XXVII CONFERENZA ITALIANA DI SCINEZE REGIONALI

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XXVII CONFERENZA ITALIANA DI SCINEZE REGIONALI
XXVII CONFERENZA ITALIANA DI SCINEZE REGIONALI
SOSTENIBILITA REALE E SVILUPPO DELLE AREE RURALI
Salvatore AMICO
Facoltà di Economia, Dipartimento Economia e Territorio, Corso Italia, 55 95100 Catania
SOMMARIO
Negli ultimi anni il turismo è stato attraversato da importanti cambiamenti che ne hanno
determinato una profonda trasformazione con ampie ricadute socio-economiche sul territorio
di destinazione. Il sostanziale mutamento degli stili di vita e la ricerca del benessere fisico
hanno comportato nel turismo la riscoperta e la valorizzazione dei beni ambientali.
Tutto ciò ha determinato una crescente attenzione a favore delle aree rurali anche da parte
delle politiche comunitarie e nazionali. Un ruolo strategico ha assunto l’avvio e il
consolidamento di processi di sviluppo sostenibili, di carattere locale, gestiti dagli operatori
presenti nell’area di intervento, basati sulle risorse endogene sia materiali che immateriali. Le
aree rurali presentano dunque forti potenzialità che però devono essere gestite
sistematicamente affinché diventino una occasione reale per innescare dinamiche di sviluppo
durature e sostenibili anche dal punto di vista economico e sociale.
INTRODUZIONE
Nel corso degli ultimi decenni le aree rurali sono state interessate da profonde trasformazioni
che hanno prodotto una modifica sostanziale della loro tradizionale struttura economicosociale. Queste zone hanno acquistato una crescente importanza in termini di
caratterizzazione dell’ambiente e del paesaggio, dovuta ad un mutamento radicale degli stili di
vita e di consumo. A formare lo spazio rurale concorrono numerose attività economiche quali:
turismo, artigianato, servizi alle imprese e alle persone, commercio ecc. La ricerca del
benessere fisico, ad esempio, ha avuto come conseguenza diretta la valorizzazione delle
risorse naturali, che nei consumi si è manifestata attraverso la ricerca e l’acquisto di prodotti
naturali e nel turismo tramite la riscoperta e la valorizzazione dei beni ambientali. Uno degli
effetti immediati è stato l’ampliamento e il rafforzamento della domanda a cui ha fatto
riscontro un ampliamento dell’offerta di turismo rurale nelle sue diverse componenti legate
all’ospitalità in aziende agricole, dunque l’agriturismo in senso stretto, e in edifici rurali in
genere, alla valorizzazione delle procedure agroalimentari locali, alle attività legate alla
riscoperta di tradizioni e attività specifiche del territorio rurale.
Nel corso degli ultimi due decenni questi elementi sono stati oggetto di una crescente
attenzione da parte delle politiche comunitarie e nazionali. In particolare ad essi è stato
assegnato un ruolo strategico nel favorire l’avvio e il consolidamento di processi di sviluppo
sostenibili, di carattere locale, gestiti dagli operatori presenti nell’area di intervento, basati
sulle risorse endogene sia materiali (risorse ambientali, architettura, infrastrutture,
monumenti, produzioni alimentari tipiche, ecc.) che immateriali (cultura, tradizioni,
professionalità, storia, ecc.).
1. TURISMO, AMBIENTE RURALE E SOSTENIBILITÀ
Il progressivo affermarsi di attività turistiche esercitate in stretta connessione con l'ambiente
rurale ha suscitato, recentemente, notevole interesse in relazione agli aspetti problematici che
questo fenomeno rappresenta, nei suoi riflessi di natura economica e, non ultimi, in quelli di
carattere socioculturale. Da un punto di vista strettamente tecnico, l'agriturismo e il turismo
rurale in genere si evidenziano come un modo nuovo e singolare di utilizzazione turistica
delle risorse; accanto al turismo tradizionale, basato su organizzazioni e aziende specializzate.
Essi si avvalgono pressoché esclusivamente di servizio familiare in modo subordinato o
concomitante a una predominante attività agricola. (Gregori, 1995). Sotto il profilo
economico, si può invece intravedere in entrambi i fenomeni un tentativo, che non è possibile
dire in quale misura possa effettivamente riuscire, di integrare la redditività agricola con una
supplementare fonte di reddito. E' fuori dubbio che sia l'agriturismo che il turismo rurale, se
esercitati su scala proporzionata alle dimensioni dell'azienda in modo professionale, possano
di fatto contribuire al sostanziale miglioramento del bilancio economico di quest'ultima.
A questo proposito, è ampiamente affermato che essi rappresentano una nuova e originale
modalità di incontro tra città e ambiente rurale. In effetti, nelle varie forme in cui l'agriturismo
e il turismo rurale possono esplicarsi si riscontra la costante presenza di fattori che facilitano
l'accostarsi di due culture diverse, portatrici ciascuna di valori e di prospettive originali. Il
soggiorno in ambiente rurale offre all'abitante urbano la possibilità di venire a contatto con un
modo di vita che esprime in buona parte valori, abitudini e forme diverse da quelle consuete
alla città. (Endrighi, 2004).
La maggior vicinanza della natura e degli animali, come la sperimentazione concreta di
rapporti interpersonali sostanzialmente semplici, ma carichi di affettività e di umanità,
contribuiscono ad allargare l'orizzonte culturale degli individui che vivono in ambienti urbani.
Sia l’agriturismo che il turismo rurale garantiscono al turista un contatto diretto con la
campagna, e allo stesso tempo, all'agricoltore-ospite un reddito supplementare,
incoraggiandolo a restare sulla propria terra.
Prima di proseguire è importante chiarire cosa si intende quanto si parla di turismo rurale,
agriturismo, prodotti tipici e territoriali. Turismo rurale e agriturismo, infatti, sono termini di
uso comune: riflettono gli orientamenti che una parte di turisti manifesta a vantaggio di forme
di vacanza che si svolgono nelle località rurali. È pressoché impossibile pervenire ad una
definizione univoca delle tipologie possibili riconducibili alle forme turistiche indicate; la loro
differenziazione in funzione delle strutture utilizzate e delle attività svolte dal turista è
complessa e di difficile caratterizzazione. Tali forme di turismo in parte hanno un elemento
comune costituto dal contesto ambientale in cui si svolge la pratica turistica ma si
differenziano sia per i soggetti imprenditori sia per le leggi che ne disciplinano il
funzionamento.
