numero 2 - 2012 - Club Alfa Romeo Duetto
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numero 2 - 2012 - Club Alfa Romeo Duetto
Duetto News numero 2 2012 1 N. 2 2012 3 l‟editoriale del Presidente 4 Spazio Club D - day Elba 7 Spazio Club RIAR a Cremona 12 Prossimi appuntamenti 14 Alfa e le Corse 5‟ puntata 32 Chateaux et Relais 38 Musica 42 I migliori amici del duettista 47 Di “vino” Duetto 50 La Tecnica 58 Contatti 60 Indirizzi utili Romagna revisioniamo il devioluci IV serie 2 Spazio Club l'editoriale del Presidente "TERREMOTO ITALIA" Cari Amici, Come tutti ben sapete, alcune forti scosse di terremoto hanno colpito l'Emilia Romagna alcune settimane or sono, mettendo in ginocchio la forte economia di questa regione e distruggendo paesi interi e tante aziende. Non si poteva stare con le mani in mano, perchè il CARD conta tanti soci in Emilia Romagna e da sempre le città ed i paesi di questa regione hanno accolto il CARD con calore e tanta partecipazione. Fortunatamente i nostri soci, residenti in quelle zone, stanno bene e in generale hanno contenuto i danni alle proprie abitazioni. Tuttavia abbiamo subito messo in moto la "macchina della solidarietà" e in circa un mese abbiamo raccolto la cifra di Euro 4000,00. L'amico Marco (Insetto) di Novellara (RE) ha verificato diverse situazioni, prima di decidere di devolvere l' intero ricavato in favore del comune di Novi di Modena. La cifra è stata bonificata ad inizio Luglio 2012 e il Sindaco di Novi di Modena ne è stato informato. Grazie di cuore a tutti coloro che hanno concorso a questa raccolta di fondi targata CARD. Tuttavia a ben guardare...nel titolo di questo piccolo articolo mancherebbe la preposione "in", che ho consapevolmente omesso. In Italia abbiamo avuto il terremoto "tellurico" e tutti i giorni abbiamo quello "finanziario". Tante famiglie sicuramente cenano con lo Spread servito come primo piatto, secondo piatto e contorno (bucatini allo spread e arrosto con contorno di spread). Ormai non se ne può più e soprattutto non si capisce più nulla! La gente è spaventata e preoccupata e chiaramente ha drasticamente ridotto i consumi, che diminuendo gli ordinativi mettono a loro volta in ginocchio l' industria. I giornali e le reti televisive, dopo mesi e mesi che battono ossessivamente il tasto sulla crisi, dovrebbero scrivere/trasmettere qualche notizia "più leggera o d'evasione", in modo che la gente torni forse a sorridere e affrontare le difficoltà senza il timore di essere sconfitta già in partenza. Serve quindi più speranza a tutti i livelli, perchè di questo passo non si può continuare. Concludo dicendo che per anni e anni, il mondo dei collezionisti di auto d'epoca venne considerato quale un "movimento d'elite per pochi". Gli ecologisti ci tacciavano per inquinatori con vecchie vetture fumanti e sputanti olio bruciato. Ebbene il CARD non è niente di tutto questo! Quando ci muoviamo portiamo centinaia di persone in giro per l' Italia e in quei fine settimana il CARD spende molte migliaia di Euro in favore di Hotel, Ristoranti, Musei etc. e nel nostro piccolo facciamo muovere l' economia. Quindi ribadisco con forza che continueremo sulla nostra strada senza farci condizionare e magari sputando un po' di olio bruciato, ma con la speranza che il "terremoto" finisca. Max 3 Spazio Club D-Day all’isola d’Elba per i Duetto Se non è stato uno sbarco in grande stile poco c‟è mancato, ma quando si sono spalancati i boccaporti dei traghetti che percorrono la tratta PiombinoPortoferraio e sono sbarcate 50 spider del Club Alfa Romeo Duetto, è stato uno spettacolo unico per i tanti turisti che affollavano le banchine del porto. Nel week-end 11-13 Maggio 2012, tanti Duetto provenienti da innumerevoli regioni italiane, si sono dati appuntamento all‟ isola d‟ Elba, per passare un fine settimana in compagnia di tanti amici e tante spider. 4 C‟era molta apprensione per le condizioni climatiche, ma contrariamente al resto della penisola, i Duettisti hanno potuto godere tre splendide giornate di sole e grande caldo, che sicuramente hanno agevolato gli organizzatori e messo di buon umore gli equipaggi. La soddisfazione era palpabile ed i visi arrossati e cotti dal sole ne erano la veritiera testimonianza. Il programma concordato con Napoleon, tour operator elbano, ha incontrato il gradimento degli intervenuti e permesso la corretta scoperta dell‟ isola d‟ Elba. I tempi giusti hanno scandito le varie tappe, permettendo una più che completa visita dell‟ isola e toccando i punti di maggiore interesse turistico: Capoliveri, Marciana Marina, Portoferraio, Marina di Campo e la bella funivia fino alla sommità del Monte Capanne. 5 Le cose sono state fatte senza mai entrare in affanno o costringere gli equipaggi a controproducenti rincorse contro il tempo. Un programma in libertà, che ha permesso a molte persone di andare in spiaggia oppure ai bordi della piscina, per un giusto e meritato relax. E‟ stata una grande gita in compagnia dell‟ amato Duetto e di un bel gruppo di amici accomunati dalla passione per la Spider Alfa Romeo. Per esaltare le qualità di una celebre bevanda, il grande Ernesto Calindri aveva coniato il detto: contro il logorio della vita moderna…Prendiamo in prestito questa celebre frase della pubblicità, per affermare che il CARD e il raduno all‟ isola d‟ Elba sono stati la giusta miscela per combattere il logorio e lo stress. Questi tre giorni elbani hanno ritemprato lo spirito e permesso un contatto diretto con la natura della bella isola tirrenica. Chi volesse vedere le tante fotografie scattate durante questa kermesse, può entrare e registrarsi nel forum del CARD: www.clubarduetto.it/forum e magari osservando questa belle fotografie, verrà voglia di fare una gita all'Elba Max 6 Spazio Club Cremona si tinge di RIAR 50° REGISTRO ITALIANO ALFA ROMEO 23-24 GIUGNO 2012 Il 23 giugno a Cremona il RIAR ha festeggiato il suo cinquantesimo e noi del CARD c‟eravamo. Insieme ad altre 120 auto di soci RIAR, Paolo, Fabrizio, Renato e Andrea hanno portato i loro IV serie giallo e rosso e un bel GT Junior biancospino a rappresentare il nostro club. 7 Ma lo spettacolo delle auto Alfa Romeo a Cremona è stato davvero più imponente dei nostri bei raduni di Spider: GTA e GTAM si sono fatte ammirare in Piazza del Duomo nel pomeriggio di sabato, insieme a numerose 6C 2500 anni 40 di varie carrozzerie tra le quali spiccava la vincitrice del Concorso d‟Eleganza di Villa D‟Este del 2011 l‟Alfa Romeo 6C 2500 SS nera di Bertone del 1942. Solo per ignoranza non parliamo delle 6C 1750 anni 30 con un passato sportivo d‟eccellenza… 8 Ma l‟Alfa Romeo era rappresentata da berline e coupè 1900 degli anni 50, Giulietta e Giulia, Sprint e Spider in gran numero, Giulietta SS, Spider 2000 e 2600, Alfetta, Giulia GT di tutti i modelli, berline Giulia, Duetto di tutte le serie e poi 916, 2000 berlina, 156 e 147 GTA, 8C e SZ. E sicuramente abbiamo dimenticato qualcuno e qualche modello meraviglioso. E‟ stato un grande spettacolo, le auto sono rimaste in mostra nelle due piazze principali di Cremona dal sabato pomeriggio alla domenica mattina e tanti cremonesi le hanno ammirate sia nel pomeriggio che nella serata. 9 Per i soci intervenuti, circa 200 persone, il RIAR ha organizzato un evento davvero unico. Piazza del Duomo a Cremona, riservata all‟evento, è stato il teatro dell‟esposizione delle vetture più preziose e antiche: sempre in Piazza del Duomo si è tenuta l‟accoglienza ai soci, che hanno partecipato ad un bell‟aperitivo sotto i portici e alla seguente ottima cena all‟aperto nella cornice della Piazza, sotto il Torrazzo, simbolo di Cremona. Dopo l‟aperitivo, prima di sederci a tavola, abbiamo avuto il privilegio di assistere ad un concerto di musica classica all‟interno del Duomo, dove per noi sono stati suonati due violini antichi, uno Stradivari e un Amati! All‟imbrunire ci siamo seduti a tavola, dove il cibo, il servizio e la cornice sono stati eccellenti e la conversazione con gli amici incontrati a cena come sempre interessante. Ma il meglio doveva ancora venire! 10 Dopo la cena uno straordinario spettacolo di coreografia, suoni e luci ha animato la piazza, lasciando tutti a bocca aperta per quasi due ore: musica e luci con una regia straordinaria, un corpo di ballo davvero eccellente, gli sbandieratori e alla fine l‟angelo che nel cielo volteggiava appesa a tanti palloni bianchi sono stati uno spettacolo davvero suggestivo, del quale la nostra piccola macchina fotografica non poteva dare conto, non essendo adatta alla fotografia notturna: sul sito del RIAR potete vedere immagini più suggestive della serata. Ci siamo veramente divertiti e meravigliati come tutti gli altri e dobbiamo ringraziare il RIAR per averci offerto questa splendida serata, una parata di auto spettacolari e una bella occasione di rivedere tanti amici appassionati di Alfa Romeo e di conoscerne di nuovi. Paolo 11 Spazio Club Prossimi appuntamenti settembre 2012 in Romagna Il XII Raduno Nazionale CARD 2012 si svolgerà il 21 - 22 - 23 Settembre e possiamo affermare che si tratta di un gradito ritorno ai luoghi di origine. La terra di Romagna ci vide protagonisti in magnifici raduni negli anni: 2003, 2004, 2005, 2006 e girammo la Romagna in lungo ed in largo, toccando bellissimi posti, sconfinando a San Marino e per arrivare anche a Mirabilandia con la pista da Stunt-Cars. L' amico Francesco è andato sul sicuro, utilizzando le passate esperienze di Montebello (fantasma di Azzurrina e S.Leo (fantasma di Cagliostro), aggiungendo un pizzico di sportività con il Trofeo Bisulli di regolarità. Un raduno ben studiato e con tempi rilassanti per gli spostamenti, visite e soste culinarie. 