il mito di scilla

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il mito di scilla
DIDATTICA DELLE LINGUE E DELLE LETTERATURE
CLASSICHE
LICEO CLASSICO “Tommaso Campanella” di Reggio Calabria
COMPETENZA LETTERARIA
LEZIONE N°13
TITOLO DELLA LEZIONE
L’abbandono e l’accoglienza.
IL MITO DI SCILLA: CLASSICITA’ E REALTA’ TERRITORIALE
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Obiettivi:
Scoprire ed essere consapevoli del rapporto tra patrimonio culturale e
identità territoriale
Rielaborare aspetti della cultura classica in forme e linguaggi moderni,
multimediali
Arricchire la padronanza linguistica nel rapporto di derivazione lingue
classiche e lingua italiana
Procedere alla riflessione di tipo lessicale e morfosintattico
Saper trasferire quanto acquisito in altri ambiti disciplinari
Saper gestire le dinamiche di gruppo in termini di “peer education”
Coniugare le conoscenze classiche con i linguaggi simbolici ed artistici
Autori: M.T.Marra - A.Corigliano – M.T. Di Leo
1
Sommario
1 IL MITO DI SCILLA: CLASSICITA’ E REALTA’ TERRITORIALE .................................................................3
1.3
NUMISMATICA E ARTE FIGURATIVA ........................................................................... 10
Lucania ............................................................................................................................................ 10
Akragas ........................................................................................................................................ 11
1.3.2 Arte Figurativa .................................................................................................................... 12
ASPETTI LINGUISTICI IN OMERO (ODISSEA) E IN OVIDIO (METAMORFOSI) ............... 22
2.1 LE PAROLE DEL MITO NELLA LINGUA DI OMERO ...................................................................... 22
LA RADICE √σκυλ- ........................................................................................................................... 22
2.2 ANALISI FILOLOGICO-LETTERARIA SUL TESTO OMERICO ....................................... 24
3.CANTO, INCANTO ED INCANTESIMO.................................................................................. 26
4. CONCLUSIONI .......................................................................................................................... 27
SITOGRAFIA .................................................................................................................................29
2
AMBITO DELLA RICERCA AZIONE
CULTURA CLASSICA / TECNOLOGIE INFORMATICHE - Aspetto Metodologico
1 IL MITO DI SCILLA: CLASSICITA’ E REALTA’ TERRITORIALE
Il mito e l’amore nella letteratura classica trovano una grande varietà di rappresentazioni ma, tra tutti
gli aspetti che sono stati presi in considerazione, quello che ha affascinato di più gli allievi è stato il
mito di Scilla. L’attualità del tema, la sofferenza di un amore rifiutato, la fedeltà allo stesso amore e
gli elementi fantasiosi che vi ruotano attorno, senza dubbio hanno stimolato l’interesse dei giovani
studenti. Un altro aspetto determinante per l’applicazione nello studio è stata la scoperta dell’ identità
del proprio territorio con la terra del mito e con la cultura classica. Ci troviamo nella terra della Magna
Grecia, antica , ed a trenta Km circa da Reggio Calabria, si trova ubicata una piccola località
turistica, ύ
Un illustre grecista reggino, appassionato studioso di Omero, scrive sul suo libro1:
“Nel mare davanti alla Marina Grande di Scilla affiora un grosso scoglio, oggi
chiamato ancora ‘a petra du cani marinu’ che è un relitto dell’etimo odissiaco circa il toponimo
Scilla.”
Cultura classica ed identità territoriale, quindi, si trovano alla base della motivazione per avviare
i lavori di gruppo.
L’argomento viene sviluppato in forma multidisciplinare e si conclude con la scrittura e la
realizzazione di un cortometraggio.
A conclusione del percorso, le attività svolte dagli allievi sono da loro presentate
multimediale con applicazione Prezi.
in forma
IL MITO ATTRAVERSO LE FONTI
1.1 HISTORY
La scelta di inserire il documentario di History Channel, pubblicato nel 2013, all’inizio della
presentazione, risponde all’intento di dimostrare l’interesse di studiosi appartenenti ad una
formazione anglosassone, apparentemente lontana dal mondo classico ma, ugualmente,
affascinati dai valori che quella stessa cultura trasmette. Il professore Scott Huler, della
Washington University,nonché scrittore per quotidiani come il New York Times, il Washington
Post, il Philadelphia Inquirer e il Los Angeles Times, in questo video ( inserito nella
presentazione Prezy)si sofferma a spiegare in maniera suggestiva il viaggio di Odisseo per mare
e i pericoli affrontati, fino al passaggio nello Stretto di Messina e all’incontro con i mostri Scilla
e Cariddi. 2
1
2
Franco Mosino – L’Odissea Calcidese e lo stretto di Scilla- Città Calabria Edizioni
Documentario History Youtube
3
1.2
LE FONTI LETTERARIE
Rintracciare notizie sul mostro ∑κύλλα, attraverso le fonti letterarie, ha indotto a ritrovare
l’archetipo nel libro XII dell’Όδύσσεια di Ὅμηρος.”3
La complessa ricerca (che è stata condotta sia su testi cartacei - reperiti presso la Biblioteca
Magistrale e quella Comunale della nostra città - sia mediante strumenti telematici) ha consentito
di scoprire come sia mutata la figura di Scilla da Στησίχορος VII-VI sec. a.C. a Εὐστάθιος e
Τζέτζης, scoliasti del XII sec. d.C.
L’indagine s’è, poi, spostata dall’ambito letterario a quello scientifico e, quindi, all’osservazione
del nostro territorio. E’ stata analizzata minuziosamente la conformazione geologico-strutturale
dell’area dello Stretto, osservando il movimento delle correnti marine rapide ed irregolari,
tipiche di questo breve tratto di mare, che raggiungono una velocità di 9 km orari e che,
scontrandosi, causano enormi vortici.
