La Filariosi cardio-polmonare del cane Segnalazione di un focolaio
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La Filariosi cardio-polmonare del cane Segnalazione di un focolaio
26-07-2007 9:54 Pagina 351 La Filariosi cardio-polmonare del cane Segnalazione di un focolaio a Pescara Lucio Di Tommaso Fabrizio Di Giulio AUSL di Pescara Introduzione Descrizione dei casi clinici La Filariosi cardio-polmonare del cane è una malattia parassitaria ad andamento stagionale sostenuta da un nematode (Dirofilaria immitis) per la cui trasmissione è necessaria la puntura di una zanzara quale ospite intermedio (ditteri nematoceri, genere Anophelex, Culex pipiens, Aedes albopictus). La sintomatologia può comparire a distanza di anni dall’infestazione ed è riferibile a quella dell’insufficienza cardiaca, inizialmente può esordire con affaticamento, astenia e dispnea e successivamente continuare con tosse, anoressia, dimagramento, ascite, ecc. In Italia la Filariosi canina è diffusa soprattutto al nord. In alcune zone, quali la Pianura Padana, è ritenuta una malattia endemica. Il presente lavoro descrive un focolaio di filariosi canina a carico di alcuni cani vaganti di un comune della provincia di Pescara. Tale segnalazione potrebbe costituire uno spunto di riflessione circa la possibilità che tale malattia, al contrario di quanto ritenuto finora, sia presente anche nelle aree territoriali dell’Italia Centrale. Nel giugno 2006 è stata ricoverata presso il canile sanitario di Pescara una cagna randagia malata di circa cinque anni di età, proveniente da un Comune dell’entroterra pescarese situato lungo la valle del fiume Pescara. In precedenza l’animale, sterilizzato nella stessa struttura nel 2002, prima di essere rilasciato sul territorio di cattura aveva trascorso un breve periodo di degenza presso un canile rifugio della provincia di Chieti. Al momento del ricovero la cagna presentava astenia ed una severa ascite, si poneva sempre in decubito sternale e, se sollecitata con insistenza, riusciva a malapena ad assumere per pochi istanti la stazione eretta per poi riposizionarsi in decubito; manifestava dispnea caratterizzata da respiro superficiale e frequente; l’aia cardiaca era aumentata, erano quasi impercettibili sia l’itto cardiaco sia l’ascoltazione dei toni cardiaci. All’ascoltazione del torace si rilevavano crepitii a piccole e a medie bolle. Dopo alcuni giorni, considerato il peggioramento progressivo, si è fatto ricorso all’euta- 8 / 351 Contributi pratici 08_agosto_2007_DEF.qxp 08_agosto_2007_DEF.qxp 26-07-2007 9:54 Pagina 352 Contributi pratici nasia e successivamente è stata eseguita l’autopsia. In sede addominale era rilevabile una notevole raccolta di trasudato (nessun segno di peritonite), il fegato presentava una lieve epatomegalia da stasi (foto 1) ed una iniziale fibrosi. Nella cavità toracica, oltre alla fuoriuscita di trasudato si riscontrava un enorme aumento del sacco pericardico all’interno del quale vi era una notevole raccolta di essudato in virtù di una grave pericardite essudativa e fibrinosa con tamponamento cardiaco. Alla recisione dell’arteria polmonare (foto 2) venivano rinvenuti diversi esemplari adulti assimilabili a vermi del genere Filaria. Nei giorni successivi sono stati prelevati dei campioni di sangue dai cani che condividevano con la cagna malata lo stesso habitat, si è proceduto alla ricerca delle microfilarie ma con esito negativo. Nel settembre 2006, dallo stesso gruppo di randagi è stata prelevata e ricoverata presso il canile sanitario un’altra cagna con una sintomatologia clinica simile alla prima. Benché di gravità inferiore, l’animale veniva a morte dopo alcuni giorni di degenza. All’esame autoptico (foto 3 e 4) sono stati nuovamente riscontrati, al livello dell’arteria polmonare dei parassiti riferibili al genere Filaria. Inviati all’Istituto di Parassitologia della Facoltà di Medicina Veterinaria, sono stati identificati come esemplari di Dirofilaria immitis. Ad eccezione del breve periodo in cui sono stati ricoverati presso il canile rifugio di Chieti, questi animali erano autoctoni e facevano parte di un gruppo di cani randagi ancora presente sul territorio. In Abruzzo la Filariosi canina è ritenuta una malattia parassitaria rarissima se non addirittura assente. In attesa di approfondire le indagini, è stato ritenuto opportuno effettuare questa doppia segnalazione nello spazio temporale di tre mesi, su due soggetti autoctoni dello stesso gruppo. Nel frattempo si possono considerare come fattori favorenti la diffusione della parassitosi, la zona tipicamente fluviale in cui tali episodi si sono verificati e la recente comparsa in Abruzzo della zanzara tigre (Aedes albopictus), che viene considerata da alcuni autori (Cancrini - Romi - Gabrielli - Toma - Di Paolo – Scaramozzino) un ospite intermedio più efficace ai fini della trasmissione del parassita rispetto alla zanza- Foto 1 Foto 2 Foto 3 Foto 4 Conclusione Da quanto descritto ed in attesa di ulteriori indagini epidemiologiche scaturiscono due riflessioni: ra “classica” (Culex pipiens). Gli stessi Autori nel 2002, nella zona di Fiumicino hanno riscontrato la presenza di microfilarie di Dirofilaria repens nel sangue periferico del 17% dei cani saggiati. Hanno riscontrato inoltre, nella stessa zona, la presenza di DNA appartenente a Dirofilaria immitis e Dirofilaria repens nel 2% delle zanzare tigre (Aedes albopictus) catturate. 8 / 352 • Sarebbe opportuno nella aree geografiche dell’Italia centro-meridionale, in presenza di cani con sintomatologia riferibile ad insufficienza cardiorespiratoria, includere la filariasi nel ventaglio delle diagnosi differenziali • Nel caso in cui ulteriori indagini epidemiologiche dovessero accertare l’esistenza della malattia nelle regioni sopra specificate, sarebbe il caso di arginarne diffusione, nella specie canina, attraverso una profilassi con gli stessi prodotti filaricidi largamente usati nelle aree geografiche in cui la malattia è endemica.