IL PATTO DI STABILITA` E CRESCITA (PSC)

Transcript

IL PATTO DI STABILITA` E CRESCITA (PSC)
IL TRATTATO DI MAASTRICHT
IL PATTO DI STABILITA’
E CRESCITA
(PSC)
IL TRATTATO DI MAASTRICHT
Il Trattato, firmato nel febbraio del 1992,
contiene, fra l’altro:
• disposizioni per la creazione della BCE
• le Procedure di mutua sorveglianza e sui
deficit eccessivi
• la clausola di no bail-out
CONDIZIONI PER L’AMMISSIONE ALL’UM
• Un disavanzo, definito come Indebitamento
netto delle AP, non superiore al 3% del Pil
• Un rapporto tra debito pubblico/Pil inferiore
al 60%.
Qualora tale rapporto sia superiore al 60%,
esso dovrà essere ridotto “in misura
sufficiente” ad avvicinarsi al valore del 60%
“ad un ritmo adeguato”
• Dal 1° gennaio 1999, 11 paesi europei, fra
cui l’Italia, hanno avviato l’Unione
Economica e Monetaria (UM)
• Non hanno aderito UK, Danimarca, Svezia
e, per mancanza di requisiti, la Grecia
CONDIZIONI PER L’AMMISSIONE ALL’UM
• Tasso di inflazione non superiore a 1,5 punti al
tasso medio dei tre paesi più virtuosi
• Tasso di interesse a lungo termine non superiore
di due punti rispetto al paese con inflazione più
bassa
• Tasso di cambio che per almeno due anni non
abbia subito oscillazioni superiori a quelle previste
dall’accordo di cambio dello SME
IL CONSIGLIO EUROPEO DI AMSTERDAM
E IL PATTO DI STABILITA’ E DI SVILUPPO
• Stipulato nel giugno del 1997
• Integra e corregge i contenuti del Trattato
di Maastricht
1
Disciplina fiscale: il Patto
IL PATTO DI STABILITA’
E CRESCITA
Patto di Stabilità e
Crescita
I paesi si impegnano a:
• “rispettare l’obiettivo di una situazione di bilancio a
medio-termine comportante un saldo vicino al pareggio
o positivo”
• adottare le misure correttive del bilancio che ritengono
necessarie per conseguire gli obiettivi dei programmi di
stabilità o convergenza
Meccanismo
preventivo
(Preventive arm)
Meccanismo
correttivo
(Corrective arm)
8
8
8
Disciplina fiscale: il Patto originario
Meccanismo preventivo
I PROGRAMMI DI STABILITA’ O
• Programmi di stabilità annuali, con
informazioni su politica economica e di
bilancio e obiettivi di medio periodo
Ogni anno, entro marzo, sono presentati al
Consiglio europeo i Programmi di stabilità (dai
paesi aderenti) o di convergenza (da quelli
non aderenti) che indicano:
• l’obiettivo di disavanzo “prossimo al pareggio
o in avanzo”
• il percorso di avvicinamento all’obiettivo
• l’andamento previsto del rapporto debito/Pil
DI CONVERGENZA ANNUALI
• Valutazione dei Programmi da parte
della Commissione ed eventualmente
del Consiglio Ecofin
• Early warning
9
9
Disciplina fiscale: il Patto originario
LE SANZIONI
Meccanismo correttivo
Cosa succede se un paese non rispetta i vincoli in
tema di disavanzo?
• Procedure formali per il rispetto della
disciplina di bilancio nei paesi con
deficit eccessivi
Un paese può avere un disavanzo maggiore del 3%
se il Pil è calato in misura maggiore o pari al 2% in
termini reali e se il deficit è temporaneo e
modesto.(ma vedi più avanti la riforma del 2005)
Se il Pil è calato tra lo 0,75% e il 2%, può essere
esentato se la recessione ha carattere
eccezionale ed improvviso.
11
11
2
LE SANZIONI
Se i vincoli non vengono rispettati i paesi
possono essere sottoposti a sanzioni che
assumono la forma dapprima di depositi
infruttiferi (fondo infruttifero 0,5% Pil l’anno,
cumulato 1%) e poi in vere e proprie multe.
