in vigilo 1_2013 1 - Ospedale di Circolo

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in vigilo 1_2013 1 - Ospedale di Circolo
NUMERO 1/2013
IN VIGILO…..
…. farmacovigilanza e tanto altro
S.C. Farmacia in collaborazione con: Servizio Risk Managment - Servizio trasfusionale
A.O. Circolo e Fondazione Macchi Varese
I segnali di farmacovigilanza
I segnali di farmacovigilanza sono degli alert precoci
che vengono rilevati dall’analisi delle sospette reazioni avverse (ADR) inserite nella Rete Nazionale di
Farmacovigilanza (RNF) dal 2001 ad oggi.
I segnali vengono pubblicati con cadenza semestrale dalla Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) sulla
base delle analisi svolte dai Centri Regionali di Farmacovigilanza.
I segnali, riguardanti una possibile associazione tra
un evento avverso ed un farmaco, si basano su dati
preliminari e non conclusivi che quindi necessitano
di ulteriori evidenze per essere confermati.
Alcuni segnali sono relativi a reazioni avverse già
riportate nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP) dei farmaci mentre altri a reazioni non
note che, qualora dovessero essere confermati, potrebbero rendere necessarie una serie di misure
regolatorie, quali aggiornamento delle informazioni
di sicurezza del prodotto, restrizioni d’uso o ritiro
effettivo del medicinale dal mercato.
I segnali vengono classificati in:
New
Associazione farmaco-reazione non inserita nel RCP e non nota per altri farmaci
della stessa classe terapeutica
Monitoraggio
Associazione farmaco-reazione inserite
nel RCP del medicinale ma da tenere sotto controllo perché grave, troppo frequente, prevenibile
Classe
Associazione farmaco-reazione nota per
la classe ma non per quel principio attivo
Off-label
Uso al di fuori delle indicazioni
FONTE: Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA)
Sommario:
I Segnali di Farmacovigilanza I semestre 2012:
• Benzodiazepine e rabdomiolisi
• Incretine e pancreatite
• Pioglitazone e carcinoma alla vescica
• Natalizumab e trombocitopenia
• Erlotinib e sindrome mano-piede
• Cortisonici e singhiozzo
• Inibitori di pompa protonica e impotenza
• Le nostre segnalazione
• Secondo Voi….
• Come segnalare?
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BENZODIAZEPINE E RABDOMIOLISI
La reazione avversa:
La rabdomiolisi è una sindrome clinica ad eziologia multipla che mostra una sintomatologia muscolare ma anche
sistemica conseguente all’immissione nella circolazione plasmatica di costituenti enzimatici e metabolici muscolari.
La rabdomiolisi può evolvere in:
• insufficienza renale secondaria a mioglobinuria,
• arresto cardiaco o aritmie secondarie ad un aumento del Calcio e del Potassio,
• sindrome da compartimento dovuta ad un rigonfiamento dei muscoli e alla conseguente compressione dei
nervi e dei vasi sanguigni.
Tra i fattori di rischio vi è l’assunzione di medicinali, l’abuso di sostanze voluttuarie (es. alcol), l’intensa attività
fisica e i traumi muscolari.
Tale ADR è nota per molti medicinali come statine e antipsicotici mentre non è riportata in nessun RCP di medicinale a base di benzodiazepine (BDZ).
Perché accade?
I dati delle segnalazioni:
Il meccanismo eziologico alla base di tale reazione avversa non è ancora noto, ma vi sono dati in letteratura che
correlano l’insorgenza di rabdomiolisi con la somministrazione di BDZ sia a dosi terapeutiche che tossiche. Inoltre,
tale fenomeno sembra verificarsi sia in monoterapia che in
associazione con altri farmaci. Considerando che la quasi
totalità delle BDZ è metabolizzata dagli enzimi epatici
CYP3A4 e CYP2C19, via metabolica comune a molte altre
classi di farmaci (es. antiepilettici, antidepressivi, ...), non è
possibile escludere che i pazienti che assumano contemporaneamente antiepilettici/antidepressivi e BDZ, a causa
di un aumento delle concentrazioni plasmatiche di questi
medicinali, siano più esposti al rischio di rabdomiolisi.
