La magìa della VALPANTENA tra natura e antichi culti

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La magìa della VALPANTENA tra natura e antichi culti
La magìa della VALPANTENA tra natura e
antichi culti
A volte può stupire il fatto che alla periferia della città si possano compiere piacevoli
passeggiate e gite naturalistiche in totale tranquillità, ammirando pregevoli spunti
paesaggistici e località di importante valenza storica. E’ stato questo il criterio con il quale
abbiamo scelto il nostro percorso escursionistico: guidati dall’esperto signor Mario Patuzzo
ci siamo recati in Valpantena, e più precisamente a Marzana, dove abbiamo potuto godere
la vista di un paesaggio che spazia dalla pianura alla Lessinia, per poi addentrarci nel cuore
del paese visitando la Chiesa e il sito dell’Orto botanico.
La Valpantena è una delle cinque valli alluvionali prealpine che si sviluppano partendo dallo
spartiacque degli alti Lessini: si apre in direzione sud per circa 30 km., percorsa dal progno
Pantena, e scende fino alla bassa pianura attraversando i centri abitati di Grezzana,
Marzana, Quinto e Poiano.
La valle è interessata dal Carsismo: i Monti Lessini sono infatti di origine carbonatica,
cioè ricchi di calcite e dolomite. Su di loro la pioggia determina una serie di effetti, noti
come “fenomeno carsico”. L’attività chimica sulle rocce calcaree è di notevole rilevanza
nella Lessinia. L’acqua meteorica, attraversando l’atmosfera, si arricchisce di anidride
carbonica formando un nuovo composto chimico che, penetrando nel sottosuolo
dell’Altopiano lessineo, provoca lo scioglimento delle rocce di origine carbonatica ricche di
calcite.
Acqua + anidride carbonica
e Calcite
= bicarbonato di calcio
e Dolomite = bicarbonato di calcio e magnesio
solubili in acqua
provocano la formazione di
voragini e grotte
Il paesaggio della Lessinia osservato dall'esterno si presenta con vistosi fenomeni carsici
di superficie (epigei): doline, conche, inghiottitoi, monoliti, città di roccia come la Valle
delle Sfingi. Sotto questo paesaggio esiste un altro fenomeno carsico, il carsismo di
profondità (ipogeo) fatto di grotte, cunicoli e caverne.
In pianura, invece, se l’acqua incontra strati di argilla impenetrabili, si formano le
cosiddette falde acquifere.
L'ipogeo di Santa Maria in Stelle, il Ninfeo costruito da Publio Pomponio Corneliano a
protezione della sorgente, era dedicato alle divinità delle acque, luogo di culto pagano.
Sommerso da uno smottamento della collina divenne successivamente luogo di culto
paleocristiano.
Fin dall’alto Medioevo la maggior parte delle aree agricole di questo territorio apparteneva
a fondi ecclesiastici, in particolare sono documentati possedimenti da parte del monastero
cittadino di Santa Maria in Organo (con i monaci benedettini proprietari di terre nella zona
di Sezano) e del Capitolo della Cattedrale, terreni in seguito frazionati per andare incontro
alle esigenze della comunità rurale.
Nei secoli successivi alcune famiglie nobili veronesi si insediarono nella bassa Valpantena,
che diventò luogo di elezione per la villeggiatura, dove si edificarono ville che avevano la
pianta tipica delle residenze venete con grande salone centrale affrescato, circondate da
parchi ricchi di piante secolari in cui erano collocate fontane e statue.
A MARZANA
Giunti di fronte alla Chiesa parrocchiale incontriamo la nostra guida, il Sig, Mario Patuzzo,
esperto conoscitore del paesaggio e dell’ambiente naturale, ma anche studioso e cultore di
materie storiche, che con grande passione da anni svolge attività di ricerca e
approfondimento sugli insediamenti e le tradizioni presenti nel territorio. I piccoli
archeologi della classe prima I iniziano a prendere appunti e a scattare fotografie, ma
soprattutto rimangono affascinati dalle incredibili storie che si perdono nella mitologia…
Marzana è una delle località della Valpantena che ha restituito più testimonianze dei culti
antichi e della presenza romana con il ritrovamento molti reperti archeologici. Chiamata
nel Medioevo Marciana, vantava la presenza di una antica villa della gens Valeria con il
tempietto dedicato al dio Marte, dio della guerra e della primavera. La tradizione,
curiosamente, vuole che Giunone abbia generato Marte senza il concorso di Giove, grazie a
un fiore magico dal potere fecondante.