Per meglio rappresentare la situazione italiana si può “classificare” come turismo rurale
l’insieme di tutte quelle attività turistiche che vengono praticate in temi specifici (trekking,
birdwatching, ippoturismo, pernottamento in edifici rurali, ecc.) e l’agriturismo come una
forma di turismo rurale che presenta caratteri particolari nell’organizzazione dell’offerta
essendo connessa all’azienda agricola. (Lane, 1994).
Per quanto riguarda i prodotti agroalimentari, il complesso delle produzioni tipiche risulta
estremamente variegato e frammentato e soprattutto raccoglie tipologie di prodotto
eterogenee. Per il consumatore europeo si parla di prodotti tipici, di origine geografica, di
caratteristiche artigianali, di particolarità del processo di trasformazione, di peculiarità
nell’utilizzazione gastronomica, indipendentemente dal fatto che essi siano oggetto di una
forma di garanzia o protezione comunitaria e/o nazionale (DOP, IGP, ecc.).
Dalle considerazioni emerse ben si comprende come negli ultimi anni il territorio rurale sia
stato oggetto di una rinnovata attenzione e sia via via maturata una certa tendenza al suo
recupero secondo una logica di valorizzazione e uso sostenibile delle risorse, capace di
generare sviluppo.
L’importanza di valorizzare le specificità ambientali del territorio rurale si è messa in luce con
lo sviluppo di una domanda turistica in queste zone.
Il turista è, infatti, sempre più attratto da località che assicurino una evasione dall’ambiente
urbano.
Nel determinare il rapporto esistente tra ambiente e turismo nelle aree rurali, il concetto di
ambiente racchiude un insieme di fattori naturali (suolo, boschi, paesaggi, aria, fauna e flora,
torrenti e fiumi, ecc), fattori antropologici, economici, sociali, culturali, storici, architettonici
e infrastrutturali.
Soprattutto per le aree rurali la salvaguardia dell’ambiente, e il suo equilibrio, si presenta
come una condizione necessaria per una crescita sostenibile del turismo.
Lo sviluppo del turismo nelle aree rurali risulta pertanto connesso al concetto di "turismo
sostenibile", inteso come quel tipo di attività turistica in cui la fruizione del territorio rurale si
basa strettamente sulle risorse ambientali e socioculturali, senza che venga pregiudicata la
loro capacità di rigenerarsi e senza che vi siano danni permanenti che portino pregiudizio
inevitabile alla qualità della vita futura. (Rossi, Pieroni, 2003).
Volendo meglio specificare il concetto di sostenibilità dell’attività turistica si deve far
riferimento alla sua compatibilità intesa come:
compatibilità socioculturale, in quanto le tradizioni e l’identità socioculturale di un’area
rurale, devono essere valorizzate limitando, diversamente, quelle attività che comportino
l’impoverimento delle identità locali ed effetti di banalizzazione.
compatibilità economica, per cui occorre sviluppare le forme di turismo adatte alla struttura
fisica e sociale di un’area rurale. Questo vuol dire, di per sé, fare politica del territorio
lavorando con gli altri settori economici che hanno un’incidenza nel governo del territorio,
nella tutela ambientale, nella composizione del tessuto economico, nell’offerta culturale e
ricettiva, nel commercio. Attraverso la promozione di forme alternative di turismo che siano
compatibili con i principi di sviluppo sostenibile e il sostegno alla diversificazione, si
contribuirà a garantire la sostenibilità nel medio e lungo termine. A questo proposito, c'è la
necessità per numerose piccole isole e zone ambientali non costiere particolarmente fragili di
stimolare attivamente e rafforzare la cooperazione regionale, contribuendo tra l’altro
significativamente a implementare, a mio avviso, la forma di sostenibilità turistica per
eccellenza: il turismo nelle aree rurali.
2. L’EVOLUZIONE DELLA DOMANDA SULLE PREFERENZE MANIFESTATE
DAI CONSUMATORI
L’andamento altalenante delle presenze turistiche, registrato in questi ultimi anni nel nostro
Paese, ha interessato anche il turismo rurale ma con un impatto e risultati diversi. In queste
zone, infatti, si registrano trend decisamente positivi. Pur non esistendo rilevazioni ad hoc sul
fenomeno, questa tendenza del settore è evidenziata dall’incremento delle strutture ricettive
agrituristiche che accolgono un numero sempre più elevato di turisti.
Ciò sembra confermare quanto gli studiosi del fenomeno turistico vanno affermando
da tempo e cioè che il turismo rurale è una realtà che:
• ha una sua identità precisa;
• copre un segmento della domanda fortemente caratterizzata;
• esprime un prodotto appetibile per il mercato interno e internazionale.
Il settore è quindi oggetto di una attenzione crescente in conseguenza, probabilmente,
dell’evoluzione delle preferenze e degli stili di consumo della domanda turistica.
I principali elementi che caratterizzano l’evoluzione della domanda a livello nazionale
possono essere riassunti in:
a) una crescita delle presenze di turisti italiani, che fa seguito all’aumento delle presenze di
stranieri registrato negli ultimi cinque anni. Alcune tendenze di carattere generale che
interessano tutto il settore turistico sono particolarmente positive per le aree rurali. In
particolare, per quanto riguarda l’Italia, l’ultimo Rapporto sul turismo del Dipartimento del
turismo della Presidenza del Consiglio dei Ministri, evidenzia una nuova fase di espansione
del turismo internazionale con ritmi di crescita abbastanza sostenuti e, comunque, superiori a
quelli della fine degli anni ‘80. In linea generale, i 15 milioni di presenze annue che hanno
fatto registrare i posti letto agrituristici sembrano destinate a crescere ulteriormente;
b) una formidabile crescita dei temi legati al mondo della gastronomia e dei prodotti di alta
qualità. Sempre sulla base dei dati del Rapporto sul turismo, il turismo enogastronomico
registra un particolare sviluppo diventando per certe fasce di utenti, la motivazione principale
degli spostamenti. Inoltre, questa forma di fruizione turistica appare sempre meno legata
all’ottica escursionistica, per ritagliarsi uno spazio e dei tempi ben definiti che possono andare
dal week-end all’intera settimana. In questo ultimo caso la scoperta più generale del territorio
e delle risorse culturali, artistiche e naturalistiche in esso presenti assume un rilevo
particolare;
c) un consolidamento del target esperto, fortemente fidelizzato, con un ottimo livello di
conoscenza, ed un’alta percentuale di ritorno presso la azienda ospitante, i luoghi, o più in
generale verso la tipologia di offerta delle aree rurali;
d) un maggiore stile esplorativo dei clienti;
e) un aumento della sensibilità ambientale nel consumo di servizio di turistici, con
ripercussioni sia a livello delle strutture ospitanti, che dello stile di ospitalità (da stime
effettuate dalle associazioni di settore emerge che le preferenze dei consumatori sembrano
orientate verso le aziende agrituristiche caratterizzate, oltre che per l’offerta di prodotti
tipici,anche per una buona organizzazione delle attività ludico-ricreative).
