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airmanshiponline.com settembre 2003 Un tempo si diceva di una realtà locale complessa, in cui si articolavano interessi e attività, le più disparate, che era come un “porto di mare”. L’aeroporto, oggi vera e propria città, accentua tutto ciò che produce quella realtà caotica che a suo tempo veniva attribuita ai grandi porti di mare. La gestione degli aeroporti è, quindi, un problema fondamentale per il sistema trasporti di un paese, per l’intero sistema dell’aviazione civile e per lo stesso paese. Su questo argomento pubblichiamo, in altra parte di questa edizione, un documento dell’Ing. Bruno Salvi che costituisce uno studio completo su tutti gli aspetti della vicenda: storici, amministrativi, legislativi, finanziari, e via dicendo. Dal momento che alcuni aspetti sono delle vere e proprie denunce, qualcuno, non essendo al corrente dell’impegno di Salvi, potrebbe dire che avrebbe dovuto far presente la situazione in ben altre occasioni. Ebbene, come spesso accade quando chi non vuol intendere mostra memoria corta, avviene che Salvi ha sempre portato puntualmente all’attenzione del mondo aviatorio nazionale e del legislatore questi problemi, attraverso interventi a Conferenze e Convegni o sulle pagine di periodici specializzati come Air Press. Purtroppo ha trovato sempre pochi legislatori attenti alle sue considerazioni, forse solo quei pochi con senso dello Stato e della Collettività. Il risultato è lo scenario attuale. Mi riferisco alle proposte di riforma dell’Aviazione Civile. E allora andiamo a riprendere quanto Bruno Salvi disse quasi dieci anni or sono indirizzando il suo intervento a coloro che hanno ora la maggioranza in Parlamento, ad un tavolo permanente promosso da AN, CCD e FI. Vediamo che gli avvisi di dissesto c’erano tutti ma sono stati ignorati. Il bello di Internet è che la rete costituisce un archivio aperto a tutti e siti come il nostro mantengono online sine die ogni cosa detta o scritta, e se è stata detta prima della diffusione del web, siamo qui per ripescarla e porla in modo permanente a futura memoria. acp ALLE SOGLIE DEL DUEMILA – L’AVIAZIONE CIVILE ITALIANA AD UN BIVIO: DISSESTO O RILANCIO TAVOLO PERMANENTE PER IL CONFRONTO TRA LE FORZE POLITICHE DEL POLO DELLE LIBERTÀ E DEL BUON GOVERNO E LE FORZE SOCIALI E IMPRENDITORIALI (PROMOSSO DA AN, CCD, FI) ATTI 1° SESSIONE TRASPORTI AEREI Novembre 1994 RELAZIONE INTRODUTTIVA Ing. Bruno Salvi Dirigente Capo Servizio Aeroporti della DGAC 1 airmanshiponline.com settembre 2003 L'aviazione civile possiede un ruolo determinante per lo sviluppo economico e sociale del territorio; l'aeroporto è elemento necessario, ma non sufficiente, per agevolare tale sviluppo. L'aeroporto, infatti, di per sé infrastruttura statica, assume un ruolo dinamico se sussistono almeno i seguenti ulteriori fattori indispensabili: - gestioni con capacità imprenditoriale per fornire, nella "industria aeroporto", un prodotto di qualità a prezzi concorrenziali e, soprattutto, con capacità di vendite di tale prodotto, - vettori di adeguate capacità, per l'acquisto del prodotto aeroportuale, - sviluppo del territorio per rendere appetibile al vettore l'uso dell'aeroporto. L'applicazione di questi elementari principi porta annualmente 12 milioni di presenze nelle isole Baleari attraverso l'aeroporto di Palma di Majorca, mentre la Sardegna, un territorio più ricco di storia e di natura, vede giungere 500 mila passeggeri attraverso l'aeroporto di Alghero. Il valore aggiunto nel territorio, nel primo caso si può calcolare in 6 - 7.000 miliardi annui. In Italia l'aeroporto è stato sempre considerato come elemento "sufficiente" a dare lustro al territorio in cui si colloca; e l'importanza è stata sempre correlata alla sua dimensione ed, in particolare, alla lunghezza della sua pista. In questa valutazione statica dell'aeroporto, nella quale il territorio risulta appagato se la sua pista ha dimensioni maggiori di quelli dell'aeroporto più vicino, senza alcuna valutazione del rapporto costo/beneficio, non hanno trovato attenzione elementi fondamentali per lo sviluppo del trasporto aereo