articolo per la storia della mariologia
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IL PARADIGMA ENCICLOPEDICO MARIANO DI Francesco Petrillo Introduzione Tra la trentina di modelli significativi che Stefano De Fiores individua nella sua originale rilettura storico-teologica del discorso mariano all’interno dei quattro periodi della storia della mariologia degli ultimi due millenni1 , manca un esplicito riferimento al modello enciclopedico, come paradigma anch’esso originato all’interno di una data cultura e quindi come modo di procedere valido per la metodologia e i contenuti mariani. L’assenza in realtà non è un’esclusione dal momento che le premesse circa una storia della mariologia non ridotta a storia delle idee su Maria, ma allargata a varie forme della sua “presenza” nell’orizzonte storico-culturale, sono all’interno di una visione aperta e costituiscono un continuo invito a “discernere il frammento Maria, i suoi paradigmi o modelli, nell’insieme teologico e culturale delle epoche storiche in esame”2 . Che quello enciclopedico possa quindi essere un modello valido, prodotto da una data cultura e anche ricorrente, sotto diverse sembianze, in altri periodi o segmenti culturali, è un dato che va verificato e accolto. Alla storia della mariologia corrisponde il dovere di rilevare sia le forme che esso ha assunto in rapporto ai vari sistemi culturali e alle differenti stagioni teologiche, sia di evocare i mutamenti che tale discorso ha affrontato sotto l’influsso di vari fattori. In effetti l’esistenza di un modello enciclopedico mariano, che massicciamente fa la sua apparizione nel sec. XVII, rappresenta anch’esso un fenomeno evidente di come “Maria […] diviene, pur nelle variazioni proprie di ciascun universo simbolico, una persona rappresentativa, frammento e insieme sintesi in cui si rispecchia il tutto della fede, della Chiesa, della società, in una parola della singola cultura”3 . Ci si deve chiedere, pertanto, quando e perché certe dinamiche culturali identificabili con il “modello enciclopedico” emergono in un determinato contesto e come Maria “conquista progressivamente, tempo, spazio, persone e istituzioni”4 fino a diventare essa stessa e espressione e rappresentazione dell’epoca storica in cui è inserita. 1 S. DE FIORES, Maria sintesi di valori. Storia culturale della mariologia , Ed. San Paolo, Milano 2005. Ib., p. 35 3 Ib., p. 18. 4 Ib. 2 1 Recenti studi, fra cui soprattutto quello di Cesare Vasoli, 5 hanno riportato l’interesse storiografico e filosofico su un aspetto della cultura seicentesca prima abbastanza trascurato: la profonda vocazione enciclopedica propria di molti ambienti culturali del tempo e la ferma credenza dell’unità organica dell’intero scibile, così spesso definita nell’immagine ricorrente dell’arbor scientiae o della catena scientiarum.6 Altri studi ancora, soprattutto legati ai grandi programmi “baconiani”7 , hanno illuminato il profondo nesso tra i temi dell’Instauratio magna, gli esiti utopistici della Nuova Atlantide e l’idea della costruzione enciclopedica e comune di un sapere “universale”, volto alla rigenerazione dell’uomo, che confermerebbero il nesso culturale che unisce tra loro temi della cultura barocca, quali quelli dell’utopia8 , della dilatazione e dell’amplificazione degli orizzonti dell’universo. Seppure resta vero che bisogna ancora approfondire l’effettiva natura e consistenza storica di un fenomeno culturale, quale fu l’enciclopedismo seicentesco che si intrecciò, nei modi più vari con la storia della scienza, della filosofia e della teologia, credo si possa sottoscrivere l’affermazione di Vasoli circa il fatto che “quegli ideali enciclopedici e il proposito perseguito da tanti autori di elaborare un sistema totale del sapere, facilmente apprendibile e capace di accogliere nella propria ordinata architettura tutti i frutti delle scienze e delle arti, abbia costituito un punto di riferimento comune e costante, capace di avvicinare intellettuali tra loro assai diversi, dai cultori delle nuove scienze ai tardi seguaci dei miti ermetici, dai propagatori di tecniche lulliane e procedimenti cabalistici ai teologi delle più diverse confessioni, dagli ultimi credenti nel ‘miracolo’ alchemico a coloro che già consideravano l’enciclopedia lo strumento essenziale per un indefinito progresso scientifico, morale e civile riprendendo temi baconiani”.9 Il secolo XVII, che è stato così spesso definito con la sigla abusata di “secolo del metodo”, potrebbe essere, con altrettanto diritto, considerato anche come il “secolo dell’enciclopedismo”, tanto la ricerca dell’unità del sapere e la sua tenace apologia impegna la sua storia intellettuale. Quel Seicento che si apre con l’appello baconiano all’Instauratio magna e con le massicce costruzioni enciclopediche di Heinrich Alsted10 e dei colleghi e discepoli di Herborn, di Comenio11 , i nomi dei due noti scrittori gesuiti: il P. Sebastiàn Izquierdo12 e il P. Athanasius Kircher13 ha forse avuto il suo ultimo esito o 5 C. VASOLI, L’Enciclopedismo del Seicento, Napoli, Istituto Italiano per gli studi filosofici, 2005. Cf. principalmente P. ROSSI, Clavis universalis. Arti mnemoniche e logica combinatoria da Lullo a Leibniz, Milano-Napoli, 1960, spec. pp. 179-200. 7 Cf. P. ROSSI, Francesco Bacone. Dalla magia alla scienza, Bari 1957, (n. ed. Torino, 1974); C. WEBSTER, The Great Instauration, London, 1975. 8 Oltre alla Nuova Atlandide di Bacone (1627), si ricordino altre utopie: La Città del sole di Tommaso Campanella (scritta nel 1602 e pubblicata nel 1623); la Republicae christianopolis descriptio del luterano Andreae (1619); Macaria di Hartlib (1641); Nuova Sotima di Gott (1648), Oceania di Harrington (1656); Terra australe di De Foigny (1676); Histoire des Severambes di Vairasse d’Allais (1677); Salento di Fénelon (1699). 9 C. VASOLI, L’Enciclopedismo del Seicento, p. 13 10 JOHANNES-HENRICI ALSTEDII, Enciclopedia septem tomis distinta, Herbornae Nassoviorum, Anno MDCXXX. Cf. anche C.VASOLI, Unità e struttura logica delle scienze negli “schemi” enciclopedici di Johann-Heinrich Alsted, in Studi di Filosofia in onore di Gustavo Contadin i, Milano, 1975, pp. 413-438. 11 COMENIO, Opere, Torino, 1974 (versione italiana a cura di M. FATTORI). 12 I. SEBASTIAN, Pharus scientiarum, Lugduni, 1659. Cf anche: R. CEÑAL, El P. Sebastiàn Izquierdo (1601-1681) y su Pharus scientiarum, in Revista de Filosofìa, 1942, I, pp. 127154. 13 Cf G.E.McCRA KEN, Athanasius Kircher’s universal Poligraphy, in Isis, 1948, pp. 215-228. 6 2 “prolungamento” ideale proprio nel celebre discorso che il famigerato chevalier Ramsay tenne, nel 1737, in una loggia massonica parigina, per impegnare i suoi confrères a “fournir les materiaux d’un Dictionnaire universel des Artes liberaux et des sciences utiles. La théologie et la politique exceptèes”14 . Il discorso citato, che è stato considerato come il primo annuncio del futuro progetto dei “philosophes”, è, per molti sensi, l’estrema testimonianza di un tipico sogno seicentesco, ormai proiettato verso un futuro nuovo, illuminato dalla luce di una ragione più umana che divina.15 In effetti si potrà facilmente registrare la lenta e irreversibile trasformazione dello stesso concetto dell’ “enciclopedia” che, di decennio in decennio sarà sempre più spogliato dei suoi presupposti metafisici o teologali, separato dalle motivazioni di carattere religioso per approdare ad una cultura eminentemente critica e razionalista All’interno della cultura enciclopedica del Seicento vanno annoverati i maggiori documenti dell’enciclopedismo seicentesco quali i diversi sintagma, le molte artes universales, i digesta sapientiae, le claves doctrinarum e, ancora, gli amphiteatra, gli alphabeta o i templa mundi nei quali coincidono la ricerca di linguaggi o simbologia universali e il tentativo di disegnare prospettive esemplari dell’architettura del sapere e del mondo. Sono questi stessi titoli quelli che poi ritroveremo, sempre nell’ambito del barocco, adattati a Maria in un percorso culturale che conduce a riconoscerla come elemento significativo di quella cultura.16 . Non sorprende, quindi, che sia soprattutto nel Seicento quando si originerà intorno a Maria una galassia importante di opere tese a raccogliere tutto lo scibile su di Lei, ma anche a farne la chiave per una comprensione globale del mistero cristiano e della cultura in genere. Dopo questi riferimenti legati al modello culturale del sec. XVII, bisognerà attendere il secolo XIX per trovare un nuovo interesse per l'erudizione enciclopedica mariana e le grandi raccolte di scritti sulla Vergine Maria. La genesi, in effetti, dei grandi corpora delle fonti letterarie dell’antichità classica e cristiana è un fatto tipico della cultura del secolo XIX. Non è che mancassero eccellenti precedenti nei due secoli anteriori, ma le grandi collezioni decimononiche sembrano portare al culmine, solo per restare nell’ambito relativo alla storia ecclesiastica, tanto i lavori del calvinista ginevrino Jacob Godefroy (più conosciuto con la latinizzazione del suo cognome Gothofredus), dei maurini e bollandisti (rispettivamente gruppo dei benedettini e dei gesuiti) iniziati nel sec. XVII, come delle grandi edizioni delle fonti pubblicate nel sec. XVIII ad opera di L. A. Muratori (Rerum italicarum scriptores praecipui ab anno 550 ad annum 1500, Milano, 1723-1738); J. 14 Cf F. VENTURI, Le origini dell’Enciclopedia, Torino 1964, pp 16-26. C.VASOLI, L’Enciclopedismo del Seicento, p. 14 16 La ricerca della figura di Maria secondo la fede inculturata nel Seicento, cioè vissuta ed e spressa secondo i moduli della cultura barocca allora dominante, è stata affrontata inizialmente da S. De Fiores nel congresso mariologico di Malta e poi in altre occasioni. Cf. S. DE FIORES, Il culto mariano nel contesto culturale dell’Europa nei secoli XVII-XVIII. Acta Congressus marialogici-mariani internationalis in Republica Melitensi anno 1983 celebrati, Romae, Pontificia Academia Internationalis, 1987, 2, 1-58; Il discorso mariologico nella storia della teologia, in E. PERETTO (ed.), La mariologia nell’organizzazione delle discipline teologiche. Collocazione e metodo. Atti dell’8° Simposio internazionale mariologico (Roma, 2 -4 ottobre 1990), Edizioni Marianum, Roma 1992, 33-88; Testi mariani del secondo millennio. Autori moderni dell’Occidente, secoli XVI-XVII, Ed. Città Nuova, 2003, V, 35-54. 