articolo per la storia della mariologia

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articolo per la storia della mariologia
IL PARADIGMA ENCICLOPEDICO MARIANO
DI
Francesco Petrillo
Introduzione
Tra la trentina di modelli significativi che Stefano De Fiores individua nella sua
originale rilettura storico-teologica del discorso mariano all’interno dei quattro periodi della
storia della mariologia degli ultimi due millenni1 , manca un esplicito riferimento al modello
enciclopedico, come paradigma anch’esso originato all’interno di una data cultura e quindi
come modo di procedere valido per la metodologia e i contenuti mariani. L’assenza in
realtà non è un’esclusione dal momento che le premesse circa una storia della mariologia
non ridotta a storia delle idee su Maria, ma allargata a varie forme della sua “presenza”
nell’orizzonte storico-culturale, sono all’interno di una visione aperta e costituiscono un
continuo invito a “discernere il frammento Maria, i suoi paradigmi o modelli, nell’insieme
teologico e culturale delle epoche storiche in esame”2 . Che quello enciclopedico possa
quindi essere un modello valido, prodotto da una data cultura e anche ricorrente, sotto
diverse sembianze, in altri periodi o segmenti culturali, è un dato che va verificato e
accolto. Alla storia della mariologia corrisponde il dovere di rilevare sia le forme che esso
ha assunto in rapporto ai vari sistemi culturali e alle differenti stagioni teologiche, sia di
evocare i mutamenti che tale discorso ha affrontato sotto l’influsso di vari fattori.
In effetti l’esistenza di un modello enciclopedico mariano, che massicciamente fa la sua
apparizione nel sec. XVII, rappresenta anch’esso un fenomeno evidente di come “Maria
[…] diviene, pur nelle variazioni proprie di ciascun universo simbolico, una persona
rappresentativa, frammento e insieme sintesi in cui si rispecchia il tutto della fede, della
Chiesa, della società, in una parola della singola cultura”3 . Ci si deve chiedere, pertanto,
quando e perché certe dinamiche culturali identificabili con il “modello enciclopedico”
emergono in un determinato contesto e come Maria “conquista progressivamente, tempo,
spazio, persone e istituzioni”4 fino a diventare essa stessa e espressione e rappresentazione
dell’epoca storica in cui è inserita.
1
S. DE FIORES, Maria sintesi di valori. Storia culturale della mariologia , Ed. San Paolo, Milano 2005.
Ib., p. 35
3
Ib., p. 18.
4
Ib.
2
1
Recenti studi, fra cui soprattutto quello di Cesare Vasoli, 5 hanno riportato l’interesse
storiografico
e filosofico su un aspetto della cultura seicentesca prima abbastanza
trascurato: la profonda vocazione enciclopedica propria di molti ambienti culturali del
tempo e la ferma credenza dell’unità organica dell’intero scibile, così spesso definita
nell’immagine ricorrente dell’arbor scientiae o della catena scientiarum.6 Altri studi
ancora, soprattutto legati ai grandi programmi “baconiani”7 , hanno illuminato il profondo
nesso tra i temi dell’Instauratio magna, gli esiti utopistici della Nuova Atlantide e l’idea
della costruzione enciclopedica e comune di un sapere “universale”, volto alla
rigenerazione dell’uomo, che confermerebbero il nesso culturale che unisce tra loro temi
della cultura barocca, quali quelli dell’utopia8 , della dilatazione e dell’amplificazione degli
orizzonti dell’universo.
Seppure resta vero che bisogna ancora approfondire l’effettiva natura e consistenza
storica di un fenomeno culturale, quale fu l’enciclopedismo seicentesco che si intrecciò,
nei modi più vari con la storia della scienza, della filosofia e della teologia, credo si possa
sottoscrivere l’affermazione di Vasoli circa il fatto che “quegli ideali enciclopedici e il
proposito perseguito da tanti autori di elaborare un sistema totale del sapere, facilmente
apprendibile e capace di accogliere nella propria ordinata architettura tutti i frutti delle
scienze e delle arti, abbia costituito un punto di riferimento comune e costante, capace di
avvicinare intellettuali tra loro assai diversi, dai cultori delle nuove scienze ai tardi seguaci
dei miti ermetici, dai propagatori di tecniche lulliane e procedimenti cabalistici ai teologi
delle più diverse confessioni, dagli ultimi credenti nel ‘miracolo’ alchemico a coloro che
già consideravano l’enciclopedia lo strumento essenziale per un indefinito progresso
scientifico, morale e civile riprendendo temi baconiani”.9
Il secolo XVII, che è stato così spesso definito con la sigla abusata di “secolo del
metodo”, potrebbe essere, con altrettanto diritto, considerato anche come il “secolo
dell’enciclopedismo”,
tanto la ricerca dell’unità del sapere e la sua tenace apologia
impegna la sua storia intellettuale. Quel Seicento che si apre con l’appello baconiano
all’Instauratio magna e con le massicce costruzioni enciclopediche di Heinrich Alsted10 e
dei colleghi e discepoli di Herborn, di Comenio11 , i nomi dei due noti scrittori gesuiti: il
P. Sebastiàn Izquierdo12 e il P. Athanasius Kircher13 ha forse avuto il suo ultimo esito o
5
C. VASOLI, L’Enciclopedismo del Seicento, Napoli, Istituto Italiano per gli studi filosofici, 2005.
Cf. principalmente P. ROSSI, Clavis universalis. Arti mnemoniche e logica combinatoria da Lullo a
Leibniz, Milano-Napoli, 1960, spec. pp. 179-200.
7
Cf. P. ROSSI, Francesco Bacone. Dalla magia alla scienza, Bari 1957, (n. ed. Torino, 1974); C.
WEBSTER, The Great Instauration, London, 1975.
8
Oltre alla Nuova Atlandide di Bacone (1627), si ricordino altre utopie: La Città del sole di Tommaso
Campanella (scritta nel 1602 e pubblicata nel 1623); la Republicae christianopolis descriptio del luterano
Andreae (1619); Macaria di Hartlib (1641); Nuova Sotima di Gott (1648), Oceania di Harrington (1656);
Terra australe di De Foigny (1676); Histoire des Severambes di Vairasse d’Allais (1677); Salento di Fénelon
(1699).
9
C. VASOLI, L’Enciclopedismo del Seicento, p. 13
10
JOHANNES-HENRICI ALSTEDII, Enciclopedia septem tomis distinta, Herbornae Nassoviorum, Anno
MDCXXX. Cf. anche C.VASOLI, Unità e struttura logica delle scienze negli “schemi” enciclopedici di
Johann-Heinrich Alsted, in Studi di Filosofia in onore di Gustavo Contadin i, Milano, 1975, pp. 413-438.
11
COMENIO, Opere, Torino, 1974 (versione italiana a cura di M. FATTORI).
12
I. SEBASTIAN, Pharus scientiarum, Lugduni, 1659. Cf anche: R. CEÑAL, El P. Sebastiàn Izquierdo
(1601-1681) y su Pharus scientiarum, in Revista de Filosofìa, 1942, I, pp. 127154.
13
Cf G.E.McCRA KEN, Athanasius Kircher’s universal Poligraphy, in Isis, 1948, pp. 215-228.
6
2
“prolungamento” ideale proprio nel celebre discorso che il famigerato chevalier Ramsay
tenne, nel 1737, in una loggia massonica parigina, per impegnare i suoi confrères a
“fournir les materiaux d’un Dictionnaire universel des Artes liberaux et des sciences utiles.
La théologie et la politique exceptèes”14 . Il discorso citato, che è stato considerato come il
primo annuncio del futuro progetto dei “philosophes”, è, per molti sensi, l’estrema
testimonianza di un tipico sogno seicentesco, ormai proiettato verso un futuro nuovo,
illuminato dalla luce di una ragione più umana che divina.15 In effetti si potrà facilmente
registrare la lenta e irreversibile trasformazione dello stesso concetto dell’ “enciclopedia”
che, di decennio in decennio sarà sempre più spogliato dei suoi presupposti metafisici o
teologali, separato dalle motivazioni di carattere religioso per approdare ad una cultura
eminentemente critica e razionalista
All’interno della cultura
enciclopedica del Seicento vanno annoverati i maggiori
documenti
dell’enciclopedismo seicentesco quali i diversi sintagma, le molte artes
universales, i digesta sapientiae, le claves doctrinarum e, ancora, gli amphiteatra, gli
alphabeta o i templa mundi nei quali coincidono la ricerca di linguaggi o simbologia
universali e il tentativo di disegnare prospettive esemplari dell’architettura del sapere e del
mondo.
Sono questi stessi titoli quelli che poi ritroveremo, sempre nell’ambito del
barocco, adattati a Maria in un percorso culturale che conduce a riconoscerla come
elemento significativo di quella cultura.16 .
Non sorprende, quindi, che sia soprattutto nel Seicento quando si originerà intorno a Maria
una galassia importante di opere tese a raccogliere tutto lo scibile su di Lei, ma anche a
farne la chiave per una comprensione globale del mistero cristiano e della cultura in genere.
Dopo questi riferimenti legati al modello culturale del sec. XVII, bisognerà attendere il
secolo XIX per trovare un nuovo interesse per l'erudizione enciclopedica mariana e le
grandi raccolte di scritti sulla Vergine Maria. La genesi, in effetti, dei grandi corpora delle
fonti letterarie dell’antichità classica e cristiana è un fatto tipico della cultura del secolo
XIX. Non è che mancassero eccellenti precedenti nei due secoli anteriori, ma le grandi
collezioni decimononiche
sembrano portare al culmine, solo per restare nell’ambito
relativo alla storia ecclesiastica, tanto i lavori del calvinista ginevrino Jacob Godefroy (più
conosciuto con la latinizzazione del suo cognome Gothofredus), dei maurini e bollandisti
(rispettivamente gruppo dei benedettini e dei gesuiti) iniziati nel sec. XVII, come delle
grandi edizioni delle fonti pubblicate nel sec. XVIII ad opera di L. A. Muratori (Rerum
italicarum scriptores praecipui ab anno 550 ad annum 1500, Milano, 1723-1738); J.
14
Cf F. VENTURI, Le origini dell’Enciclopedia, Torino 1964, pp 16-26.
C.VASOLI, L’Enciclopedismo del Seicento, p. 14
16
La ricerca della figura di Maria secondo la fede inculturata nel Seicento, cioè vissuta ed e spressa secondo i
moduli della cultura barocca allora dominante, è stata affrontata inizialmente da S. De Fiores nel congresso
mariologico di Malta e poi in altre occasioni. Cf. S. DE FIORES, Il culto mariano nel contesto culturale
dell’Europa nei secoli XVII-XVIII. Acta Congressus marialogici-mariani internationalis in Republica
Melitensi anno 1983 celebrati, Romae, Pontificia Academia Internationalis, 1987, 2, 1-58; Il discorso
mariologico nella storia della teologia, in E. PERETTO (ed.), La mariologia nell’organizzazione delle
discipline teologiche. Collocazione e metodo. Atti dell’8° Simposio internazionale mariologico (Roma, 2 -4
ottobre 1990), Edizioni Marianum, Roma 1992, 33-88; Testi mariani del secondo millennio. Autori moderni
dell’Occidente, secoli XVI-XVII, Ed. Città Nuova, 2003, V, 35-54.
15
3
Hardouin (Acta Conciliorum et Epistolae Decretales ac Constitutiones Summorum
Pontificum, Parigi, 1715); G. D. Mansi (Sacrorum conciliorum ecclesiasticorum nova et
amplissima collectio, Firenze e Venezia, 1759-1798) e per ultimo J.A. Fabricius con
diverse opere (Bibliotheca latina, voll. I e II, Amburgo, 1697 e 1721 e il vol. III, Leipzig
1773 - 1774; Bibliotheca greca, 14 volumi, 1 edizione, Amburgo, 1705-1728; Biblioteca
latina mediae et infimae aetatis, 5 voll, Amburgo, 1734-1736 che completa l’anteriore
Bibliotheca latina; Bibliotheca ecclesiastica, Amburgo, 1718 che raccoglie gli autori che
fanno allusione al cristianesimo da San Girolamo fino al sec. XII e la Bibliotheca
antiquaria, Amburgo, 1713).
Le grandi collezioni decimononiche delle fonti letterarie e storiografiche cristiane iniziano
nel 1836 con il cosiddetto Movimento di Oxford integrato da E.B. Pusey, J.Keble e
J.H.Newman, che inaugurano la Oxford Library of the Fathers of the Holy Catholic
Church to the division of the east and west.
