio, il prato era blu brillante e gli alberi erano tutti verdi compresi il tronco e regnava una luce rosea e i fiori erano tutti molto strani, grandi e belli di svariati colori. La cosa che la stupì furono il colore degli uccelli che erano di vari colori, esempio arancioni con la pancia rossa, ma mai di colori scuri e cantavano non il solito “ cip – cip” ma una musica melodiosa e pura, girava molto ossigeno perché si sentiva proprio la freschezza dell’aria che girava intorno, le farfalle ce ne erano venti, ma le ali erano petali di rosa di svariati colori e il corpo era normale alle nostre farfalle, vi era anche uno scoiattolo ma era di un bel rosso fulvo e sembrava partecipare al coro degli uccellini sbattendo due noci e facendo un suono melodioso e non troppo duro. Ma torniamo a Hanna che guardava stupefatta il paesaggio. Dopo aver guardato tutto tornò a guardare il cervo che si era alzato e si dirigeva verso di lei, Hanna spaventata cercò di scappare e proprio mentre stava per girare e correre via sentì una voce profonda che diceva – ferma dove corri vengo in pace. – si girò e ben presto scoprì che la voce proveniva dal cervo. Allora esclamò stupefatta - ma lei parla Signor Cervo – il cervo le spiegò che lì tutti gli animali parlavano e Hanna avrebbe scoperto la loro storia quando l’avrebbe presentata al bosco intero. Il cervo l’ accompagnò per pochi passi ma vedendo che era troppo lenta le si accostò dicendo – cavalcami e arriveremo prima – Hanna lo cavalcò e fu un’avventura stupenda la migliore che la ragazza non avrebbe mai dimenticato, poi come sottofondo aveva i bizzarri colori della foresta e il cervo galoppava velocissimo e lei lo accarezzavo sul dorso morbidissimo tenendosi alla folta pellicetta calda che aveva attorno al collo e anche alle sue corna d’oro stupefacenti pulite. Il viaggio durò una frazione di secondi perché il cervo era velocissimo e Hanna in quel tempo chiese a lui – lei come si chiama? – il cervo mugugnò – dammi del tu. Io sono Vita e tu com’ ti chiami? – Hanna gli rispose – Hanna – e poi lui le raccontò: il demone che uccideva tutti e parlò anche che i minuti, i secondi e le ore passavano uguali anche nella terraferma e Hanna sarebbe ricomparsa a casa quando avrebbe combattuto con le corna di Vita, poi il discorso non le fu chiaro e non capì. Intanto arrivarono su una montagna azzurra piena di fiori d’oro. Hanna vide che vi era una fessura sul fianco di una montagna, la fessura era piuttosto grande e profonda, vi erano due alberi d’oro all’entrata. Il cervo li toccò con le corna e gli alberi spostandosi li fecero passare nella fessura che si era ingrandita facendo passare volendo anche un drago e, Hanna vide altri animali: tre orsi di un colore nero, una volpe violetta, due lepri tigrate, tanti uccelli strani e molti altri animali sconosciuti, sembrava essere ai tempi della creazione quando il signore fece gli animali, un po’ creati a casaccio o con colori mai esistiti. In mezzo vi era una cerva bianca seduta, con bellissimi zoccoli d’oro e occhi azzurri. Sembrava stesse dicendo qualcosa di grave, perché i suoi occhi erano tristi, ma nello stesso tempo buoni, sinceri e dolci. Vita le si avvicinò. Tutti gli animali sembravano sorpresi di vedermi. Il cervo allora parlò – lei è Hanna, non temete lei è la profezia che si avvererà e così saremmo liberi dall’assedio dei Tocchorot, Bilaficot e Uomini Oscuri – Hanna stava per chiedere chi erano ma la cerva si alzò e disse, con una voce limpidissima - sei la benvenuta tra noi, siediti pure vicino agli orsi e raccontaci. – Hanna si sedette vicino alle lepri tigrate, non le andava di sedersi vicino agli orsi, poiché loro non erano orsi ma bestie nere, senza pelo con bocche in fuori e denti inzuppati di sangue, perché stavano mangiando un piccolo esserino che sembrava buono ma in realtà era cattivo. Hanna Iniziò a raccontare della sua vita e di come quell’orso era sbucato per poi protendere le braccia per riprenderla. La cerva tacque poi disse – è un cattivo salito nel mondo di superficie, si nasconde con una pelliccia da orso ma non lo è, ti voleva prendere perché eri il suo spuntino e non ti voleva perdere. Sei stata fortunata a non finire nelle sue fauci, perché ti avrebbe prima torturata e sbudellata. - un urlo di orrore le salì in gola, poi domandò – come posso tornare in superficie? – la cerva rispose – quando combatterai con le corna di Vita, un pugnale e i tuoi poteri. Contro il demone e la sua bestia, se vinceremo la guerra non si farà se no dovremmo combattere – Hanna stupefatta disse – ma ci sono bestie peggio di qui? E quali poteri? – la cerva accennò e la fece alzare portandola ancora più in profondità, in una distesa di erba viola e oro, vi era un clima sereno fatto a posta per leggere, infatti Hanna è una secchiona a scuola e le venne voglia di leggere un libro storico di amore ma non ne aveva. La cerva sembrò capire il pensiero e disse – accarezza la corteccia di quell’ albero rosa, dici il nome del libro che vuoi leggere e comparirà attaccato a un ramo, basta poi prenderlo e leggere sull’erba, se ti appoggerai al tronco dell’albero rosa terrai la schiena dritta e sembrerà vedere ciò che leggi. – Hanna si sedette sulla corteccia e iniziò a leggere un romanzo storico, mentre leggeva, vide nella stanza che non era più la sua ma ben sì quella del suo libro, sembrava veramente rivivere ciò che leggeva, quando arrivò al decimo capitolo, chiuse il libro e in una nuvola rosa scomparve la visione, Hanna tornò a vedere il praticello e ritrovò la cerva che la fissava. Hanna disse – mi preme la voglia di conoscere voi tutti – la cerva mi portò fuori nella grotta. Quando Hanna si girò essa non cera più e tanto meno la grotta, non cera nemmeno un alito di vento, gli uccelli scomparsi, di insetti nessuno e le foglie una per una diventavano marroni e cadevano, a un certo punto sentii una voce come quella del cervo che diceva – seguimi … seguimi – e a un certo punto – seguimi e vedrai… - mi coprii il viso per la paura e … 4 Capitolo: Il pericolo si avvicina A un certo punto le foglie tremarono e ne spuntò un animale, il gatto di Hanna, che miagolava e continuava a dire – seguimi, seguimi – poi dietro di lei sentì la voce imperiosa del cervo che diceva – vattene, Hanna, non lo seguire. Quello non è il tuo gatto, è un Bilaficot, non è quel che vedi! – dal suo gatto ne comparve un uomo anoressico con la faccia rotonda, gli occhi in fuori di un giallo con lunghe vene rosse, tre fili di capelli di un verde vomito, la pelle grigia scura, il naso era una metà, come se fosse tagliato, le unghie dei piedi e delle mani erano come delle spille che partivano dall’unghia normale fino a diventare fine, gialle, la punta delle unghie che gocciolavano sangue nero, le mani, i piedi, il corpo scheletrico. Iniziò a parlare con una vocetta stridula che incuteva paura – vieni da me, non ascoltare il male – il cervo ribattè – vuoi venire con me o con quel Bilaficot Hanna? – con te – rispose Hanna sinceramente, il cervo ripeté – non girarti, non venire da me, do io di sprone perché quell’essere ti può uccidere – ma era troppo tardi, Hanna si girò e sentì una cosa che le lacerava la schiena e il sangue iniziò a sgorgare, ma sgorgava nero, come il petrolio. Non sentì più nulla, il cervo, Vita era corso di sprone e data una cornata nello stomaco della bestia, la disarcionò dalla schiena di Hanna, la bestia era preparata a quell’attacco perché prima che Vita potesse spaccarle il collo, era saltata in mezzo alla fitta vegetazione con ancora il sangue nero nelle unghie. La vista di Hanna si offuscò e lei svenne, mentre il cervo la caricava sulle corna e la grotta ricomparve. 5 Capitolo: le cure Quando Hanna si risvegliò, era in un’altra conca, questa volta con l’erba rossa, aprì gli occhi lì attorno c’erano Vita, due lepri tigrate e un orso che con le fauci si era acquattato al suolo ed emetteva bassi gemiti disperati. Hanna aveva il vestito tutto macchiato di un sangue nero e denso, c’era anche un ippogrifo che non aveva visto prima. Girò la testa dalla parte opposta e, vide che dietro di lei c’era una donna vestita di pelliccia bianca di cervo, che strano, non c’era così tanto freddo, pensò. Non riuscì a chiedere chi era la donna, perché la voce non gli veniva, sentiva un dolore lancinante alla schiena e continuava a rivivere la scena offuscata di poco fa. La donna aveva in mano una foglia a forma di vaso, con una sostanza rossa dentro. Ne prese un po’ in mano e si mise a rovesciarla sulla schiena nuda di Hanna. Poi si disse, era nuda?, le venivano molti pensieri strani. La sostanza rossa le bruciava, ma vide che il sangue nero stava scomparendo d’improvviso, la donna afferrò da dietro di se un seme rosso e uno blu, li mise sotto lo zoccolo di Vita che lo acciaccò, la donna li raccolse appena in tempo che una sostanza blu e rossa era sparsa da dentro il seme, la donna si mise in ginocchio davanti al corpo di Hanna, applicò la sostanza nella sua schiena e lei sentì che la sua schiena si rimarginava dal taglio. Poi la donna di botto scomparve in un fumo d’oro e al suo posto comparve la cerva. Hanna pensò, era una forza tramutarsi da uomo ad animale. Si sedette lentamente e la cerva sorridendo iniziò – Sono felice che stai bene, il tuo sangue era stato avvelenato da una sostanza nera, che un semplice umano morirebbe. Questo significa che hai dei poteri, non so quali. Ti ho curato la schiena. Adesso seguimi, e, vieni a riposarti, è notte, domani Vita ti racconterà l’accaduto – Hanna non ribatté, seguì la cerva in uno stretto passaggio e andò a finire in una conca di fiori senza insetti, rilevata come un letto, la comitiva che li seguiva, fecero uno per uno un inchino a Hanna e poi uscirono dal cunicolo, Hanna si addormentò davanti agli occhi saggi di Vita e della cerva. 