15 3 Hardouin (Acta Conciliorum et Epistolae Decretales ac Constitutiones Summorum Pontificum, Parigi, 1715); G. D. Mansi (Sacrorum conciliorum ecclesiasticorum nova et amplissima collectio, Firenze e Venezia, 1759-1798) e per ultimo J.A. Fabricius con diverse opere (Bibliotheca latina, voll. I e II, Amburgo, 1697 e 1721 e il vol. III, Leipzig 1773 - 1774; Bibliotheca greca, 14 volumi, 1 edizione, Amburgo, 1705-1728; Biblioteca latina mediae et infimae aetatis, 5 voll, Amburgo, 1734-1736 che completa l’anteriore Bibliotheca latina; Bibliotheca ecclesiastica, Amburgo, 1718 che raccoglie gli autori che fanno allusione al cristianesimo da San Girolamo fino al sec. XII e la Bibliotheca antiquaria, Amburgo, 1713). Le grandi collezioni decimononiche delle fonti letterarie e storiografiche cristiane iniziano nel 1836 con il cosiddetto Movimento di Oxford integrato da E.B. Pusey, J.Keble e J.H.Newman, che inaugurano la Oxford Library of the Fathers of the Holy Catholic Church to the division of the east and west. Grande importanza assume in questo contesto l’imponente raccolta enciclopedica di J.P.Migne17 che a Parigi, tra il 1836 e il 1868 pubblica una monumentale biblioteca enciclopedica divisa in varie serie, di cui la più famosa è senz’altro quella che va sotto il nome di Patrologiae cursus completus e che, divisa in Patrologia Latina e Patrologia Greca, raggiungerà i 382 tomi. Ed è proprio dal Migne che viene pubblicata la Summa aurea de laudibus Beatae Virginis di Jean Jaques Bourassé in 13 volumi, che torna ad offrire nel secolo XIX le grandi fonti letterarie relative agli studi e al culto mariano sebbene motivate da un intento prevalentemente storico-archeologico. L’intento restauratore che domina la cultura dell’Ottocento guida la riedizione di parecchie opere mariane del passato, di cui proprio la Summa aurea può essere considerata l’espressione più significativa ed emblematica di un “ritorno al passato”, a forme care all’ancien régime18 chiamate a supplire il vuoto del presente e la fine delle grandi utopie illuministiche, filantropiche e pacifiste a cui il Terrore aveva contribuito19 . All’inizio del secolo XX il modello enciclopedico trova soprattutto nei Dizionari ed Enciclopedie mariane la sua formulazione più rispondente ad esprimere quel sapere compiuto ed universale che dal “frammento” di Maria riesce, pur se tra alterni risultati, ad evitare una presentazione autonoma e separata della Madre del Signore, che per sua natura rimanda invece al contesto globale della rivelazione e al tessuto integrale della vita cristiana. 17 Per l’opera di Jaques Paul Migne (1800-1875), ecclesiastico francese e celebre editore di opere teologiche cf. J. CARREYRE, in Dictionnaire de Théologie Catolique, X, coll. 1722-1743; F. DE MÈLY, L’abbé Migne, l’homme et l’oeuvre, in Rev. Archéol. 2(1915) 203-258. 18 Cf. C.MOZZARELLI, Chiesa e cultura europea in antico regime. A proposito di studi recenti , in Vita e Pensiero 81 (1998) pp. 374-385, 19 Per l’immagine di Maria nel modello romantico-restauratore dell’Ottocento cf. S. DE FIORES, Il culto mariano nel contesto culturale dell’Europa occidentale nei secoli XIX e XX, in De cultu mariano saeculis XIX-XX. Acta congressus mariologici-mariani internationalis in sactuario mariano Kevelaer in Germania anno 1987 celebrati, I, Romae, 1991, 9-72; Id., Maria sintesi di valori, pp. 284-305. 4 1. IPPOLITO MARRACCI (1604-1675) In una bellissima incisione a stampa che accompagna la prima edizione postuma della celebre Polyanthea Mariana20 di Ippolito Marracci21 , opera enciclopedica e vero monumento per lo studio della mariologia simbolica, l’autore è rappresentato nell’atto di offrire alla Vergine un libro aperto che contiene la seguente affermazione: “Quae te divisa Beatam efficiunt, collecta tene”. L’immagine sintetizza il paradigma seguito da questo autore che segna in modo sommo l’adozione di un modello enciclopedico che, in accordo con il clima culturale del suo tempo, ha come scopo appunto quello di “colligere” quanto era disperso e offrirlo come devoto omaggio e, allo stesso tempo, sintesi di un “sapere” che trova proprio in Maria una somma gerarchia. 20 I. MARRACCI, Polyanthea mariana in libris XVIII distributa, Sumptibus Petri Ketteler, Colonia 1683. Quest’opera ebbe grande sucesso editoriale come strumento per la predicazione mariana, il nutrimento spirituale dei fedeli, la composizione di altre opere affini. Dopo la pubblicazione postuma del 1683, cui si aggiunse l’Appendix ad Bibliothecam Marianam, seguí l’anno sucesivo una nuova edizione. Nel 1694 il fratello Ludovico Marracci curò un’edizione in 20 volumi, e non in 18. Nel 1710 vide la luce una nuova edizione a Colonia, presso F. Metternich. Sucessivamente, di nuovo a Colonia, si segnalano altre due edizioni degli anni 1727 e 1728. L’ultima edizione della Polianthea si ebbe a Napoli nel 1733. Fu ristampata da J. Bourassè nella sua Summa aurea, tomo IX, cc. 851-1512 e tomo X, cc. 9-595. 21 Ippolito Marracci nacque a Torcigliano di Camaiore (Lucca) il 18 febbraio 1604, primogenito di 11 figli, nel seno di una famiglia di solida pietà cristiana. Nel 1621 divenne religioso nell’Ordine dei Chierici Regolari della madre di Dio che San Giovanni Leonardi aveva fondato da poco nella città di Lucca. Compie i suoi studi teologici nel Collegio romano dei Gesuiti dal 1629 al 1632 e viene assegnato dai suoi superiori alla comunità romana di Santa Maria in Campitelli dove rimarrà per tutto il resto della sua vita assolvendo vari uffici: formatore della congregazione giovanile, parroco per sei anni (1635-38), 1648-51) e rettore per nove anni. Fece voto di schiavitù mariana impegnandosi nella difesa del dogma dell’Immacolata Concezione e nella dedicazione di tutte le sue forze alla propagazione del culto mariano. Dal 1655 al 1666 si troverà coinvolto in due processi da parte dei maes tri del sacri Palazzo a motivo della pubblicazione di alcune sue opere in difesa dell’Immacolata Concezione. Il primo processo (1655-1663) lo vede condannato dal maestro del sacro palazzo Raimondo Capizucchi, a 23 giorni di carcere coatto e la minaccia di maggiori pene nel caso fosse recidivo. Ma egli ottiene da Alessandro VII la revoca della sentenza con decreto del nuovo Maestro del sacro palazzo Giacinto Libelli (30 agosto 1664). Il secondo processo (1664-1666), apertosi ancora per la pubblicazione a Bolzano di una nuova sua opera dal titolo Alloqutiones pacificae pro Immacolata Concepitone si concluderà con pene severissime: scomunica, interdetto di predicazione e insegnamento, privazione della voce attiva e passiva (6 novembre 1666). Bisognerà attendere il 21 gennaio 1671 per la piena riabilitazione del Marracci da parte del Sant’Offizio con l’assoluzione da ogni censura e la decisione di restituire le opere sequestrate. Da molti amici che vanno a trovarlo per congratularsi con lui egli è considerato “martire dell’Immacolata” Muore santamente a Roma nel 19 maggio 1675. Ippolito Marracci raggiunse un primato assoluto nella composizione di opere mariane. Ben 115 opere sono quelle conosciute, di cui 32 date alle stampe, 52 rimaste manoscritte e 31 smarrite. Studi: F. PETRILLO, Ippolito Marracci protagonista del movimento mariano del secolo XVII, Edizioni monfortane, Roma 1992; G. M. ROSCHINI, Un grande precursore dell’era mariana: il P. Ippolito Marracci, OMD, in Alma socia Christi. Acta congressus mariologici-mariani Romae anno 1950 celebrati, Academia mariana internationalis, Romae 1953, 11, 218-232; F. SARTESCHI, De scriptoribus congregationis clericorum regularium Matris Dei, Romae 1753, 135-151; C. ERRA, Memorie dei religiosi insigni della Madre di Dio, Romae, Typis Grossi, 1759, I-II. Cf. anche R. ANTONELLI, Torcigliano di Camaiore, storia di una comunità, Camaiore 1992. La memoria manoscritta delle origini della famiglia Marracci è conservata nell’Archivio della Congregazione della Madre di Dio in Piazza Campitelli, 9 – Roma, Arm. A, Parte 3, Mazzo 45, n. 16; è citata per la prima volta in F. PETRILLO, Ippolito Marracci, op cit. p. 21, n. 2 ed è stata interamente pubblicata da R. ANTONELLI, Al tempo dei Marracci, in Campus Maior, Rivista di Studi Camaioresi, Istituto Storico Lucchese – Sezione di Camaiore, 2004, pp. 56-67. 5 È difficile individuare tra i pur numerosi autori mariani del sec. XVII, un personaggio maggiormente attratto dall’idea della compiutezza gerarchica del “sapere” mariano di quanto non lo fosse il celebre chierico regolare della Madre di Dio. Egli dedicò tutta la vita a tentare le più variate declinazioni mariane del metodo enciclopedico: da quello bibliografico a quello bio-agiografico, da quello simbolico a quello apologetico, a tentare audaci operazioni combinatorie, a riproporre, insomma, in tante opere, vie e strumenti concettuali diversi, onde attingere l’architettura metafisica del reale nella sintesi personale della Beata Vergine e disporre entro le nervature barocche i frutti di una erudizione peregrina ma sempre volta alla sostanziale celebrazione dell’unico soggetto: Maria. L’attenzione che recentemente ha portato ad un approfondimento e conoscenza di un pubblico più vasto l’opera enciclopedica di Ippolito Marracci e la sua strenua difesa del dogma dell’Immacolata Concezione, hanno assicurato alla storia della mariologia, proprio per lo sviluppo che tale opera raggiunse nel Seicento, l’impossibilità di ignorare la prospettiva culturale mariana che di tale cultura oltre che specchio è parte integrante 22 . L’esplosione bibliografica mariana del Seicento, di cui proprio il Marracci con le sue 115 opere (29 pubblicate tra il 1642 e il 1655) è l’esempio più eclatante, non è che uno dei sintomi di come l’amplificatio barocca abbia trovato in Maria il soggetto più rispondente alla sua sensibilità. Posta fra il cielo e la terra e adornata di ogni grazia e privilegio, Maria diviene oggetto di glorificazione quasi illimitata e il rapporto che il fedele stabilisce con lei diviene totalizzante e coinvolgente di ogni espressione della persona. Il Barocco, ha scritto B. Neunheuser, “è l’ultima grande epoca dell’Europa cristiana dove per l’ultima volta nella storia tutto, in ogni settore, è determinato dal fattore religioso il quale vuole esprimersi in una “furia eroica”, quasi incarnando il sovrumano e il soprannaturale nella realtà sensibile”.23 Questa “furia eroica” ben si adattava alla vergine Maria, sintesi dell’umano e del divino, punto d’incontro fra il cielo e la terra, idealizzazione dell’eroico 24 , utopia della mistica città di Dio, architettura divina e Tempio Mistico.25 Gli umanisti del secolo XVII 22 Cf D. CARBONARO – F. PETRILLO (ed), L’Immacolata Madre di Dio nel Seicento. Apporti teologici e spirituali di Ippolito Marracci nel IV centenario della nascita (1604), Atti del 14° Colloquio Internazionale di Mariologia, Edizioni AMI, Roma 2006. 23 B.NEUNHEUSER, Storia della liturgia attraverso le epoche culturali, Roma, Edizioni Liturgiche, 1983, 122. 24 Il modello antropologico favorito dal barocco e quello dell’Eroe. Questi aborre dalla mediocrità e anela raggiungere l’eccellenza e l’infinito in ogni sua impresa. Cf R. DE MAYO, L’ideale eroico della santità nella controriforma, in AA.VV., Società, Chiesa e vita religiosa nell’Ancien Régime, ( a cura di C. RUSSO), Napoli 1976. 