La Samuele, «miracolo» a Milano

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La Samuele, «miracolo» a Milano
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NOTE D'ARCHIVIO
La Samuele, «miracolo» a Milano
La piscina dedicata alla campionessa morta nella
tragedia di Brema del 1966
MILANO - È la Gazzetta dello Sport di sabato 19 settembre 1959 a informare per la prima volta i lettori
milanesi e non sulla prossima costruzione di quella che oggi è la piscina intitolata a Daniela Samuele.
«…Altri impianti sono di imminente costruzione oppure allo studio, due vasche scoperte sorgeranno in via
Mecenate ed un primo stanziamento è già stato effettuato». Mercoledì mattina 3 luglio 1961, presenti il
sindaco Gino Cassinis ed altre autorità, senza discorsi né taglio di nastro, nel modo più discreto e più
simpatico, è inaugurato il nuovo impianto natatorio. Gli atleti ne prendono subito “possesso” disputando
qualche gara di esibizione. Racconta con precisione e dovizia di particolari la Rosea sotto il titolo “Una
piscina al Centro Bonacossa”: «…L’impianto consta di una piscina olimpica di 50x20 dotata di otto corsie
regolamentari, con profondità da m. 1,70 a m. 2, destinata all’allenamento degli atleti. La struttura della
vasca è in cemento armato con superficie intonacata, dotata di sfioratori sulle pareti longitudinali che
mantengono il livello dell’acqua a 40 cm dal bordo superiore. Un gruppo di servizi per gli atleti è stato
sistemato a piano terra. Sul lato ovest della piscina è stata eretta una tribuna a gradoni di cemento armato.
Una piscina scuola è stata creata a sud lunga m 25 x 12 con profondità d’acqua da m 0,80 a metri 1,30:
servirà per le lezioni del centro Addestramento Nuoto del Coni. Gli spogliatoi sono quattro, due per le
ragazze e due per i maschi». Le piscine, per le difficoltà dei nuotatori a trovare spazi d’allenamento, sono
inaugurate, con miracolo, in anticipo sulle previsioni ma con qualche carenza, (mancano l’infermeria,
alcune attrezzature degli spogliatoi, l’impianto di depurazione non è dei più moderni) destinate ad essere
colmate col tempo.
SPORT POPOLARE - Potremmo chiamarla un’operazione d’immagine ma non nel negativo significato che
oggi conosciamo. Al Centro Bonacossa viene abbattuto il muro di cinta, sostituito da una cancellata. Così
chi va o torna dal lavoro, rallenta il passo, butta un occhio, si ferma, osserva gli allenamenti, le gare e
magari pensa: «Perché non nuoto anch’io?». Anche il nuoto può essere portato in mezzo alla gente e reso
popolare come il ciclismo. Ma la piscina, fin dai primi appuntamenti agonistici, non si rivela pienamente
all’altezza. Alla vigilia dei campionati italiani del 22-25 agosto ’63 piove e fa freddo, poi spunta il sole e il
caldo richiama sulle piccole tribune un pubblico straripante che deve sistemarsi vicino alla vasca. Nella
disorganizzazione generale mancano le funi delle corsie rimediate alla Canottieri Milano. Per la cronaca
Bruno Bianchi, capitano azzurro, vince nei 100 stile libero. Il 28 gennaio 1966 perirà nell’incidente aereo di
Brema (si schianta in fase di atterraggio un velivolo della Lufthansa che trasportava 42 passeggeri e 4
membri dell’equipaggio) con sei compagni di nazionale tra cui Daniela Samuele, genovese trapiantata a
Milano, delfinista della Canottieri Olona, il tecnico Paolo Costoli e il giornalista Rai Nico Sapio, tutti diretti
all’importante meeting internazionale di nuoto di Brema. Un’altra tragedia aerea per lo sport italiano dopo
lo schianto del Grande Torino sulla collina di Superga.
