REGIONE PIEMONTE: Convegno per i Coord. Inf. Delle Unità

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REGIONE PIEMONTE: Convegno per i Coord. Inf. Delle Unità
REGIONE PIEMONTE: Convegno per i Coord. Inf. Delle Unità Operative che accolgono
bambini sottoposti a intervento di adeno/tonsillectomia
Data: 26 Settembre 2013
Sede: Aula Rossa Presidio Ospedaliero S. Anna (IV piano)
Corso Spezia n. 60, Torino
Dott. Ernestina Parente
Pedagogista, counselor e formatore alle abilità di counseling
1)Introduzione alle slides
La partecipazione attiva del soggetto sia ad azioni di carattere preventivo che di gestione della
malattia può rappresentare una determinante risorsa soprattutto nella capacità di modificare il
proprio stile di vita e prevenire le complicanze. Sovente infatti la persona deve fronteggiare le
nuove necessità dell’organismo attraverso l’adozione di cambiamenti nei comportamenti imposti
dalle terapie instaurate. La qualità della relazione tra il team curante, il paziente e i famigliari,
condiziona il livello di comprensione attiva delle informazioni che nel futuro del paziente dovranno
trasformarsi in comportamenti sia personali che dell’intero sistema famigliare. In questo contesto le
narrazioni dei pazienti possono diventare un’utile risorsa professionale per l’operatore, come
preziosa possibilità nel realizzare l’alleanza terapeutica.
Di fronte a qualsiasi evento della nostra vita la percezione del presente, del fatto vissuto e del punto
di vista assunto nell’osservare l’esperienza,ha conseguenze sia nelle aspettative del futuro, sia nella
narrazione e comprensione dei fatti del passato.
La qualità quindi delle nostre relazioni ha un elevato ruolo nella comprensione di quanto ci accade.
L’evento malattia ed in particolare l’evento chirurgico oggetto della giornata, crea per la famiglia ed
il bambino un nuovo contesto entro cui muovere e tessere relazioni, adattando e sperimentando
schemi comunicativi e relazionali adottati nella gestione quotidiana della vita.
Per meglio comprendere la complessità delle dinamiche e le possibilità di una comunicazione
professionale, intesa quale azione consapevole comunicativa, può essere utile considerare i soggetti
quali sistemi umani.
Nell’evento malattia il sistema famigliare risente di una rottura ed è alla ricerca di adeguamento e
risposte che servano per fronteggiare i nuovi obiettivi; è funzionale per la fase attraversata la nascita
di disorientamento, tensione e creazione di relazioni conflittuali.
La qualità delle informazioni ricevute e la tipologia dei comportamenti adottati dagli operatori nelle
relazioni rappresentano il fulcro dell’alleanza terapeutica.
E’ possibile individuare alcuni comportamenti di comunicazione professionale, strategica, che fa
uso di abilità di counseling quali validi elementi che completano e rendono più efficace l’abilità
tecnica del professionista.
2) Riflessioni di collegamento alla sessione pomeridiana
Durante questa mattina ho ascoltato con interesse tutte le relazioni e in alcune ho colto dei possibili
spunti che bene si legano ai temi che affrontiamo nel pomeriggio.
Provo a presentare alcune riflessioni in modo schematico
a) Il dott. Cardellino parla delle linee guide americane che ricordano il ruolo dell'
educazione
dei genitori, soprattutto in relazione al tema del dolore.
b) Il dott. Tavormina crea un collegamento tra le linee guida e il singolo caso; non sempre le
linee guida ci offrono la migliore risposta per quel singolo individuo che il medico ha di
fronte; viene suggerito di sviluppare sempre un’attenta osservazione del bambino e della
famiglia, se le dimissioni sono possibili per quel sistema, se i genitori hanno compreso
realmente la terapia e i comportamenti da adottare.
c) La dott. Carità, attraverso un filmato efficace e molto comunicativo, pone l’attenzione sulla
comprensione dell’evento chirurgico attraverso un buon esempio di comunicazione rivolta al
paziente pediatrico.
d) Emerge in modo rilevante la necessità di adeguare il linguaggio ma non di banalizzare: il
bambino non è un piccolo adulto.
e) La relazione della dott. Paglia ricorda nuovamente questa necessità di utilizzare un
linguaggio adeguato e comprensibile
f) Una domanda del dott. Lombardo, ben chiarita dal Prof. Pia, ci porta a riflettere su quanto i
luoghi comuni ( nati da indicazioni del passato) siano forti davanti a informazioni chiare e
precise; ne è un esempio il caso del ghiacciolo che in molti pazienti è una certezza
nonostante i medici sembrano sconsigliarne il consumo
g) La dott. Odetto focalizza bene il tema del sistema famigliare che è costretto a modificare
ritmi ed equilibri a causa dell’evento chirurgico; per questo la preziosa risorsa degli
operatori e del sistema ospedale risiede nel fornire un’azione di sostegno e di conoscenza.
h) Ricorda inoltre quali leggi tutelano l’infanzia che è inteso quale fase della vita con una
propria specificità.
3) Tematiche emerse durante i lavori di gruppo del pomeriggio
a) E’ difficile comunicare con i pazienti e i famigliari quando ci sono informazioni discordanti,
all’interno dell’equipe non si concorda sempre su cosa dire
b) Molto rilevante la gestione del tempo necessario e luogo adeguato per sviluppare relazioni
efficaci e soddisfacenti per l’operatore e per il paziente
c) Una difficoltà che sempre più emerge è la relazione con soggetti di cultura diversa, che
possiedono non solo un differente linguaggio ma anche una mappa informativa diversa
d) Sicuramente creano difficoltà i comportamenti aggressivi, prevenuti, arroganti
e) Molto interessante la riflessione sulla diversa percezione del tempo tra il paziente, sistema
genitori-famiglia, e l’operatore. Il mio tempo non sempre è quello dell’altro e in questa non
congruenza risiede la causa di alcuni imprevisti relazionali, malintesi comunicativi
f) Altra riflessione è la differenza che si verifica tra quanto pensano di sapere i famigliari e
quanto realmente conoscono,
g) Infine emergono alcune riflessioni sul contesto e sulla difficoltà per i pazienti di muoversi in
ambienti con nuove regole ( es. tutti hanno il camice bianco)
4) BIBLIOGRAFIA
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