Grande importanza assume in questo contesto l’imponente raccolta enciclopedica di
J.P.Migne17 che a Parigi, tra il 1836 e il 1868 pubblica una monumentale biblioteca
enciclopedica divisa in varie serie, di cui la più famosa è senz’altro quella che va sotto il
nome di Patrologiae cursus completus e che, divisa in Patrologia Latina e Patrologia
Greca, raggiungerà i 382 tomi. Ed è proprio dal Migne che viene pubblicata la Summa
aurea de laudibus Beatae Virginis di Jean Jaques Bourassé in 13 volumi, che torna ad
offrire nel secolo XIX le grandi fonti letterarie relative agli studi e al culto mariano
sebbene motivate da un intento prevalentemente storico-archeologico.
L’intento restauratore che domina la cultura dell’Ottocento guida la riedizione di parecchie
opere mariane del passato, di cui proprio la Summa aurea può essere considerata
l’espressione più significativa ed emblematica di un “ritorno al passato”, a forme care
all’ancien régime18 chiamate a supplire il vuoto del presente e la fine delle grandi utopie
illuministiche, filantropiche e pacifiste a cui il Terrore aveva contribuito19 .
All’inizio del secolo XX il modello enciclopedico trova soprattutto nei Dizionari ed
Enciclopedie mariane la sua formulazione più rispondente ad esprimere quel sapere
compiuto ed universale che dal “frammento” di Maria riesce, pur se tra alterni risultati, ad
evitare una presentazione autonoma e separata della Madre del Signore, che per sua natura
rimanda invece al contesto globale della rivelazione e al tessuto integrale della vita
cristiana.
17
Per l’opera di Jaques Paul Migne (1800-1875), ecclesiastico francese e celebre editore di opere teologiche
cf. J. CARREYRE, in Dictionnaire de Théologie Catolique, X, coll. 1722-1743; F. DE MÈLY, L’abbé
Migne, l’homme et l’oeuvre, in Rev. Archéol. 2(1915) 203-258.
18
Cf. C.MOZZARELLI, Chiesa e cultura europea in antico regime. A proposito di studi recenti , in Vita e
Pensiero 81 (1998) pp. 374-385,
19
Per l’immagine di Maria nel modello romantico-restauratore dell’Ottocento cf. S. DE FIORES, Il culto
mariano nel contesto culturale dell’Europa occidentale nei secoli XIX e XX, in De cultu mariano saeculis
XIX-XX. Acta congressus mariologici-mariani internationalis in sactuario mariano Kevelaer in Germania
anno 1987 celebrati, I, Romae, 1991, 9-72; Id., Maria sintesi di valori, pp. 284-305.
4
1. IPPOLITO MARRACCI (1604-1675)
In una bellissima incisione a stampa che accompagna la prima edizione postuma
della celebre Polyanthea Mariana20 di Ippolito Marracci21 , opera enciclopedica e vero
monumento per lo studio della mariologia simbolica, l’autore è rappresentato nell’atto di
offrire alla Vergine un libro aperto che contiene la seguente affermazione: “Quae te divisa
Beatam efficiunt, collecta tene”. L’immagine sintetizza il paradigma seguito da questo
autore che segna in modo sommo l’adozione di un modello enciclopedico che, in accordo
con il clima culturale del suo tempo, ha come scopo appunto quello di “colligere” quanto
era disperso e offrirlo come devoto omaggio e, allo stesso tempo, sintesi di un “sapere” che
trova proprio in Maria una somma gerarchia.
20
I. MARRACCI, Polyanthea mariana in libris XVIII distributa, Sumptibus Petri Ketteler, Colonia 1683.
Quest’opera ebbe grande sucesso editoriale come strumento per la predicazione mariana, il nutrimento
spirituale dei fedeli, la composizione di altre opere affini. Dopo la pubblicazione postuma del 1683, cui si
aggiunse l’Appendix ad Bibliothecam Marianam, seguí l’anno sucesivo una nuova edizione. Nel 1694 il
fratello Ludovico Marracci curò un’edizione in 20 volumi, e non in 18. Nel 1710 vide la luce una nuova
edizione a Colonia, presso F. Metternich. Sucessivamente, di nuovo a Colonia, si segnalano altre due edizioni
degli anni 1727 e 1728. L’ultima edizione della Polianthea si ebbe a Napoli nel 1733. Fu ristampata da J.
Bourassè nella sua Summa aurea, tomo IX, cc. 851-1512 e tomo X, cc. 9-595.
21
Ippolito Marracci nacque a Torcigliano di Camaiore (Lucca) il 18 febbraio 1604, primogenito di 11 figli,
nel seno di una famiglia di solida pietà cristiana. Nel 1621 divenne religioso nell’Ordine dei Chierici
Regolari della madre di Dio che San Giovanni Leonardi aveva fondato da poco nella città di Lucca. Compie i
suoi studi teologici nel Collegio romano dei Gesuiti dal 1629 al 1632 e viene assegnato dai suoi superiori alla
comunità romana di Santa Maria in Campitelli dove rimarrà per tutto il resto della sua vita assolvendo vari
uffici: formatore della congregazione giovanile, parroco per sei anni (1635-38), 1648-51) e rettore per nove
anni. Fece voto di schiavitù mariana impegnandosi nella difesa del dogma dell’Immacolata Concezione e
nella dedicazione di tutte le sue forze alla propagazione del culto mariano. Dal 1655 al 1666 si troverà
coinvolto in due processi da parte dei maes tri del sacri Palazzo a motivo della pubblicazione di alcune sue
opere in difesa dell’Immacolata Concezione. Il primo processo (1655-1663) lo vede condannato dal maestro
del sacro palazzo Raimondo Capizucchi, a 23 giorni di carcere coatto e la minaccia di maggiori pene nel caso
fosse recidivo. Ma egli ottiene da Alessandro VII la revoca della sentenza con decreto del nuovo Maestro del
sacro palazzo Giacinto Libelli (30 agosto 1664). Il secondo processo (1664-1666), apertosi ancora per la
pubblicazione a Bolzano di una nuova sua opera dal titolo Alloqutiones pacificae pro Immacolata
Concepitone si concluderà con pene severissime: scomunica, interdetto di predicazione e insegnamento,
privazione della voce attiva e passiva (6 novembre 1666). Bisognerà attendere il 21 gennaio 1671 per la piena
riabilitazione del Marracci da parte del Sant’Offizio con l’assoluzione da ogni censura e la decisione di
restituire le opere sequestrate. Da molti amici che vanno a trovarlo per congratularsi con lui egli è considerato
“martire dell’Immacolata” Muore santamente a Roma nel 19 maggio 1675. Ippolito Marracci raggiunse un
primato assoluto nella composizione di opere mariane. Ben 115 opere sono quelle conosciute, di cui 32 date
alle stampe, 52 rimaste manoscritte e 31 smarrite.
Studi: F. PETRILLO, Ippolito Marracci protagonista del movimento mariano del secolo XVII, Edizioni
monfortane, Roma 1992; G. M. ROSCHINI, Un grande precursore dell’era mariana: il P. Ippolito Marracci,
OMD, in Alma socia Christi. Acta congressus mariologici-mariani Romae anno 1950 celebrati, Academia
mariana internationalis, Romae 1953, 11, 218-232; F. SARTESCHI, De scriptoribus congregationis
clericorum regularium Matris Dei, Romae 1753, 135-151; C. ERRA, Memorie dei religiosi insigni della
Madre di Dio, Romae, Typis Grossi, 1759, I-II. Cf. anche R. ANTONELLI, Torcigliano di Camaiore, storia
di una comunità, Camaiore 1992. La memoria manoscritta delle origini della famiglia Marracci è conservata
nell’Archivio della Congregazione della Madre di Dio in Piazza Campitelli, 9 – Roma, Arm. A, Parte 3,
Mazzo 45, n. 16; è citata per la prima volta in F. PETRILLO, Ippolito Marracci, op cit. p. 21, n. 2 ed è stata
interamente pubblicata da R. ANTONELLI, Al tempo dei Marracci, in Campus Maior, Rivista di Studi
Camaioresi, Istituto Storico Lucchese – Sezione di Camaiore, 2004, pp. 56-67.
5
È difficile individuare tra i pur numerosi autori mariani del sec. XVII, un
personaggio maggiormente attratto dall’idea della compiutezza gerarchica del “sapere”
mariano di quanto non lo fosse il celebre chierico regolare della Madre di Dio. Egli dedicò
tutta la vita a tentare le più variate declinazioni mariane del metodo enciclopedico: da
quello bibliografico a quello bio-agiografico, da quello simbolico a quello apologetico, a
tentare audaci operazioni combinatorie, a riproporre, insomma, in tante opere, vie e
strumenti concettuali diversi, onde attingere l’architettura metafisica del reale nella sintesi
personale della Beata Vergine e disporre entro le nervature barocche i frutti di una
erudizione peregrina ma sempre volta alla sostanziale celebrazione dell’unico soggetto:
Maria.
L’attenzione che recentemente ha portato ad un approfondimento e conoscenza di
un pubblico più vasto l’opera enciclopedica di Ippolito Marracci e la sua strenua difesa del
dogma dell’Immacolata Concezione, hanno assicurato alla storia della mariologia, proprio
per lo sviluppo che tale opera raggiunse nel Seicento, l’impossibilità di ignorare la
prospettiva culturale mariana che di tale cultura oltre che specchio è parte integrante 22 .
L’esplosione bibliografica mariana del Seicento, di cui proprio il Marracci con le
sue 115 opere (29 pubblicate tra il 1642 e il 1655) è l’esempio più eclatante, non è che uno
dei sintomi di come l’amplificatio barocca abbia trovato in Maria il soggetto più
rispondente alla sua sensibilità. Posta fra il cielo e la terra e adornata di ogni grazia e
privilegio, Maria diviene oggetto di glorificazione quasi illimitata e il rapporto che il fedele
stabilisce con lei diviene totalizzante e coinvolgente di ogni espressione della persona.
Il Barocco, ha scritto B. Neunheuser, “è l’ultima grande epoca dell’Europa cristiana
dove per l’ultima volta nella storia tutto, in ogni settore, è determinato dal fattore religioso
il quale vuole esprimersi in una “furia eroica”, quasi incarnando il sovrumano e il
soprannaturale nella realtà sensibile”.23
Questa “furia eroica” ben si adattava alla vergine Maria, sintesi dell’umano e del
divino, punto d’incontro fra il cielo e la terra, idealizzazione dell’eroico 24 , utopia della
mistica città di Dio, architettura divina e Tempio Mistico.25 Gli umanisti del secolo XVII
22
Cf D. CARBONARO – F. PETRILLO (ed), L’Immacolata Madre di Dio nel Seicento. Apporti teologici e
spirituali di Ippolito Marracci nel IV centenario della nascita (1604), Atti del 14° Colloquio Internazionale di
Mariologia, Edizioni AMI, Roma 2006.
23
B.NEUNHEUSER, Storia della liturgia attraverso le epoche culturali, Roma, Edizioni Liturgiche, 1983,
122.
24
Il modello antropologico favorito dal barocco e quello dell’Eroe. Questi aborre dalla mediocrità e anela
raggiungere l’eccellenza e l’infinito in ogni sua impresa. Cf R. DE MAYO, L’ideale eroico della santità
nella controriforma, in AA.VV., Società, Chiesa e vita religiosa nell’Ancien Régime, ( a cura di C. RUSSO),
Napoli 1976.
25
L’affanno di dar vita nel Seicento ad un’architettura divina, conduce ad adottare come modello il tempio
Salomonico e al delirio oggettivo di svelare con processi “scientifici” la forma e le strutture “vere”
dell’edificio disegnato da Dio. Interessante, in questo senso, la posizione centrale dei gesuiti J. De Prado e
J.B. Villalpando che raccolgono l’essenziale della cultura classica per fonderla in modo originale con la
tradizione biblica e cristiana nei tre volumi della loro opera In Ezechielem explanationes et apparatus urbis ac
Templi hierosolymitani. L’opera è la più ambiziosa ricostruzione del Tempio che sia stata fatta. Frutto di
6
cercarono di imporre una società eminentemente cristiana che testimoniasse questo
carattere soprattutto in ciò che si riferiva alla casa di Dio 26 . In questo contesto Maria
apparve chiaramente come la concrezione ideale dell’armonia, sostanziale raccordo con la
visione utopistica di perfezione, proporzionalità, modello divino. Trasferendo tutto ciò a
Maria si raggiunge il superamento della realtà visibile che postula l’utopia e che nutre il
simbolismo mariano così fervidamente utilizzato sia dal Marracci come da altri autori della
sua stessa congregazione.