Erano proprio queste correnti anomale a terrorizzare, in passato, i marinai al punto di creare il
mito di una creatura così terribile che Euripide nella Μήδεια definisce “mostro del Tirreno τῆς
Τυρσηνίδος Σκύλλης” 4
Lo storico Πολύβιος, nel III-II sec., aveva ritenuto ∑κύλλα un’allegoria della pesca del pesce
spada, praticata solo nello Stretto di Messina da duemila anni fino ad oggi. 5
1.2.1 L’ORIGINE DEL MITO DI SCILLA
Si narra che su una rupe sita in prossimità di Reggio Calabria, in una caverna che vi si apriva,
abitasse un’orripilante e temibile creatura: Scilla (Σκύλλα).
Le sue origini variano da leggenda a leggenda e, nei diversi miti, è figlia di:
> Forco (Φόρκυς)6 e Crateide 7(Κραταιΐς);
> Forco ed Ecàte (Ἑκάτη ); 8
> Tifone ed Echidna9 (Έχιδνα, la Vipera);
> Zeus e Lamìa (Λαμία).10
Questa genealogia, così variegata, dipende dalla natura di Scilla che gli autori vogliono, di volta
in volta, sottolineare (marina o infernale) e dimostra come essa sia una figura mutevole e
3
-Ὅμηρος (Omero), Ὀδύσσεια, XII, 124-126. Ὅμηρος, Ὀδύσσεια , XII, 124-126.doc
Εὐριπίδης, Μήδεια, 1340-1342 1357-1359
5
Πολύβιος, Ἱστορίαι, 34, 3, riferito da Στράβων, Γεωγραφικά, I, 2, 15-16.
6
Λυκόφρων, Ἀλεξάνδρα, 44-49 mediante Ἰωάννης Τζέτζης , Scoli a Licofrone 45 e 50.pdf
7
Oμηρος (Omero), Ὀδύσσεια, XII, 124-126. Publius Ovidius Naso (Publio Ovidio Nasone, I sec. a.C - I sec. d.C.),
Metamorphoseon libri XV, XIII
8
Ἀπολλώνιος Ῥόδιος (Apollonio Rhodio, III sec. a.C.), Τά Ἀργοναυτικά, 4, 829
9
Gaius Julius Hyginus (Gaio Giulio Igino, I sec. a.C.- I sec. d.C.), Fabulae,
10
Στησίχορος (Stesicoro, VII-VI sec. a.C.), Frammenti, 220 (da scoli alle Argonautiche di Apollonio Rodio vv. 825-831)
4
4
poliedrica, probabilmente a causa della reciproca influenza tra letteratura ed arte nonché tra
figure mitologiche simili.
Nel corso del tempo, quindi, sono stati enfatizzati uno o più aspetti presenti nel racconto
originario (con molta probabilità tramandato oralmente) e ne sono stati introdotti di nuovi sia
con intenzione creativa sia a causa di fraintendimenti.
Il primo a descrivere questo essere mitico è Omero (Ὅμηρος) che, per bocca della Maga Circe
(Κίρκη), parla ad Odisseo (Ὀδυσσεύς) dello scoglio dentro il quale v’è la caverna in cui esso
vive. 11
La paurosa creatura latra orrendamente, con voce di cagna neonata (σκύλακος νεογιλῆς) e
nessuno proverebbe gioia a vederla, nemmeno un dio se l’incontrasse; ha dodici piedi deformi
e sei colli lunghissimi su ciascuno dei quali c’è una testa spaventosa; in bocca, su tre file, ha
denti, fitti e serrati, pieni di nera morte. Lei vive nascosta per metà nella grotta profonda ma
spinge le teste fuori dall’antro e scrutando intorno allo scoglio, cattura pesci, delfini e squali e,
talvolta, un mostro marino, più grande di quelli nutriti dalla ruggente Anfitrite.
Nessun navigante s’è mai potuto vantare d’esserle sfuggito indenne: ghermisce con ogni testa
un uomo, afferrandolo dalla nave.
La maga, quindi, rappresenta all’eroe un male insormontabile che non si deve, in nessun modo,
tentare di contrastare. Gli consiglia quindi di fuggire e di chiedere aiuto alla madre del mostro,
Crateide, che è l’unica in grado di poterlo fermare.
Scilla è, pertanto, una creatura terribilmente pericolosa la cui fama è diffusa in tutto il
Mediterraneo: come s’è visto, è nota a Circe che vive nell’isola di Eea (Αἰαίη o Αἰαία, oggi
identificata col promontorio del Circeo, nel Lazio) ed Euripide la definisce “il mostro del
Tirreno” (τῆς Τυρσηνίδος Σκύλλης), proprio per sottolineare la voracità e la ferocia che non ha
eguali.
Ma come è nata negli antichi greci l’idea di una figura mitologica di questo tipo?
11
Ὅμηρος, Ὀδύσσεια , XII, 80-100.doc
5
Innanzitutto, essa non rappresenta una novità. Il mostro, infatti, è presentato con tratti iperbolici,
ipertrofici, con caratteristiche proprie della mitologia greca già da epoche remote e comuni ad
una serie di animali più o meno favolosi.
Inoltre, l’insistenza di Omero sull'elemento numerico (dodici piedi, sei colli, tre fila di denti)
ricorda l’attenzione di certe religioni orientali nei confronti dei numeri magici per cui il poeta
potrebbe essersi ispirato all’epica mesopotamica.
Tuttavia Scilla, a differenza delle altre figure mitiche, ha una sua spiccata personalità, elementi
fisici del tutto peculiari ed una collocazione spaziale molto precisa e dettagliata.