Una particolare attenzione deve essere prestata al movimento dei turisti stranieri nelle aree
rurali che presenta un trend decisamente positivo. Questa tendenza risulta particolarmente
dinamica specialmente nelle regioni del centro-nord, dove, anche percentualmente, acquista
un notevole rilievo nei periodi di media stagione. La conquista di quote di turisti
internazionali, quindi, potrebbe rivelarsi strategica per lo sviluppo del turismo rurale in molte
aree rurali italiane. È da segnalare, però, che i turisti internazionali generalmente manifestano
una maggiore preferenza per strutture ricettive di livello superiore.
Per quanto riguarda la clientela italiana si prevedono incrementi significativi in alcuni
particolari segmenti della domanda, quale quella per i micro-convegni, gli stage, il fitness,
ecc. Si tratta di un mercato particolarmente appetibile perché consente di superare parte dei
problemi legati alla stagionalità della fruizione turistica. In questi casi, infatti, le presenze si
distribuiscono nel corso dell’anno piuttosto che nei mesi estivi.
In linea generale, i turisti italiani delle aree rurali sembrano distribuire il tempo dedicato alle
vacanze in diversi periodi dell’anno e sono sempre più orientati a spostarsi in gruppo
(famiglia e/o amici) e con l’automobile. È da segnalare, inoltre, l’aumento delle presenze di
giovani e di anziani in pensione. Da alcune analisi condotte, dalle Associazioni agrituristiche
nazionali, sulla base delle schede di valutazione compilate dai fruitori delle aziende
agrituristiche, emerge una maggiore attenzione alla qualità delle strutture ricettive e dei
servizi e dell’offerta complessiva presente a livello territoriale. I turisti italiani, quindi, oltre
ad essere alla ricerca di ambienti salubri e tranquilli, sembrano preferire strutture e aree con
una offerta articolata che permette di soddisfare una molteplicità di esigenze fra le quali
quelle culturali (la vicinanza a città d’arte e la presenza di risorse storico-culturali è perciò
strategica) e sportive (prevalentemente legate all’equitazione).
La possibilità di poter conoscere la gastronomia locale e di degustare e acquistare prodotti
agroalimentari tipici sta acquistando una notevole importanza e in molti casi rappresenta
l’elemento discriminante nella scelta dei luoghi di soggiorno.
Le maggiori critiche espresse dai turisti nelle schede di valutazione possono essere
aggregate nelle seguenti tipologie:
• scarsa chiarezza negli accordi di prenotazione, infedeltà delle descrizioni, mutamento
dell’alloggio concordato, mancanza di servizi promessi;
• cattivo stato di manutenzione delle strutture, soprattutto all’interno, scarsa cura degli spazi
esterni, cattive condizioni degli arredi, letti scomodi;
• insufficienza degli spazi, dell’illuminazione ed areazione dei locali, disposizione non
funzionale degli arredi, carenze di mobilio, stoviglie, ecc.;
• rumori eccessivi, fumi e cattivi odori, insufficienza del riscaldamento, scarsa tempestività
nelle riparazioni dei guasti;
• servizi igienici poco efficienti, carenza nelle disponibilità idriche;
• scarsa rilevanza dell’attività agricola, poco contatto con l’agricoltore ospitante, complessiva
deficienza di caratterizzazione dell’ospitalità, indisponibilità di prodotti agricoli aziendali,
ristorazione non ispirata alla tradizione enogastronomica locale.
Per concludere questo breve panorama sulle tendenze del turismo rurale nel nostro Paese è
opportuno ricordare i punti di forza di questa evoluzione:
• ampia e diversificata presenza di risorse naturali, culturali, paesaggistiche, nei diversi
territori;
• buona possibilità di integrazione tra offerta dei centri storici e campagne;
• ottime prospettive di integrazione tra sistemi turistici ampiamente consolidati (es. riviera
adriatica emiliano-romagnola) e zone rurali confinanti;
• ampia gamma delle attività realizzabili;
• esistenza di flussi di visitatori (esempio ritorno di emigrati nelle zone di provenienza nel
periodo estivo) che possono stimolare ulteriori flussi turistici;
• aumento dell’interesse per il prodotto turistico locale da parte di operatori professionali;
• creazione di itinerari stabili grazie all’impulso di amministrazioni pubbliche;
• gran parte del turismo rurale italiano è comunque ancora molto influenzato da una forte
stagionalità, ed incontra difficoltà a trovare spazio nei canali professionali (tour operator, reti
telematiche).
Per cogliere appieno queste opportunità è necessario:
a) costruire una offerta integrata a livello territoriale;
b) attivare servizi turistici (prenotazione, informazione, ecc.) efficienti;
c) realizzare strategie di comunicazione territoriale mirate;
d) creare una offerta segmentata in funzione degli strati della domanda (qualità/prezzo).