25 L’affanno di dar vita nel Seicento ad un’architettura divina, conduce ad adottare come modello il tempio Salomonico e al delirio oggettivo di svelare con processi “scientifici” la forma e le strutture “vere” dell’edificio disegnato da Dio. Interessante, in questo senso, la posizione centrale dei gesuiti J. De Prado e J.B. Villalpando che raccolgono l’essenziale della cultura classica per fonderla in modo originale con la tradizione biblica e cristiana nei tre volumi della loro opera In Ezechielem explanationes et apparatus urbis ac Templi hierosolymitani. L’opera è la più ambiziosa ricostruzione del Tempio che sia stata fatta. Frutto di 6 cercarono di imporre una società eminentemente cristiana che testimoniasse questo carattere soprattutto in ciò che si riferiva alla casa di Dio 26 . In questo contesto Maria apparve chiaramente come la concrezione ideale dell’armonia, sostanziale raccordo con la visione utopistica di perfezione, proporzionalità, modello divino. Trasferendo tutto ciò a Maria si raggiunge il superamento della realtà visibile che postula l’utopia e che nutre il simbolismo mariano così fervidamente utilizzato sia dal Marracci come da altri autori della sua stessa congregazione. Enciclopedismo bibliografico Nella seconda metà del secolo XVI, e, più intensamente, nei suoi ultimi decenni l’aumento della produzione tipografica, ma soprattutto, l’estensione e lo sviluppo dei generi disciplinari e letterari, agirono di sprone nel senso del concepimento e della realizzazione di imprese bibliografiche settoriali e specializzate: destinate cioè alla raccolta ed alla organizzazione repertoriale delle opere di un certo ambito professionale o scientifico 27 . La forte crescita del materiale stampato, grazie anche all’abbattimento dei costi nella produzione materiale del libro, fece si che l’oralità cedesse spazi sempre maggiori all’opera scritta e il libro entrasse lentamente nella quotidianità. Ad un sapere in estensione corrispondono ora esigenze e tentativi di organizzazione diversi. La premessa concettuale della Biblioteca a carattere enciclopedico era stata all’origine dell’opera bibliologica di Conrad Gesner (1516-1565) che, nella sua “Bibliotheca Universalis” aveva svolto un unicum nella storia della bibliografia. Nessuno prima di Gesner, o dopo di lui, è riuscito ad allestire un catalogo universale degli scrittori e delle loro opere. Questa sua caratteristica eccezionale fu apprezzata sin dal suo apparire e, dal XVI secolo, il repertorio gesneriano verrà avidamente cercato per la sua preziosità bibliografica. Ma “l’irripetibilità del miracolo gesneriano – dovuto non solo alla intraprendenza e alla genialità bibliografica di Gesner, ma anche, alla speciale condizione storico-documentaria che era venuta a maturazione un secolo dopo l’invenzione della stampa – non poteva che condurre alla riaffermazione del principio di selezione, e quindi a sfociare in quello che, da allora in poi, sarebbe stato esclusivamente un riproponimento di bibliografie particolari”28 . lunghi anni di paziente e appassionato lavoro, fu illustrata con ineguagliabile splendore e pubblicata a Roma nel 1596 (Vol I) e 1604 (voll. II e III).Cf AA.VV. Dios arquitecto , J. B. Villalpando y el templo de Salomón, Ed. Siruela, Madrid 1991. Nel campo mariano questo straordinario interesse trovò una singolare applicazione a Maria nell’opera rimasta manoscritta di un confratello di Ippolito Marracci. Si tratta di F. LEONARDI, Templum mysticum Salomonis veri, seu Deipara in Templo Salomonis adumbrata, sec. XVII, mss. B58; B59; B61;B62; B63. Bibl. OMD – Roma. Cf. F. PETRILLO, Simbolismo e mariologia nel Templum mysticum di Francesco Leonardi, in La Madre di Dio, un portico sull’avvenire del mondo , Atti del 5º colloquio Internazionale di Mariologia, Edizione Monfortane, Roma 2001, pagine 117-154. 26 T.GISBERT, El Templo de Jerusalén como modelo del Templo cristiano , in Humanitas (Santiago del Cile), 16 (1999) 669. 27 Per un ampia e profonda analisi della storia della bibliografia cf A. SERRAI, Storia della Bibliografia, Roma 1991, edizioni Bulzoni, voll. I-II-III. 28 Ib., vol. III, p. 76 7 Nei primi decenni del secolo XVII assistiamo così all’allestimento delle prime elencazioni bibliografiche specializzate che risultarono dotate di quelle impostazioni e di quei caratteri che, poi si sarebbero definitivamente affermati come tipici del genere bibliografico. Ad un sapere in estensione corrisposero esigenze e tentativi diversi di organizzazione. Se in passato, con l’Umanesimo e poi nel Rinascimento, il bisogno di riscoprire le orme dell’antichità aveva stimolato una ricerca senza precedenti che in Italia trovava il suo centro, ora il bisogno principale consisteva nel raccogliere e sistemare quel sapere per non perderlo. Queste considerazioni sono anche alla genesi dell’apparizione dei primi cataloghi di bibliografia mariana e di sistematizzazione dell’immenso patrimonio letterario sulla Vergine Maria che proprio nella prima metà del Seicento vive la sua stagione più feconda e che troverà in Ippolito Marracci il suo più fervido protagonista. Sarà egli a dare inizio ad un progetto culturale vero e proprio nel campo della “Historia leteraria” mariana tale da fissare una pietra miliare in questo genere di studi che, per il periodo a lui coevo, restano insuperati . Nel momento in cui si sviluppa, quasi come una marea montante, un’esuberante ed incontenibile effervescenza della pietà mariana e delle pubblicazioni di diverso stampo sulla Vergine Maria, il Marracci comprese la necessità di un’adeguata informazione bibliografica, della divulgazione dei testi più rappresentativi della tradizione mariana e soprattutto della documentazione favorevole alla pia sentenza, come si era soliti chiamare la tradizione immacolista tra i suoi fautori, per dare consistenza e serietà alle rivendicazioni dottrinali. La Bibliotheca Mariana29 pubblicata nel 1648, rappresenta, in questo senso il più autorevole, anche se non antico, sussidio bibliografico per gli studi mariani dai primi secoli cristiani fino alla prima metà del Seicento. Limitati e praticamente impossibili da consultare sono i primi saggi di cui si abbia notizia. Il più antico è un opuscolo anonimo della prima metà del Seicento: Scriptores de Beata Virgine30 . Si tratta di un elenco di 46 autori che nelle loro omelie (se ne riportano 161) hanno trattato della Vergine Maria. Il Marracci conosce e cita questo elenco, attribuendolo al gesuita Richard Gibbons, (1549/50 – 1663), editore delle omelie di Amedeo di Losanna.31 Di trent’anni posteriore è il lavoro del tedesco Jodocus a Dundick 32 anch’esso citato dal Marracci ma in effetti mai consultato personalmente 33 e tuttora 29 I. MARRACCI, Biblioteca Mariana alphabetico ordine digesta et in duas partes divisa , Romae, Typis Caballi, 1648, I-II. Questa insigne opera del Marracci è stata interamente digitata, riprodotta in un unico volume e pubblicata in collaborazione tra l’Ordine della Madre di Dio a cui appartenne il Marracci e L’Associazione Mariologica Interdisciplinare Italiana. Fa parte della collana Monumenta Italica Mariana, vol. 2, Edizioni AMI, Roma, 2005. 30 (ANÓNIMO), Scriptores de Beata Virgine, seu catalogus eorum auctorum veterum praesertim, qui in praecipuis festis Dei Matris , homilías, sermones vel encomia habuerunt, Ex Typis Boscardi, Andromoporali 31 I.MARRACCI, Bibliotheca Mariana, II 327. L’Alva y Astorga nella sua Bibliotheca Virginalis, I 227, n.8, dubita dell’attribuzione a Joannes Molanus. 32 JODOCUS A DUNDICK, Sinopsis bibliothecae marianae, hoc est recensio omnium auctorum qui de Beata Virgine scripserunt, apud J. Kalconem, Coloniae 1643. 33 I. MARRACCI, Bibliotheca Mariana, I, 813: “Illa etenim licet ardentissima concupita, videre adhuc non merui”. 8 impossibile da rintracciare.34 Più o meno del medesimo periodo sono le opere menzionate dal Marracci nell’Appendix ad Bibliothecam Marianam, attribuite al peruviano Antonio Leao de Pinello35 . Il Marracci oltre al titolo di queste opere non riporta nessun cenno bibliografico, segno evidente che non si tratta di dati di prima mano. Le ricerche per la consultazione di questi primi tentativi di bibliografia mariana sono rimasti tuttora infruttuosi, per cui consideriamo ancora valido il giudizio emesso da un grande bibliografo del Novecento, il Padre Giuseppe Besutti (1923-1994), quando riconobbe nel Marracci “il più antico bibliografo mariano ancor oggi citato e reperibile”36 . In ogni modo, nel caso del Marracci, possiamo affermare che la ricerca bibliografica mariana costituisce la sua più impegnativa e feconda attività culminata appunto nella Bibliotheca Mariana, a cui ha legato la fama del suo nome. L’interesse da lui riservato a questo genere di ricerche e alla pubblicazione degli scritti mariani, costituisce un vero progresso dal punto di vista sia storico che scientifico, rispetto a tutti i precedenti tentativi finora conosciuti. Per il suo carattere generale e la sistematicità dello sviluppo che motiva il suo esclusivo interesse nella difesa del culto mariano e del dogma dell’Immacolata Concezione in particolare, la pubblicistica mariana assolve un compito predominante e qualificante all’interno del suo articolato progetto che, inaugurato precisamente nel 1648 con la pubblicazione della Bibliotheca Mariana, si svilupperà fino al 1655, allorquando la sua attenzione sarà assorbita in modo quasi esclusivo dalla polemica concezionista. Durante questo periodo il Marracci si impone anche come bibliografo ed editore di libri mariani d’accordo ad un piano che rivela la metodicità e allo stesso tempo la lungimiranza di una strategia non isolata nè improvvisata, ma sapientemente disposta in quello che è il piano organizzativo nel manoscritto Idea Bibliothecae Magnae Marianae37 . Il piano generale dell’opera prevedeva la pubblicazione di 16 volumi (uno per ogni secolo), suddivisi poi, secondo le necessità, in più tomi. Per ogni secolo il Marracci ha cura di nominare l’autore, gli scritti che intende pubblicare e le edizioni da cui essi devono essere tratti. Nei primi secoli sono i testi apocrifi ad occupare un posto predominante, ma se tali indicazioni sono di scarso valore per il periodo più antico, diventano preziose per il bibliografo quando si avvicinano agli autori dei secoli XVI e XVII. Il Marracci si preoccupa di indicare con un asterisco quelle opere di cui conosce solo il titolo e che non ha potuto consultare personalmente. Le note marginali testimoniano la cura con cui cercava di completare il suo progetto. 34 Altri bibliografi tra cui C.U.CHEVALIER nel suo Répertoire des sources historique du moyen âge. BioBibliographie, Picard, Paris 1905-1907, col. 3044, lo citano, mentre F. PÉRÈNNES nel Dictionnaire de bibliographie catholique da lui curato, dubita della sua stessa esistenza, cf cap.XLV, col. 9-35. 35 Biblioteca sive catalogus marianus in quo per septuaginta duas classes et plusquam triginta appendices omnes marianos scriptores distribuuntur; Museum marianum id est catalogus omnium auctoru m quórum proprium et speciale assumptum est agere in toto libro de sacratissimae Virginis vita, encomiis, miraculis, elogiis, excellentis ac praerogativis. Cf I.MARRACCI, Appendix ad Bibliothecam Marianam, Coloniae, prope S. Paulum, 1683, 14-15. Cf anche P. DE ALVA Y ASTORGA, Militia Immaculatae Conceptionis contra malitiam originalis infectionis peccati, Lovanii, Typ. Immaculatae Conceptionis, 1663, 105-106. 36 G.M.BESUTTI, Note di bibliografía mariana, in Marianum 9-10 (1947-1948) 117. 