Per comprendere l’origine del mito, quindi, occorre esaminare approfonditamente i luoghi in cui
è ambientato giacché la Scilla latrante di Omero non è altro che la vivida rappresentazione dello
Stretto di Messina, punto d’incontro tra il Mar Jonio ed il Tirreno, tra il mondo conosciuto e
l’ignoto, dove le onde, infrangendosi sugli alti spuntoni rocciosi delle due coste, producono un
suono cupo simile ad un angosciante verso animale.
Questo luogo è sempre stato ricco di suggestione, incanto e paura perché su questi scogli, nei
cui anfratti erano soliti rifugiarsi gli animali più disparati che si nutrivano dei cadaveri dei poveri
naufraghi, molte navi si sono schiantate a causa di correnti rapide ed irregolari - che
raggiungono (ancora oggi) una velocità di 9 Km all'ora e che, scontrandosi, causano enormi
vortici - e di venti che spirano violenti e talora in conflitto tra loro.
Inoltre, secondo lo storico Polibio, Σκύλλα 12sarebbe un’allegoria della pesca del pesce spada
(ξιφίας) praticata, da duemila anni e fino agli anni cinquanta del XX secolo, solo in queste acque
e con una tecnica del tutto peculiare: sarebbe stata attribuita al mostro, perciò, la rituale gestualità
dei pescatori.
Omero, quindi, mostra di conoscere in maniera dettagliata le correnti dello Stretto, la sua
navigabilità, i suoi colori, il suo richiamo e la sua atmosfera tant’è che il Prof. Franco Mosino
ha ritenuto che egli non fosse un greco d’Asia bensì uno di quei Calcidesi (secondo i suoi studi,
Appa) che, nell’VIII sec. a.C., hanno fondato l’antica Ρήγιoν (Reggio).
Nelle epoche successive, la morfologia del mostro comincia a modificarsi: da un lato, si specula
sull'assonanza Σκύλλα - σκύλαξ e viene puntata l’attenzione sull’aspetto canino del mostro che
nell’autore dell’Odissea è, invece, marginale giacché il paragone animale gli serve solo per
rendere la voce della creatura e non per descriverne la conformazione; dall’altro, nella parte
superiore del corpo, comincia ad assumere i tratti di una splendida fanciulla.
-
12
Πολύβιος (Polibio, III-II sec. a.C.), Ἱστορίαι (Le Storie), 34, 3, riferito da Στράβων (Strabone, I sec. a.C. – I sec. d.C.), Γεωγραφικά
(Geografia), I, 2,15,16 Πολύβιος, Ἱστορίαι, 34, 3, riferito da Στράβων, Γεωγραφικά, I, 2,15-16.doc
6
Ρυτόν (VASO LIBATORIO) A FORMA DI
SCILLA
IV sec. a.C.
Ruvo di Puglia (Bari)
Secondo gli studi più recenti13, la creazione di questo ibrido dai tipici tratti dei demoni femminili,
singolare combinazioni di fascino e terrore, risalirebbe all’inventiva di Stesicoro della cui Scilla,
però, non possediamo alcun verso.
La nuova immagine ha immediata presa nel mondo latino il quale, meno cruento e più moderno
ed evoluto, tende a rendere più umana la fiera implacabile di Scilla.
Virgilio, infatti, ce la presenta con sembianze umane e forme di leggiadra donzella fino alla vita
al di sotto della quale è orribilmente innestato un ventre di lupo ed una coda di delfino.
Altri autori le donano addirittura un passato di splendida fanciulla.
Esistono, al riguardo, tre versioni:
1) La prima è quella di Ovidio14, secondo cui Scilla, cui la natura ha donato un’incredibile
grazia, è solita recarsi presso gli scogli di Zancle (Ζάγκλη) per passeggiare a piedi nudi sulla
spiaggia e fare il bagno nelle limpide acque del mar Tirreno. Una sera, mentre è sdraiata sulla
sabbia, ella sente un rumore provenire dal mare e nota un'onda dirigersi verso di lei; impietrita
dalla paura, vede apparire dai flutti un essere metà uomo e metà pesce, dal corpo azzurro, con il
volto incorniciato da una folta barba verde e capelli, lunghi sino alle spalle, pieni di frammenti
di alghe. Questi è un dio marino che, un tempo, è stato un pescatore di nome Glauco (Γλαῦκος),
trasformato da un prodigio in un essere di natura divina.
La fanciulla, terrorizzata, non comprendendo di che tipo di creatura si tratti, si rifugia sulla vetta
di un monte che sorge nelle vicinanze. Il dio marino, vista la reazione della ninfa, inizia a
dichiararle il proprio amore e a raccontarle la propria drammatica storia.
13
Enrico Paribeni, Enciclopedia dell'arte antica classica e orientale, Roma, 1966, p. 109, S. v. Scilla.
Scilla, Enrico Paribeni, Enciclopedia dell'arte antica classica e orientale.pdf
14
Publius Ovidius Naso, Metamorphoseon libri XV, XIII,730-968 e XIV 1-74.do
7
GLAUCO E SCILLA
Agostino Carracci,
1597
Galleria Farnese,
Roma
Scilla, dopo aver ascoltato il racconto di Glauco, noncurante del suo dolore, va via lasciandolo
solo e disperato.
Allora Glauco pensa di recarsi all'isola di Eea dalla Maga Circe, sperando che possa lanciare un
sortilegio affinché la giovane si innamori di lui.
Questa, tuttavia, lo ammonisce severamente ricordandogli che, essendo un dio, non ha bisogno
di implorare le attenzioni di una donna mortale e, perché capisca quanto sia in errore, gli propone
di unirsi a lei.
Glauco, però, per il troppo amore che prova nei confronti della ragazza si rifiuta e Circe,
infuriata, decide di vendicarsi.