RAGIONI DEL PATTO DI STABILITA’
• Strumento addizionale di protezione della
BCE da pressioni a soccorrere paesi in
difficoltà con conseguenti pressioni
inflazionistiche
• Ulteriore ragioni di prudenza verso le
tendenze alla dilatazione dei disavanzi
pubblici
• Internalizzare gli effetti di spillover sui tassi
di interesse derivanti da politiche nazionali
poco caute
RAGIONI TEORICHE DEI VINCOLI SUL
DEBITO E SUL DISAVANZO
Perché il 60%?
Ragioni non teoriche, ma pragmatiche.
Era il valore medio dei paesi europei ai tempi
della stesura del Trattato e molto vicino a
quello tedesco
LE SANZIONI
Con riferimento al vincolo del debito pubblico,
non sono previste procedure sanzionatorie.
RAGIONI TEORICHE DEI VINCOLI SUL
DEBITO E SUL DISAVANZO
Perché il 60%, perché il 3%?
Il trattato di Amsterdam spinge al saldo in
pareggio, che comporta nel lungo periodo un
rapporto debito Pil pari a zero,
eccessivamente rigorista rispetto alla regola
del 60%
RAGIONI TEORICHE DEI VINCOLI SUL
DEBITO E SUL DISAVANZO
C’è coerenza tra il 60% e il 3%?
Sulla base della formula di Domar, possiamo
calcolare la relazione tra g e α coerente con
un valore di b del 60%.
Un disavanzo del 3% è coerente con una
crescita del Pil del 5,26%
3
bt =
0,6 =
bt-1
(1+g)
0,6
(1+g)
+ α
+ α
RAGIONI TEORICHE DEI VINCOLI SUL
DEBITO E SUL DISAVANZO
Perché il 3%?
Ancora, ragioni non teoriche, ma pragmatiche.
Era il valore medio delle spese di investimenti
pubblici su Pil nei paesi della comunità
SHOCK SIMMETRICI
L’ UM ha a disposizione gli strumenti della
• moneta
• cambio
La politica di bilancio potrebbe essere realizzata
attraverso:
• una politica centrale europea
• il coordinamento delle politiche nazionali
Relazione tra g e
α
coerente con b = 60
α
3
5,3
2
3,5
1
1,7
0
0
g
POLITICHE
DI STABILIZZAZIONE
NELL’ UM
E’ necessario distinguere tra esigenze di
stabilizzazione indotte da:
• shock simmetrici
• shock asimmetrici
SHOCK ASIMMETRICI
Lasciare maggiori gradi di libertà agli stati
nazionali
Difficoltà
• Carattere settoriale e non nazionale degli
shock asimmetrici
• Resistenza a deroghe alle regole
• Preferenza per ricette fondate sulla
flessibilità dei salari reali
4
I punti fondamentali della riforma del 2005
Le modifiche del 2005
In concomitanza con una fase di scarsa crescita dell’Europa, all’inizio
del secolo alcuni dei paesi più importanti dell’Unione (Germania e
Francia) hanno violato il vincolo del disavanzo.
Si è avviato un dibattito sulla opportunità di
regole del PSC più flessibili
Nel marzo 2005 il Consiglio europeo ha approvato una riforma
La riforma del 2005 non rappresenta un superamento del trattato di
Maastricht, ma ne costituisce solo un’interpretazione. Essa sarà
però pienamente operativa solo dopo che saranno modificati i
Regolamenti del 1997 annessi al trattato di Amsterdam.
I punti fondamentali della riforma del 2005
Collegamento tra vincolo del deficit di medio termine
(tendenzialmente in pareggio o in avanzo) e
situazione del rapporto debito/pil e crescita
potenziale,
Il vincolo di prossimità al bilancio in pareggio è
differenziato a seconda del rapporto debito/pil,
consentendo naturalmente maggiore flessibilità ai paesi a
basso debito, e che hanno migliori prospettive di crescita
potenziale
Questa disposizione penalizza l’Italia, rispetto alla media europea
in sofferenza su entrambi gli aspetti.