Dal 2001 ad oggi sono stati registrati 10 casi di
ADR correlabili alla rabdomiolisi che riportano come medicinale sospetto una BDZ.
Da una ricerca più approfondita è inoltre emerso
che dal 2001 ad oggi sono state inserite nella RNF
128 segnalazioni relative a rabdomiolisi in cui la
BDZ è stata indicata come farmaco concomitante;
di queste 48 riportano come farmaco sospetto una
statina o un fibrato, mentre le restanti 80 un medicinale correlabile empiricamente a rabdomiolisi.
Cosa fare?
Riconoscere precocemente la reazione è fondamentale per minimizzare i rischi ad essa correlati. Critico è il controllo dell’ipotensione, dell’ipovolemia e della disidratazione, così come la prevenzione dell’insufficienza renale
acuta, monitorando la concentrazione di CK.
Può essere necessario, per prevenire l’oliguria antecedente al danno renale, indurre la diuresi mediante la somministrazione di mannitolo o furosemide; vi sono comunque pareri discordanti sia sull’utilizzo del mannitolo, in
quanto utile solo a livello compartimentale, sia della furosemide che, aumentando l’acidità delle urine, potrebbe
incrementare il danno renale.
In pazienti candidabili alle BDZ preferire lorazepam o delorazepam in quanto entrambe le molecole vengono
metabolizzate mediante coniugazione con acido glucuronico e quindi eliminabili più facilmente per via renale.
Per saperne di più:
http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/RABDOMIOLISI_BENZODIAZEPINE.pdf
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INCRETINE E PANCREATITE
La reazione avversa:
La pancreatite acuta è una patologia infiammatoria del pancreas la cui prevalenza negli ultimi 40 anni è aumentata nei paesi occidentali. Le cause più comuni sono: calcoli della cistifellea, abuso di alcol, ipertrigliceridemia,
obesità e diabete mellito; mentre, al terzo posto, compaiono i farmaci.
Secondo una stima dell’OMS sarebbero 525 i principi attivi correlabili all’insorgenza di pancreatiti, ADR rara la
cui prevalenza in studi recenti avrebbe una prevalenza del 8.3%. Stabilire la correlazione farmaco-evento risulta
comunque difficile in quanto i farmaci concomitanti inseriti nelle segnalazioni sono di largo impiego in patologie
che di per sé possono favorire l’insorgenza di pancreatiti.
Tale correlazione risulta ancora più difficile se si considera che, come emerso da un recente studio, i pazienti
diabetici hanno un rischio 6 volte maggiore di sviluppare pancreatite rispetto ai non diabetici, indipendentemente
dalla presenza di calcoli alla cistifellea, dislipidemia o abuso di alcol.
Le incretine sono una nuova classe di ipoglicemizzanti che comprendono gli agonisti del recettore del GLP-1
(exenatide e liraglutide) e gli inibitori del DDP-4 (sitagliptin, vildagliptin e saxagliptin); nel RCP di questi medicinali è già riportata la pancreatite acuta come effetto collaterale raro.
Perché accade?
I dati delle segnalazioni:
Si ritiene che la pancreatite sia un effetto di classe strettamente legato al meccanismo d’azione.
Le incretine infatti agiscono prolungando gli effetti del GLP-1, un ormone secreto fisiologicamente a livello gastrointestinale che ha, tra le
altre, la funzione di far aumentar la sensibilità periferica all’insulina e,
quindi, migliorare il controllo glicemico.
Le incretine agiscono con due meccanismi d’azione diversi: come
agonisti del recettore del GLP-1, mimando l’azione dell’ormone endogeno, o come inibitori dell’enzima dipeptil-peptidasi VI (DPP-4), responsabile della degradazione fisiologica del GLP-1.
I recettori per il GLP-1 sono ubiquitari ma più abbondanti nei dotti
pancreatici.
Studi su animali hanno dimostrato che nel pancreas dei topi diabetici
l’esposizione prolungata ad agonisti del GLP-1 determina una iperproliferazione delle cellule dei dotti pancreatici. Inoltre, si assiste alla
pseudo stratificazione dell’epitelio e all perdita della polarità delle cellule con conseguente alterazione dell’architettura tissutale.