Non appena Glauco si allontana, la strega prepara un filtro e va presso la spiaggia di Zancle,
dove Scilla è solita recarsi; versa il filtro nel mare e ritorna, quindi, alla propria dimora. Quando
Scilla arriva, accaldata per la grande afa della giornata, decide di immergersi nelle acque del
Tirreno ma, dopo essersi bagnata, vede intorno a sé mostruose teste di cane, rabbiose e
ringhianti. La giovane, spaventata, cerca di scacciarle ma, una volta fuori dall'acqua, si accorge
che quei musi sono attaccati alle sue gambe tramite un lungo collo serpentino; si rende allora
conto che fino alle anche è ancora una ninfa ma da quelle in giù spuntano sei teste feroci di cane.
E’ tale l'orrore che Scilla ha di se stessa che si getta in mare e si nasconde nella cavità di uno
scoglio di fronte alla grotta dove abita Cariddi (Χάρυβδις), diventando antropofaga.
In seguito, riesce, pure, a vendicarsi di Circe uccidendo alcuni compagni di Ulisse.
Glauco piange la sorte toccata alla bella ninfa e per sempre rimane innamorato dell'immagine di
grazia e dolcezza che ella, un tempo, ha rappresentato, rifiutando di concedersi alla gelosa maga.
2) La seconda vede15 Poseidone (Ποσειδών) innamorato di Scilla. La moglie del dio del
mare, la Nereide Anfitrite (᾿Αμϕιτρίτη), decide allora vendicarsi mettendo delle erbe magiche
nella vasca da bagno della ninfa. Appena Scilla s’immerge, la parte inferiore del suo corpo si
trasforma in sei cani, ciascuno con un collo lunghissimo a forma di serpente ed un’orrenda bocca
con denti appuntiti. A causa di questa mutazione, Scilla è costretta a nascondersi in un antro
presso lo stretto di Messina.
3) La terza16, che fonde le prime due, fa compiere la terribile metamorfosi a Poseidone
respinto da Scilla perché innamorata di Glauco.
15
16
. Λυκόφρων, Ἀλεξάνδρα, 44-49 mediante Ἰωάννης Τζέτζης , Scoli a Licofrone 45 e 50.pdf
Servius Marius Honoratus, Commentarii in Vergilii Aeneidos libros, III, 420.doc
8
In conclusione, l’origine del mito di Scilla è frutto di una lenta evoluzione letteraria ed artistica,
della fusione di culture e civiltà appartenenti a luoghi diversi e ad epoche differenti.
Il risultato è un personaggio contraddittorio, multiforme e complesso, caratterizzato da mille
sfaccettature che lo rendono terrificante ma, al tempo stesso, ricco di fascino e di mistero, proprio
come i luoghi che personifica.
9
1.3 NUMISMATICA E ARTE FIGURATIVA
Gli allievi hanno curato un tipo di approfondimento legato all’aspetto iconografico, rintracciando
riferimenti interessanti nella numismatica e nell’arte figurativa.
Fra i reperti numismatici, ritrovati nel territorio mediterraneo influenzato dalla colonizzazione greca,
si trovano numerose monete con l’effigie di Scilla, nelle sembianze di mostro, risalenti al V-IV secolo
a.C.
Altre notevoli testimonianze della grande diffusione di questo mito si trovano in ambito
artistico/figurativo. La fama della leggenda non si limita, però, all’antichità ma si spinge fino ai giorni
nostri: nell’epoca contemporanea, un gran numero di artisti, sia europei sia extra-europei, ha deciso
di ritrarre la narrazione di Scilla, puntando i riflettori sull’incontro fra la ninfa e Glauco.
Per esempio, Joseph Mallord William Turner, pittore e incisore inglese, appartenente al movimento
romantico, dipinge due quadri differenti: nel primo ritrae la ragazza sul punto di scappare ma è ancora
su uno scoglio; nel secondo raffigura il momento della disperata fuga di Scilla.
Bartholomeus Spranger, del movimento neo-manierista europeo, ancora, riproduce la giovane seduta
su uno scoglio all’arrivo di Glauco.
Infine, Eglon van der Neer è uno dei pochi a focalizzare l’attenzione sul momento dell’incantesimo
della maga Circe nella caletta.
1.3.1
Monetazione
L’origine della moneta si fa risalire intorno al VII secolo a.C. da parte dei mercanti ionici che, trovatisi
a dover valutare stessi blocchi di metallo più volte, presero a marcarli con un segno in modo da poterli
facilmente riconoscere nel caso ne avessero li riavuti tra le mani. Le monete erano quindi impresse
da una sola parte, proprio per il procedimento seguito nella coniazione. I re della Lidia, a favore degli
scambi commerciali, emisero poi pezzi di metallo provenienti dal tesoro reale. Corinto fu la seconda
città, intorno al 575 a.C, a battere monete e qui si pensò di utilizzare un punzone disegnato in modo
che la moneta fosse impressa da entrambi i lati. Il disegno scelto fu la dea Atena, protettrice della
città. La presenza della figura di Atena nelle monete è quindi molto ricorrente e risale alle origini
della diffusione monetazione.
Numerose sono le monete in cui è presente, sull’elmo di Pallade, Scilla, nell’aspetto che acquisisce
dopo la metamorfosi: la raffigurazione combinata delle due donne potrebbe essere dovuta sia alla
diffusione del mito di Scilla, inserita come figura accessoria in una frequente tipologia di illustrazione
monetaria, oppure potrebbe indicare un collegamento mitico presente fra le due donne, dato che è
con l’assistenza di Atena che Eracle uccide il mostro marino. La maggior parte dei θησαυροί,
riguardanti Scilla e Atena, si ritrova nei territori della Magna Grecia.
Lucania
(400-380 a.C.) DIDRAMMA gr.7,8
D/Testa di Atena a d. con elmo Attico sormontato da Scilla
R/Toro andante a s. con sopra ΘΟΥΡΙΩΝ e sotto un piccolo
uccellino. Esergo un pesce - RARA
10
(Circa 400 a.C.) DINOMOS gr.15,0
D/Testa di Atena a d. indossa un elmo attico sormontato
da Scilla R/Toro cozzante a d. in basso linea dell’esergo
formata da puntini con due pesci. Tra le due zampe
posteriori la lettera Π Sopra la scritta ΘΟΥPΙΩΝ-
(350-281 a.C.)