37 I. MARRACCI, Idea Bibliothecae magnae marianae, Bibl. OMD, Ms MI B LVII. Il manoscritto fu completato nel 1650, come si deduce dal fatto che nella prefazione al lettore ricorda che sono trascorsi due anni da quando fu pubblicata la Bibliotheca Mariana avvenuta nel 1648. Cf Ib. F. IV. 9 Questo colossale sforzo si concretizza parzialmente con una serie di undici Mariali, cinque dei quali vengono pubblicati38 e sei rimangono manoscritti39 Per la redazione dei suoi Mariali il Marracci si avvalse, in parte, di alcune raccolte che giá circolavano a suo tempo, come la notevole Pietas mariana graecorum di Simone Waugnerech che egli conobbe e cita anche perché vi compaiono nuove testimonianze dei Padri a favore dell’Immacolata Concezione. Frequentemente ricorre al grande patrologo francese, il domenicano Francesco Combefis (1605-1679), che da abile ellenista consacró 50 anni della sua vita al ristabilimento e alla critica degli antichi Padri. Per l‘investigazione che invece realizzó personalmente e la ricerca dei manoscritti, si orientó per mezzo dell’opera di Antonio Possevino (1533-1611), dal titolo Apparatus sacer ad scriptores Veteris et Novi Testamenti, pubblicato a Venezia in tre volumi fra il 1603 e il 1606. Fu questo un impegno gravoso che occupò il Marracci fra il 1648 e il 1656. Lo svolse, come afferma alquanto enfaticamente, “facendo minuziose ricerche nelle più insigni biblioteche dell’orbe cristiano”40 e avvalendosi della collaborazione e delle traduzioni che per lui andavano realizzando, oltre al fratello Ludovico, eccellente orientalista e conoscitore delle lingue antiche, altri noti studiosi come l’arcivescovo di Iconio mon. Matteo Cariofilo 41 , il canonico della Basilica Vaticana, il tedesco Luca Holsten42 , il chierico regolare teatino Vincenzo Riccardi43 e il famoso custode della Biblioteca Vaticana Leone Allatio. All’interesse predominante per la bibliografia mariana in generale, il Marracci aggiunse anche un’attenzione particolare per questioni mariologiche particolari o per categorie di persone, che costituiscono praticamente dei cataloghi specializzati che fanno di questo autore una fonte inesauribile di riferimento per la ricerca bibliografica. A questo genere appartengono i manoscritti: Catalogus immaculatus marianus44 che riporta la notizia bibliografica di oltre 500 autori ed opere sull’Immacolata Concezione; Calamus purpureus45 , lista delle opere mariane di 150 cardinali che copre il periodo che va da San Girolamo fino al cardinale Sforza Pallavicino (1666); e la lista di bibliografica circa il tema della schiavitú mariana presentata nella Expostulatio ad Clementem X de abolito mancipatu46 . 38 S. Germani patriarchae constantinopolitani Mariale, apud Franciscum Caballum, Romae 1650; Leonis imperatoris cognomento philosophi, seu sapientis, Mariale, apud Dominicum Manelphium, Romae 1651; Isidori archiepiscopi Thessalonicensis, Mariale, Typis Dominici Manelphi, Romae 1651; Adae Abatís Perseniae sacri Ordinis Cisterciensis alumni, Mariale, Typis Ignatiis de Lazzaris, Romae 1652; S. Josephi Himnographi siculi, syracusani, Ord. D. Basilii Monachi, Mariale, Typis Ignatiis de Lazzaris, Romae 1659. 39 Raccolti in un grosso volume, segnato MI B III della Biblioteca dei Chierici Regolari della madre di Dio (Piazza Campitelli, 9 – Roma), sono conservati i Mariale manoscritti di Andrea di Creta, san Giorgio di Nicomedia e Giacomo il Monaco; nel volume sgnato MI B IV trovano posto i Mariale di san Giovanni Crisostomo e san Giovanni Damasceno; nel volume MI B LI il Mariale Apostolico. 40 Cf. Mariale sancti Germani, ad lectorem. 41 Cf I. MARRACCI, Bibliotheca mariana, I, 760-761. 42 Ib., II, 42-43 43 Ib., II, 440-441; 476-477. 44 Catalogus immaculatus marianus quingentorum et amplius auctorum pietate et doctrina máxime ilustrium... Biblioteca Apostolica Vaticana, Ms. V.L. 13514, ff.1r-60v. 45 Calamus purpureus marianus, Biblioteca OMD, Ms MI B XLIII, ff. III, ff. 1r-170v. 46 Expostulatio ad Clementem decimum Pontificem Maximum, de abolito mancipatu Augustiss. Virginis Deiparae Reginae coelorum et hominum, eoque iterum instaurando, Biblioteca Nazionale di Roma, Ms. V. 320. Cf S. DE FIORES, La schiavitù mariana nell’inedita “Expostulatio ad Clementem X” d’Ippolito 10 Per quanto riguarda ancora la bibliografia generale, il Marracci non tralasció la ricerca e la recensione di quelle opere venute alla luce dopo l’edizione della Biblioteca Mariana del 1648. L’Appendix ad Bibliothecam Marianam 47 pubblicata postuma nel 1683 a Colonia testimonia questa incessante preoccupazione per tenere aggiornato uno strumento di imprescindibile utilitá tanto per il suo personale progetto come per tutti gli studiosi che vi avrebbero fatto ricorso. Nell’Appendix trovano posto oltre mille autori dei quali, con puntigliosa precisione, annota quali opere fossero ancora manoscritte, quali siano le novitá editoriali e di passo corregge e completa alcune indicazioni dell’edizione della Bibliotheca Mariana del 1648. Da questo quadro generale che testimonia la passione per quella che potrebbe sembrare una attivitá minore rispetto alla piú feconda produzione e ricerca teologica, emerge una gigantesca fonte che fa da sopporto e allo stesso tempo é garanzia di qualsiasi studio che voglia definirsi scientifico e serio. Il Marracci, in questo senso, é il primo a comprendere, nel campo mariologico, che una ricerca bibliografica é sempre testimonianza e strumento fecondo di nuove scoperte. Dal punto di vista più direttamente riconducibile alla difesa dell’Immacolata Concezione, la ricerca bibliografica si impone come testimonianza storica ed elemento teologicamente qualificabile e diacronico di una permanente presenza nel vissuto ecclesiale e nel sentire vivo della Chiesa che al Marracci interessa materializzare fino ad offrirlo come prova irrefutabile che non si tratta di una sententia nova ma pietas antiqua e solidamente radicata nella tradizione della Chiesa. In effetti è questo l’elemento che il Marracci riscatta con maggiore evidenza dalla Bolla Sollicitudo omnium ecclesiarum di Alessandro VII, quando vi trova confermata l’antichità di tale sentire nella parte discorsiva del documento: “Sane vetus est Christifidelium...”. Questa presa di posizione da parte del magistero fu considerata dal Marracci, che da oltre venti anni veniva documentandola bibliograficamente, come la più solenne smentita all’opinione contraria che aveva nel cardinale Caietano un suo autorevole paladino 48 . Nel suo personale caso si verifica perfettamente questa interattiva e complementaria funzione, nel momento in cui non solo riesce a rendere viva, anche se solo parzialmente, la forza profetica con cui la stessa Vergine Maria anticipó che tutte le generazioni l’avrebbero proclamata beata (cf Lc 1,48), ma anche, e soprattutto, che in questa voce dei secoli si nasconde il permanente sensus fidei e consensus Ecclesiae che va ascoltato e accolto come fonte per quella comprensione totale della Veritá verso la quale lo Spirito guida tutta la comunitá credente. Marracci, in D. CARBONARO – F. PETRILLO (ed.), L’Immacolata Madre di Dio nel Seicento, Edizioni AMI, Roma 2006, 89-129. 47 Appendix ad Bibliothecam Marianam, in qua non pauci supra mille auctores , qui de SS.ma Deiparante Maria Virgine scripsere, in prima eiusdem marianae biblithecae editione, vel quia tunc nondum scripserant, vel quia tunc nondum inventi fuerant, praetermissi, cum recensione operum continentur et nonnulli iam ibi signati, accuratius consignantur, Coloniae Agrippinae, apud Ketteler, prope S. Paulum, anno MDCLXXXIII. 48 “I dottori che aderiscono alla dottrina sulla preservazione della Beata Vergine dal peccato originale, sono infiniti se ci limitiamo al presente... ma risulta significativo che nessun santo e nessun dottore illustre dell’antichità sia presentato a sostengo di tale ipotesi, se non da falsari”. Cf CAIETANO (T. DE VIO), Tractatus de Conceptione Beatae Virginis ad Leonem X Pont. Max. In quinque capita divisus , in Opuscula Omnia, Venetiis, apud Juntas, 1612, t. II, 103. Cf anche I. MARRACCI, Meditamenta in Bullam Alexandrinam. Quest’opera fu pubblicata con altre tre operette inedite nella Trutina Mariana dell’edizione viennese del 1663, per i caratteri di J.J. Kurner. Un esemplare di questa edizione si conserva nella Biblioteca Apostolica Vaticana: R.G.Teo.VI.423. 11 La Bibliotheca Mariana, in ogni modo, é l’opera con la quale, come giustamente ricorda Besutti, il Marracci “si è fatto un nome”49 . La sua fama é rimasta praticamente legata alla consultazione di questo prezioso strumento che pur con alcune inesattezze, resta, almeno per il suo periodo, ancor oggi insuperato. L’opera risente di alcuni condizionamenti propri della sua epoca giá evidenti nell’ampollosa dedica al senato della Repubblica di Lucca, dove una frase scritta ai piedi di una immagine della Madonna venerata in quella cittá, motiva un’ampia disquisizione sul concetto di libertá. Cosí pure l’altissimo senso dell’onore caratteristico dell’epoca barocca trasposto in termini eroici pone l’accento piú sulla biografia del personaggio che sugli scritti. Il senso vivo dell’autoritá, anch’esso tipico del ‘600, porta ad una acritica accettazione di riferimenti non sempre verificati, pur quando lo stesso Marracci ne é pienamente cosciente giacchè, nell’introduzione al lettore, confessa praticamente l’impossibilitá per un solo uomo di conoscere e consultare tutto. E c´é da credergli e allo stesso tempo meravigliarsi per il risultato, anche per il fatto che non fu un viaggiatore frequente (trascorse tutta la sua vita nel convento di Santa Maria in Campitelli a Roma) e neppure contava con abbondanza di mezzi economici e tecnici come il suo amico e anch’egli fecondo scrittore e bibliografo mariano, Alva y Astorga. Il ricorso ad altri repertori, peraltro sempre citati e frequentissimi, denota che almeno in parte il lavoro non fu di prima mano, per cui si impone una revisione diretta delle fonti ed un controllo delle singoli citazioni sulle opere originali. Altri limiti dell’opera, che debbono attribuirsi piú all’epoca in cui visse che alla persona, vanno riconosciuti non per sminuire la portata dell’ingente ricerca del Marracci, ma per contestualizzarla. Ad esempio é il nome a determinare l’ordine alfabetico con il notevole inconveniente che ne resta difficoltata l’identificazione. É vero che poi alla fine gli indici si moltiplicano: per cognome (anche se in questo caso la latinizzazione dei medesimi accresce la difficoltá), per dignitá, per appartenenza agli ordini religiosi, per nazionalitá, per il secolo, eppure questa puntigliosa identificazione non rende piú agevole la consultazione dal momento che a mancare é l’indice che piú di ogni altro sarebbe di grande utilitá pratica: quello per materia che permetterebbe districarsi con maggiore facilitá fra i tremila autori citati e le oltre seimila opere descritte 50 . Pur con queste critiche osservazioni, va riconosciuto che senza il lavoro del Marracci l’intero progresso della mariologia ne avrebbe risentito, soprattutto con riguardo agli autori del secolo XVII, dove piú critica, precisa e fondamentale si rivela la sua inesauribile ricerca. Il Marracci, testimone di un’epoca e di una cultura che amplifica ogni aspetto e nella quale il senso dinamico dell’immaginativa umana si adopera a potenziare, approfondire, dilatare tutta la realtá, trovó scritta nella “Virgo liber Verbi”51 , l’intera 49 BESUTTI G.M., Note di bibliografía mariana, pag. 3. Nella Bibliotheca Mariana si recensiscono “ 6000 opere mariane composte da 2678 autori”. Cf S. DE FIORES, Ippolito Marracci (+1675)”, in S. DE FIORES-L.GAMBERO (Ed.), Testi mariani del secondo millennio.5. Autori moderni dell’occidente (secc. XVI-XVII), Città Nuova, Roma 2003, 821. Cf pure V. PASCUCCI, Marracci Ippolito, in Marienlexikon 4, 337-338. 