Analogamente la terapia con antagonisti della DPP-4 determina un
aumento della replicazione delle cellule duttali, la comparsa di metaplasia da acinare a duttale e, meno comunemente, pancreatite acuta.
Tutte queste modificazioni si verificano anche nel pancreas umano in
corso di pancreatite acuta. Da questi stessi studi inoltre risulterebbe
che la metformina inibisca tale processo e ciò potrebbe essere il motivo per cui questo evento non è stato osservato durante gli studi di
fase III, dove le incretine venivano somministrate in aggiunta alla metformina e mai in monoterapia.
Nel primo semestre del 2012 sono stati
segnalati 11 casi di pancreatite: 5 associati agli agonisti del recettore GLP-1
e 6 agli antagonisti del DPP-4.
I pazienti erano in terapia dai 2 mesi ai
2 anni e in tutti i casi l’evento si è risolto
con la sola sospensione del farmaco.
Cosa fare?
Riconoscere tempestivamente la pancreatite e monitorare attentamente i
pazienti.
Per saperne di più:
http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/Incretine_pancreatite.pdf
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PIOGLITAZONE E CARCINOMA DELLA VESCICA
Il farmaco sospetto:
Pioglitazone è un farmaco ipoglicemizzante indicato, in monoterapia o in associazione con metformina, sulfaniluree e insulina, per il trattamento di I e II linea del diabete mellito di tipo 2.
Tale molecola determina un aumento della sensibilità all’insulina nei tessuti periferici in quanto va ad attivare i
recettori PPAR-γ (Peroxisome proliferator-activated receptor-gamma) implicati nella regolazione della trascrizione
di alcuni geni insulino-sensibili che regolano il metabolismo dei carboidrati e dei lipidi.
La reazione avversa:
I dati delle segnalazione:
Il tumore alla vescica rappresenta circa il 3% di tutti i tumori
e, nella patologia urologica, occupa il secondo posto dopo il
tumore della prostata.
È più comune tra i 60 e i 70 anni ed è tre volte più frequente negli uomini che nelle donne, anche se negli ultimi 10
anni il rapporto uomo-donna sta cambiando.
Nel Giugno 2011 l’Agenzia regolatoria Francese
“AFSSAPS” ha deciso di sospendere l’AIC di pioglitazone
sulla base dei dati di uno studio che confermava un aumento del rischio di tumore alla vescica associato all’uso del
farmaco.
Nel luglio 2011, anche l’EMA si è espressa in tal senso ribadendo che, nonostante vi sia un minimo aumento del
rischio di tumore alla vescica, il farmaco resta una valida
alternativa per alcuni pazienti con diabete mellito di tipo 2.
Nella RNF sono presenti 11 segnalazioni di cancro alla vescica associato a pioglitazone, di cui 10
casi di nuova insorgenza ed 1 recidiva di neoplasia insorta 20 anni prima. Tutti i pazienti erano in
trattamento con pioglitazone da un minimo di 7
mesi ad un massimo di 10 anni.
Perché accade?
Cosa fare?
Sono state proposte diverse ipotesi per spiegare come gli agonisti
del PPARγ, tra cui pioglitazone, determinino lo sviluppo del tumore
della vescica.
Una potrebbe essere legate alla capacità di queste molecole di
modificare la composizione dell’urina: infatti, si produrrebbero solidi urinari ad attività citotossica per l’urotelio, che farebbero aumentare il turnover cellulare, ed, in ultima analisi, l’insorgenza di cancro. Bisogna inoltre sottolineare che i soggetti con diabete mellito
di tipo 2 presentano un aumento del rischio di insorgenza di alcuni
tipi di cancro tra cui quello della vescica (+ 40% rispetto ai non
diabetici), ciò potrebbe essere legato all’iperinsulinemia.
Si ipotizza quindi che l’insulina potrebbe legarsi ai suoi recettori,
presenti sulla superficie esterna delle cellule neoplastiche, promuovendone la proliferazione e la differenziazione cellulare.
