La Filariosi cardio-polmonare del cane Segnalazione di un focolaio

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La Filariosi cardio-polmonare del cane Segnalazione di un focolaio
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La Filariosi
cardio-polmonare del cane
Segnalazione di un focolaio a Pescara
Lucio Di Tommaso
Fabrizio Di Giulio
AUSL di Pescara
Introduzione
Descrizione dei casi clinici
La Filariosi cardio-polmonare del cane è una
malattia parassitaria ad andamento stagionale
sostenuta da un nematode (Dirofilaria immitis) per la cui trasmissione è necessaria la
puntura di una zanzara quale ospite intermedio (ditteri nematoceri, genere Anophelex,
Culex pipiens, Aedes albopictus).
La sintomatologia può comparire a distanza di anni dall’infestazione ed è riferibile a
quella dell’insufficienza cardiaca, inizialmente può esordire con affaticamento, astenia e
dispnea e successivamente continuare con
tosse, anoressia, dimagramento, ascite, ecc.
In Italia la Filariosi canina è diffusa soprattutto al nord. In alcune zone, quali la Pianura
Padana, è ritenuta una malattia endemica.
Il presente lavoro descrive un focolaio di filariosi canina a carico di alcuni cani vaganti
di un comune della provincia di Pescara.
Tale segnalazione potrebbe costituire uno
spunto di riflessione circa la possibilità che
tale malattia, al contrario di quanto ritenuto
finora, sia presente anche nelle aree territoriali dell’Italia Centrale.
Nel giugno 2006 è stata ricoverata presso il
canile sanitario di Pescara una cagna randagia malata di circa cinque anni di età, proveniente da un Comune dell’entroterra pescarese situato lungo la valle del fiume Pescara. In precedenza l’animale, sterilizzato
nella stessa struttura nel 2002, prima di essere rilasciato sul territorio di cattura aveva trascorso un breve periodo di degenza presso un canile rifugio della provincia di Chieti.
Al momento del ricovero la cagna presentava astenia ed una severa ascite, si poneva
sempre in decubito sternale e, se sollecitata con insistenza, riusciva a malapena ad assumere per pochi istanti la stazione eretta
per poi riposizionarsi in decubito; manifestava dispnea caratterizzata da respiro superficiale e frequente; l’aia cardiaca era aumentata, erano quasi impercettibili sia l’itto
cardiaco sia l’ascoltazione dei toni cardiaci.
All’ascoltazione del torace si rilevavano crepitii a piccole e a medie bolle.
Dopo alcuni giorni, considerato il peggioramento progressivo, si è fatto ricorso all’euta-
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Contributi pratici
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nasia e successivamente è stata eseguita
l’autopsia. In sede addominale era rilevabile una notevole raccolta di trasudato (nessun segno di peritonite), il fegato presentava una lieve epatomegalia da stasi (foto 1)
ed una iniziale fibrosi. Nella cavità toracica, oltre alla fuoriuscita di trasudato si riscontrava un enorme aumento del sacco
pericardico all’interno del quale vi era una
notevole raccolta di essudato in virtù di
una grave pericardite essudativa e fibrinosa con tamponamento cardiaco.
Alla recisione dell’arteria polmonare (foto 2)
venivano rinvenuti diversi esemplari adulti
assimilabili a vermi del genere Filaria.
Nei giorni successivi sono stati prelevati dei
campioni di sangue dai cani che condividevano con la cagna malata lo stesso habitat, si è proceduto alla ricerca delle microfilarie ma con esito negativo.
Nel settembre 2006, dallo stesso gruppo
di randagi è stata prelevata e ricoverata
presso il canile sanitario un’altra cagna con
una sintomatologia clinica simile alla prima.
Benché di gravità inferiore, l’animale veniva
a morte dopo alcuni giorni di degenza.
All’esame autoptico (foto 3 e 4) sono stati
nuovamente riscontrati, al livello dell’arteria
polmonare dei parassiti riferibili al genere
Filaria. Inviati all’Istituto di Parassitologia della Facoltà di Medicina Veterinaria, sono stati identificati come esemplari di Dirofilaria
immitis. Ad eccezione del breve periodo
in cui sono stati ricoverati presso il canile
rifugio di Chieti, questi animali erano autoctoni e facevano parte di un gruppo di
cani randagi ancora presente sul territorio.
In Abruzzo la Filariosi canina è ritenuta una
malattia parassitaria rarissima se non addirittura assente. In attesa di approfondire le
indagini, è stato ritenuto opportuno effettuare questa doppia segnalazione nello
spazio temporale di tre mesi, su due soggetti autoctoni dello stesso gruppo.
Nel frattempo si possono considerare come fattori favorenti la diffusione della parassitosi, la zona tipicamente fluviale in cui
tali episodi si sono verificati e la recente
comparsa in Abruzzo della zanzara tigre
(Aedes albopictus), che viene considerata
da alcuni autori (Cancrini - Romi - Gabrielli
- Toma - Di Paolo – Scaramozzino) un ospite intermedio più efficace ai fini della trasmissione del parassita rispetto alla zanza-
Foto 1
Foto 2
Foto 3
Foto 4
Conclusione
Da quanto descritto ed in attesa di ulteriori indagini epidemiologiche scaturiscono
due riflessioni:
ra “classica” (Culex pipiens).
Gli stessi Autori nel 2002, nella zona di
Fiumicino hanno riscontrato la presenza di
microfilarie di Dirofilaria repens nel sangue
periferico del 17% dei cani saggiati.
Hanno riscontrato inoltre, nella stessa zona,
la presenza di DNA appartenente a Dirofilaria immitis e Dirofilaria repens nel 2%
delle zanzare tigre (Aedes albopictus) catturate.
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• Sarebbe opportuno nella aree geografiche dell’Italia centro-meridionale, in presenza di cani con sintomatologia riferibile ad insufficienza cardiorespiratoria, includere la filariasi nel ventaglio delle diagnosi differenziali
• Nel caso in cui ulteriori indagini epidemiologiche dovessero accertare l’esistenza della malattia nelle regioni sopra specificate, sarebbe il caso di arginarne diffusione, nella specie canina, attraverso
una profilassi con gli stessi prodotti filaricidi largamente usati nelle aree geografiche in cui la malattia è endemica.