I punti fondamentali della riforma del 2005
La disposizione sulle pensioni rappresenta una
interferenza di non poco conto da parte delle regole del PSC
nei confronti delle politiche di welfare dei paesi aderenti
e sono un segno del peso crescente che gli aspetti di
stabilizzazione fiscale hanno rispetto allo sviluppo di politiche
sociale (la c.d. strategia di Lisbona)
La riforma non ha invece alcuna attenzione ad altri e forse
più meritevoli aspetti, come ad esempio la dinamica della
spesa di investimento pubblico rispetto al trend.
Nuova interpretazione dei criterio del deficit: di adotta
il deficit aggiustato per il ciclo, al netto delle misure una
tantum e temporanee
•
• Per I paesi che non sono in regola col vincolo del
deficit o del debito, si impone l’adozione di misure dello
0,5% del Pil annue in media sul ciclo.
• si contrasta l’uso di politiche fiscali una tantum a cui
molti paesi, e in particolare l’Italia, hanno fatto ricorso per
migliorare temporaneamente il deficit.
I punti fondamentali della riforma del 2005
• In caso di deficit eccessivo, si ammette una definizione più
edulcorata di “severa crisi economica”. E’ ammesso un
debordo dal 3% anche solo in presenza di un tasso di crescita
negativo o di una perdita cumulata di prodotto durante un
periodo protratto di basso sviluppo rispetto al potenziale.
• Nel valutazione delle situazione di un paese, la
Commissione si riserva di tenere conto delle eventuali riforme
messe in atto dai governi nazionali per garantire al sostenibilità
di lungo periodo delle loro finanze, con particolare riguardo alle
riforme pensionistiche che si muovano verso sistemi di
finanziamento a più pilastri obbligatori, ma a capitalizzazione.
I punti fondamentali della riforma del 2005
Sanzioni.
Si introduce maggiore flessibilità nei tempi di rientro.
La correzione di un deficit, che dovrebbe avvenire entro due anni dal
suo accadimento,
può essere spostata in speciali circostanze, anch’esse discrezionali,
ancora di un anno.
Indipendentemente dalla validità o meno delle prescrizioni del PS,
l’Unione europea sta accentuando la flessibilità e quindi la
discrezionalità nella definizione delle regole.
Ciò significa che gli orientamenti effettivi dipenderanno in misura
maggiore dall’orientamento politico e dalla capacità di mediazione politica
dei policy-maker nazionali ed europei.”
5
ALTRE PROPOSTE DI RIFORMA
La riforma del marzo 2005 non ha comunque
bloccato il dibattito sulla riforma del PSC
Le opzioni ancora in campo possono essere
ricondotte a due tipologie
PROPOSTE DI RIFORMA
Nuove regole
• Golden Rule
• Sostenibilità di lungo periodo
(Buiter)
a) Ridefinizione dei vincoli del Trattato
b) Modificazioni istituzionali
PROPOSTE DI RIFORMA
Nuove istituzioni
• Fondo di stabilizzazione (Majocchi-Rey)
• Piano Delors/Tremonti
• Comitato di esperti sovranazionale
LA ”GOLDEN RULE”
Escludere la spesa di investimento dai
vincoli sul disavanzo
Il limite da rispettare potrebbe essere :
α - IG/PIL < x%
Problema
Difficoltà a definire in modo non equivoco le
spese per investimenti pubblici
Sostenibilità di lungo periodo
(Buiter)
Fondo di stabilizzazione (Majocchi-Rey)
• Attenzione all’andamento prospettico di entrate
e uscite.
• L’indicatore rilevante è la differenza tra il valore
attuale delle future entrate e delle future uscite: il
debito pubblico forward
Problema
• Difficoltà a stimare valori futuri
• Creare un fondo di stabilizzazione (0,2% del Pil
comunitario) a livello europeo per aiutare i paesi
che abbiano uno scostamento significativo della
variazione del tasso di disoccupazione rispetto
alla variazione media europea.
