direzione investigativa a.tstthvtafia

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direzione investigativa a.tstthvtafia
• o «^
DIREZIONE INVESTIGATIVA A.TSTTHVTAFIA
89129 REGGIO CALABRIA- Via Calamizzì, 12 - Tei, (0965)628.111 - Fax 628217
Cat.125/RC/G2/3A Sez. prot.^T
Reggio Calabria, lì 01.02.1994
OGGETTO: -
Informativa relativa agli accertamenti svolti in ordine agli
omicidi avvenuti in Reggio Calabria e zone limitrofe nel
periodo 1982 - 1985, di cui hanno fatto menzione i
collaboratori di giustizia:
-
LAURO GIACOMO UBALDO, nato a Brancaleone (RC)
il 16.05.1942;
-
BARRECA FILIPPO,
04.01.1947.
nato a Reggio
Calabria
il
ALLA DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA
(Doti. VincenzoMACRI')
REGGIO CALABRIA
==ooOoo====
Fa seguito alla informativa nr. cat 125/RC/G2/3" Sez. prot.
9809 del 14.12.1993.
. i-
D.LA. Reggio Calabria
1.
2
Informativa deH'1.02.1994
Omicidio di PELLICANO' Giuseppe, nato a Reggio Calabria il 2
giugno 1961.
a)
Descrizione dell'evento - indagini svolte:
Alle ore 21,30 del 27 settembre 1984 presso il pronto soccorso
del locale nosocomio giungeva, privo di vita, il soprascritto
PELLICANO1 Giuseppe, trasportato, a
bordo della
sua
autovettura Fiat 131 di colore bleu, da un uomo che, subito
dopo, si allontanava. I sanitari accertavano che il decesso era
stato causato da un colpo d'arma da fuoco con foro di entrata e
uscita all'emitorace sinistro.
La Squadra Mobile ritenne che l'omicidio fosse avvenuto
presso la stessa abitazione della vittima che fu trasportata
all'ospedale priva di scarpe e con un giubbotto che non
presentava alcun foro, a differenza degli altri
indumenti
indossati.
Per tale motivo effettuò presso le abitazioni dei PELLICANO
delle perquisizioni che non portarono al rinvenimento né delle
scarpe, né di rilevare tracce della sparatoria. Il fratello del
PELLICANO', Antonino, si rese, per contro, subito irreperibile.
PELLICANO'
Maurizio,
fratello quattordicenne dell'ucciso,
interrogato alle ore 03,40 del giorno dopo dichiarava che :
alle ore 17,30 circa, mentre si trovava a casa solo con le
sorelle Maria e Caterina in quanto la madre era uscita, era
sopraggiunto il cognato FERRARO Domenico ;
-Pag-
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Informativa dell'i. 02.1994
si era allontanato per circa dieci minuti ed, al suo rientro,
avvenuto intorno alle ore
18,30/19,00 aveva trovato
sempre il cognato FERRARO e le due sorelle;
fatta una doccia e mangiato un panino, verso le ore 19,30,
era di nuovo andato via rilevando che le sorelle si erano
recate a far visita alla famiglia VITALE, abitante al piano di
sotto, e che dall'interno del salone, la cui porta era chiusa,
provenivano le voci di suo cognato FERRARO e del
fratello Giuseppe, evidentemente sopraggiunto nel lasso di
tempo in cui stava facendo la doccia;
aveva udito verso le ore 20,00, mentre stava giocando a
carte con alcuni amici in un cortile sito nei pressi della sua
abitazione, un colpo secco che uno dei suoi compagni
ritenne essere stato causato dalla rottura di un piatto;
era stato informato, all'incirca 20 minuti dopo da un amico
del fratello Giuseppe, dell'apparente età di sedici anni, che
la Fiat 131 bleu del menzionato fratello era stata utilizzata
per un pronto soccorso, (vds. ali. nr. 1).
Dette asserzioni contrastavano in modo evidente con quanto
dichiarato dalla madre QUARTUCCIO Giovanna la quale
riferiva che per tutto il pomeriggio del 27 settembre non si era
mossa dalla sua abitazione e che il genero FERRARO
Domenico a quell'ora non era a casa sua (vds. ali. nr. 2).
PELLICANO1 Maurizio, interrogato nuovamente alla presenza
questa volta del cognato FERRARO Domenico, qualche ora
dopo e, precisamente, alle ore 11,55, dopo aver evidenziato
che quanto dichiarato nel precedente verbale, non rispondeva
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Informativa dell'I.02.1994
in parte a verità,
cambiava versione accusando il fratello
Antonino della morte di Giuseppe. Precisava, tra l'altro, che al
momento della disgrazia a casa non c'era nessuno e che non
aveva
riferito
alla
madre
ed
alle
sorelle,
giunte
successivamente, quanto accaduto (vds. ali. nr. 3).
A seguito di tali rivelazioni, venne effettuato altro sopralluogo, e
anche questa volta il personale operante non rilevò elementi a
conferma delle cennate dichiarazioni.
Come già detto sopra, la prolungata assenza del PELLICANO'
Antonino e le contrastanti dichiarazioni
rese
dai parenti,
avvalorarono il sospetto che il delitto fosse stato commesso
proprio da qualcuno della famiglia e che, proprio per questo, si
cercasse di fuorviare le indagini.
Sulla base di tali risultanze il personale della Squadra Mobile
denunciò in stato di irreperibilità per il reato di omicidio il
summenzionato
dichiarazioni
PELLICANO' Antonino
del Maurizio,
che, secondo
avrebbe anche
trasportato
le
il
congiunto in ospedale.
b.