D/ testa di Atena con elmo attico crestato e ornato dal
mostro Scilla nell'atto di scagliare un sasso
R/ toro nell'atto di caricare verso destra
(400-370 a.C.) DIDRAMMA gr.7,5
D/Busto di Atena tre quarti di fronte con elmo attico
sormontato da Scilla. A s. le lettere APH
R/ Ercole tiene una clava e la pelle leonina.
A s. in verticale la scritta I-ΗΠΑΚΔΗΙΩΝ- MOLTO RARA
Akragas
Le monete di Akragas presentano una certa uniformità a causa della ripetizione del medesimo tipo.
Nel periodo compreso fra il 430 e il 360, considerato aureo per l'arte, ritroviamo, sul modello delle
monete agrigentine, un insieme di figure decorative, come quella di Scilla.
Si conferma, così, la notevole diffusione del mito nel bacino durante Mediterraneo IV secolo a.C.
11
d
Tra gli artisti maggiori si ricorda Euth, incisore della quadriga in movimento nell'esergo: questo tipo
di monete, nonostante motivi differenti rispetto a quelli più comuni del granchio e delle aquile, sono
comunque originari della città di Akragas.
(413-405 a.C.)- 17,28 g.
D/ Nike su quadriga veloce
Sopra, Nike in volo.
In esergo, Scilla, con tridente.
Presente la firma ΕΥΘ
R/ Testa di Aretusa; EVM davanti al collo
intorno quattro delfini e [ΣV]PAKOΣIΩИ.
1.3.2 Arte Figurativa
Sculture
Giovanni Angelo Montorsoli
Scilla e la nave di Odisseo
Scylla (1557)
12
Arte figurativa
Glauco arriva dal largo e come vede la vergine, preso dal desiderio di possederla, si arresta e le dice tutte
le parole pensa possano trattenerla.
Jacopo Chimenti
Gallerie Fiorentine (1620)
Bartholomeus Spranger, Vienna,
Kunsthistorisches Museum
(1580-1582)
Lei invece fugge
Joseph Goupy, Museum of
Fine
Arts, Boston (1680–174
Salvator Rosa, Museum of
Fine Arts, Boston(1615-1673)
13
E continua a fuggire, e resa più veloce dalla paura giunge in cima a un monte che sorge vicino alla spiaggia
.
J.M.W. Turner (1841)
Kimbell Art Museum
È lassù che Scilla si ferma, e da quel posto sicuro, incerta se quell’essere sia un mostro oppure un dio, ne guarda s
colore, guarda la chioma che gli copre le spalle e più giù il dorso, e si meraviglia che a partire dagli inguini il s
corpo gli e sia pesce.
Johann Wilhelm Baur- XVII secolo
14
Glauco se ne accorge, e aggrappandosi a uno scoglio che sporge lì vicino, dice:
“Non sono un mostro né una bestia feroce, io, o vergine, ma un dio dell’acqua”
Laurent de La Hyre,
Los Angeles
Ang J. Paul Getty Museum
(1640-1644)
Jaques Dumont-Troyes, Musée
des Beaux- Arts (1726)
15
Circe, Eglon van der Neer,
Amsterdam, Rijksmuseum
Scilla arriva, e si è appena immerse fino a metà, che vede spuntare, intorno alle proprie anche, orribili cani
latranti
Bayonne, Musée Bonnat (1636)
17
Scilla rimase sul posto, e alla prima occasione sfogò il suo
odio per Circe privando Ulisse dei suoi compagni
Füssli - (1794-1796)
Aarau, Aargauer Kunsthaus
Il marinaio la evita, anche scoglio
James Gillray
Britannia entre Charybde et Scylla
-
18
Crateri
Paris, Musée du Louvre(450-425 a.C)
(375-350 a.C)
Malibu, Paul Getty Museum
19
t
Opera in terracotta
Data incerta
a
Karlsruhe, Badisches Landesmuseu
a
Gruppo scultoreo di Villa Hadriana
(II secolo a.C)
Napoli, Museo archeologico nazionale
21
ASPETTI LINGUISTICI IN OMERO (ODISSEA) E IN OVIDIO (METAMORFOSI)
L’attività si è incentrata sul controllo delle forme linguistiche nei versi di Omero, relativi al mito di Scilla.
Il metodo etimologico ha indotto ad osservazioni sistematiche su alcuni aspetti lessicali come la
combinazione di vari elementi per la costruzione di campi semantici, in riferimento alla radice Σκύλ Abbiamo analizzato in parallelismo la lingua di Omero e la koinè attica , definendone i fenomeni più
evidenti, cogliendone in forma schematica le caratteristiche a livello di fonetica, declinazione, coniugazione.
2.1 LE PAROLE DEL MITO NELLA LINGUA DI OMERO
-
LA RADICE √σκυλ
Σκύλλᾰ, ep. Σκύλλη da √σκυλcucciolo, lacerare
σκῠλᾰκεία allevamento dei cuccioli
σκυλάκειος di cuccioli
σκυλάκευμα propr. cucciolo, est. monello, discolo, di
ragazzi
σκῠλᾰκευτής allevatore di cani
σκῠλᾰκευτικός concernente i cuccioli: solo sost. le cure dei
cuccioli
σκῠλᾰκεύω att. fare accoppiare cani pass. ricevere cure
σκῠλᾰκηδόν avv. come un cucciolo
σκυλάκιον piccolo cucciolo, gener. di cani.