Enciclopedismo bibliografico
Nella seconda metà del secolo XVI, e, più intensamente, nei suoi ultimi decenni
l’aumento della produzione tipografica, ma soprattutto, l’estensione e lo sviluppo dei generi
disciplinari e letterari, agirono di sprone nel senso del concepimento e della realizzazione di
imprese bibliografiche settoriali e specializzate: destinate cioè alla raccolta ed alla
organizzazione repertoriale delle opere di un certo ambito professionale o scientifico 27 . La
forte crescita del materiale stampato, grazie anche all’abbattimento dei costi nella
produzione materiale del libro, fece si che l’oralità cedesse spazi sempre maggiori
all’opera scritta e il libro entrasse lentamente nella quotidianità. Ad un sapere in estensione
corrispondono ora esigenze e tentativi di organizzazione diversi.
La premessa concettuale della Biblioteca a carattere enciclopedico era stata
all’origine dell’opera bibliologica di Conrad Gesner (1516-1565) che, nella sua
“Bibliotheca Universalis” aveva svolto un unicum nella storia della bibliografia. Nessuno
prima di Gesner, o dopo di lui, è riuscito ad allestire un catalogo universale degli scrittori e
delle loro opere. Questa sua caratteristica eccezionale fu apprezzata sin dal suo apparire e,
dal XVI secolo, il repertorio gesneriano verrà avidamente cercato per la sua preziosità
bibliografica. Ma “l’irripetibilità del miracolo gesneriano – dovuto non solo alla
intraprendenza e alla genialità bibliografica di Gesner, ma anche, alla speciale condizione
storico-documentaria che era venuta a maturazione un secolo dopo l’invenzione della
stampa – non poteva che condurre alla riaffermazione del principio di selezione, e quindi a
sfociare in quello che, da allora in poi, sarebbe stato esclusivamente un riproponimento di
bibliografie particolari”28 .
lunghi anni di paziente e appassionato lavoro, fu illustrata con ineguagliabile splendore e pubblicata a Roma
nel 1596 (Vol I) e 1604 (voll. II e III).Cf AA.VV. Dios arquitecto , J. B. Villalpando y el templo de Salomón,
Ed. Siruela, Madrid 1991. Nel campo mariano questo straordinario interesse trovò una singolare applicazione
a Maria nell’opera rimasta manoscritta di un confratello di Ippolito Marracci. Si tratta di F. LEONARDI,
Templum mysticum Salomonis veri, seu Deipara in Templo Salomonis adumbrata, sec. XVII, mss. B58; B59;
B61;B62; B63. Bibl. OMD – Roma. Cf. F. PETRILLO, Simbolismo e mariologia nel Templum mysticum di
Francesco Leonardi, in La Madre di Dio, un portico sull’avvenire del mondo , Atti del 5º colloquio
Internazionale di Mariologia, Edizione Monfortane, Roma 2001, pagine 117-154.
26
T.GISBERT, El Templo de Jerusalén como modelo del Templo cristiano , in Humanitas (Santiago del Cile),
16 (1999) 669.
27
Per un ampia e profonda analisi della storia della bibliografia cf A. SERRAI, Storia della Bibliografia,
Roma 1991, edizioni Bulzoni, voll. I-II-III.
28
Ib., vol. III, p. 76
7
Nei primi decenni del secolo XVII assistiamo così all’allestimento delle prime
elencazioni bibliografiche specializzate che risultarono dotate di quelle impostazioni e di
quei caratteri che, poi si sarebbero definitivamente affermati come tipici del genere
bibliografico. Ad un sapere in estensione corrisposero esigenze e tentativi diversi di
organizzazione. Se in passato, con l’Umanesimo e poi nel Rinascimento, il bisogno di
riscoprire le orme dell’antichità aveva stimolato una ricerca senza precedenti che in Italia
trovava il suo centro, ora il bisogno principale consisteva nel raccogliere e sistemare quel
sapere per non perderlo.
Queste considerazioni sono anche alla genesi dell’apparizione dei primi cataloghi
di bibliografia mariana e di sistematizzazione dell’immenso patrimonio letterario sulla
Vergine Maria che proprio nella prima metà del Seicento vive la sua stagione più feconda e
che troverà in Ippolito Marracci il suo più fervido protagonista. Sarà egli a dare inizio ad
un progetto culturale vero e proprio nel campo della “Historia leteraria” mariana tale da
fissare una pietra miliare in questo genere di studi che, per il periodo a lui coevo, restano
insuperati .
Nel momento in cui si sviluppa, quasi come una marea montante, un’esuberante ed
incontenibile effervescenza della pietà mariana e delle pubblicazioni di diverso stampo
sulla Vergine Maria, il Marracci comprese la necessità di un’adeguata informazione
bibliografica, della divulgazione dei testi più rappresentativi della tradizione mariana e
soprattutto della documentazione favorevole alla pia sentenza, come si era soliti chiamare
la tradizione immacolista tra i suoi fautori, per dare consistenza e serietà alle rivendicazioni
dottrinali.
La Bibliotheca Mariana29 pubblicata nel 1648, rappresenta, in questo senso il più
autorevole, anche se non antico, sussidio bibliografico per gli studi mariani dai primi secoli
cristiani fino alla prima metà del Seicento.
Limitati e praticamente impossibili da consultare sono i primi saggi di cui si abbia
notizia. Il più antico è un opuscolo anonimo della prima metà del Seicento: Scriptores de
Beata Virgine30 . Si tratta di un elenco di 46 autori che nelle loro omelie (se ne riportano
161) hanno trattato della Vergine Maria. Il Marracci conosce e cita questo elenco,
attribuendolo al gesuita Richard Gibbons, (1549/50 – 1663), editore delle omelie di
Amedeo di Losanna.31 Di trent’anni posteriore è il lavoro del tedesco Jodocus a Dundick 32
anch’esso citato dal Marracci ma in effetti mai consultato personalmente 33 e tuttora
29
I. MARRACCI, Biblioteca Mariana alphabetico ordine digesta et in duas partes divisa , Romae, Typis
Caballi, 1648, I-II. Questa insigne opera del Marracci è stata interamente digitata, riprodotta in un unico
volume e pubblicata in collaborazione tra l’Ordine della Madre di Dio a cui appartenne il Marracci e
L’Associazione Mariologica Interdisciplinare Italiana. Fa parte della collana Monumenta Italica Mariana,
vol. 2, Edizioni AMI, Roma, 2005.
30
(ANÓNIMO), Scriptores de Beata Virgine, seu catalogus eorum auctorum veterum praesertim, qui in
praecipuis festis Dei Matris , homilías, sermones vel encomia habuerunt, Ex Typis Boscardi, Andromoporali
31
I.MARRACCI, Bibliotheca Mariana, II 327. L’Alva y Astorga nella sua Bibliotheca Virginalis, I 227, n.8,
dubita dell’attribuzione a Joannes Molanus.
32
JODOCUS A DUNDICK, Sinopsis bibliothecae marianae, hoc est recensio omnium auctorum qui de Beata
Virgine scripserunt, apud J. Kalconem, Coloniae 1643.
33
I. MARRACCI, Bibliotheca Mariana, I, 813: “Illa etenim licet ardentissima concupita, videre adhuc non
merui”.
8
impossibile da rintracciare.34 Più o meno del medesimo periodo sono le opere menzionate
dal Marracci nell’Appendix ad Bibliothecam Marianam, attribuite al peruviano Antonio
Leao de Pinello35 . Il Marracci oltre al titolo di queste opere non riporta nessun cenno
bibliografico, segno evidente che non si tratta di dati di prima mano. Le ricerche per la
consultazione di questi primi tentativi di bibliografia mariana sono rimasti tuttora
infruttuosi, per cui consideriamo ancora valido il giudizio emesso da un grande bibliografo
del Novecento, il Padre Giuseppe Besutti (1923-1994), quando riconobbe nel Marracci “il
più antico bibliografo mariano ancor oggi citato e reperibile”36 .
In ogni modo, nel caso
del Marracci, possiamo affermare che la ricerca bibliografica mariana costituisce la sua più
impegnativa e feconda attività culminata appunto nella Bibliotheca Mariana, a cui ha
legato la fama del suo nome. L’interesse da lui riservato a questo genere di ricerche e alla
pubblicazione degli scritti mariani, costituisce un vero progresso dal punto di vista sia
storico che scientifico, rispetto a tutti i precedenti tentativi finora conosciuti.
Per il suo carattere generale e la sistematicità dello sviluppo che motiva il suo esclusivo
interesse nella difesa del culto mariano e del dogma dell’Immacolata Concezione in
particolare, la pubblicistica mariana assolve
un compito predominante e qualificante
all’interno del suo articolato progetto che, inaugurato precisamente nel 1648 con la
pubblicazione della Bibliotheca Mariana, si svilupperà fino al 1655, allorquando la sua
attenzione sarà assorbita in modo quasi esclusivo dalla polemica concezionista.
Durante questo periodo il Marracci si impone anche come bibliografo ed editore di
libri mariani d’accordo ad un piano che rivela la metodicità e allo stesso tempo la
lungimiranza di una strategia non isolata nè improvvisata, ma sapientemente disposta in
quello che è il piano organizzativo nel manoscritto Idea Bibliothecae Magnae Marianae37 .
Il piano generale dell’opera prevedeva la pubblicazione di 16 volumi (uno per ogni secolo),
suddivisi poi, secondo le necessità, in più tomi. Per ogni secolo il Marracci ha cura di
nominare l’autore, gli scritti che intende pubblicare e le edizioni da cui essi devono essere
tratti. Nei primi secoli sono i testi apocrifi ad occupare un posto predominante, ma se tali
indicazioni sono di scarso valore per il periodo più antico, diventano preziose per il
bibliografo quando si avvicinano agli autori dei secoli XVI e XVII. Il Marracci si
preoccupa di indicare con un asterisco quelle opere di cui conosce solo il titolo e che non ha
potuto consultare personalmente. Le note marginali testimoniano la cura con cui cercava di
completare il suo progetto.
34
Altri bibliografi tra cui C.U.CHEVALIER nel suo Répertoire des sources historique du moyen âge. BioBibliographie, Picard, Paris 1905-1907, col. 3044, lo citano, mentre F. PÉRÈNNES nel Dictionnaire de
bibliographie catholique da lui curato, dubita della sua stessa esistenza, cf cap.XLV, col. 9-35.
35
Biblioteca sive catalogus marianus in quo per septuaginta duas classes et plusquam triginta appendices
omnes marianos scriptores distribuuntur; Museum marianum id est catalogus omnium auctoru m quórum
proprium et speciale assumptum est agere in toto libro de sacratissimae Virginis vita, encomiis, miraculis,
elogiis, excellentis ac praerogativis. Cf I.MARRACCI, Appendix ad Bibliothecam Marianam, Coloniae,
prope S. Paulum, 1683, 14-15. Cf anche P. DE ALVA Y ASTORGA, Militia Immaculatae Conceptionis
contra malitiam originalis infectionis peccati, Lovanii, Typ. Immaculatae Conceptionis, 1663, 105-106.
36
G.M.BESUTTI, Note di bibliografía mariana, in Marianum 9-10 (1947-1948) 117.
37
I. MARRACCI, Idea Bibliothecae magnae marianae, Bibl. OMD, Ms MI B LVII. Il manoscritto fu
completato nel 1650, come si deduce dal fatto che nella prefazione al lettore ricorda che sono trascorsi due
anni da quando fu pubblicata la Bibliotheca Mariana avvenuta nel 1648. Cf Ib. F. IV.
9
Questo colossale sforzo si concretizza parzialmente con una serie di undici Mariali,
cinque dei quali vengono pubblicati38 e sei rimangono manoscritti39
Per la redazione dei suoi Mariali il Marracci si avvalse, in parte, di alcune raccolte
che giá circolavano a suo tempo, come la notevole Pietas mariana graecorum di Simone
Waugnerech che egli conobbe e cita anche perché vi compaiono nuove testimonianze dei
Padri a favore dell’Immacolata Concezione. Frequentemente ricorre al grande patrologo
francese, il domenicano Francesco Combefis (1605-1679), che da abile ellenista consacró
50 anni della sua vita al ristabilimento e alla critica degli antichi Padri. Per l‘investigazione
che invece realizzó personalmente e la ricerca dei manoscritti, si orientó per mezzo
dell’opera di Antonio Possevino (1533-1611), dal titolo Apparatus sacer ad scriptores
Veteris et Novi Testamenti, pubblicato a Venezia in tre volumi fra il 1603 e il 1606. Fu
questo un impegno gravoso che occupò il Marracci fra il 1648 e il 1656. Lo svolse, come
afferma alquanto enfaticamente, “facendo minuziose ricerche nelle più insigni biblioteche
dell’orbe cristiano”40 e avvalendosi della collaborazione e delle traduzioni che per lui
andavano realizzando, oltre al fratello Ludovico, eccellente orientalista e conoscitore delle
lingue antiche, altri noti studiosi come l’arcivescovo di Iconio mon. Matteo Cariofilo 41 , il
canonico della Basilica Vaticana, il tedesco Luca Holsten42 , il chierico regolare teatino
Vincenzo Riccardi43 e il famoso custode della Biblioteca Vaticana Leone Allatio.