Dichiarazioni dei collaboranti:
Dichiarazioni rese da LAURO Giacomo Ubaldo (verbale del
03/09/1992 pag. 6 vds. ali. nr. 4).
"Per quanto riguarda l'omicidio di PELLICANO' Giuseppe, la
versione ufficiale lo attribuì al fratello Antonino nel senso che
quest'ultimo si dichiarò responsabile del fratricidio anche se
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Informativa deli7.02.1994
non ne ha mai fornito una valida causale, né lui né gli altri
familiari. A me risulta
che il PELLICANO1 fu ucciso
accidentalmente da Carmine DE STEFANO, figlio di Paolo,
mentre maneggiava
una pistola semi-automatica. Ribadisco
comunque che il fatto è stato assolutamente involontario."
e.
Riscontri alle dichiarazioni dei collaboranti:
Dal rapporto giudiziario nr. 27175/2A/M1 del 2.10.1984 (vds.
ali. nr. 5), redatto dal personale della Squadra Mobile reggina,
si rileva che le indagini evidenziarono una dinamica dei fatti
non in sintonia con le deposizioni dei familiari della vittima, ed,
inoltre, che l'omicidio avvenne in luogo diverso da quello
dichiarato.
Il PELLICANO' Antonino venne, però, denunciato in virtù delle
dichiarazioni rilasciate da Maurizio, all'epoca minorenne,
in
tempi successivi al primo interrogatorio, circostanza questa che
fa presupporre che le dichiarazioni in seguito rese siano state
preventivamente concordate nell'ambito familiare o a seguito di
un diktat del capo-clan Paolo DE STEFANO, padre dell'autore
materiale del delitto o per un atto di sottomissione sempre nei
confronti del citato boss.
CONCLUSIONI
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Informativa deli'1.02.1994
Effettivamente, come dichiara il collaboratore, sia i familiari che
l'inquisito non hanno fornito nessuna causale valida sul delitto.
Il PELLICANO1 Antonino, datosi alla latitanza dal giorno del
delitto, venne poi ucciso assieme al già menzionato Paolo DE
STEFANO, in data 13 ottobre 1985.
La presenza del PELLICANO1 insieme al DE STEFANO, cui
faceva da guardaspalle, è da ritenere una ulteriore riprova della
fondatezza e validità delle dichiarazioni del LAURO. Infatti solo
il rapporto di profonda devozione che lo legava al suo capo
poteva indurlo ad accollarsi l'omicidio del fratello al fine di
mettere
al
riparo
da
conseguenze
giudiziarie
il
vero
responsabile che, alla luce delle dichiarazioni del collaboratore,
va identificato in:
DE STEFANO Carmina fu Paolo e di Errigo Rosa, nato a
Reggio Calabria il 1° marzo 1968, ivi residente in via
Provinciale Vecchia Archi, nr. 24 (vds. scheda biografica
ali. nr. 6).
2)
Omicidio di LAGANA' GIUSEPPE, nato a Campo Calabro (RC) il 25
febbraio 1943.
a)
Descrizione dell'evento - indagini svolte:
Alle ore 19,25 circa del 30.09.1982, in contrada San Martino di
Campo Calabro, veniva ucciso a colpi di fucile caricato a panettoni
il soprascritto LAGANA1 Giuseppe. Lo stesso, sorvegliato speciale
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della P.S., stava percorrendo, a bordo del proprio vespino, la strada
che
dalla
propria
abitazione
conduce
alla
fabbrica
di
elettromeccanica, dove espletava attività lavorativa.
Il Commissariato di Villa San Giovanni che condusse le relative
indagini, nel R.G. nr. 1983/2A/M1 datato 16.03.1983 (Vote. ali. nr. 7),
riferì, tra l'altro, di una "vox
populi" secondo
la quale il
responsabile dell'omicidio in argomento era da individuarsi in
PALERMO Vincenzo di Domenico, nato a Fiumara di Muro il
20.11.1946. Questi, emigrato nel comune di Milazzo in data
21.10.1982, si era dileguato, così come si diceva in giro, per paura
dei congiunti dell'ucciso i quali cercavano di scoprire chi avesse
commesso il delitto.
L'omicidio, in particolare, sarebbe stato determinato dalla presunta
attività estorsiva posta in essere dal LAGANA' ai danni di
CORSARO Rocco, di Domenico, nato a Fiumara di Muro (RC) il
15.02.1943, titolare di un bar sito in Campo Calabro, poi alienato per
le continue minacce del LAGANA1. Il predetto PALERMO, legato al
Corsaro da vincoli di amicizia, avrebbe vendicato tale affronto
uccidendolo.
Dall'interrogatorio di LAGANA1 Fortunato, fratello dell'ucciso, emerse
che (vds. ali. nr. 8):
-
Giuseppe lavorava alle dipendenze delle Elettromeccanica Sud
di
Campo
Calabro in
qualità
di
operaio
addetto
alla
manutenzione della zincatura con turno programmato 17,00 07,00;
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-
Informativa dell'1.02.1994
*
alle ore 19,00 aveva accompagnato, con la sua auto, il fratello
dalla fabbrica a casa ove lo aveva lasciato per la cena in quanto
lo stesso aveva espresso il desiderio di ritornare al lavoro con il
suo vespino;
-
nel mese di ottobre del 1978, Giuseppe era stato arrestato con
l'accusa di avere ucciso tale LICANDRO Antonino,
dipendente dell'Elettromecanica
pure
Sud, dalla quale era stato
successivamente prosciolto con formula ampia;
-
i rapporti tra la sua famiglia e quella dei LICANDRO erano buoni,
sia prima che dopo l'omicidio.
b)
Dichiarazioni dei collaboranti:
Dichiarazioni rese da LAURO Giacomo Ubaldo (vds. verbale del
28/08/1992 ore 09,45, pag. 2, ali. nr. 9).