σκῠλᾰκοδρόμος della canicola
σκῠλᾰκοκτόνος che uccide cani
σκῠλᾰκοτροφία allevamento dei cani
σκῠλᾰκοτροφικός concernente l'allevamento dei cani, sost.
l'allevamento dei cani
σκῠλᾰκοτρόφος che alleva cani
σκῠλᾰκώδης di cucciolo | sost. τὸ σκυλακῶδες carattere di
cucciolo
σκύλαξ [cf. arm. cul?, litu. skalikas?]cucciolo, giovane cane
= σ. κυνός | est. Cane, gener. cucciolo,piccolo, di animali
||catena, collare o collana ● dat. pl. ep. σκυλάκεσσι
σκῡλάω derubare, spogliare
σκῡλεία spoliazione
σκύλευμα armi tolte al nemico ucciso, spoglie, bottino,
gener. pl.
σκύλευσις spoliazione
σκῡλευτής chi spoglia un nemico ucciso, predatore
σκῡλεύω spogliare un nemico ucciso, depredare
σκῡλήτρια che spoglia un nemico ucciso, di ragazza
σκύλιον ittiol. pescecane
σκύλλω attivo lacerare, passivo esser lacerato o straziato
σκύλμα ciocca di capelli strappata ‖ confusione, disturbo
22
σκυλμός gener. pl. molestia, fastidio, tormento‖ med.
irritazione
σκυλμώδης fastidioso
σκῦλον spoglia, preda | gener. pl. armi di un nemico ucciso,
spoglie, bottino
σκῡλοπνίκτης strozzatore di cani
σκύλος pelle, di animale ‖ (fig.) guscio, di noce
σκῡλοφόρος che riporta spoglie
σκῡλοχᾰρής che gode delle spoglie
23
2.2 ANALISI FILOLOGICO-LETTERARIA SUL TESTO OMERICO
ΟΔΥΣΣΕΙΑΣ vv.73/110
Aspetti Fonetici
Forma Attica
Forma EPICA
vv.73 οἱ δὲ δύω ( δϝω) σκόπελοι
ὁ μὲν οὐρανὸν εὐρὺν ἱκάνει
οἱ δύω σκόπελω…..
vv 74 ὀξείῃ κορυφῇ
ὀξείαι κορυφῆι
vv.74 vεφέλη δέ μιν ἀμφιβέβηκε
….κυανέη
vv 75
.. οὐδέ
………κυανέα
ποτ᾽ αἴθρη
…αἴθρα
vv 76 κείνου ἔχει κορυφὴν οὔτ' ἐν …
θέρει οὔτ' ἐν ὀπώρῃ·
vv 79
Πέτρη γὰρ λίς ἐστι, ….
ἐν ὀπώρα…
Πέτρα …
Italiano
Qui ci sono due scogli…
l’uno raggiunge il vasto
cielo
con la sua vetta aguzza...
lo circonda una nube
oscura
né mai cielo sereno
risplende né in estate né
in autunno
la roccia è liscia
vv.80 μέσσῳ δ' ἐν σκοπέλῳ
ἐστὶ σπέος ἠεροειδές )
δ' ἐν μέσσῳ……. ἀεροειδές
vv.82 νῆα παρὰ γλαφυρήν
ἰθύνετε, φαίδιμ' Ὀδυσσεῦ.
ναῦν παρὰ γλαφυρήν
o glorioso Odisseo..
dirigete la concava nave
vv.85 ἔνθα δ' ἐνὶ Σκύλλη ναίει
δεινὸν λελακυῖα.
δ' ἐν Σκύλλη
Là dentro vive Scilla….
vv.86 τῆς ἦ τοι φωνὴ μὲν ὅση
σκύλακος νεογιλλῆς γίνεται,
σκύλακος νεογιλλῆς γίνεται
La sua voce è quella di un
cucciolo nato da poco…
vv.88
οὐδέ  τίς μιν
γηθήσειεν ἰδών
..nessuno si rallegrerebbe
οὐδέ κέ τίς μιν
γηθήσειεν ἰδών,
vv.91 ἐν δὲ ἑκάστῃ σμερδαλέη
(μέσσῳ (<*μεθj)
σμερδαλέα
κεφαλή, ἐν δὲ τρίστοιχοι ὀδόντες,
Al centro dello scoglio vi
è una grotta nebulosa
su ciascuno una
spaventosa testa
vv.93 μέσση μέν τε κατὰ σπείους
κοίλοιο δέδυκεν ( geminazione)
μέση
Per metà sta nascosta nella
cava spelonca
vv.102
πλησίον ἀλλήλων· καί
κεν διοϊστεύσειας.
διοϊστεύσειας
Dall’uno potresti colpire
l’altro
vv.103
τῷ δ' ἐν ἐρινεός
ἐστι μέγας, φύλλοισι τεθηλώς
…ἐρινεώς….. φύλλοι
24
In cima vi è un grande
fico selvatico, ricco di
foglie
Contrazione
Forma Ionica (distratta)
Forma Attica (contratta)
Italiano
vv 78 … ὐδ' εἴ οἱ χεῖρές γε
ἐείκοσι… καὶ……
vv.90 …ἓξ δέ τέ οἱ δειραὶ
περιμήκεες,
vv.92 …πυκνοὶ καὶ θαμέες
.. ὐδ' εἴ οἱ χεῖρές γε είκοσι…
καὶ……
..ἓξ δέ τέ οἱ δειραὶ περιμήκες,
nemmeno se
avesse…venti mani e …
essa ha… sei colli
lunghissimi…
….i denti su tre file, fitti
e serrati..
vv.95 αὐτοῦ δ' ἰχθυάᾳ, σκόπελον
περιμαιμώωσα
ἰχθυᾳ̃
vv.98 ….ῇ δ' οὔ πώ ποτε ναῦται
ἀκήριοι εὐχετόωνται
…εὐχετω̃νται,( ep. per
εὔχονται )
….ma i naviganti si
vantano….
vv.99 παρφυγέειν σὺν νην
forma epica per παραφύγειν
Di riuscire a scampare
con la nave
vv.109
ἐλα̃ν, ep. per ἐλαύνειν
Spingi oltre la nave…
νῆα παρὲξ ἐλάαν
…πυκνοὶ καὶ θαμειαί…
….περιμαιμω̃σα
…e lì pesca frugando
intorno lo scoglio..