6 Capitolo:La storia della vita Il giorno dopo, Hanna credette che fosse nella sua casa. Quando si accorse che era su una conca piena di fiori, i pensieri le riaffiorarono uno dopo l’altro. Si alzò, uscì dalla conca, fuori c’era solo l’entrata della grotta, fuori nessuno, poi rientrò nella conca, sentiva un odorino di funghi porcini, si avviò per stretti cunicoli e alla fine, arrivò a una conca, la più grossa e alta che fin’ora avesse mai visto, aveva alle pareti tanti funghi porcini, di un colore però sul beige, c’erano vari fiori che sbucavano dal terreno, un fuoco ardeva, e il fumo usciva tramite un buco sul soffitto della conca che, di sicuro portava in un’altra stanza disabitata, sul fuoco c’era una foglia di un ficus che magicamente non si bruciava, sulla foglia che odorava di buono, c’erano vari funghi che facevano un odorino molto attraente, alla fine sentì una voce dietro di se che diceva – buon giorno Hanna, si prepara la colazione, tieni un nuovo vestito fatto di IPUS, la pianta più bella di qua. – mi girai e vidi una donna bionda, della sera prima, di sicuro la cerva che le protendeva un vestito, perché era nuda prima. Prese in mano il vestito fatto di una foglia di un colore verde brillante, che si abbinava da dio ai suoi capelli rosso fuoco. Al collo la donna le dette un amuleto dicendo – ti proteggerà da qualunque pericolo! Tra poco la colazione è pronta – Hanna guardò l’amuleto, sembrava ambra ma aveva brillantini del suo stesso colore, oro, dentro c’erano delle forme azzurre che si dibattevano, la donna spiegò – lì dentro ci sono anche i tuoi poteri, abbiamo scoperto dove sono ed erano nel tuo corpo, quando il sangue nero sgorgava, abbiamo preso quest’amuleto, abbiamo imprigionato i tuoi poteri prima che scappassero via e non siamo riusciti a rimetterli in te – Hanna era stupefatta, poteri che scappano?, la donna l’aveva scostata ed era andata davanti al fuoco. Iniziò a muovere le braccia e a dire a voce alta: “ Nani bei, orsucadev” Smise di parlare e nella foglia coi funghi comparve anche una pagnotta e pezzi di rosmarino. Dopo pochi minuti, dal calderone, comparve una pentola, d’oro, come per magia, la foglia si alzò, si rovesciò nella pentola, lasciando lì cibo, poi sorvolò sulla pentola e magicamente cadde a terra vicino al fuoco che ancora scoppiettava. La donna formulò: “ Ibes”, il fuoco si spense, poi la donna pronunciò: “ Cruma” e la conca si illuminò, poi la donna prese la pentola, e disse: “ Numifragheri” e dal nulla comparve una specie di tavolo basso. Poi la donna continuò: ANMARIU e di colpo si tramutò in un cervo, intanto all’entrata, entrò Vita, s’inchinò davanti a Hanna che cordialmente glie’lo restituì. Vita, andò al tavolo, si sedette, insieme pronunziarono: Cormelo e sul tavolo comparvero piatti d’oro e la pentola, rovesciò un po’ di cibo su ogni piatto. I cervi iniziarono a mangiare e Hanna si sedette ma era scomoda per mangiare e la cerva s ne accorse e disse: Ho dimenticavo ANMARIU., Hanna si tramutò in una leonessa bianca. E iniziò a domandarsi, se sarebbe tornata umana?, Vita parve sentirla e iniziò a dire – si potrai tornare umana a una parola: Uman – Hanna iniziò a gustarsi il buonissimo miscuglio di cibo che le aveva donato la pentola. Di pomeriggio, i due cervi la portarono fuori della conca e poi uscirono dalla fessura. Si trovavamo nel bosco blu e, Hanna era ancora una leonessa, mentre camminavano, Vita, iniziò a raccontare una storia tenebrosa: questa storia è molto triste, narra di un mondo magico, di un bambino nato da i re dei demoni e dei suoi schiavi unitesi a lui: Tocchorot, Bilaficot e uomini oscuri. Ma narra anche di una ragazzina venuta da noi con poteri strabilianti che, sconfiggerà il male e infatti questo demone ormai grande. È spaventato per la profezia e, chiunque sconosciuto o battitore che vuole far la spia dei buoni, è morto, anche se era buono e adesso cattivo. Lui è enorme, tre metri, è furbo e non ha cuore per niente e nessuno. Anche se lui si innamorerebbe perdutamente di una donna bellissima, lui, o la rapisce e la sfrutta in tutti i modi o, se lo disturba, viene uccisa. Si dice che tutte le donne o le bambine prese, se si lamentavano, venivano uccise e i loro corpi, messi sotto il letto del demone. Lui sceglie donne da i quindici fino ai cinquanta. Adora i posti chiusi e puzzolenti, come discariche o altri ambienti umidi. Vuole impossessarsi del mondo Magico, e, quando sarà in piena potenza. Ucciderà tutto il mondo degli umani, quello che conosci tu e scatenerà la << rivolta. Ucciderà tutti, noi ci stiamo nascondendo da lui ma non per molto, non potremo fare gran che. Ma la ragazzina della profezia avrà i suoi stessi poteri e, uno in più per ucciderlo. Tu, libererai tutti ma i cattivi che continueranno a uccidere, li dovrai sterminare prima che loro formulino un progetto. Quando tornerai sulla terra ferma, cioè quando avrai vinto una battaglia. Potrai passare un anno con i tuoi e, a dicembre, scomparirai da dove sei venuta e ricomparirai davanti alla fessura della grotta. Ma . . . << mi metterò in un pasticcio con i miei! >> << non ti preoccupare, quando, torni nel tuo mondo, i tuoi si ricorderanno che, sei andata in gita e stai tornando . . . perché, infatti, ricomparirai nel secondo bus che ti riporta a scuola dalla gita >>. << bene . . . è perfetto >> Il cervo, accompagnò Hanna nel folto del bosco e, quando arrivarono al centro, Hanna vide che c’era una cascata. Ma l’acqua che ne scorreva, era violetta. Il cervo le disse: << il campo di addestramento >> 7 Capitolo: Il campo di addestramento Lì il cervo iniziò a dirle: << ecco il campo di addestramento . . . qui scopriremo i tuoi poteri >> << e quali? >> << si scoprirà . . . adesso, stendi le braccia dritte davanti a te e, puntale contro il fiume dicendo: Ocornibus . . . serve per avere l’acqua in tuo possesso >> Stesi le braccia verso il fiume e pronunciai “Ocornibus” mi concentrai, chiusi gli occhi e . . . l’acqua violetta si alzò e un’onda immensa si avvicinò alla mia spalla. Poi di improvviso mi venne, le parole mi arrivavano da sole in bocca e dissi “ Ocremure” e l’acqua si lanciò addosso ai cervi, ma prima che l’onda si fu infranta, addosso a loro con una forza da annegarli, la cerva si impettì e disse “ Crumor ” e una bolla verde si avvolse intorno ai cervi e l’onda si infranse nella barriera, poi Vita pronunciò Crumorpop e la barriera scomparve. Vita parlò: << come facevi a conoscere quell’incantesimo? >> << non lo so, mi è venuto spontaneo . . . veramente non lo so >> << non ho visto mai qualcuno che al primo colpo impara l’incantesimo dell’acqua. Ce ne sono sette di incantesimi dell’acqua: uno è il primo che ai fatto, uno il secondo che ai fatto, il terzo basta dire Ogro e l’acqua diventerà una mano che prenderà l’avversario e lo terrà a testa in giù finche quello non rivela qualcosa, per lasciarlo basta dire Ogromus e, questo è il terzo, il quarto, l’acqua ti fa salire su di te e devi dire con braccia tese muovendo i polsi questa volta, Ocermus e per scenderne, semplicemente saltare giù dall’onda o, se è un’altezza superiore a due metri, si dice Oceamus, il quinto, l’acqua ti può uccidere basta dire Ocrem e, il sesto, l’acqua può diventare veleno e si dice Ocrebus. >> Li provai tutti e mi riuscirono a meraviglia a parte il quinto che non feci (non mi andava proprio di morire) poi la cerva disse: << magnifico e adesso si può tornare a casa >> Per tutto il viaggio fino alla crepa ci fu silenzio poi, arrivati dentro, mi dettero una piuma e un quadernino giallo. Lì la cerva mi fece da maestra e le due pagine dedicate al potere dell’acqua erano così: Il potere dell’acqua: Ci sono sei poteri dell’acqua. Che iniziano quasi sempre con la O, il primo è: 1: stendere le braccia verso un mare, fiume o un lago e dire OCORNIBUS, un onda, dovrebbe alzarsi e galleggiare vicino alla spalla di chi la richiamata. 2: per scagliarla contro a qualcuno, si rimane immobili e si dice OCREMORE e per proteggersi, si dice CRUMOR e dovrebbe comparire una barriera per proteggersi, per farla svanire, si dice CRUMORPOP. 3: basta dire puntando le mani su chi vuoi che accada. Si dice OGRO e una mano d’acqua, dovrebbe prendere l’avversario per i piedi e si usa per fargli dire qualcosa, per lasciarlo, si dice OGROMUS 4: basta dire, tenendo le braccia dritte davanti a se muovendo i polsi, OCERMUS, un’onda dovrebbe avvicinar tisi per farti salire, poi basta dire a quanti metri vuoi salire e, si dice, se l’onda supera i due metri e non si può saltar giù, OCEAMUS 5: rimani rigido e dici OCREM, l’acqua ti può uccidere 6: rimani rigido ma punti un dito contro il fiume, lago o altro dicendo OCREBUS l’acqua diventa veleno. Questi poteri, si possono imparare dai dieci in su, prima è vietato Prima di andare a dormire nella mia conca mi augurai di esercitarmi di nuovo sui poteri dell’acqua. Quella notte sognai, che ero persa, in un bosco blu, le foglie si erano raggrinzite e da un albero ne comparve un omino, gobbo e brutto, fece un gesto e . . . si tramutò in un’enorme demone rosso di fiamme e dal bosco ne comparve una creatura sfuocata nera e grande quanto una tigre che, mi saltò addosso e mi svegliai di botto. Mi ritrovai da sola nella conca, mi toccai la faccia, era imperlata di sudore freddo, nella conca vi era un insopportabile caldo, mi spogliai rimanendo in bichini e mi rimisi a dormire. 8 Capitolo: la gara Hanna si svegliò molto presto. Si vestì di un vestito composto da foglie argentee e superò la sua conca. Camminò per diverse conche di erba colorata, anche quella con l’albero cui si poteva leggere in santa pace. Arrivò nella conca dove, di solito Calì cucinava da mangiare. Infatti, vi trovò la donna che mescolava e, Vita seduto ai piedi del tavolo. Vita si alzò, i suoi occhi azzurri penetrarono in quelli di Hanna che sorrise, Vita mosse le orecchie lievemente e pronunciò: << oggi signorina Hanna, è un gran giorno, poiché si festeggia il compleanno mio e di Calì, il giorno che ci sposammo >> << auguri! >> proclamò Hanna. Poi disse – Anmariu – e tornò leonessa. Zampettò vero Vita e lo leccò sul capo. Vita ricambiò la leccata e la ridette a Hanna sul suo collo. Hanna saltellò da Calì e si strofinò fra le sue gambe, facendo le fusa. Sembrava una gattina molto felice. Hanna poi zampettò felicemente verso il basso tavolino e si sedette stiracchiandosi pensando (con questo corpo da animale, ho tanto bisogno di correre e, ho voglia di cacciare!) Vita parve leggerla nel pensiero, poiché si leccò il muso e disse: << oggi pomeriggio, vi sarà una gara di corsa in riva al lago di Amigdala, tutti gareggeranno da animali. E chi vincerà un premio avrà >>. Hanna accennò felicemente e ruggì. La donna portò al tavolo tre piatti d’oro zecchino, con sopra una fetta di pane tostato con marmellata di fragola, giusto per variare, anche tre cappuccini con tanto zucchero. Vita e Hanna si tramutarono in umani, Vita prese forma di un uomo con lunghi capelli bianchi e una barba lunghissima bianca, con una giacca in pelle bianca di cervo e una camicia bianca con pantaloni e scarpe nere. Si scostò la barba con una manata e iniziò a mangiare avidamente insieme a tutti gli altri. Finito di mangiare, tornò cervo insieme a Calì, mentre Hanna tornò leonessa. Vita e Calì portarono Hanna fuori dalla conca della cucina e uscirono fuori dalla grande casa, ritrovandosi fuori della fessura della montagna, nell’immenso bosco blu e verde. Vita davanti e Hanna penultima si addentrarono nel bosco. Più o meno al centro, gli alberi non c’erano più, ma c’era una distesa di erba gialla attraversata da un fiume dalle acque blu, il prato dalla parte destra del fiume, era diviso da linee di legno che lo attraversavano di sicuro corsie, la distanza tra loro era di due metri. Nelle corsie c’erano ogni tipo di animale. Dalla parte sinistra del fiume c’era una giuria di animali, dai più bassi ai più alti, dalla parte destra della folla, c’era un piccolo drago verde, con una bandierina. Hanna prese parte in una corsia mentre Vita e Calì andarono nella fila degli spettatori. Il draghetto, urlò – uno… due… tre! – e tutti gli animali, iniziarono a correre, Hanna partì con un lungo balzo e iniziò a correre respirando lentamente, la pista era lunga 10 chilometri. Hanna in tre minuti, superò metà del percorso e continuò a