" Per quanto riguarda l'omicidio di LAGANA' Giuseppe, ricordo che
fu ucciso di notte nelle vicinanze della fabbrichetta presso la quale
faceva il guardiano. Mandanti furono i GARONFOLO per questioni
di egemonia sul territorio di Campo Calabro. Il LAGANA' infatti dopo
essere stato scarcerato perché assolto dall'imputazione di omicidio
si "chiamò il posto" ovverossia pretese un proprio spazio per il
controllo del territorio.
. 8-
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Informativa dell7.02.1994
e) Riscontri alle dichiarazioni del collaboratore:
Dall'esame della proposta di sorveglianza speciale della P.S. con
richiesta di soggiorno obbligato e custodia preventiva inoltrata in
data 25.02.1976 dal Commissariato di P.S. di Villa San Giovanni,
emerge quanto segue sul conto del LAGANA' Giuseppe (vds. ali.
nr. 10):
- è stato diffidato il 19.9.1969;
- è rimasto ferito in data 05.02.1976 in occasione di un tentato
omicidio nel corso del quale fu ucciso tale BARILLA' Carmelo
che si trovava
a bordo della sua autovettura. In quella
circostanza gli investigatori ritennero che il LAGANA1 avesse
reagito con un'arma detenuta e portata abusivamente;
- era sospettato di essere autore di numerose azioni intimidatorie
consumate in Campo Calabro sin dal 1970;
- era ritenuto affiliato alla cosca TRIPODO;
- era in stretti rapporti con esponenti della malavita organizzata di
Campo Calabro e dei paesi viciniori tra cui GARONFALO Rocco
e LICANDRO Antonino;
-
è stato sottoposto a fermo di P.G. per l'omicidio del già citato
LICANDRO Antonino verificatosi in Campo Calabro in data
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21.10.1978 rimanendo
detenuto
per tale ragione
1O
sino al
02.07.1980.
Nel contesto di quelle indagini il Commissariato di P.S. di Villa San
Giovanni, accertò, tra l'altro, anche rapporti di amicizia dello stesso
con il noto GARONFOLO Antonino, fu Rocco, nato a Campo
Calabro(RC) il 05.07.1950.
Risulta, infine, essere stato denunziato per violenza privata e lesioni
gravi ai danni di tale SERGI Francesco e per
danneggiamento
aggravato in danno del dr. DE LUCA Vincenzo, direttore dell'Ufficio
Imposte Dirette di Villa San Giovanni al quale l'11.05.1968 incendiò
la sua Fiat 500 posteggiata nel garage.
CONCLUSIONI
Come è noto il clan GARONFOLO, i cui esponenti principali sono
stati da questo ufficio deferiti nel decorso anno a codesta Procura
Distrettuale perché ritenuti responsabili sia dell'omicidio del giudice
Antonino SCOPELLITI sia del reato di cui all'ari. 416 bis C.P.,
esercitano il loro potere criminale nella zona di Campo Calabro.
Avendo riguardo alle modalità di esecuzione dell'omicidio in esame,
di stampo tipicamente mafioso, è da ritenere verosimile, così come
riferito dal LAURO, che il tentativo della vittima di crearsi un proprio
spazio in quel territorio abbia potuto scatenare la reazione violenta
dei GARONFOLO che mai avrebbero potuto tollerare un concorrente
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Informativa dell'I. 02.1994
capace di incrinare la loro autorità o, addirittura, di surrogarli nelle
posizioni di leadership.
Pertanto sia la vox populi di cui sopra è cenno relativa al tentativo di
estorsione ai danni del commerciante CORSARO Rocco, sia i suoi
precedenti specifici e le frequentazioni di pregiudicati sopra illustrati,
fanno ritenere verosimile la versione del collaboratore di giustizia il
quale ha espressamente indicato il clan GARONFOLO, i cui capi
vengono qui di seguito generalizzati, quale mandante dell'omicidio
in esame:
3)
1)
GARONFOLO Antonino, fu Rocco, nato a Campo Calabro
(RC) il 05.07.1950, ivi residente in Via Timpanari, nr. 58;
2)
GARONFOLO Antonio, fu Rocco, nato a Campo Calabro
il 23.07.1945, residente a Roma Ciampino, Via Francesco
De Pinedo, nr. 26;
3)
CARONFOLO Giuseppe, fu Rocco, nato Campo Calabro
M.04.1948, ivi residente in Via Piazza dei Martiri, nr. 1,
domiciliato in Villa San Giovanni, via Nazionale Complesso le Mimose.
Omicidio di SCRIVA Salvatore, nato ad Africo (RC) il 2 luglio 1933.
a)
Descrizione dell'evento - indagini svolte:
II 18.4.1982 alle ore 11.30 circa, in Bova Marina, sulla via
Nazionale, all'altezza della Piazza Stazione, ignoti, a bordo di
un'autovettura Mini Minor di colore verde esplodevano colpi di fucile
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Informativa dell'1.02.1994
-j 9
contro il soprascritto SCRIVA Salvatore, che veniva attinto in più
parti del corpo.
Lo SCRIVA, che si trovava in compagnia del genero TALIA Leo,
insieme al quale stava facendo una passeggiata, si stava dirigendo
presso la sua abitazione. Subito soccorso, giungeva cadavere
presso l'Ospedale Civile di Melito Porto Salvo.
A conclusione delle indagini esperite sia dal Commissariato di P.S.
di Condofuri ( vds. R.G. nr. 1036/2" del 31 maggio 1982 - ali. nr.