51 SOPHRONIUS HIEROSOLYMITANUS, Hymnus In Nativitate Domini, PG 87, 3, 3741-2. Questa espressione è scelta per il libro I.M.CALABUIG (Ed.), Virgo liber Verbi. Miscellanea di studi in onore di p. G.M.Besutti, O.S.M., Edizioni Marianum, Roma 1991. Cf G.GHARIB, “Virgo liber Verbi” negli scritti dei 50 12 economia della salvezza, quasi il metodo di Dio, e in quel libro seppe leggere sempre le grandi meraviglie da Lui compiute. Non é azzardato dire che nel suo inesauribile cercare le pagine scritte nella storia dello studio teologico e della pietá, abbia contribuito ad aprire il libro non scritto da mani di uomo che fu il cuore della madre, dove ogni cosa era custodita e conservata nella memoria viva di quanto in Lei e per Lei era accaduto per poi raccontarlo a tutte le generazioni. Enciclopedismo bio-agiografico mariano. Il singolare intreccio fra la storia del culto, la promozione attiva della spiritualità mariana e l’adesione alla pia sentenza, fortemente costruito su una dedicazione esclusiva della persona, quasi un vissuto mariano, costituisce la nota originale del modo in cui il Marracci “narra” tale storia e promuove la vincolazione con Maria. Il modello antropologico che costituisce lo sfondo culturale del barocco, condiziona questa narrazione privilegiando le gesta strordinarie, le origini nobili, i comportamenti cavallereschi, la visione gerarchica delle “subalternate influenze” che tanto socialmente come spiritualmente stabiliscono la differenza tra la mediocrità e l’eccellenza, tra il quotidiano e l’eroico, il comune operare e lo straordinario. Il risultato è una vera e propria enciclopedia narrativa dove il vissuto mariano prende corpo attraverso le personali vicende di migliaia di devoti e le modalità con cui hanno espresso il loro riferimento alla Vergine. Anche in questo senso il suo progetto destinato “ad marianam pietatem excitandam”, piú che su una teorizzazione della necessità del culto, fa leva sull’esemplarità dei personaggi e la excellentia virtutum 52 che lo ha caratterizzato. Il “vissuto mariano”, in cui ogni singolo personaggio si distacca in modo eccellente, mostra il canone di imitabilità e quindi lo statuto per accedere ad una nuova nobiltà, fissata ora sul grado di intensità e di devozione alla Vergine. Il Marracci concorre così al progetto che anima autori come Placido Nigido con il suo Mariale, Guarini53 , Paciuchelli54 , Emmanuele di Gesù Maria55 , per accrescere la devozione mariana, ma nel suo caso questo si struttura in modo organico, sistematico e massiccio, mediante la pubblicazione di centinaia di biografie mariane e poi, Padri, in M.M.PEDICO (a cura di), Maria di Nazareth itinerario di lieto annuncio , Edizioni Monfortane, Roma 1998, 153-159. 52 Il collegio dei teologi di Salamanca nella petizione a Clemente VIII per la canonizzazione di T eresa d’Avila introduce il concetto di virtù eroiche come misura di quella eccellenza. Da allora il santo è ipotiposi di quel concetto, contro la mediocrità pur orazionalmente aurea. Cf R. DE MAIO, L’ideale eroico della santità nella controriforma, 286. 53 Il Guarini si propone di “innestare e accendere di nuovo nei petti nostri, l’antica devozione di questa Madre di Dio quasi del tutto svelta e spenta”. Cf G.B. GUARINI, Della gierarchia ovvero del sacro regno di Maria Vergine, Venezia, 1600, p. A 4 54 . Lo stesso proposito anima il Pachiuchelli: “risvegliare dalla pigrizia e dal torpore spirituale quelli che dormono e incitarli, come usando gli sproni, e spingerli alla devozione, all’onore e fervido amore verso la Madre di Dio”. Cf A. PACIUCHELLI, Dormitantis animae excitationes ad laudandam diligendam atque colendam SS. Deiparam Virginem Mariam, Venetiis 1659, 265. 55 EMMANUELE DI GESÙ MARIA, Il regno di Maria Vergine Madre di Dio. Nuovo Mariale, Napoli 1681, discorso al lettore. 13 in modo più specifico, immacoliste56 . È il teatro della vita a parlare, più che la teoria57 . È questo un genere che caratterizza quasi il 50% di tutte le opere pubblicate dal Marracci stesso a cui si deve aggiungere il fatto che furono tutte ristampate nella Summa Aurea del Bourassé58 . Quale effetto profondo ed incisivo devono aver provocato nella pietà popolare è facile da immaginare, anche se va onestamente riconosciuto il fatto che la mancanza di un vero riferimento dottrinale capace di fondere ed esprimere cristologicamente le ragioni della presenza del culto mariano nell’insieme dell’unico culto cristiano, priva questo sforzo di quella necessaria consistenza e metodologia pastorale che avrebbe assicurato un più esteso successo. Cosí pure si lamenta il fatto che non abbia suscitato ed orientato un vero movimento di fede e di devozione mariana valido anche per le future generazioni come invece avvenne, ad esempio, per i notissimi trattati di San Luigi da Monfort o di Sant’Alfonso Maria de’Liguori che per il loro influsso e diffusione furono, e sono tuttora, capaci di alimentare rettamente una genuina pietà mariana. Questi ci insegnano che le opere mariane più incisive sono state quelle aperte ai diversi apporti culturali, fusi in una intensa vita spirituale mariana e non imposti al popolo. Il vasto materiale raccolto dal Marracci non mantiene sempre un tono qualitativamente significante, essendo in gran parte raccolta di testimonianze biobibliografiche sul culto mariano e immacolista in particolare. Certamente tale raccolta risponde ad un fine che potremmo definire parenetico-storico, destinato ad accrescere nel lettore il desiderio dell’emulazione del personaggio proposto, anche se in questa dinamica si offrono abbondanti indicazioni per una ricostruzione fenomenologica della storia del culto mariano. Essa resta, pur tuttavia, fondamentale per una ricostruzione evolutiva della 56 Un resoconto di tutte queste biografie mariane a carattere generale assomma a ben 2777 personaggi così distribuiti: 95 Pontefici in Pontífices maximi Mariani, Romae 1642; 11 Apostoli, in Apostoli Mariani, Romae 1643; 44 Fondatori, in Fundatores Mariani, Romae 1643; 70 Vergini, in Lilia Mariana, Romae 1651; 136 Re e Regine, in Reges Mariani, Romae 1654; 223 Cardinali,in Purpura Mariana, Romae 1654; 66 Imperatori, in Caesares Mariani, Romae 1656; 667 Vescovi, in Antistites Mariani, Romae 1656; 218 Eroine e donne illustri, in Heroides Marianae, Romae 1659; 442 Prìncipi e principesse, in Principes Mariani, Romae 1660; a questi si devono aggiungere 800 Religiosi, in Religiosi Mariani, Ms. MI B II, Bibl. OMD; più 5 santi canonizzati dal Papa Clemente X il 12 aprile 1671, in Pentagium Marianum, Ms MI B XXXI, Bibl. OMD, le cui biografie rimasero manoscritte oltre al fatto che sono andati smarriti due volumi riguardanti Profeti e Martiri mariani. Parallelamente sviluppa un lavoro destinato a specificare la devozione mariana e l’adesione alla dottrina dell’Immacolata Concezione di altri 718 personaggi così divisi: 46 Papi, in Tiara Pontificia mariana immaculata, Ms. MI B XIX, Bibl. OMD; 109 Cardinali, in Galerus purpureus marianus immaculatus, Ms. MI B I, Bibl. OMD; 300 Ves covi, in Infula mariana immaculata, MS. MI B XXII, Bibl. OMD; 15 Imperatori in Diadema caesareum marianum immaculatum, Ms. MI B XXXVI, Bibl. OMD; 35 Re e Regine, in Sceptrum regium marianum immaculatum, Ms. MI B I , Bibl. OMD; 63 Prìncipi e principesse, in Corona mariana immaculata, MS. MI B XVI, Bibl. OMD; 150 Santi e dottori della Chiesa antica, in Sancti atque illustri doctores antiqui pro Immaculata Conceptione Deiparae Virginis, Ms. MI B XLVII, Bibl.OMD. 57 “Useró un efficacissimo genere esortativo per promuovere la devozione mariana...presentando alla altrui imitazione, gli esempi dei prìncipi mariani eccezionalmente devoti della madre di Dio, ricavandoli dai più seri e documentati scrittori. Cf I. MARRACCI, Principes mariani, ad lectorem. E ancora: “affinchè tutto l’universo cristiano sia indotto, con nuovi e più stimolanti appelli alla pietà mariana, che è radice della gloria celeste e di ogni bene. Id., Reges mariani, Ad lectorem. Il principio dell’amplificatio si applica ai vari settori della vita seicentesca, determinando una scala di valori diversa e perfino opposta a quella del rinascimento e dell’illuminismo: si preferisce la festa e il teatro alla banalità dell’ordine quotidiano. Cf S. DE FIORES, Il culto mariano nel contesto culturale dell’Europa, 4-5. 58 J. J. BOURASSÉ, Summa aurea de laudibus B.M.V. Dei genitricis sine labe conceptae , Paris, Migne, 18621866, I-XIII. 14 spiritualità mariana e per una storia della mariologia che voglia essere attenta, non solo alle manifestazioni macroscopiche che segnano in modo chiaro il discorso di fede sulla Madre di Dio nelle diverse epoche culturali, ma anche a quei “vissuti” mariani che si incarnano nella concreta esperienza di migliaia di personaggi che il Marracci ha cura di trasmetterci. Tale metodo è il più rispondente, e chissà in questo troviamo la chiave ermeneutica di tutto questo ingente materiale, a documentare che la spiritualità mariana è intrinseca all’unica spiritualità cristiana e che, quanto piú viva e sincera è questa, tanto più evidente e coinvolgente, deve essere l’altra. Questa stessa finalità è riproposta in modo parallelo per quanto si riferisce alla dottrina circa l’Immacolata Concezione. L’ideale eroico della santità deve necessariamente esprimersi, nella personale visione del Marracci, per una difesa di questa posizione. D’altra parte non bisogna dimenticare che la causa dell’Immacolata Concezione aveva assunto nel secolo XVIIº toni epici e cavallereschi fino a divenire una questione d’onore e trasformarsi in una ragion di Stato 59 . L’iperbole della santità personale e l’autorevolezza del magistero sia teologico che carismatico del personaggio trattato trovano conferma nel grado di accettazione e di esplicita difesa del privilegio mariano. Manca ad un grado di credibilità e di perfezione chi si sia discostato o abbia negato quest’onore per la Vergine. E se il personaggio è in ogni modo ragguardevole per il suo ufficio o per l’indubbio merito acquistato, sicuramente deve aver in cuor suo ritenuto la pia sentenza, nonostante qualsiasi altra evidenza in contrario che deve sempre essere attribuita a falsari o commentaristi maleintenzionati. È così che non sfuggono alla revisione che ne fa il Marracci, personaggi come lo stesso san Tommaso d’Aquino e buona parte dell’Ordine dei Predicatori, che certamente non erano dei campioni dell’Immacolata.60 Tutto ciò giustifica un’altra direzione all’incontenibile attività del Marracci e che si concretizza nella serie delle Vindicationes61 , una sorta di riscatto di tutti quei santi, dottori 59 Fu soprattutto la Spagna ad assumere questa missione, con varie ambasciate a Roma ed una política generale per ottenere il beneplacito della Santa Sede. Cf C.GUTIERREZ, La Bula Sollicitudo a favor de la Inmaculada Concepción y las gestiones para conseguirla (1659-1661), in Acta Congressus mariologici Romae 1954, Romae, Pontificia Academia Mariana Internationalis, 1956, v. II, 153-173. Per la seconda parte dell’articolo cf Id., España por el dogma de la Inmaculada Concepción. La Embajada a Roma de 1659 y la Bula “Sollicitudo” de Alejandro VII, in Miscellanea Comillas XXIV (1955) 1 -75. 