L`informazione di Modena

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L`informazione di Modena
18 SABATO 22AGOSTO 2009
Premio Frignano
Il“Frignano” a Ugo Cornia.
Nizzi e Casale le migliori opere prime
Lo scrittore modenese si aggiudica la quattordicesima edizione, quella del cinquantesimo anno
dalla nascita del premio letterario più importante dell’Emilia Romagna
Il modenese Ugo Cornia vince il
Premio letterario “Frignano” con il
romanzo “Le storie di mia zia (e di
altri parenti)” (Feltrinelli). Segnalati ex aequo per la migliore opera
prima Claudio Nizzi con “L’epidemia (I peccatori di Borgo Torre)”
(Mobydick) e Giulio Casale con
“Intanto corro” (Garzanti). Il premio
con la sua quattordicesima edizione compie quest’anno 50 anni di
vita e festeggia un record: 47 case
editrici hanno inviato alla giuria 82
libri. I premi – 5.000 al vincitore e
1.500 agli autori dei libri segnalati
– saranno consegnati ai vincitori
sabato 22 agosto nel corso di una
cerimonia che si terrà a Pievepelago al Cinema Teatro Cabri alle 17 e
30. La più prestigiosa manifestazione letteraria della regione, nata
esattamente 50 anni fa è organizzata dal Comune di Pievepelago in
collaborazione con la Fondazione
Cassa di Risparmio di Modena,
l’Accademia “Lo Scoltenna” e con
il Patrocinio della Provincia di Modena. La partecipazione al Premio
era riservata a opere narrative di
autori italiani viventi edite tra il
maggio 2008 e il maggio 2009,
che potevano essere presentate
dagli autori stessi, da editori o
proposte dalla giuria, di cui Arrigo
Levi è presidente onorario. Gli altri
componenti sono Franca Baldelli,
Roberto Barbolini, Alberto Bertoni,
Michelina Borsari, Stefano Calabrese e Giuseppe Pederiali.
“Quest’anno c’erano proprio tutte
- spiega Michelina Borsari, coordinatrice della giuria – dalle grandi
come Garzanti, Longanesi, Mondadori, Feltrinelli alle medie come
Pendragon, Moby Dick fino alle
piccole provenienti da tutte le parti
della penisola. Segno ormai della
rilevenza nazionale raggiunta dal
premio”. “C’è un elemento comune
nei libri che abbiamo letto – continua la Borsari – un tratto che caratterizza gran parte della narrativa
contemporanea: si tratta di opere
che non appartengono più soltanto alla letteratura ma provengono
da un immaginario multimediale.
Danno spazio a contaminazioni
fra le arti, mescolano tratti presi
a prestito dai linguaggi propri del
cinema, del teatro o della musica,
creano un prodotto nuovo che rispecchia l’immaginario contemporaneo e ne raccoglie gli stimoli”.
“Il secondo elemento cruciale, che
segna la fine della cifra stilistica
della letteratura postmoderna, è
la poderosa voglia di raccontare
vicende, trame e storie che spesso
sono racconti di racconti. Da una
parte c’è il romanzo storico con il
suo carico di ricerca di oggettività
o quanto meno di verosimiglianza,
dall’altra ci sono invece dei passati
più recenti, colorati di tonalità nostalgiche, filtrati nell’autobiografia
ma che attingono anche a una sor-
Al “Frignano” arte e spettacolo
per ricordare Fabrizio de Andre’
ta di memoria comune, come se
esistesse un grande orecchio che
ascolta e che registra quello che
c’era nell’aria prima che sia troppo
tardi e tutto finisca nell’oblio”.
“Le opere prime segnalate dalla
giuria – conclude la Borsari – mettono in campo tutte le capacità che
gli autori hanno acquisito nello loro
precedenti esperienze artistiche.
Claudio Nizzi, grande autore di Tex,
dimostra un’abilità rara nel reggere trama e intreccio e nel delineare
in pochi tratti personaggi, manie e
caricature. Nelle 18 brevi storie di
Giulio Casale convergono lessici e
forme di scrittura prese in prestito
dai mondi della musica e del teatro
che aiutano l’autore a cogliere gli
istanti della vita dei personaggi”
Un omaggio a Fabrizio De Andrè tra
musica e teatro, nel decimo anno
dalla sua scomparsa, ha aperto ieri
sera venerdì 21 agosto a Pievepelago, la quattordicesima edizione
del Premio Letterario Frignano, nato
esattamente 50 anni fa da un gruppo di appassionati di letteratura e
montagna. Le note del cantautore
genovese, autentico esempio di
letteratura in musica, hanno fatto
da sfondo alla piece “Frammenti di
vita” messa in scena ieri sera dal
Gruppo Amarcord e che ha riscosso molto successo di critica e di
pubblico. Pievepelago ricorda il
cantautore genevose anche attraverso l’importante mostra “Omaggio
a Fabrizio De Andrè” che è stata
inaugurata ieri venerdì 21 agosto
alle ore 17.30 nella Sala Espositiva del Comune e che sarà possibile
visitare fino al 6 settembre. Tutta la
magia delle musiche e dell’umanità
dell’artista genovese è trasposta
nelle opere di Mirco Ambrogini, pittore sensibile e poliedrico che vive
e lavora a Gabicce, dove oltre alle
tele dipinte con stile spontaneo
ed immediato modella sculture in
ceramica. Precocissimo allievo di
Guerrino Bardeggia – già all’età di
sette anni frequentava il suo atelier
– si diploma all’Istituto d’Arte di Urbino e, per oltre dieci anni, viaggia in
camper col maestro, partecipando
a prestigiosi concorsi di Arte Contemporanea ed Estemporanea nei
quali i due fanno incetta di premi.