11) che dalla Compagnia Carabinieri di Melito Porto Salvo (vds.
rapporto giudiziario nr. 307/1 di prot. del 31.05.1982 ali. nr. 12),
venivano denunciati a piede libero quali responsabili, in concorso
con ignoti, dell'omicidio in esame:
1.
TALIA Bruno, di Gioacchino e di Modafferi Rosa, nato ad
Africo il 09.03.1933, residente ad Africo Nuovo, via Nazionale,
ma domiciliato in Bova Marina, via Spinnasanta, centro
profughi, coniugato, pastore, DIFFIDATO DI P.S. EX
SOGGIORNANTE OBBLIGATO;
2.
TALIA Gioacchino, di Bruno e Palamara Caterina, nato a
Melito Porto Salvo il 25.03.1955, residente ad Africo Nuovo,
via Nazionale, ma domiciliato in Bova Marina, via Spinnasanta,
centro profughi, celibe, bracciante, DIFFIDATO DI P.S.;
3.
TALIA Giovanni, di Bruno e Palamara Caterina, nato a Melito
Porto Salvo il 22.01.1957, residente ad Africo Nuovo, via
Nazionale, ma domiciliato in Bova Marina, via Spinnasanta,
centro profughi, celibe, bracciante;
4.
TALIA Domenico, di Bruno e Palamara Caterina, nato a Bova
Marina il 26.01.1961,
residente ad Africo Nuovo, via
Nazionale, ma domiciliato in Bova Marina, via Spinnasanta,
centro profughi, celibe, operaio;
-pag. 12-
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Informativa deli'1.02.1994
Nei loro rapporti giudiziari gli inquirenti ritennero che alla base
dell'omicidio ci fossero i seguenti motivi:
i TALIA appartenevano al clan del boss EQUISONE Paolo,
ucciso in Bova Marina il 27 maggio 1976, contrapposto a quello
facente capo allo SCRIVA
Salvatore il quale, all'epoca, fu
sospettato di essere fra i mandanti dell'omicidio;
lo SCRIVA, una volta acquisito, con la scomparsa dalla scena
criminale dell'EQUISONE, il controllo del territorio di Bova
Marina, gestì i lavori di contorno relativi alla realizzazione del
tratto di superstrada in Bova Marina
( la ditta del genero,
VADALA' - MAURO ebbe in sub-appalto, dalla Gì.CO.
Costruzioni Roma, i lavori di sbancamento e movimento terra)
escludendo il TALIA Bruno nonostante quest'ultimo avesse
chiesto
di
potere acquistare
una pala
meccanica
per
partecipare a dette opere.
Nel gennaio 1982 il TALIA ritornò alla carica con la richiesta di
poter acquistare una grigliatrice per inerti da installare nella
fiumara Amendolea. Lo SCRIVA, comprendendo che non
poteva più mantenere le posizioni iniziali, in quanto i figli del
TALIA erano stati nel frattempo rimessi in libertà, si mostrò
favorevole al progetto, che, però,
non ebbe seguito per
l'eccessivo costo dei macchinari.
Emerse, infatti, che VADALA' Domenico, genero dello SCRIVA,
s'interessò, su richiesta di quest'ultimo, di contattare la ditta
-p°s-
j| o
D.I.A. Reggio Calabria
Informativa dell'1.02.1994
TORREGIANI
per
l'acquisto
della
prefata
grigliatrice,
organizzando anche un incontro del rappresentante di quella
società con i TALIA. Essendo stato, però, considerato oneroso
il relativo importo (circa 40 milioni in contanti
e cinquanta
milioni a rate), TALIA Bruno prese tempo e poi non fece più
nulla (vds. ali. nr. 13).
10 SCRIVA, successivamente, promise di affidare ai TALIA un
commercio di materiali edili da impiantare nella zona. Quanto
appena detto si rileva da una relazione di servizio redatta in
data 07.02.1972 dal Comandante della Stazione dei CC. di
Bova Marina (vds. ali. nr. 14), nonché dal verbale di sommarie
informazioni rese da LA FACE Domenico, in atti generalizzato,
proprietario terriero, il quale dichiarò che nel mese di febbraio
1982 era stato avvicinato dallo SCRIVA per l'acquisto di un
tratto di terreno prospiciente la SS. 106, al fine di impiantare
delle attrezzature per un commercio di materiali edili.
11 LA FACE rispose negativamente (vds. ali. nr. 15).
Anche
il
socio
del
VADALA1,
MAURO
Mario,
in
atti
generalizzato, confermò dette risultanze (vds. ali. nr. 16);
I TALIA, subito sospettati di essere gli autori dell'omicidio in
argomento,
esclusero di essersi rivolti allo SCRIVA per
ottenere dei lavori o la sua mediazione in affari di diverso
genere, fornendo agli inquirenti degli alibi.
In particolare:
. 14 -
,
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Informativa dell'i. 02.1994
• TALIA Bruno riferì che al momento del delitto si trovava,
unitamente ad altre persone, presso il bar "CRISEO" distante
dal luogo dell'agguato circa 15 metri (vds. ali. nr. 17) ;
• TALIA Gioacchino dichiarò di trovarsi dal barbiere "NUNZIO"
(vds. ali. nr. 18) ;
• TALIA Giovanni, affermò che quel giorno, intorno alle ore
10,30, si era recato unitamente allo zio PALAMARA Antonio,
ad Africo Nuovo per partecipare ad un matrimonio al quale,
però, non sì recò in quanto vi era già, in rappresentanza della
famiglia, il fratello di anni 13 Paolo, (vds. ali. nr. 19) ;
» TALIA Domenico precisò che il giorno dell'omicidio SCRIVA
si trovava in San Lorenzo per partecipare, sempre quale
rappresentante della famiglia, ad un matrimonio (vds. ali. nr.
