Betania

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Betania
Che c'entra la Pasqua con i diritti umani?
Betania, Palestina:
il luogo della resurrezione di Lazzaro
è ancora un luogo dove 'risorgono' a nuova vita
ragazzi e ragazze palestinesi
vittime di abusi e di abbandono
Gli alunni di IIID hanno conosciuto il Dr Ben, un giovane medico italiano che
lavora in un ospedale di Londra e che è andato alcuni mesi fa, come volontario,
in Palestina: ha trascorso 2 settimane in un orfanatrofio di Betania chiamato
"Lazarus' Home for Girls" (La casa di Lazzaro per ragazze), fondato e gestito
da Samar, una giovane donna cristiana, che con l'aiuto di 4 donne musulmane
fa da mamma a 33 ragazzine palestinesi tutte vittime di abusi e di abbandono.
Vicino a questo c'è un altro orfanatrofio chiamato "Jel Al Amal" (Generazione
della speranza) dove vivono i ragazzi orfani, molto spesso fratelli delle ragazze
della "Lazarus' Home for Girls".
Dice Samar in un'intervista rilasciata a una giornalista italiana: "In Palestina adesso
non esistono luoghi per le donne in difficoltà. Ci telefonano sempre per dirci: c’è una donna per la
strada, c’è una donna in prigione. Non ci sono luoghi per le donne. È molto difficile per me dormire
nel mio letto quando uno, o una, sta per la strada. Così è nata la “Casa di Lazzaro” per le ragazzemadri. Le donne da noi non hanno un valore, non possono né vivere né lavorare, non sono come i
maschi nella società. Così è nata la “Casa di Lazzaro”: adesso siamo 33.
Noi siamo gli unici a dare lavoro a queste donne. Molte di esse sono impiegate nella nostra casa.
Per me è più importante farle lavorare così che farle uscire per lavorare, perché queste donne
vengono sempre messe in prigione e non hanno speranza per la vita. Faccio sempre di tutto per dare
loro un qualche tipo di lavoro dentro l’orfanotrofio.
Vorrei raccontare le storie di alcuni bambini, per dare un esempio del nostro lavoro a Betania.
Alcuni anni fa una donna che vende formaggio a Betania (camminando a piedi, perché non c’erano
le macchine), è venuta a dirmi che aveva trovato tre bambini dentro un pollaio. A quel tempo
neppure io avevo una macchina e lei ha trovato un uomo che guidava un trattore. Hanno impiegato
tre ore per portare quei bambini da noi. Erano in quel pollaio da un anno, quasi sul punto di morire.
Devo ringraziare Dio e questi volontari che mi sono stati intorno per aiutarmi, per dare tutto a questi
bambini. La bimba maggiore adesso ha 13 anni e vuole diventare dottoressa. Un’altra storia, che è
un vero miracolo dell’amore: avevamo sentito che a Hebron, in Palestina, era stato trovato un
bambino sotto un albero. Era molto malato, curvo, orfano di ambedue i genitori. Gli altri parenti
pensavano che sarebbe morto, che era impossibile che vivesse. Lo hanno portato in vari posti della
Palestina, ma nessuno lo accettava. Allora in pratica hanno pensato: è handicappato, è impossibile
tenere un bambino così. Quando noi abbiamo sentito questa storia, lo abbiamo subito accettato.
Anche le mamme della nostra casa dicevano “come è possibile tenerlo?” Questo bambino aveva le
mani senza vita, era molto molto malato, sembrava solo un pezzo di carne. Non poteva neanche dire
una parola, né camminare. Allora l’ho messo in camera mia, sul mio letto e ho cominciato a pregare
per lui: l’unica cosa che potevo fare. Dopo alcuni giorni, la prima parola che ha detto è stata
“Mamma Samar”, mentre lo portavo in bagno al mattino. Allora mi è venuta la speranza che potesse
parlare. Poi ha cominciato a camminare. Adesso parla senza smettere, anche di notte; fa la terza
classe della scuola, ama il computer; all’inizio sembrava fosse ritardato, invece è molto intelligente
e vivace. Aveva solo bisogno di una mamma, di qualcuno che parlasse con lui. Uno della sua
famiglia che è venuto a trovarlo ha detto “È impossibile, è impossibile che cammini!” Questo
bambino ha superato 4 operazioni, che sono state pagate da amici nel mondo. Niente è gratis da noi.
