E` il 14 settembre, alta pressione da parecchi giorni

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E` il 14 settembre, alta pressione da parecchi giorni
MONTE CERVINO, MORDI E FUGGI….
E' il 14 settembre e c’è alta pressione da parecchi giorni.
Ieri ero salito a Breuil in bici e il Cervino si presentava in condizioni
strepitose, non potevo resistere…
E’ tutta l'estate che aspetto il giorno giusto per fare questa salita,
voglio vedere come riuscirò a coprire i 2476m di dislivello che
separano Cervinia della vetta, per una volta senza clienti e solo con
il materiale strettamente necessario! Zainetto leggero con un litro e
mezzo di acqua, ramponi, picca in allumino, giacca e niente altro!
Alle 4.30 parto da Breuil per il rif. Duca degli Abruzzi, tutto silenzio,
sento solo il respiro e il cuore che mi danno il ritmo della corsa.
Tutto come pensavo, non c'è una nuvola e una fantastica luna mi
permette anche di non usare la frontale!
Osservando velocemente l’immensa piramide rocciosa e scura che
mi sovrasta grandiosa, faccio fatica a concepire come un uomo
piccolo, con le sole proprie forze, possa pensare di arrivare in cima
in meno di 5 ore! Eppure ci credo, sto salendo perché so di farcela!
Rimango però stupito di cosa un uomo normale può fare se né ha la
volontà.
Quasi 1500m sopra di me vedo le luci delle pile frontali dei primi
alpinisti che partono dalla Capanna Carrel, sono circa le 5.00.
Passo dal Rifugio Duca degli Abruzzi, la luna sta per tramontare.
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Ora è buio, seguo delle tracce che però mi portano fuori via, non
passo dalla croce Carrel e mi ritrovo su uno scivolo a gradini
piuttosto infido. Mi fermo un attimo, mi concentro e affronto il
delicato tratto, poco sopra una serie di ometti mi riportano sulla
giusta via. Bene, si riparte, accelero, i battiti del cuore tornano a
“regime”. Salgo veloce per recuperare qualche minuto.
Dopo il “Canalone Whymper” il cielo comincia a colorarsi di rosa,
viola, rosso…è finalmente l’alba! Nascondo sotto un masso i
bastoni, metto gli scarponi, bevo e riparto. Sono al Col du Lion e
dopo pochi metri iniziano le prime corde fisse che conducono
agevolmente al Capanna Carrel.
Qui incrocio una cordata che scende in doppia, probabilmente ha
salito la vetta ieri, è rientrata tardi e dopo la notte alla Capanna ha
ripreso da poco la via di discesa. Alla Capanna Carrel (3835m)
rimango sorpreso, c’è parecchia gente per essere metà settembre,
qualcuno sta facendo ancora colazione, poi comincerà a scendere.
Mi osservano incuriositi, sono da solo, sudato, zainetto
microscopico paragonato ai loro “armadi portatili”, niente corda e
imbrago. Nessuno però mi rivolge la parola. Faccio qualche foto,
entro, mangio alcuni biscotti e riparto. La “Corda della sveglia”
richiede effettivamente un certo sforzo di braccia, ma passo veloce,
poi le difficoltà diminuiscono.
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Ora ho un po’ di cordate davanti a me, le osservo, sono veramente
lente, le raggiungo molto prima di quello che pensavo. Vedo
manovre di corda assurde, alpinisti impacciati in ogni movimento
con quintali di attrezzatura.Uno mi impressiona in particolare, ha
una serie completa di friends con la quale ci scali il Capitan! A cosa
gli servono qua?!?
Clima perfetto, fresco vento da nord-ovest, mentre nei tratti
riparati si sta benissimo. Ne approfitto per scaldarmi le mani che a
contatto con le catene si raffreddano rapidamente. Cervinia è ormai
2000m sotto, le valli si aprono a ventaglio, Dent d’Herens, Dent
Blanche, Weisshorn e le crepacciate lingue glaciali distraggono il
mio sguardo, ma riporto immediatamente l’attenzione su dove
metto i piedi!!
Ho calzato i ramponi per l’ultimo tratto, continuo a superare
cordate. Alla “Scala Giordano” due ragazzi bergamaschi capiscono
che sono una guida e mi fermano. Uno dei due ha rotto un rampone
ed è preoccupato per la discesa. Con me non ho materiale per
aiutarlo, ma poi in vetta troviamo un cordino con il quale riesco a
sistemargli il rampone.
Sono le 8.55 e dalla vetta
Svizzera sono già ritornato alla
croce
della cima italiana!