correre. Dopo altri due minuti, superò gli ultimi metri, ce l’avrebbe fatta pensò mentre concentrava le sue forze per correre più veloce. Passarono sei minuti e Hanna superò la linea. L’aveva superata poco prima che un boa alato la superasse. Si trovò faccia a faccia alla coda di un grifone. Il grifone era molto affannato. Ci ritrovammo tutti di fronte a l’unica donna della folla vestita di rosso con lunghi capelli neri, piuttosto bruttina, dietro di lei, c’erano tre gradini, due bassi con al centro uno più alto, d’oro con numeri argentati, dicevano numero uno, due e tre, ovvero primo posto, secondo posto e terzo posto. Nel primo posto, saltò su un’ enorme ghepardo, al secondo posto saltò su un grifone e nel terzo, la donna fece un sorriso a Hanna che salì molto volentieri, sempre ansimando notevolmente, al terzo posto. La folla applaudì e urlarono di gioia le famiglie con i vincitori. La donna prese da una tasca una manciata di soldi grandi quanto un petalo, d’oro con una palla con le ali raffigurata al centro. La poggiò sul gradino cui c’era Hanna e, la folla applaudì, Hanna capì all’istante che erano soldi. La donna vestita di rosso, prese dalle grandi tasche che aveva nel vestito, una grossa manciata di altri soldi, con una collanina argento e una di bronzo, quella di bronzo, la mise nel collo di Hanna e quella argento all’enorme grifone, cui diede anche la manciata di soldi. La donna estrasse da dietro di se una coppa comparsa magicamente, prese dei soldi e li mise al primo posto dove c’era il ghepardo che prese in bocca la coppa e si alzò sulle due zampe ricevendo urla e applausi. I vincitori dissero Vi e i loro soldi scomparvero. Anche Hanna disse – Vi – e i suoi soldi scomparvero. Hanna scese dal gradino e corse nella folla dove incontrò i cervi Vita e Calì. La festa finì presto e con la parola Voli Vita, Calì e Hanna scomparvero, per poi ricomparire nella loro casa – la conca – dove Hanna ritrovò la sua grossa manciata di soldi nella sua conca dove dormiva. Li mise in un angolo sull’erba e Vita entrò dicendo: oggi ti meriti un premio, proverò a metterti nel tuo corpo, i tuoi poteri che sono nel tuo ciondolo, chiudi gli occhi e pensa una forte luce bianca su di te. Svuota la mente. Adesso… Aduminatictuviresiremusin >> Hanna immaginò una grande luce bianca e non sentì nemmeno il crac del diadema che si spezzava. Provò solo il calore, quando i suoi poteri le entravano in corpo. Con immensa felicità sentì Vita che diceva – finito! – e con sollievo Hanna aprì gli occhi. La luce bianca sparì e vide il ciondolo caduto per terra. Rotto e vuoto. Ce l’aveva fatta, poteva usare i suoi poteri senza la compagnia di uno stupido ciondolo. << 9 Capitolo: la scoperta Mi svegliai, mi vestii con vestito tutt’uno di foglie bianche, quello che mi aveva regalato Vita. Uscii dalla conca e mi diressi alla scoperta di strane conche, ne trovai una completamente vuota, piccola, il pavimento fatto di funghi. Senza pensarci ci camminai sopra e . . . i funghi crollarono e sprofondai ritrovandomi in un cunicolo acceso di luce rosata che dava la sensazione di un’atmosfera lugubre. Il pavimento era coperto da un marmo blu, nel centro c’era un buco, da lì provenivano dei gemiti, ululati e a un certo punto – VAM – VAM – due fiammate irruppero dal buco per dissolversi nell’aria . . . DRAGHI? Impossibile non esistono pensai. Mi affacciai ma non ebbi il tempo di vedere che un’altra lunga fiammata si alzava, feci in tempo a spostarmi prima che andassi a fuoco, vicino a quella conca c’era una fessura sul muro, abbastanza grande per passarci, mi ritrovai a superare il percorso stando attaccata alla roccia blu per non graffiarsi. Dalla fessura ne comparve una luce penetrante gialla, un uscita! Fuori di quel cunicolo mi trovai davanti a un precipizio, poco profondo, sotto si vedevano una miriade di draghi, grifoni, ippogrifi, quegli “ orsi” piuttosto bizzarri e brutti, c’erano anche unicorni e grandi e striscianti serpenti con ali di un blu intenso. Erano divisi in quattro lunghe file, rettili, mammiferi, anfibi e ovovipari. Sembravano che stessero aspettando qualcosa . . . che cosa?, stavo per precipitare addosso a quei corpi e di botto arretrai, mi aggrappai alle pareti di roccia e tornai fuori della fessura, avevo ben visto che dalla parte opposta del precipizio c’era una porta di oro ma come ci sarei entrata se non c’era nemmeno un ponte per non cadere addosso a quelle bestiacce?. Arretrai sempre di più, fino al pavimento di marmo con un buco, per risalire, al cunicolo con i funghi, non c’era niente. Mi appoggiai al muro per pensare cosa fare e . . . stavo quasi cadendo, il muro si era aperto, entrai nel buco e dietro di me la porta nel muro si richiuse, davanti a me, c’era però una porta oro che riluceva e illuminava tutto il buco. Cercai di aprirla ma non ci riuscii poi sentii una vampata di calore dietro di me e mi girai di botto. Vita era dietro di me e pronunciò – potevi rimanere qui per sempre, non è bene andare dove non sai. – mi sentivo più tranquilla, il cervo arrivati al muro sbarrato, lo toccò con uno zoccolo e il muro si aprì, ci fece passare e lui pronunciò Imorbus e una scala d’oro comparve, vi salii dietro di Vita e l’alto del muro si aprì mostrando un varco, arrivata all’ultimo gradino, la scala scomparve e mi ritrovai sul pavimento coi funghi, Vita pronunciò – Crumi Xeu Lovegood Protectiv - comparve una barriera blu che ci ricacciò nella conca dove dormivo io, Vita continuò – così non ficcanaserai in stanze altrui, mi dispiace ma le vedrai domani, un imputato deve essere processato, è un mio amico orso e quindi tifa per lui – io incuriosita risposi – quale processo? – Vita – sei andata nelle conche proibite dove di solito si giustiziano le persone. Tempo fa un orso è stato aggredito da una tarantola gigante che è stata ferita più gravemente e sostiene che è stata attaccata da un orso cattivo, ma Rodolfus è buono, le tarantole giganti invece, sono bugiarde e di sicuro è un cattivo. Hanno dato la colpa a Rodolfus e se perderà, lo uccideranno . . . – lo interruppi dicendo – chi? – Vita – un animale che si tramuta in un umano un Aniuomo, come te che diventi leonessa, il giudice sarà Adda, un drago rosso americano molto piccolo, lei è buona e seguirà la causa. Domani vestiti bene ok. Tieni – il cervo sibilò – Mundungus – e sulle corna del cervo comparve una pergamene ingiallita e continuò – prendi, c’e scritto le cose che devi dire in udienza, la causa e un filmino di ciò che è accaduto. Sii gentile, tieni duro e farai amicizia con Rodolfus se non verrà giustiziato. Prendi la pergamena – afferrai la pergamena, la lessi più e più volte, sotto c’era una foto animata che mostrava varie scene dell’accaduto. Prima un orso con occhi verdi e poi un enorme ragno, la scena della lotta fra i due e sopra scritto in calligrafia perfetta, c’era scritto tutto ciò che doveva dire. Vita l’accompagnò a far colazione e il giorno continuò come uno banale. Andai a dormire piuttosto tardi riguardai la pergamena ingiallita, Vita aveva detto che la processione sarebbe stata il giorno dopo. Coraggiosamente, mi rialzai nella notte e tornai nel cunicolo della stanza con i funghi, provai a tornarci ma la barriera che il cervo aveva messo mi respinse e non potei fare a meno di tornare nella mia conca con i fiori e starmene zitta aspettando il sonno che non veniva mai. Mi levai finalmente il vestito e rimasi in bichini. Presi un foglio dal quadernino e scrissi: PAROLE MAGICHE IMPARATE: Nani bei, orsucadev, Ibes, Cruma, Numifragheri, Imuri, Cormelo, Anmariu, Uman, Ocornibus, Ocremore, Crumor, Crumorpop, Ogro, Ogromus, Ocermus, Oceamus, Ocrem, Ocrebus, Imorbus, Crumi Xeu Lovegood Protectiv, Mundungus, . . . E mi addormentai. 10 Capitolo: Il giudizio Il giorno dopo, mi misi il vestito di IPUS verde, il ciondolo, mi pettinai e misi in testa un fiore grande, simile a un ibisco, più spesso, vicino al polline rosa a puntini rossi e sempre più su arancione col bordo blu misto a viola. Mi slegai i capelli e uscii fuori della conca, andando in quella cui avevo sentito qualche giorno fa l’odore dei funghi, adesso si sentiva odore di uova con bacon, mi diressi, c’era una donna, io sapevo che era la cerva, mescolava con un robusto pezzo di legno la padella, girava uova con bacon, c’era una specie di tavolo come quello dell’altra volta. Girava un’atmosfera seria e triste. Mi ricordai più tardi che oggi si decideva se uccidere o no l’orso. Dissi: “ ANMARIU ” divenni la leonessa bianca, mi leccai le orecchie, una giovane leonessa, non troppo grande dovevo essere, mi piaceva quel corpo, mi stiracchiai, scoprii di sentire artigli sfoderarsi, i miei!, mi leccai i baffi e mi frustai il sedere con la coda, e dissi: << che forza non ho mai usato e visto tutte le cose che posso fare con questo corpo! >> << non essere felice oggi, ti dovrai presentare in giuria da animale, come tutti >>, disse la donna. << mi dispiace >> risposi subito e lì non parlammo più. Feci un sordo brontolio di felicità sapendo che avrei usato quel corpo, volevo provarlo, scattai su e feci per aggredire e sentii che avevo emesso un ringhio, un soffio, rizzato il pelo, digrignato i denti e sfoderato artigli. Mi avvicinai poi, alla donna che mescolava e guardai pregando il cibo che divenisse pronto. Finalmente dall’apertura della conca entrò Vita, fece un inchino davanti a me e io feci le fusa come per dire “ grazie ”, mi preparai al tavolo, e, aspettai che la donna finisse di preparare le uova e il bacon, poi finalmente, Vita si posizionò, e, la donna finalmente portò il cibo. Lo appoggiò un po’ su ogni piatto e si tramutò di nuovo in cerva. Io interruppi il silenzio e dissi: << anche tu Vita puoi tramutarti in umano? >> sì >> mi rispose << e perché non lo fai? >> domandai << non ne ho bisogno . . . ai studiato a memoria la pergamena? >> << sì >> mentii e finito di mangiare corsi nella mia conca a studiare la pergamena. La imparai a memoria, anche il filmino sotto, rimasi leonessa sempre, studiato tutto a memoria, corsi nella sala con i funghi, la barriera c’era ancora. Dopo un po’ venne Vita, pronunciò “ liberascio” e la barriera sparì, comparve la cerva e insieme andammo sui funghi, sprofondammo nel buco e riprendemmo la fessura, ci ritrovammo al precipizio, la cerva sussurrò “ IMURG” e comparve un ponte d’oro, lo superammo e arrivammo alla fessura che era nel muro, Vita pronunciò chiaramente “ CRUMUSCIVERBA”, la fessura si aprì e la stanza mutò, eravamo caduti nel precipizio, c’era una scala per risalire sul ponte. La specie di stanza aveva la forma di cerchio, alla sinistra una scala d’oro di tre gradini con sopra un giudice, un drago, alla sua destra quattro grifoni e ippogrifi come giuria, in fondo al cerchio tanti animali fantastici, al centro a destra l’orso quello che doveva essere Rodolfus e a destra un ragno di tre metri grigio peloso con un cappello rosa di foglia, faceva finta di piangere. Seguii Vita che si sedeva dalla parte opposta della giuria, di fronte, vicino alla cerva e io mi misi vicino a Vita. Tutti avevano