BUCHI SULL’ACQUA - L’edizione della World Cup che si conclude dopo sei tappe a Milano nel febbraio del
’93 accende l’attenzione sul nuoto ma mette in risalto tutte le pecche dell’impianto: «Quando gli altri
nuotatori mi chiedevano dove avremmo gareggiato a Milano tentavo di glissare. Mi vergognavo un po’ del
nostro impianto. Dal punto di vista estetico la Samuele è roba da terzo mondo, con tutto il rispetto per il
terzo mondo…. La situazione degli impianti cittadini è sconfortante. In Cina e in Inghilterra ho visto piscine
efficienti, qui…». Le parole di Massimo Trevisan atleta della Nuotatori Milanesi (oro all’Europeo di Bonn
’89 con la staffetta 4×200 stile libero insieme a Roberto Gleria, Giorgio Lamberti e Stefano Battistelli)
fotografano oggettivamente la situazione. Dal 1988 anni la vasca olimpica è coperta da una tensostruttura
che ne permette l’utilizzo anche nei mesi freddi ma tutti i servizi (spogliatoi dei giudici, segreteria, sala
stampa, telefoni) sono all’esterno, raggiungibili con il cappotto e, in caso di pioggia, aprendo un ombrello.
Un “tetto” fisso non removibile d’estate… per un’offerta sportiva di una città che vuole candidarsi ad
ospitare l’Olimpiade del 2000! L’acqua entra a scrosci dalla tensostruttura bucata da una grandinata, si
riversa sul pubblico e i nuotatori. Il Corsera del 31 marzo 2009 racconta l’incredibile situazione che porta i
vigili del fuoco a revocare l’agibilità e a scatenare la rabbia dei mille tra spettatori, atleti e allenatori,
arrivati in via Mecenate per le semifinali regionali di nuoto. Nell’unico impianto del Comune certificato per
le gare, affidato alla Federnuoto, frequentato da professionisti che preparano Olimpiadi e Mondiali, da
centinaia di dilettanti e bambini ci si bagna senza nuotare.
TORNANO I CAMPIONI - L’accordo tra Palazzo Marino e la Fin, che gestirà la Samuele per 19 anni, dà il
via libera, nell’estate 2009, alle opere di manutenzione straordinaria che restituiscono ai milanesi, con
dignità e innovazione, le vecchie, esauste vasche. Lo scorso mese di febbraio vede il grande successo della
seconda edizione del “Trofeo Città di Milano”, una manifestazione internazionale di nuoto in vasca lunga
inventata e organizzata da Nuotatori Milanesi, resa valida dalla Fina per il conseguimento dei tempi limite
per l’Olimpiade di Londra 2012. A un mese dalle selezioni olimpiche italiane partecipano Federica
Pellegrini («è bello essere tornata a nuotare in una piscina dove mi sono allenata per due anni»), Alessia
Filippi («ci ho messo tutta l’anima e tutto il cuore, quello del nuotatore è un percorso molto faticoso e per
questo il divertimento è la prima cosa»), Filippo Magnini («la piscina è molto bella e soprattutto munita
dei blocchi di ultima generazione»), Samuel Pizzetti («esser riusciti a portare i migliori campioni del nuoto
nella nostra piscina penso che sia davvero un grande risultato»), Massimiliano Rosolino («sto lavorando
parecchio non sono brillante e ringrazio la mia società Nuotatori Milanesi per la fiducia»). La giornata
finale è dedicata agli atleti delle categorie Ragazzi e Juniores che conseguono risultati cronometrici di buon
livello. Il nuoto azzurro che conta è tornato a Milano. Un nuovo miracolo, dopo mezzo secolo, della piscina
di via Trani angolo via Mecenate. Ma la città dei Cimenti nei Navigli è rimasta a secco, nuota solo grazie a
piscine nate negli anni 30 e 60.
Marco Pedrazzini
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