Problema
• Resistenza ad allargare il bilancio comunitario
6
Politiche infrastrutturali alivello europeo (DelorsTremonti)
Comitato di esperti non politici
• Finanziamento di grandi progetti infrastrutturali a
livello europeo, finanziati con debito emesso al
di fuori del bilancio comunitario e finanziati dalla
BEI
Problema
• Difficoltà nella scelta dei progetti e nella
tempestività degli interventi
• Creazioni di comitati di esperti di riconosciuto
valore, indipendenti dalla politica, con il compito
di fornire valutazioni e indicazioni sulle politiche
da seguire
Problema
• Utopia del primato della scienza rispetto alla
politica
Problemi sullo sfondo
•
• Crescenti difficoltà a gestire il PSC man mano
che si allarga l’Unione
• Conflitti tra politiche di stabilità e crescita e
politiche di welfare (Strategia di Lisbona)
• Verso un’Europa a geometria variabile o a due
velocità?
Pisani-Ferry
The superficial analysis has been that the crisis in Greece and
elsewhere resulted from a failure to implement existing rules. There
is some truth in this, but the crisis also reveals deeper governance
flaws, which need to be recognised:
• Top-down government by statistics does not work (especially, but
unfortunately not only, when they are wrong);
• Deterministic governance does not work in a stochastic world;
• Not all problems are fiscal;
• A commitment to no-assistance is not credible;
• Policy coherence is often lacking and ownership of the euro rules is
tenuous.
La crisi del 2008 ha sconvolto l’ordine esistente e posto il problema
se le istituzioni del Psc siano adeguate ad affrontare una crisi
severa o una situazione di grave pericolo per uno stato (il caso della
Grecia)
• Gli spread tra i tassi in Europa sono indicativi di scarsa coesione.
Non basta avere la moneta comune. Rischi di fallimenti di stati
(conversione del debito, uscita dall’eurozona)
• La vicenda greca ha messo in discussione la capacità dell’Eurostat
della Commissione di monitorare i disavanzi.
Discussioni e proposte dopo la crisi del 2008
• Il caso della Grecia (aiuti per 110 mld di euro: la rinuncia parziale al
divieto di acquistare titoli pubblici, aggirando il principio del no bail
out .
• La ricerca di una nuova disciplina delle sanzioni (non solo per
debito, ma anche per BdP, debito privato, competitività, cambio
reale..)
• Sanzioni più dure e automatiche soprattutto per il debito In
particolare un deposito infruttifero pari allo 0,2% del Pil sarà
applicato una volta che un paese entrerà in procedura per deficit
eccessivo «deposito che sarà convertito in una multa nel caso di
mancato rispetto con le raccomandazioni iniziali di correggere il
deficit». (se comincia la procedura per deficit eccessivo le sanzioni
possono essere attenuate solo con voto a maggioranza qualificata)
• Accordo di massima sulla «sessione di bilancio comunitaria», che
dal prossimo anno costituirà con il «semestre europeo» il nuovo
strumento per rafforzare la vigilanza preventiva sui conti pubblici
7
Discussioni e proposte dopo la crisi del 2008
• Il 7 giugno 2010 si è costituto il Fondo europeo di stabilità che
potrebbe e dovrebbe essere fatto intervenire a supporto dei paesi in
situazione di deficit tramite prestiti. Aiutandoli a consolidare la
propria posizione, i prestiti del Fondo rafforzerebbero la stabilità
dell'Uem. Tali prestiti dovrebbero imperniarsi su bassi tassi di
interesse e una severa condizionalità. Un consolidamento riuscito
nei paesi in situazione di deficit contribuirebbe a evitare la
ristrutturazione del debito e una crisi di fiducia nella sostenibilità
dell'Uem..
• Creazione di un Eurobond market?
Jean Pisani-Ferry and André Sapir
Bruegel think tank in Brussels.
“At the centre of the problem is the absence of a
euro-area political body capable of taking
appropriate financial and fiscal decisions in
difficult times‛.
Proposte del 29 settembre 2010
… Commission proposes that annual expenditure growth should not exceed a prudent
medium-term rate of growth of GDP, unless the MTO has been attained or the
excess is compensated by measures on the revenue side. The essential aim is that
to prevent that revenue windfalls are spent rather than being allocated to debt
reduction. Failure to respect the agreed principle will make the concerned Member
State liable to a warning from the Commission and, in case of a persistent and/or
particularly serious infraction, a Council recommendation to take corrective action, on
the basis of Article 121 of the Treaty.