3. LA NUOVA LEGGE ITALIANA SULL’AGRITURISMO
Sono passati ormai più di 20 anni (era il 1985) dall’approvazione della prima legge quadro
nazionale di disciplina dell’agriturismo (legge 730/85). In questi anni, l’agriturismo ha forse
rappresentato la più importante e radicale innovazione di prodotto che abbia interessato
l’agricoltura italiana. Oggi, circa 15 mila imprese agricole offrono servizi agrituristici, per un
fatturato che ormai sfiora il miliardo di euro. Eclatante caso di multifunzionalità ante litteram,
l’agriturismo ha dimostrato all’intero comparto primario italiano che esistono vie di uscita dal
declino inevitabile del settore, che esiste una via agricola alla qualità del servizio, alla
customer satisfaction, alla promozione del territorio. Un altro caso di made in Italy di
successo. Perché se è vero che l’agriturismo e il turismo rurale sono fenomeni che riguardano
gran parte dei paesi a sviluppo avanzato ed intercettano evoluzioni globali di una parte della
domanda turistica, in nessuna parte del mondo essi hanno assunto le dimensioni, la
ricercatezza,
il
livello
qualitativo
che
oggi
registriamo
in
Italia.
Dunque l’agriturismo in Italia è tutto, ormai, fuorché un fenomeno nuovo e di nicchia. E per
questo è anche utile porsi in modo un po’ più analitico e critico rispetto ad esso, cercando di
concentrarsi sugli attuali punti di forza e debolezza e sulle reali aspettative di un ulteriore
sviluppo. Certamente i tempi inducono ad interrogarsi rispetto alle prospettive di questo
comparto, di fronte a mutamenti recenti di segno non sempre positivo o, quanto meno,
contraddittorio; e dopo oltre un decennio in cui ci si è soprattutto limitati a constatarne,
compiacendosi, la rapida ascesa. Nel febbraio del 2006 viene approvata la nuova legge quadro
nazionale sulla “Disciplina dell’Agriturismo”, e la legge 96/2006 diventa dunque la nuova
“carta” che da circa tre mesi regola il comparto in Italia. Quanto nuova è dunque questa
legge? Va ricordato che la legge precedente (730/85) era probabilmente una buona norma, ma
è stata progressivamente “travolta dagli eventi”. Prevedeva, infatti, un intervento normativo
successivo da parte delle Regioni, che hanno ampiamente usato ed abusato dei margini di
arbitrarietà che la legge consentiva, per introdurre norme regionali anche molto diverse tra
loro, creando sul territorio nazionale una notevole difformità di trattamento, una situazione
cioè difficilmente governabile a livello nazionale. Peraltro, gli interventi successivi sul Titolo
V della Costituzione hanno reso ancora più complessa e controversa la ripartizione delle
competenze tra Stato e Regioni anche in una materia agrituristica. Era necessario porre un
freno al contenzioso continuo e crescente tra Stato e Regioni, già palesato nella seconda metà
degli
anni
’90.
A ciò si aggiunga che la legge 730/85 non poteva ovviamente contemplare norme
successivamente intervenute e che, direttamente o indirettamente, hanno riguardato
l’agriturismo. Per esempio, la legge 413/1991, che disciplina il trattamento fiscale dell’attività
agrituristica, o la norma applicativa della legge di orientamento e modernizzazione del settore
agricolo (D.Lgs 228/01) che, ridefinendo l’attività agricola in senso multifunzionale, in
qualche modo ha modificato implicitamente anche i vincoli di “connessione e
complementarità” che l’attività agrituristica doveva rispettare secondo la 730/85. Erano
quindi maturi i tempi per una sorta di Testo Unico sull’agriturismo, consolidando e
razionalizzando
la
produzione
legislativa
affastellata
negli
anni.
E’ altresì vero, però, che la nuova legge per certi versi riapre i giochi verso ulteriori
complicazioni. Nel mezzo di una riforma costituzionale ancora tutta da confermare e
verificare, la norma rimanda a sua volta a leggi regionali che, abrogando le precedenti,
applicano sui rispettivi territori i dettami della legge quadro nazionale. Quindi, ci aspettano
altri anni di intensa produzione legislativa regionale che procederà in ordine sparso e con una
omogeneità tutta da verificare. Nel frattempo, in ogni territorio regionale rimane in vigore una
norma
impostata
su
una
legge
nazionale
di
fatto
abrogata.
La legge 96/2006 conserva lo spirito nettamente supply-oriented della norma precedente e la
preoccupazione del legislatore è quella soprattutto di fornire garanzie chiare circa la
definizione di chi è imprenditore agrituristico e chi non lo è; in questo senso fornendo un
elemento di garanzia ai produttori prima ancora che ai consumatori. E’ evidente che,
indirettamente, lo scopo è garantire il consumatore rispetto ad anonime strutture camuffate in
“veste” rurale. In questo senso va interpretata la scelta di ribadire e rafforzare il carattere di
“connessione” con l’attività agricola, sebbene eliminando quello di “complementarità”,
soprattutto per restituire alla definizione normativa sufficiente flessibilità rispetto a forme e
dimensioni
di
attività
ormai
molto
diversificate.
Il punto, però, è che in un nuovo e più difficile contesto, sarebbe stata forse utile qualche
scelta maggiormente demand-oriented. Garantire la matrice agricola dell’agriturismo non è di
per sé sufficiente, e forse nemmeno necessario, a promuovere quel processo di maggiore
qualificazione e selezione dell’offerta che soddisfi una domanda sempre più esigente e critica.
La legge, anzi, tende a semplificare le procedure amministrative e le incombenze fiscali in
modo da facilitare l’intrapresa dell’attività agrituristica. Certamente, si tratta di cosa utile, ma
che forse darà ulteriore impulso all’incremento di offerta senza fattori che bilancino in senso
opposto,
cioè
che
creino
adeguata
pressione
selettiva.
E’ pur vero che la legge prevede che le Regioni dovranno condizionare l’inizio dell’attività ad
un percorso di formazione che non potrà che migliorare la qualità delle stesse iniziative
imprenditoriali. Inoltre, forte è il favore concesso, oltre alle produzioni proprie, alle
produzioni locali tradizionali, soprattutto se con denominazione di origine. Ciò darà un
ulteriore connotato di qualità enogastronomica all’offerta agrituristica. Mancano, però,
indicazioni chiare verso requisiti di qualità minima del servizio, verso una classificazione
univoca e chiara delle tipologie di offerta e verso la certificazione di qualità. Tutti elementi
che, nel comparto turistico come altrove, sempre più formano la strategia di comunicazione
verso
il
consumatore
ad
orientamento
e
garanzia
della
sua
scelta.