Insomma, è il bambino più vivace del nostro orfanotrofio. Le storie dei nostri bambini sono così.
Sono storie piene di tristezza, ma la nostra casa è piena di gioia. Tutti i volontari che vengono
dicono che è il più bel posto della Palestina, che i nostri bambini sono i più felici della Palestina.
I bambini si alzano ogni giorno per andare a scuola, ma siccome attorno a noi c’è una situazione
terribile, dobbiamo sempre vedere cosa succede. Siamo forse l’unica scuola che è andata avanti da
quando c’è il coprifuoco. Infatti ci sono molti altri bambini che non possono uscire, o perché c’è il
coprifuoco o perché gli insegnanti non riescono ad arrivare. La nostra scuola invece è andata avanti
bene. È molto importante che questi nostri bambini abbiano uno scopo, un motivo, che è quello di
essere educati. I bambini devono anche fare un lavoro all’interno dell’orfanotrofio, perché è
importante che abbiano una responsabilità in casa: li facciamo aiutare in cucina, oppure aiutano a
prendere l’acqua alla cisterna per la cucina e per la lavanderia (da noi c’è sempre mancanza di
acqua, anche all’interno dell’orfanotrofio)…Partecipano sempre con una loro responsabilità a tutta
la vita dell’orfanotrofio. Dopo il pranzo c’è la ricreazione: amano molto il calcio…Sono pieni di
grande energia!
Oltre a questo, in tutto il villaggio di Betania c’è la necessità di avere un’infermeria, in primo luogo
per i nostri bambini, ma anche per gli altri, perché siamo sempre bloccati e nel villaggio non ci sono
servizi. L’altro giorno uno dei nostri bambini è caduto: già trovare un dottore è stato difficile, e
quando lo abbiamo trovato ci ha detto che c’era bisogno del gesso, che a Betania non si trova.
Allora hanno scavalcato il muro costruito dagli Israeliani, cosa pericolosa, per andare all’ospedale e
ritornare. Sono stati salvati da un miracolo. Questi sono i nostri progetti per il futuro".
I ragazzi della IIID avevano ricevuto a Gennaio una lettera dal Dr Ben al
ritorno da Betania ed erano rimasti così colpiti dalla sua testimonianza che lo
hanno voluto conoscere di persona e lo hanno invitato a fine Febbraio a parlare
in classe della sua esperienza.
Riportiamo qui di seguito sia la lettera in inglese che l'articolo scritto dai
ragazzi a seguito della conversazione avuta con lui in classe.
Auguri di Buona Pasqua a tutti!!!
Prof.ssa Bastianelli
Dr Ben's letter to our class
London, 26th January 2009
Dear boys and girls,
it is a pleasure for me to write this letter to you. I have witnessed something
special, somehow rare if not unique. I have lived two weeks of joy, gratitude
and sincerity that for a long time before then I have had difficulty to
experience. I went to Palestine, in a land for many years no more peaceful and
no more free. I went to an orphanage where I was expecting to find thirtythree girls, abandoned, abused, whose lives were destroyed. And yes I found
those girls. I was expecting misery, hopelessness, anger and guilt, yet I
couldn’t find any of these. It was a big surprise for me, to see those girls, one
by one, happy, giving you smiles for free, generously. They were happy girls,
the happiest I have seen. It was ironic, because I felt I was the most miserable
and lonely person in that orphanage, and I come from England, a country that
has everything. Why were they happy? Why could they smile so easily and so
frequently, why could they enjoy their lives? They had nothing, nothing. They
had simple clothes, simple food, simple toys, nothing high-tech in the house.
They had what it was basic to have, food and water, and a house to live in.