All’interesse predominante per la bibliografia mariana in generale, il Marracci
aggiunse anche un’attenzione particolare per questioni mariologiche particolari o per
categorie di persone, che costituiscono praticamente dei cataloghi specializzati che fanno di
questo autore una fonte inesauribile di riferimento per la ricerca bibliografica. A questo
genere appartengono i manoscritti: Catalogus immaculatus marianus44 che riporta la
notizia bibliografica di oltre 500 autori ed opere sull’Immacolata Concezione; Calamus
purpureus45 , lista delle opere mariane di 150 cardinali che copre il periodo che va da San
Girolamo fino al cardinale Sforza Pallavicino (1666); e la lista di bibliografica circa il tema
della schiavitú mariana presentata nella Expostulatio ad Clementem X de abolito
mancipatu46 .
38
S. Germani patriarchae constantinopolitani Mariale, apud Franciscum Caballum, Romae 1650; Leonis
imperatoris cognomento philosophi, seu sapientis, Mariale, apud Dominicum Manelphium, Romae 1651;
Isidori archiepiscopi Thessalonicensis, Mariale, Typis Dominici Manelphi, Romae 1651; Adae Abatís
Perseniae sacri Ordinis Cisterciensis alumni, Mariale, Typis Ignatiis de Lazzaris, Romae 1652; S. Josephi
Himnographi siculi, syracusani, Ord. D. Basilii Monachi, Mariale, Typis Ignatiis de Lazzaris, Romae 1659.
39
Raccolti in un grosso volume, segnato MI B III della Biblioteca dei Chierici Regolari della madre di Dio
(Piazza Campitelli, 9 – Roma), sono conservati i Mariale manoscritti di Andrea di Creta, san Giorgio di
Nicomedia e Giacomo il Monaco; nel volume sgnato MI B IV trovano posto i Mariale di san Giovanni
Crisostomo e san Giovanni Damasceno; nel volume MI B LI il Mariale Apostolico.
40
Cf. Mariale sancti Germani, ad lectorem.
41
Cf I. MARRACCI, Bibliotheca mariana, I, 760-761.
42
Ib., II, 42-43
43
Ib., II, 440-441; 476-477.
44
Catalogus immaculatus marianus quingentorum et amplius auctorum pietate et doctrina máxime
ilustrium... Biblioteca Apostolica Vaticana, Ms. V.L. 13514, ff.1r-60v.
45
Calamus purpureus marianus, Biblioteca OMD, Ms MI B XLIII, ff. III, ff. 1r-170v.
46
Expostulatio ad Clementem decimum Pontificem Maximum, de abolito mancipatu Augustiss. Virginis
Deiparae Reginae coelorum et hominum, eoque iterum instaurando, Biblioteca Nazionale di Roma, Ms. V.
320. Cf S. DE FIORES, La schiavitù mariana nell’inedita “Expostulatio ad Clementem X” d’Ippolito
10
Per quanto riguarda ancora la bibliografia generale, il Marracci non tralasció la
ricerca e la recensione di quelle opere venute alla luce dopo l’edizione della Biblioteca
Mariana del 1648. L’Appendix ad Bibliothecam Marianam 47 pubblicata postuma nel 1683 a
Colonia testimonia questa incessante preoccupazione per tenere aggiornato uno strumento
di imprescindibile utilitá tanto per il suo personale progetto come per tutti gli studiosi che
vi avrebbero fatto ricorso. Nell’Appendix trovano posto oltre mille autori dei quali, con
puntigliosa precisione, annota quali opere fossero ancora manoscritte, quali siano le novitá
editoriali e di passo corregge e completa alcune indicazioni dell’edizione della Bibliotheca
Mariana del 1648.
Da questo quadro generale che testimonia la passione per quella che potrebbe
sembrare una attivitá minore rispetto alla piú feconda produzione e ricerca teologica,
emerge una gigantesca fonte che fa da sopporto e allo stesso tempo é garanzia di qualsiasi
studio che voglia definirsi scientifico e serio. Il Marracci, in questo senso, é il primo a
comprendere, nel campo mariologico, che una ricerca bibliografica é sempre testimonianza
e strumento fecondo di nuove scoperte. Dal punto di vista più direttamente riconducibile
alla difesa dell’Immacolata Concezione, la ricerca bibliografica si impone come
testimonianza storica ed elemento teologicamente qualificabile e diacronico di una
permanente presenza nel vissuto ecclesiale e nel sentire vivo della Chiesa che al Marracci
interessa materializzare fino ad offrirlo come prova irrefutabile che non si tratta di una
sententia nova ma pietas antiqua e solidamente radicata nella tradizione della Chiesa. In
effetti è questo l’elemento che il Marracci riscatta con maggiore evidenza dalla Bolla
Sollicitudo omnium ecclesiarum di Alessandro VII, quando vi trova confermata l’antichità
di tale sentire nella parte discorsiva del documento: “Sane vetus est Christifidelium...”.
Questa presa di posizione da parte del magistero fu considerata dal Marracci, che da oltre
venti anni veniva documentandola bibliograficamente, come la più solenne smentita
all’opinione contraria che aveva nel cardinale Caietano un suo autorevole paladino 48 . Nel
suo personale caso si verifica perfettamente questa interattiva e complementaria funzione,
nel momento in cui non solo riesce a rendere viva, anche se solo parzialmente, la forza
profetica con cui la stessa Vergine Maria anticipó che tutte le generazioni l’avrebbero
proclamata beata (cf Lc 1,48), ma anche, e soprattutto, che in questa voce dei secoli si
nasconde il permanente sensus fidei e consensus Ecclesiae che va ascoltato e accolto come
fonte per quella comprensione totale della Veritá verso la quale lo Spirito guida tutta la
comunitá credente.
Marracci, in D. CARBONARO – F. PETRILLO (ed.), L’Immacolata Madre di Dio nel Seicento, Edizioni
AMI, Roma 2006, 89-129.
47
Appendix ad Bibliothecam Marianam, in qua non pauci supra mille auctores , qui de SS.ma Deiparante
Maria Virgine scripsere, in prima eiusdem marianae biblithecae editione, vel quia tunc nondum scripserant,
vel quia tunc nondum inventi fuerant, praetermissi, cum recensione operum continentur et nonnulli iam ibi
signati, accuratius consignantur, Coloniae Agrippinae, apud Ketteler, prope S. Paulum, anno MDCLXXXIII.
48
“I dottori che aderiscono alla dottrina sulla preservazione della Beata Vergine dal peccato originale, sono
infiniti se ci limitiamo al presente... ma risulta significativo che nessun santo e nessun dottore illustre
dell’antichità sia presentato a sostengo di tale ipotesi, se non da falsari”. Cf CAIETANO (T. DE VIO),
Tractatus de Conceptione Beatae Virginis ad Leonem X Pont. Max. In quinque capita divisus , in Opuscula
Omnia, Venetiis, apud Juntas, 1612, t. II, 103. Cf anche I. MARRACCI, Meditamenta in Bullam
Alexandrinam. Quest’opera fu pubblicata con altre tre operette inedite nella Trutina Mariana dell’edizione
viennese del 1663, per i caratteri di J.J. Kurner. Un esemplare di questa edizione si conserva nella Biblioteca
Apostolica Vaticana: R.G.Teo.VI.423.
11
La Bibliotheca Mariana, in ogni modo, é l’opera con la quale, come giustamente
ricorda Besutti, il Marracci “si è fatto un nome”49 . La sua fama é rimasta praticamente
legata alla consultazione di questo prezioso strumento che pur con alcune inesattezze,
resta, almeno per il suo periodo, ancor oggi insuperato. L’opera risente di alcuni
condizionamenti propri della sua epoca giá evidenti nell’ampollosa dedica al senato della
Repubblica di Lucca, dove una frase scritta ai piedi di una immagine della Madonna
venerata in quella cittá, motiva un’ampia disquisizione sul concetto di libertá. Cosí pure
l’altissimo senso dell’onore caratteristico dell’epoca barocca trasposto in termini eroici
pone l’accento piú sulla biografia del personaggio che sugli scritti. Il senso vivo
dell’autoritá, anch’esso tipico del ‘600, porta ad una acritica accettazione di riferimenti non
sempre verificati, pur quando lo stesso Marracci ne é pienamente cosciente giacchè,
nell’introduzione al lettore, confessa praticamente l’impossibilitá per un solo uomo di
conoscere e consultare tutto. E c´é da credergli e allo stesso tempo meravigliarsi per il
risultato, anche per il fatto che non fu un viaggiatore frequente (trascorse tutta la sua vita
nel convento di Santa Maria in Campitelli a Roma) e neppure contava con abbondanza di
mezzi economici e tecnici come il suo amico e anch’egli fecondo scrittore e bibliografo
mariano, Alva y Astorga. Il ricorso ad altri repertori, peraltro sempre citati
e
frequentissimi, denota che almeno in parte il lavoro non fu di prima mano, per cui si
impone una revisione diretta delle fonti ed un controllo delle singoli citazioni sulle opere
originali.
Altri limiti dell’opera, che debbono attribuirsi piú all’epoca in cui visse che alla
persona, vanno riconosciuti non per sminuire la portata dell’ingente ricerca del Marracci,
ma per contestualizzarla. Ad esempio é il nome a determinare l’ordine alfabetico con il
notevole inconveniente che ne resta difficoltata l’identificazione. É vero che poi alla fine gli
indici si moltiplicano: per cognome (anche se in questo caso la latinizzazione dei medesimi
accresce la difficoltá), per dignitá, per appartenenza agli ordini religiosi, per nazionalitá,
per il secolo, eppure questa puntigliosa identificazione non rende piú agevole la
consultazione dal momento che a mancare é l’indice che piú di ogni altro sarebbe di grande
utilitá pratica: quello per materia che permetterebbe districarsi con maggiore facilitá fra i
tremila autori citati e le oltre
seimila opere descritte 50 . Pur con queste critiche
osservazioni, va riconosciuto che senza il lavoro del Marracci l’intero progresso della
mariologia ne avrebbe risentito, soprattutto con riguardo agli autori del secolo XVII, dove
piú critica, precisa e fondamentale si rivela la sua inesauribile ricerca.
Il Marracci, testimone di un’epoca e di una cultura che amplifica ogni aspetto e
nella quale il senso dinamico dell’immaginativa umana si adopera a potenziare,
approfondire, dilatare tutta la realtá, trovó scritta nella “Virgo liber Verbi”51 , l’intera
49
BESUTTI G.M., Note di bibliografía mariana, pag. 3.
Nella Bibliotheca Mariana si recensiscono “ 6000 opere mariane composte da 2678 autori”. Cf S. DE
FIORES, Ippolito Marracci (+1675)”, in S. DE FIORES-L.GAMBERO (Ed.), Testi mariani del secondo
millennio.5. Autori moderni dell’occidente (secc. XVI-XVII), Città Nuova, Roma 2003, 821. Cf pure V.
PASCUCCI, Marracci Ippolito, in Marienlexikon 4, 337-338.
51
SOPHRONIUS HIEROSOLYMITANUS, Hymnus In Nativitate Domini, PG 87, 3, 3741-2. Questa
espressione è scelta per il libro I.M.CALABUIG (Ed.), Virgo liber Verbi. Miscellanea di studi in onore di p.
G.M.Besutti, O.S.M., Edizioni Marianum, Roma 1991. Cf G.GHARIB, “Virgo liber Verbi” negli scritti dei
50
12
economia della salvezza, quasi il metodo di Dio, e in quel libro seppe leggere sempre le
grandi meraviglie da Lui compiute. Non é azzardato dire che nel suo inesauribile cercare
le pagine scritte nella storia dello studio teologico e della pietá, abbia contribuito ad aprire
il libro non scritto da mani di uomo che fu il cuore della madre, dove ogni cosa era
custodita e conservata nella memoria viva di quanto in Lei e per Lei era accaduto per poi
raccontarlo a tutte le generazioni.
Enciclopedismo bio-agiografico mariano.
Il singolare intreccio fra la storia del culto, la promozione attiva della spiritualità
mariana e l’adesione alla pia sentenza, fortemente costruito su una dedicazione esclusiva
della persona, quasi un vissuto mariano, costituisce la nota originale del modo in cui il
Marracci “narra” tale storia e promuove la vincolazione con Maria.