Sono stati inoltre individuati dei fattori di rischio quali: fumo, età,
sesso maschile, esposizione professionale e ambientale e malattie
del tratto urinario.
L’associazione tra pioglitazone e cancro
alla vescica è già nota e riportata nel RCP
del farmaco.
Per tale motivo, il farmaco resta controindicato nei paziente con anamnesi prossima e remota di cancro alla vescica o in
presenza di ematuria macroscopica non
ancora indagata. In tutti gli altri casi è necessario rivalutare periodicamente i pazienti in trattamento e prolungare la terapia solo per quelli che hanno avuto un sufficiente beneficio, in quanto non è ben
chiaro se il rischio è legato alla durata dell’uso e/o alla dose cumulativa del farmaco.
Per saperne di più:
http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/Pioglitazoni_carcinoma_vescica.pdf
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NATALIZUMAB E TROMBOCITOPENIA
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Il farmaco sospetto:
Natalizumab (Tysabri®) è un anticorpo monoclonale diretto contro l’integrina α4β1, proteina coinvolta nella regolazione dell'adesione dei linfociti T alle cellule endoteliali e nel loro passaggio attraverso le stesse. Nello specifico, il legame del farmaco con la subunità α4 dell’integrina impedisce l'adesione e la migrazione linfocitaria dal
letto vascolare alla sede di infiammazione, meccanismo fisiopatologico ipotizzato essere alla base dello stato
infiammatorio caratteristico della Sclerosi Multipla (SM).
Il medicinale è stato registrato in Italia per la terapia della SM recidivante-remittente in pazienti che abbiano risposto ad almeno un anno di trattamento con altri farmaci immunomodulatori o con malattia in fase rapidamente
ingravescente, anche se non precedentemente trattati con immunosoppressori.
I dati delle segnalazioni:
Al 30 giugno 2012 sono state inserite nella RNF 4 segnalazioni che riportano l’insorgenza di trombocitopenia
temporanea associata al trattamento con Natalizumab. Di seguito si riporta uno schema riassuntivo delle ADR
analizzate:.
Paziente:
sesso/età
F – 45 anni
Insorgenza della ADR
4 settimane
Conta piastrinica
61.000/µL
Il farmaco è stato
sospeso?
NO
Gravità
NO
Farmaci concomitanti
NO
F – 43 anni
F – 19 anni
4 mesi
1 anno e 7 mesi
769.000/ µL
130.000/µL
NO
NO
NO
NO
NO
F – 37 anni
2 anni e 11 mesi
102.000/ µL
SI
NO
NO
In letteratura sono stati recentemente decritti due casi di porpora trombocitopenia idiopatica (ITP) associata alla
somministrazione di questo farmaco, mentre al 08/10/2012 nella banca dati Eudravigilance risultano 35 casi della ADR in oggetto.
Perché accade?
Il meccanismo eziopatologico è di tipo immunologico riconducibile alla formazione di anticorpi anti-piastrine farmacodipendente. Si ipotizza che tali anticorpi possano derivare
da un pool di autoanticorpi che si legano con le strutture
glicoproteiche presenti sulla superficie della membrana
piastrinica in presenza del farmaco nel sito di legame.
Cosa fare?
La reazione avversa non è riportata nel RCP di
Tysabri®.
Monitorare l’emocromo e gli enzimi epatici dopo
ogni infusione del farmaco nei primi 6 mesi di trattamento e, successivamente, ogni 4 mesi.
Per saperne di più:
http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files Natalizumab_trombocitopenia.pdf
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ERLOTINIB E ERITRODISESTESIA PALMO-PLANTARE
Il farmaco sospetto:
Erlotinib (Tarceva®) è un inibitore della tirosin-chinasi del recettore per il fattore di crescita epidermico umano di
tipo I (EGFR), espresso sulla membrana delle cellule normali e tumorali; in quest’ultime la mutazione di EGFR
determina un’attivazione costitutiva delle vie di trasduzione del segnale anti-apoptotico e proliferativo.
Erlotinib si lega al sito di legame dell’ATP nel dominio chinasico dell’EGFR prevenendo la fosforilazione e la conseguente attivazione del recettore, in questo inibisce la proliferazione cellulare e induce apoptosi.
