un miele a sorpresa
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un miele a sorpresa
Ilaria Lavagnolo, classe I UD – Istituto “A. Monti” - Asti U UN NM MIIEELLEE AA SSO ORRPPRREESSAA C’era una volta, molto lontano da qui, il Regno delle fate, dove tutti si stavano preparando per un grande evento: l’arrivo dello gnomo–orefice. Quest’ultimo abitava a Gnomolandia ed era un abile orefice. Ma siccome nella sua città questa professione era molto diffusa, aveva deciso di trasferirsi nel Regno delle Fate per tramandare anche lì la sua attività. Fu così che cavalcò il suo maiale volante e si mise in viaggio per la nuova città. Nel frattempo le fate erano tutte indaffarate ad organizzare una bella festa di benvenuto per il loro futuro compaesano. Fata Albicocca si agitava per la cucina, intenta a preparare le sue leccornie, fata Tulipana era impegnata nella decorazione dei tavoli e del giardino con i suoi splendidi fiori, mentre fata Stella dirigeva il lavoro degli stregoni , occupati nella lavorazione della zucca -futura casa e bottega dello gnomo- e nel suo arredamento. - Ehi, buongiorno a tutti!! - esclamò lo gnomo, arrivato con largo anticipo. - Ciao! - Ciao! Ben arrivato! Tutti lo accolsero calorosamente e lo fecero accomodare nel giardino con il suo maiale, in attesa che terminassero i preparativi. Egli, però, era troppo curioso per starsene seduto in giardino solo soletto ad aspettare, e così iniziò a girovagare. Si aggirò per le zucche in cui abitavano le fate, alte, lunghe e striate, poi visitò le botteghe-anguria degli stregoni e il ristorante-melograno di fata Albicocca. Qui vedendo i suoi deliziosi piatti si soffermò più a lungo, tentando di ottenere qualche assaggino. -Ti prego Albicocca dammene un pezzetto, piccolo…! - chiedeva lui. - No, altrimenti non basta per tutti! - rispondeva lei. Ad un certo punto notò una porticina un po’ nascosta da alcune cassette di frutta impilate e disse: - Albicocca ma cos’è quella porta? -Ah, no no, non è niente! E’ solo una dispensa impolverata e incasinata. Non ti conviene entrarci se non vuoi essere ricoperto dalle ragnatele! L’orefice, però, notò che la cuoca fu molto imbarazzata dalla sua richiesta e, non convinto della risposta ricevuta, si incuriosì a tal punto che, quando Albicocca uscì in cerca di foglie di liquirizia per il suo dolce, vi si intrufolò di nascosto. Effettivamente caos, polvere e ragnatele non mancavano e quel posto non aveva proprio l’aria di una dispensa. Ma al fondo della stanza riuscì a scorgere un bagliore leggero e una piccola teca di vetro. Vi si avvicinò e al suo interno c’era soltanto un barattolo di miele dorato molto invitante. Decise così di prenderlo e di regalarlo a fata Stella, per la quale nutriva notevole simpatia. - Stella, tieni, questo è per te! - Grazie, io adoro il miele! Sei molto gentile! La fata apprezzò molto e iniziò a gustarsi quella delizia. Pochi minuti dopo, però, cominciò a crescere a dismisura, le spuntarono i peli sulle braccia, sulle orecchie, sulla schiena, i denti le crebbero talmente tanto da uscirle dalla bocca… insomma un vero disastro! Si era trasformata in uno yeti, anzi LO YETI , quello che dopo anni di lotta le fate e gli stregoni erano riusciti a trasformare in miele, ma che prima aveva distrutto l’ intero villaggio, le case, i giardini e rapito diverse fate. Chiunque avesse mangiato quel miele lo avrebbe riportato in vita e con lui sarebbe ritornato anche un grande incubo. La fata iniziò a divincolarsi, ad urlare, a graffiare e a distruggere tutto ciò che trovava. Scoperchiò molte zucche, sradicò gli alberi e scaraventò in aria la fontana di cioccolato ideata da Albicocca, rase al suolo intere costruzioni e calpestò tutti i giardini di Tulipana. Le fate non sapevano più come fermarla: qualsiasi loro incantesimo era troppo debole e anche unendo le forze non riuscivano ad arrestare la sua furia. - Uno…due…tre! Alla carica! - urlava una fata e tutti le volavano addosso con lance, bastoni, pietre, ma niente da fare… era imbattibile! Persino il maiale dello gnomo-orefice provò a distrarla volandole sopra la testa, per permettere agli altri di attaccarla, ma lo yeti riusciva sempre a fermarli e ad evitarli. La situazione era diventata insostenibile e bisognava evitare assolutamente che arrivasse a distruggere, al fondo del Regno, l’albero della vita, dove risiedeva Mago Zac, un vecchio stregone molto saggio. L’unico modo per riuscire a fermarla era l’astuzia: bisognava usare l’ingegno e non la forza. Ruggiti continui tenevano viva l’agitazione e il Regno era quasi totalmente distrutto; in ogni angolo usciva fumo dovuto alle palle di fuoco lanciate dallo yeti. Un gruppo di fate propose allora di rivolgersi a Zac, certo bisognava farlo di nascosto altrimenti il mostro le avrebbe seguite e sarebbe stato un disastro. - Allora ragazze, prendiamo la Via dei Grilli e passiamo per Piazza dei Biscotti, di lì non dovrebbe vederci. Dobbiamo fare in fretta! - disse Tulipana. - Vestiamoci di verde, la Via dei Grilli è di quel colore, dovremmo mascherarci per bene - propose un’altra fata. La fata e lo gnomo-orefice si incamminarono e giunsero quasi all’entrata dell’albero della vita, quando la fata-yeti, sinora intrattenuta dal maiale volante e dalle altre fate, con pochi balzi li raggiunse … Che fare?!? Lo gnomo-orefice disse: - Voi, fate, distraetela! Io vado a parlare con Zac: lui avrà una soluzione Così entrò e dopo pochi minuti sbucò da una finestra al secondo piano e lanciò sullo yeti una polvere dorata recitando: - Tu, yeti, hai distrutto oggi, hai distrutto ieri, ora torna dov’eri! In un batter di ciglia la fata Stella assunse nuovamente le sue sembianze e lo yeti scomparve per sempre. Lo gnomo aveva avuto una bella lezione sulla curiosità, adesso però potevano finalmente dare il via ai festeggiamenti per il suo arrivo!