commerciale, e cioè: - investimenti mirati, - gestioni efficienti, - adeguata politica tariffaria, - vettori adeguati per capacità e ruolo, - intermodalità dei trasporti, - sviluppo del territorio sotto il profilo industriale e turistico per l'impiego più completo delle risorse aeroportuali. La situazione del trasporto aereo in Italia alle soglie del 2000 si presenta in termini negativi rispetto ad altri Paesi, limitando il confronto a quelli europei più vicini al nostro per dimensione, cultura, storia ed ambiente. La politica del vettore di bandiera, che ha sempre dettato le regole, ha (giustamente nella sua ottica) considerato solo i poli di proprio interesse nei quali la domanda era certa, concentrando in tali poli la propria offerta. La mancanza di vettori alternativi, con ruoli e velivoli differenziati, ha contribuito a penalizzare lo sviluppo degli altri aeroporti che avrebbero potuto ricevere impulso del traffico commerciale non di linea (principalmente charter e merci) o di linea interregionale. La situazione negativa determinata dalla concorrenza dei fattori espressi è evidenziata dalle cifre. L'Italia è l'unico Paese europeo in cui il traffico si concentra per il 70% su due scali (Roma e Milano) e dopo questi due scali (aventi rispettivamente 20 e 13 milioni di passeggeri) si cade a picco ai 2 milioni di passeggeri di Catania, Napoli,.... In tutti gli altri Paesi esiste una gradualità di passeggeri sui diversi scali. In Spagna, ad esempio, dopo Madrid con circa 18 milioni di passeggeri, troviamo Palma di Majorca con 12, Barcellona con 10, Tenerife con 8, Las Palmas con 7, Malaga con 5, Siviglia con 3, Ibiza con 2,5 .... Tra i 90 aeroporti europei che hanno superato il milione di passeggeri, l'Italia figura con solo 10 scali con una incidenza del 7% sul totale di 600 milioni di passeggeri trasportati in questi scali. 2 airmanshiponline.com settembre 2003 Alcuni casi sono molto significativi: - Alghero registra 500 mila passeggeri, mentre Palma di Majorca 12 milioni pur possedendo analogo ruolo, - Venezia raggiunge appena 2 milioni mentre Nizza ne ha oltre 7. Il solo sistema aeroportuale londinese (4 aeroporti) ha 80 milioni di passeggeri, il sistema aeroportuale di Parigi (2 aeroporti) ha oltre 55 milioni di passeggeri ed il sistema di Roma (3 aeroporti) appena 20 milioni. Se è vero che Londra e Parigi sono la porta dell'Europa dall'Occidente, è altrettanto vero che Roma è la porta dell'Oriente (medio ed estremo), è snodo determinante verso l'Africa, ed è anche sede dello Stato Città del Vaticano. I dati complessivi di traffico sono, addirittura, più eclatanti. Stati europei come Gran Bretagna, Francia, Germania, Spagna hanno raggiunto o si stanno velocemente avviando alla soglia di 100 milioni di passeggeri (ciascuno), l'Italia è a quota 50 milioni e la divergenza aumenta se si riferisce al rapporto più significativo passeggeri trasportati, residenti. E non si può dire che l'Italia, uno dei 7 Paesi più industrializzati, con attrazioni di interesse storico, culturale e turistico, non abbia le condizioni necessarie per concorrere, almeno ad armi pari con altri Paesi europei. Vediamo ora quali potrebbero essere le ragioni che concorrono alla formazione di queste cifre significative nella loro cruda realtà. Anche se gli elementi verranno analizzati singolarmente, occorre precisare che essi sono tra loro interconnessi in quanto gli effetti degli uni si ripercuotono sugli altri. 1. Adeguamento procedure. delle infrastrutture aeroportuali: finanziamenti, E' segno di obiettività riconoscere che le infrastrutture aeroportuali nazionali richiedono ampliamenti ed ammodernamenti. La constatazione si riferisce, in particolare, alle infrastrutture terminali (aerostazioni, parcheggi, viabilità....) in quanto quelle operative (piste, raccordi, piazzali, impianti aeronautici) sono normalmente adeguate (esclusi casi particolari) e garantiscono la regolarità del volo in sicurezza. Tra le cause che determinano la permanenza di tali carenze debbono essere evidenziate, almeno, le seguenti: - insufficienti risorse finanziarie dello Stato, - assenza di capacita di autofinanziamento da