La reazione avversa:
I dati delle segnalazioni:
L'eritrodisestesia palmo-plantare (EPP) è un effetto indesiderato
ben noto per molti farmaci antineoplastici. Solitamente si manifesta da 2 a 12 giorni dopo l'esposizione ed esordisce in genere
con una sensazione di formicolio e bruciore ai palmi delle mani
e, meno frequentemente, alle piante dei piedi seguito, dopo pochi giorni, da eritema e gonfiore intensi, simmetrici e ben demarcati.
Successivamente compaiono vescicole o bolle e ulcerazioni,
soprattutto sulle aree sottoposte a pressione, con forti dolori e/o
grave fastidio che rendono impossibile l'attività lavorativa del
paziente o lo svolgimento delle attività quotidiane.
Nella RNF sono state inserite 5 segnalazioni
che riportano l’insorgenza di EPP associata
alla somministrazione di erlotinib.
In letteratura sono stati recentemente decritti
due casi mentre, al 30/09/2012, nella banca
dati Eudravigilance risultano 17 segnalazioni
della ADR in oggetto. Di seguito si riporta
uno schema riassuntivo delle 5 ADR presenti nella RNF:
PAZIENTE
INSORGENZA
FARMACI
GRAVITÀ
Sesso/Età
A: M / 78
B: M / 79
C: M/ 78
D: M/ 62
E: F/66
0 giorni
16 giorni
37 giorni
57 giorni
14 giorni
CONCOMITANTI
fentanil, acido tranexamico, verapamil
nessuno
bicalutamide, irbesartan+idroclorotiazide,leuprorelina
acido pamidronico
nessuno
no
no
no
si
no
Perché accade?
Cosa fare?
L'esatto meccanismo alla base della ADR non è ancora stato
identificato. Sono state proposte diverse ipotesi tra cui: un’alterata secrezione da parte delle ghiandole sudoripare che può
portare a siringometaplasia delle ghiandole stesse, microtraumi
di capillari nelle aree sottoposte a sollecitazioni meccaniche
(es. palmo della mano e pianta del piede) che determinerebbero una penetrazione maggiore dell’agente nocivo nel tessuto
cutaneo adiacente, aumento dell’attività di determinati enzimi
nei cheratociti i cui prodotti di degradazione si accumulano in
aree della pelle specifiche.
La EPP regredisce spontaneamente modificando il regime chemioterapico la (riducendo
la dose o sospendendo il farmaco); inoltre, la
terapia con corticosteroidi topici e con vitamina B6 potrebbe alleviare i sintomi.
Per saperne di più:
http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/Erlotinib_sindrome_mano-piede.pdf
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CORTISONICI E SINGHIOZZO
La reazione avversa:
I dati della segnalazione:
I corticosteroidi sono farmaci utilizzati nel
trattamento di una vastissima gamma di
patologie e la loro tossicità è prevalentemente associata all’utilizzo a lungo termine. Tra i segnali di farmacovigilanza del
2012 è emersa una associazione tra il
singhiozzio intrattabile e la terapia a breve
termine con corticosteroidi.
Tale effetto collaterale non è riportato nel
RCP dei medicinali.
Al 30/06/2012 sono state inserite nella RNF 15 ADR in cui i cortisonici sono riportati come farmaco sospetto nel causare il singhiozzo incoercibile e intrattabile.
Nella maggior parte dei casi sono stati assunti per via orale o intramuscolo per il trattamento di affezioni acute quali dolore dorsale, dolore articolare, sciatica. La reazione è insorta nell’arco delle
24 ore dalla somministrazione.
Nel 80% dei casi si è osservata una risoluzione completa entro
pochi giorni dall’insorgenza dei sintomi grazie alla somministrazione di farmaci quali clorpromazina, metoclopramide, promazina,
esomeprazolo.