La nuova norma è stata ben accolta dalla associazioni di categoria, e questo è certamente un
fatto positivo. Si tratterà di capire se sarà ben accolta anche dai consumatori; se cioè li aiuterà,
date le loro crescenti esigenze, ad orientarsi nel mare magnum dei siti, dei portali internet e
delle guide. Se dovrà ancora scegliere basandosi sull’intuito, l’esperienza, il passaparola, la
fiducia o se avrà qualche elemento oggettivo in più.
4.I SISTEMI TURISTICI LOCALI NELLA NUOVA LEGGE SULL’AGRITURISMO
Il fatto che l’agriturismo rimanga una realtà interna al mondo agricolo non dovrebbe mai far
dimenticare l’altro suo elemento fondante, e cioè che è una attività che si rivolge al mercato
turistico. Rispetto a questo mercato, il comparto agrituristico non può che concentrare sforzi
su due fattori oggi determinanti: le strategie di comunicazione e promozione, l’organizzazione
e
la
gestione
integrata
dell’offerta.
In particolare in Italia, queste due strategie si giocano prevalentemente su base territoriale.
Una efficace comunicazione e promozione per un qualsiasi agriturismo non può non passare
da una preventiva efficace strategia di comunicazione e promozione del territorio in cui si
insedia. Allo stesso tempo, la capacità di soddisfare una domanda così volubile, diversificata e
sofisticata, non può che implicare la “messa a sistema” delle strutture di offerta su base locale;
non solo agriturismi che fanno sistema tra loro, ma anche agriturismi che fanno sistema con
altre strutture ricettive, con altri operatori turistici e non, con gli enti locali.
Di tutto ciò la legge 96/2006 dice poco o nulla. Si obietterà che questi non erano gli obiettivi
della norma, ma il problema è proprio qui. Non aver colto la necessità di integrare nella
norma anche questi elementi, anche adeguati strumenti di incentivo e sanzione in queste
direzioni. Ciò colpisce soprattutto perché l’Italia si è data da pochi anni una nuova istituzione,
un nuovo strumento che su base locale dovrebbe garantire l’esercizio efficace ed efficiente
delle due suddette strategie. Si tratta dei Sistemi Turistici Locali (STL), introdotti nel 2001 e a
suo tempo considerati come possibili motori di innovazione nella stagnante promozione
turistica
nazionale.
.
La mancanza di questi aspetti e di riferimenti ai STL accentua la sensazione che anche in tale
norma prevalga un’idea di agriturismo come fenomeno esclusivamente agricolo, tutto chiuso
nei limiti settoriali, autosufficiente e con scarsa volontà di interazione ed interlocuzione con
l’”esterno”. Quella parte di Italia così bella e poco conosciuta, quindi potenziale turistico
straordinario, di cui l’agriturismo è avamposto, è in sostanza trascurata dall’altra faccia
dell’offerta turistica italiana, quella delle grandi strutture, delle grandi catene, dei grandi
numeri,
del
turismo
di
massa.
D’altra parte, è anche vero che l’esperienza dei STL in Italia sembra essere fallita prima
ancora che fosse iniziata davvero. Il primo STL approvato a livello nazionale, il STL MisaEsino-Frasassi (nelle Marche) verrà probabilmente liquidato proprio nel giugno 2006. Morte
prematura dovuta a mancanza di fondi, a contrasti politici tra enti locali, alla cronica difficoltà
di
superare
individualismi
e
campanilismi.
Non si può però negare che, all’interno di una idea di rilancio dei STL oppure in prospettiva
di un loro totale superamento, l’esigenza di fondo rimane. I nostri territori agricoli e rurali non
possono che pensare di sviluppare e promuovere un’offerta integrata, che metta insieme più
operatori e più territori e, che sappia offrire su base locale, quell’“esperienza individuale e
completa” che l’agriturista oggi desidera: bird-watching la mattina, fitness il pomeriggio, cena
a base di prodotti DOC e DOP del luogo, teatro nel dopocena.
Se il destino dei STL sia segnato o meno, in realtà, poco importa a questi fini. Ciò che conta è
rilanciare quell’esigenza da cui essi sono scaturiti. Esigenza ineludibile per il rilancio ed il
riposizionamento dell’agriturismo di qualità in Italia. (Dallari, 2004). Le tabelle seguenti
evidenziano la consistenza e l’andamento dell’agriturismo dagli anni ’90 ad oggi.
Tabella 1 Andamento del mercato agrituristico in Italia dal ’90 ad oggi
Fonte: Elaborazioni su dati Agriturist
Tabella 2 Evoluzione per tipologie dell’offerta agrituristica in Italia tra 1998 e 2003 (più
tipologie possono essere attribuite alla stessa azienda)
Fonte : elaborazioni su dati Istat 2005
Tabella 3: Aziende italiane nel 2005
AZIENDE AUTORIZZATE NEL 2005
REGIONI
AZIENDE AGRITURISTICHE
ABRUZZO
420
BASILICATA
245
CALABRIA
305
CAMPANIA
650
EMILIA ROMAGNA
696
FRIULI VENEZIA GIULIA
311
LAZIO
370
LIGURIA
325
LOMBARDIA
859
MARCHE
517
MOLISE
75
PIEMONTE
683
PUGLIA
280
SARDEGNA
613
SICILIA
350
TOSCANA
3.300
TRENTINO ALTO ADIGE
2892
UMBRIA
891
VAL D’AOSTA
57
VENETO
880
TOTALE
14.719
FONTE: AGRITURIST (aggiornamento al 31/12/05)
Figura 1 Nostra elaborazione dati agriturismo
AZIENDE AGRITURISTICHE AUTORIZZATE
NEL 2005
Abruzzo
Basilicata
Calabria
Campania
Emilia R
Friuli V.G
Lazio
Liguria
Lombardia
Marche
Molise
Piemonte
Puglia
Sardegna
Sicilia
Toscana
Trentino
Umbria
V.d'Aosta
Veneto
5.LE INIZIATIVE COMUNITARIE PER IL TURISMO RURALE
Nelle aree rurali italiane, molte iniziative di valorizzazione del turismo rurale,
dell’agriturismo e dei prodotti agroalimentari locali, realizzate grazie all’attuazione di
programmi nazionali e comunitari, hanno contribuito a diffondere una maggiore
consapevolezza delle opportunità di sviluppo offerte da un uso sostenibile e integrato delle
risorse locali; recuperare risorse che rischiavano di scomparire come molte produzioni
agroalimentari tradizionali o di degradarsi come nel caso del paesaggio, degli edifici rurali e,
dei monumenti, o nel migliore dei casi sarebbero rimaste sotto utilizzate; qualificare il
territorio ad esempio attraverso l’introduzione di servizi sia per le imprese sia per la
popolazione o di infrastrutture; rafforzare l’identità locale e il sentimento di appartenenza
alla comunità locale, attraverso la creazione di nuovi legami fra gli abitanti locali e la
valorizzazione delle risorse culturali, ambientali e economiche dell’area; ridisegnare i rapporti
fra aree urbane e rurali; rendere maggiormente attrattivo un territorio rispetto ad un altro
grazie alla creazione di una offerta peculiare.