parte delle Società di gestione, - procedure di approvazione dei progetti e di spesa inadeguate. Il capitolo ordinario di spesa della Direzione Generale dell'aviazione civile per l'adeguamento delle infrastrutture ha ottenuto, fino al 1982, 15 miliardi l'anno, dal 1982 al 1994 tra i 50 ed i 60 miliardi ed è stato soppresso, a partire dal 1995, con la legge finanziaria 24.12.1993 n. 537. Questi stanziamenti sono stati ritenuti sufficienti per adeguare le infrastrutture e gli impianti di 20 aeroporti maggiori in gestione diretta dello Stato, oltre ai circa 100 aeroporti minori di aviazione generale. Le leggi speciali di finanziamento, varate con ritardi medi di 5 anni rispetto alle richieste, sono state: - la 825 del 1973 e successivo rifinanziamento per circa 450 miliardi per 18 aeroporti, definiti in sede politica senza alcuna strategia operativa, - la 449 del 1985 per £. 2.200 miliardi destinati agli aeroporti di Fiumicino e Malpensa. La Spagna, per mantenere il confronto in precedenza aperto, negli stessi periodi ha investito cifre almeno 5 volte superiori. 3 airmanshiponline.com settembre 2003 Al carente finanziamento da parte dello Stato ha fatto riscontro la totale assenza di capacità finanziarie da parte dei gestori parziali e la ridotta capacità finanziaria dei gestori totali per le ragioni che saranno precisate in seguito. Le ridotte risorse finanziarie hanno inoltre incontrato procedure di approvazione dei progetti e di spesa del tutto inadeguate che hanno determinato ritardi medi di circa 5 anni. Per eliminare alcune di tali cause occorre convincersi almeno: - che la compatibilità urbanistica (art. 81 del DPR 616) deve essere richiesta per il complesso aeroportuale e non per le singole opere che lo compongono, - che la valutazione di impatto ambientale (acustico ed atmosferico) dovrebbe riferirsi al complesso aeroportuale con le relative procedure di volo e non alle singole opere (piste, aerostazione, piazzali...) considerate singolarmente, che il progetto di un'opera aeroportuale (la cui costruzione è affidata in concessione alla Società di Gestione) dovrebbe essere verificato solo sotto il profilo dimensionale e funzionale dall'Amministrazione concedente riconoscendo alla concessionaria la totale competenza del progetto sotto il profilo ingegneristico, - che i lavori dovrebbero essere condotti su più turni di lavoro giornalieri (esclusa la domenica) per ridurre i tempi di esecuzione dell'opera. 2. Rispetto delle norme europee di libera concorrenza e libero mercato. Le condizioni di monopolio nelle quali hanno sempre operato in Italia le gestioni aeroportuali ed il vettore di bandiera, sono ormai superate dalle norme europee di libero mercato. La concessione delle linee ai vettori nazionali, avvenuta nell'autunno 1992 (quando la normativa CEE era già nota, anche se non ancora entrata in vigore), non ha annullato l'applicazione delle norme europee, ne ha solo differito l'applicazione, determinando una concentrazione di "libertà" per i vettori esteri in un momento successivo, con un impatto ad elevato gradiente. L'effetto sul vettore nazionale del passaggio da una condizione di monopolio al libero mercato non sarà certo indolore. Al contrario l'applicazione graduale delle "libertà" garantite da normativa comunitaria, avrebbe avuto, sicuramente, minori effetti negativi per il vettore di bandiera ed effetti positivi per il trasporto aereo sia in termini di collegamenti che di tariffe. Anche i gestori già avvertono gli effetti delle nuove norme comunitarie, in particolare, nel fenomeno dell'autoproduzione dei servizi da parte dei vettori, che modifica l'assetto gestionale creando problemi di natura occupazionale. Le soluzioni a tali problemi dovrebbero essere diverse da quelle in atto (difficoltà strumentali e burocratiche) che producono il solo effetto, come avverrà per i vettori, di ritardare l'applicazione di principi legittimi, concentrando in un tempo successivo l'accoglimento di più richieste con effetti negativi in materia occupazionale ed economica. Una soluzione più razionale può ricercarsi nell'innalzamento dei livelli dei servizi resi e nella riduzione dei