20).
In relazione ai matrimoni di cui hanno fatto cenno Giovanni e
Domenico
TALIA è opportuno sottolineare che il sacerdote
LOMBARDI Domenico, in atti generalizzato, assunto a verbale,
dichiarò di aver notato, mentre si trovava nel piazzale della
Madonna del Mare di Bova marina, sfrecciare ad alta velocità alle
ore 11,30 del giorno dell'omicidio, una Mini Minor di colore verde col
parabrezza anteriore infranto, con a bordo due uomini di differente
età che stavano ridendo. Il più giovane era alla guida del mezzo,
-pag. 15-
15
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Informativa dell'I.02.1994
mentre l'altro, dell'apparente età di 40 - 45 anni era ""vestito
elegantemente a festa"" (vds. ali. nr. 21).
Successivamente, a circa un anno di distanza dall'omicidio, su
richiesta del Giudice Istruttore venivano escusse a sommarie
informazioni le sottonotate persone,
al fine di controllare l'alibi
fornito dai TALIA nel corso delle prime indagini:
FAVASULI Leone, nato a Roghudi il 05.02.1934, domiciliato in
Bova Marina, in via Campo Sportivo, pastore, detto "u pollu"
dichiarava testualmente:
" Era di domenica, come già ho
detto e c'era il mercato. Data la giornata festiva il bar era
frequentato da parecchie persone ma non ho riconosciuto
nessuno. Dico nessuno né tantomeno fra i presenti poteva
esserci TALIA Bruno, in quanto essendo conoscenti e
avendo interessi in comune poiché anche lui svolge la
attività di pastore, vedendomi entrare nel bar, io l'avrei
subito riconosciuto e lui senz'altro mi avrebbe offerto da
bere come è accaduto altre volte; A.D.R. Sono sicuro che
al momento in cui ho fatto la mia consumazione nel
suddetto bar vicino a me non c'era nessuno"""", (vds.
ali.
nr. 22);
MODAFFERI Leone,
nato il
13.04.1953 a Bova
marmista, genero di FAVASULI Leone
Marina,
detto "u pollu".
dichiarava che il giorno in cui venne ucciso SCRIVA Salvatore,
e precisamente nel momento in cui si udirono i colpi di arma da
fuoco, lui assieme a TALIA Bruno, il suocero FAVASULI Leone,
-pag. 16-
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Informativa dell'I.02.1994
TUSCANO Carmelo si trovavano nel bar di CRISEO Giuseppe
in Bova Marina (vds. ali. ni: 23);
SALADINO Annunziato, nato a Bova Marina il 23.02.1945, ivi
residente, barbiere, confermava che, nel momento in cui era
stato ucciso lo SCRIVA, TALIA Gioacchino era presente nel
suo salone per uno shampoo (vds. ali. nr. 24);
CRISEO Giuseppe, nato a Bova Marina il 03.04.1947, titolare
del "Bar Giovani", ivi ubicato in via Nazionale, nr. 11,
dichiarava che il TALIA Bruno, al momento degli spari, era nel
suo bar in compagnia di altre persone, tra cui una persona di
Bova Marina detto "u pollu" (vds. ali. nr. 25);
STILO Gregorio, nato a Condofuri il 24.03.1955,
pastore,
residente a San Lorenzo, confermava che al matrimonio della
sorella STILO Francesca non era intervenuta tutta la famiglia di
TALIA Bruno, bensì solo il figlio più piccolo TALIA Domenico
visto personalmente (vds. ali. nr. 26);
PALAMARA Paolo, nato ad Africo il 25.03.1932, coniugato,
bracciante agricolo, dichiarava che prima di mezzogiorno del
giorno 18.04.1982, era andato a fargli visita il nipote TALIA
Giovanni rimasto sempre a casa sua, mentre l'altro nipote
TALIA Paolo era andato ad un matrimonio. Aggiungeva, altresì,
che i due TALIA avevano raggiunto Africo unitamente a suo
fratello PALAMARA Antonio, (vds. ali. nr. 27);
-pag. 17-
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Informativa dell'L02.1994
.
io
PALAMARA Antonio, nato ad Africo il 02.01.1946, coniugato,
tecnico radiologo, cognato di TALIA Bruno e zio degli altri
inquisiti, dichiarava che alle ore 09,00 circa del giorno
dell'omicidio in esame aveva prelevato, a Bova Marina, il nipote
TALIA Giovanni che doveva
recarsi ad un matrimonio ad
Africo. Il nipote non aveva, poi, partecipato alla cerimonia in
quanto in rappresentanza della famiglia era intervenuto l'altro
fratello TALIA Paolo. Dopo le ore 16,00 il PALAMARA
riaccompagnava a Bova Marina il nipote TALIA Giovanni,
mentre l'altro nipote Paolo raggiungeva detta località con mezzi
di fortuna (vds. ali. nr. 28);
b)
Dichiarazioni dei collaboranti:
- Dichiarazioni rese da LAURO Giacomo Ubaldo (verbale del
03.09.1992 pagg. 3 - 4 ali. nr. 4).
SCRIVA Salvatore: il suo omicidio è maturato nell'ambito della faida
di Bova apertasi con l'omicidio di Paolo Bruno EQUISONE avvenuto
nell'estate del 1977 in una villa del lungomare di Bova.
I sicari che eseguirono l'omicidio EQUISONI non erano reggini; i
mandanti furono SCRIVA Salvatore, Domenico VADALA' inteso "U
LUPU", Rosario SPADARO "SASA", Mario Mesiani MAZZACUA e
Michele TUSCANO.