Il modello
antropologico che costituisce lo sfondo culturale del barocco, condiziona questa narrazione
privilegiando
le gesta strordinarie, le origini nobili, i comportamenti cavallereschi, la
visione gerarchica delle “subalternate influenze” che tanto socialmente come spiritualmente
stabiliscono la differenza tra la mediocrità e l’eccellenza, tra il quotidiano e l’eroico, il
comune operare e lo straordinario. Il risultato è una vera e propria enciclopedia narrativa
dove il vissuto mariano prende corpo attraverso le personali vicende di migliaia di devoti e
le modalità con cui hanno espresso il loro riferimento alla Vergine.
Anche in questo senso il suo progetto destinato “ad marianam pietatem
excitandam”, piú che su una teorizzazione della necessità del culto, fa leva sull’esemplarità
dei personaggi e la excellentia virtutum 52 che lo ha caratterizzato. Il “vissuto mariano”, in
cui ogni singolo personaggio si distacca in modo eccellente, mostra il canone di imitabilità
e quindi lo statuto per accedere ad una nuova nobiltà, fissata ora sul grado di intensità e di
devozione alla Vergine. Il Marracci concorre così al progetto che anima autori come
Placido Nigido con il suo Mariale, Guarini53 , Paciuchelli54 , Emmanuele di Gesù Maria55 ,
per accrescere la devozione mariana, ma nel suo caso questo si struttura in modo organico,
sistematico e massiccio, mediante la pubblicazione di centinaia di biografie mariane e poi,
Padri, in M.M.PEDICO (a cura di), Maria di Nazareth itinerario di lieto annuncio , Edizioni Monfortane,
Roma 1998, 153-159.
52
Il collegio dei teologi di Salamanca nella petizione a Clemente VIII per la canonizzazione di T eresa d’Avila
introduce il concetto di virtù eroiche come misura di quella eccellenza. Da allora il santo è ipotiposi di quel
concetto, contro la mediocrità pur orazionalmente aurea. Cf R. DE MAIO, L’ideale eroico della santità nella
controriforma, 286.
53
Il Guarini si propone di “innestare e accendere di nuovo nei petti nostri, l’antica devozione di questa
Madre di Dio quasi del tutto svelta e spenta”. Cf G.B. GUARINI, Della gierarchia ovvero del sacro regno di
Maria Vergine, Venezia, 1600, p. A 4
54
. Lo stesso proposito anima il Pachiuchelli: “risvegliare dalla pigrizia e dal torpore spirituale quelli che
dormono e incitarli, come usando gli sproni, e spingerli alla devozione, all’onore e fervido amore verso la
Madre di Dio”. Cf A. PACIUCHELLI, Dormitantis animae excitationes ad laudandam diligendam atque
colendam SS. Deiparam Virginem Mariam, Venetiis 1659, 265.
55
EMMANUELE DI GESÙ MARIA, Il regno di Maria Vergine Madre di Dio. Nuovo Mariale, Napoli 1681,
discorso al lettore.
13
in modo più specifico, immacoliste56 . È il teatro della vita a parlare, più che la teoria57 . È
questo un genere che caratterizza quasi il 50% di tutte le opere pubblicate dal Marracci
stesso a cui si deve aggiungere il fatto che furono tutte ristampate nella Summa Aurea del
Bourassé58 . Quale effetto profondo ed incisivo devono aver provocato nella pietà popolare
è facile da immaginare, anche se va onestamente riconosciuto il fatto che la mancanza di un
vero riferimento dottrinale capace di fondere ed esprimere cristologicamente le ragioni
della presenza del culto mariano nell’insieme dell’unico culto cristiano, priva questo sforzo
di quella necessaria consistenza e metodologia pastorale che avrebbe assicurato un più
esteso successo. Cosí pure si lamenta il fatto che non abbia suscitato ed orientato un vero
movimento di fede e di devozione mariana valido anche per le future generazioni come
invece avvenne, ad esempio, per i notissimi trattati di San Luigi da Monfort o di
Sant’Alfonso Maria de’Liguori che per il loro influsso e diffusione furono, e sono tuttora,
capaci di alimentare rettamente una genuina pietà mariana. Questi ci insegnano che le opere
mariane più incisive sono state quelle aperte ai diversi apporti culturali, fusi in una intensa
vita spirituale mariana e non imposti al popolo.
Il vasto materiale raccolto dal Marracci non mantiene sempre un tono
qualitativamente
significante, essendo in gran parte raccolta di testimonianze biobibliografiche sul culto mariano e immacolista in particolare. Certamente tale raccolta
risponde ad un fine che potremmo definire parenetico-storico, destinato ad accrescere nel
lettore il desiderio dell’emulazione del personaggio proposto, anche se in questa dinamica
si offrono abbondanti indicazioni per una ricostruzione fenomenologica della storia del
culto mariano. Essa resta, pur tuttavia, fondamentale per una ricostruzione evolutiva della
56
Un resoconto di tutte queste biografie mariane a carattere generale assomma a ben 2777 personaggi così
distribuiti: 95 Pontefici in Pontífices maximi Mariani, Romae 1642; 11 Apostoli, in Apostoli Mariani,
Romae 1643; 44 Fondatori, in Fundatores Mariani, Romae 1643; 70 Vergini, in Lilia Mariana, Romae
1651; 136 Re e Regine, in Reges Mariani, Romae 1654; 223 Cardinali,in Purpura Mariana, Romae 1654; 66
Imperatori, in Caesares Mariani, Romae 1656; 667 Vescovi, in Antistites Mariani, Romae 1656; 218 Eroine
e donne illustri, in Heroides Marianae, Romae 1659; 442 Prìncipi e principesse, in Principes Mariani, Romae
1660; a questi si devono aggiungere 800 Religiosi, in Religiosi Mariani, Ms. MI B II, Bibl. OMD; più 5
santi canonizzati dal Papa Clemente X il 12 aprile 1671, in Pentagium Marianum, Ms MI B XXXI, Bibl.
OMD, le cui biografie rimasero manoscritte oltre al fatto che sono andati smarriti due volumi riguardanti
Profeti e Martiri mariani. Parallelamente sviluppa un lavoro destinato a specificare la devozione mariana e
l’adesione alla dottrina dell’Immacolata Concezione di altri 718 personaggi così divisi: 46 Papi, in Tiara
Pontificia mariana immaculata, Ms. MI B XIX, Bibl. OMD; 109 Cardinali, in Galerus purpureus marianus
immaculatus, Ms. MI B I, Bibl. OMD; 300 Ves covi, in Infula mariana immaculata, MS. MI B XXII, Bibl.
OMD; 15 Imperatori in Diadema caesareum marianum immaculatum, Ms. MI B XXXVI, Bibl. OMD; 35 Re
e Regine, in Sceptrum regium marianum immaculatum, Ms. MI B I , Bibl. OMD; 63 Prìncipi e principesse,
in Corona mariana immaculata, MS. MI B XVI, Bibl. OMD; 150 Santi e dottori della Chiesa antica, in Sancti
atque illustri doctores antiqui pro Immaculata Conceptione Deiparae Virginis, Ms. MI B XLVII, Bibl.OMD.
57
“Useró un efficacissimo genere esortativo per promuovere la devozione mariana...presentando alla altrui
imitazione, gli esempi dei prìncipi mariani eccezionalmente devoti della madre di Dio, ricavandoli dai più
seri e documentati scrittori. Cf I. MARRACCI, Principes mariani, ad lectorem. E ancora: “affinchè tutto
l’universo cristiano sia indotto, con nuovi e più stimolanti appelli alla pietà mariana, che è radice della
gloria celeste e di ogni bene. Id., Reges mariani, Ad lectorem. Il principio dell’amplificatio si applica ai vari
settori della vita seicentesca, determinando una scala di valori diversa e perfino opposta a quella del
rinascimento e dell’illuminismo: si preferisce la festa e il teatro alla banalità dell’ordine quotidiano. Cf S. DE
FIORES, Il culto mariano nel contesto culturale dell’Europa, 4-5.
58
J. J. BOURASSÉ, Summa aurea de laudibus B.M.V. Dei genitricis sine labe conceptae , Paris, Migne, 18621866, I-XIII.
14
spiritualità mariana e per una storia della mariologia che voglia essere attenta, non solo alle
manifestazioni macroscopiche che segnano in modo chiaro il discorso di fede sulla Madre
di Dio nelle diverse epoche culturali, ma anche a quei “vissuti” mariani che si incarnano
nella concreta esperienza di migliaia di personaggi che il Marracci ha cura di trasmetterci.
Tale metodo è il più rispondente, e chissà in questo troviamo la chiave ermeneutica di tutto
questo ingente materiale, a documentare che la spiritualità mariana è intrinseca all’unica
spiritualità cristiana e che, quanto piú viva e sincera è questa, tanto più evidente e
coinvolgente, deve essere l’altra. Questa stessa finalità è riproposta in modo parallelo per
quanto si riferisce alla dottrina circa l’Immacolata Concezione. L’ideale eroico della santità
deve necessariamente esprimersi, nella personale visione del Marracci, per una difesa di
questa posizione. D’altra parte non bisogna dimenticare che la causa dell’Immacolata
Concezione aveva assunto nel secolo XVIIº toni epici e cavallereschi fino a divenire una
questione d’onore e trasformarsi in una ragion di Stato 59 . L’iperbole della santità
personale e l’autorevolezza del magistero sia teologico che carismatico del personaggio
trattato trovano conferma nel grado di accettazione e di esplicita difesa del privilegio
mariano. Manca ad un grado di credibilità e di perfezione chi si sia discostato o abbia
negato quest’onore per la Vergine. E se il personaggio è in ogni modo ragguardevole per il
suo ufficio o per l’indubbio merito acquistato, sicuramente deve aver in cuor suo ritenuto la
pia sentenza, nonostante qualsiasi altra evidenza in contrario che deve sempre essere
attribuita a falsari o commentaristi maleintenzionati. È così che non sfuggono alla revisione
che ne fa il Marracci, personaggi come lo stesso san Tommaso d’Aquino e buona parte
dell’Ordine dei Predicatori, che certamente non erano dei campioni dell’Immacolata.60
Tutto ciò giustifica un’altra direzione all’incontenibile attività del Marracci e che si
concretizza nella serie delle Vindicationes61 , una sorta di riscatto di tutti quei santi, dottori
59
Fu soprattutto la Spagna ad assumere questa missione, con varie ambasciate a Roma ed una política
generale per ottenere il beneplacito della Santa Sede. Cf C.GUTIERREZ, La Bula Sollicitudo a favor de la
Inmaculada Concepción y las gestiones para conseguirla (1659-1661), in Acta Congressus mariologici
Romae 1954, Romae, Pontificia Academia Mariana Internationalis, 1956, v. II, 153-173. Per la seconda parte
dell’articolo cf Id., España por el dogma de la Inmaculada Concepción. La Embajada a Roma de 1659 y la
Bula “Sollicitudo” de Alejandro VII, in Miscellanea Comillas XXIV (1955) 1 -75.
60
I. MARRACCI, Vindicatio sacri Ordinis Praedicatorum a vulgi calumniis in controversia Conceptionis
Beatissimae Virginis Mariae in duos libros divisa, Ms MI B LIV, Bibl. OMD. Malgrado gli attacchi di una
parte certamanete qualificata dei Domenicani, non si può dire che questi furono completamente ass entí dal
movimento immacolista. È quanto documentato dal Marracci come un ulteriore segno di quella universalità
che gli sta a cuore dimostrare. D’altra parte é documentato che autori come Ambrogio Caterino e Tommaso
Campanella in Italia, Guglielmo Pepin in Francia e molti altri soprattutto in Spagna e Portogallo, non
esitarono a prestare il loro assenso valido e fondato sull’argomento, pagando, per questo, una sorta di
ostracismo da parte dei loro confratelli. Cf. R. DE ALMEIDA ROLO, A Imaculada Conceiçao, controversia
acerca do seu cultu entre dos teologos portugueses, in De Cultu mariano saeculis XVII-XVIII, II, 129-148.
Anche per il cardinale Caietano il Marraci scrive una ponderosa Vindicatio rimasta manoscritta, mediante lo
stratagemma, in realtà abbastanza infondato, di attribuire la sua opera ad un comodo quanto fantomatico
pseudo-Caitano, con tanto di scuse per averlo ritenuto , e per questo attaccato, l’autore del controverso e
scomodo trattato De Conceptione. Cf. I. MARRACCI, Vindicatio Caietana, Ms MI B IX , Bibl. OMD. Id.
Excusatio pro libello praenotato fides Caietana , nell’edizione viennese della Trutina Mariana del 1663, pp.