Numero di
Età
Durata della terapia
Gravità
segnalazioni
% somministrazione
intramuscolare
6 betametasone
7 desametasone
Il 71% dei soggetti
coinvolti è compresa tra 21 e 48 anni
Il 20% (3) delle
segnalazioni sono
gravi
entro le 24 ore
dalla somministrazione del farmaco
60%
1 prednisone
1 beclometasone
Micromedex riporta 4 segnalazioni: 1 caso riferito ad un uomo di 59 anni che ha sviluppato l’ADR nell’arco di 12h
dopo una dose intramuscolo di 40 mg di desametasone e altri 3 casi di pazienti in cui la reazione è insorta dopo
somministrazione di una dose del farmaco compresa tra 8 e 136 mg/die; infine, VigiBase (banca dati OMS) riporta 280 segnalazioni della ADR in oggetto.
Perché accade?
Cosa fare?
Il singhiozzo è un fenomeno clinico causato da un’involontaria e brusca contrazione del diaframma che causa
un'improvvisa ispirazione accompagnata da un chiusura
variabilmente udibile della glottide.
I casi di singhiozzo intrattabile sono rari e possono indicare una grave malattia; essi possono anche produrre
effetti deleteri come deiscenza postoperatoria della ferita
o infezioni, stanchezza, disidratazione, perdita di peso e,
in casi estremi, morte. Le cause più comuni di singhiozzo
patologico sintomatico sono le malattie neurologiche, sia
a carico SNC sia del SNP. Si ritiene che la fisiopatologia
del singhiozzo coinvolga cause organiche, farmacoindotte e/o psicologiche.
Nel caso in cui il singhiozzo intrattabile risulta essere resistente alle tecniche non farmacologiche,
somministrare clorpromazina da 25 a 50 mg per via
endovenosa, con una seconda dose entro 2 a 4 ore
per via endovenosa o intramuscolare; monitorare
attentamente il paziente a causa degli effetti indesiderati anticolinergici.
Se con clorpromazina non si controllare la ADR si
possono considerare altri trattamenti farmacologici
con nifedipina, metoclopramide, baclofene, o acido
valproico.
Per saperne di più:
http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/Cortisonici_singhiozzo.pdf
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INIBITORI DI POMPA PROTONICA E IMPOTENZA
ll farmaco sospetto:
Gli inibitori della pompa protonica (IPP) sono farmaci inibenti la secrezione acida gastrica attraverso il blocco
irreversibile dell’enzima H+/K+ ATPasi presente sulle cellule parietali dello stomaco.
Rappresentano uno dei gruppi terapeutici a maggiore prescrizione territoriale: nel 2011 essi hanno prodotto una
spesa a livello nazionale di 896,5 milioni di euro, posizionandosi al secondo posto dopo le statine e prima dei
sartani in associazione con diuretici. In considerazione del loro massiccio uso clinico, le potenziali interazioni e
gli eventi avversi associati al loro uso, anche se non comuni, assumono una rilevanza clinica che andrebbe considerata adeguatamente.
I dati delle segnalazioni
Tra i segnali di farmacovigilanza del 2012 è emersa una correlazione tra l’assunzione di IPP e impotenza/calo
della libido; tale ADR non è riportata nel RCP di questi medicinali, ad eccezione di quelli a base di lansoprazolo.
Al 30 giugno 2012 sono state inserite nella RNF 4 segnalazioni di impotenza in corso di terapia con esomeprazolo. I pazienti, tutti di sesso maschile, di età compresa tra 23 e 53 anni erano in trattamento con esomeprazolo
40 mg/die per esofagite da reflusso (3 pazienti ) e per ernia iatale (1 paziente); la ADR si è manifestata entro 30
giorni dall’inizio della terapia ed in tutti i casi il farmaco è stato sospeso con miglioramento delle condizioni cliniche. La stessa ADR è stata riportata in altri database, come ad esempio nel Larebil (database olandese) in cui
sono registrati 27 segnalazioni di disfunzione erettile/sessuali in corso di terapia con IPP, delle quali: 15 con
omeprazolo, 5 con esomeprazolo, 3 con pantoprazolo e 2 con rabeprazolo e lansoprazolo.
Nella MHRA (database inglese) i casi riportati sono 99, di cui 60 con omeprazolo, 25 con lansoprazolo, 6 con
pantoprazolo, 5 con esomeprazolo e 3 con rabeprazolo.