Credo che gli autori dell'omicidio SCRIVA siano stati individuati
dalle forze di Polizia.
-pag. 18-
D.I.A. Reggio Calabria
Informativa dell'1.02.1994
^- "
- Dichiarazioni rese da BARRECA Filippo (verbale dell 7.11.1992
ali. nr. 29).
Per comprendere
meglio
la situazione è necessario
risalire
all'uccisione di Paolo EQUISONE, avvenuta negli anni settanta. Tale
delitto segnò l'inizio di una guerra di mafia che vedeva schierati da
un lato i De Stefaniani, Turi SCRIVA, Mario MESIANI MAZZACUA,
Michele
TUSCANO e Domenico MARINO, commerciante
di
elettrodomestici e, dall'altro, gli ex Tripodiani Bruno EQUISONE i
TALIA e MOLLICA. Ucciso Bruno EQUISONE, prese il sopravvento
la famiglia collegata a SCRIVA Salvatore. Dopo un certo periodo di
tranquillità, venne ucciso SCRIVA Salvatore ad opera di uno dei
TALIA e di altra persona che non so meglio indicare. Scoppiò allora
una guerra interna tra Mario MESIANI, VADALA1 Domenico, genero
dello SCRIVA, TUSCANO Michele ed il MARINO. Il movente di tale
rottura per quanto ebbero luogo di dirmi gli stessi Turi SCRIVA e
Domenico VADALA', va ricercato nell'appalto per la costruzione di
un tratto della superstrada Jonica. Attraverso la sua amicizia con
Enzo CAFARI, infatti, lo SCRIVA aveva ricevuto, prima dell'inizio dei
lavori, una tangente di lire 400 milioni che ben si era guardato di
dividere con i soci.
e.
Riscontri alle dichiarazioni dei collaboranti :
"
L'omicidio in esame può ben inquadrarsi nella faida di Bova,
apertasi con l'uccisione di Paolo Bruno EQUISONI. Dopo tale
omicidio lo SCRIVA giunse al vertice della organizzazione locale
riuscendo, grazie alla sua abilità, a neutralizzare il clan TALIA
evitando così lacerazioni all'interno della mafia di Bova Marina.
-pag. 19-
D.I.A. Reggio Calabria
Informativa dell'I. 02.1994
I TALIA, infatti, come già detto sopra, appartenevano al gruppo
criminale
facente capo al defunto boss EQUISONE
antagonista dello SCRIVA
Paolo,
"
Scrive il Commissariato della Polizia di Stato di Condofuri, in data
16 settembre 1992 in ordine agli omicidi di che trattasi:
"""""la lotta tra le cosche in Bova Marina esplose a seguito della
eliminazione di Salvatore SCRIVA.
L'uccisione dello SCRIVA, considerato un notabile della 'ndrangheta
Jonica, da attribuire a TALIA Bruno e determinata da contrasti insorti
con lo SCRIVA, causò la rottura degli equilibri consolidati in seno alla
malavita organizzata della cittadina Jonica ed il formarsi di due
schieramenti contrapposti: quello degli SCRIVA-VADALA' e quello di
TALIA. La risposta alla eliminazione di Salvatore SCRIVA si ebbe il
13 febbraio 1983, sempre in Bova Marina allorché Gioacchino
TALI A, figlio di Bruno, rimase ucciso in un agguato nel quale resto'
ferito anche il fratello Giovanni'"
'.
""""""// giorno 16/08/1992 veniva eliminato nei pressi di un noto
esercizio pubblico di Bova Marina TALIA Bruno, capo carismatico
delia omonima famiglia. Voce confidenziale ritenuta attendibile
riferisce che il comando che ha eseguito l'omicidio del boss era
composto da SCRIVA Placido, dal latitante MOLLICA Saverio cugino
dello SCRÌVA Placido e da RODA ' Tommaso, latitante di questo
centro"""""".
'L'omicidio del capo della famiglia TALIA, costituendo un duro
colpo inferto dal clan rivale, potrebbe nuovamente sconvolgere gli
equilibri mafiosi in Bova Marina con nuovi cruenti fatti delittuosi di cui
-pag. 20-
2O
D.LA. Reggio Calabria
Informativa dell'I.02.1994
entrambe le consorterie potrebbero rendersi autrici""
'. (vds.
ali.
nr. 30).
Il CAFARI Enzo citato dal collaboratore si identifica in:
CAFARI Vincenzo nato a Ferruzzano (RC) il 01.04.1933, già
segretario dell' On. Nello VINCELLI ex sottosegretario ai trasporti,
pluripregiudicato per delitti contro il patrimonio, nonché intimo amico
dell'On. Ludovico LIGATO. Dai vari rapporti redatti dagli organi di
polizia si evince che lo stesso è stato il trait d'union tra il potere
politico e la 'ndrangheta. In particolare nell'ordinanza di rinvio a
giudizio redatta dal G.l. di Reggio Calabria in data 16.07.1978 nel
procedimento a carico di Paolo DE STEFANO + 69, emerge, tra
l'altro, che il CAFARI in data 01.06.1973, si recò a far visita a
Salvatore SCRIVA, Giuseppe TRIPODI e Francesco RUGOLO
all'epoca soggiornanti oblligati all'Asinara. Nella circostanza il
CAFARI era accompagnato da Antonio CHESSA, collaboratore del
sottosegretario del Ministero per l'Agricoltura e Foreste e da un
magistrato di Sassari (vds. scheda ali. nr. 31).
CONCLUSIONI
Anche se il Giudice Istruttore di Reggio Calabria con sentenza nr.
