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FONDAZIONE INSIEME onlus.
Da psicologia contemporanea del 1-10-2014 <<LA CONQUISTA DELLA
RAGIONE>> di Olivier Houde’, giornalista.
Per la lettura completa del pezzo si rinvia al periodico citato.
Ci sono diverse modalità di pensiero, una rapida e intuitiva,
ma a volte ingannevole, l’altra logica ma più lenta.
Per ragionare bene è importante diffidare degli automatismi.
È qui che entra in gioco la corteccia prefrontale.
Un test sulle capacità logiche sì dice al bambino:
(a) “Gli elefanti sono erbivori” e
(b) "Gli erbivori non sono pesanti".
Gli si chiede poi:
(c) "Questo vuol dire che gli elefanti sono pesanti?".
Durante tutta l’età scolastica (6-12 anni) spesso i bambini
rispondono di sì, mentre le premesse del sillogismo (cioè le frasi
a e b) non permettono affatto di dedurre logicamente tale
conclusione.
È dimostrato che la difficoltà di questo tipo di test di
ragionamento sta tutta nel riuscire a inibire il contenuto
semantico della conclusione -in questo caso, la nozione che gli
elefanti hanno effettivamente un bel peso- che induce a una
risposta automatica e intuitiva.
PIAGET RIVEDUTO E CORRETTO
In realtà nel cervello ci sono tre sistemi cognitivi.
Uno è rapido, automatico e intuitivo (sistema 1), un altro
più lento, logico e riflessivo (sistema 2).
Il terzo sistema, basato sulla corteccia prefrontale, fa da
arbitro, caso per caso, fra i primi due.
È questo sistema 3 ad assicurare l’inibizione degli
automatismi di pensiero del sistema 1 (nel nostro esempio, "gli
elefanti sono pesanti"), quando si richiede l’applicazione della
logica (sistema 2).
Nel bambino i primi due sistemi si sviluppano in parallelo,
perché già nella prima infanzia esistono capacità logiche, mentre
la funzione inibitoria del sistema 3 sopravviene più tardi.
Questo "sistema esecutivo" del cervello dipende dalla
maturazione della corteccia prefrontale.
Storicamente, il sistema 2 che presiede alla logica formale è
stato il primo a essere valorizzato, dalla logica aristotelica
dell’antichità (i sillogismi) al metodo cartesiano con le sue
"regole per la direzione della mente", nel Rinascimento, fino
all’intelligenza logico-matematica studiata nel XX secolo da Jean
Piaget all’Università di Ginevra.
Secondo Piaget il sistema 2 si sviluppa in modo lineare e
cumulativo, attraverso una serie di stadi successivi.
È il "modello della scala": dallo stadio senso-motorio (sensi
e azioni) nei primi due anni di via, allo stadio logico
concettuale (numero, classificazione, ragionamento), dapprima
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concreto (verso i sette anni), poi astratto, a partire
dall’adolescenza.
Il problema è che fino dagli anni Ottanta Daniel Kahneman,
premio Nobel per l’economia nel 2002, ha dimostrato che anche gli
adulti continuano a fare spesso errori sistematici di
ragionamento, legati a distorsioni cognitive, automatismi che
vanno sotto il nome di "euristiche" del giudizio: strategie molto
rapide ed efficaci - quindi economiche per il cervello che
funzionano benissimo in tante situazioni, ma non sempre (si veda
il Box 1).
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CONCETTI ESSENZIALI.
Per ragionare, il cervello utilizza tre strategie di
pensiero.
•__ Il sistema 1 designa le forme di pensiero rapido, spesso
guidate dall’intuizione.
È un sistema efficace, ma genera numerosi errori, legati a
distorsioni cognitive (Kahneman, 2012).
•__ Il sistema 2 designa un pensiero più lento e riflessivo.
È il “pensiero logico-matematico” descritto da Jean Piaget
(1896-1980), che ha studiato lo sviluppo dell’intelligenza nel
bambino (Piaget, 1947).
•__ Nel sistema 3 è in primo piano il ruolo dell’inibizione.
Quando i sistemi 1 e 2 sono in conflitto, l’inibizione serve
da arbitro per correggere gli errori di ragionamento del sistema 1
(Houdé, 2014).
------------------ OOO --------------LE SCORCIATOIE DELLA MENTE.
Quando non riusciamo ad analizzare tutte le componenti di una
situazione o di un problema, per interpretare e giungere a una
conclusione ci appoggiamo all’elaborazione euristica (dal greco
heurìskein, trovare).
Ci avvaliamo cioè di scorciatoie che ci consentono di
giungere a delle conclusioni senza dover analizzare a fondo i
problemi.
Spesso le conclusioni sono valide, altre volte no.
Nella nostra mente sono presenti molte regole per arrivare a
trarre conclusioni senza analizzare a fondo le questioni, eccone
alcune:
__# Io dice un esperto, sarà vero (euristica della fonte
credibile);
__#•i discorsi lunghi sono seri (euristica della lunghezza);
• chi usa parole difficili è colto (euristica della difficoltà);
__#•se il prezzo è alto il prodotto è buono (euristica del
prezzo);
__#•un evento casuale ha più probabilità di verificarsi
quanto più tarda a verificarsi: per esempio testa/ croce, numero
lotteria (euristica della probabilità o illusione del giocatore);
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__#•se ci sono dati, tabelle, statistiche è un discorso
fondato (euristica della scientificità).(Redazione Pc]
Già nella prima infanzia, contrariamente a quanto sosteneva
Piaget, certe capacità logiche e razionali sono molto
sviluppate.