Anche se in molti casi sono state avviate iniziative che hanno dato risultati significativi, molta
strada rimane ancora da fare. Le aree rurali presentano forti potenzialità che però devono
essere gestite sistematicamente affinché diventino una occasione reale per innescare
dinamiche di sviluppo durature e sostenibili anche dal punto di vista economico e sociale.
L’offerta di turismo rurale in Italia, infatti, pur potendo contare su numerose iniziative
imprenditoriali di qualità, incontra ancora molte difficoltà nell’organizzare e coordinare la
propria offerta a livello territoriale. Di fronte all’incremento della domanda registrato nel
corso di questi ultimi anni e alle crescenti attese dei consumatori - sempre più interessati non
solo alla fruizione dei servizi in azienda ma al territorio nel suo complesso - è necessario
costruire una offerta integrata e di qualità capace di rendere maggiormente attrattive e
competitive le aree rurali nel panorama complessivo dell’offerta turistica.
In altre parole, il successo delle attività legate al turismo rurale è riconducibile sia al contesto
(caratteristiche economiche, sociali, culturali, ambientali, storiche-architettoniche dell’area),
sia alla capacità organizzativa e produttiva del territorio nel suo insieme e delle singole
aziende che compongono l’offerta locale. È necessario, quindi, porre in essere a livello locale
una serie di processi di riorganizzazione, creando le condizioni affinché si realizzi una piena
sinergia fra quanto viene attuato a livello collettivo (territorio nel suo insieme) e a livello
aziendale (singola componente dell’offerta territoriale).
È con questo intento che molti Gruppi di Azione Locale, nati nell’ambito dell’Iniziativa
Comunitaria LEADER e proseguiti con i LEADER II e PLUS, hanno ideato e realizzato
numerosi progetti per promuovere il turismo rurale in diverse realtà locali.
I G.A.L risultano essere un elemento fondamentale nell’ambito dello sviluppo del territorio
in cui operano e, trattandosi di partenariati locali regolarmente costituiti devono essere
l’espressione equilibrata e rappresentativa dei soggetti istituzionali e socio-eonomici dello
stesso territorio interessato dal Piano di Sviluppo Locale. I soggetti coinvolti possono essere
strutture pubbliche, agenzie-semipubbliche e privati. Nella composizione della partnership
locale, a livello decisionale, gli enti pubblici non possono superare il 50% del partenariato
locale.
Proprio LEADER PLUS, ultima generazione delle iniziative comunitarie, si propone come
strumento per l'attuazione di strategie di sviluppo di qualità costruite attorno ad uno o più
temi prioritari capaci di rendere maggiormente dinamiche le aree rurali, di creare nuove
occasioni di occupazione e di avere effetti durevoli. L'obiettivo è di contribuire a generare in
ogni territorio rurale dinamiche di sviluppo endogene e durature costruite sulla storia.
L'Iniziativa perciò si propone di:
a) favorire l'attuazione di strategie di sviluppo originali e di qualità, costruite attorno ad uno o
più temi prioritari;
b) sostenere la realizzazione di azioni integrate e/o complementari con gli obiettivi di
sviluppo dei programmi strutturali;
c) incentivare l'apertura delle aree rurali verso gli altri paesi europei ed extraeuropei;
d) promuovere la diffusione di esperienze, conoscenze e know-how;
e) sperimentare soluzioni ai problemi di sviluppo delle aree rurali che possano costituire un
esempio per le future politiche dell'Unione Europea.
Sulla base di tali obiettivi il Leader si articola in tre assi:
ASSE I sostegno a strategia pilota di sviluppo rurale a carattere territoriale ed integrato
fondate sull’azione ascendente e sul partenariato locale: interviene a favore di tutte le aree
rurali che dimostrino la capacità e la volontà di concepire ed attuare una strategia pilota di
sviluppo integrato e sostenibile, con la presentazione di un piano di sviluppo imperniato su un
tema centrale, caratteristico dell’identità del territorio
ASSE II sostegno alla cooperazione rurale: promuove la realizzazione di progetti di
cooperazione interterritoriale e transnazionale con l’obiettivo di contribuire al superamento di
vincoli strutturali dei territorio interessati;
ASSE III creazione di una rete; è finalizzato a favorire lo scambio ed il trasferimento di
esperienze, stimolare e concretizzare la cooperazione tra territori, informare e diffondere
insegnamenti di sviluppo rurale.
L’attuazione del LEADER PLUS sta evidenziando dunque come, le esperienze di maggior
successo siano proprio quelle basate sul
• rispetto della vocazionalità ambientale, culturale, storica e architettonica di un territorio;
• ricerca della qualità nella costruzione dell’offerta locale;
• integrazione, in un una logica di sistema, (creazione di reti locali) delle iniziative realizzate
dai singoli operatori.
6.L’ATTUAZIONE DELL’INIZIATIVA LEADER IN SICILIA
La Regione Siciliana ha inteso sfruttare pienamente tale iniziativa per favorire sia la crescita
di esperienze sia l’affermazione di nuove iniziative, basate su idee forza di sviluppo radicate
nel territorio, complementare alle politiche generali di sviluppo rurale portate avanti con il
POR Sicilia 2000/2006, con il Piano di Sviluppo Rurale e con i programmi specifici regionali.