60 I. MARRACCI, Vindicatio sacri Ordinis Praedicatorum a vulgi calumniis in controversia Conceptionis Beatissimae Virginis Mariae in duos libros divisa, Ms MI B LIV, Bibl. OMD. Malgrado gli attacchi di una parte certamanete qualificata dei Domenicani, non si può dire che questi furono completamente ass entí dal movimento immacolista. È quanto documentato dal Marracci come un ulteriore segno di quella universalità che gli sta a cuore dimostrare. D’altra parte é documentato che autori come Ambrogio Caterino e Tommaso Campanella in Italia, Guglielmo Pepin in Francia e molti altri soprattutto in Spagna e Portogallo, non esitarono a prestare il loro assenso valido e fondato sull’argomento, pagando, per questo, una sorta di ostracismo da parte dei loro confratelli. Cf. R. DE ALMEIDA ROLO, A Imaculada Conceiçao, controversia acerca do seu cultu entre dos teologos portugueses, in De Cultu mariano saeculis XVII-XVIII, II, 129-148. Anche per il cardinale Caietano il Marraci scrive una ponderosa Vindicatio rimasta manoscritta, mediante lo stratagemma, in realtà abbastanza infondato, di attribuire la sua opera ad un comodo quanto fantomatico pseudo-Caitano, con tanto di scuse per averlo ritenuto , e per questo attaccato, l’autore del controverso e scomodo trattato De Conceptione. Cf. I. MARRACCI, Vindicatio Caietana, Ms MI B IX , Bibl. OMD. Id. Excusatio pro libello praenotato fides Caietana , nell’edizione viennese della Trutina Mariana del 1663, pp. 78-90. Si aggiunga a tutto ciò anche la difesa, chiaramente senza fondamento, di G.B. De Marinis (15971669), Maestro Generale dei Domenicani, come abbiamo documentato con studi nella Biblioteca Apostolica Vaticana. Cf. F.PETRILLO, Ippolito Marracci, 148. Cf I. MARRACCI, Vindicatio mariniana in controversia Conceptionis B.Mariae Virginis, Ms MI B XXX, Bibl. OMD. 61 Il Marracci inaugura questa revisione difensiva, con il riscatto di 15 santi nell’opera Fides Caietana, Florentiae 1655, per poi proseguire con altri 65 tra Padri della Chiesa e Santi nell’opera Trutina Mariana, 15 della Chiesa o illustri personaggi di cui, per uno o un altro aspetto, viene messa in discussione la sua fede immacolista o siano sommariamente inclusi nel carro degli avversari. L’enciclopedismo simbolico Non coglieremmo appieno l’originale apporto culturale, teologico e testimoniale di Ippolito Marracci se omettessimo un riferimento al suo straordinario enciclopedismo simbolico- mariologico. Se il barocco inaugura la stagione del più fertile simbolismo 62 , questo carattere trova una precisa e abbondante rispondenza nella letteratura mariana del tempo e, in modo originale ed ancora una volta iperbolico nel chierico regolare della Madre di Dio e nella sua comunità religiosa63 . Se “l’anima in barocco” preferisce il simbolo all’idea e alla realtà visibile, è perché attraverso il simbolo attinge ad una dimensione più profonda della realtà stessa. I simboli sono più eloquenti dell’idea e indicano che la realtà espressa è molto viva. Il simbolismo interessa, quindi, come fonte di conoscenza e come orientamento metodologico, così naturale nel mondo occidentale fino al secolo XVII. Non è per caso che il ricorso ad esso abbia trovato un terreno fertile nel Seicento, culturalmente così lontano “dall’imperialismo della ragione che ha poi mostrato i suoi insuperabili limiti”64 . I mariologi del Seicento crearono intorno alla Vergine Maria ciò che Ch. Bernard ha Plasentiae 1660. Non mancarono vindicationes particolari come: Santa Caterina da Siena in Vindicatio sanctae Catharinae senensis, Puteoli 1663; San Giovanni Crisostomo in Vindicatio Chrisostomica, Romae 1664;14 Pontefici in Vindicatio tiarae pontificiae, Ms. MI B XIX, Bibl. OMD; 17 cardinali in Vindicatio galerii purpurei mariani immaculati, Ms MI B I, ff. 337-407, Bibl. OMD; 73 vescovi in Vindicatio infulae sacrae ab imputations adversariorum in controversia Beatissimae Virginis Mariae , Ms. MI B XXII, ff. 210r370v., Bibl. OMD; San Giovanni Damasceno in Vindicatio S. Joannis Damasceni ab imputationibus adversariorum in controversia Conceptionis Beatae Virginis Mariae, Ms. MI B IX, ff. 402r-421v. San Bernardino da Siena in Vindicatio s. Bernardini senenis ab imputationibus adversariorum in cont roversia Conceptionis Beatissimae Virginis, Ms. Biblioteca Apostolica Vaticana, Fondo Chigi B.V.76. 62 CH.A.BERNARD, Simbolismo, in Nuovo Dizionario di Mariologia, a cura di S.DE FIORES e S. MEO, Ed. Paoline, Cinisello Balsamo, 1986, 1302. 63 Sebbene il Marracci sia un caso limite anche in questo ambito, non va dimenticato che proprio nella sua comunità di Santa Maria in Campitelli a Roma, fiorirono varie espressioni in questo senso, tra le quali eccelle quella del già riferito F. Leonardi, con il suo Templum Mysticum Salomonis veri. Cf. F.PETRILLO, Simbolismo e mariología, 125-126. Sempre in ambito simbolico, all’interno della comunità dei Chierici Regolari della Madre di Dio, si privilegiò l’immagine della neve, sicuramente per il fatto che era stata istit uita una congregazione giovanile sotto il nome di “Madonna della neve”, fondata a Lucca nel 1604 per opera del beato Pietro Casani. Circa le opere dei confratelli del Marracci che trattano di questo símbolo ricordiamo quelle da lui citate nella Bibliotheca Mariana: A. SILVESTRINI, De festo Beatissimae Virginis ad nives, Elogia 7; A. BERNARDINI, Nivale munus B. Virginis ad nives dicatum; L. MARRACCI, Aetas nivea mariana; Philtron niveum marianum; Mons in vertice montium; Templum Exquilinum; V. DINELLI, Carmina varia in laudem Virginis ad nives. 64 B. FORTE, Maria, la donna Icona del Mistero. Saggio di mariología simbolico -narrativa, Ed Paoline, Cinisello Balsamo 1989, 15. Passando dal Seicento al Settecento, il panorama cambia totalmente: nuova cultura, nuovi valori e modelli, nuova antropología, nuovi modi di sentire e di vivere. Si passa dal secolo in cui si pensa come Bousset, al secolo in cui si pensa come Voltaire. Cf P. HAZAR, La crise de la conscience européenne, Paris 1964, VII. 16 chiamato “le costellazioni simboliche di maggiore importanza, proprio perché la Vergine stessa è dotata di un forte simbolismo. È un mistero che trascende lo spazio e il tempo. È l’icona che ci avvicina al mistero senza contorni che è Dio stesso, precisamente per le vie del simbolo, come ha affermato B. Forte.65 In questo ambito il Marracci segnò un epoca ed è riconosciuto come l’autore più ragguardevole a motivo della sua quasi insuperabile Polyanthea Mariana. Nel corso dei suoi studi e delle letture patristiche, teologiche e spirituali, il Marracci ebbe sempre cura di raccogliere e sistematizzare in ordine alfabetico tutte le espressioni simboliche che sono state adattate a Maria lungo i secoli. L’iniziativa non era totalmente nuova. Il Seicento conosce, per esempio, l’Alphabetum Marianum di Diego del Castillo (Lione 1669) e di Emmanuele di Gesù Maria (Napoli 1691); il Nomenclator Marianus di Teofilo Raynaud (Lione 1639) e l’Encyclopedia Mariana di Pier Franco Passerini (Piacenza 1665). Ma la Polyanthea Mariana segna il suo punto più alto, come possibilità di un approccio più intuitivo e globale con il mistero di Maria e per l’ampiezza ed universalità dei simboli a lei riferiti. La sua opera resta un classico ancor oggi insuperato, imponendosi come opera enciclopedica e vero monumento per lo studio della mariologia simbolica. 66 Il Marracci è anche autore del primo trattato sul simbolismo in riferimento al sacerdozio mistico di Maria67 , opera purtroppo ancor oggi irreperibile. Smarrito è anche un altro manoscritto a carattere simbolico dal titolo Coelum Marianum 68 . Si conserva invece il manoscritto Nummus Clementinus, in cui riprende i simboli delle stelle a partire dallo scudo pontificio di Clemente X. L’opera, dedicata allo stesso Pontefice Clemente X (16701676), porta la data del 1673 ed esalta la spiritualità dell’anziano pontefice verso il quale il Marracci ha un debito di gratitudine per essere stato lui a liberarlo dalle accuse e censure del maestro del sacro palazzo. Al Marracci, attento e vigile osservatore di tutto ciò che potesse costituire un assenso della Santa Sede verso l’Immacolata Concezione, non sfugge il fatto che le monete fatte coniare da Clemente X nel 1673 per il suo secondo anno di pontificato, avevano una chiara allusione al mistero mariano in quanto vi era raffigurata, da una parte l’immagine dell’Immacolata, e dall’altra il versetto biblico di Giobbe 38,7: “mentre gioivano gli astri del mattino”, e lo stemma gentilizio degli Altieri: 6 stelle. Già precedentemente altri elementi di numismatica mariana erano stati valorizzati dal Marracci a proposito delle monete coniate da Urbano VIII ed Alessandro VII 69 , ma ora 65 B. FORTE, Maria, la donna Icona del Mistero 16. Si deve a R. Laurentin una prima proposta dell’inventario dei simboli mariani presenti nella Polyanthea. Cf. R. LAURENTIN, Clés pour une approche simbolique de Marie, in Etudes Mariales 34 (1977) 42-57. 67 Cf I. MARRACCI, Bibliotheca mariana, I, 601. Il tema del sacerdozio mistico mariano ha attirato l’attenzione di R. LAURENTIN, Le “sacerdotium mysticum marianum” d’Ippolito Marracci , in, Marie, l’Eglise, le Sacerdoce, Paris 1952, 326-340; Cf anche L. ZVER, Doutrina de Hipólito Marracci sobre o sacerdocio de Maria Santísima, in Maria et Ecclesia, VIII, PAMI, Roma 1962, 81-91. 68 Cf I. MARRACCI, Bibliotheca mariana, I, 601. 69 Cf Id., Tiara pontificia immaculata, ms MI B XVII, libro II, cap. XXVII, f. 13; cap. XXIX, ff. 2-3. Nella spiegazione della moneta di Clemente X, il Marracci ha presente un’analogo intento fatto da Nieremberg a proposito del significato immacolatista della moneta di Alessandro VII. Cf E.NIEREMBERG, De nova moneta Ss. DD. Alessandri VII pro gloria Immaculatae Conceptionis perpensa, Valencia, Typis B.Nogues, 1656. 66 17 l’occasione è colta per applicare all’Immacolata Concezione, evidentemente in senso accomodatizio, il versetto biblico fattovi incidere. Nella complessa struttura che riprende il gusto letterario per le costruzioni ardite e la moltiplicazione dei significati, le stelle che lodano la Vergine Maria, sono oltre a quelle fisiche, che posseggono otto caratteristiche mariane (nome, incorruttibilità, bellezza, altezza, magnificenza, splendore, movimento, influsso), anche le “stelle” degli Angeli, degli Apostoli, dei Dottori della Chiesa, dei Santi, dei fedeli laici, ognuna di esse con le proprie esclusive caratteristiche. L’ambizioso progetto portato avanti dal Marracci può senz’altro essere considerato una delle più alte espressioni del metodo enciclopedico, ma anche della lunga storia del discorso di fede sulla Madre di Dio. Nell’acceso dibattito sull’Immacolata Concezione intervenne con un apporto personale che, sintetizzando il meglio della riflessione precedente, seppe proporlo d’accordo alle esigenze del momento presente che gli toccò vivere. I parametri culturali a cui è debitore, contestualizzano certamente la sua opera, ma allo stesso tempo la restituiscono come un’ulteriore conferma che “Maria si inserisce negli stessi periodi culturali fino a costituirne un modello esemplare, anzi un sistema di valori, ricevendo una varietà di interpretazioni e nello stesso tempo aiutando a conquistare nuovi traguardi”70 70 S. DE FIORES, Maria sintesi di valori, p. 18. 