78-90. Si aggiunga a tutto ciò anche la difesa, chiaramente senza fondamento, di G.B. De Marinis (15971669), Maestro Generale dei Domenicani, come abbiamo documentato con studi nella Biblioteca Apostolica
Vaticana. Cf. F.PETRILLO, Ippolito Marracci, 148. Cf I. MARRACCI, Vindicatio mariniana in controversia
Conceptionis B.Mariae Virginis, Ms MI B XXX, Bibl. OMD.
61
Il Marracci inaugura questa revisione difensiva, con il riscatto di 15 santi nell’opera Fides Caietana,
Florentiae 1655, per poi proseguire con altri 65 tra Padri della Chiesa e Santi nell’opera Trutina Mariana,
15
della Chiesa o illustri personaggi di cui, per uno o un altro aspetto, viene messa in
discussione la sua fede immacolista o siano sommariamente inclusi nel carro degli
avversari.
L’enciclopedismo simbolico
Non coglieremmo appieno l’originale apporto culturale, teologico e testimoniale di
Ippolito Marracci se omettessimo un riferimento al suo straordinario enciclopedismo
simbolico- mariologico.
Se il barocco inaugura la stagione del più fertile simbolismo 62 , questo carattere
trova una precisa e abbondante rispondenza nella letteratura mariana del tempo e, in modo
originale ed ancora una volta iperbolico nel chierico regolare della Madre di Dio e nella sua
comunità religiosa63 . Se “l’anima in barocco” preferisce il simbolo all’idea e alla realtà
visibile, è perché attraverso il simbolo attinge ad una dimensione più profonda della realtà
stessa. I simboli sono più eloquenti dell’idea e indicano che la realtà espressa è molto viva.
Il simbolismo interessa, quindi, come fonte di conoscenza e come orientamento
metodologico, così naturale nel mondo occidentale fino al secolo XVII. Non è per caso che
il ricorso ad esso abbia trovato un terreno fertile nel Seicento, culturalmente così lontano
“dall’imperialismo della ragione
che ha poi mostrato i suoi insuperabili limiti”64 . I
mariologi del Seicento crearono intorno alla Vergine Maria ciò che Ch. Bernard ha
Plasentiae 1660. Non mancarono vindicationes particolari come: Santa Caterina da Siena in Vindicatio
sanctae Catharinae senensis, Puteoli 1663; San Giovanni Crisostomo in Vindicatio Chrisostomica, Romae
1664;14 Pontefici in Vindicatio tiarae pontificiae, Ms. MI B XIX, Bibl. OMD; 17 cardinali in Vindicatio
galerii purpurei mariani immaculati, Ms MI B I, ff. 337-407, Bibl. OMD; 73 vescovi in Vindicatio infulae
sacrae ab imputations adversariorum in controversia Beatissimae Virginis Mariae , Ms. MI B XXII, ff. 210r370v., Bibl. OMD; San Giovanni Damasceno in Vindicatio S. Joannis Damasceni ab imputationibus
adversariorum in controversia Conceptionis Beatae Virginis Mariae, Ms. MI B IX, ff. 402r-421v. San
Bernardino da Siena in Vindicatio s. Bernardini senenis ab imputationibus adversariorum in cont roversia
Conceptionis Beatissimae Virginis, Ms. Biblioteca Apostolica Vaticana, Fondo Chigi B.V.76.
62
CH.A.BERNARD, Simbolismo, in Nuovo Dizionario di Mariologia, a cura di S.DE FIORES e S. MEO, Ed.
Paoline, Cinisello Balsamo, 1986, 1302.
63
Sebbene il Marracci sia un caso limite anche in questo ambito, non va dimenticato che proprio nella sua
comunità di Santa Maria in Campitelli a Roma, fiorirono varie espressioni in questo senso, tra le quali eccelle
quella del già riferito F. Leonardi, con il suo Templum Mysticum Salomonis veri. Cf. F.PETRILLO,
Simbolismo e mariología, 125-126. Sempre in ambito simbolico, all’interno della comunità dei Chierici
Regolari della Madre di Dio, si privilegiò l’immagine della neve, sicuramente per il fatto che era stata istit uita
una congregazione giovanile sotto il nome di “Madonna della neve”, fondata a Lucca nel 1604 per opera del
beato Pietro Casani. Circa le opere dei confratelli del Marracci che trattano di questo símbolo ricordiamo
quelle da lui citate nella Bibliotheca Mariana: A. SILVESTRINI, De festo Beatissimae Virginis ad nives,
Elogia 7; A. BERNARDINI, Nivale munus B. Virginis ad nives dicatum; L. MARRACCI, Aetas nivea
mariana; Philtron niveum marianum; Mons in vertice montium; Templum Exquilinum; V. DINELLI,
Carmina varia in laudem Virginis ad nives.
64
B. FORTE, Maria, la donna Icona del Mistero. Saggio di mariología simbolico -narrativa, Ed Paoline,
Cinisello Balsamo 1989, 15. Passando dal Seicento al Settecento, il panorama cambia totalmente: nuova
cultura, nuovi valori e modelli, nuova antropología, nuovi modi di sentire e di vivere. Si passa dal secolo in
cui si pensa come Bousset, al secolo in cui si pensa come Voltaire. Cf P. HAZAR, La crise de la conscience
européenne, Paris 1964, VII.
16
chiamato “le costellazioni simboliche di maggiore importanza, proprio perché la Vergine
stessa è dotata di un forte simbolismo. È un mistero che trascende lo spazio e il tempo. È
l’icona che ci avvicina al mistero senza contorni che è Dio stesso, precisamente per le vie
del simbolo, come ha affermato B. Forte.65
In questo ambito il Marracci segnò un epoca ed è riconosciuto come l’autore più
ragguardevole a motivo della sua quasi insuperabile Polyanthea Mariana.
Nel corso dei suoi studi e delle letture patristiche, teologiche e spirituali, il Marracci
ebbe sempre cura di raccogliere e sistematizzare in ordine alfabetico tutte le espressioni
simboliche che sono state adattate a Maria lungo i secoli. L’iniziativa non era totalmente
nuova. Il Seicento conosce, per esempio, l’Alphabetum Marianum di Diego del Castillo
(Lione 1669) e di Emmanuele di Gesù Maria (Napoli 1691); il Nomenclator Marianus di
Teofilo Raynaud (Lione 1639) e l’Encyclopedia Mariana di Pier Franco Passerini
(Piacenza 1665). Ma la Polyanthea Mariana segna il suo punto più alto, come possibilità di
un approccio più intuitivo e globale con il mistero di Maria e per l’ampiezza ed universalità
dei simboli a lei riferiti. La sua opera resta un classico ancor oggi insuperato, imponendosi
come opera enciclopedica e vero monumento per lo studio della mariologia simbolica. 66
Il Marracci è anche autore del primo trattato sul simbolismo in riferimento al
sacerdozio mistico di Maria67 , opera purtroppo ancor oggi irreperibile. Smarrito è anche un
altro manoscritto a carattere simbolico dal titolo Coelum Marianum 68 . Si conserva invece il
manoscritto Nummus Clementinus, in cui riprende i simboli delle stelle a partire dallo
scudo pontificio di Clemente X. L’opera, dedicata allo stesso Pontefice Clemente X (16701676), porta la data del 1673 ed esalta la spiritualità dell’anziano pontefice verso il quale il
Marracci ha un debito di gratitudine per essere stato lui a liberarlo dalle accuse e censure
del maestro del sacro palazzo.
Al Marracci, attento e vigile osservatore di tutto ciò che potesse costituire un
assenso della Santa Sede verso l’Immacolata Concezione, non sfugge il fatto che le monete
fatte coniare da Clemente X nel 1673 per il suo secondo anno di pontificato, avevano una
chiara allusione al mistero mariano in quanto vi era raffigurata, da una parte l’immagine
dell’Immacolata, e dall’altra il versetto biblico di Giobbe 38,7: “mentre gioivano gli astri
del mattino”, e lo stemma gentilizio degli Altieri: 6 stelle.
Già precedentemente altri elementi di numismatica mariana erano stati valorizzati
dal Marracci a proposito delle monete coniate da Urbano VIII ed Alessandro VII 69 , ma ora
65
B. FORTE, Maria, la donna Icona del Mistero 16.
Si deve a R. Laurentin una prima proposta dell’inventario dei simboli mariani presenti nella Polyanthea. Cf.
R. LAURENTIN, Clés pour une approche simbolique de Marie, in Etudes Mariales 34 (1977) 42-57.
67
Cf I. MARRACCI, Bibliotheca mariana, I, 601. Il tema del sacerdozio mistico mariano ha attirato
l’attenzione di R. LAURENTIN, Le “sacerdotium mysticum marianum” d’Ippolito Marracci , in, Marie,
l’Eglise, le Sacerdoce, Paris 1952, 326-340; Cf anche L. ZVER, Doutrina de Hipólito Marracci sobre o
sacerdocio de Maria Santísima, in Maria et Ecclesia, VIII, PAMI, Roma 1962, 81-91.
68
Cf I. MARRACCI, Bibliotheca mariana, I, 601.
69
Cf Id., Tiara pontificia immaculata, ms MI B XVII, libro II, cap. XXVII, f. 13; cap. XXIX, ff. 2-3. Nella
spiegazione della moneta di Clemente X, il Marracci ha presente un’analogo intento fatto da Nieremberg a
proposito del significato immacolatista della moneta di Alessandro VII. Cf E.NIEREMBERG, De nova
moneta Ss. DD. Alessandri VII pro gloria Immaculatae Conceptionis perpensa, Valencia, Typis B.Nogues,
1656.
66
17
l’occasione è colta per applicare all’Immacolata Concezione, evidentemente in senso
accomodatizio, il versetto biblico fattovi incidere. Nella complessa struttura che riprende il
gusto letterario per le costruzioni ardite e la moltiplicazione dei significati, le stelle che
lodano la Vergine Maria, sono oltre a quelle fisiche, che posseggono otto caratteristiche
mariane (nome, incorruttibilità, bellezza, altezza, magnificenza, splendore, movimento,
influsso), anche le “stelle” degli Angeli, degli Apostoli, dei Dottori della Chiesa, dei Santi,
dei fedeli laici, ognuna di esse con le proprie esclusive caratteristiche.
L’ambizioso progetto portato avanti dal Marracci può senz’altro essere considerato
una delle più alte espressioni del metodo enciclopedico, ma anche della lunga storia del
discorso di fede sulla Madre di Dio. Nell’acceso dibattito sull’Immacolata Concezione
intervenne con un apporto personale
che, sintetizzando il meglio della riflessione
precedente, seppe proporlo d’accordo alle esigenze del momento presente che gli toccò
vivere. I parametri culturali a cui è debitore, contestualizzano certamente la sua opera, ma
allo stesso tempo la restituiscono come un’ulteriore conferma che “Maria si inserisce negli
stessi periodi culturali fino a costituirne un modello esemplare, anzi un sistema di valori,
ricevendo una varietà di interpretazioni e nello stesso tempo aiutando a conquistare nuovi
traguardi”70
70
S. DE FIORES, Maria sintesi di valori, p. 18.
18
2. PIETRO DE ALVA Y ASTORGA (1602 - 1667)
Dopo il Marracci, è senz’altro il suo amico71 , il teologo francescano Pietro de Alva
y Astorga72 , che va riconosciuto
come
l’autore più rappresentativo del modello
enciclopedico mariano durante il secolo XVII, in quanto ci ha tramandato una preziosa ed
esauriente documentazione per la conoscenza della letteratura immacolista del suo tempo
come pure la raccolta e pubblicazione dei maggiori scritti favorevoli alla pia sentenza.
Pietro de Alva y Astorga nacque a Carbajales (Zamora) nella Spagna nel 1602.
All’età di otto anni fu condotto in Perù stabilendosi al Cuzco con tutta la sua famiglia, il
che spiega il perché alcuni autori posteriori credessero che fosse originario della città di
Carvajales del Perù. Frequentò il collegio di sant’Antonio che era il seminario del
vescovato di Cuzco. Verso il 1621, mentre compiva i suoi studi teologici nel collegio di
San Martino a Lima, entrò nella Provincia Francescana dei Dodici Apostoli del Perù.
Ordinato sacerdote esercitò l’insegnamento, la predicazione e ricoprì diversi incarichi di
governo. Venne in Spagna nel 1639 in qualità di procuratore della sua provincia. Nel 1650
si trova a Roma come procuratore della Causa di beatificazione del missionario Francisco
Solano. Nel 1654 fu nominato procuratore generale dell’Ordine.
Difensore acerrimo dell’Immacolata Concezione di Maria, giunse a scrivere su
questa verità con grande passione e ardore apologetico a tal punto da essere coinvolto in
violente polemiche, specialmente contro i teologi domenicani, tanto che i suoi superiori nel
1661 lo trasferirono dalla Spagna ai Paesi Bassi. A Lovanio fondò e diresse personalmente
una sua tipografia dedicata esclusivamente alla stampa delle sue opere. Qui avvenne la sua
morte: il 5 aprile del 1667.
