IL DIRETTORE TECNICO DELLA FEDERAZIONE ITALIANA VELA

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IL DIRETTORE TECNICO DELLA FEDERAZIONE ITALIANA VELA
I t a l i a n
S a i l i n g
T e a m
IL DIRETTORE TECNICO DELLA FEDERAZIONE ITALIANA VELA • Michele Marchesini
Dopo un lungo passato da velista nelle classi olimpiche dal Soling al Finn, con cui ha
rappresentato l’Italia ai Giochi
di Atene 2004, fino alla Star,
con cui ha ottenuto un terzo
posto al Campionato Europeo
2006 - Michele Marchesini si
è dedicato a tempo pieno all’attività di Tecnico, prima per
la Federazione Spagnola di
vela (2007, 2008 e 2009), poi
per quella svedese. Ed è proprio come coach dell’equipaggio
scandinavo della Star formato da Fredrik Loof e Max Salminen
che nel 2012, ai Giochi di Londra, Marchesini ha contribuito
alla vittoria di una splendida medaglia d’oro. Per questo quadriennio olimpico, la Federazione Italiana Vela gli ha affidato il
ruolo di Direttore Tecnico e le redini della squadra nazionale.
Un nuovo corso, impostato secondo i criteri e la metodologia
di Marchesini, che comprende, oltre ai Tecnici della singole
classi, anche il Team manager Guglielmo Vatteroni, il meteorologo Stefano Gallino, il preparatore atletico Luca Parisi, l’analista della Performance Marco Iazzetta e la collaborazione di
Alessandra Sensini quale vice DT e Direttore Giovanile. A meno
di due anni dal suo avvio, quindi quasi a metà dell’opera, i primi
frutti sono già arrivati. Ma partiamo dall’inizio. “La nuova impostazione del lavoro ha previsto una partitura generale del
quadriennio in due macro periodi, con lo spartiacque rappresentato dai Mondiali di Santander. Nella prima fase, il biennio
2013-2014, si è lavorato soprattutto sull’innalzamento del livello medio della squadra e sull’allargamento della base, investendo inoltre nuove risorse nello staff tecnico, aspetto che
continuerà ad avere una notevole importanza anche più avanti
e che è una delle caratteristiche principali della mia conduzione
tecnica”, spiega Marchesini. “Abbiamo convocato, osservato e
allenato equipaggi nuovi e giovani, cercando di favorire quanto
più possibile il ricambio generazionale. Dal punto di vista pratico
e metodologico, sono stati cambiati fortemente sia l’intensità
che la qualità degli allenamenti, introducendo carichi e volumi
di lavoro importanti e fortemente superiori a quelli che caratterizzavano in precedenza il “sistema vela Italia”. Uno dei problemi che ho riscontrato, infatti, era l’inadeguatezza delle
intensità di lavoro cui erano sottoposti gli equipaggi impegnati
in sfide olimpiche, specialmente se paragonata con i carichi
praticati all’estero, che prevedono un coinvolgimento professionale mai inferiore ai 22 giorni di acqua al mese”. Le tappe
principali di questo nuovo corso sono riassumibili in un’intensa
serie di raduni e di allenamenti con una sincronia trasversale
tra le classi, in primis a Campione del Garda, Cagliari e, recentemente, a Santander, nella presenza degli atleti a tutti i principali eventi del calendario internazionale (circuiti ISAF World
Cup ed EUROSAF, campionati Europei e il Test event di Rio de
Janeiro), negli appuntamenti all’Istituto di Medicina e Scienza
dello Sport del CONI all’Acqua Acetosa, dove periodicamente
vengono effettuati sugli atleti una serie di test fondamentali per
impostare il lavoro specifico e quello relativo alla preparazione
fisica, nonché nella nascita di collaborazioni tecniche con Ferrari e Garmin, per citare le più importanti e da cui sono attesi
importanti sviluppi futuri. Quanto poi all’impostazione del lavoro,
va evidenziato il concetto della doppia preparazione, fortemente
voluto da Marchesini. “L’introduzione di un sistema binario che
prevede una preparazione centralizzata ed autonoma, è una