18 2. PIETRO DE ALVA Y ASTORGA (1602 - 1667) Dopo il Marracci, è senz’altro il suo amico71 , il teologo francescano Pietro de Alva y Astorga72 , che va riconosciuto come l’autore più rappresentativo del modello enciclopedico mariano durante il secolo XVII, in quanto ci ha tramandato una preziosa ed esauriente documentazione per la conoscenza della letteratura immacolista del suo tempo come pure la raccolta e pubblicazione dei maggiori scritti favorevoli alla pia sentenza. Pietro de Alva y Astorga nacque a Carbajales (Zamora) nella Spagna nel 1602. All’età di otto anni fu condotto in Perù stabilendosi al Cuzco con tutta la sua famiglia, il che spiega il perché alcuni autori posteriori credessero che fosse originario della città di Carvajales del Perù. Frequentò il collegio di sant’Antonio che era il seminario del vescovato di Cuzco. Verso il 1621, mentre compiva i suoi studi teologici nel collegio di San Martino a Lima, entrò nella Provincia Francescana dei Dodici Apostoli del Perù. Ordinato sacerdote esercitò l’insegnamento, la predicazione e ricoprì diversi incarichi di governo. Venne in Spagna nel 1639 in qualità di procuratore della sua provincia. Nel 1650 si trova a Roma come procuratore della Causa di beatificazione del missionario Francisco Solano. Nel 1654 fu nominato procuratore generale dell’Ordine. Difensore acerrimo dell’Immacolata Concezione di Maria, giunse a scrivere su questa verità con grande passione e ardore apologetico a tal punto da essere coinvolto in violente polemiche, specialmente contro i teologi domenicani, tanto che i suoi superiori nel 1661 lo trasferirono dalla Spagna ai Paesi Bassi. A Lovanio fondò e diresse personalmente una sua tipografia dedicata esclusivamente alla stampa delle sue opere. Qui avvenne la sua morte: il 5 aprile del 1667. Il suo programma enciclopedico mariano è tutto volto ad un progetto unitario che non ammette distrazioni e dove ogni mezzo deve concorrere all’unica causa: fondamentare e documentare la dottrina dell’Immacolata Concezione, offrendone tutte le prove che la tradizione cristiana ha prodotto nei secoli passati. Così egli sintetizza la sua instancabile attività: “In onore della Vergine e per la ricerca della verità - scriveva egli in calce alla sua ultima fatica- ho sfogliato tanti libri, ho ricercato tanti originali, ho visitato tante biblioteche, ho strappato dalle tenebre e salvato dai tarli tanti manoscritti antichissimi e quasi sepolti, ho percorso tanti paesi, ho vegliato tante notti insonni, che nulla trascurai 71 Per l’amicizia tra il Marracci e Alva y Astorga e il loro comune progetto cf. , F. PETRILLO, Ippolito Marracci, pp. 185-189. 72 Cf. L. CEYSSEN, Pedro de Alva y Astorga, O.F.M., y su imprenta de la Inmaculada concepciòn de Lovaine (1663-1666), in Archivio ibero-americano 11 (1951) 5-35; A. EGUILUZ, El P. Alva y Astorga y sus escritos inmaculistas, in Archivio ibero-americano 15 (1955) 497-594; Id., Fr Pedro de Alva y Astorga, O.F.M., en las controversias inmaculistas, in Verdad y Vida 12 (1954) 247-272; G. DIEGUEZ, El mayor monumento levantado a la gloria de la Inmaculada: Armamentarium seraphicum, in Liceo Franciscano 9 (1956) 10-19; S.M. CECCHIN, Maria Santa e Immacolata nel pensiero francescano, Pontificia Academia Mariana Internationalis, Roma, 2001, pp. 288-292; G. CALVO MORALEJOS, Pedro de Alva y Astorga y el movimiento inmaculista de los siglos XII y XVIII, in Los castellanos y leoneses, II, 39-49; A.AMATO – F. CASTELLI – S. DE FIORES – L. GAMBERO – G. GHARIB – C. GUAITA – T. SPIDLIK – E.M. TONIOLO, Testi Mariani del secondo millennio, Città Nuova, Roma, 2003, V, pp. 794-799. 19 perché d’ora innanzi chiunque possa su questo argomento parlare e scrivere con verità, scienza e certezza”73 . Questa fervente operosità durava da almeno un ventennio, poiché, sin dal 1648 l’Alva aveva dato in luce a Madrid la sua opera più celebre: L’Armamentarium seraphicum,74 in difesa dell’Immacolata Concezione, affiancando pagine proprie a scritti di Gaspare de la Fuente, Pietro di Valvas e Giovanni Gutierrez. L’opera fu motivata da un decreto dell’Inquisizione (23 febbraio 1627) con cui si proibiva di applicare il titolo di “Immacolata” alla “Concezione”, perché questo doveva riferirsi solo a Maria. Il re di Spagna, sollecitato dal Generale dei Francescani, nominò una commissione incaricata di studiare il problema e dare legittimità al titolo proibito. Frutto di questa commissione, presieduta dall’Alva, fu appunto l’Armamentarium con cui si difese la legittimità del titolo: “Immacolata Concezione”. Ancora a carattere enciclopedico seguono altre ricerche motivate dalla stessa finalità: raccogliere il maggior numero di scritti in favore del privilegio mariano. Frutto di questo sforzo sono nel 1648 l’Opusculum pro conficiendo armamentario maiori e la Bibliotheca Virginalis75 in tre volumi. È soprattutto quest’ultima a rivestire una particolare importanza in quanto riporta i testi e i dati biografici di 55 autori scelti anche fra i domenicani. Come nel caso di Ippolito Marracci, a cui lo accomuna una identica strategia e un medesimo modello letterario, dovette attraversare anche momenti difficili. Ormai la sua vis polemica nei confronti dei domenicani e in particolare del maestro del Sacro Palazzo lo esponeva a delle sanzioni da cui non si era potuto sottrarre il pur mite chierico regolare della madre di Dio. Prevedendo serie conseguenze l’Alva fece ritorno in Spagna dove continuò la sua spasmodica ricerca di nuova documentazione a favore della pia sentenza ma, soprattutto di quelle opere che, all’interno dell’Ordine domenicano, sfaldassero il fronte della strenua opposizione teologica. Il nucleo del problema era così sintetizzato: “Il carro della pia sentenza si sente fortemente frenato a causa della dottrina dell’Angelico che gli impedisce di correre liberamente nel circuito delle altre verità di fede”76 . Il risultato fu una nuova pubblicazione che ancora di più infiammò gli animi dei teologi domenicani. Si trattava del Sol veritatis cum ventilabro seraphico pro candida aurora Maria,77 nel quale egli aveva adunato e classificato un immenso materiale scritturale, conciliare e dottrinale sulla dibattuta questione. “La sua argomentazione – scrive Cecchin – è originale. Fondandosi sui principi che conducono la scuola domenicana al “conceptus mentis” immacolato, Alva volle per forza arrivare logicamente al “conceptus ventris” immacolato. 73 P. DE ALVA Y ASTORGA, Radii solis seraphici coeli veritatis pro Immaculatae Conceptionis mysterio Virginis Mariae, Lovanio, ex typographia Immaculatae Conceptionis, 1666, col. 2244. 74 Id., Armamentarium seraphicum et regestum authenticum universale pro tuendo titulo Immaculatae Conceptionis intemeratae Virginis Mariae, Matriti, Ex typ. Regia, 1648. 75 Id., Biblioteca virginalis seu Mariae mare magnum, Ex Typ. Regia, Matriti, 1648, 3 voll. 76 Id., Funiculi Nodi indissolubilis de conceptu mentis et ventris, Bruxellis, 1661 77 Id., Sol veritatis cum ventilabro seraphico pro candida aurora Maria in suo conceptionis ortu sancta, pura et immaculata et a peccato originali preservata. Triturando auctores opinionis adversae sexaginta antiquos atque modernos, opuscula omnia, libros, tractatus, sermones atque questiones. Ventilando opera allegata trecentorum quindecim ecclesiae doctorum stylo positivo, scholastico, historico, necnon apologetico. Separat ab ipsorum sexcentis quadraginta auctoritatibus lucem a tenebris, granum a paleis, et triticum a zizaniis, Ex Typ. Pauli de Val, Matriti, 1660. 20 Fu per questo che si mise a studiare la dottrina e l’autorità dell’angelico e la storicità e autorità delle decisioni pontificie”78 . Dai Paesi Bassi, dove ormai si trovava al sicuro dall’inquisizione romana e con notevoli mezzi, economici e tecnici, tra i quali la “Typographia Immaculatae Conceptionis”, il suo programma si fa ancora più ambizioso e sistematico. Nel 1663 pubblica, sotto il nome di Militia Immaculatae Conceptionis,79 il suo vasto dizionario alfabetico di autori relativi all’Immacolata Concezione recensendone oltre 6000. Editò poi la Bibliotheca Controversiae, ripubblicando le opere dei maggiori scrittori favorevoli alla pia sentenza. I volumi pubblicati furono: - - - - Joannis de Segovia septem Allegationes et totidem Avisamenta pro informatione Patrum Concilii Basileensis, Bruxellis, Balthasaris Vivien, 1664; Monumenta antiqua Immaculatae Conceptionis sacratissimae Virginis Mariae ex variis authoribus antiquis tam manuscriptis, quam olim impressis, sed qui vix modo reperiuntur, Lovanii, Typ. Immaculatae Conceptionis, 1664; Monumenta antiqua Immaculatae Conceptionis Sacratissimae Virginia Mariae ex novem auctoribus antiquis, Lovanii, Typ. Immaculatae Conceptionis, 1664; Monumenta antiqua Seraphica pro Immacolata Concepitone Virginia Mariae ex variis auctoribus Religionis Seraphicae in unum comportata et collecta, Lovanii, Typ. Immaculatae Conceptionis, 1665; Monumenta Italico-gallica ex tribus auctoribus materna lingua scribentibus pro Immaculata Conceptione Virginis, scilicet P. Dominico da Carpane, Nicolao Grenier et anonimo colloquio inter sodalem et amicum, Lovanii, Typ. Immaculatae Conceptionis, 1666. Monumenta dominicana ex quatuor auctoribus Sacri Ordinis Praedicatorum, qui pro Immacolata Virginis Conecetione ex professo scripserunt, Lovanii, Typ. Immaculatae Concpetionis, 166680 . 78 S.M. CECCHIN, Maria Signora Santa e Immacolata, 290. P. DE ALVA Y ASTORGA, Militia Immaculatae Conceptionis Virginis Mariae contra malitiam originalis infectionis peccati in qua ordine alphabetico recensetur auctores antiqui et moderni, Sancti et alii ecclesiastici et saeculares, ex omni statu et natione, qui clare et espresse, aut insinuative et oscure locuti sunt in individuo de ipsa praeservatione, vel formali conceptione atque animationis instanti; aut universaliter de incontaminata ab omni macula, naevo, labe et defectu, vel aliquid singularem in honorem virginalis immunitatis moliti fuerunt compilata ac disposta a R.P.F. Petro de Alva et Astorga,, Lovanii, Typ. Immaculatae Conceptionis, 1663. 80 Nella silloge il primo luogo è tenuto da un dotto teologo italiano, il vescovo di Conza Ambrogio Catarino Politi (1487-1553), del quale sono ristampate due ampie Disputationes “ pro veritate Immaculatae Conceptionis B. Virginis” rispettivamente indirizzate al Concilio di Trento e ai Padri dell’Ordine di San Domenico, una più breve Disputatio altera e quattro estratti dalle Annotationes in Commentaria Caietani e dai Commentaria sull’epistola ai Romani e sul Genesi; seguono il Tractatus de Immaculata Concepitone S. Virginis dello spagnolo Vincenzo Giustiniani Antist ( m. 1599), tre Sermones e due frammenti del francese Guglielmo Pépin (m. 1533), e finalmente il trattato di Tommaso Campanella Apologeticus in controversia de Concepitone B. Virginis adversus insanos vulgi rumores. L’appropriazione del testo campanelliano da parte di Alva y Astorga, i tagli apportatigli e le lacune che si intravedono nella versione da lui fornita, hanno portato ad una edizione appropriata che, pur valutando l’importante lavoro dell’Alva tiene con to dei due manoscritti superstiti dell’opuscolo più vicini all’originale e ne accoglie la versione ricostruita. Cf. L. FIRPO, Il De Concepitone Virginis di Tommaso Campanella, in Sapienza 22 (1969) 182-248. La traduzione italiana 79 21 Va riconosciuto all’Alva che le sue opere, pur non prive di errori di attribuzione dei testi, diedero il via ad una nuova serie di monografie e repertori storico-critici che illuminarono sempre più la verità prossima ad essere dichiarata verità di fede. dell’opuscolo campanelliano è stata curata di recente da Alfonso Langella e offerta in una elegante edizione. Cf. T. CAMPANELLA, Apologia dell’Immacolata Concezione, L’Epos società editrice, Palermo, 2004. 