Chiesa di Ognissanti, parrocchiale di Marzana
Il signor Patuzzo ci spiega il motivo dell’orientamento astronomico della chiesa:
La struttura della chiesa, orientata
nord-sud, anziché est-ovest come tutte
le chiese dal paleocristiano in poi, pone
l’interrogativo del perché di questo
orientamento anomalo. La spiegazione
sta nel fatto che la chiesa attuale è
stata ricostruita nel 1875 sovrapposta
a una preesistente del IX secolo (di cui
si possono osservare le tracce sul
fianco sinistro: due pilastri e
un’architrave sulla parete murata
testimoniano la primitiva entrata del
tempio posto chiaramente con
l’orientamento est-ovest).
Infatti, il campanile ora a destra della
facciata, era nella sua posizione più
naturale in fondo a destra dell’abside
paleocristiana.
Tutto risale al dio MITHRA
Gli antichi popoli nel periodo del
solstizio invernale celebravano la festa
di varie divinità, da Horus a Mithra, ma
soprattutto del sole vittorioso, Sol
Invictus, la fase in cui il nostro astro
dopo aver toccato il punto più basso
del suo percorso, ricomincia a salire,
rinasce, verso la primavera.
Il mitraismo è una religione che ha
avuto il suo massimo sviluppo in
Persia, ma sembra sia di origine
indiana o addirittura mesopotamica.
La religione solare raggiunse il suo
apogeo nel 274 d. C., quando Aureliano
proclamò il “Deus Sol Invictus” la
divinità ufficiale dell’impero.
A conferma di ciò è risaputo che i credenti cristiani pregavano sempre orientati verso il sole, e
ancora oggi possiamo notare come le chiese abbiano quasi sempre l’altare orientato verso Est,
nel punto cardinale dove il sole nasce.
Abbiamo quindi scoperto che in tutte le culture antiche si celebrava l'invincibilità del Dio
Sole, che prendeva il nome di Horus, Mithra, Zarathustra, Krisna, Diòniso o Adone,
ecc., a seconda dei Paesi in cui veniva fatto oggetto di culto.
Ad esempio, sappiamo che all’inizio del XV secolo un dottore della chiesa, Bernardino da
Siena, dopo aver concluso l’omelia, aveva l’abitudine di mostrare una tavoletta con incise
in oro le lettere JHS (Jesus Christus Salvator) inserite in un cerchio anch’esso d’oro,
contornato dai raggi sfavillanti della luce del prezioso metallo: un Sole.
Ancora oggi i praticanti della religione cattolica hanno modo di vedere l’esposizione
dell’ostia (“corpo di Cristo”) in un ostensorio formato da un piedistallo sormontato da un
cerchio dorato o d’oro massiccio, dove appunto viene riposta l’ostia, con intorno una
miriade di raggi splendenti, vera simbologia del Sole arrivata fino ai nostri giorni.
Nel 1882, durante i lavori di restauro della nuova chiesa parrocchiale, vennero ritrovate
una piccola ara e la grande stele con il nome di Lucio Servo Vero , inserite poi nella
facciata della canonica. Resti del precedente tempio di Marte sono le due colonne a
scanalature tortili, con capitello corinzio decorato con foglie d’acanto murate sul
fianco della chiesa. Un po’ più in alto, al castello, fu rinvenuta una epigrafe dedica alle
‘matronae’.
Indicativa la circostanza che nella parallela Valsquaranto, in direzione est e precisamente a
Pigozzo, paese perfettamente allineato con Marzana, fu segnalata presso la chiesa una
piccola ara dedicata alle Iunones/Matronae ora collocata al Museo Archeologico di Verona.
Le Iunones, protettrici della femminilità delle donne, erano il parallelo di Genius, spirito
protettore della ‘vis generandi’ del maschio.
Le Matronae, dette anche matres, erano divinità di origine celtica, ugualmente preposte
alla sfera femminile.