E’ opportuno evidenziare in premessa che per aree rurali si intendono – secondo gli ultimi
orientamenti dell’Unione Europea – quei territori che presentano connotati di ruralità per la
bassa densità abitativa e gli alti livelli di occupazione agricola. Questi contesti territoriali sono
caratterizzati da una estrema varietà di situazioni che viene ricondotta a due principali
categorie:
· le realtà agricole dotate di elevata potenzialità di sviluppo, dinamiche e con i presupposti per
uno sviluppo integrato tra agricoltura ed industria;
· le aree rurali caratterizzate da difficoltà nel processo di sviluppo nelle quali si osserva una
forte dipendenza del sistema economico locale dalla attività agricola, una bassa percentuale di
occupati nei servizi, una bassa presenza di attività commerciali e legate al turismo e, infine,
una tendenza allo spopolamento.
In Sicilia sono riscontrabili le due succitate situazioni socio-economiche, unificate dal dato
comune relativo all’elevata densità abitativa che non contrasta, però, con tutte le altre
caratteristiche di ruralità che anzi risultano ben evidenti. La strategia è finalizzata, quindi, a
sviluppare un sistema produttivo integrato nel quale l’agricoltura, l’artigianato, la piccola e
media impresa e l’offerta turistico ricettiva – interagendo tra loro – saranno in condizione di
costituire valido supporto economico e sociale per le zone rurali. Questo favorirà la
permanenza della popolazione attiva sul territorio, attraverso il miglioramento della qualità
della vita; in particolare, dovrà favorire l’inserimento nel mondo del lavoro, dei giovani e
delle donne e dovrà contribuire ad aumentare l’attrattività del territorio stesso.
In aderenza a quanto previsto al paragrafo 9 e 14.1 della Comunicazione del 14/04/2000,
recante gli orientamenti per l’iniziativa comunitaria in materia di sviluppo rurale (Leader+),
tutti i territori rurali vengono fatti ricadere nell’ambito geografico di applicazione del Leader
+ Sicilia. In particolare, l’iniziativa Leader + in Sicilia riguarda territori rurali di dimensioni
ridotte che costituiscono un insieme omogeneo dal punto di vista fisico (geografico),
economico e sociale.
Inoltre, allo scopo di far convergere le risorse comunitarie sulle proposte più promettenti ed
ottenere quindi il massimo effetto moltiplicatore ed al contempo di consentire ai GAL di
disporre di risorse sufficienti a sostenere una strategia di sviluppo integrato del territorio
interessato, le risorse verranno concentrate sul territorio in funzione delle peculiarità
riscontrabili nello stesso.
Sulla scorta di quanto detto, i territori ammissibili all’Iniziativa – e quindi proposti nei vari
PSL – dovranno:
costituire un insieme omogeneo sotto il profilo geografico, economico e sociale;
essere contigui e di dimensione ridotta, ma tale da non compromettere la realizzazione delle
strategie di sviluppo del Leader +, a causa di una eventuale insufficienza di quantitativi di
risorse umane, nonché di risorse finanziarie ed economiche, soprattutto di apporto privato. In
particolare le risorse finanziarie presenti e disponibili nel territorio destinatario dei contributi
comunitari non devono essere inferiori ad un investimento complessivo di 50 euro/abitante;
possedere caratteristiche di ruralità. Per territorio rurale si intende, in particolare, quello che
ingloba un tessuto economico diversificato e complesso, costituito da aziende agricole e
agrituristiche, piccole attività commerciali, servizi, piccole e medie imprese e una grande
varietà di risorse naturali, culturali e tradizioni locali. Proprio queste caratteristiche di ruralità
unitamente alla realtà dello stesso territorio regionale caratterizzato da un'elevata densità di
popolazione inducono la Regione a considerare possibili deroghe al limite dimensionale
suggerito dalla Comunicazione: “di norma 100.000 abitanti nelle zone a maggiore densità
(dell'ordine di 120 abitanti per Km quadrato)“.
In relazione a quanto detto, ed al fine di consentire ai GAL di disporre di risorse sufficienti a
sostenere una strategia di sviluppo integrato del territorio interessato, la Regione Sicilia
ritiene di poter ammettere al finanziamento dell’iniziativa comunitaria Leader + massimo
dodici Piani di Sviluppo Locale (PSL).
Tabella 4 G.A.L. in Sicilia
La presenza di G.A.L. IN SICILIA
Terre del Sosio
Bisacquino (PA)
Fiume Alcantara
Francavilla di Sicilia (ME)
Quisquina
San Biagio Platani (AG)
Valli dei Nebrodi
Castell'Umberto (ME)
Busambra
Palermo
Nebrodi
San Fratello (ME)
Terre Sicane
Sambuca di Sicilia (AG)
I.S.C. Madonie
Castelbuono (PA)
ASI
Caltagirone
Leontinoi
Lentini (SR)
Valle dell’Alcantara
Palermo
Val d'Anapo
Canicattini Bagni (SR)
Leader Eolie
Lipari
Sviluppo Valle dell'Himera
Pietraperzia (EN)
Copai
Ragusa
Eloro
Noto (SR)
Valle Etna
Trecastagni (Ct)
Rocca di Cerere
Enna
Leader Ulixes
Palermo
Val di Mazara
Palermo
Terre del Sole
Troina (EN)
Lilybeo
Marsala TP)
Simeto-Etna
Paternò (CT)
FONTE: sito web www.galpollinosviluppo.it
CONCLUSIONI
Per arrivare ad uno sviluppo rurale durevole e sostenibile, bisognerà dunque procedere per
tappe; il futuro della politica di sviluppo rurale dovrà essere necessariamente improntato ad
una serie di principi volti a far perdurare nelle coscienze dei paesi sviluppati, dei paesi in via
di sviluppo e dei paesi in transizione, la necessità di tener conto dei problemi dell’ambiente
nelle loro politiche agricole:
La vitalità del territorio rurale è interesse non soltanto della società rurale ma di tutta la
società. Gli investimenti a favore dell'economia rurale in senso ampio e delle comunità rurali
sono indispensabili per accrescere l’attrattività delle zone rurali, promuovere una crescita
sostenibile e creare nuove opportunità di impiego, specialmente per i giovani e per le donne.
A tal fine occorre tener conto delle esigenze specifiche delle diverse regioni e sfruttare l'intera
gamma delle potenzialità offerte dalle varie zone e comunità rurali locali. La vitalità del
territorio rurale è essenziale per l’agricoltura, così come l’attività agricola è essenziale per la
vitalità del territorio rurale.