For euro area members, such a recommendation would be backed by an
enforcement mechanism, based on Art. 136 of the Treaty, in the form of an
interestbearing deposit amounting to 0.2% of GDP.
A procedure of 'reverse voting' mechanism is foreseen for the imposition of the
deposit: on proposal by the Commission, the deposit would become due on the
issuance of the recommendation by the Council, unless the Council within ten days
decides the contrary by qualified majority. The Council could reduce the amount of
the deposit only on the basis of a Commission proposal and a reasoned request
from the Member State concerned. The deposit would be returned with accrued
interest once the Council considers that the deviation is corrected.
Paul Krugman
“Europe’s economic and monetary integration has run too far ahead
of its political institutions. The economies of Europe’s many nations
are almost as tightly linked as the economies of America’s many
states — and most of Europe shares a common currency. But unlike
America, Europe doesn’t have the kind of continent-wide institutions
needed to deal with a continent-wide crisis.
This is a major reason for the lack of fiscal action: there’s no
government in a position to take responsibility for the European
economy as a whole. What Europe has, instead, are national
governments, each of which is reluctant to run up large debts to
finance a stimulus that will convey many if not most of its benefits to
voters in other countries.”
Krugman: ‚
So the only way out is forward. To make the Euro work,
Europe needs to move much further toward political
union, so that European nations start to function more
like American states‛.
Barry Eichengreen:
If Europe is serious about its monetary union, it will have to
get over its past. It needs not just closer economic ties,
but also closer political ties … The Greek crisis could be
the Trojan horse that leads Europe toward deeper
political integration. One can only hope‛.
Proposte del 29 settembre
Vincoli anche sul debito eccessivo
I paesi con D/Pil >60% devono impegnarsi a
riduzioni di 5 % tra il livello e quello di
riferimento : 0,05(D(Pil-60) all’anno.
Per l’Italia ora sarebbero 2,9 punti %, 46 mld!
8
Proposte del 29 settembre
•
•
•
SQUILIBRI MACRO - La Commissione definirà una serie di indicatori per esercitare la
sorveglianza sulle 'performance' dei paesi valutando le distanze: riguardano la posizione esterna
dei paesi (partite correnti e debito estero), la competitività di prezzi o di costo (tassi di cambio
effettivi reali), che faciliteranno la rilevazione di squilibri esterni. Il ricorso a indicatori interni, come
il debito pubblico e il debito privato «è giustificato con il fatto che gli squilibri esterni hanno
necessariamente delle controparti interne».
La Commissione compila una lista di stati "a rischio di squilibri" e a quel punto comincia una
riflessione comune con l'Ecofin e l'Eurogruppo, possono essere necessarie delle 'missioni' nel
paese. Il risultato dell'analisi può portare a tre risultati: nessuna azione, se esiste un rischio di
squilibrio macroeconomico Bruxelles raccomanda all'Ecofin di adottare una 'raccomandazione
preventiva' per fronteggiare la situazione, se viene considerato che esistono «squilibri severi o
squilibri che possono mettere a rischio il funzionamento dell'Unione economica e monetaria in uno
specifico stato membro», l'Ecofin (ma decidono solo i membri Eurogruppo - ndr) su
raccomandazione della Commissione «dichiara l'esistenza di rischio eccessivo e invita lo stato a
decidere misure correttive». Tale raccomandazione sarà resa pubblica e sarà fissato un
calendario per attuare le misure di politica economica correttive.
Naturalmente non c'è una 'scaletta' di tempi ravvicinati per la natura stessa delle 'policy',
ma se lo stato sotto tiro «non ha preso le azioni appropriate resterà soggetto alla procedura»,
potrà esserci una nuova scadenza «più breve». Se in via ultimativa lo stato non rispetterà questo
percorso, per i membri Eurozona viene prevista una sanzione «identica per tutti gli stati pari allo
0,1% del Pil». Anche qui i ministri finanziari decidono entro dieci giorni se respingere la richiesta
della Commissione. Tutte le multe sono cancellate o ridotte se gli stati rispettano gli impegni
pattuiti.
9