un aria fredda e cupa, non sapevo cosa fare o cosa dire, avevo studiato tutto sì, mi impettii, il drago rosso, il giudice iniziò: << siamo qui riuniti insieme per assistere a questo importante giudizio cui si sceglierà vita o morte tra questi animali magici, Annabelfa Rosita, esemplare di tarantola grigia >> e Annabelfa fece un inchino << e Rodolfus Omigru, un esemplare di orso nero >> e Rodolfus s’inchinò emettendo bassi gemiti disperati. << il nostro Ministro delle Creature magiche: orso Nebul Cruc, alla giuria. Adesso ascoltiamo l’accaduto da Angelina Bertamuni >> continuò il drago e Angelina una tarantola nera si alzò dal suo posto, si mise davanti del drago e continuò: << allora, Annabelfa dice che, secondo lei, stava andando a far spesa di Grugnoni ( cibi tipici dei ragni ) quando un orso era sbucato da dietro una casupola a forma di fungo. Continua dicendo che l’orso non si sa perchè l’ha aggredita. Forse per derubarla o . . . lascio la parola a Vita Crisalumi il cervo proprietario della celebre casata nobile detta La Grande Famiglia. >> << Vita si alzò e andò davanti al giudice, fece un inchino e alzato davanti al giudice disse: << chiedo il permesso di fare una domanda a Rodolfus, posso? >> << certo >> acconsentì la giudice e Vita continuò: << chiedo a lei signor Rodolfus Omigru, lei perché avrebbe dovuto rubare qualcosa alla signorina qui presente Annabelfa Rosita? >> Rodolfus con voce roca rispose: << mi permetta di raccontare la mia signorina em . . . Adda. Stavo camminando, stavo andando a una festa di amici comprando due bottiglie di birra per i miei amici grifoni e boa. Io non lo bevo. Dietro di me avevo notato un’enorme ragno. All’inizio non ci feci caso ma poi vidi che mi seguiva. Mi fermai, poggiai le bottiglie accanto a un albero per chiedere al ragno il perchè mi seguisse. Quel ragno gigante mi saltò addosso non so il perchè ma io, per proteggermi, gli saltai addosso, lei era grossa e quindi si è beccata morsi mentre io solo qualche graffio e . . . meno male, si sa che il loro veleno uccide. >> Adda domandò: << chiama a tua discolpa quattro dei tuoi amici che erano alla festa. Preferibilmente grifoni e boa alati, passo la parola a Omigru Rodolfus >> << chiamo a mia discolpa Loon Gradful, grifone, Omiro Cranch, grifone, Sie Lee, boa alato e Kinja Amalba, boa volante >> Due grifoni e due boa alati vennero per la discolpa e raccontarono la stessa storia: << Rodolfus ci aveva invitati a una festa. Era andato a prendere due bottiglie di birra e dei Grumi (animali piccoli, simili a uccelli) quando poi è tornato molto tardi sanguinolento e con la polizia, fuori anche un enorme tarantola >> Adda continuò: << tornate al posto, Annabelfa Rosita, cosa ha da dire a sua discolpa? >> Annabelfa continuò: << chiamo a mia discolpa le mie otto amiche >> Vennero otto ragni giganti. Raccontarono la storia di Annabelfa e tornarono al loro posto. La cerva disse: << io perfettamente sapiente di ciò che ha detto Annabelfa, chiedo di giudicare i voti >> Fra le file I voti vennero di più per Annabelfa anche se il ministro aveva tifato per Rodolfus e Adda disse: il colpevole è Omigru . . . >> Io interruppi ricordandomi una cosa e dissi: << si ma i ragni sono in otto in famiglia e tutti uguali quella sembra la famiglia del ragno. >> Vita andò in soccorso: << chiedo il permesso di chiedere il cognome di quei ragni >> Dalla folla un mormorio, un ragno disse: << Rosita >> Adda continuò: << I voti >> Erano tutti dalla parte di Rodolfus. Adda continuò: << il colpevole è Rosita Annabelfa! >> Un animale si tramutò in uomo, prese un ascia e avvicinandosi a Annabelfa le taglio la testa. Rodolfus aveva vinto e lo avevo salvato io! << 11 Capitolo: la casa di Rodolfus Gli animali pronunciarono Voli e scomparirono, anche Adda e tutta la giuria. Eravamo rimasti solo io, Vita, la cerva e l’orso. Rodolfus mi corse incontro uggiolando e scodinzolando. A me faceva un po’ paura ma lo accarezzai sulla schiena e sotto il collo. Lui era nero chiaro, quasi marrone con occhi verdi. Dalla sua bocca ne uscì una lingua più lunga e rosea che mi leccò il braccio. Poi come un cucciolone saltò addosso a Vita e lo riempì di leccate. Gli si piegò inginocchiandosi come un inchino e poi corse dalla cerva, la leccò e si inchinò. Infine ricorse da me, si appiattì, e mi ritrovai a cavalcare su un possente orso marrone. Rodolfus Omigru, spiccò un salto veramente innaturale e riuscì ad aggrapparsi al bordo del ponte d’oro, si arrampicò e ci fu su, in pochi secondi. Mi aggrappai potentemente al suo collo e lui mi accompagnò in diverse conche e, ci ritrovammo fuori dalla casa, nella foresta blu brillante con gli alberi verdi. Come un cagnolone si inoltrò nel bosco e abbaiando, non come un orso ma come un cane, prese la rincorsa. Attraversò un lago arancione, un fiume viola, una distesa di erba questa volta gialla con enormi funghi. I funghi avevano piccole porte. Vide tanti piccoli umani vestiti di maglietta, capello, pantalone e scarpe (gnomi), tutti che iniziarono a urlare contro Rodolfus e io perché disturbavamo la pace che regnava. Rodolfus, continuò a correre con la lingua penzoloni e il cane arrivò a una prateria con una città. Uguale a una normale ma di diversi colori, i tetti composti di tante foglie: rossi, le case sembravano fatte di stalagmiti blu, ma variavano i colori, come quelli dell’arcobaleno. Giravano tanti animali fantastici che vedendo me (un umano) con un – POP – diventavano umani. Signori, signore, ragazze, ragazzi, bambini e bambine. Erano molto modesti, salutavano e s’inchinavano a Rodolfus che aveva rallentato a camminare, aveva girato l’angolo e camminato fino a una casetta rossa col tetto verde. Una porticina blu. Rodolfus, spintonò con la zampa la porta che si aprì cigolando. Dentro era molto illuminato di luce gialla, era grande e spaziosa. Un banale bagno con una turca bianca, a sinistra, sul pavimento, un buco tappato con una cosa di roccia piana blu, sopra una bacinella d’acqua con un buco tappato da un altro tappo. Un’ altra bacinella riempita d’acqua, questa volta l’acqua arancione, una specie di specchio col bordo d’oro che s’intonava col colore del muro dentro: azzurro e oro. La prima stanza: un salotto con poltrone fatte di bolle, un tavolino fatto di bolle, il colore del muro: rosso pieno di quadri di boa alati, ippogrifi, grifoni e orsi. Una stanza: la cucina, con un tavolo basso di legno marrone, una specie di tovaglia composta da liane verdi intrecciate finissime. Un basso comodino viola con sopra tante scatolette fatte di roccia arancioni che emanavano un odorino di cibo. In un angolo un altro comodino marrone con un fuoco blu che non bruciava sotto, sul comodino, padelle, pentole tutte fatte di roccia, una bacinella con acqua e il marmo era di un colore bianco candido. Rodolfus mi mise su una poltrona in salotto fatta di bollicine, era una sensazione strabiliante. Lì l’orso parlò ansimando: << benvenuta nella mia casa . . . spero ti piaccia >> << certo che mi piace! È molto strana ma, dove mi trovo? >> dissi e lui mi rispose giocando con la coda: << a Little Grimul, è una città molto vasta. Il mio mestiere per guadagnare da vivere, è in un’ enorme edificio chiamato: Prendi Lavoro Per Amministratore Animali Magici o così detto il P. L. P. A. A. M. Ci sono molti piani, io al piano D. Io lavoro per comunicare e fare libri magici per scuole di bambini. Tutti nell’ufficio però, devono essere travestiti da umani. È la legge!, io come umano sono così >> e si tramuto in un signore vestito di giacca rossa, panciotto bianco, bastone in mano marrone, pelle abbronzata, capelli lunghi neri e lisci, barba lunga nera legata alla punta del cappello oro e pantaloni oro. Io stupita esclamai un – hoo – di sorpresa e io mi pettinai i capelli. Poi lui disse: << tramutati nel tuo animale, voglio provare ad accarezzarti! >> , mi tramutai in una leonessa e sentii una mano pelosa che mi accarezzava dietro le orecchie ed era così bella quella sensazione che quasi mi addormentavo e . . . POP – crollai in un sonno profondo acciambellata sulla poltrona. 12 Capitolo: In ufficio Mi svegliai la mattina seguente che ero ancora una leonessa. Sentii i miei polpastrelli che accarezzavano bollicine e scoprii, ben presto, che ero ancora sulla poltrona. Mi destai dal torpore che si era impossessato di me, mi stiracchiai, spiccai un salto per scendere dalla poltrona e mi diressi in cucina. Trovai l’omino che cucinava uova e pane tostato, ma c’era odore anche di un’altra cosa, un odore strano, nella pentola, bollicine scoppiettavano e, a un certo punto dalla pentola si levò un uccello oro che strideva emettendo un suono cupo. L’uccello si libbrò nell’aria e l’omino si tramutò in orso, con un balzo, afferrò l’uccello per la coda e, lo rimise nella pentola tappandola con un coperchio verde acido poi si ritramutò in umano e disse sbrigativo con la sua voce da cucciolone: << ti ho preparato uova, pane e il famoso e squisito Finto Uccello Della Valle Carrì. È in realtà un pollo ma per non farsi mangiare si tramuta nel grande e vero Uccello Della Valle Carrì. È molto buono, perfetto per una colazione e deve stare a bollire per un’ ora, mancano tre minuti. Adesso sbrigati a mangiare, è tardi e bisogna andare a lavorare. Hanna la moglie di Vita che si chiama come te, è una maestra di magie e ti insegnerà tutte le parole magiche essenziali e anche quelle del livello sviluppato nella sala H e scommetto, che lei ti insegnerà in privato le lezioni, sempre che il Ministro orso Nebul dica di sì ma ci scommetto! >>, io accennai estasiata e mi sedetti al tavolo. Rodolfus poi prese due piatti bianchi di ceramica ricamati d’oro e li mise sul tavolo, uno a sinistra dove c’ero io e uno a destra dove c’era Rodolfus, prese la pentola, la mise sul tavolo, prese un enorme piatto, l’uccello era ormai morto, lo afferrò per il collo e mostrò che era un pollo, poi prese un coltellino e iniziò a tagliarlo mentre goccioline di sangue blu, schizzavano dappertutto e Valentina si chiuse gli occhi disgustata. L’omino continuò: << vedi che il suo sangue è blu, vuol dire che contiene magia per tramutarsi in uccello d’oro, anche io e te abbiamo sangue blu perché persone umane nel tuo mondo, non possono usare i poteri che ai provato con l’acqua e, se una persona del tuo mondo cadesse nel burrone, ci sarebbe una barriera che la fa riaddormentare e tornare su. >> Hanna mangiò pochissimo pollo poiché le aveva fatto impressione, mangiò un uovo e una fetta di pane tostato con una marmellata verde che Rodolfus diceva fosse la marmellata di una pianta chiamata INAMISURI, poi Hanna si tramutò di nuovo in ragazza e l’omino la portò alla porta, uscirono, nella strada giravano una mezza dozzina di umani e una mezza dozzina di animali fantastici, perfino un grifone femmina con il proprio cucciolino due volte più piccolo. Hanna seguì Rodolfus Omigru su per varie stradine: una con un enorme giardino carico di gnomi vestiti bizzarramente, il secondo viale, aveva un enorme edificio cui c’era scritto: L’edificio più famoso del