207/83 del 21.07.1983 dichiarò non doversi procedere per essere
ignoti coloro che avevano commesso il reato, alla luce delle
dichiarazioni rese dal collaboratore, è evidente che l'omicidio di
-pag. 21 -
D.I.A. Reggio Calabria
Informativa dell'1.02.1994
SCRIVA è da ritenere il naturale epilogo della situazione venutasi a
creare con i lavori della variante SS. 106.
Difatti lo SCRIVA , che aveva gestito l'affare autonomamente, forte
del potere mafioso acquisito in Bova Marina, anche a seguito
dell'omicidio EQUISONE, aveva sottovalutato la minaccia costituita
dal clan TALIA, ridimensionato per le note vicende giudiziarie in cui
si erano trovati coinvolti i suoi appartenenti. Abusando del proprio
potere di supremazia, lo SCRIVA, in relazione ai lavori della strada
di cui si è già parlato, realizzò i propri illeciti interessi escludendo
totalmente i TALIA da una qualsiasi forma di
partecipazione,
condizione questa inaccettabile per detto nucleo familiare nel
momento in cui i vari componenti furono rimessi in libertà.
I TALIA, inoltre, rappresentavano gli unici in grado di sostituire lo
SCRIVA e colmare così il vuoto di potere che si sarebbe venuto a
creare nella mafia di Bova Marina.
Ulteriore riprova che a decidere l'eliminazione dello SCRIVA siano
stati i TALIA la si può avere, indirettamente, dalla successiva
eliminazione
di TALIA Gioacchino, ucciso in Bova Marina il
13.02.1983 nel cui contesto rimase ferito anche il fratello Giovanni e
del capo clan TALIA Bruno ucciso il 16.08.1992.
Si aggiunga, infine, che l'alibi di TALIA Bruno è stato contraddetto da
FAVASULI Leone detto "U pollu", mentre buona parte degli altri alibi
forniti sono stati avallati da parenti dei TALIA.
Sulla base delle dichiarazioni concordanti dei due collaboratori
nonché delle risultanze di P.G. sopra esposte è da ritenere che
siano coinvolti nell'omicidio di SCRIVA Salvatore i due fratelli già
deferiti all'epoca dagli organi di polizia, TALIA Domenico, nato a
-pag. 22-
90
D.LA. Reggio Calabria
Informativa dell7.02.1994
<I o
Bova Marina il 26.01.1961, e TALIA Giovanni, nato a Melito Porto
Salvo il 22.01.1957, entrambi residenti ad Africo Nuovo, via
Nazionale, ma domiciliati in Bova Marina, via Spinnasanta, centro
profughi.
4)
Omicidio di CAPONERA Arturo. nato a Reggio Calabria il 3
febbraio 195O.
a)
Descrizione dell'evento - indagini svolte:
Alle ore 2O.4O circa del 25 ottobre 1983 in località S.Cristoforo
di Cannavo due individui, col viso travisato, a bordo di un
vespino, ferivano il soprascritto CAPONERA Arturo, impiegato
FF.SS., che si trovava a bordo della sua autovettura Rover
turbo targata RC-282353, ferma davanti alla sua abitazione,
con la moglie ed i figli insieme ai quali era giunto qualche
istante prima.
Lo stesso decedeva poco dopo, nonostante
l'intervento
chirurgico cui fu subito sottoposto, per la gravita delle ferite
riportate.
Sul luogo del delitto venivano rinvenuti e sequestrati nr. 6
bossoli di pistola cai. 7,65 ed una ogiva dello stesso calibro.
FICARA Angela, moglie del CAPONERA, titolare di un negozio
di abbigliamento, assunta a verbale sia nelle immediatezze del
fatto criminoso che successivamente, oltre a fornire precisi
-pag. 23-
D.I.A. Reggio Calabria
informativa dell'1.02.1994
elementi sulla meccanica del delitto coincidenti, come si vedrà,
con le dichiarazioni rese da LAURO, aggiungeva:
- che provenivano dall'abitazione del padre, residente ad
Archi, ove avevano prelevato i bambini;
- che i killers, a bordo di un vespino, dopo aver sparato, si
erano allontanati in direzione di Cannavo.
-
che il marito in precedenza era stato arrestato
per
ricettazione.
- che circa 15 giorni prima dell'omicidio con il marito si erano
recati a Genova, Torino, Bergamo per acquistare mercé per
il suo negozio nonostante non avessero soldi per pagarla.
(vds.all.nr. 32)
Nel corso delle susseguenti indagini la Squadra Mobile ( Vds.
R.G. nr. 19435/2"/M1 datato 13 giugno 1984 ali. nr. 33)
acquisì in via confidenziale la notizia che il CAPONERA si era
reso responsabile di truffe nel capoluogo campano e che lo
stesso, inoltre, era inserito in una organizzazione
criminale
dedita al traffico nazionale ed internazionale di sostanze
stupefacenti, della quale faceva anche parte tale NOCERA
Michele ed il noto FRACAPANE Bruno.
Quest'ultimo a verbale dichiarava:
-pag.24-
24
D.I.A. Reggio Calabria
-
Informativa dell'1.02.1994
di essere effettivamente amico della vittima, con la quale si
incontrava tutti i giorni al "Bar Morabito" sul corso Garibaldi;
-
di aver incontrato, pure il giorno dell'uccisione, nel suddetto
locale pubblico il CAPONERA con cui si intrattenne dalle 10
alle 11 circa;
-
di essere andato a ritirare, per conto dell'amico, la sera alle
ore 17,00,
l'autovettura ROVER, sulla quale qualche ora
più tardi fu ucciso (vds. ali. nr. 34).