Declinazione
Epico
Attico
Italiano
vv.92 θανάτοιο
…θανάτου……
..della morte…
vv.93… κοίλοιο
κοίλου
Dell’incavo, del ventre
vv.94 …δεινοι̃ο
δεινου̃
Temibile, spaventoso
vv.100 .. κυανοπρῴροιο
κυανοπρῴρου
..strappandolo dalla nave
dalla prora azzurra
Coniugazione
Epico
Attico
Italiano
vv 77 ... κεν… ἀμβαίη
(epico /ionico )
….ν ἀναβαίνω
…..nessuno potrebbe
scalarlo…
vv.83 οὐδέ κεν ….αἰζήϊος
ἀνὴρ εἰσαφίκοιτο
….ν….. εἰσαφίκοιτο….
neppure un uomo nel fiore degli
anni ….potrebbe raggiungere
vv.99…παρφυγέειν σὺν νηΐ·...
forma epica per παραφύγειν
Di essere riusciti a scampare con
la nave
vv.109 .. νῆα παρὲξ ἐλάαν..
…
ἐλα̃ν, ep. per ἐλαύνειν
Spingere via, sospingere
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3.CANTO, INCANTO ED INCANTESIMO
3.1 CORTOMETRAGGIO ORIGINALE
La realizzazione del cortometraggio nasce dal desiderio di dare reale espressione ai sentimenti narrati nel mito.
Gli allievi–protagonisti del corto hanno voluto trasferire in un linguaggio moderno, simbolico e,
contemporaneamente creativo, il dolore di un amore rifiutato e le conseguenze devastanti di questo rifiuto.
Nell’ideare la sceneggiatura l’allievo regista ha inteso rappresentare:
•
Il narratore esterno ed onnisciente
•
Scilla, bellissima ninfa delicata e impaurita che si ritrae di fronte alle proposte di Glauco è colta, alla
fine, nella metamorfosi ad orribile mostro. Nella scena finale, infatti, mentre Scilla si immerge nelle acque
marine e la veste si solleva, allegoricamente si richiama la formazione delle sei teste canine

Glauco, invece, esterna le proprie proposte d’amore ed umiliato dal rifiuto della ninfa, chiede aiuto alla
maga Circe

Circe, in uno strano capovolgimento di ruoli, offre il proprio amore a Glauco il quale, però, preferisce
mantenere fede al suo sentimento per Scilla. A questo punto la maga, per vendetta, ricorre alle proprie arti
magiche e trasforma la fanciulla in un terribile mostro.
3.1.1 SCENEGGIATURA
Scena prima
Narratore: Là dove si incontrano le acque e logorano un alto promontorio, si distese, dopo la festa delle Nereidi.
Dunque, passando ora alla storia, Glauco nuotava vicino al lido Italico finchè non la vide e se ne innamorò
perdutamente
Glauco: Non scappare, non sono un mostro ma un dio, mia soave ninfa... Fui uomo uomo e pescatore ma un
giorno disposte le mie prede su un prato mai violato da uomo o animale, esse ripresero vita e si rituffarono,
allora anch’io sorpreso decisi di provare quell’erba e colto dal desiderio del mare mi tuffai e mai più tornai sulla
terra. Gli dei del mare mi accolsero e mi donarono l’immortalità ma cosa mai mi è servito tutto ciò se ti lascia
indifferente?
Scilla: Mai sarò tua, di te ho orrore, rituffati tra le onde e non tornare più.
Narratore: L’amore di Glauco non era ricambiato dalla bellissima ninfa, era rimasta una sola speranza ormai
per il dio, la Maga Circe.
Scena seconda
Glauco: O dea, abbi pietà d’un dio. Tu sola puoi infatti alleviare il mio dolore. Scilla scorsi sul lido italico e di
lei m’innamorai, senza essere ricambiato. Ricorri agli incantesimi o alle erbe, ma fa’ che questa ferita bruci
anche in lei.
Circe: Non preoccuparti di chi ti rifiuta, dedicati piuttosto a chi ti desidera. Tu meriti di esser pregato e di certo
potevi esserlo e se ti dimostrerai disponibile, credimi, pregato sarai. Perché tu non abbia dubbi sulla tua bellezza:
Io stessa, benché dea, non bramo altro ch’esser tua.
Glauco: Nasceranno alberi in mare e alghe sulla cima dei monti prima che muti il mio amore per Scilla finché
ancor vive.
Circe:
Siccome non posso vendicarmi su lui, mi vendicherò su colei che mi è stata preferita.
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4. CONCLUSIONI
A conclusione del lavoro, dopo aver dedicato ampio spazio alla sezione con i prodotti della ricerca azione, attività
che si è svolta in un arco temporale dal mese di gennaio ai primi di aprile, vorremmo testimoniare l’efficacia e la
bellezza della condivisione dell’impegno tra noi colleghe.
Fin da subito abbiamo compreso l’importanza e la necessità di seguire nuove strade per la didattica delle nostre
lingue classiche, facendo ricorso, nella prima fase, alla Lezione frontale (circoscritta alla fase iniziale di
introduzione dei contenuti di base) alla lezione interattiva, ricorrendo agli opportuni Feedback alla fine di ogni
fase dell’unità di apprendimento. Sono seguite, in special modo, in prossimità delle date di scadenza delle
pubblicazioni sul sito, varie attività laboratoriali di gruppo e non sono mancate azioni di Brain storming per
l’elaborazione di idee creative in gruppo ( come nel caso della drammatizzazione del mito di Scilla). Sempre
confrontandoci vicendevolmente sul percorso che a volte ha messo tutti in egual misura alla prova, si è
compreso presto di dover sfruttare a fondo le proprie competenze cognitive, operative e relazionali,
dimostrando a se stessi e al gruppo l’efficacia del lavoro in Cooperative learning. Gli strumenti per noi
indispensabili per la realizzazione del progetto sono stati la Lim, il Web,
i testi classici, dizionari, materiale fornito da noi docenti, nonché il TLG ed il TLL.