mondo l’ Iwengamot Blu, Hanna domandò a Rodolfus: << perché il più famoso? >>, e l’orso mi rispose: << lì vive la famiglia del celebre ministro Nebul >> Il terzo viale traboccava di gente con bombetta e valigetta che si affrettava ad andare al lavoro. Il quarto viale, era un’enorme giardino ben curato pieno zeppo di uccelli colorati e fiori di varie bellezze. Vi era un edificio fatto di vetro, mischiato a roccia e bollicine come le poltrone del signor Rodolfus, l’edificio aveva tre entrate, due ai lati e una davanti, di marmo con una finestrina da cui si affacciava la faccia di una donna dai capelli grigi legati dietro la testa. Vestita di rosa. Vi erano tante persone che si affollavano ben vestite con: bombetta, giacca impeccabile, valigetta e con un’aria di tutta fretta. L’edificio era pieno zeppo di finestre. Ci mettemmo in fila per la prima porta e giunti alla porta di marmo camminando su un vialetto in mezzo all’erba, la signora dai capelli grigi chiese: << chi è lei? >> e Rodolfus rispose: << Rodolfus Omigru, piano D ventunesima porta a destra, ufficio Amministrazione delegata scrivere libri per scuole. >> la signora continuò: << . . . o mi scusi: Orso >> e la signora sfogliò un libro con dei nomi probabilmente quelli dell’ ufficio e esclamò seriamente: << bene può entrare >> ma poi girando lo sguardo e vedendo Hanna continuò: e la ragazza a fianco a te, chi è? >> e Rodolfus rispose: << una ragazza, si chiama Hanna em . . . >> abbassando la voce chiese a Hanna: << come ti chiami? >> e Hanna rispose: << Andrini >> poi Rodolfus rivolto alla donna disse: << Hanna Andrini, venuta per ordine di Hanna Crisalumi, la moglie di Vita Crisalumi sala H >> la donna accennò e la porta li risucchiò per poi buttarli fuori in un salotto con un lungo tappeto rosso che veniva da su, molto su poiché non finiva mai anche dopo la prima rampa di scale bianche. A fianco c’era una piccola porta che portava a una stanzetta dove c’era la signora dai capelli grigi che aveva fatto domande a loro. Rodolfus accompagnò Hanna su per tre rampe di scale, poi a una porta in ambra a destra, l’aprirono e si ritrovarono in un’enorme salone oro col tetto a cupola verde con vari disegni oro e rossi che si muovevano. Al centro un orso fatto di diamante bianco, Nebul, il pavimento era azzurro con vari disegni più piccoli che si muovevano. Nei muri c’erano tante porte e, girando a destra per poi andare a sinistra, c’erano sei gradini, dopo i gradini, il pavimento era piano con un’ascensore. C’ era varia gente in ascensore. L’ascensore partì, quello era il piano n. A, l’ultimo piano cui era così su che era un chilometro e mezzo lontano da terra, l’ascensore si fermò al piano B e una vocetta di donna disse: Sala comune colloqui generali Centro Amministrazione per chi vuole lavorare Sala preside di Ogsmide per colloqui << Ne uscirono una vecchia dai capelli blu e la pelle verde acida vestita da strega e un uomo vestito normalmente che di sicuro doveva essere una creatura magica. Poi l’ascensore ripartì e arrivò al piano n. C e la vocetta disse: Sala per studi biologici attrezzi altro mondo, Centro giornali da scrivere per nuove notizie, Centro caccia ai troll E nell’ascensore entrarono cinque pergamene arrotolate e Hanna chiese che cos erano con la risposta sbrigativa ma precisa di Rodolfus che diceva: << la gente scrive lettere con messaggi importanti, li strega dicendogli il piano, la porta, la sala e a chi devono darla. >> , e ne entrò con passo frettoloso un signore. L’ascensore oro si chiuse e ripartì per il piano D, fermatasi al piano D, l’ascensore disse: Centro di scrittura per libri scolastici Centro scrittura per giornalai Centro studi tecnologici di forma avanzata E lì Hanna chiese a Rodolfus perché non scendeva ma lui rispose: << accompagno te! >> l’uomo che era entrato uscì insieme a cinque persone di cui uno era vestito e sembrava proprio un mago. Due pergamene volarono fuori dell’ascensore e tre persone, una donna e un uomo entrarono frettolosi in ascensore, tutti sembravano creature magiche tramutate ma la donna aveva i capelli rossi e le lentiggini e aveva i vestiti da strega, in mano una bacchetta, era veramente una strega! Pensò Hanna che sentì quella donna come un’ amica, perché doveva avere più o meno quindici anni e bella e snella come era faceva un figurone, minigonna nera e maglia scollata sul seno viola, l’orso parve essere anch’esso attratto da quella donna poiché si mise a sbavare con la lingua di fuori come un cane e accortosene smise subito. La ragazzina, aveva anche una valigia di pelle di drago verde. Quando entrò fece un gran sorriso coi suoi denti bianchissimi e si appoggiò al vetro che era attaccato da una parte dell’ascensore. Hanna provò un forte senso di amicizia, quella donna era piuttosto uguale a lei a parte l’età. Uno dei due uomini aveva una scheda piena zeppa di documenti. L’altro aveva baffi marroni e capelli corti marroni. Nell’ascensore erano in sette, quella donna, i due uomini, Hanna e Rodolfus una donna che era entrata nel piano B e un uomo entrato nel piano C evidentemente animali anche l’oro perché gli ani – umani, portavano gli stessi vestiti ma di colori diversi. Poi l’ascensore si fermò al piano H e la voce stridula annunciò: Sala presidenti di scuole Sala presidenti di villaggi Sala presidenti di hotel A Hanna dispiaceva lasciare la bella donna di capelli rossi e lo dimostrò anche Rodolfus uggiolando tristemente quando nessuno passava nel corridoio. Il corridoio era di pietra bianca con al centro un disegno di un cerchio nero con un orso e tante sagome oro. Il corridoio aveva i muri bianchi pieni zeppi di quadri dei vecchi presidenti del ministero. Perché prima di Nebul ce n’erano stati molti altri. Lungo il muro c’erano tante porte, Rodolfus superò a passo svelto il corridoio poiché aveva ritardato di un ora il suo lavoro, il corridoio virò a destra e poi alla fine di quel corridoio ci fu una rampa di scale a chiocciola oro. Poi Rodolfus corse velocissimo su per le scale e le scale finirono in un altro corridoio con un tappeto rosso e del resto la stanza era uguale al primo corridoio. Superarono sei porte e alla settima a destra c’era una porta d’oro con su un quadro col disegno di una donna bionda vestita di scialli bianche, era di sicuro Hanna la cerva bianca. 13 Capitolo: La lezione di Hanna Rodolfus spinse Hanna dentro la stanza e nemmeno il tempo di girarsi che Rodolfus era corso via al suo ufficio. Hanna entrò e vide un enorme stanza, era col muro di un colore bianco pieno di quadri che si muovevano e stavano sonnecchiando, di fronte alla porta c’era un tavolo con la signora Calì la cerva. Era seduta sul tavolo di legno di ciliegio quindi era rosso e la sedia era chintz con il cuscinetto rosso con disegnini che si muovevano, a un angolo della stanza c’era uno specchio rettangolare e al centro della stanza un tavolo di legno oro con quattro sedie di chintz e al centro un vaso con tre fiori bellissimi di una grandezza che ci stavano a stento dentro in tre, una lavagna in un angolo. La donna alzò gli occhi con gli occhiali da vista, dietro di lei c’era una finestra che mostrava il parco e tutta la gente affollata che camminava nella strada. La donna si alzò e disse: << benvenuta Hanna, spero che la mia stanza ti piaccia. Ti aspettavo. Ho portato il quadernino dei tuoi incantesimi per adesso solo dell’acqua. Oggi ti farò leggere due capitoli di un libro che ho comprato apposta per te. Eccoti tutti gli ingredienti che ti serviranno e lì c’è il vaso di rane e pesci che ti servono con un coltellino e questo tovagliolo, oltre che questo calamaio e questa piuma con pennino con tre vasetti di inchiostro, rosso, verde e viola. Accomodati >> Calì, la donna, camminò verso il tavolo in mezzo alla sala, scostò una sedia, Hanna la ragazza si sedette sulla sedia scostata da Calì, la donna corse alla sua cattedra si mise dietro la cattedra e ne prese due libri, un quaderno, un coltello e un’ acquario. Li portò velocemente al tavolo dov’era seduta Hanna e a destra vi posò l’acquario, un libro e il quadernino, un libro uguale lo mise nella sedia di fronte a Hanna. Il tovagliolo messo sul tavolo dalla parte di Hanna e Calì iniziò: apri il libro e vai al capitolo uno pag. 5. . . dimenticavo, domenica, sabato, mercoledì e giovedì sono libera. Domenica si fa incantesimi e per questo ci sono quattro libri, sabato ti mostrerò in giardino le creature magiche con un libro ma anche dal vivo, mercoledì che è oggi e ho poco lavoro, ti do questo libro di pozioni e iniziamo pozione, giovedì giardinaggio. >> << 14 Capitolo: la lezione Hanna aprì il libro e lesse: 1capitolo: Pozione di avvelenamento: 1) cosa da fare è: tagliare un ala di pipistrello che deve essere lunga trenta cm 2) mettere nel calderone e aggiungere 1 tentacolo di Opnofilla 3) prendere una rana / rospo, tagliarli una zampa e mettere il tutto nel calderone. 4) Prendere un pesce rosso, tagliarli la testa e un pesce argento tagliandoli 1 pinna 5) Prendere un unghia di vampiro di colore blu e mettere nel calderone 6) Mettere nel calderone il tutto e aggiungerci succo di Burbilla 7) Cuocere per due minuti a fuoco lento caldo 100. gradi 8) Mescolare dopo un minuto facendo due giri dalla parte destra 9) Mescolarlo alla fine in senso orario per una volta La pozione era finita. Nel disegno sul libro, sarebbero comparse nella cottura bollicine verdi, poi il suo colore diveniva trasparente e, dava l’aria di vischioso. Hanna iniziò. Aveva il calderone sotto la sua sedia. Gli ingredienti sul tovagliolo. Il fornello col fuoco acceso era comparso di botto e scoppiettava. Calì si era messa di nuovo a leggere le sue cose e Hanna iniziò a preparare: prese tristemente il pipistrello morto sul tovagliolo, prese il coltellino, prese un righello e contò centimetro per centimetro. Con disgusto tagliò l’ala del pipistrello prima che ci vomitasse sopra. Ne uscì un fiotto di sangue che tinse il tovagliolo di rosso. Era vomitevole. Hanna buttò l’ala nel calderone sotto la sua sedia. Il calderone si tinse di sangue. Hanna rilesse la seconda cosa che doveva fare, poi vedendo il nome Opnofilla non capì che cos’era. Alzò gli occhi e domandò: << professoressa Calì, che cos’è l’Opnofilla? >> Calì alzò gli occhi. Si alzò e andò verso Hanna sorridendo. Indicò una pianta alla destra dell’acquario sul tavolo di Hanna, grossa grigiastra, era una palla grigia con dei tentacoli come radici che però erano viola. I tentacoli si contorcevano e la pianta emetteva un – ueeh! – assordante. Calì si avvicinò alla pianta e rivolta a Hanna disse: << questa pianta spruzza una sostanza gialla che fa venire i foruncoli. Bisogna prenderla per la testa che è la palla grigia. Per tagliare attenta alla sostanza! Prendila dalla testa, tienila in verticale e tagliale i tentacoli. Poi prendine uno. >>. Hanna prese l’Opnofilla in verticale e le tagliò i tentacoli ma uno schizzo partì diritto verso il muro e lo sporcò di giallo. La professoressa pronuncio – Licius – e il giallo scomparve. La pianta quando Hanna le tagliò i tentacoli morì. Hanna