È il sistema 1, quello che Kahneman chiama “l’eroe”, il
sistema di pensiero chiamato in causa più spesso, mentre gli
algoritmi di ragionamento del sistema 2, strategie logiche che
portano sempre alla soluzione esatta, sono applicati molto dirado.
LA LOGICA RAZIONALE DEL BEBÈ.
Per esempio, se si chiede a studenti universitari di
verificare il sillogismo:
(a) "Tutte le rose sono fiori",
(b) "Certi fiori appassiscono presto", quindi
(c) "certe rose appassiscono presto", la grande maggioranza
lo giudica logicamente corretto.
La risposta è evidentemente sbagliata, perché dalle due
premesse non discende affatto la necessità che le rose rientrino
tra quei “certi fiori” che appassiscono presto.
La conclusione è tuttavia credibile, visto che davvero certe
rose appassiscono molto rapidamente: la logica degli adulti in
questo caso obbedisce al corto circuito del pensiero intuitivo,
come quella dei bambini.
Allo stesso tempo la ricerca psicologica ha dimostrato che
già nella prima infanzia, contrariamente a quanto sosteneva
Piaget, certe capacità logiche e razionali sono molto sviluppate:
qualche ricercatore parla di “ragionamento puro” addirittura a
dodici mesi.
Come spesso capita nella scienza, c’è quindi un autentico
paradosso.
In effetti ci accorgiamo che lo sviluppo del bambino è
accidentato e “sbilenco”, cioè dinamico e non lineare, segnato da
progressi e regressioni.
A tutte le età, dai primi anni di vita all’età adulta,
l’intuizione e la logica (sistemi 1 e 2) possono entrare in
conflitto, e c’è bisogno di un arbitraggio (sistema 3) per inibire
gli errori indotti dal ragionamento intuitivo del sistema 1.
Da quel momento è il sistema 3 a diventare il vero “eroe”
della storia.
Il suo avvento non dipende solo dalla lenta maturazione
anatomica della corteccia prefrontale, ma può anche essere
favorito da apprendimenti mirati, fino dalla scuola materna.
È quella che possiamo chiamare una pedagogia della
“resistenza cognitiva”.
IL RUOLO DELL’INIBIZIONE.
Nel mio Laboratorio, in questi ultimi anni, abbiamo studiato
il ruolo di tale capacità di inibizione in molti tipi di
ragionamento.
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Fermiamoci a considerare l’esempio storicamente più
emblematico:
__il test di conservazione del numero, inventato a suo tempo
da Piaget.
Messo di fronte a due file di gettoni di pari numero ma di
lunghezza diversa, avendo distanziato quelli di una fila, il
bambino fino a sette anni risponde che «Ce ne sono di più in
quella più lunga».
Questa osservazione resta valida ancora oggi, ma, mentre
Piaget ne concludeva che il bambino in età prescolare non ha
capacità logiche, Kahneman direbbe piuttosto che è dominato
dall’euristica “lunghezza = quantità”, tipica del sistema 1.
Lavorando su questo esempio, abbiamo dimostrato
sperimentalmente, mediante la cronometria mentale LA RAISON», 259,
MAG. 2014, 40-41. (misurazione dei tempi di reazione in
millisecondi) e la risonanza magnetica funzionale, che a creare
problemi prima dei sette anni (la cosiddetta “età della ragione”)
non è, come credeva Piaget, l’invarianza del numero in quanto tale
ma l’intervento della corteccia prefrontale (sistema 3) allo scopo
di inibire l’euristica “lunghezza = quantità”.
Tutto questo è importante anche per capire certe difficoltà a
livello di scuola primaria.
Sappiamo, per esempio, che di fronte a enunciati verbali del
tipo “Luisa ha 25 biglie.
Ha 5 biglie più di Leo.
Quante
biglie ha Leo?” gli alunni commettono errori frequenti.
Spesso il bambino non riesce a inibire l’euristica implicita
«C’è la parola “più”, quindi devo sommare» (25 + 5 = 30), per
attivare l’algoritmo della sottrazione (25 - 5 20).
Inutile allora ripetergli oltre il necessario le regole
dell’addizione e della sottrazione, che ha già acquisito: si
tratta piuttosto di esercitare l’inibizione dell’automatismo
legato al “più”. Inibire per ragionare correttamente.
© SCIENCES HUMAINES.
TITOLO ORIGINALE: «LA CONQUTE DE LA RAISON», 259, MAG. 2014,
40-41. TRADUZIONE Dl GABRIELE NOFERI.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI.
HOUDE’ 0. (2014), Le raisonnement, PUF,
KANNEMAN D. (2012), Pensieri lenti e veloci, Mondadori,
Milano.
PIAGET J. (1947), Psicologia dell’intelligenza, Giunti,
Firenze, 2008.
L’AUTORE.
Olivier Houdé è Professore di Psicologia all’Università
Paris-V e direttore del Laboratorio di psicologia dello sviluppo e
dell’istruzione del Consiglio Nazionale della Ricerca Scientifica
(CNRS).
La sua ultima pubblicazione è Le raisonnement (PUF, collana
“Que sais-je?”, Paris, 2014).