Their happiness was not coming from spectacular objects, but from spectacular
people. One mother for all of them, helped by four other “mums” fulfilled their
need of protection, of freedom to exist and not to be abused, freedom to be
playful and to have each others company. They were happy because people
need people above all to be the happiest, and these girls had each others
company, every day, and most of all they had someone loving them for what
they were. It is hard to believe it but there is no videogame, movie or drug
that could ever beat the attention, the smiles and the gratitude of one person.
And in Palestine I found not just one person but thirty-three.
Yours Sincerely
Ben
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Ragazze diverse in un mondo diverso...
In Palestina, un mondo che ai nostri occhi è pieno di guerra, ci sono ancora
persone che nonostante tutto, pur avendo perso i familiari o subito abusi,
riescono ad alzare la testa e sorridere.
Un testimone di tutto ciò è il Dr. Beniamino Corbò o meglio Dr. Ben che alcuni
mesi fa è partito per la Palestina con la speranza di donare sorrisi a ragazze
disperate e che al suo arrivo, al contrario, ha ricevuto sguardi felici e pieni di
gioia da ragazze che hanno avuto la forza di alzare la testa e ricominciare da
capo.
Al suo ritorno ha scritto alla nostra classe una bellissima lettera (in inglese)
sulla sua esperienza e quando poi ci è venuto a trovare in classe ci ha fatto
vedere dei video sull' "orfanotrofio a 5*****" (così lo chiama!) per aiutarci a
capire meglio la situazione che ha vissuto.
Questo orfanotrofio, composto da 33 ragazze, è guidato dalla sua fondatrice, la
“grande mamma” Samar, e da altre 4 “mamme” che donano alle bambine tutto
lo stretto necessario e loro, pur non avendo tutti gli “sfizi”, riescono a godersi
ogni attimo della loro vita. Anche noi, come lui, ci aspettavamo tristezza,
rabbia, disperazione e miseria e invece siamo riusciti a trovare nei loro occhi la
gioia di vivere.
Queste ragazze in realtà non posseggono la Libertà di scelta e di movimento
perché la situazione della Palestina è molto delicata, dato che i loro territori
sono occupati dagli israeliani che non permettono loro di oltrepassare il
confine, quindi di avere contatto con chi è al di fuori del loro territorio.
Quando Ben ci è venuto a trovare in classe ci ha donato un grande
insegnamento: “Soltanto noi possiamo aiutare a cambiare la situazione in
Palestina perché noi, qui, abbiamo la Libertà di scelta, di parola.
ABBIAMO LA LIBERTA' e possiamo ribellarci, mentre le donne palestinesi, come
molte altre che non hanno questa libertà, possono finire addirittura col non
sentirne la mancanza e abituarcisi. Ben ha citato a questo proposito una frase
del film “Le Ali della Libertà” che dice: “All'inizio queste mura le odi, poi col
passare del tempo ti ci abitui e alla fine non ne puoi più fare a meno..”.
Potremmo dire che anche la loro religione è troppo rigida ma dobbiamo
rispettarla perché questo è il bello di essere diversi. Quando Ben ci è venuto a
trovare eravamo così curiosi e affascinati dalla sua esperienza che abbiamo
sfruttato l'occasione per fargli qualche domanda:
1. Perché sei voluto diventare un dottore?
Quando arriva il momento di scegliere la propria strada si è sempre
indecisi... io ho scelto medicina perché è un mix tra approccio umanitario
e scientifico a un problema.
2. E perché vuoi aiutare le persone in difficoltà?
Perchè i miei genitori mi hanno educato ad avere questa sensibilità.
3. Perché sei andato in Palestina?
Perché ho incontrato una persona che mi ha dato la spinta per andare in
Palestina.
4. Come ti sei trovato lì?
Bene, molto bene, sono rimasto sorpreso dalla gioia e dalla felicità che si
leggeva in faccia alle bambine...Io, confronto a loro, avevo un musone...
Ringraziamo il Dr Ben e la Prof.ssa Aurora Bastianelli per averci dato la
possibilità di guardare la Palestina con occhi diversi.
Gli occhi della Verità.
Antonella De Stradis
Sara Guzzo
Gioia Dionisi
Classe III sez.D