relativi costi (oggi superiori alla media europea), potendo le Società di gestione recuperare introiti da altre voci di entrata - diritti di approdo e partenza e sosta - i cui livelli sono, invece, molto inferiori alla media europea. Se non si attuano questi interventi che tendono a scoraggiare le richieste dei vettori, occorre fin da ora pensare ad una diversa organizzazione delle Società di gestione svincolate, in parte o in toto, dai servizi di handling secondo esempi validi ed efficienti già esistenti in Europa. Occorre, in ogni caso, garantire l'occupazione 4 airmanshiponline.com settembre 2003 complessiva, ponendo ai soggetti terzi l'obbligo di utilizzare il personale addetto delle Società di gestione e riconvertendo parte del personale delle stesse Società di gestione anche per mansioni superiori, in relazione all'incremento dell'attività aeroportuale. 3. Situazione delle gestioni aeroportuali in relazione alle norme di cui all'ari. 10 della legge 537/93 (finanziaria) Le attuali Società di gestione parziale non hanno normalmente la configurazione di Impresa (come dovrebbero essere per gestire l'industria aeroportuale), ma di Enti pubblici nati da spinte occupazionali con garanzia del posto di lavoro. La Società, con questa configurazione, non svolge attività di marketing (non consentita allo Stato) per vendere il proprio prodotto sui mercati esteri (charter), né garantisce prestiti bancari per la realizzazione delle infrastrutture. Spesso, senza corrispondere alcun canone allo Stato, si limita a subconcedere i servizi commerciali (incassando i relativi canoni), lasciando al vettore di continuare a gestire i servizi aeronautici per sé e per terzi. Se questa configurazione dovesse permanere, sarebbe più logico e vantaggioso per l'Erario concedere direttamente le attività commerciali con procedure di evidenza pubblica, nonché i servizi di handling ai vettori, percependo i relativi canoni che oggi, invece, non riceve. La figura attuale del gestore deve essere, con urgenza, rivista in quanto esso percepisce anche ricavi senza spesa (cioè utili netti) come le tasse di imbarco passeggeri in partenza senza fornire un supporto finanziario per la realizzazione delle infrastrutture. Si tratta, a valori attuali, di circa 270 miliardi anno, che, incrementati con finanziamenti del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (CEE) negli aeroporti del mezzogiorno, costituiscono il flusso finanziario necessario e sufficiente per l'ammodernamento e l'ampliamento delle infrastrutture aeroportuali. Tutta questa materia può essere radicalmente modificata applicando l'art. 10 comma 13 della legge finanziaria 537/93 che consente la concessione totale a Società di capitale aperte al capitale privato (anche di maggioranza), cosa oggi non consentita dalla normativa in vigore. 4. Diritti aeroportuali infrastrutture. e tariffe commerciali: finanziamento delle L'attuale assetto tariffario registra: - una ridottissima entità dei diritti di approdo e partenza e di sosta, rispetto ai livelli europei, - una elevata incidenza delle tariffe di handling e commerciali rispetto ai livelli europei, - un'incidenza non trascurabile di tasse aggiuntive (imbarco) per l'utenza senza alcun beneficio indotto, - un livellamento di tasse e diritti aeronautici tra aeroporti con finalità totalmente diverse (Fiumicino - Lampedusa). Tale assetto, del tutto anomalo, determina: a) assenza di capacità finanziarie da destinare alle infrastrutture deperimento delle stesse, se non intervengono finanziamenti dello Stato; 5 con airmanshiponline.com settembre 2003 b) esposizione al fenomeno dell'autoproduzione di servizi da parte dei vettori in attuazione delle norme europee di libera concorrenza; c) irrazionale utilizzazione degli aeroporti in quanto il vettore, sottoposto alla stessa tassa di approdo e partenza sugli aeroporti di un sistema, tende ad operare su quello più rappresentativo (Linate anziché Bergamo, Venezia anziché Treviso, Palermo anziché Trapani ...) determinando fenomeni di congestione su alcuni scali ed annullandone altri. Una differenziazione dei diritti: - tra i diversi aeroporti, - tra i diversi tipi di traffico, - tra i diversi velivoli, - tra le diverse ore del giorno e della notte, come avviene in tutti gli aeroporti europei, garantirebbe, invece, una più razionale utilizzazione delle risorse; d) pressione economica sull'utente sottoposto a tariffe commerciali (ristorazione - parcheggio auto ...) esagerate in relazione al servizio offerto. - Un posto macchina custodito su un grande aeroporto costa anche £. 