Strumenti di osservazione dell’apprendimento per l’approfondimento sulla ligua omerica sono state le schede
operative che nella loro chiarezza hanno fornito la chiave per continuare e diffondere nel gruppo classe maggiore
interesse. Le soluzioni organizzative e le tre fasi del progetto ( INIZIALE: introduzione dell’argomento partendo
dal contesto contemporaneo ed avvio del percorso; INTERMEDIA: analisi dei contenuti e attività di studio sui
testi antichi. FINALE: Riflessione generale sul valore simbolico del mito) sono state utili per consentire agli
allievi di comprendere un metodo di studio della letteratura in un’ottica futura, che con le competenze acquisite
dagli allievi (in merito ad esempio alla lettura metrica ed all’ analisi sintattica e retorica) offre a noi docenti un
nuovo orizzonte didattico.
Ci piace, a questo punto, inserire una curiosità della tradizione popolare che nello stretto braccio di mare cantato
dai poeti tutt’ora si svolge una delle tradizioni più importanti di Scilla, la pesca del pescespada.
I pescatori di Chianalea sanno che se desiderano catturare una coppia devono uccidere prima la femmina, poiché
il maschio, condotto da un amore incondizionato, starà sempre vicino all’amata nonostante la sua morte per poi
essere ucciso a sua volta dai pescatori, facilitati da tale comportamento durante l’attività di pesca.
A conferma del mito è lo strano comportamento del pescespada maschio che romanticamente rimane legato alla
sua amata da un sentimento, il medesimo di Glauco per Scilla, che è pura poesia.
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BIBLIOGRAFIA
Ambiti letterari di studio
Omero – Odissea l. XII,vv.73-110;245-260
Ovidio – Metamorfosi ll. XIII, 898-968; XIV, 1-75
Riferimenti bibliografici su “Origine del mito di Scilla”
Λυκόφρων (Licòfrone di Calcide, IV-III sec. a.C.), Ἀλεξάνδρα,44-49 mediante Ἰωάννης Τζέτζης ,
Scoli a Licofrone 45 e 50
Servius Marius Honoratus, Commentarii in Vergilii Aeneidos libros, III, 420
Ὅμηρος, Ὀδύσσεια , XII, 124-126
Publius Ovidius Naso, Metamorphoseon libri XV, XIII, 749
Caius Plinius Secundus, Naturalis Historia, III, 73
Pseudo-Apollodoro, Βιβλιοθήκη, 'Επιτομή, 7, 20-21
Ἀπολλώνιος Ῥόδιος, Τά Ἀργοναυτικά, 4, 825-832
Gaius Julius Hyginus, Fabulae, 125
Gaius Julius Hyginus, Fabulae, Praefatio, 39 e Fabulae, 125
Στησίχορος (Stesicoro, VII-VI sec. a.C.), Frammenti, 220
(da scoli alle Argonautiche di Apollonio Rodio vv. 825-831)
Livio Sbardella, Filita, pag. 43
Nello Toscanelli, Le origini italiche, pag. 191
Ὅμηρος, Ὀδύσσεια , XII, 80-100
Ὅμηρος, Ὀδύσσεια , XII, 124-126
Εὐριπίδης, Μήδεια, 1340-1342;1357-1359
Κτησίας, nei suoi Ἰνδικά [di cui sopravvive un riassunto nella Βιβλιοθήκη, 72,VII, del patriarca bizantino Φώτιος
Alexander Heidel, The Babylonian Genesis, pag. 142
Ἀθήναιος Nαυκρατίτης , Δειπνοσοφισταί , 7, 76
Servius Marius Honoratus, Commentarii in Vergilii Aeneidos libros, III, 420
Έρατοσθένης (Frammento 1 B16 Berger) riferito da Στράβων, Γεωγραφικά, I, 3,11
Claudio Schiano, Artemidoro di Efeso e la scienza del suo tempo, pag. 108
Πολύβιος, Ἱστορίαι, 34, 3, riferito da Στράβων, Γεωγραφικά, I, 2,15-16
Publius Ovidius Naso, Heroides, XII, 123-128
Lucius Annaeus Seneca, Medea, 350-354
Εὐστάθιος , Παρεκβολαὶ εἰς τὴν Ὁμήρου Ὀδυσσείαν, XII, 87 e ss.
Scilla, Enrico Paribeni, Enciclopedia dell'arte antica classica e orientale
Publius Vergilius Maro, Aeneis, III, 420-432
Publius Ovidius Naso, Metamorphoseon libri XV, XIII,730-968 e XIV 1-74
Λυκόφρων, Ἀλεξάνδρα, 44-49 mediante Ἰωάννης Τζέτζης , Scoli a Licofrone 45 e 50
Servius Marius Honoratus, Commentarii in Vergilii Aeneidos libros, III, 420
Studi bibliografici
Gaetano Bonaccorso – Antologia Modulare / Omero- Loffredo Editore
Enrico Rossi-Roberto Nicolai- Letteratura Greca-/ L’età arcaica- Le Monnier
F. Mosino - L’Odissea Calcidese e lo stretto di Scilla- Città Calabria Edizioni
L. Ceccarelli- Prosodia e Metrica Classica – Società Editrice Dante Alighieri
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SITOGRAFIA
http://www.poesialatina.it/_ns/Greek/tt2/p/Presentazione.
http://www.mediterranees.net/
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