mise un tentacolo nel calderone e continuò leggendo che cosa doveva fare per terzo, mentre Calì tornava nella sua cattedra a leggere delle carte. Hanna vide il vaso, spostò il pipistrello e l’Opnofilla e prese il piccolo acquario cui giravano rane e pesci. Hanna mise il braccio nell’acquario e afferrò una rana. La mise sul tovagliolo e con enorme disgusto le tagliò una zampa e la mise nel calderone, mentre la rana nell’acquario. Poi toccò a un pesciolino rosso. Hanna lo afferrò per la coda e lo mise sul tovagliolo tagliandogli la testa e buttandola nel calderone. Afferrò un pesce argento e col coltellino gli tagliò una pinna. Davanti a Hanna c’erano tante unghie di vari colori e affilatissime. Hanna prese quella blu e la mise nel calderone. Leggendo l’altra regola domandò a Calì: << cos’è il succo di Brbilla? >> Calì si alzò e andò verso Hanna. Prese una pianta verde vicino all’acquario, e disse: << basta strizzarla e ne uscirà un liquido. Si strizzà per l’imbuto, il liquido esce dal buco >>. Hanna afferrò la pianta a forma di imbuto chiuso. Un calice fino, fino per poi ingrandirsi e diventare rotondo in fondo cui c’era un buco. Hanna lo strizzò dalla parte fina dentro il pentolone e un liquido arancione gocciolò dal buco in fondo, nel calderone. Poi prese il calderone e lo portò ai fornelli. Mise il fuoco a 100. gradi e lasciò lì il calderone. Tornò al tavolo. Mancavano dieci secondi per mescolare. Prese un cucchiaio nero. Corse al pentolone e quando fu un minuto Hanna mescolò due volte verso destra. Poi tornò al tavolo, passarono due minuti. Hanna tornò dal calderone e mescolò una volta in senso antiorario. Però non finì il cerchio e le bollicine che ne uscirono azzurre e il liquido dentro gassoso. Allora Calì si alzò e disse: << non ai finito di mescolare completando il cerchio in movimento antiorario. Quindi rifallo: Lich > > . Il pentolone tornò vuoto e Hanna dovette rifarlo, per la seconda volta, ci riuscì e imparò la ricetta a memoria. Passati due minuti infatti le bollicine erano verdi e la sostanza vischiosa. Calì prese una provetta. Ci versò il liquido di Hanna. Tappò la provetta e con un sorriso se lo mise in tasca. Poi gli animali usati scomparvero e il tovagliolo tornò bianco. Calì si alzò e disse: << Molto bene. Molto bene. Ti do un compito: studia a memoria la ricetta e scrivila su questo quadernino: Ramach >> e ne comparve un quadernino azzurro. Hanna lo prese, sorrise guardò Calì e Calì continuò: << adesso è ora di mangiare. Andiamo in sala centro per mangiare >> 15 Capitolo: sangue Hanna seguì Calì per corridoi e scalette e arrivarono a una sala dove mangiavano tutti quelli di quel piano. Dopo mangiato Hanna e Calì tornarono nel loro ufficio e fino alle sei lavoravano mentre Hanna faceva i compiti per il prossimo mercoledì. Quando finì il lavoro, Hanna e Calì uscirono dal loro ufficio. Hanna seguì Calì per il corridoio. Lei non tornava all’ascensore. Ma continuava il corridoio. Camminò superando cinque porte. Poi lì c’era una porta oro con le scritte: Ufficio didattico di Vita Crisalumi preside della Grande Famiglia Calì aprì la porta. Entrò nella più bella sala che Hanna avesse mai visto. Aveva un’enorme finestra dietro una cattedra di vetro, un enorme terrazzo con vista spettacolare pieno di piante. Il muro era bianco con una striscia di tanti disegni oro di animali magici che si muovevano. In cima alla striscia tanti quadri che confabulavano tra l’oro a bassa voce. Al centro una poltrona tigrata fatta di pelo di non sa che cosa. Sulla cattedra di vetro un vaso con un bellissimo fiore. In un angolo c’era una gabbia d’oro aperta con dentro un bellissimo uccello. Più bello dell’uccello della Valle Carrì. Era grande quanto una colibrì. Una coda lunghissima di due penne d’oro spuntava dalla gabbia. L’uccello era tutto oro. Un becco dritto e lungo. Una testina con un ciuffo a mo di fenice. Due ali con le piume brillantissime. Non poteva essere adulto perché di solito è più grande. Aveva la testa sotto l’ala e dormiva beata. Calì entrando svegliò l’uccello d’oro che mostrò due enormi occhi azzurri. Vita non c’era nella stanza . . . dov’era? Pensò Hanna. Calì si diresse verso la cattedra cui dietro c’era una sedia di chintz. Sulla sedia c’era una grossa macchia blu, liquida Calì strillò. Il sangue degli animali magici era . . . blu. L’urlo di Calì arrivò fino al piano D. subito quelli del corridoio H vennero nella stanza di Vita. Calì singhiozzava forte. L’uccello d’oro volò fuori della gabbia. Volò sopra la folla che era entrata e si posò sulla sedia insanguinata. Dai suoi occhioni ne uscì una grossa lacrima e poi si rizzò dritta. Si attaccò alla spalla di Hanna e la tirò. Hanna nel primo momento non capiva. Poi capì. Smise di piangere e gridò rincorrendo l’uccello per il corridoio: << quest’uccello sa dov’è Vita . . . venite! >> Una folla di gente si mise a correre dietro Hanna e Hanna dietro l’uccello. Richiamò alla fine del corridoio un ascensore. Mentre Hanna aspettava, la folla la raggiungeva e quando arrivò l’ascensore ne scesero Rodolfus, quella bella signorina dai capelli rossi e una flottiglia tra giornalisti, sindaci, presidenti e anche Nebul. L’ascensore era abbastanza grande per tutti. La folla entrò in ascensore un mago si prese la briga di raccontare cos’era successo. Mentre tutti si disperavano. L’ uccello volteggiava sulla testa di tutti. Calì singhiozzava e c’erano molti amici e migliori amici di Vita che quando la vocetta stridula si fermava a ogni piano risalendo. Qualche persona si prendeva la briga di dare botte all’ascensore. Arrivati al piano A l’uccello volò fuori dall’ascensore. La flotta di maghi venne fermata a metà da un mago che faceva passare i lavoratori per assicurarsi che non fossero ladri ma Nebul disse: << non c’è tempo. Spiegherò più tardi >> 16 Capitolo: la guarigione La flotta correva e uscì dall’ufficio in mezzo alla strada sempre seguendo l’uccello che si fermò in un boschetto vicino l’ufficio su una roccia. L’uccello fece un verso bellissimo e Calì corse alla roccia. Dietro giaceva il corpo inanimato di Vita che sanguinava dalla schiena con gli occhi chiusi. Era ancora in forma uomo. Vestito di tutto punto d’oro. Calì strillò e si inginocchio a fianco al corpo di Vita. Hanna sentì bruciare gli occhi e grosse calde lacrime le uscirono dagli occhi. L’uccello si posò sulla schiena di Vita e iniziò a piangere. Le sue lacrime vennero risucchiate dal sangue. Il buco nella schiena si richiuse. Il sangue non usciva più caldo e blu ma in compenso il corpo di Vita iniziò a respirare lentamente. La folla era a bocca spalancata. Una giornalista con il suo fotografo scriveva su una pergamena con una penna verde che scriveva senza muoverla. Il fotografo a volte scattava foto e le dava alla giornalista. Tutta la folla piangeva ma non si capiva se fossero lacrime di gioia o di tristezza. Nebul, era inginocchiato sull’erba vicino a Vita e non gl’importava se si sporcasse. La signorina bellissima dai capelli rossi sorrideva anche se grosse lacrime le cadevano dagli occhi. Ancora con la bacchetta in mano. Tanta gente era uscita dal’ufficio ancora con varie carte in mano. I maghi e le streghe con le bacchette sorridevano tutti. Dietro della folla nessuno si accorse che c’era un uomo straniero che guardava torvo la folla con un pugnale in mano. L’uccello si posò sulla spalla di Hanna che contenta lo accarezzò. Calì abbracciava suo marito asciugandosi gli occhi e Nebul ruppe il silenzio dicendo: è male tenerlo ancora qua professoressa Calì. Potrebbe veramente morire se non lo mandiamo al più presto da un dotttore >> Calì accennò e un mago fece comparire una barella aiutando un signore a caricarvi il corpo di Vita Crisalumi che oltre a respirare, non dava segni di vita. Una signora pronunciò – Aiuto ci vuole una mano con la A – e dal nulla comparve un bus vuoto con al posto i sedili, i lettini. C’era scritto Ambulanza. Nebul e la sua guardia del corpo si sedettero su un letto. I due signori posarono delicatamente il corpo su un lettino. La folla se ne era andata e non era salita. Era salita solo Calì, Hanna, Vita, Nebul, la sua guardia del corpo, Rodolfus e stranamente la bellissima giovinetta dai capelli rossi incontrata in ascensore con Rodolfus Omigru e Hanna. Hanna aveva ancora sulla spalla l’uccellino d’oro che ben presto si posò in grembo a Hanna come un gatto. E Hanna le accarezzò la cresta. << 17 Capitolo: in ospedale In ambulanza, nel bel mezzo del viaggio. Arrivò un dottore a visitare Vita. Lo tastò e lo controllo ma infine disse: << gira la rotta Bill, non dal medico. In ospedale via battenti n. 1 >>. L’ambulanza virò e andò a destra. Il dottore per tutto il viaggio stette vicino a Vita che da umano aveva una lunga barba bianca, i capelli bianchi e la faccia più buona e comprensiva del mondo. Il bus attraversò una casa di boa alati, Via Street, Via Minigum e girò a destra su una strada affollata. Per poi arrivare alla banca Unisol, girare a destra passando di fronte a una casa specialista per far nascere creature magiche o maghi, sorpassare un negozio di piante bellissime per poi arrivare a una statua di donna oro con dietro di lei una di cinque gradini in marmo bianco. L’ambulanza si fermò e la guardia di Nebul e il dottore caricarono Vita sulla barella. Dopo di loro uscirono Nebul, Calì, Hanna con l’uccello e la ragazza dai capelli rossi. Il dottore li salutò e anche il guidatore che poi scomparve insieme all’ambulanza. La guardia di Nebul non poteva tirare la barella per le scale e perciò disse: << Vorum >> E alla barella gli crebbero le ali e volò superando le scale mentre gli altri le salivano. La barella superò le scale e le ali scomparvero. Calì spinse la barella con le ruote fino alla porta di vetro. Lì entrarono e tanti medici accorsero. Traslocarono Vita nella loro barella e uno chiese: << come si chiama? >> Calì rispose: << Vita Crisalumi >> E il dottore replicò scrivendo in una tavoletta il nome del paziente: il famoso e celebre Vita Crislumi . . . hoo! C’è anche il ministro e . . . che non mi venga un colpo. Lei è la profezia! >> urlò il dottore guardando Hanna che arrossì e Calì rispose velocemente: << . . . sì, sì. Comunque, io stavo andando nel suo ufficio quando non c’era e ho trovato il suo sangue sulla sedia. L’uccello di Vita. Ci ha indicato dov’era Vita, nel bosco. Abbiamo trovato Vita … sigh … sigh, mi scusi, sono brutti pensieri. Comunque abbiamo trovato Vita che sanguinava dalla schiena e non respirava. L’uccello è magico. Quindi le sue lacrime hanno bloccato l’emorragia e… sigh, ha iniziato a respirare! >> A Calì ci volle uno sforzo sovrumano per non tornar a piangere. Ma poi cedette e la ragazzina dai capelli rossi cinse col braccio Calì sussurrando: << dai mamma non piangere… sta bene, è tutto a posto >> Lo stomaco di Hanna saltò in aria e per poco non gli venne la nausea… aveva detto mamma! Quindi l’idolo di Hanna era la figlia di Vita e Calì e per di più una strega!. Poi Hanna tornò felice pensando che avrebbe potuto vedere la figlia di Vita quando voleva