Il suo programma enciclopedico mariano è tutto volto ad un progetto unitario che
non ammette distrazioni e dove ogni mezzo deve concorrere all’unica causa: fondamentare
e documentare la dottrina dell’Immacolata Concezione, offrendone tutte le prove che la
tradizione cristiana ha prodotto nei secoli passati. Così egli sintetizza la sua instancabile
attività: “In onore della Vergine e per la ricerca della verità - scriveva egli in calce alla sua
ultima fatica- ho sfogliato tanti libri, ho ricercato tanti originali, ho visitato tante
biblioteche, ho strappato dalle tenebre e salvato dai tarli tanti manoscritti antichissimi e
quasi sepolti, ho percorso tanti paesi, ho vegliato tante notti insonni, che nulla trascurai
71
Per l’amicizia tra il Marracci e Alva y Astorga e il loro comune progetto cf. , F. PETRILLO, Ippolito
Marracci, pp. 185-189.
72
Cf. L. CEYSSEN, Pedro de Alva y Astorga, O.F.M., y su imprenta de la Inmaculada concepciòn de
Lovaine (1663-1666), in Archivio ibero-americano 11 (1951) 5-35; A. EGUILUZ, El P. Alva y Astorga y sus
escritos inmaculistas, in Archivio ibero-americano 15 (1955) 497-594; Id., Fr Pedro de Alva y Astorga,
O.F.M., en las controversias inmaculistas, in Verdad y Vida 12 (1954) 247-272; G. DIEGUEZ, El mayor
monumento levantado a la gloria de la Inmaculada: Armamentarium seraphicum, in Liceo Franciscano 9
(1956) 10-19; S.M. CECCHIN, Maria Santa e Immacolata nel pensiero francescano, Pontificia Academia
Mariana Internationalis, Roma, 2001, pp. 288-292; G. CALVO MORALEJOS, Pedro de Alva y Astorga y el
movimiento inmaculista de los siglos XII y XVIII, in Los castellanos y leoneses, II, 39-49; A.AMATO – F.
CASTELLI – S. DE FIORES – L. GAMBERO – G. GHARIB – C. GUAITA – T. SPIDLIK – E.M.
TONIOLO, Testi Mariani del secondo millennio, Città Nuova, Roma, 2003, V, pp. 794-799.
19
perché d’ora innanzi chiunque possa su questo argomento parlare e scrivere con verità,
scienza e certezza”73 .
Questa fervente operosità durava da almeno un ventennio, poiché, sin dal 1648 l’Alva
aveva dato in luce a Madrid la sua opera più celebre: L’Armamentarium seraphicum,74 in
difesa dell’Immacolata Concezione, affiancando pagine proprie a scritti di Gaspare de la
Fuente, Pietro di Valvas e Giovanni Gutierrez. L’opera fu motivata da un decreto
dell’Inquisizione (23 febbraio 1627) con cui si proibiva di applicare il titolo di
“Immacolata” alla “Concezione”, perché questo doveva riferirsi solo a Maria. Il re di
Spagna, sollecitato dal Generale dei Francescani, nominò una commissione incaricata di
studiare il problema e dare legittimità al titolo proibito. Frutto di questa commissione,
presieduta dall’Alva, fu appunto l’Armamentarium con cui si difese la legittimità del titolo:
“Immacolata Concezione”.
Ancora a carattere enciclopedico seguono altre ricerche
motivate dalla stessa finalità: raccogliere il maggior numero di scritti in favore del
privilegio mariano. Frutto di questo sforzo sono nel 1648 l’Opusculum pro conficiendo
armamentario maiori e la Bibliotheca Virginalis75 in tre volumi. È soprattutto quest’ultima
a rivestire una particolare importanza in quanto riporta i testi e i dati biografici di 55
autori scelti anche fra i domenicani.
Come nel caso di Ippolito Marracci, a cui lo accomuna una identica strategia e un
medesimo modello letterario, dovette attraversare anche momenti difficili. Ormai la sua
vis polemica nei confronti dei domenicani e in particolare del maestro del Sacro Palazzo lo
esponeva a delle sanzioni da cui non si era potuto sottrarre il pur mite chierico regolare
della madre di Dio. Prevedendo serie conseguenze l’Alva fece ritorno in Spagna dove
continuò la sua spasmodica ricerca di nuova documentazione a favore della pia sentenza
ma, soprattutto di quelle opere che, all’interno dell’Ordine domenicano, sfaldassero il
fronte della strenua opposizione teologica. Il nucleo del problema era così sintetizzato: “Il
carro della pia sentenza si sente fortemente frenato a causa della dottrina dell’Angelico che
gli impedisce di correre liberamente nel circuito delle altre verità di fede”76 . Il risultato fu
una nuova pubblicazione che ancora di più infiammò gli animi dei teologi domenicani. Si
trattava del Sol veritatis cum ventilabro seraphico pro candida aurora Maria,77 nel quale
egli aveva adunato e classificato un immenso materiale scritturale, conciliare e dottrinale
sulla dibattuta questione. “La sua argomentazione – scrive Cecchin – è originale.
Fondandosi sui principi che conducono la scuola domenicana al “conceptus mentis”
immacolato, Alva volle per forza arrivare logicamente al “conceptus ventris” immacolato.
73
P. DE ALVA Y ASTORGA, Radii solis seraphici coeli veritatis pro Immaculatae Conceptionis mysterio
Virginis Mariae, Lovanio, ex typographia Immaculatae Conceptionis, 1666, col. 2244.
74
Id., Armamentarium seraphicum et regestum authenticum universale pro tuendo titulo Immaculatae
Conceptionis intemeratae Virginis Mariae, Matriti, Ex typ. Regia, 1648.
75
Id., Biblioteca virginalis seu Mariae mare magnum, Ex Typ. Regia, Matriti, 1648, 3 voll.
76
Id., Funiculi Nodi indissolubilis de conceptu mentis et ventris, Bruxellis, 1661
77
Id., Sol veritatis cum ventilabro seraphico pro candida aurora Maria in suo conceptionis ortu sancta, pura
et immaculata et a peccato originali preservata. Triturando auctores opinionis adversae sexaginta antiquos
atque modernos, opuscula omnia, libros, tractatus, sermones atque questiones. Ventilando opera allegata
trecentorum quindecim ecclesiae doctorum stylo positivo, scholastico, historico, necnon apologetico. Separat
ab ipsorum sexcentis quadraginta auctoritatibus lucem a tenebris, granum a paleis, et triticum a zizaniis, Ex
Typ. Pauli de Val, Matriti, 1660.
20
Fu per questo che si mise a studiare la dottrina e l’autorità dell’angelico e la storicità e
autorità delle decisioni pontificie”78 .
Dai Paesi Bassi, dove ormai si trovava al sicuro dall’inquisizione romana e con notevoli
mezzi, economici e tecnici, tra i quali la “Typographia Immaculatae Conceptionis”, il suo
programma si fa ancora più ambizioso e sistematico. Nel 1663 pubblica, sotto il nome di
Militia Immaculatae Conceptionis,79 il suo vasto dizionario alfabetico di autori relativi
all’Immacolata Concezione recensendone oltre 6000.
Editò poi la Bibliotheca Controversiae, ripubblicando le opere dei maggiori scrittori
favorevoli alla pia sentenza. I volumi pubblicati furono:
-
-
-
-
Joannis de Segovia septem Allegationes et totidem Avisamenta pro informatione
Patrum Concilii Basileensis, Bruxellis, Balthasaris Vivien, 1664;
Monumenta antiqua Immaculatae Conceptionis sacratissimae Virginis Mariae ex
variis authoribus antiquis tam manuscriptis, quam olim impressis, sed qui vix modo
reperiuntur, Lovanii, Typ. Immaculatae Conceptionis, 1664;
Monumenta antiqua Immaculatae Conceptionis Sacratissimae Virginia Mariae ex
novem auctoribus antiquis, Lovanii, Typ. Immaculatae Conceptionis, 1664;
Monumenta antiqua Seraphica pro Immacolata Concepitone Virginia Mariae ex
variis auctoribus Religionis Seraphicae in unum comportata et collecta, Lovanii,
Typ. Immaculatae Conceptionis, 1665;
Monumenta Italico-gallica ex tribus auctoribus materna lingua scribentibus pro
Immaculata Conceptione Virginis, scilicet P. Dominico da Carpane, Nicolao
Grenier et anonimo colloquio inter sodalem et amicum, Lovanii, Typ. Immaculatae
Conceptionis, 1666.
Monumenta dominicana ex quatuor auctoribus Sacri Ordinis Praedicatorum, qui
pro Immacolata Virginis Conecetione ex professo scripserunt, Lovanii, Typ.
Immaculatae Concpetionis, 166680 .
78
S.M. CECCHIN, Maria Signora Santa e Immacolata, 290.
P. DE ALVA Y ASTORGA, Militia Immaculatae Conceptionis Virginis Mariae contra malitiam
originalis infectionis peccati in qua ordine alphabetico recensetur auctores antiqui et moderni, Sancti et alii
ecclesiastici et saeculares, ex omni statu et natione, qui clare et espresse, aut insinuative et oscure locuti sunt
in individuo de ipsa praeservatione, vel formali conceptione atque animationis instanti; aut universaliter de
incontaminata ab omni macula, naevo, labe et defectu, vel aliquid singularem in honorem virginalis
immunitatis moliti fuerunt compilata ac disposta a R.P.F. Petro de Alva et Astorga,, Lovanii, Typ.
Immaculatae Conceptionis, 1663.
80
Nella silloge il primo luogo è tenuto da un dotto teologo italiano, il vescovo di Conza Ambrogio Catarino
Politi (1487-1553), del quale sono ristampate due ampie Disputationes “ pro veritate Immaculatae
Conceptionis B. Virginis” rispettivamente indirizzate al Concilio di Trento e ai Padri dell’Ordine di San
Domenico, una più breve Disputatio altera e quattro estratti dalle Annotationes in Commentaria Caietani e
dai Commentaria sull’epistola ai Romani e sul Genesi; seguono il Tractatus de Immaculata Concepitone S.
Virginis dello spagnolo Vincenzo Giustiniani Antist ( m. 1599), tre Sermones e due frammenti del francese
Guglielmo Pépin (m. 1533), e finalmente il trattato di Tommaso Campanella Apologeticus in controversia de
Concepitone B. Virginis adversus insanos vulgi rumores. L’appropriazione del testo campanelliano da parte
di Alva y Astorga, i tagli apportatigli e le lacune che si intravedono nella versione da lui fornita, hanno
portato ad una edizione appropriata che, pur valutando l’importante lavoro dell’Alva tiene con to dei due
manoscritti superstiti dell’opuscolo più vicini all’originale e ne accoglie la versione ricostruita. Cf. L. FIRPO,
Il De Concepitone Virginis di Tommaso Campanella, in Sapienza 22 (1969) 182-248. La traduzione italiana
79
21
Va riconosciuto all’Alva che le sue opere, pur non prive di errori di attribuzione dei testi,
diedero il via ad una nuova serie di monografie e repertori storico-critici che illuminarono
sempre
più
la
verità
prossima
ad
essere dichiarata verità di fede.
dell’opuscolo campanelliano è stata curata di recente da Alfonso Langella e offerta in una elegante edizione.
Cf. T. CAMPANELLA, Apologia dell’Immacolata Concezione, L’Epos società editrice, Palermo, 2004.
22
3. JEAN-JAQUES BOURASSÉ (1813-1872)
Jean Jaques Bourassé81 fu un archeologo e storico della Turenna, nato a S.te Maure (Indre
et Loire) il 22 dicembre 1813 e morto a Tours il 4 ottobre 1872. Ordinato sacerdote,
insegnò scienze naturali e teologia nel seminario di Tours. Ma la sua passione fu
l’archeologia, e di questa scienza fu uno dei pionieri in Francia.
Tra le sue numerose pubblicazioni,82 quasi tutte a carattere storico-archeologico si
richiamano, per il loro interesse mariologico soprattutto due: l’Histoire de la Vierge Marie,
pubblicata Tours nel 1863, anch’essa scritta con intendimento storico-archeologico, e la
ben più famosa Summa aurea de laudibus Beatae Virginis,83 pubblicata nella raccolta
enciclopedica del Migne, in 13 volumi. Si tratta della maggiore raccolta di scritti mariani
successivi all’età patristica. L’opera del Bourassé si accorda con l’intento restauratore che
caratterizza l’Ottocento e che si contrappone al “secolo dei lumi” culminante nella
rivoluzione francese. L’erudizione del secolo XIX guarda al passato, alle fonti letterarie
dell’antichità classica e cristiana, quasi a prendere le distanze dal cumulo di errori provocati
dalla Rivoluzione e da quegli ideali illuministici che si rivelarono inconsistenti di fronte ai
tragici risultati. Su questo modello si svilupperà, nell’ambito mariano, un consistente
processo di riedizione di parecchie opere precedenti che, al dire di Laurentin, “esumano il
meglio e il peggio, indifferentemente”, degli autori del Cinquecento, Seicento e Settecento
“per aumentare la quantità ed elevare la qualità”84 .