22 3. JEAN-JAQUES BOURASSÉ (1813-1872) Jean Jaques Bourassé81 fu un archeologo e storico della Turenna, nato a S.te Maure (Indre et Loire) il 22 dicembre 1813 e morto a Tours il 4 ottobre 1872. Ordinato sacerdote, insegnò scienze naturali e teologia nel seminario di Tours. Ma la sua passione fu l’archeologia, e di questa scienza fu uno dei pionieri in Francia. Tra le sue numerose pubblicazioni,82 quasi tutte a carattere storico-archeologico si richiamano, per il loro interesse mariologico soprattutto due: l’Histoire de la Vierge Marie, pubblicata Tours nel 1863, anch’essa scritta con intendimento storico-archeologico, e la ben più famosa Summa aurea de laudibus Beatae Virginis,83 pubblicata nella raccolta enciclopedica del Migne, in 13 volumi. Si tratta della maggiore raccolta di scritti mariani successivi all’età patristica. L’opera del Bourassé si accorda con l’intento restauratore che caratterizza l’Ottocento e che si contrappone al “secolo dei lumi” culminante nella rivoluzione francese. L’erudizione del secolo XIX guarda al passato, alle fonti letterarie dell’antichità classica e cristiana, quasi a prendere le distanze dal cumulo di errori provocati dalla Rivoluzione e da quegli ideali illuministici che si rivelarono inconsistenti di fronte ai tragici risultati. Su questo modello si svilupperà, nell’ambito mariano, un consistente processo di riedizione di parecchie opere precedenti che, al dire di Laurentin, “esumano il meglio e il peggio, indifferentemente”, degli autori del Cinquecento, Seicento e Settecento “per aumentare la quantità ed elevare la qualità”84 . 4. AGOSTINO ROSKOVANYI (1807 – 1892) A questo erudito ecclesiastico ungherese85 , si deve un’altra monumentale opera d’indole bibliografica ed enciclopedica in 9 volumi dal titolo Beata Virgo Maria in suo conceptu immaculato ex monumentis omnium saeculorum demonstrata.86 Nonostante il titolo, ci 81 Cf. M. BUCHBERGER, Kirchliches-Handlexikon, Freiburg i.B., Herder, 1907, I, 116; F. VIGOUROUX, Dictionnaire de la Bible, Paris 1895, Letouzey et Ané editeurs, I, 1894; U. CHEVALIER, L’abbé Bourassé, in Bulletin de la Societé archéologique de la Touraine, 2 (1873), pp. 377-423. 82 Pubblicò: Recherches historiques et archéologiques sur les églises romanes en Touraine (Tours 1869) ; Les cathédrales de France (ivi 1843) e specialmente un’Archéologie chrétienne (ivi 1840) che ebbe molte edizioni, sebbene non sia altro che un trattato di architettura sacra, prevalentemente medieva le e francese. Più ampio, ma steso con uguale metodo è il Dictionnaire d’archéologie sacrée (2 volumi, Parigi 1851) nella raccolta enciclopedica del Migne 83 J.J. BOURASSÉ, Summa aurea de laudibus Beatae Virginis Mariae, Paris, Migne, 1862-1866, voll. I-XIII. 84 R. LAURENTIN, Maria, Ecclesia, Sacerdotium, Paris, Nouv. Ed. Lat., 1952, 389. 85 Nacque nel 1807 in Szinna (Ungheria) e morì in Neutra (Nitria) nel 1892. Fece i suoi studi filosofici e teologici nel Seminario centrale di Budapest e nell’Università d i Vienna, laureandosi in filosofia ed in teologia. Fu professore di Teologia nel seminario di Erlau. Eletto vescovo nel 1851, venne trasferito alla diocesi di Neutra nel 1859. Scrisse abbondantemente su argomenti ecclesiastici e particolarmente di diritto . Cf. H. HURTER, Nomenclator Literarius, Innsbruck, 1910, III, 1412 ss. 86 A. ROSKOVANYI, Beata Virgo Maria in suo conceptu immacolata, ex monumentis omnium saeculorum demonstrata; accedit amplissima literatura, auctore Augustino de Roskovanyy, Typis Athenaei, Budapetini, 1873-1881, 9 volumi. Contenuto: v. 1. Monumenta et literaturam primorum XVI saeculorum complectens. – v. 2. Monumenta saec. XVII et XVIII complectens. – v. 3. Literaturam saec. XVII et XVIII complectens. v. 4. Monumenta e saec. XIX, signanter responsa praesulum ad Encyclicam P.M. a. 1849 editam ex Italia et Gallia 23 troviamo davanti ad un’opera prevalentemente bibliografica, a cui si aggiungono i documenti preparatori e le risposte dei vescovi che precedettero e seguirono l’Enciclica di Pio IX del 2 febbraio 1849, come pure tutta la documentazione previa e posteriore alla definizione del dogma dell’Immacolata Concezione. Si aggiunge anche un’ampia letteratura mariana del sec. XIX e una serie di supplementi molto eterogenei. Il carattere caotico della classificazione dell’ingente materiale la rende praticamente inutilizzabile. Anche la mancanza di senso critico, soprattutto per i documenti da lui raccolti nel primo volume riguardanti i primi sedici secoli, getta una pesante ombra su quest’opera. 5. DIZIONARI ED ENCICLOPEDIE MARIANE DAL SECOLO XX AD OGGI Già nel Seicento, come si è visto, si conoscono iniziative di raccogliere secondo l’ordine alfabetico, tutto quanto riguarda la Vergine, ma è all’inizio del secolo XX che si verifica anche in campo mariano una grande valorizzazione del “Dizionario” chiaramente riconducibile al genere enciclopedico. Proprio all’inizio del secolo scorso troviamo il Dictionarium marianum (Roma 1901) del cardinale Vives, una raccolta delle frasi dei padri e scrittori ecclesiastici riguardanti le prerogative di Maria a scopo ascetico. Seguono i 2 volumi del Dizionario mariano di Ermanno Belkester (Milano 1908-1909), “ossiano esempi, riflessioni, sentenze, ricavate dai più celebri autori che scrissero in onore di Maria vergine e ordinati per comodità degli autori sacri in ordine alfabetico”. Si tratta, come è facile dedurre, di singole voci che si limitano a raccogliere acriticamente e con fine devozionale le affermazioni più incisive riguardanti Maria. La raccolta in otto volumi di importanti studi a cura di Hubert du Manoir pubblicati sotto il nome “Maria” (Parigi 19491971) non segue invece l’ordine alfabetico. Lo stesso discorso vale per l’Enciclopedia mariana di Ippolito Porra (Vicenza 1936), per l’Enciclopedia mariana “Theotòcos” a cura di Raimondo Spiazzi (Genova-Milano 1954 e per la più recente Enciclopedia mariana posconciliar diretta dalla Società mariologica spagnola (Madrid 1975). In una prospettiva più in sintonia con gli studi più recenti e che operano una rilettura della figura di Maria nella prospettiva della storia della salvezza e alla luce della cultura odierna si debbono collocare invece il Lexikon der Marienkunde (Ratisbona 1957-1967), opera di vasto respiro ma ferma per lungo tempo al primo volume; il Dizionario di mariologia di Gabriele Raschini (Roma 1960); Theotòkos. A teological Encyclopedia of the Blessed Virgin Mary (Wilmington 1982) di Michel O’Carroll. Un discorso a parte merita il Nuovo Dizionario di mariologia, diretto da Stefano De Fiores e da Salvatore Meo e pubblicato nel 1985 dalle edizioni Paoline: composto di 101 voci, redatte da 63 specialisti, rappresenta il frutto maturo degli orientamenti del Concilio Vaticano II e che ha contribuito ad assicurare una solida formazione mariologica adeguata all’odierna coscienza ecclesiale. Prospettiva storico-salvifica, trattazione approfondita e complectens. – v. 5. Monumenta e saec. XIX, signanter responsa ad Encyclicam anni 1849 ex variis regnis ac provinciis complectens. – v. 6. Monumenta e saec. XIX, signanter inde a definitione dogmatica anni 1854, et literaturam saec. XIX usque annum 1871 complectens.- v. 7. Literaturam supplementarem usque a. 1871, et ulteriorem usque annum 1875 complectens. - v. 9. Monumenta mariana usque annum 1880, et repertorium in novem tomos complectens. 24 sintetica, finalità vitale e impostazione teologico-pastorale distinguono questi lavori rispondenti alle odierne esigenze ecclesiali e culturali. A continuazione di questa opera se ne sta preparando una nuova sempre a cura di Stefano De Fiores, di Valeria Ferrari Schiefer e di Salvatore M. Perrella, dal titolo Mariologia che prenderà posto tra i Dizionari San Paolo. Su raggio più vasto si colloca l’enciclopedia tedesca Marienlexikon, diretta da R. Bäumer e L. Scheffczyk, edita dal 1988 al 1994 in 6 volumi a St. Ottilien. Infine è di recentissima apparizione l’opera in tre volumi dal titolo: Maria. Nuovissimo dizionario, pubblicato dalle Edizioni Dehoniane di Bologna nel 2006. Questo nuovo dizionario raccoglie le fatiche trentennali del suo autore S. De Fiores e si propone affiancare i dizionari esistenti o in preparazione, “partendo da un’angolazione particolare, cioè in chiave di sistematicità”87 . Sempre nell’ambito di trattazioni mariologiche globali, sono da segnalare soprattutto le voci «Maria» o «mariologia» dei numerosi dizionari (almeno 37) pubblicati nell’era postmoderna88 come nei decenni a ridosso del Vaticano II89 . Il principale esito di queste voci, 87 S. DE FIORES, Maria. Nuovissimo Dizionario, Edizioni Dehoniane Bologna, 2006, vol. I, Introduzione p. X. 88 La lista completa si trova alla voce “Attualità” in S. De Fiores, Maria. Nuovissimo dizionario, vol. I. nota 58, pp. 157-158: M.CIMOSA, «Maria», in M. M IDALI -R. TONELLI (ed.), Dizionario di pastorale giovanile, Leumann 1989, 558-568; «Maria di Nazaret», in Dizionario dei santi, Torino 1989, 267-277; P. VIOT T O, «Maria», in M. LAENG (ed.), Enciclopedia pedagogica, Brescia 1990, IV, 7314-7320; «Maria/mariologia», in P. EICHER (ed.), Enciclopedia teologica, Brescia 2 1990, 534-541 (W. BEINERT , Teologia sistematica), 541546 (C.J.M. HALKES, Punto di vista della teologia femminista); 546-549 (J. LELL, Prospettiva evangelica); W. BEINERT , «Mariologie», ivi, 1383-1385; M. BOCIAN, «Maria», in Grande dizionario illustrato dei personaggi biblici, Casale Monferrato 1991, 397-414 (ed. orig. tedesca 1989); A.J. W ENSINCK-[P. JOHNST ONE ], «Maryam», in Encyclopédie de l’Islam 6(1991)613-617; M.E. HINES, «Mary», in M. DOWNEY (ed.), The New Dictionary of Catholic Spirituality, Collegeville 1993, 635-645; R. CROWLEY TURNER, «Maria», in A A. VV., Dizionario del movimento ecumenico, Bologna 1994, 700-703; J. ST ÖHR, «Mariologie», in R. BÄUMER E L. 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Apostoli e profeti, 2002), alla donna (Enciclopedia teologica/Punto di vista della teologia femminista, Brescia 1990; Dictionary of Feminist Theology, 1996; Wörterbuch der Feministischen Theologie, 2002), all’ecumenismo (Enciclopedia teologica/Prospettiva evangelica, Brescia 1990; Dizionario del movimento ecumenico, 1994; Dictionnaire oecuménique de missiologie, 2003; The Encyclopedia of Protestantismus, 2004), all’Islam e all’ebraismo (Encyclopédie de l’Islam, 1991; Islam cristianesimo ebraismo a confronto, 2002), agli infermi (Dizionario di teologia pastorale sanitaria, 1997), alla liturgia (Dizionari San Paolo. Liturgia, 2001), alla vocazione (Dizionario di pastorale vocazionale, 2002), a particolari famiglie religiose (Dizionario storico spirituale vincenziano, 2003; Dizionario di spiritualità monfortana, 2005), all’arte (Dizionari San Paolo. Iconografia e arte cristiana, 2004)… CAST ELLANO, «Beata Vergine Maria» in D. SART ORE -A.M. TRIACCA-C. CIBIEN (ed.), Dizionari San Paolo. 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De Fiores, assume i connotati di un’autentica «palingenesi»90 . 90 Questo antico termine risalente alle dottrine orfica e pitagorica, ripreso poi dalla filosofia stoica, caratterizza bene l’attuale momento storico della mariologia perché significa rinnovamento, rinascita, rigenerazione, in prospettiva catartica ed escatologica, liberandolo però dal legame temporale con una conflagrazione cosmica (cf. «Palingenesi», in G. DEVOT O e G.C. OLI, Vocabolario illustrato della lingua italiana, Milano 1985, 367). Cf. S. DE FIORES, «Palingenesi della mariologia», in Mar 55(1990) 201-209. Per la storia recente della mariologia, cf. ID., Maria nella teologia contemporanea, Roma 19913 (con bibliografia, 12-17); ID., Maria nella teologia postconciliare, in R. LAT OURELLE (ed.), Vaticano II: bilancio e prospettive venticinque anni dopo (1962 -1987), Assisi 1987, 414-470; ID., La mariologia del secolo XX: continuità e novità, in D. VALENT INI (ed.), La teologia. Aspetti innovatori e loro incidenza sulla ecclesiologia e sulla mariologia, Roma 1989, 283-297; ID., «Mariologia», in G. CANOBBIO-P. CODA (ed.), La teologia del XX secolo, un bilancio. 2. Prospettive sistematiche, Roma 2003, 561-622. 27