30.000 al giorno. Se si considera che tale posto ha un valore di primo impianto di circa £. 12.000.000, si vede che il recupero totale dell'investimento avviene in 400 giorni cioè in circa 1/20 del normale periodo di ammortamento; e) gravi ripercussioni sul Conto nazionale del trasporto aereo, fortemente sbilanciato tra le spese all'estero dei vettori italiani e quelle in Italia dei vettori esterni. Si perde in valuta circa 2000 miliardi ogni anno. La situazione può essere sanata con l’applicazione delle norme di cui al comma 10 dell'art. 10 della legge 24.12.1993 n. 537 attuando un principio di gradualità per non avere ripercussioni negative sui vettori nazionali. L'adeguamento dei diritti, disposto dalla legge 537/93, tenuto conto della delicata situazione economica dei vettori nazionali, dovrebbe intervenire, almeno per i primi due anni, in modo contenuto, aumentando negli anni successivi il gradiente di crescita fino a raggiungere il livellamento con i valori europei entro un periodo determinato (ad esempio 5 anni). L'adeguamento annuo dovrà, ovviamente recuperare anche l’eventuale variazione intervenuta al livello europeo di riferimento. I criteri di adeguamento assumono un ruolo fondamentale in quanto possono contribuire: - alla razionale utilizzazione delle risorse aeroportuali, - al recupero finanziario per la realizzazione delle strutture, - ad elevare il livello concorrenziale nei confronti di aeroporti stranieri aventi lo stesso ruolo, - allo sviluppo di attività sul territorio (ad es. turismo) ad elevato reddito indotto, - alla riduzione di tariffe commerciali aggiuntive sostenute dall'utente, - alla riduzione del costo del biglietto aereo negli aeroporti sociali. I criteri più significativi, da sempre attuati negli aeroporti europei dovrebbero tener conto, almeno, dei principi di seguito elencati. Differenziazione tra scali aeroportuali in funzione del traffico E' noto che alcuni aeroporti italiani ed in particolare quelli di Roma e Milano sono affetti da fenomeni di congestione non solamente in quanto scali di destinazione di rilevanti flussi, ma anche quali scali di transito e coincidenza con altre destinazioni; 6 airmanshiponline.com settembre 2003 altri scali del medesimo bacino di traffico hanno, invece, problemi opposti e cioè ampi archi giornalieri con traffico ampiamente inferiore al livello ottimale. E' quindi auspicabile incentivare un'osmosi tra scali del medesimo bacino, ad esempio mediante una politica tariffaria che imponga tariffe superiori per scali affetti da fenomeni di congestione, operando anche una differenziazione sulla base del tonnellaggio degli aeromobili per la distribuzione del traffico secondo diverse tipologie, agevolando così anche i costi di investimento dei gestori in attrezzature di scalo. Differenziazioni tra fasce orarie. In analogia con quanto praticato in altri aeroporti europei (Londra, Parigi, Francoforte) è opportuno introdurre coefficienti maggiorativi della tariffa base per l'utilizzo delle ore di punta. E' evidente che la laminazione del traffico in archi giornalieri più ampi implica l'elevazione del livello di efficienza ed il miglior ammortamento dei costi infrastrutturali e dei servizi. Anche per le ore notturne appare opportuna l'applicazione di coefficienti maggiorativi, in questo caso giustificati da considerazioni legate non a fattori aeroportuali, ma ad esigenze di tutela ambientale con specifico riferimento all'inquinamento acustico. Livello dei servizi e recupero dei costi. Anche in questo caso si tratta di livelli di maggiorazione da determinarsi anno per anno ed aeroporto per aeroporto sulla base di standards elevati di servizi offerti a recupero di costi per infrastrutture e servizi