12 La Romagna è terra di gente generosa, che ha sempre accolto il CARD con calore e simpatia e vedrete che anche per il 2012 saprà stupirci con i suoi gusti ed i suoi colori. Ci auguriamo di vedervi numerosi, per festeggiare tutti insieme il XII Raduno Nazionale CARD. Max http://it.wikipedia.org/wiki/Azzurrina http://www.fantasmitalia.it/montebello.htm http://www.google.it/search?q=cagliostro+rocca+di+san+leo&hl=it&prmd=i mvns&tbm=isch&tbo=u&source=univ&sa=X&ei=c0_wT6LEDpSP4gSt7P XXDQ&ved=0CG0QsAQ&biw=1280&bih=880 13 L'Alfa e le Corse Quinta puntata: La Formula 1 moderna La formula 1 del dopoguerra nasce nel… 1938! Nel 1938 le vetture della formula maggiore potevano adottare motori aspirati da 4,5 litri, per un peso minimo di 850 Kg, oppure motori sovralimentati da 3 litri, per un peso minimo di 400 Kg. Le auto della categoria inferiore, le cosiddette "vetturette", potevano invece installare motori fino a 1,5 litri sovralimentati. Il confronto tra le due categorie non era così impari come la differente cubatura potrebbe far pensare, e la migliore vettura della formula minore, l'ALFETTA 158, era assai competitiva nei confronti delle vetture appartenenti alla formula maggiore, soprattutto, come abbiamo visto nel numero scorso, nei circuiti stradali. La 158 "anteguerra" disponeva di un motore 8 cilindri in linea da 1479 cc con basamento in elektron, sul quale erano imbullonati due monoblocchi in lega leggera che comprendevano anche le teste a due assi a camme con camere di scoppio emisferiche. L'alimentazione era assicurata da un carburatore triplo corpo verticale Weber 50DR3C e da un compressore a due lobi. Inizialmente la potenza era di 195 CV a 7200 giri/min con una pressione di sovralimentazione di 1,2 bar, ma, attenzione, questi sono dati della prima versione, destinati ad aumentare vertiginosamente nel tempo. Il telaio era a longheroni e traverse in lamiera d'acciaio, il cambio posteriore a 4 marce, la sospensione anteriore a ruote indipendenti con bracci obliqui e balestra trasversale, quella posteriore anch'essa a ruote indipendenti con bracci trasversali ed obliquo e balestra trasversale. SILOUETTE ALFA 158 14 MOTORE ALFA 158 Scusate l'arida descrizione, ma nel prosieguo sarà utile analizzare l'evoluzione di questa vettura perché l'adozione di soluzioni tecniche sempre più evolute consentirono di mantenerla vincente per ben 13 anni ( t-r-e-d-i-c-i a-n-n-i ); sì, ripeto cose già dette precedentemente, ma dovete concedermelo perchè questa auto è veramente unica nel panorama delle vetture da competizione di tutti i tempi. Alle prime competizioni del dopoguerra molti giunsero impreparati, ma non il neonato reparto ALFA CORSE, che aveva preservato, nascondendole, le 158 che avevano dominato le corse anteguerra nella categoria vetturette e le aveva aggiornate nell‟impianto di alimentazione installando una coppia di compressori Roots bistadio costruiti all‟interno delle proprie officine. In questa configurazione, con una potenza di 254 CV a 7500 giri/min, Nino Farina vinse il Gran Premio delle Nazioni del 21 luglio 1946 a Ginevra, con Trossi secondo e Wimille terzo. Altri successi furono conseguiti il 1° settembre al Circuito del Valentino, a Torino (Varzi) e il 29 settembre al Parco Sempione a Milano (Trossi); non male per un‟Azienda uscita con le ossa rotte dalla guerra. Nel 1947 il regolamento divenne ancora più sfavorevole per le auto sovralimentate perchè metteva a confronto la formula 1,5 litri compressore contro la formula 4,5 litri senza compressore, senza alcuna restrizione di peso e 15 di carburante. Era necessaria un‟ulteriore iniezione di cavalli per mantenere la competitività e il generoso motore progettato da Gioacchino Colombo fu portato a 275 CV a 7500 giri/min; ovviamente i consumi aumentarono e fu necessario aggiungere un serbatoio supplementare. I successi non mancarono: GP della Svizzera (1° Wimille, 2° Varzi, 3° Trossi), GP di SPA (1° Wimille, 2° Varzi, 3° Trossi ), GP d‟Italia (1° Trossi, 2° Varzi, 3° Sanesi, 4° Gaboardi). Altre vittorie furono conquistate in circuiti minori. Nel 1948 continuò l‟escalation della potenza, arrivando a 315 CV a 7500 giri/min; quell‟anno la 158 vinse tutte le gare a cui partecipò, ma un destino tragico si portò via Achille Varzi nelle prove del GP della Svizzera. VARZI 1° AL CIRCUITO DEL VALENTINO 1946 Anche il 1949 fu un anno drammatico, perché in un incidente al GP d‟Argentina perì Jean-Pierre Wimille e il 5 maggio, a causa di un male incurabile, morì anche Carlo Felice Trossi. WIMILLE AL GP DI FRANCIA 1948 16 TROSSI N 12 VINCITORE AL PARCO SEMPIONE NEL 1946 La squadra ALFA, annientata dagli eventi e da problemi di natura economica, ritirò la sua partecipazione ai GP ma proseguì nell'aggiornamento tecnico della vettura che iscrisse nel 1950 al "1° CAMPIONATO DEL MONDO PILOTI DI FORMULA 1". Il dominio in FORMULA 1 Tutti ricordano che il vincitore del primo campionato del mondo piloti di F1fu Nino Farina su ALFETTA 158; qui giova ricordare che il successo dell'ALFA in realtà fu un trionfo perchè al secondo posto si piazzò Juan Manuel Fangio ed al terzo finì Luigi Fagioli. Dei sette gran premi della stagione l'ALFETTA ne vinse sei, tre con Farina (Gran Bretagna, Svizzera e Italia ) e tre con Fangio (Monaco, Belgio e Francia); il settimo gran premio si corse a Indianapolis e fu disputato solamente da vetture U.S.A. essendo il circuito troppo a favore delle auto americane che erano espressamente progettate per quel tipo di tracciato ed avevano soluzioni tecniche assurde in ogni altro circuito quali cambi a due marce e sospensioni asimmetriche… tanto si curvava sempre da una parte e non si frenava né si cambiava mai. SQUADRA ALFA AL GP DI INGHILTERRA 1950 17 FARINA VINCITORE DEL GP DI INGHILTERRA 1950 A Monza Farina vinse al debutto con la ALFETTA 159, che era stata sviluppata con l'intento di perfezionare ulteriormente una vettura ancora competitiva ma che cominciava a risentire dell'età. La potenza del motore 158 non era mai stata un problema, però all'ALFA, già che c'erano, provarono a tirare fuori qualche altro cavallo e si passò dai 350 CV a 8500 giri/min con pressione di sovralimentazione di 2,5 bar della 158 ai 425 CV a 9300 giri/min con pressione di sovralimentazione 3 bar della 159. La conferma che i cavalli promessi ci fossero tutti viene dal primato di velocità sul chilometro stabilito da Felice Bonetto alla media di 275 Km/h con una punta di 324 Km/h su base cronometrata. Vorrei fare una piccola digressione: oggi siamo abituati ad ascoltare l‟urlo lancinante di motori che girano a regimi stratosferici (io l‟ho installato come suoneria del telefono cellulare) e che godono di un‟affidabilità esemplare, ma i progettisti di oggi utilizzano programmi di simulazione per analizzare a tavolino ogni possibile risultato delle loro intuizioni, dispongono di strumenti di calcolo sofisticati che sono in grado, in pochi minuti, di risolvere sistemi di operazioni per i quali ad un uomo servirebbero anni di applicazione continua, si affidano a materiali, metallici e compositi, estremamente resistenti e nel contempo leggeri e, attraverso l‟elettronica, possono adattare in continuo i parametri di funzionamento dei motori a tutte le possibili condizioni operative...... Nel 1951, invece, il progettista disponeva, per il progetto, solamente del proprio cervello e del regolo; e per la costruzione si poteva affidare alle leghe di alluminio, alla ghisa e all‟acciaio da bonifica e/o cementazione. Quanto all‟elettronica, questa era di là da venire. Eppure, nel 1951, l‟8 cilindri ALFA sviluppava ben 283 CV/litro ad un regime incredibile per l'epoca, e per di più era affidabile. L'affinamento tecnico dell'ALFETTA 159 rispetto alla 158 proseguì nella parte telaistica, con l'inserimento di una struttura "a ringhiera" sul telaio per migliorare la resistenza torsionale e con l'introduzione del ponte posteriore De Dion che la rese meno "nervosa" in curva. 18 Nel 1951 l'ALFETTA 159 vinse i gran premi di Svizzera, Francia e Spagna con Fangio e il GP del Belgio con Farina, inoltre Fangio si aggiudicò il Campionato del mondo piloti di F1 1951 davanti alla Ferrari 375 con motore 4500 aspirato. FANGIO E L'ALFA 159 L'ultimo gran premio a cui l'ALFETTA 159 partecipò fu il GP di Spagna a Barcellona del 28 ottobre 1951, dove vinse con Fangio; lo stesso pilota ne rimpianse nel seguito il ritiro dalle corse perchè avrebbe potuto vincere ancora, ma l'ALFA in quel periodo stava affrontando una nuova ed impegnativa competizione: si apprestava ad assumere un nuovo ruolo nell'ambito dell'industria automobilistica mondiale e, per fare ciò, tutte le risorse umane ed economiche dovevano essere dirottate verso l'auto di tutti i giorni. Le auto da competizione furono sacrificate a favore del lancio della 1900, poi venne la Giulietta, poi la Giulia e infine, l'Alfetta, che riprendeva l‟impegnativo soprannome delle 158/159 avendone ereditato importanti scelte tecniche, quali il cambio al retrotreno e il ponte posteriore De Dion; con tali soluzioni poteva regalare ai fortunati possessori (e io ho avuto la fortuna di esserlo) tantissimi chilometri di puro piacere, grazie ad un “handling” che nessuna auto dell‟epoca possedeva e che ancora oggi sarebbe allo stato dell‟arte quanto a soluzioni tecniche. L‟ALFA, negli anni ‟50 e ‟60 ha rappresentato l‟eccellenza tecnica tra i produttori di auto di medio-grande serie, ma lo scotto pagato è stata l‟uscita dalla scena per lungo tempo