Due colonne tortili del tempio romano di Marte
Ci siamo incamminati poi in salita lungo
un sentiero che porta nella parte alta del
paese dove si trova un’antica ara
sacrificale: si tratta di un altare che
veniva usato per uccidere gli animali in
onore degli dei.
Per i Romani questi riti erano molto
frequenti: ci hanno spiegato che tanto
più era grosso l’animale sacrificato, tanto
più era importante la divinità per la quale
esso si immolava.
Sull’ara ci sono due piccoli fori che
servivano a far colare il sangue della
vittima sacrificata e un’iscrizione in
latino.
Infine,
dopo
questa
interessante
escursione, abbiamo preso la via dei mulini
per proseguire con le spiegazioni di
geologia.
Ara sacrificale romana
Conclusa la visita ai reperti storici, le nostre osservazioni si sono rivolte al mondo naturale,
vegetale e animale con una passeggiata nelle contrade, dove abbiamo trovato anche
simpatiche massaie che lavavano i panni sulla pietra delle fontane alimentate da purissima
acqua di sorgente.
Sorgente di Marzana “La Nasse”
In questa zona a causa del fenomeno carsico vi sono numerose sorgenti, accanto alle quali
spesso venivano costruiti i templi e le ville circondate da laghetti e fontane. L’acqua, da
sempre considerato simbolo di purificazione, costituisce un importante elemento di
ricchezza del paesaggio.
Fin dai tempi della dominazione asburgica aree agricole della Valpantena furono utilizzate
per la coltura di erbe officinali e della lupinella. Nacque così la tradizione di catalogare le
specie botaniche e coltivarle in spazi delimitati osservandone la crescita.
Ecco come si presenta oggi l’ingresso dell’Orto botanico che abbiamo visitato.
La Cooperativa “L’Ancora” nasce a Verona nel 1985
come associazione di volontariato di matrice
cristiana guidata da don Renzo Zocca e si trasforma
in Onlus nel 1977 elaborando e gestendo numerosi
progetti sul territorio di Verona e provincia dedicati
alla prevenzione e alla cura del disagio di persone
di tutte le età mediante diverse forme di
accoglienza e di aiuto concreto.
Il Giardino Officinale di Marzana, fondato nel 1983, ha un’estensione di circa cinquantamila
metri quadrati, cinquemila dei quali adibiti ad Orto Botanico. Dal 1997 è in concessione da parte
dell’Amministrazione Provinciale di Verona alla Fondazione “L’Ancora ONLUS”.
L’Orto botanico contiene oltre trecento specie di piante aromatiche e officinali coltivate e
spontanee, numerosi ulivi, diverse piante da frutto e vigneti.
La tenuta è una vera oasi di tranquillità dove la natura è rispettata e protetta; sono
presenti animali cui può essere dato del cibo, alveari per la produzione del miele, percorsi
e spazi in mezzo alla natura, gazebi e tavoli in legno per la sosta, il pranzo o il pic-nic.
Dopo aver osservato e fotografato le specie di piante ed erbe del giardino, siamo saliti a
vedere le coltivazioni di vite e gli animali: uccelli, galline, pavoni, caprette e i morbidissimi
lama. E’ stato veramente piacevole ritrovare, anche se solo per una mattinata, il contatto
con il fantastico mondo della natura, a noi vicino ma spesso dimenticato nelle nostre
caotiche e frenetiche giornate cittadine. Il lavoro di ricerca proseguirà con la preparazione
degli approfondimenti sulle erbe officinali.
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La classe prima I della scuola Betteloni e tutti i docenti dell’IC8 che hanno partecipato alle
uscite didattiche naturalistiche ringraziano il Sig. Mario Patuzzo per la disponibilità e la
competenza che hanno caratterizzato le sue lezioni, in classe e sul territorio, unitamente
alla pazienza e alla capacità di trasmettere agli alunni conoscenze ed esperienze sempre
nuove ed interessanti.
Ringrazio personalmente anche per il contributo prestato alla realizzazione della parte
storica e scientifica di questo reportage.
prof. ssa Margaret Bigardi
Scuola media “V. Betteloni”
A.S. 2014-2015