direttamente fruibili dal vettore. Aeroporti turistici e sociali. Per gli aeroporti turistici possono proporsi minimi di tariffazione prescindendo dal livello di traffico, in quanto appare evidente che il traffico turistico debba, essere incentivato in relazione all'apporto di valuta verso settori economici correlati. E' da tenere altresì conto dell'opportunità di agevolare ugualmente le tariffe per aeroporti cosiddetti sociali, mantenendo anche questi ai minimi, in quanto, come nel caso delle isole, il mezzo aereo non trova trasporti alternativi accettabili per frequenza e per tempi di percorrenza. E' evidente che il minore livello dei diritti aeroportuali consente: - per gli aeroporti turistici di ottenere un beneficio indotto molto superiore al costo (minori entrate); - per gli aeroporti sociali di ridurre il costo del biglietto aereo parità di tempo di volo. Il possibile recupero finanziario complessivo, nell'arco temporale già indicato, per l'adeguamento dei soli diritti di approdo e partenza e di sosta, supera il 250/anno che, sommati alle tasse d'imbarco oggi vigenti, determinano un flusso finanziario di oltre 500 miliardi/anno, necessari per garantire un programmato sviluppo delle infrastrutture. Attualmente, invece, le capacità di autofinanziamento di tutte le Società di gestione, da destinare al potenziamento delle infrastrutture ed impianti di interesse aeronautico, sono praticamente nulle. Al contrario nei principali scali europei queste capacità finanziarie consentono di mantenere sempre le infrastrutture al livello ottimale, per capacità ed efficienze in relazione al traffico ed ai suoi incrementi programmati. La Società Aeroporto di Parigi (50 milioni di passeggeri): - ha programmato una spesa di 3.300 miliardi di lire nei prossimi 5 anni, - ha elevato gli investimenti da 280 miliardi nel 1988 a 550 miliardi nel 1991, a 960 miliardi nel 1992. 7 airmanshiponline.com settembre 2003 Gli investimenti nell'aeroporto di Amsterdam (Schiphol) - 20 milioni di passeggeri - (come Fiumicino) sono passati da 200 miliardi di lire nel 1986 a 240 miliardi nel 1987 a 269 miliardi nel 1988. Non si può escludere neanche l'intervento dello Stato, quale contributo per la realizzazione delle infrastrutture (specie negli aeroporti con minor volume di traffico), ma è indubbio che i grandi sistemi aeroportuali debbono essere posti in condizioni di poter programmare, finanziare e realizzare le proprie infrastrutture per far fronte alle esigenze del traffico. 5. Utilizzazione delle risorse aeroportuali. Si sente spesso affermare che gli aeroporti, in Italia, sono troppi e che per una corretta politica della spesa occorre limitarne il numero a circa 15-20. Questa affermazione è corretta se riferita agli interessi aziendali della Compagnia di bandiera collocati su circa 15-20 scali, non è assolutamente corretta se si riferisce alle esigenze di un grande Paese europeo. In tutti i Paesi europei (Francia, Gran Bretagna, Germania, Spagna, Danimarca ...) il numero degli aeroporti corrisponde alla situazione italiana per gli scali commerciali ed è, addirittura, superiore se riferito a quelli di aviazione generale. Il numero complessivo degli aeroporti comunitari nei principali Paesi europei (comprendente tre distinte categorie) è, infatti, il seguente: Paesi europei aeroporti REGNO UNITO 34 GERMANIA 27 DANIMARCA 14 (*) GRECIA 35 SPAGNA 31 FRANCIA 35 ITALIA 33 (*) superficie pari al 14% di quella Italiana. Il problema non è, pertanto, il numero; è la ricerca di ogni Comunità di possedere un aeroporto più grande di quello vicino o, almeno, di avere una pista più lunga per assorbire attività aerea che può già svilupparsi egregiamente sull'aeroporto vicino, senza alcun disagio per l'utente. La disfunzione deriva dalla necessità di dover adeguare l'aeroporto alla macchina (unificata nelle sue dimensioni) e non la macchina all'aeroporto, con i conseguenti inutili e costosi interventi su scali come Lampedusa e Pantelleria per consentire operazioni con il velivolo DC9, quando era evidente che le esigenze dell'utente di detti scali e l'economia del collegamento non si soddisfano con la grande