dalle competizioni al massimo livello, in parte ripagato dai trionfi nelle categorie turismo e gran turismo. I difetti delle 158/159? Il consumo di carburante e la rapida usura delle gomme: Il primo era così elevato che aveva costretto i progettisti a predisporre due serbatoi ai lati della vettura ed uno posteriormente per un totale di 300 litri di miscela di alcool metilico, ciononostante erano necessari 2 o 3 rifornimenti per completare una corsa mentre le vetture aspirate da 4500 cc potevano arrivare al 19 traguardo senza rifornimenti. Basti sapere che con un litro di carburante percorrevano circa 600-650 m (se preferite 150-170 l/100 Km)! Le seconde degradavano rapidamente se strapazzate dai piloti a seguito di patinamenti di potenza, e questa era una condizione che si verificava frequentemente. Il ritorno (come motorista) Nei primi anni sessanta, vigente la formula 1,5 litri, motori ALFA giulietta furono installati artigianalmente su vari telai; DE TOMASO iscrisse una F1 motorizzata ALFA al GP d‟Italia del 1961 per Bussinello e Vaccarella, ma ambedue si ritirarono; analoga sorte per una COOPER-ALFA di Mike Harris al GP del Sud Africa del 1962. Lous Douglas Serruriers, il pilota-costruttore sudafricano titolare della LDS, ebbe maggiore perseveranza e corse il gran premio di casa dal 1962 al 1965 ottenendo nel 1963 l‟11° posto. In Sud Africa l‟ALFA era assai considerata, ed un altro sudafricano, Peter De Klerk, sviluppò un‟ALFA SPECIAL, anch‟essa con motore giulietta, con cui ottenne il 10 posto al GP del Sud Africa del 1965. Nel 1968 vi fu un tentativo, da parte della COOPER, di installare il propulsore che l‟ALFA stava studiando per le corse sport con la 33; fu predisposto un telaio COOPER T86C da sottoporre al collaudatore Lucien Bianchi, ma i risultati furono deludenti a causa della scarsa potenza (quanto tempo era passato dal binomio 158-159!). Risultati meno catastrofici ma ancora nettamente insufficienti furono raggiunti nel 1970 dal binomio MCLAREN-ALFA/Andrea de Adamich che si qualificò una sola volta con la M7D e giunse 8° con la M14D al Gran premio d‟Italia. Mi ricordo bene quella corsa; ad ogni giro, e più volte in un giro, i piloti si avvicendavano alla testa della corsa favoriti dall‟effetto scia caratteristico della pista di Monza di allora. Alla fine la spuntò Regazzoni, ma ben 5 piloti arrivarono con distacco inferiore ai 7”; per De Adamich giungere 8° a 7 giri non fu un gran risultato. Non migliore sorte toccò nel 1972 alla MARCH 711 ALFA, sempre pilotata da De Adamich che ottenne un 11° posto al GP degli Stati Uniti. Poi, il 26 ottobre 1975 scende in pista a Balocco una BRABHAM BT45 che, in luogo del COSWORTH 8V, monta il boxer 12 cilindri ALFA campione del mondo marche. Il patron della BRABHAM, Bernie Ecclestone, rinuncia per tutta la stagione 1976 all‟utilizzo dei motori FORD COSWORTH a fronte di un accordo di reciproca esclusiva con l‟ALFA e incarica il ventottenne progettista sudafricano Gordon Murray di progettare un telaio che possa accogliere quel motore così diverso da quello della BT44. 20 La stagione 1976 vede Carlos Reutemann 4° al GP di Spagna e Carlos Pace 4° al GP di Francia e Germania. CARLOS PACE SULLA BT45 L‟inizio del rapporto tra BRABHAM e ALFA è promettente. Il 1977 sembra confermare il trend positivo della squadra BRABHAM-ALFA, perché al GP di Argentina Carlos Pace arriva secondo, ma la sfortuna è in agguato; il 18 marzo 1977 Pace perisce in un incidente aereo; la BRABHAMALFA e la F1 perdono un pilota dalle enormi potenzialità. La vettura è molto competitiva, avendo la versione BT45B risolto il problema del sovrappeso che aveva penalizzato la stagione precedente, e il motore, accreditato di 520-540 CV, è il più potente del lotto e manifesta una buona affidabilità. Watson spesso ottiene il miglior tempo in prova ma in gara, pur lottando costantemente per la vittoria, la consacrazione non arriva a causa dei motivi più svariati, dai tamponamenti alla mancanza di carburante. Il campionato piloti vede primeggiare la guida estremamente regolare e redditizia di Niki Lauda, che, in occasione del gran premio d‟Italia annuncia il suo passaggio dalla FERRARI alla BRABHAM-ALFA. Per il 1978 il binomio Lauda-Watson fa sognare, così come la vettura, la BT46, che Gordon Murray ha approntato secondo le più avanzate tecniche aeronautiche favorito dalla particolare forma piatta del motore, che consente al progettista di ottenere una forma della scocca estremamente favorevole sia dal punto di vista strutturale che aerodinamico. Gordon Murray sviluppa un progetto di vettura con soluzioni assai azzardate, addirittura sperimenta un sistema di raffreddamento basato su pannelli applicati superficialmente all‟auto che vengono raffreddati dall‟aria che li investe senza generare resistenza supplementare. Purtroppo, però, la capacità raffreddante è insufficiente e l‟idea, teoricamente promettente, viene abbandonata. Anche in configurazione più tradizionale le prestazioni sono notevoli, pur se penalizzate da una ripartizione dei pesi non ottimale a causa della soluzione di ripiego adottata per i radiatori, e da gomme, le Good Year a tele incrociate, 21 meno performanti delle Michelin radiali; la BT46 consente ai suoi piloti di lottare per la vittoria e di rimanere nelle parti alte della classifica. A rompere le uova nel paniere ci pensa Colin Chapman, che nella seconda metà del 1977 riesce a risolvere i problemi di gioventù della LOTUS 78, una vettura rivoluzionaria che di colpo fa invecchiare tutte le altre auto sfruttando in maniera ottimale il passaggio dell‟aria al di sotto della vettura che di fatto si comporta come un‟ala rovesciata; quello che era un vantaggio per l‟ALFA, il motore piatto, che consente di abbassare il baricentro e di ottenere un migliore flusso dell‟aria verso l‟alettone posteriore, diventa un handicap perché non consente la formazione di un adeguato canale di Venturi al di sotto della scocca. Le Lotus 78 e 79 dominano le corse e Gordon Murray cerca di parare il colpo contrapponendo, alla vettura-ala, la vettura-ventilatore, riprendendo fedelmente l'idea lanciata già dal 1970 dalla CHAPARRAL 2J ed ottenendo lo stesso risultato della Lotus non con un effetto naturale, il condotto di Venturi, ma con una azione forzata, l‟applicazione di una grande ventola mossa dal motore che, aspirando l‟aria da sotto la vettura, crea un effetto-aspirapolvere. Questa “strana” vettura risulta vincente all‟esordio con Lauda al Gran Premio di Svezia. ALFA-VENTILATORE Idea geniale eh? Si, però giudicata illegale dalla Commissione Sportiva Internazionale e, per questo, messa “fuorilegge”. I vantaggi derivanti da tale soluzione erano realmente vincenti, pur considerando la perdita di circa 30-40 CV per azionare la ventola; innanzi tutto gli effetti di schiacciamento al suolo erano indipendenti dalla velocità, poiché la ventola era azionata dal motore e non dal passaggio dell‟aria sotto la vettura (ve la immaginate, quest‟auto, a Montecarlo?), inoltre la depressione creata “artificialmente” consentiva di ridurre le appendici aerodinamiche con benefici effetti sul coefficiente di forma e, quindi, sulla velocità di punta, infine i 22 radiatori, investiti dal flusso dell‟aria generato dalla ventola avevano un elevatissimo potere raffreddante e potevano essere ridotti nelle dimensioni e nel peso. Ritornata nella configurazione “legale” la BT46 ottenne una doppietta al Gran premio d‟Italia, primo Lauda e secondo Watson, ma quella fu una vittoria triste per l‟incidente in partenza a Peterson che a causa delle ferite perì pochi giorni dopo, e rocambolesca perché favorita dalla penalizzazione di 1‟ attribuita ad Andretti e Villeneuve per partenza anticipata. Quella, purtroppo, fu l’ultima vittoria dell’ALFA in F1. Certamente non si può dire che la BT46 fosse un fiasco, però l‟aver ottenuto solamente due vittorie, di cui una drogata, ha deteriorato il rapporto tra la BRABHAM e l‟ALFA che, come in tutti i matrimoni non riusciti, si scaricavano le colpe vicendevolmente. Ecco alcuni brani di un‟intervista all‟ing. Carlo Chiti, fondatore e trascinatore dell‟AUTODELTA, subentrata all‟ALFA CORSE nella progettazione e gestione delle vetture da competizione, pubblicata nel numero di giugno 1978 del mensile Quattroruote: Ingegnere, cosa ne pensa della sua formula 1? “La BT46 non è né mia né dell‟ALFA ROMEO. Noi ci limitiamo a fornire motori e basta. Molto spesso non conosco neppure le modifiche che fanno in Inghilterra alla Brabham; solo il giorno della corsa vedo se è stato cambiato qualcosa. In particolare la BT46, più di ogni altra formula 1 attuale, soffre i mali di gioventù a causa della sua iniziale tecnica d‟avanguardia. I vantaggi in peso e aerodinamica dei famosi radiatori a sfioramento non si sono ancora potuti apprezzare perché le prove in Inghilterra con la Marston non hanno ancora dato esito soddisfacente.” Quali le formula 1 avversarie che l’hanno impressionato? “Ho un debole per la LOTUS 78. E‟ la macchina dell‟avvenire, non ricalca nessun‟altra formula 1 ed è quella aerodinamicamente più interessante. Ad esempio l‟uso delle “minigonne “ della 78 applicate alle fiancate contribuisce ad aumentare la deportanza: quasi tutti l‟hanno copiata.” Quando debutterà la formula 1 tutta ALFA? La vettura è quasi pronta e ha completato la prima fase di evoluzione di una formula 1. Ora dobbiamo iniziare i primi collaudi. Dovremmo partire prima delle ferie con Brambilla. Per il debutto in corsa si vedrà.” Il ritorno 2 (come costruttore) Memorizzate bene la data di questa intervista (ripeto, giugno 1978) perché è utile per capire quanti errori siano stati fatti dall‟una e dall‟altra parte. Da tempo in ALFA, forti della consapevolezza di disporre del migliore motore di tutto il circus della F1, si lamentavano per i troppi aggiornamenti ai quali veniva sottoposta la vettura che talvolta alteravano le condizioni operative del motore e di cui, spesso, erano tenuti all‟oscuro. Durante il GP del Sud Africa del 1976 (due anni prima dell‟intervista) ambedue le auto si ritirarono prima 23 della metà corsa (al 16° e al 22° giro) essendo entrambe rimaste senza olio nel motore a causa di una modifica effettuata dai tecnici della BRABHAM al serbatoio dell‟olio all‟insaputa dell‟ALFA. Con tali presupposti era prevedibile che l‟AUTODELTA volesse dimostrare di poter costruire una monoposto vincente e, quasi in sordina iniziò a girare a Balocco quella che veniva chiamata da tutti l‟ALFA-ALFA. Fu un periodo caratterizzato da incertezze, ripensamenti, stressanti trattative a livello politico, aziendale, economico e sportivo, durante il quale l‟ing. Chiti, pur continuando a garantire la fornitura di motori alla BRABHAM, procedeva con i collaudi della 177, l‟ALFA-ALFA il cui propulsore era identico a quelli forniti alla BRABHAM, e con lo studio di un nuovo motore 12 cilindri a V di 60°. Questo fu, a mio parere, un grandissimo errore strategico dell‟AUTODELTA, infatti era ormai evidente che il motore a cilindri contrapposti fosse perdente se installato su vetture ad effetto suolo, tant‟è vero che lo stesso ing. Chiti si dichiara un ammiratore della LOTUS 78, allora perché continuare lo sviluppo della 177 e non puntare tutto sulla vettura con motore a V stretto? Invece si continuò a perdere tempo con i collaudi a Balocco della 177 evitando il confronto con gli altri concorrenti, fattore determinante per l‟evoluzione positiva di una F1 (e non solo) e il 13 maggio 1979 l‟ALFA la presentò al via del Gran premio del Belgio: debuttante ma vecchia di due anni. Non fu un buon esordio: Giacomelli fu tamponato da Elio De Angelis intorno a metà gara e fu costretto al ritiro. Nel frattempo, anche le BRABHAM avevano perso competitività, dal momento che il loro sviluppo era stato interrotto e, in occasione proprio del Gran Premio del Belgio Niki Lauda, in una intervista, così stigmatizzò l‟imminente divorzio tra BRABHAM ed ALFA: “La presenza della monoposto dell‟ALFA a Zolder è la conferma di come il lavoro nella collaborazione tra la BRABHAM e l‟ALFA ROMEO non venga condotto in funzione di un unico traguardo, ma bensì alla ricerca di proprie esperienze. Purtroppo per me questa é la peggior situazione, perché nella F1 del giorno d‟oggi non si vince se non c‟é perfetta unità di intenti e di lavoro tra tutti, piloti, tecnici e meccanici. Mi dispiace che all‟ALFA questo non lo abbiano capito: per stare a metà schieramento con la loro macchina va a finire che perdono una stagione con la BRABHAM. Peccato perché il nuovo motore a V di 60° è fantastico e se Chiti si concentrasse al suo sviluppo, mettendo a punto il telaio della BRABHAM, avrei potuto essere ancora in lizza per il mondiale.” Al Gran Premio di Monza, il 9 settembre 1979, la 177 lasciò il posto alla 179 (finalmente!), e dal gran premio successivo, in Canada, la BRABHAM tornò ad utilizzare i motori FORD COSWORTH. Con la 179 l‟ALFA, nel tentativo di riguadagnare il tempo perduto, fece uno sforzo notevolissimo per creare una vettura vincente, tra l‟altro in un periodo di difficoltà aziendale per il rinnovamento di alcuni quadri direttivi e di contenzioso sindacale (ma guarda un po‟!). Il progetto fu completamente incentrato sul nuovo motore, o meglio, sulla sua forma, infatti esso consentiva 24 di allargare i camini laterali di ben 20 cm e ciò fu ritenuto premiante nella scelta nonostante causasse l‟innalzamento del baricentro dell‟auto di 50 mm e fosse naturalmente meno equilibrato rispetto al motore a cilindri contrapposti. Per consentire il passaggio del maggior volume di aria possibile all‟interno della vettura questa fu completamente ridisegnata abbandonando soluzioni tecniche ormai consolidate: Fu allargata la carreggiata anteriore (addirittura 1,72 m) Fu ristretta al massimo la cellula che conteneva il pilota con effetti negativi sulla resistenza torsionale del telaio, ma la scelta era inevitabile. I radiatori furono posizionati in alto e fortemente inclinati innalzando ulteriormente il baricentro Le sospensioni furono praticamente “bloccate” a causa della differenza del carico verticale al variare della velocità e con i gruppi molla ammortizzatore entrobordo. Si eliminò l‟alettone dal musetto che assunse una forma tondeggiante Il responso della galleria del vento fu positivo; è vero che il coefficiente di forma della 179 era peggiore di quello della 177: Cx=0,76 contro Cx=0,6, ma il coefficiente di deportanza era molto più favorevole: Cz = 1,2 contro Cz = 0,8 della 177, il che, tradotto in carico verticale, voleva dire ben 700 Kg a 260 Km/h. Anche se questo dato mi sembra oltremodo ottimistico è inequivocabile che la nascita della 179, una vera “wing-car”, abbia costituito un notevole passo avanti rispetto alla “vettura – laboratorio”, la 177; rimaneva da eliminare solo un certo “sovrappeso”, di circa 50 Kg, difetto ormai congenito sin dai tempi della BT45. LE FORME ESASPERATE DELL'ALFA 179 DI GIACOMELLI 25 Per descrivere grossolanamente il salto di qualità delle prestazioni consentito dall'effetto suolo, senza trascurare, ovviamente, l'apporto della geometria delle sospensioni e della mescola delle gomme, bastino i seguenti dati: Anno 1953, Laurence Pomeroy, della rivista inglese "THE CAR", analizzò sperimentalmente l'accelerazione laterale di una ASTON MARTIN da corsa e rilevò che questa era in grado di percorrere una curva con raggio di 300 m alla velocità di 160 Km/h, con una accelerazione laterale di 0,7g. Anno 1979, l'accelerazione centripeta di una "wing car" raggiunse i 2g (pari ad una velocità di percorrenza di circa 280 Km/h per una curva di raggio 300 m) Anno 1989, Jean Alesi, con la TYRRELL 019 percorse la curva di Signes, al Paul Ricard, che ha un raggio di curvatura pressochè costante di 180 m, alla velocità di 290 Km/h, con un'accelerazione laterale di 3,65 g. Oggi i piloti di F1 nelle curve più veloci sono sottoposti ad accelerazioni laterali che superano i 4 g grazie ad auto a mio parere esteticamente orrende, rese informi da musetti posizionati in modo improbabile sulla sommità della scocca anteriore e contornati da ogni genere di appendice alare. L'estetica in F1 non conta nulla ma a me ogni tanto piace sognare una F1 senza le esagerazioni attuali in termini di appendici aerodinamiche e di impianti frenanti, che debba staccare a 200 m da una curva e non a 70 m, così da rendere possibile l'azzardo di un sorpasso senza ricorrere a sotterfugi regolamentari quali il permesso di stallare l‟ala concesso agli inseguitori, ma solo se il distacco è inferiore al secondo! La questione regolamentare potrebbe essere argomento di una serie futura di articoli, ma ora ritorniamo ad analizzare l'evoluzione delle ALFA da GP. Nel 1980 l‟ALFA si presentò al via forte della sponsorizzazione della MARLBORO, il cui appoggio finanziario le permise di sviluppare il programma di F1 senza prestare il fianco alle critiche che, inevitabilmente, sarebbero sorte a causa delle difficoltà crescenti sul piano industriale. La squadra venne rafforzata, Bruno Giacomelli fu affiancato dal velocissimo Patrick Depailler che portò un grande contributo di esperienza utile sia in corsa sia durante le fasi di sviluppo. Nel primo gran premio, in Argentina, Giacomelli giunse 5°, mentre nei gran premi successivi la grande competitività manifestata in prova non venne mai capitalizzata in corsa per problemi di affidabilità, poi, il 1 agosto un altro duro colpo: Depailler, probabilmente per la rottura di una minigonna, ebbe un tremendo incidente durante una sessione di prove libere in vista del GP di Germania; la F1 perdeva un altro validissimo protagonista e l‟ALFA, per l‟ennesima volta, perdeva un fortissimo pilota ma, soprattutto, un valente collaudatore, cosa di cui aveva ancor più necessità. 26 DEPAILLER E GIACOMELLI ALFA 179B AL GP DI INGHILTERRA 1980 Nella seconda parte della stagione la 179 continuò ad ottenere ottimi risultati il sabato e ritiri la domenica culminati con la pole di Giacomelli proprio all‟ultimo appuntamento a Watkins Glen per il GP USA EAST. In quella corsa Giacomelli dimostrò di essere un pilota ormai maturo e rimase autorevolmente in testa fino a oltre metà corsa, ma anche questa volta un banale guasto alla bobina di accensione lo costrinse al ritiro. Nel 1981 la FIA, nell‟intento di ridurre le velocità di percorrenza delle curve, proibì le minigonne mobili e impose un‟altezza minima delle vetture di 6 cm. Con regole cervellotiche veniva punito non il reato, cioè lo sfruttamento dell‟effetto suolo, ma uno dei mezzi per ottenerlo, cioè le minigonne mobili. E‟ del tutto evidente che i campionati del mondo successivi al 1980 furono appannaggio dei “più furbi”, vale a dire tutti coloro che trovarono altri “espedienti” per commettere reiteratamente il reato senza utilizzare l‟unica arma proibita (le minigonne mobili). Ci fu chi provò a fare vetture con due telai e fu colto con le mani nella marmellata (la LOTUS 86/88 disponeva di un telaio mobile che, sollecitato da un modesto carico aerodinamico si posizionava sopra il vero telaio, trascinando con se verso il basso tutta la carrozzeria in modo da portare le minigonne “fisse” a contatto col suolo) e chi diventò Maestro (WILLIAMS, BRABHAM) nell‟utilizzazione di dispositivi idropneumatici che consentivano di percorrere tutta la corsa in condizioni di totale illegalità abbassando le vetture in modo da sigillarle a terra con minigonne “fisse” per poi riportare l‟altezza ai valori “legali” una volta giunti ai box. L‟ALFA veniva costantemente superata dalle squadre dei “più furbi” che adottavano questi stratagemmi e da quelle che avevano osato la nuova soluzione tecnologica dei motori turbo (RENAULT e FERRARI) e, durante la stagione 1981 racimolò soltanto 10 punti, pari a due quarti posti (Andretti in USA OVEST e Giacomelli in Canada) ed un terzo posto (Giacomelli in USA EST). 