allora. Hanna si tenne le emozioni per se ma non si rese conto di essere sbiancata fino a che fra una lacrima e l’altra Calì domandò a Hanna: << stai bene? Sei molto pallida >> Hanna si affrettò a rispondere con una voce normale prima che Calì potesse pensare che stava male e disse: << em… sì direi… sì >> ma il tono della sua voce era strano ma convinse lo stesso Calì. Nebul poi iniziò a dire: << … mi dispiace, perdonatemi ma sono in ritardo per il lavoro. Ho delle carte da firmare su… salutami Vita e… arrivederci! >> E se la squagliò in un batter d’occhio. Cosa strana perché il lavoro era finito. La ragazza da i capelli rossi aveva abbracciato la madre e aveva detto poi Voli e scomparve. << 18 Capitolo:l’attacco di notte Calì, Hanna e l’uccello erano tornate da sole a casa, pronunziando – aiuto, ci vuole una mano con la B – ed era comparso un bus che li aveva portati a casa. Si tramutarono Calì in cerva mentre Hanna rimase umana. Con ancora l’uccello. Che sistemò nella sua conca poi chiese a Calì cosa mangiava e lei rispose: << Crumi… che è un frutto oro, ne basta uno al giorno. Ne ho molto qui tieni >> E Fatto comparire in mano un piccolo frutto oro peloso, lo diede a Hanna che prima di chiedere il sesso dell’uccello e la razza la cerva era già sparita. Lo diede all’uccello che si impetì e schiaccio il frutto col becco. Quella sera regnava una tristezza e un silenzio tenebroso… troppo silenzio. Hanna si era appena addormentata quando sentì uno scricchiolio che proveniva dalla conca per entrare. Che strano la porticina era stata chiusa a chiave. A un certo punto Hanna sentì che l’uccello volava e si posava sulla spalla. Che strano era all’incontrario. Dietro di lei sentì una mano che le ficcava grossi artigli sulla spalla e l’uccello beccò la mano che si ritrasse. Dietro di Hanna vi era una faccia brutta di donna sconosciuta piena di graffi. Gli usciva il sangue dalla bocca e girò la testa. La donna mostrò i denti, una fila di denti gialli, storti senza i due canini. Gli incisivi erano enormi, affilati e arrivavano fino al collo. La donna cadde a terra e si sdraiò urlando. Dietro la conca apparve Calì spaventata. Hanna per proteggersi disse ad alta voce: << crumor >> e una barriera avvolse Hanna. La donna fece una specie di ponte e avanzò verso Hanna strascicando i suoi luridi vestiti poi Hanna sentì le parole salirle da sole alla bocca: << Mordegri! Scialemi! Imusurì! >> Al primo incantesimo la testa della donna si staccò, ma il corpo continuava ad andare avanti. Il secondo incantesimo la donna si era gonfiata e stava per scoppiare quando… il terzo incantesimo faceva morire e il corpo era morto. La testa no ma non poteva far molto. Calì corse da Hanna, la sua spalla sanguinava. L’uccello pianse sulla spalla di Hanna e quella guarì. Calì afferrò la testa e domandò: << chi ti manda a uccidere lei! >> e indicò Hanna, molto spaventata. La testa non parlò allora Calì corse in una conca e tornò con una boccetta di pozione rossa con su scritto: POZIONE DELLA VERITA Calì ne versò una goccia nella bocca della testa della donna e ridomandò: << chi ti manda? >> Subito la testa iniziò a parlare dicendo: << Morte il mio padrone demone >> Calì continuò: << ci scommettevo. Dove si trova il tuo padrone? >> La testa continuò: << nella Caverna Nera. Che si trova in una casa dentro il fiume Gildy. E quell’idiota di Vita, Calì e Angelina, non lo sanno >> Calì continuò facendo finta di niente alla parolaccia data a loro dalla testa. Poi lei continuò imperterrita mentre Hanna si domandava chi fosse Angelina: << cosa fa Morte? E chi è che ha ucciso Vita? >> La voce strascicata continuò: << prepara un esercito di animali magici, maghi e streghe per fiondarli sulla banca e dal caro e rimbecillito ministro che ha paura. Morte ha mandato un mago di nome Jilian James che lavora al ministero. Piano L. quegl’idioti non sanno che Morte stasera manda Jim e Jei a uccidere per l’ultima volta e, finalmente il famoso stronzo di Vita >> Calì sbiancò e domandò: << a che ora? >> La testa rispose: << alle una e mezza di notte così che nessun imbecille ci intralci il lavoro, dalla finestra >> Calì attaccò la testa al muro con una pozione per non farla scappare e si tramutò di nuovo in donna. Uscì dalla conca insieme a Hanna e l’uccello. Poi Calì disse – aiuto, mi serve una mano con la B – e dal nulla comparve un bus bianco. 19 Capitolo: il salvataggio Calì salì sul bus con Hanna e l’uccello. Il bus ci mise una mezzora per arrivare al ministero. Quando sbarcò Calì e Hanna corsero sui gradini del ministero. Calì corse per il corridoio. A Hanna spiegò velocemente: << vai in ascensore, piano D, c’è un corridoio lungo, tu supera dieci porte dalla parte destra. Nella undicesima porta ci dovrebbe esser scritto Angelina James. Scrittrice e giornalista famosa. Aprila e dì: sua madre è andata a chiamare il ministro e portala qua io vi raggiungerò >> Hanna corse dritta sulle scale. Aspettò l’ascensore, un paio di persone guardavano curiose Hanna e l’uccello d’oro e, Hanna non vide l’ora di arrivare per non avere più quegli sguardi. Quando l’ ascensore si fermò finalmente al piano D, Hanna corse per il corridoio e arrivò alla decima porta a destra. Si fermò lì ansimando per un po’ poi si fece coraggio e entrò. Trovò sulla cattedra la bellissima signorina dai capelli rossi. La figlia di Vita e ora sapeva anche come si chiamava. Si appoggiò alla porta e una voce bellissima da angelo chiese: << si è persa signorina? >> Hanna sospirò e iniziò a parlare ansimando: << vieni, tua madre ti cerca… sì Calì. È un affare importante riguarda tuo padre >> Hanna si era scordata cosa doveva dire. Angelina si alzò, prese la bacchetta e seguì Hanna fino all’ascensore che stava salendo. Angelina non fece domande ma seguì Hanna fino al piano A dove aspettarono Calì che ben presto sbucò dalla porta con Nebul, dieci guardie del corpo, Rodolfus e un signore con una bachetta che doveva essere un mago. Nebul raccontò la storia brevemente ad Angelina che si mise a correre veloce. Fuori dall’ufficio Nebul disse – aiuto, mi serve una mano con la B – e un bus sfrecciò davanti a loro. Il bus li portò all’ospedale dove entrarono dalla porta di vetro e domandarono a un medico in coro: << vogliamo vedere il paziente Vita Crisalumi >> E il ministro continuò: << ho dato il permesso di restare tutta la notte da Vita insieme a questi amici >> << bene ministro >> si affrettò a dire il medico accompagnandoli al 4 piano alla porta di Vita. Calì entrò per prima. In una stanza bianca su un letto giaceva Vita, aveva la faccia colorita e respirava normalmente. La finestra era alla sua sinistra. Vita sembrava un grande padre addormentato. Fecero un piano. Chiudevano una finestra a destra con un incantesimo per non farla aprire e lasciavano aperta la sinistra. Vicino alla finestra di sinistra, c’erano due tende. Angelina e Nebul si sarebbero messi dietro le tende. Avrebbero fatto portare Vita in un’altra stanza con le nove guardie a parte una che avrebbe fatto il finto Vita nel letto. Il mago sconosciuto sarebbe stato sotto il letto con la bacchetta puntata. Chiamarono un dottore che per ordine del ministro portò Vita in una stanza senza finestre, spenta con le nove guardie a capo del letto, l’uccello d’oro e Hanna. A luna di notte i medici se ne andarono e nessuno si aggirò più per l’ospedale. Nella camera, Calì si apposto dietro un quadro facendo l’incantesimo rimpicciolente. A un certo punto la finestra si aprì. Ne entrò un uomo con la barba. Quello che aveva già ucciso Vita. Poi aiutò un altro uomo a entrare sembravano Jim e Jei. Nebul, Angelina, Calì e il mago sconosciuto sussurarono – Drabulv – e dalle bacchette ne uscirono fiamme rosse e i due venivano legati da manette alle mani e ai piedi. Uscirono tutti fuori dai loro nascondini e arrestarono entrambi. Nebul alzò Jei e intanto nella stanza entrò di corsa Hanna, e non si perse Angelina che trascinava Jim sul letto e lui disse: << Angelina… tesoro… liberami. Non mi riconosci io sono il tuo caro vecchio marito, ricordi vero le nostre nozze? >> Tutti si presero un colpo tranne Calì. Hanna ragionò pensando – in effetti Calì mi ha detto un altro cognome non quello di suo padre e la testa aveva detto Jim James. Mentre pensava vide con orrore che Jim si avvicinava ad Angelina che era seduta, poi… la baciò. Protese le labbra e la baciò. Angelina colta di sorpresa gli diede un sonoro ceffone e lui si allontanò facendo una smorfia di dolore. Hanna, Calì, Nebul, la guardia che faceva finta di essere Vita, il mago, tutti molto sorpresi. Angelina era rossa in viso come i suoi capelli, per un attimo rimasero tutti a bocca aperta perfino il compare di Jim che è Jei. Poi la guardia si alzò dal letto. Prese Jim che era furente di rabbia che non poteva ridare il ceffone ad Angelina. 20 Capitolo: Vita si risveglia Portarono i prigionieri in una sala dottori vuota. Chiusero tutte le finestre con un incantesimo non infrangibili e aspettarono. Vita si risvegliò alle tre del giorno dopo e trovò tutti, Nebul, la sua guardia del corpo, le nove guardie, il mago, Angelina, Calì, Jim e Jei. E subito si spaventò. E allora la moglie prese la briga di spiegargli da quando era entrata nell’ufficio di Vita trovando la macchia di sangue fino a lì. Vita non riuscì ad alzarsi. Era diventato paonazzo per la storia della figlia e Jim e, adesso veniva a sapere che mentre gli altri rischiavano la vita per lui, lui era rimasto sempre nel lettino a dormire?. Poi quando Jim si avvicinò di poco a Vita, lui le diede un ceffone in viso e furente Jim iniziò a urlare. Il mago con la bacchetta, la fece roteare e la puntò sulla bocca di lui dicendo - mutantis – una mano invisibile tappò la bocca a Jim e Jei e loro non riuscirono a parlare. Vita riuscì ad alzarsi e abbracciò la moglie fra le lacrime, poi abbracciò Hanna e le disse: << quell’uccellino, l’avevo preso per te, è una pulcina ma crescerà quanto un merlo e, è immortale, la sua razza è delle Isole Iburn, è rarissima, è una femmina, come la vuoi chiamare? >> Hanna iniziò a pensare e poi disse: << la chiamerò… Niri >> Tutti applaudirono e Niri sorvolò le teste di tutti cinguettando felicemente per poi posarsi sulla spalla di Hanna. Vita fece un cenno del capo a Nebul e trasse a se Angelina che con portamento da ballerina si avvicinò al padre e lo abbracciò. Calì sorrise e da una porta entrò una giornalista col suo fotografo facendo una foto e dicendo: << ho assistito a tutto diventando invisibile! Finirà tutto in prima pagina. Vi interrogherò signor Nebul e anche al professor Vita >> La giornalista uscì dalla stanza afferrando per il braccio il ministro che dovette seguire la giornalista ed essere interrogato. In tanto, Hanna accarezzava Niri che era posata sulla sua spalla. Le guardie del corpo del ministro, lo seguirono nell’altra stanza. Nella stanza con Vita erano rimasti: Calì, Angelina, Hanna con Niri e stranamente il mago sconosciuto. Vestito un po’ da Merlino, vestito lungo blu a stelle gialle, cappello uguale e barba bianca. Che era ancora scioccato del