capacità unitaria di un volo, ma con la frequenza di più voli operativi con velivoli di capacità molto inferiore. La disfunzione deriva, anche, dall'unificazione dei diritti aeroportuali per aeroporti aventi ruoli, dimensione ed importanza commerciale diversa, con l'effetto conseguente di concentrare l'attività su alcuni scali strategici a danno di quelli più marginali Una utilizzazione più razionale delle risorse può far cambiare il rapporto costo/beneficio a vantaggio della conservazione del patrimonio costituito dalla rete aeroportuale di interesse primario. Per gli aeroporti di aviazione generale (addestramento, lavoro aereo, protezione civile, soccorso aereo, aviazione d'affari ...) - circa 100 in Italia - occorre eliminare per il Gestore (normalmente il locale Aero Club) alcune spese fisse, senza incidere negativamente sulla spesa dello Stato. Mi riferisco, in particolare al costo del servizio antincendio, costo fisso con la ferma speranza che non determini mai alcun beneficio. 8 airmanshiponline.com settembre 2003 Per garantire tale servizio a costo zero, anzi riducendo i costi per lo Stato, tenuto conto: - che detti aeroporti minori si trovano tutti in adiacenza, o addirittura all'interno di centri urbani; - che il Ministero dell'Interno per ridurre i tempi di intervento del servizio antincendio distribuisce nel territorio più centri di soccorso espropriando le aree per la costruzione delle caserme; - che l'area aeroportuale, demanio dello Stato, può essere posta a disposizione del Ministero dell'Interno senza far pagare alcun canone; - che l'impegno di uomini e mezzi per il servizio antincendio in detti aeroporti è molto limitato, basterebbe realizzare i distaccamenti locali dei VV.FF. all'interno di tali aeroporti garantendo, con la presenza di uomini e mezzi i necessari servizi. Tali distaccamenti servirebbero, ovviamente, il territorio ove sono collocati e non il solo aeroporto. I vigili del fuoco avrebbero anche evidenti benefici potendo utilizzare servizi (bar, mense ...) normalmente anche in tali aeroporti minori. Non si esclude infine la possibilità che tali aeroporti, di estremo interesse in caso di calamità naturali, possano transitare nei beni di competenza regionale in quanto la loro attività ha rilevanza più locale che nazionale. 6. Definizione dei compiti delle diverse componenti che concorrono alla formazione del prodotto: riforma del settore, ruolo dello Stato. Alla situazione illustrata che vede l'Italia negli ultimi posti in Europa, concorrono anche altri fattori. Tra i più significativi si evidenzia: - un codice della navigazione che risale a 50 anni fa, - la presenza di moltissimi Enti, di Stato e non, che forniscono i vari segmenti del prodotto, - procedure burocratiche defatiganti, - mancanza di normative agili per consentire le operazioni senza ritardi o, addirittura, ostacoli, - consistenza e capacità del vettore, - intermodalità. E’ necessaria una riforma complessiva del settore per assegnare ad ogni Ente competenze precise e dirette responsabilità, senza duplicazioni e continue interconnessioni. Lo Stato dovrebbe mantenere una funzione di programmazione e di controllo del prodotto finito garantendo all'utente: - un servizio efficiente in regolarità e sicurezza, - costi adeguati. In merito ai principi innovatori che la riforma dovrebbe contenere, ritengo necessario considerare alcuni punti essenziali. Essi derivano dalla constatazione degli aspetti negativi che hanno impedito al settore del trasporto aereo di offrire un prodotto adeguato alle esigenze dell'utente e che diverranno ancora più marcati nel momento in cui le norme comunitarie dovranno essere integralmente applicate e, soprattutto, quando l'effetto delle nuove relazioni politiche con i Paesi dell'Est si risentirà sulla mobilità in una Europa ancora più estesa ed unita. Per eliminare gli attuali aspetti negativi ritengo che sia necessario: 9 airmanshiponline.com settembre 2003 - raggiungere una separazione netta, tra vari comparti, dei compiti, oggi distribuiti in forma occasionale e caotica, con l'assunzione di precise ed univoche responsabilità; - considerare, quindi, nel processo