27 Vista la china discendente presa dalla 179, ormai giunta alla versione C, l‟ALFA corse ai ripari ingaggiando, nella metà del 1981, il valentissimo progettista della LIGIER, Gerard Ducarouge, che in soli 4 mesi concepì e portò al battesimo delle corse una macchina completamente nuova, la 182, che già alla prima uscita, al Castellet, superò le prestazioni delle migliori vetture spinte da motori aspirati, posizionandosi appena sotto alle FERRARI e RENAULT turbocompresse. Il progettista, che sapeva di poter confidare ancora nella potenza del favoloso V12 ALFA, in attesa del motore turbo si impegnò nello sviluppo di un telaio che adottasse la medesima tecnologia scelta dalla MC LAREN; mise da parte la tradizionale monoscocca in allumino per affidarsi ad una più rigida struttura in fibra di carbonio. Purtroppo mancò ancora una volta l‟affidabilità e le speranze accese alla seconda uscita della 182, al GP USA OVEST a Long Beach da Andrea De Cesaris, che il 4 aprile 1982, a 22 anni e 308 giorni, divenne il più giovane “poleman” della F1, furono vanificate dal grippaggio di una pinza dei freni. Nel gran premio successivo, a Montecarlo, De Cesaris rimase senza benzina all‟ultimo giro quando era al comando della corsa; giunse al terzo posto (se non è sfortuna questa!). Dopo tali premesse si devono considerare un ben magro risultato il sesto posto di De Cesaris in Canada ed il quinto di Giacomelli in Germania; l‟ALFA terminò il campionato 1982 al decimo posto tra i costruttori, con 7 punti. La mancanza di risultati, pur con un potenziale notevolissimo, dipese soprattutto dal gran numero di incidenti che capitarono in quella stagione ai piloti ALFA, ben 16, da alcuni difetti di fabbricazione di elementi che non avevano mai dato problemi, tra questi i semiassi, e, in ultimo, almeno a Montecarlo, dall'elevato consumo di carburante. ALFA 182 DE CESARIS BRANDS HATCH 1982 28 Di nuovo fornitore di motori Nel corso del 1982 i motori turbo avevano evidenziato una superiorità schiacciante nei confronti degli aspirati e quando non vincevano il motivo era sempre da ricercare nella ancora scarsa affidabilità a causa delle tremende sollecitazioni, soprattutto termiche a cui erano sottoposti. Tutte le squadre più agguerrite si dotarono di motori turbo nel corso dell'anno, seguendo la strada tracciata prima da RENAULT e poi da FERRARI; la BMW, per la BRABHAM, preparò un 4 cilindri in linea e la stessa soluzione fu prescelta anche da HART per la TOLEMAN. L'ing. Chiti, per l'ALFA, optò per una soluzione a 8 cilindri a V che, sulla carta, prometteva sfracelli. Le prime prove furono effettuate utilizzando un'alimentazione soffiata, con ben otto carburatori DELLORTO che, però, vennero presto sostituiti dall'iniezione che assicurava consumi inferiori di carburante; il consumo era, oltre alla scarsa affidabilità, il tallone d'Achille di questi propulsori. La sovralimentazione era fornita da due turbocompressori ALFA AVIO (un ritorno alle origini) ma già l'ing. Chiti aveva in animo di passare a ben due turbocompressori per bancata. Purtroppo il bilancio di AUTODELTA vedeva, da una parte un cospicuo aumento dei costi sia per il completamento della fase di sviluppo di questo propulsore, sia per la necessità di dover nuovamente riprogettare la parte telaistica poichè il nuovo regolamento imponeva fondo piatto e abolizione delle minigonne, dall'altra un ridimensionamento dell'impegno da parte degli sponsors. L'ALFA non era in grado di sopportare un simile sbilancio nei conti e fu costretta ad adottare nuovamente una soluzione di compromesso: per il 1983 avrebbe fornito gratuitamente alla EURORACING di Giampaolo Pavanello 16 motori turbo per l'intera stagione e Pavanello avrebbe acquistato dall'ALFA tutto il materiale dell'AUTODELTA, inoltre avrebbe provveduto alla gestione della scuderia e alla revisione dei motori. Gerard Ducarouge, oltre a un certo numero di motoristi avrebbero garantito la necessaria continuità tra AUTODELTA ed EURORACING. Le potenzialità della vettura erano notevoli e la stagione avrebbe potuto fornire grandi soddisfazioni ma purtroppo gli incidenti, la solita serie di avarie, soprattutto agli accessori, e una certa inesperienza del team hanno spesso penalizzato il risultato di gare in cui l‟ALFA lottava nel gruppo di testa. Il campionato della 183T si concluse con 18 punti e la 6° posizione nel campionato costruttori con De Cesaris, pilota velocissimo ma un po‟ troppo rude con la meccanica e troppo frequentemente coinvolto in incidenti, autore di due splendidi secondi posti in Germania e nel Sud Africa. Gran parte del merito della competitività della 183T era di Ducarouge ma contrasti insanabili con Pavanello ne causarono l‟allontanamento; Ducarouge si accasò rapidamente alla LOTUS e alla EURORACING iniziò il valzer dei progettisti. 29 ALFA 183T DE CESARIS SPA 1983 Nel 1984 l‟EURORACING si presentò con nuovi piloti, Patrese e Cheever, nuova vettura, la 184T sviluppata da Marmiroli/Tolentino partendo dal progetto di Ducarouge dell‟anno precedente, nuova livrea, Benetton, ma i risultati peggiorarono: 11 miseri punti alla fine del campionato e 8° posizione nel Campionato del Mondo Costruttori. Certamente il motore turbo ALFA fu quello maggiormente penalizzato dal nuovo regolamento, che vietava i rifornimenti in corsa e autorizzava una capacità massima dei serbatoi di 220 litri; essendo più assetato degli altri propulsori in quanto motore maggiormente frazionato e dotato di elettronica non particolarmente evoluta, doveva essere parzializzato nella pressione di sovralimentazione e questo impediva il raggiungimento della potenza che le specifiche di costruzione avevano promesso. CHEEVER ALFA 184T 30 Frattanto, nel 1983, la Scuderia OSELLA aveva ricevuto in dotazione i “vecchi” motori aspirati che nulla potevano contro i più prestazionali motori turbo e non raggranellò nemmeno un punto. Nel 1984, abbandonati gli aspirati, anch‟essa ottenne in dotazione il turbo ALFA 184T, ma la vettura, pesante e superata tecnicamente, consentì al primo pilota, Ghinzani, di ottenere solamente un modesto quinto posto in un rocambolesco gran premio USA e al secondo pilota Jo Gartner un quinto posto (senza punti, essendo stato iscritto a campionato iniziato), al gran premio d‟Italia. Nel corso della stagione 1984 l‟ing. Chiti venne dimissionato e fondò la MOTORI MODERNI, l‟AUTODELTA fu cancellata e fu nominato direttore tecnico l‟ing. Gianni Tonti che apportò per il 1985 modifiche sostanziali al motore con l‟obiettivo di risolvere gli atavici problemi del motore turbo ALFA: per ridurre i consumi venne adottata l‟iniezione Bosch Motronic, e per migliorare l‟affidabilità, minata dalle eccessive temperature di acqua e olio, furono ridisegnati i percorsi dei fluidi sia nelle testate sia nel basamento. La stessa fluidodinamica della vettura fu rivista dal nuovo progettista dell‟EURORACING John Gentry, ma i risultati non arrivarono e, benché fosse già partito lo sviluppo di un nuovo motore turbo a 4 cilindri in linea destinato alla LIGIER, il programma ALFA F1 fu stoppato anche nella previsione di rilevanti modifiche regolamentari. MOTORE ALFA 4 CILINDRI TURBO All‟ing. Tonti fu affidato il programma PROCAR, in cui l‟ALFA credeva molto, per il quale progettò un promettentissimo 10 cilindri 3,5 litri da installare centralmente sulla silouette di una 164; purtroppo questo programma abortì ancor prima di nascere. L‟OSELLA continuo per qualche tempo ad utilizzare i motori 185T con risultati modestissimi, poi passò, come MINARDI, alla MOTORI MODERNI e l‟ALFA uscì definitivamente ed in sordina dalla F1. Eugenio SILVANO Socio C.A.R.D. N° 15 31 Chateux et Relais Villandro - Sud Tirolo Amici Duettisti, Per questo numero avrei pensato di proporVi una splendida “ sduettata” in Sud Tirolo , piu‟ precisamente in Val D‟ Isarco. Per chi dista piu‟ di 500 km da Chiusa consiglio la partenza il Venerdi‟. Questa valle e‟ ritenuta una delle piu‟ belle impreziosita dalla bellezza di Bressanone ( Brixen ) che , se seguirete i miei consigli, Vi regalera‟ un tuffo nel passato, Vi sembrera‟ di passeggiare ai tempi della Principessa Sissi… SI PARTE VENERDI‟ Il SUD TIROLO si raggiunge dall‟ Autostrada del Brennero, direzione Nord. Consiglio dunque l‟ arrivo all‟ uscita di CHIUSA ( Klausen ) per le h. 12,00 . 32 Una volta usciti a Chiusa, mantenere la destra , oltrepassare il ponte, svoltare a sinistra e seguire le indicazioni per il centro di CHIUSA ( annoverata tra i borghi piu‟ belli d‟ Italia ). Ci sono ampi e comodi parcheggi ovunque. Una volta lasciata l‟ auto , percorrete il viale principale sino ad arrivare ad una piccola piazza ma realmente caratteristica . Quindi svoltare la prima via a destra e fermarsi assolutamente da : GASSL BRAU , rinomata birreria dove gustare un taglierie di salumi e speck sorseggiando una birra scura ( tra le piu‟ gettonate ). NOTA : mi raccomando lasciate spazio per la cena….. Intorno le 14,00 , si risale sul duetto alla volta di Villandro dove Vi attendera‟ Frau Elizabeth al famoso CASTELLO DI VILLANDRO…. Villandro si raggiunge dalla statale in direzione Bolzano (la svolta per i tornanti e‟ a solo 3 km da Chiusa ) , facendo attenzione al cartello “ Villandro” posizionato sull‟estremo lembo stradale a destra. 