4. AGOSTINO ROSKOVANYI (1807 – 1892)
A questo erudito ecclesiastico ungherese85 , si deve un’altra monumentale opera d’indole
bibliografica ed enciclopedica in 9 volumi dal titolo Beata Virgo Maria in suo conceptu
immaculato ex monumentis omnium saeculorum demonstrata.86 Nonostante il titolo, ci
81
Cf. M. BUCHBERGER, Kirchliches-Handlexikon, Freiburg i.B., Herder, 1907, I, 116; F. VIGOUROUX,
Dictionnaire de la Bible, Paris 1895, Letouzey et Ané editeurs, I, 1894; U. CHEVALIER, L’abbé Bourassé,
in Bulletin de la Societé archéologique de la Touraine, 2 (1873), pp. 377-423.
82
Pubblicò: Recherches historiques et archéologiques sur les églises romanes en Touraine (Tours 1869) ; Les
cathédrales de France (ivi 1843) e specialmente un’Archéologie chrétienne (ivi 1840) che ebbe molte
edizioni, sebbene non sia altro che un trattato di architettura sacra, prevalentemente medieva le e francese. Più
ampio, ma steso con uguale metodo è il Dictionnaire d’archéologie sacrée (2 volumi, Parigi 1851) nella
raccolta enciclopedica del Migne
83
J.J. BOURASSÉ, Summa aurea de laudibus Beatae Virginis Mariae, Paris, Migne, 1862-1866, voll. I-XIII.
84
R. LAURENTIN, Maria, Ecclesia, Sacerdotium, Paris, Nouv. Ed. Lat., 1952, 389.
85
Nacque nel 1807 in Szinna (Ungheria) e morì in Neutra (Nitria) nel 1892. Fece i suoi studi filosofici e
teologici nel Seminario centrale di Budapest e nell’Università d i Vienna, laureandosi in filosofia ed in
teologia. Fu professore di Teologia nel seminario di Erlau. Eletto vescovo nel 1851, venne trasferito alla
diocesi di Neutra nel 1859. Scrisse abbondantemente su argomenti ecclesiastici e particolarmente di diritto .
Cf. H. HURTER, Nomenclator Literarius, Innsbruck, 1910, III, 1412 ss.
86
A. ROSKOVANYI, Beata Virgo Maria in suo conceptu immacolata, ex monumentis omnium saeculorum
demonstrata; accedit amplissima literatura, auctore Augustino de Roskovanyy, Typis Athenaei, Budapetini,
1873-1881, 9 volumi. Contenuto: v. 1. Monumenta et literaturam primorum XVI saeculorum complectens. –
v. 2. Monumenta saec. XVII et XVIII complectens. – v. 3. Literaturam saec. XVII et XVIII complectens. v. 4.
Monumenta e saec. XIX, signanter responsa praesulum ad Encyclicam P.M. a. 1849 editam ex Italia et Gallia
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troviamo davanti ad un’opera prevalentemente bibliografica, a cui si aggiungono i
documenti preparatori e le risposte dei vescovi che precedettero e seguirono l’Enciclica di
Pio IX del 2 febbraio 1849, come pure tutta la documentazione previa e posteriore alla
definizione del dogma dell’Immacolata Concezione. Si aggiunge anche un’ampia
letteratura mariana del sec. XIX e una serie di supplementi molto eterogenei. Il carattere
caotico della classificazione dell’ingente materiale la rende praticamente inutilizzabile.
Anche la mancanza di senso critico, soprattutto per i documenti da lui raccolti nel primo
volume riguardanti i primi sedici secoli, getta una pesante ombra su quest’opera.
5. DIZIONARI ED ENCICLOPEDIE MARIANE DAL SECOLO XX AD OGGI
Già nel Seicento, come si è visto, si conoscono iniziative di raccogliere secondo
l’ordine alfabetico, tutto quanto riguarda la Vergine, ma è all’inizio del secolo XX che si
verifica anche in campo mariano una grande valorizzazione del “Dizionario” chiaramente
riconducibile al genere enciclopedico.
Proprio all’inizio del secolo scorso troviamo il
Dictionarium marianum (Roma 1901) del cardinale Vives, una raccolta delle frasi dei padri
e scrittori ecclesiastici riguardanti le prerogative di Maria a scopo ascetico. Seguono i 2
volumi del Dizionario mariano di Ermanno Belkester (Milano 1908-1909), “ossiano
esempi, riflessioni, sentenze, ricavate dai più celebri autori che scrissero in onore di Maria
vergine e ordinati per comodità degli autori sacri in ordine alfabetico”. Si tratta, come è
facile dedurre, di singole voci che si limitano a raccogliere acriticamente e con fine
devozionale le affermazioni più incisive riguardanti Maria. La raccolta in otto volumi di
importanti studi a cura di Hubert du Manoir pubblicati sotto il nome “Maria” (Parigi 19491971) non segue invece l’ordine alfabetico. Lo stesso discorso vale per l’Enciclopedia
mariana di Ippolito Porra (Vicenza 1936), per l’Enciclopedia mariana “Theotòcos” a cura
di Raimondo Spiazzi (Genova-Milano 1954 e per la più recente Enciclopedia mariana
posconciliar diretta dalla Società mariologica spagnola (Madrid 1975).
In una prospettiva più in sintonia con gli studi più recenti e che operano una rilettura della
figura di Maria nella prospettiva della storia della salvezza e alla luce della cultura odierna
si debbono collocare invece il Lexikon der Marienkunde (Ratisbona 1957-1967), opera di
vasto respiro ma ferma per lungo tempo al primo volume; il Dizionario di mariologia di
Gabriele Raschini (Roma 1960); Theotòkos. A teological Encyclopedia of the Blessed
Virgin Mary (Wilmington 1982) di Michel O’Carroll.
Un discorso a parte merita il Nuovo Dizionario di mariologia, diretto da Stefano De Fiores
e da Salvatore Meo e pubblicato nel 1985 dalle edizioni Paoline: composto di 101 voci,
redatte da 63 specialisti, rappresenta il frutto maturo degli orientamenti del Concilio
Vaticano II e che ha contribuito ad assicurare una solida formazione mariologica adeguata
all’odierna coscienza ecclesiale. Prospettiva storico-salvifica, trattazione approfondita e
complectens. – v. 5. Monumenta e saec. XIX, signanter responsa ad Encyclicam anni 1849 ex variis regnis ac
provinciis complectens. – v. 6. Monumenta e saec. XIX, signanter inde a definitione dogmatica anni 1854, et
literaturam saec. XIX usque annum 1871 complectens.- v. 7. Literaturam supplementarem usque a. 1871, et
ulteriorem usque annum 1875 complectens. - v. 9. Monumenta mariana usque annum 1880, et repertorium in
novem tomos complectens.
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sintetica, finalità vitale e impostazione teologico-pastorale distinguono questi lavori
rispondenti alle odierne esigenze ecclesiali e culturali.
A continuazione di questa opera se ne sta preparando una nuova sempre a cura di Stefano
De Fiores, di Valeria Ferrari Schiefer e di Salvatore M. Perrella, dal titolo Mariologia che
prenderà posto tra i Dizionari San Paolo. Su raggio più vasto si colloca l’enciclopedia
tedesca Marienlexikon, diretta da R. Bäumer e L. Scheffczyk, edita dal 1988 al 1994 in 6
volumi a St. Ottilien.
Infine è di recentissima apparizione l’opera in tre volumi dal titolo: Maria. Nuovissimo
dizionario, pubblicato dalle Edizioni Dehoniane di Bologna nel 2006. Questo nuovo
dizionario raccoglie le fatiche trentennali del suo autore S. De Fiores e si propone
affiancare i dizionari esistenti o in preparazione, “partendo da un’angolazione particolare,
cioè in chiave di sistematicità”87 .
Sempre nell’ambito di trattazioni mariologiche globali, sono da segnalare soprattutto le
voci «Maria» o «mariologia» dei numerosi dizionari (almeno 37) pubblicati nell’era postmoderna88 come nei decenni a ridosso del Vaticano II89 . Il principale esito di queste voci,
87
S. DE FIORES, Maria. Nuovissimo Dizionario, Edizioni Dehoniane Bologna, 2006, vol. I, Introduzione p.
X.
88
La lista completa si trova alla voce “Attualità” in S. De Fiores, Maria. Nuovissimo dizionario, vol. I. nota
58, pp. 157-158: M.CIMOSA, «Maria», in M. M IDALI -R. TONELLI (ed.), Dizionario di pastorale giovanile,
Leumann 1989, 558-568; «Maria di Nazaret», in Dizionario dei santi, Torino 1989, 267-277; P. VIOT T O,
«Maria», in M. LAENG (ed.), Enciclopedia pedagogica, Brescia 1990, IV, 7314-7320; «Maria/mariologia», in
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personaggi biblici, Casale Monferrato 1991, 397-414 (ed. orig. tedesca 1989); A.J. W ENSINCK-[P.
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orientali», in E.G. FARRUGIA (ed.), Dizionario enciclopedico dell’oriente cristiano, Roma 2000, 469-475; J.
25
oltre a portare la figura di Maria in ambiti non precisamente mariologici, consiste
nell’allargamento delle ottiche dalle quali si guarda alla Madre del Signore: in rapporto ai
giovani (Dizionario di pastorale giovanile, 1989; Enciclopedia pedagogica, 1990), alla
santità e alla spiritualità (Dizionario dei santi, 1989; The New Dictionary of Catholic
Spirituality, 1993; Dizionario di mistica, 1998; I santi della bibbia. Apostoli e profeti,
2002), alla donna (Enciclopedia teologica/Punto di vista della teologia femminista, Brescia
1990; Dictionary of Feminist Theology, 1996; Wörterbuch der Feministischen Theologie,
2002), all’ecumenismo (Enciclopedia teologica/Prospettiva evangelica, Brescia 1990;
Dizionario del movimento ecumenico, 1994; Dictionnaire oecuménique de missiologie,
2003; The Encyclopedia of Protestantismus, 2004), all’Islam e all’ebraismo (Encyclopédie
de l’Islam, 1991; Islam cristianesimo ebraismo a confronto, 2002), agli infermi (Dizionario
di teologia pastorale sanitaria, 1997), alla liturgia (Dizionari San Paolo. Liturgia, 2001),
alla vocazione (Dizionario di pastorale vocazionale, 2002), a particolari famiglie religiose
(Dizionario storico spirituale vincenziano, 2003; Dizionario di spiritualità monfortana,
2005), all’arte (Dizionari San Paolo. Iconografia e arte cristiana, 2004)…
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89
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26
Dinanzi a questo panorama, che supera per ampiezza e qualità il pur fiorente settore della
mariologia manualistica del Novecento, siamo portati a riconoscere che la mariologia
conosce oggi una ripresa tanto viva e costatabile che, al dire di S. De Fiores, assume i
connotati di un’autentica «palingenesi»90 .
90
Questo antico termine risalente alle dottrine orfica e pitagorica, ripreso poi dalla filosofia stoica, caratterizza bene
l’attuale momento storico della mariologia perché significa rinnovamento, rinascita, rigenerazione, in prospettiva
catartica ed escatologica, liberandolo però dal legame temporale con una conflagrazione cosmica (cf. «Palingenesi», in
G. DEVOT O e G.C. OLI, Vocabolario illustrato della lingua italiana, Milano 1985, 367). Cf. S. DE FIORES, «Palingenesi
della mariologia», in Mar 55(1990) 201-209. Per la storia recente della mariologia, cf. ID., Maria nella teologia
contemporanea, Roma 19913 (con bibliografia, 12-17); ID., Maria nella teologia postconciliare, in R. LAT OURELLE (ed.),
Vaticano II: bilancio e prospettive venticinque anni dopo (1962 -1987), Assisi 1987, 414-470; ID., La mariologia del
secolo XX: continuità e novità, in D. VALENT INI (ed.), La teologia. Aspetti innovatori e loro incidenza sulla ecclesiologia
e sulla mariologia, Roma 1989, 283-297; ID., «Mariologia», in G. CANOBBIO-P. CODA (ed.), La teologia del XX secolo,
un bilancio. 2. Prospettive sistematiche, Roma 2003, 561-622.
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