Lindquist ed Edwards hanno descritto 15 casi di impotenza associati all’uso di omeprazolo riportati nell’ambito
del programma internazionale di monitoraggio dei farmaci dell’OMS.
Perché accade?
Il meccanismo alla base dell’ADR non è stato ancora del tutto chiarito
anche se si ipotizza che sia dovuto ad una variazione nei livelli di testosterone. Rosenshein et al. hanno descritto il caso di una donna di 42
anni in trattamento per reflusso gastroesofageo con esomeprazolo alla
dose di 40mg*2/die per il primo mese e di 40 mg/die per i successivi 13
mesi e che dopo circa 10 settimane di terapia ha manifestato un graduale declino della funzione sessuale.
In tale paziente è stato documentato un polimorfismo del CYP2C19, responsabile del metabolismo di esomeprazolo, con conseguente aumento
della concentrazione plasmatica di quest’ultimo.
Dal momento che, esomeprazolo si comporta da induttore del CYP3A4,
che ha come substrato anche il testosterone, gli Autori hanno ipotizzato
che un aumento dei livelli plasmatici di esomeprazolo potrebbe essere
alla base del declino della funzione sessuale osservata nella paziente.
Per saperne di più:
http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/IPP_impotenza.pdf
Cosa fare?
E’ opportuno che i medici prescrittori
siano informati della possibile comparsa di impotenza/disfunzioni sessuali in corso di terapia con IPP, anche in considerazione della relativa
mancanza di documentazione in merito al possibile meccanismo di insorgenza.
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ANDAMENTO DELL’ATTIVITA’ DI SEGNALZIONE
Nel primo semestre del 2013 sono pervenute in Farmacia 78 schede di
segnalazione di sospetta ADR; registrando una lieve diminuzione rispetto
allo stesso periodo dell’anno 2012 in cui abbiamo ricevuto 84 segnalazioni.
Le segnalazioni sono state inviate da medici ospedalieri e specialisti nel
71,8% dei casi (56 segnalazioni), mentre gli infermieri hanno segnalato
per il 28,2% (22 segnalazioni), quest’ultime provenienti quasi esclusivamente dal U.O. Oncologia DH.
Farmaci sospetti
Analizzando la distribuzione delle ADR per categorie terapeutiche (ATC),
si osserva che le classi maggiormente segnalate sono: i farmaci antineoplastici e immunomodulatori (ATC L, 38,1%), i farmaci antinfettivi generali
per uso sistemico (ATC J, 20,6%) e i mezzi di contrasto (ATC V, 18,5%).
Nella categoria L oltre ai farmaci antitumorali, che rappresentano la maggioranza delle segnalazioni ricevute, sono ricompresi anche farmaci a
base di anticorpi monoclonali o immunosoppressori prescritti per patologie
diverse da quella onco-ematologica; sono state, infatti, inserite nella RNF:
Unità Operativa
N.
ADR
Amb. V.le Monte Rosa
1
Ematologia DH e deg.
6
Endocrinologia
1
Geriatria
5
Ginecologia
8
Medicina I
3
Medicina II
2
Medicina Cittiglio
1
Oncologia DH e deg.
26
Radiologia Luino
4
®
• 3 segnalazioni per Orencia (Abatacept) utilizzato per il trattamento Radiologia Varese
dell’Artrite Reumatoide;
• 1 segnalazione che ha coinvolto i medicinali Enbrel® (Etanercept) e
Arava® (Leflunomide) prescritti ad un paziente affetto da artrite reumatoide in cui si è riscontrata positività alla Tubercolosi.
• 1 segnalazione che ha coinvolto i medicinali Remicade® (infliximab) e
Methotrexate® prescritti ad un paziente affetto da artrite reumatoide e
che ha sviluppato un melanoma.
13
Reumatologia
4
Dermatologia
1
Neurochirurgia
1
Pediatria Del Ponte
1
Psichiatria Cittiglio
1
Gravità:
Analisi per sesso e per età
Le segnalazioni di ADR non gravi sono il 55%,
pari a 43 schede; mentre il rimanente 45% (35
schede), ha riguardato reazioni gravi di cui 18 segnalazioni di ospedalizzazione o prolungamento
della stessa, 4 di pericolo di vita, 1 invalidità grave
o permanente, 1 decesso e 11 altra condizione
clinicamente rilevante.