33 Una volta imboccata la salita, si guidera‟ il nostro duetto per circa 12 tornanti perfettamente accessibili e molto larghi. Dopo 6 km si arriva finalmente al CASTELLO ben visibile all‟ inizio del paese … HOTEL STEINBOCK - VILLANDERS - All‟arrivo Vi accogliera‟ la bellissima Frau Elizabeth Rabensteiner, che in abiti tradizionali Vi illustrera‟ il castello e i suoi segreti.. NOTA : consiglio la camera DEI CONTI Dopo un po‟ di relax , e magari sorseggiando un‟ ottimo Traminer , rigorosamente in camera ( la vista e‟ spettacolare ) si pensa alla cena. Il ristorante del Castello e‟ molto blasonato ed il consiglio e‟ di non farselo mancare. Ah, il pane lo fanno loro… Dopo cena non rimane che fare una bella passeggiata pe le vie del borgo antico SABATO Dopo colazione, ed assicurandosi di avere il pieno di benzina e pedule nel bagagliaio , risale la montagna seguendo le indicazione per l‟ ALTOPIANO DI VILLANDRO dove si arriva dopo circa 30 minuti di strada, perfettamente asfaltata. All‟ arrivo scoprirete perche‟ questo Altopiano e‟ famoso 34 Ci sono 5 percorsi guidati , consigliati a tutti . RicordateVi pero‟ che siamo gia‟ a 1900 mt di altezza. Non fateVi mancare il pranzo in uno dei 2 rifugi dove uova al tegamino con prosciutto vi faranno letteralmente svenire. Non dimenticate di assaggiare lo JAEGERTEE. Intorno le 15,00 si rientra al Castello Steinbock per un po‟ di relax e prepararsi alla visita di Bressanone ( Brixen ) . Bressanone si raggiunge scendendo a valle ( sempre i soliti tornanti) quindi seguendo i numerosi cartelli che indicano appunto la localita‟ Consiglio di arrivare per le 18,00 ( tutti i negozi chiudono alle 19,30 ) parcheggiare nell‟ autosilo comunale sito proprio all‟entrata del centro storico. E qui girate e girate, passeggiate sotto i caratteristici portici, visitate la meravigliosa chiesa nella Piazza Centrale … 35 L‟ aperitivo poi e‟ di rigore al GOLDENER ADLER .. Ed e‟ arrivata l‟ ora di cena e non si puo‟ non andare all‟ OSTE SCURO Ricordatevi di prenotare il tavolo di fronte alla vetrate qualche ora prima DOMENICA Alla buon‟ ora si riparte solo dopo aver consumato la mitica colazione al Castello ed aver stretto la mano alla Famiglia Rabensteiner che non manchera‟ di offrirVi un ricordo del Vostro soggiorno. Buon Viaggio Max 36 NUMERI UTILI GASSL BRAU Gerbergasse 18 ▪ I 39043 Klausen ▪ Tel 0472 523623 HOTEL ZUM STEINBOCK Defreggergasse 14, 39040 www.zumsteinbock.com VillandersTel.: 0039 0472 843111 www.villanders.org RISTORANTE OSTE SCURO vicolo Duomo 3, Bressanone (BZ) Telefono 0472 835343 www.abbazianovacell.it 37 Musica Quattro chiacchiere su auto e musica col Maestro Vince Tempera "...dirige l'orchestra il Maestro Vince Tempera"...penso che ognuno di noi abbia sentito questa frase almeno una volta nella vita. Dal 1968 ad oggi, il Maestro Vince Tempera è stato uno dei protagonisti del Festival di San Remo e molti suoi brani sono arrivati al grande successo. Pur non avendo mai avuto la patente, il Maestro tempera ha tenuto a battesimo il nostro amato Duetto. Ora non ci resta che leggere con interesse la bella intervista che gli ha fatto l' amico Carlo di Milano: Vince Tempera per me non è solo un ben più famoso, titolato e illustre collega, ma un Amico. Ci siamo conosciuti nel 1995 quando, per conto della Ricordi, stavo realizzando la produzione di una giovane artista che avrebbe esordito nel Sanremo Giovani dell'anno successivo, purtroppo, come spesso capita, senza poi raggiungere il successo sperato. Avevo appuntamento alla sede della casa discografica nel centro di Milano per incontrare Vince che era stato scelto per gli arrangiamenti e la direzione dell'orchestra. Facendo le scale, vidi il Maestro un piano avanti a me che saliva i gradini a due a due ed era praticamente irraggiungibile, allorchè gli dissi: “Maestro Tempera, se va così veloce di sicuro Vince!!” Si voltò, mi guardò con l'espressione di chi pensa “ma chi è questo imbecille” e quindi mi presentai. Da allora ci trovammo in grande sintonia, nacque una bella amicizia, facemmo altri lavori insieme e tutt'ora ci sentiamo spesso. Oggi lo incontro per un aperitivo, appuntamento in zona navigli per poi scegliere un bar carino dove fermarci, ma il meteo inclemente ci sorprende con un bell'acquazzone improvviso e grandinata compresa, costringendoci a rifugiarci nella mia twingo (mai prendere il duetto quando minaccia pioggia) e a restare quasi tutto il tempo in macchina. in auto sotto la pioggia 38 Ciao Vince, queste “quattro chiacchiere sotto l'acquazzone” sono per il giornalino del Club Alfa Romeo Duetto. So bene che non hai la patente (il Maestro gira solo in taxi n.d.r.) ma vorrei chiederti qualche tuo ricordo legato al rapporto auto-mondo musicale. Beh, innanzitutto ricordo bene negli anni '60 l'osso di seppia. Allora suonavo nei night milanesi e il duetto era l'auto degli “sboroni” anzi, erano due le auto da “cucco”: Il duetto e il pagoda (Mercedes SL n.d.r.). Spesso al night Gatto Verde vedevo il giocatore Mario Corso col suo pagoda amaranto e una ragazza diversa per sera. Che tempi meravigliosi, era arrivato il Beat e la musica era davvero un modo nuovo di comunicare per i giovani di allora. Se non sbaglio alla fine degli anni 60 hai esordito a Sanremo... Sì, era il '68 e diressi l'orchestra per Iva Zanicchi e Bobby Solo che cantavano “Zingara”. Poi arrivarono gli anni '70 I primi anni '70 per noi musicisti furono gli anni del pulmino VolksWagen (il mitico “Bulli” n.d.r.), ne avevamo uno color “trasudeciuc” (espressione milanese per definire un violetto bruttino n.d.r.) e giravo l'Italia con Ares Tavolazzi (bassista che poi farà parte dei grandissimi Area n.d.r.) e Ellade Bandini (batterista, fra i turnisti più apprezzati, suonerà poi con De Andrè, Vecchioni, Guccini e tanti altri n.d.r.) con il gruppo Pleasure Machine prima e poi con Il Volo più avanti. Con la stessa formazione registrammo anche l'album “l'isola non trovata” di Francesco Guccini col quale ancora collaboro nei live. Vince Tempera fra Ares Tavolazzi a destra ed Ellade Bandini a sinistra, The Pleasure Machine Il “Bulli” era anche un'ottima alcova, si vociferava che fosse il “riparo da occhi indiscreti” di Patty Pravo nel dopo-Cantagiro, ma non l'ho detto io! (ride di gusto) Tornando al “duetto”, devo dire che era una delle auto che si vedevano più frequentemente proprio al Cantagiro insieme alla Fiat 124 spider, gli artisti amavano 39 farsi ammirare dal pubblico al volante di questi mezzi da “fighi”. ...e negli anni '80 e '90 come cambiò il rapporto musica-automobile? Negli anni '80 l'automobile perse quel ruolo di status symbol per l'artista di successo come era stata negli anni '60: non succedeva più che il cantante del momento si comprasse la Rolls Royce dipingendola a fiori come aveva fatto vent‟anni prima l'Equipe 84, oppure la Cadillac Eldorado di Little Tony o la, purtroppo infausta, Ford Thunderbird di Fred Buscaglione. A fine anni '80 l'unico esempio forse è stato Jovanotti che si comprò una Harley Davidson, ma altri non ne ricordo... Ah, però ricordo che proprio nel '90 l'ex batterista de I Ragazzi della via Gluck, ora discografico, aveva vinto un duetto IV serie ad un concorso, mi pare dell'Agip o comunque legato ad una marca di carburante. Fortunello!! In effetti l'automobile non è mai stata un “buon investimento”... Infatti ai giovani che produco consiglio sempre di spendere i loro soldi in viaggi: il viaggio ti regala emozioni, sensazioni, vissuto, cose nuove che servono per scrivere. Così era per Hemingway, lo è stato per i Beatles, ma lo è anche per artisti più moderni come Alanis Morissette. Tra l'altro ricordo un disco di Fabio Concato, da me prodotto, che si intitolava proprio “In viaggio” ed aveva in copertina una Topolino... Album In Viaggio di Fabio Concato 40 Ehi, Vince, sembra che stia spiovendo..che ne dici? Proviamo a uscire dalla macchina e a prendere questo benedetto aperitivo? Magari!! anche perché mi aspettavo venissi col tuo duetto e non con questo catorcio di twingo!! (ride) Il Maestro Tempera ed io alla fine degli anni 90 nel mio studio di registrazione Charlie 41 I migliori amici del duettista Gatto Certosino PERMESSA: Nel rispetto della par condicio del mondo animale parleremo questa volta del gatto Certosino che si riallaccia al buledogue del primo numero proprio perché anch‟egli considerato a lungo gatto nazionale francese. STORIA: Il gatto certosino è una delle razze feline più antiche. È stato importato in Francia dall'Oriente dai cavalieri templari attorno al 1100. Le origini sembrano ricondurci alle regioni montuose della Turchia e dell'Iran. La leggenda narra che i Crociati, di ritorno dalla Terra Santa venivano ospitati nelle certose. Per sdebitarsi con i monaci dell'ospitalità offerta, regalavano loro una coppia di gatti dall'esotico mantello grigio-blu. Essi avevano la fama d'essere dei grandi cacciatori di topi. Per questa loro dote i monaci iniziarono ad allevarli, allo scopo di proteggere i granai e le scorte alimentari, come pure per evitare la distruzione di preziosi manoscritti. 