La salvaguardia della diversità del territorio rurale europeo e la promozione dei servizi forniti
dall’agricoltura multifunzionale acquistano sempre maggiore importanza. La gestione
dell’ambiente agricolo e delle superfici forestali servirà a salvaguardare e a valorizzare il
paesaggio naturale e la ricchezza del patrimonio culturale europeo, soprattutto nelle zone
rurali più periferiche, in cui sono presenti siti di grande valore naturale.
Uno dei principali obiettivi deve essere la competitività del settore agricolo, tenendo conto del
diverso potenziale agricolo delle varie zone rurali. Questo aspetto è particolarmente
importante per i nuovi Stati membri, in previsione della nuova importante ristrutturazione del
settore agricolo alla quale andranno incontro nei prossimi anni. In tutti gli Stati membri la
crescita economica sostenibile del settore agricolo dovrà passare sempre più attraverso la
diversificazione, l’innovazione e i prodotti a valore aggiunto chiesti dai consumatori.
La politica di sviluppo rurale deve essere attuata in tutte le zone rurali dell’Unione europea
allargata, per consentire agli agricoltori e agli altri attori del mondo rurale di far fronte alle
sfide dell'attuale ristrutturazione del settore agricolo, all'impatto della riforma della PAC e
all'evoluzione del commercio dei prodotti agricoli.
La politica di sviluppo rurale deve essere al servizio delle esigenze della società rurale nel suo
complesso, e contribuire alla coesione. Il rafforzamento della comunità rurale in senso ampio
consentirà di promuovere lo sviluppo sostenibile delle zone rurali, obiettivo perseguito da tutti
i soggetti interessati.
La politica di sviluppo rurale deve essere attuata in collaborazione tra le organizzazioni
pubbliche e private e la società civile, secondo il principio di sussidiarietà. Per rispondere
efficacemente alle esigenze locali e regionali è necessario un dialogo a tutto campo tra i
protagonisti del mondo rurale in sede di elaborazione, attuazione, controllo e valutazione dei
programmi. La futura politica deve veicolare il sostegno comunitario alle zone rurali
attraverso partnership locali basate su un approccio partecipativo dal basso, tenendo conto
dell’esperienza acquisita attraverso il programma LEADER. Occorre lasciare spazio
all'esplorazione di soluzioni innovative a livello locale.
Occorre attribuire maggiori responsabilità alle partnership di programma, al fine di formulare
e attuare strategie globali basate su obiettivi e risultati chiaramente definiti. A tale scopo è
necessario accrescere la trasparenza e la responsabilità, attraverso il controllo e la valutazione
dei programmi. A questo proposito è essenziale il potenziamento delle capacità. Inoltre, le
partnership devono avere maggiori possibilità di trarre reciproco insegnamento dalle rispettive
esperienze, attraverso la creazione di reti e lo scambio delle migliori pratiche.
È necessario e urgente procedere ad una sostanziale semplificazione della politica comunitaria
di sviluppo rurale. L'attuazione di tale politica deve basarsi su un sistema unico di
programmazione, finanziamento e controllo, calibrato sulle esigenze dello sviluppo rurale.
In futuro l'ambiente naturale svolgerà un ruolo preponderante nel processo di sviluppo rurale
e le zone contaddistinte da elevata qualità ambientale potranno godere di maggiori vantaggi
comparativi, ciò soprattutto in relazione a due fattori: le politiche economiche settoriali che
favoriscono, tramite dispositivi vincolanti o incentivi, le attività compatibili basate sullo
sfruttamento delle risorse locali e il mercato che risulta caratterizzato da una forte domanda di
prodotti e servizi naturali.
La valenza ambientale di un determinato territorio e le potenzialità che questo esprime ad
essere oggetto di interventi di conservazione e valorizzazione costituiscono senz'altro alcuni
fra i maggiori punti di forza su cui l’UE intende basare la propria politica di sviluppo
economico e sociale delle aree rurali.
Risulterà però altrettanto importante verificare l'atteggiamento di disponibilità della
popolazione nel suo complesso verso azioni che in alcuni casi possono essere giudicate
negativamente dall'ambiente rurale; infatti, in un mondo che cambia con lentezza e diffidenza,
lo sviluppo economico e sociale viene ancora considerato indissolubile dall'adozione di
interventi improntati su un modello in forte antitesi con la visione 'ecologica', giudicata frutto
dei bisogni e delle idee di un mondo urbano, ricco ed elitario, totalmente estraneo ai problemi
agricoli.
Le iniziative connesse alla conservazione della natura e alla utilizzazione economica dei
benefici diretti o indiretti da questa sviluppati potranno avere pieno successo soltanto se
consapevolmente accettate ed attuate dal basso.
ABSTRACT
In the last years, many changes have contributed to a substantial modification of the rural
areas and their social and economic structures. By the time the importance of these areas has
increased relating to environment and landscape because of the changes of the ways of life
and of consumption. Several rural activities contribute to definite the rural space, such as for
example tourism, handicraft, services to people and to the enterprises, trade, etc. The search of
the body wellbeing, for instance, has had as main consequence the exploitation of the natural
resources. This aspect has a double meaning: in the consumption field people decide to buy
natural products while, in the tourist one there is the rediscovery and the exploitation of the
environmental resources. In this way the demand and the offer of the rural tourism increase
and so it means: the hospitality in the farm holidays and in the rural buildings, the exploitation
of the local eating products and the rediscovery of all kind of activities linked to the tradition
of the area. All these elements have been taken into consideration by national and European
politics because of their strategic role in the consolidation of the sustainable development
processes in the areas based on the participation of local people and the presence of local
resources (infrastructures, monuments, culture, tradition, environmental resources,
professional nature, history). In the Italian rural areas, many activities have been done, thanks
to the European programmes, thus allowing a strong awareness of what a sustainable use of
the resources can produce in an area and for its development opportunities. However the rural
areas have many potentialities that need to be managed; only in this way they can become a
true occasion to allow a sustainable and lasting development. Even if the quality of the italian
offer in the tourist fields is good, sometimes there are many difficulties in the organization
and coordination of the different activities. It is important to create an offer that gives to the
rural areas the features of attraction and competition because they are important for the
tourist development.
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