Artista dotato di grande talento e
manualità trasferisce sulle sue tele
con apparente facilità le emozioni
di un attimo o le meditate riflessioni sull’uomo e la natura. In merito
alla serie di opere che dedica a De
Andrè, Ambrogini dichiara: “Fabrizio
De Andrè è la colonna sonora della
mia vita d’artista. Le sue musiche,
le sue parole, la sua poesia, la sua
vita: tutto è molto vicino al mio sentire. L’amore profondo per la natura,
il rispetto di ogni vita umana, specie
se la vita di persone derelitte, emarginate dalla società: in lui è tutto
vissuto integralmente, senza ipocrisie e soprattutto non si erge mai a
giudice di nessuno. Libertà, libertà
di vita nel rispetto della vita!! Così
è la mia pittura, dove cerco sempre
di mettere il mio sentire con verità
interiore e senza furbizie tecniche,
dove cerco le mie emozioni per dare
emozioni e poesia… Fabrizio per
me è emozione e lo sento come un
amico sempre presente, che continua a viaggiare con me (…). Voglio
dedicare a lui alcune opere come
ringraziamento virtuale che spero
“lui”, dalle sue “nuvole”, possa apprezzare.”
agli inizi degli anni sessanta scrivendo novelle e poi fumetti sulle
pagine dei settimanali per ragazzi
“Il Vittorioso” e “Il Giornalino”. Nel
1981 entra nella scuderia Bonelli e
si dedica a Tex, di cui diventa principale soggettista e sceneggiatore
con 140 storie.
nostro orizzonte, oltre i suoi limiti.
Sono canzoni e sono poesia. Sono
fulminanti esercitazioni filosofiche
che partono dai particolari per
esplorare il ricco panorama dell’esistenza. Giulio Casale, nato a
Treviso nel 1971, è attore, scrittore
e cantautore. Negli anni Novanta
è il leader del gruppo rock Estra.
Nel 2000 pubblica il libro di poesie “Sullo zero”. Al disco omonimo
che ne documenta il reading dal
vivo vengono assegnati il Premio
Mariposa (2002) e la Targa Premio
Grinzane Cavour (2003). Nelle stagioni teatrali 2006/2008 propone
nei teatri italiani “Polli di allevamento” di Giorgio Gaber.
Le storie di mia zia
(e di altri parenti)
Profonda provincia modenese. Una
multiforme famiglia – padre, madre, zii e zie, prozie, nonni, bisnonni
e trisavoli – e gli strani personaggi
che vi orbitano attorno – amici,
miti locali, imbroglioni, inventori,
grandi mangiatori, politicanti e chi
più ne ha più ne metta. Ugo Cornia
filtra i racconti orali dell’amata zia
e scrive la spassosa saga di una
famiglia strampalata che abbraccia oltre cent’anni di storie incredibili e leggendarie; sono storie che
aprono e chiudono su panorami più
vasti (l’Italia, la provincia, il tempo
che passa), storie che spigolano
dentro la mente umana, dentro le
nostre speranze e, con luminosa e
sagace leggerezza, sanno essere
innamorate della vita, della sua
cialtroneria, della sua approssimazione. Ugo Cornia è nato a Carpi
il 6 luglio 1965 e vive a Modena.
Laureato in filosofia a Bologna, insegna Lettere e Filosofia. Prima di
“Le storie di mia zia” ha pubblicato
per Sellerio “Sulla felicità a oltranza” (1999), “Quasi amore” (2001),
“Roma” (2004) e “Le pratiche del
disgusto” (2007).
Intanto Corro
L’ epidemia
(I peccatori di Borgo Torre)
Borgo Torre, estate anni Cinquanta:
il confessionale di don Giuseppe
non è mai stato cosi frequentato.
Qual è il mistero che si nasconde
dietro l’epidemia di lussuria che
travolge le donne del paese? Tra
lettere anonime e chiacchiere al
veleno ci scappa pure il morto,
mentre i destini degli abitanti di
un paese dell’Appennino toscoemiliano si intrecciano al ritmo
giocoso della farsa. Claudio Nizzi,
nato a Sétif il 9 settembre 1938,
cresce a Fiumalbo ed esordisce
Sono schegge di vita, immerse
nella realtà oppure abbagliate dal
sogno o dall’ossessione. Sono immagini e personaggi che si aprono
alla narrazione, e ci invitano a riflettere sul nostro corpo, sul nostro
rapporto con gli altri, sul tempo e
sui luoghi, su quello che va oltre il