42 La razza venne successivamente selezionata in Francia nel Settecento e da allora il Certosino è sempre stato considerato il gatto nazionale francese. E‟ nel “Dizionario Universale del Commercio di Storia Naturale e delle Arti e Mestieri”, apparso nel 1723, che si fa menzione per la prima volta del nome Gatto Certosino. Si tratta di un‟opera tecnica destinata ai commercianti ed è indicato quanto segue: Certosino: nome volgare di un gatto che ha il pelo grigio, la cui pelliccia è commercializzata da pellicciai. In seguito ”Il Dizionario Ragionato Universale degli Animali” apparso nel 1759 ci indica: “chiamano a Parigi Gatti Certosini quelli che sono interamente di colore cenere”. In passato diventò una specie di simbolo dello stato ed era il micio preferito dal generale Charles de Gaulle. Colette con in braccio uno dei suoi numerosi certosini Fu anche il più amato dalla celebre scrittrice Colette, che proprio ad uno dei suoi numerosi Certosini dedicò il romanzo “La gatta” del 1933. 43 Scrisse di loro: “I compagni migliori non hanno mai meno di quattro zampe” e anche “l‟idea che hanno i gatti della comodità è assolutamente incomprensibile agli umani”. Sempre alla fine degli anni „30 la gatta Mignonne di proprietà delle sorelle Léger (coloro che avviarono l‟allevamento del Certosino inteso in chiave moderna) fu dichiarata all'esposizione di Parigi il più bel gatto Certosino del mondo. Una delle sorelle Léger e La gatta Mignon “Più bel gatto certosino del mondo” Purtroppo il Certosino non è sempre stato apprezzato come animale da compagnia ma nel settecento veniva anche allevato a scopo alimentare. Era infatti usuale il consumo della sua carne, come spesso capitava in epoche meno “civilizzate”, a quelli che oggi consideriamo animali da compagnia. 44 Inoltre, molto ricercata era la sua folta pelliccia, molto simile al tatto a quella della lontra. Fu proprio nell‟ambiente dei pellicciai che al “Gatto grigio francese”, come si chiamava allora, venne dato il nome di Certosino. Sui banchi dei commercianti di tessuti, le merci migliori e più pregiate erano la pelle dei Gatti grigi e una lana che veniva dalla Spagna e si chiamava “Pile de Chartreux”. Entrambe erano straordinariamente morbide e così, poco a poco, si finì per identificarle. Da quel momento il termine “Chartreux”, Certosino appunto, venne esteso anche ai gatti. CARATTERISTICHE: E' un gatto robusto, dalla corporatura massiccia, la femmina raggiunge le dimensioni tipiche del gatto domestico, mentre il maschio può raggiungere pesi considerevoli, fino a 10 kg. Fiero e indipendente il certosino è proprio come suggerisce il suo possente aspetto, un magnifico gattone con i nervi saldi e sicuro di sé. 45 Il Certosino ha il pelo soffice e morbido che al tatto sembra quasi seta ed è di uno splendido color grigio cenere. Gli occhi accesi sono di color rame. L‟espressione del muso è irresistibile: sembra sempre che il gatto stia sorridendo, che stia salutando nella maniera più allegra le persone che gli stanno attorno. Sviluppa un attaccamento molto particolare con chi si occupa di lui, al punto di seguirlo come un cagnolino. Per questa ragione a volte il Certosino viene chiamato “il gatto-cane”. Gli allevatori sostengono che, a differenza di altre razze, nel Certosino è il maschio ad affezionarsi maggiormente alle persone. La femmina invece rimane più distaccata e riesce a stare da sola per diverso tempo. NOTE DEL VETERINARIO: Il Certosino è un gatto calmo, tranquillo,equilibrato e rassicurante e proprio per questo, ben si addice al ruolo di compagno di persone sole o anziane. Non ama essere preso in braccio o strapazzato inutilmente: è di indole indipendente. Si adatta bene alla vita in appartamento, ma deve avere abbastanza spazio a disposizione. Se ha la possibilità di uscire di casa si rivela un buon cacciatore. Sopporta bene le basse temperature. Non si addice a convivere con chi è facile preda di bruschi cambi d‟umore o con chi grida inutilmente. I rumori, i dispetti e l‟inutile vociare lo disturbano e l‟innervosiscono. Il suo mantello abbastanza corto necessita solo di una spazzolata ogni tanto per eliminare il pelo in eccesso durante il periodo della muta. Si deve però fare attenzione al cibo perché il Certosino è davvero molto goloso, un buongustaio che non dice di no a nulla (un membro onorario del CARD in pratica). Se non si vuole farlo ingrassare troppo bisogna dosare la sua pappa e abituarlo a mangiare a orario, senza lasciargli a disposizione tutto il giorno la ciotola piena! Fabryvet 46 Di “vino” Duetto Liguria Ci sono luoghi che rimangono nella nostra memoria di bambini. Luoghi frequentati per le vacanze, luoghi di origine dei nostri genitori o dove ogni tanto ci portavano, luoghi che uscivano dalla nostra quotidianità. Uscire dalla quotidianità era per noi proiettarci in un mondo nuovo che ci attraeva e al quale poi siamo rimasti indissolubilmente legati. Luoghi che ci trasmettono una sorta di tranquillità quando ci ritorniamo e lo facciamo proprio per rivivere queste sensazioni. Li riconosciamo anche ad occhi chiusi questi luoghi, solo per i profumi unici delle cose che lì troviamo, dalle piante e i fiori, al fornaio; oppure per i colori inconfondibili delle abitazioni tipiche o la particolare luce delle giornate. Vorrei parlarvi oggi di uno di questi luoghi, che nella mia infanzia frequentavo per le vacanze e a cui poi sono rimasto legato a doppio filo, quello del ricordo e la passione per il vino: la costa di Levante della Liguria, dalla provincia di La Spezia risalendo a quella di Genova Lo farò indicandovi solo le zone più significative. Non è sicuramente una zona conosciuta ai più dal punto di vista enologico, la produzione è davvero piccola rispetto alle altre grandi realtà, ma già i greci avevano introdotto qui la coltura della vite. Quindi vi è una grande tradizione. Difficilmente troverete i vini di questa zona sugli scaffali dei supermercati, così vi obbligherò a far visita a queste zone meravigliose con il vostro Duetto per verificarne di persona l‟ottima qualità e la tradizione di produzione mantenuta invariata. Infatti mai questi luoghi si sono piegati alle modifiche richieste del mercato (grande fortuna ndr), non ne hanno necessità, vista l‟esigua quantità prodotta. Nella zona direttamente confinate con la Toscana, in provincia di La Spezia troviamo la DOC Colli di Luni dove il Vermentino ci regala un‟espressione molto importante, che ben si abbina alle fritture di pesce o ai pesci al forno; meno rilevanti i rossi di questa zona. Quindi, risalendo, troviamo la DOC Cinque Terre e Cinque Terre Sciacchetrà, che comprende la zona costiera sempre battuta dal vento e dal sole delle note località Monterosso, Riomaggiore, Vernazza, Manarola (una menzione alla località di Volastra ndr) e Corniglia, sempre in provincia di La Spezia. Qui si producono ottimi vini bianchi secchi freschi e di buona sapidità, utilizzando vitigni quali: l‟uva di bosco, il vermentino e l‟albarola, quasi sempre in assemblaggio tra loro, che abbineremo con piatti di pesce cucinati in modo semplice o carni bianche. Non certo ultimo il più famoso Sciacchetrà le cui uve subiscono l‟appassimento in graticci prima della vinificazione. Vino molto raro e prodotto solo in annate particolari, lo Sciacchetrà lo possiamo abbinare al pandolce genovese, ai formaggi stagionati o semplicemente berlo come vino da meditazione (per chi ama i sigari, provare per credere). Questa delle Cinque Terre è una zona di produzione che definire “eroica” è dire davvero nulla. 47 Dove c'è la spettacolarità unica dei terrazzamenti ripidi delle Cinque Terre che richiedono davvero tanti sacrifici (foto1) e rischi notevoli. 48 La cura della vite e la raccolta dell‟uva è totalmente manuale, ancora oggi chi si occupa delle vigne in questa zona sono in maggioranza gli anziani, che sperano peraltro sempre nel riavvicinamento dei giovani (foto2). Un piccolo passo ancora verso Genova e ci troviamo nella DOC Golfo del Tigullio, che comprende la zona costiera e il primo entroterra tra Genova e il confine della provincia di La Spezia. In questa zona vi invito a visitare Camogli, Recco, Portofino, Moneglia, Zoagli solo per citarne alcune delle tante e belle località, qui troviamo oltre ai classici vini bianchi da vermentino e gli assemblaggi prima citati, anche la bianchetta genovese. Ecco anche i primi rossi di beva semplice da ciliegiolo e dolcetto per finire con un particolare vino da fine pasto, il Moscato Dolce ottenuto da moscato bianco che si trova solo nella zona del territorio dell‟Alta Val Petronio (comuni di Casarza Ligure e Castiglione Chiavarese); veniva coltivato già nel 1600, anche nelle varianti passito. Voglio lasciarvi come sempre degli indirizzi di produttori che in genere si rendono disponibili per farvi degustare i loro prodotti e ovviamente anche acquistarne a prezzi interessanti. Cantine Litàn, Riomaggiore via Matteotti, 32/f tel. 3407655840 Luciano Cappellini, Riomaggiore fraz. Volastra tel.3397232578 Giacomelli, Castelnuovo Magra via Polvotrisia, 134 tel.0185675709 Bisson, Chiavari Corso Giannelli, 28 tel. 0185314462 Salute a tutti!!!!!!!!!!!!!!!!! Tiziano Nebuloni Sommelier e Degustatore Ufficiale A.I.S. 49 La Tecnica Revisioniamo il devioluci degli spider IV serie Questi appunti seguono l‟articolo pubblicato su un recente numero di Duetto News in cui si spiegava come proteggere il devioluci dalle cospicue correnti che lo attraversano ogni volta che accendiamo i fari. Il materiale con cui il devio è costruito può prestare il fianco a qualche critica, ma con un po‟ di buona volontà si può effettuare una sorta di revisione evitando di dover ricomprare un ricambio spesso molto