novità importante: ad atleti identificati dalla Direzione Tecnica
viene offerta una duplice opzione di sviluppo del percorso agonistico e formativo in seno alla Squadra. La preparazione centralizzata prevede che lo Staff Tecnico Federale segua
direttamente gli atleti secondo le proprie metodologie e programmi, in assoluta applicazione del vero metodo Mankin. A
coloro che invece ritengono che questo metodo non possa portare i risultati sperati e che dimostrano la capacità di mettere
in campo strutture private alternative di una concreta validità,
è stata offerta la possibilità di svolgere un percorso autonomo,
che viene poi finanziato a posteriori. Questo ci ha dato la possibilità di superare il limite storico della preparazione centralizzata, che era la continua frizione con gli equipaggi che si
avvalevano di strutture autonome, convinti che il valore di questo lavoro non potesse essere espresso perché la FIV rappresentava, a loro dire, un limite. Oggi, invece, la Federazione si
pone come promotore delle iniziative, tra queste, che hanno
un vero valore sportivo. Naturalmente, il giudizio finale di una
prestazione si basa sui risultati, dati oggettivi e inconfutabili”.
E qui entriamo in un ambito di stretta attualità, rappresentato
dai primi, ottimi riscontri in regata ottenuti da questo nuovo
corso tecnico di Marchesini, soprattutto nelle classi 49er, Nacra
17, Finn, Laser Standard ed RS:X femminile. “I risultati palesano
un marcatoiinnalzamento del livello della vela Olimpica Italiana
e gli equipaggi che hanno ottenuto i picchi più significativi (e
appartengono alla squadra nazionale a livello A e B) sono gli
stessi che hanno seguito la preparazione FIV. Ma a parte i risultati di rilievo nelle singole discipline, mi preme evidenziare
la crescita complessiva del Team, che è notevole. In generale
tutto il movimento si sta spostando verso l’alto. Da apprezzare
fortemente è poi il fatto che la nostra sia diventata una squadra
nel vero senso del termine, punto sul quale fin da subito ho personalmente posto una fortissima enfasi”. Una squadra basata
su pochi, ma chiari e condivisi fondamenti: etica del lavoro, serietà, applicazione, rispetto delle regole, senso di appartenenza
e consapevolezza che il velista è un vero atleta. “Abbiamo promosso un vero cambio culturale e ne andiamo fieri”.
Adesso, nei Mondiali di Santander, questo lavoro ha la sua importante verifica, con la conclusione del primo macro periodo.
“L’obiettivo a Santander è verificare come tutta la struttura del
nuovo corso, dallo staff tecnico agli atleti, riesca ad operare sotto
forte pressione. I Mondiali ISAF sono un vero banco di prova:
oltre ai titoli iridati, si alloca il 50 per cento dei ticket olimpici,
ovvero i posti che vengono assegnati sulla base dei risultati per
nazione. Bisogna poi considerare che questo quadriennio ha
una particolarità che rende ancora più importante questo appuntamento rispetto ai quadrienni precedenti, ovvero che la successiva allocazione dei posti nazione avverrà su base mista
mondiale e continentale, sistema che si rivela particolarmente
penalizzante per i Paesi del vecchio continente. Dopo i Campionati, sulla base dei risultati del biennio 2013-2014, delle classi
qualificate a Santander per Rio e dei risultati degli stessi Mondiali, avremo ancora più chiare quelle che sono le prospettive
per ciascuna classe in vista delle Olimpiadi, le singolarità presenti e le loro particolarità. Inizieremo quindi a lavorare su questi
equipaggi in maniera molto selettiva, e fortemente finalizzata
all’obiettivo olimpico, senza ovviamente tralasciare il resto dell’attività. In accordo con il CONI, le classi che non qualificheranno
la nazione a Santander, potranno quindi iniziare direttamente un
lavoro per i Giochi di Tokio 2020, con equipaggi di giovane età”.