Domani è il mio compleanno,
mi son fatto un bel regalo! I
bergamaschi arrivano subito
dopo, ci stringiamo la mano,
sono partiti dalla Capanna alle
5.00,
sono
andati
bene,
sicuramente saranno a casa
per sera. Degli altri alpinisti
neanche l’ombra! Li incrocerò
tutti durante la discesa!
Il ritorno è il momento più delicato, scendere dalle fisse slegato
richiede la massima concentrazione. Mi sento lucido e reattivo
quindi ok, due foto e subito giù, non voglio raffreddarmi troppo.
Breve sosta alla Capanna e via! Ecco il masso dove ho nascosto
bastoni e scarpe. Mi cambio. Ho ancora la forza per correre lungo
gli ultimi prati e alle 12.10 sono all’auto! Non male!
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C’è un sole forte per essere settembre. Rimango in mutande,
sdraiato nel prato, mi rilasso finalmente. Che goduria!
“Mi scusi signore, le posso chiedere da dove viene?”
Ecco, neanche il tempo di riprender fiato e subito qualcuno mi
disturba… Riapro a fatica gli occhi, una signora piuttosto anziana in
perfetta tenuta da trekking mi osserva. “Dal Cervino” le rispondo.
“Dove ha dormito? Ma è da solo?”.
Cosa le dico? La verità? Non sono il tipo che si vanta delle proprie
imprese, le faccio per me, perché le sento, mi arricchiscono
interiormente e aumentano la conoscenza di me stesso.
La signora mi sembra simpatica, Cervinia è deserta, forse anche lei
è qua per gustarsi la montagna.
“Si, sono da solo, ho dormito a casa a Montjovet.”
“Lei è partito stamattina”, mi dice, “Ha fatto il Cervino e ora è qua,
fresco riposato come se avesse fatto una passeggiata! Bè,
complimenti! Sono anziana, ho fatto tanti quattromila nella mia
vita, circa una cinquantina, l’ultimo 5 anni fa. Il Cervino 2 volte,
sempre con la guida alpina però, e negli ultimi anni anche con due
guide perché cosi mi sentivo più sicura. Lei è giovane e allenato,
ma stia attento quello che ha fatto è molto rischioso, basta un
piede messo male, un appiglio scivoloso ed è tutto finito! Mi
raccomando, stia attento!”
L’anziana signora mi fa riflettere ancora una volta sul delicato
argomento della sicurezza… “Ha ragione, grazie per i consigli, faccio
la guida alpina dal 2006, lei sa bene cosa vuol dire condurre un
cliente in un’ascensione impegnativa su un quattromila delle nostre
Alpi. L’attenzione è massima , non puoi perderlo mai di vista, sai
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che una sua pur piccola scivolata, se non bloccata immediatamente
con la corda, potrebbe avere gravissime conseguenze. Verifichi in
continuazione il suo stato psico-fisico perché potrebbe mentirti sulle
sue condizioni fisiche o emotive.
Quando mi muovo da solo invece controllo me stesso e basta, è
decisamente più facile. Oggi, le assicuro, ho rischiato molto meno di
quando lavoro.”
“Penso abbia ragione giovanotto, sia sempre prudente però, e si
ricordi che gli scalatori più bravi sono quelli che arrivano alla mia
età!”
La Signora mi saluta e si allontana.
L’ascensione al Cervino per la “Cresta del Leone” è ai giorni nostri
totalmente addomesticata, le innumerevoli corde fisse semplificano
moltissimo le difficoltà ed eliminano quasi del tutto il rischio di
perdere la via corretta di salita, sia in caso di nebbia che di cattivo
tempo. Correre al Cervino come ho fatto io non è assolutamente un’
impresa! Le vere ascensione prestigiose, sono un’altra cosa…le
riviste specializzare ne sono piene! Nota storica: il primo a
concepire l’approccio corsaiolo all’alta montagna è stato il
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guardiaparco-guida alpina Valerio Bertoglio che nel lontanissimo
1990 salì il Cervino in 4 ore e 16 minuti.
Chi rischia molto qui sono gli alpinisti impreparati che vogliono
assolutamente raggiungere la vetta, partono con zaini enormi,
scarso allenamento e pochissima capacità tecnica. E’ norma che
compiano la salita in 3 giorni, con estrema lentezza che non fa altro
che aumentare a dismisura lo stress e la stanchezza. Gli ingorghi di
gente e corde sui punti più delicati poi sono un vero pericolo
oggettivo!
Questi “alpinisti” dovrebbero riflettere meglio prima di partire, che
senso ha salire a tutti i costi le montagne?
Cosa direbbe Jean Antoine Carrel che ha salito la “Gran Becca” nel
1865 nel vedere questi “alpinisti moderni”?
Davide Broggi
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