di ridistribuzione dei compiti anche le altre componenti essenziali del settore, come AAAVTAG, RAI, GESTIONI, FORMAZIONE DEL PERSONALE... che, come anelli di una stessa catena, concorrono a fornire la capacità e l'efficienza del prodotto; - separare i momenti della programmazione della esecuzione e del controllo, da collocare in Entità diverse, con procedure adeguate, capacità quantitativa e qualitativa idonea, retribuzione necessaria anche per garantire le predette capacità in termini reali e non solo giuridici e potenziali come fino ad oggi avvenuto; - garantire in termini sostanziali la massima attenzione all'aspetto della sicurezza del volo, in termini preventivi; - considerare in forma particolare le realtà costituite dai sistemi aeroportuali delle grandi aree metropolitane; - garantire snellezza alle procedure; - ridare attualità alle norme del C. d. N., almeno a quelle connesse con gli aspetti toccati della riforma, e considerare un nuovo aspetto periferico collegato alle strutture centrali; - unificare i diversi organi consultivi di cui si avvale il Ministro dei Trasporti in quanto i vari parametri risultano tra loro correlati; - assicurare, e garantire nel tempo, elevati livelli professionali per gli addetti al settore. Tra gli elementi determinanti che incidono sulla ridotta capacità complessiva del trasporto aereo deve essere considerata la consistenza della flotta nazionale per numero e tipo dei velivoli. La flotta nazionale è strutturata per i collegamenti per breve e medio raggio, sui quali esistono altri sistemi alternativi di trasporto. Il lungo raggio si colloca in Europa principalmente sugli scali di Londra, Parigi e Francoforte sui quali le nostre Compagnie di bandiera forniscono traffico di supporto, perdendo sul collegamento complessivo un segmento di interesse economico non trascurabile. Per concludere questa elencazione di fattori che determinano il risultato complessivo, si evidenzia in Italia la totale carenza del principio fondamentale dell'intermodalità dei vari sistemi di trasporto. Strada, rotaia ed aria debbono invece diventare sistemi interconnessi per fornire un servizio di trasporto all'utente. Un sistema di trasporto su rotaia (compreso l'ultimo TAV) non è mai stato coordinato con la Direzione Generale dell'Aviazione Civile per la connessione con i più importanti aeroporti nazionali, pur trattandosi dello stesso Ministero. La situazione è ancora peggiore per il sistema stradale. Non esiste in Italia, escluso forse il solo caso di Palermo, esempio di viabilità dedicata all'aeroporto. Tutti questi principi, corretti nella loro ovvietà, sono citati in tutti i dibattiti, ma mai applicati. 7. Sicurezza del volo Alla conclusione di questa relazione, occorre fare una precisazione che, spero rimanga bene impressa per non dar luogo a strumentalizzazioni di sorta. 10 airmanshiponline.com settembre 2003 Il quadro del trasporto aereo in Italia che emerge dall'analisi non è certo positivo occorrono interventi mirati per migliorare un settore di vitale importanza per effetti economici e sociali ad esso correlati. Preciso però che non sono discussione aspetti relativi alla SICUREZZA DEL VOLO ma solo aspetti: - economico - finanziari, - di efficienza dei sistemi di gestione, - di capacità operativa di trasporto, di rispetto delle norme comunitarie materia di libera concorrenza e libero mercato, ed gli in in - di assetto dei vari organismi che concorrono alla formazione del prodotto finito, - di produttività, - di impiego delle risorse per uno sviluppo economico e sociale al quale il trasporto aereo fornisce un contributo apprezzabile - occupazionali. La sicurezza, basata sull'efficienza del trinomio uomo-macchina-ambiente non è stata messa in discussione. Essa, per le elevate capacità professionali dell'uomo, per la efficienza della macchina e per la idoneità dell'ambiente, mantiene anche in Italia livelli elevati che rendono il trasporto aereo il più sicuro sistema di trasporto. (B.S.) Ed è proprio la diversa conclusione sulla sicurezza intrinseca del sistema di trasporto che emerge da questo intervento di Salvi del 1994 e dal documento del 2003. 11