bacio tra Angelina e Jim. Poi, fece un modesto inchino a Vita e si sedette sul letto vicino a lui e si mise a confabulare un progetto sotto voce, di modo che solo Vita potesse sentirlo. Mentre tutti aspettavano che l’ospedale si riaprisse, sentirono un urlo in una stanza a fianco. Tutti, compreso Nebul, erano entrati nella stanza di Vita, per poi fiondarsi nella stanza dove avevano sentito l’urlo. Entrarono in una stanza con una finestra, illuminata dalla luna tonda. Nella stanza c’erano tre letti a baldacchino. L’urlo proveniva da una stanza a fianco. Chiusa a chiave e buia. L’urlo si tramutò in un ruggito e un ululato da lupo e sentirono come delle unghie che graffiavano la porta. Poi la porta si bucò e dal buco sopra ne emerse un’enorme testa pelosa… 21 Capitolo: il paziente inguaribile … la testa era enorme, pelosa e marrone, la faccia di un lupo che schioccava minaccioso la mascella e mostrava i denti gialli. Tutti erano in panico. Due guardie erano rimaste immobili. Con i prigionieri legati e le manette nelle loro braccia. Scapparono via e uscirono dalla stanza chiudendo i prigionieri in una stanza chiusa a chiave ma con una finestra aperta. Le guardie tornarono di corsa nella sala. La bestia era un lupo mannaro. Testa di lupo, corpo muscoloso marrone, con una pelliccia marrone che lo ricopriva. Il lupo veniva verso di loro e Vita che finalmente riuscì ad alzarsi dal letto corse nella stanza del lupo mannaro e fu l’unico a pronunciare senza panico – Legilimentus, Legilimentus – e il lupo si accasciò a terra uggiolando di dolore. Perché Vita gli aveva mandato un incantesimo che atterrò il lupo mannaro e lo ferì ma senza lividi. Il lupo mannaro si rialzò, ancora più infuriato e corse verso di loro, tutti arretrarono e facendosi coraggiosi pronunciarono, chi con le bacchette puntate, chi con le parole un incantesimo – Umucicrus, Biulugis, Sorimur, Birmilung, Legilimentus, Licru, Dilifonti, Limufragheri… - eccetera. E scintille di tutti i colori andarono contro il lupo. Il lupo mannaro, si fermò e il muso gli iniziò a sanguinare. Un occhio si chiuse e diventò nero. I peli del lupo caddero, il lupo si accasciò a terra uggiolando e poi svenne. La luna se ne andò e il lupo tornò umano, ma pieno di ferite. Vita pronunciò – Guarismus - e il corpo umano guarì. Il mago disse: << che paziente! >> e ripulì la sua bacchetta * Intanto nella sala dove le due guardie avevano lasciato Jim e Jei, loro, non potevano fare incantesimi perché avevano la bocca tappata. La finestra era aperta, loro fecero un gesto con le mani legate e dalla finestra si affacciò una testa grigia scheletrica, la faccia schiacciata. Il naso ne mancava una metà, gli occhi erano gialli e a mandorla, senza pupille. Incantatori e con lunghe vene rosse che lo attraversavano. Senza capelli. Vestito di un mantello nero su una scopa. Afferrò mestamente i due incatenati, con le sue lunghissime dita bianche borbottando fra se ma ad alta voce in modo che Jim e Jei potessero sentire, con una voce fredda e inespressiva: << che idioti! Liberamus >> e le manette che tenevano legati i due si aprirono e caddero giù. Poi, i due cavalcarono la scopa e volarono via. * Due guardie, presero l’uomo e lo riportarono nella sua stanza e con un incantesimo, la porta si sistemò e tornò a essere più dura di prima. Altre due guardie, andarono nella stanza dove avevano lasciato i prigionieri. Aprirono la porta e sbiancarono. La finestra era aperta e Jim e Jei non c’erano più. Tornarono da Nebul con le mani vuote dicendo: << bè… s - sono… scap - scappati… s - signore p - per la f - finestra… ci dispiace! >> e si prostrarono ai piedi del ministro che, divenne rosso di rabbia e, si stava per mettere a strillare quando Vita parlò: << non punire come fa l’oscuro, non ci potevano fare niente, loro sono cori da noi per aiutarci >> Nebul parve molto offeso quando Vita gli disse che si comportava come l’oscuro. Ma non urlò, ma non risparmiò un’occhiataccia alle guardie che grondavano sudore per lo spavento 22 Capitolo: la punizione di Jei e Jim Imbecilli! Come avete fatto a farvi catturare!? Per colpa vostra il mio piano è andato a rotoli Dolch >> Morte camminava avanti e indietro per la sala di un castello grigio, con varie candele che illuminavano poco e tante persone incappucciate di mantelli grigi, ridevano perché Morte puntò il dito contro Jim e Jei e dicendo “ Dolch ”, loro vennero colpiti da un dolore enorme e si contorsero, si piegarono in ginocchio e chiesero insieme ripetutamente un “ pietà ” sincero. Morte urlò, puntando un dito anoressico, grigio contro i due: << zitti! Basta! Aromir >> E i due smisero di contorcersi, gli uomini incappucciati smisero di ridere e s’inginocchiarono abbassando il capo. Jim e Jei si misero fra gli uomini incappucciati a cerchio e s’inchinarono anch’essi. Al centro del cerchio di uomini incappucciati, c’era un trono intersecato di diamanti ( unica cosa luminosa nella stanza ). Morte si sedette sul trono con bacchetta in mano dicendo: << Jessica Run, sei stata molto brava a uscire dalla prigione. Morte è buono e generoso, quindi vieni qua e ascolta >> Una figura incappucciata uscì dal gruppo e andò verso il trono. Davanti a Morte e s’inchinò. Lui continuò: << te la meriti la condanna in prigione! Brutta sudicia idiota, Morte odia chi non fa il suo piano per bene. Non ti punirò perché sei stata brava a scappare di prigione, ma se non farai i miei piani come ti dico… farai i conti con me! >> << Jessica sorrise sotto il mantello e tornò al cerchio di uomini incappucciati. Morte ne chiamò uno per uno, ma certi non vennero, perché o erano morti o erano in prigione. A un certo punto chiamò l’ultima donna incappucciata dicendo: << molto brava Atini, sei la mia preferita. Ho sentito cos’hai detto per tua discolpa e non mi ai tradito. Complimenti, pochi non mi hanno tradito. Meriti la mia stima. Ma non voglio una donna che fa ciò che dico, ne voglio una che non obbedisce, anche se sei carina >> Atini rispose: << grazie mio signore, lei è troppo buono >> e tornò fra il cerchio di uomini col cappuccio. A un certo punto nel corridoio si sentì un rumore e la testa di donna decapitata da Hanna entrò producendo grosse macchie di sangue. Morte era arrabbiatissimo, alzò la bacchetta e urlò alla testa: << traditrice, tu ai detto di Vita, tu! E dov’è il tuo corpo?. . . Lin . . . >> << Aspettate! >> urlò la testa e continuò << mi hanno dato la pozione della verità!. . . vi prego, noo! >> Morte alzò la bacchetta e pronunziò: << Linch! >> la testa si afflosciò, era morta. Gli uomini col cappuccio rabbrividirono e Morte continuò: << Jim! Jei! Pulite il sangue >> Due uomini incappucciati si alzarono con le bacchette ma Morte disse: << no, no, si fa con le mani, così è la vostra punizione! Datemi le bacchette forza! >> Con riluttanza Jim e Jei andarono verso il trono e diedero le loro bacchette a Morte che le spezzò. E a Jim e Jei gli uscirono due lacrime. Andarono in un’altra stanza e tornarono con un secchio d’acqua e una saponetta. 23 Capitolo: la storia dell’universo Hanna prese da parte Angelina e la tirò per il braccio in una stanza con le tende chiuse, tre letti a baldacchino con tre pazienti che dormivano. Angelina fece una faccia perplessa e in poche parole Hanna disse: << raccontami la storia della vita! >> Angelina si mise a raccontare un po’ diffidente ma iniziò sparata: << nel mondo ci sono due mondi, uno magico e uno non magico. Questa regione del mondo magico, è l’unica in cui gli animali si tramutano in umani e sanno parlare. Questo mondo è popolato anche da maghi e streghe come me. In altri paesi del mondo, il mondo magico, è solo popolato da animali fantastici che non sanno parlare e fare incantesimi e da streghe e maghi che non si tramutano in animali. Morte è l’unico capo dei morti che gira su tutto il mondo, nei mondi magici, sulla terra. Uno è al Polo Nord, uno in una città a Londra, una in Kenia, una a Parigi, dappertutto. Qui invece tu sei molto magica, non è da tutti i giorni, un’umana che non gli serve la bacchetta per fare incantesimi e si può tramutare in animale. Se vuoi sapere la mia storia, la mia nonna era una strega. Suo marito un animale fantastico che, per ordine di sua moglie e, per amore, non si tramutò in animale e prese una bacchetta anche se non ne aveva bisogno. Solo perché mia nonna non voleva un marito che era un’animale fantastico così mio nonno che era un ippogrifo, andò a vivere nel mondo magico. Ecco la mia storia. >> Hanna tornò insieme ad Angelina nella stanza dove vi era Vita e Calì. 24 Capitolo: si torna a casa L’ospedale era ancora chiuso. Vita lasciò un biglietto e i soldi che, erano diversi da quelli del nostro mondo, perché erano oro, verdi e di bronzo, con al centro il disegno di un cerchio con le ali, su un bancone ed esclamando Voli la comitiva sparì e Hanna provò per la prima volta il trasporto, pensando a dove voleva andare e si ritrovò nella sua conca, con l’uccello, dopo due secondi comparvero: Vita, Calì, Angelina e Rodolfus. Tutti si avvicinarono ad Hanna e dissero in coro: << ai finito la tua avventura, tra poco tornerai a casa! >> tutti erano tristi, Vita continuò: << ti ricordi che ti avevo detto che saresti ricomparsa nel bus che tornava a scuola?, comunque, studia per adesso i quattro libri e il diario che ti ha dato Calì, c’è un foglio con i compiti. La tua cartella, l’ho presa io quando sei caduta nel precipizio. Ti ho messo i libri in cartella e li troverai lì. Qui tornerai il giorno dopo che siano incominciate le scuole. Ricordati di noi e con i compiti in cartella, così Calì li correggerà, stammi bene! >> Uno per uno abbracciarono Hanna e quando Angelina l’abbraccio Hanna le chiese a bassa voce: << chi è nella famiglia di Vita un mago o una strega? >> Ella mi rispose: << Vita è tutt’e due, può usare sia la bacchetta o no mentre gli altri no e, mia nonna era una strega! Stammi bene Hanna! Ci rivedremo >> Nari volò sulla testa di Hanna per poi posarsi sulla spalla di Vita che era ancora un uomo e Hanna scomparve. Hanna ricomparve nel bus, vicino a Ludovica, dalla parte del finestrino e tristemente continuò la sua monotona vita senza dire niente a nessuno. Il bus arrivò presto a scuola e finalmente dopo un mese di vita nel mondo fantastico. Rivedeva i suoi genitori e il suo animale. Poi, quando Hanna fu a casa. Aprì la cartella, pronunciò: Anmariu e divenne una leonessa. Si mise a studiare Incantesimi e Creature Magiche. Con il suo gatto che le girava attorno innervosito dalla presenza di un altro animale e a un certo punto miagolò, e Hanna capì cosa diceva visto che era un felino. E il gatto diceva questo: << dov’è la mia amica Hanna... perché c’è un animale nel mio territorio? E perché nessuno mi sente miagolare? >> Hanna provò a dirgli: << sono io Hanna, mi sono tramutata in felino, non sai che avventure che ho passato! >> Il gatto domandò: << Quali? >> E Hanna iniziò a dire dal primo momento della sua folle avventura vera e, mostrando i libri con le piante, gli animali magici e le pozioni oltre a molti buffi incantesimi.