Le segnalazioni pervenute hanno coinvolto nel 62,8%
dei casi donne (49 schede) e nel 37,1% uomini (29
schede). Il numero più alto di segnalazioni si è concentrato nella fascia di età tra i 41 e i 65 anni con 32 casi di
reazione avversa pari al 41%; le restanti segnalazioni si
distribuiscono come di seguito indicato: 1-18 anni 1
ADR (1,2%), 19-40 13 ADR (16,6%) di cui la maggior
parte concentrata nella fascia di età tra i 30 e i 40, tra i
66-79 22 ADR (28,2%), gli over 80 10 ADR (13%).
Segue
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Progetti di Farmacovigilanza attiva
La nostra A.O. aderisce a due progetti regionali di farmacovigilanza volti a
incrementare l’attenzione e approfondire la conoscenza nei confronti dell’attività di farmacovigilanza e di stimolare la segnalazione spontanea quale importante fonte di informazioni relative alla sicurezza dei farmaci già in commercio.
I progetti attivi sono:
• FARMAREL, che si occupa della rilevazione delle ADR precoci e tardive
associate all’uso di nuovi farmaci in ambito onco-ematologico;
• FARMAMONITO, che coinvolge direttamente la U.O. Farmacia e che si
propone di monitorare le ADR che insorgono in pazienti ospedalizzati o
che accedono al Pronto Soccorso.
Nel I semestre del 2013 sono pervenute 32 segnalazioni dal progetto FARMAMONITO, corrispondente al 41% del totale, e 9 segnalazioni per il progetto
FARMAREL, corrispondente al 11,5% del totale.
Si riporta la distribuzione delle segnalazioni per U.O. relativamente al progetto
FARMAMONITO.
IN VIGILO…
U.O.
Geriatria
Oncologia
Totale
5
17
Malattie Infettive
Medicina I
3
Medicina II
2
Ematologia
4
Pneumologia
Pronto Soccorso
Neurologia
1
Gastroenterologia
UCIC
Secondo voi ……
Tale spazio aperto, ancora in fase elaborazione e sviluppo, è dedicato a tutti
Voi quale modo per invitarvi a considerarvi parte attiva nella realizzazione di
questo progetto.
Siete quindi chiamati ad arricchire i contenuti di “In Vigilo” proponendo argomenti di discussione, casi clinici osservati nel corso della vostra pratica clinica
quotidiana o semplicemente segnalandoci dubbi e/o criticità da approfondire e
condividere con i colleghi.
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NUMERO 1/2013
COME SEGNALARE ?
Reazione Avversa
Download della scheda dall’area farmacia
della rete aziendale
Segnalatore
Scheda di segnalazione
Invio della scheda compilata in Farmacia tramite FAX (0332-393631) o mail
([email protected])
Il farmacista contatta il segnalatore telefonicamente o attraverso mail aziendale per le informazioni mancanti.
Farmacia
Valutazione della corretta
compilazione
NO
Dopo l’inserimento in RNF, si invierà una notifica al segnalatore attraverso posta elettronica
(all’indirizzo e-mail aziendale o altro se specificatamente richiesto).
SI
Inserimento in RNF
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IN VIGILO...
S.C. Farmacia:
Dr.ssa Anna Malesci
Dr.ssa Raffaella Cavi
Dr.ssa Liliana Ciannarella
Dr Dario Galli
Dr Giorgio Perriccioli
Dr.ssa Laura Sereni
Dr.ssa Valeria Valentini
Dr.ssa Paola Polesel
Dr.ssa Laura Potenza
Dr.ssa Maria Scattareggia
Hanno collaborato:
Servizio Risk Managment :
Dr Dario Seghezzi
Servizio Trasfusionale:
Dr Davide Rossi
Dr.ssa Claudia Rinaldini
Contatti:
Referenti Farmacovigilanza:
Dr.ssa Liliana Ciannarella
Dr.ssa Laura Potenza
Dr.ssa Maria Scattareggia
E-mail:
[email protected]
Telefono:
3355, 2521