costoso. I problemi a cui i devioluci possono andare incontro sono essenzialmente di due tipi: meccanici e/o elettrici. Chiaramente ci metteremo all‟opera solo dopo che il problema si sarà posto: un sintomo tipico che denota il problema è la mancata accensione dei fari dopo aver ruotato la bacchetta del devio e/o un eccessivo gioco della stessa. Per poter accedere al devioluci dovremmo necessariamente smontare alcune parti componenti dell‟abbigliamento interno della vettura. Iniziamo con i gusci di protezione in plastica che racchiudono il mozzo del volante: con un cacciavite a croce sviteremo da sotto 4 lunghe viti che sbloccano i due semigusci. A questo punto, il semiguscio inferiore sarà libero e potremo riporlo con le 4 viti appena tolte. Dovremo quindi togliere il volante, prima però scolleghiamo la batteria per evitare che un contatto inavvertito faccia suonare le trombe. Per prima cosa rimuoviamo il pulsante del clacson e stacchiamo il faston che porta il segnale a massa collegato dietro al pulsante stesso; al di sotto noteremo un dado da 24 stretto sul perno del mozzo. Con una chiave a tubo rimuoviamo il dado liberando il mozzo (attenzione alla linguetta ferma dado). Per togliere il volante, dovremo però utilizzare un estrattore; per chi non riuscisse a reperirlo ecco le istruzioni per realizzarlo: Figura 1 - piastra estrattore A fianco al perno centrale noteremo due fori da 6 mm. Inseriamo e avvitiamo nei due fori del fondo del mozzo due barre filettate da 6 mm lunghe una quindicina di cm. Fatto questo, inseriamo le due barre filettate nei fori da 8 mm della piastra di fig. 1. Provvediamo quindi ad avvitare 2 dadi da 6mm sulle due barre in modo che la piastra non possa uscire. 50 Figura 2 - avvitiamo le due barre filettate Ora possiamo inserire una terza barra filettata da 10 mm con dado e controdado sul foro centrale in modo che vada a forzare sul mozzo filettato da cui abbiamo tolto prima il dado da 24. Figura 3 - inserimento della terza barra Ora, facendo forza con una chiave sul gruppo dado-controdado, riusciremo a sfilare il gruppo mozzo/volante; riponiamo con cura il tutto in modo che non si perda nulla e finalmente vedremo il devioluci libero. 51 Figura 4 - estratto il mozzo, si cambia il devio guasto con quello revisionato Potremo a questo punto togliere pure il guscio superiore della plastica coprimozzo e togliere le due viti che fermano il devioluci. Sfiliamo i faston che portano i contatti alla valvoliera sulla sinistra e portiamo il nostro devioluci su un tavolo da lavoro ben illuminato. Nel cerchio rosso di figura 5 è evidenziato il blocchetto porta contatti su cui agisce la bacchetta di comando luci. Figura 5 - devioluci IV serie Per aprire il blocchetto dovremo far saltare 2 rivetti. 52 Figura 6 - apriamo il blocchetto contatti Nella figura sottostante è riportato lo schema di funzionamento del blocchetto contatti, dove un nottolino eccentrico solidale con la bacchetta di comando, agisce sulle lamelle dei contatti permettendo l‟accensione dei vari dispositivi luminosi (posizione, anabbaglianti, abbaglianti e lampeggio). Ruotando la bacchetta, la lamella principale entra in contatto con una secondaria a seconda della posizione che abbiamo impostato (quindi quale tipo di faro vogliamo accendere). La foto mostra il funzionamento appena descritto. Figura 7 - schema di funzionamento 53 Figura 8 - schematico collegamenti Figura 9 - bacchetta ed eccentrico azionano le lamelle di contatto 54 Figura 10 - vista da dietro Figura 11 - terminale della bacchetta Ora possiamo finalmente esaminare le lamelle di contatto per capire se esiste qualche problema meccanico o elettrico. Nel caso in figura, la lamella in basso (a 55 cui è collegato il filo grigio degli anabbaglianti) si era piegata non assicurando più l‟accensione dei fari. La piega della linguetta, non lavorando più correttamente, implicava anche un evidente problema meccanico: infatti, ruotando la bacchetta di comando dei fari, il nottolino eccentrico, arrivato in posizione anabbaglianti, non trovava più la spinta della linguetta creando quindi un eccessivo gioco alla bacchetta stessa. Probabilmente il fenomeno si è amplificato perché inizialmente questo gioco poteva essere compensato attraverso una leggera forzatura meccanica della bacchetta, ma a lungo andare, ciò ha ulteriormente compromesso il contatto. Figura 12 - evidenza della lamella rovinata Nel caso il problema sia elettrico (es contatti consumati), si dovrà ricostruire la lamella d‟ottone oppure saldarvi sopra del materiale per riassicurare il contatto. Una volta conclusa la revisione, ripuliamo per bene tutti i contatti elettrici e richiudiamo il blocchetto. Eviterei di riutilizzare nuovi rivetti per garantire la chiusura: molto meglio un paio di bulloncini e dadi del 3 che possono essere rimossi facilmente in caso di nuovi problemi. 56 Figura 13 - blocchetto richiuso A questo punto, ricolleghiamo i faston del devio alla valvoliera, fissiamo le due viti di bloccaggio e proviamo che tutto sia nuovamente funzionante. Una volta verificata la corretta esecuzione dell‟intervento, reinseriamo il guscio superiore del coprimozzo e reinseriamo il volante curando il corretto allineamento delle razze rispetto alle ruote anteriori. Dopo aver reinserito il gruppo volante/mozzo riposizioniamo il dado da 24 sul perno centrale e serriamo (per chi ha una chiave dinamometrica impostare il valore della coppia di serraggio a 5,5 Kgm). Rimontiamo il pulsante del clacson dopo aver ricollegato il faston di contatto e riavvitiamo il semiguscio inferiore del mozzo. A questo punto abbiamo terminato il lavoro. Alla prossima puntata! Luca Regoli 57 Contatti I soci che hanno bisogno di parlare con i membri del direttivo possono contattare direttamente le seguenti persone, quali responsabili di zona: Presidente Massimo Mello Ceresa Piemonte e Liguria 348.5725440 - [email protected] Vicepresidente e Tesoriere Francesco Gori Romagna e Marche 333.1878926 - [email protected] Segretario A. Thomas Candeago [email protected] 339.4475071 Consigliere Gaetano Vaccaro Lazio [email protected] Consigliere Tiziano Nebuloni Lombardia 349.1857449 - [email protected] Consigliere Marco Mottini … Consigliere Gian Piero Giannetti Toscana e Umbria 339.6853419 - [email protected] Redazione Duetto News Girolamo Virgadamo [email protected] 335.8135321 i Sigg. Marco Mottini e Maurizio Buscaglia sono stati nominati Commissario Tecnico CARD in ambito ASI Responsabile Scuderia CARD: Thomas Candeago, Paolo Casagrande Probiviri: Fabrizio Adami, Cesare Basilico, Michele Dalla Montà 58 Revisori dei Conti: Dott. Piero Gori, Dott.ssa Sabrina Acciarri, Dott.Gianluca Zamagna Responsabile Raduni: Massimo Mello Ceresa, Thomas Candeago Coordinatori Toscana: Gian Piero Giannetti Sicilia: Beppe Zarcone: [email protected] Liguria: Eugenio Silvano. Piemonte e Valle d' Aosta: Fabrizio Coraglia ([email protected]) e Fabrizio Adami ([email protected]), Thomas Candeago Lazio e Centro Italia: Salvatore Di Bella, Luca Regoli, Gaetano Vaccaro Lombardia: Brenna Massimiliano ([email protected]), Raimondo Grazioli ([email protected]), Tiziano Nebuloni TriVeneto: Cesare Basilico e Michele Dalla Montà Emilia: Matteo D'Avena, Marco Giusti, Francesco Gori 59 Indirizzi utili: convenzioni, officine, ricambi CONVENZIONI RUOTECLASSICHE E' stata confermata la convenzione del Club con la Edidomus per avere l'abbonamento annuale (12 numeri) del prestigioso mensile Ruoteclassiche, allo speciale prezzo di Euro 41,00. Sarà sufficiente scrivere sulla causale del vaglia alla Edidomus: abbonamento annuale a RuoteClassiche, socio Club Alfa Romeo Duetto nr. ... AFRA (Settimo Milanese) via Carduzzi, 36/38 20019 Settimo Milanese tel. 02 328.611.26 fax. 02 328.611.50 e-mail: [email protected] sito web: www.afra.it Sconti del 10% su pezzi di ricambio per Alfa Romeo storiche Sconti del 5% su pezzi di ricambio per Alfa Romeo moderne. CLASSIC ALFA i soci CARD potranno godere di uno sconto del 5% sui prodotti acquistati da Classic Alfa, che potrebbe diventare del 10% in caso la spesa complessiva superi le 1000 Sterline. Sarà sufficiente fare una fotocopia della Tessera CARD e mostrarla a Giles al momento del pagamento: Unit 21 The IO Centre 57A Croydon Road Croydon Cr0 4WQ U.K. Tel +44 020 8688 4443 PRODOTTI RENOVO I prodotti possono essere acquistati sul sito internet di Autoricambi SanMauro (http://www.autoricambisanmauro.it). La procedura di acquisto prevede (come per l‟acquisto di Renovo) l‟ottenimento dello sconto in automatico, inserendo il codice “GLIPTONEKITFORUM”. ALFA - SERVICE ricambi 60 sconto 10% presentando tessera CARD Alfa-Service Hurtienne GmbH Siemensstr. 32 59199 Bönen Tel: +49-(0)2383-93640 Fax: +49-(0)2383-936429 E-Mail: [email protected] Internet: www.alfa-service.com RICAMBISTI AFRA (Settimo Milanese) Via Carduzzi, 36/38 20019 02.328 61126 [email protected] www.afra.it LARAM Viale San Pietro 44 Sassuolo (MO) 0536/ 803435 Cell. Sig. Franco Pollacci: 337/588044 FAX: 0536/806041 Autoricambi Sassi: V. Pietracqua 3/C Torino 011/2470358 Epoca Mania Via Ronchi 891 Santarcangelo (RN) 0541.625195 Sagicar Corse Strada S. Agata 91 Castelletto D‟Orba Alessandria 0143/830093 Rolando Francesco Casarin 338/5848138 [email protected] Repliche guarnizioni per Auto Cicognani S.R.L. Via stroppata 78/b 48011 Alfonsine (RA) 0544/83311 Fax 0544/84606 Musso Maria Pneumatici d'epoca 61 www.mussogomme.it OK Parts Spec ALFA ROMEO www.okparts.net/ Tel 0049/89/2723038 Matthias Casa Del Freno Di Mazzini E C. 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