I successivi accertamenti balistici effettuati sui bossoli rinvenuti
sul luogo del delitto, fecero emergere una circostanza
che
indirettamente convalidò la tesi della Mobile circa l'inserimento
della vittima in una organizzazione a delinquere inserita nel
traffico di sostanze stupefacenti, nel cui contesto, si riteneva
fosse maturato l'omicidio del CAPONERA.
Si accertò, infatti,
che i bossoli erano stati sparati con la
medesima arma utilizzata per colpire in data 07.10.1983,
evidentemente
in chiave intimidatrice,
la porta
d'ingresso
dell'abitazione di NOCERA Giovanni fu Giuseppe nato a
Reggio Calabria il 18.05.1933, ivi residente.
Un fratello del NOCERA Giovanni, Filippo, nato a Reggio
Calabria
il 03.01.194O, venne tratto in arresto in data
04.05.1984
per il reato di associazione per delinquere
finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti,
in esecuzione
del mandato di cattura emesso dal G.l. di Reggio Calabria.
L'assenza di ogni altro valido movente circa l'uccisione del
-pag. 25-
D.I.A. Reggio Calabria
Informativa dell'I. 02.1994
CAPONERA, fece all'epoca ritenere che detto fatto delittuoso
fosse scaturito, come già detto, nel contesto del medesimo
gruppo criminale in cui era inserito.
a)
Dichiarazioni dei collaboranti:
Dichiarazioni rese da LAURO Giacomo Ubaldo (verbale del
03.09.1992 ore 9,40 pagg. 5-6 vds. ali. nr. 4)
"Per quanto concerne l'omicidio
di CAPONERA Arturo,
impiegato FF.SS., devo precisare che esso è avvenuto su
mandato di Pasquale TEGANO, che era venuto in disaccordo
con il CAPONERA per una questione di esclusiva sui "lavori"
dei T.I.R. rubati. Il CAPONERA era venuto da me e da Pino
ROMEO (poi ucciso), per proporci la consegna di un T.I.R. che
trasportava collettame. Noi lo abbiamo rimandato per la serata
dopo esserci fatti lasciare la nota di carico. Volevamo infatti
verificare la vantaggiosità dell'affare e la percentuale che
bisognava pagare al CAPONERA che si aggirava intorno al
2O%. In serata vennero a trovarci il CAPONERA in compagnia
di Pasquale TEGANO, sostenendo che il T.I.R. non lo poteva
consegnare in quanto interessava il TEGANO. Dato che si
trattava di noi, si faceva un'eccezione, autorizzata da Pasquale
TEGANO, a condizione di aumentare la percentuale che
avremmo dovuto pagare. Mi tirai fuori dall'affare, ed il T.I.R. lo
acquistò Pino ROMEO. L'affare lasciò però uno strascico dal
momento che io e Pino ROMEO, convocammo il CAPONERA
- 26 -
D.I.A. Reggio Calabria
Informativa dell'I.02.1994
:
27
nel mio magazzino, rimproverandolo per essere venuto meno
ad un impegno che già aveva assunto nei nostri confronti. Il
CAPONERA rispose che il carico era suo perché se lo era
procurato insieme a FRACAPANE Bruno, ma che quest'ultimo
si era confidato con il cugino FRACAPANE Giovanbattista che,
a sua volta, lo riferì ai TEGANO: ecco come TEGANO
Pasquale era entrato nella combinazione. Aggiunse che da
allora in poi avrebbe lavorato senza il FRACAPANE e nel
massimo riserbo al fine di evitare di essere poi surclassato al
momento di concludere l'affare. Il CAPONERA portava i T.I.R.
da
Milano
dove venivano rubati
prevalentemente
nelle
piazzuole di sosta. Per lo più erano gli stessi autisti dei tir a
vendere il mezzo da essi condotto ed il carico, quindi veniva
simulato il furto o la rapina quasi sempre nella tratta
autostradale GIOIA TAURO - VILLA S.GIOVANNI. In effetti il
CAPONERA continuò a lavorare in proprio ed in silenzio,
vendendo altri carichi di T.I.R. su Reggio Calabria.
Aggiungo che il CAPONERA essendosi trasferito da Archi a
Cannavo dove aveva messo su casa, riteneva di essersi
sganciato dal protettorato degli arcoti, ma evidentemente non
era così. Il CAPONERA venne ucciso sotto casa sua
a
CANNAVO1 non appena sceso dall'autovettura da lui condotta.
Erano presenti la moglie
ed un figlioletto scesi dall'altro
sportello; provenivano dal rione ARCHI dove avevano fatto
visita ai genitori di lui. lo e Pino ROMEO subito dopo il fatto
"abbiamo
preso
conto"
conoscendo
i
precedenti
che
riguardavano anche noi; fu così che apprendemmo che a
sparare era stato Stefano SARTIANO che si trovava a bordo di
-pag. 27-
D.I.A. Reggio Calabria
Informativa dell'1.02.1994
'.
25
un vespino condotto da altre persone che ignoro chi fossero.
Aggiungo che subito dopo l'omicidio al SARTIANO partì un
colpo di pistola mentre riponeva l'arma alla cintola dalla parte
posteriore ferendosi di striscio e bucato il sellino del vespino. In
effetti appresi che il vespino era stato
bruciato.
CAPONERA
Arturo
aveva
successivamente
un
fratello
che
successivamente all'omicidio e dopo che uscì dal carcere si
trasferì
a Milano
dove morì di tumore.
Il
medesimo
CAPONERA era anche cugino di CAPONERA Vincenzo ucciso
nel corso della guerra di mafia e che era certamente vicino ai
DE STEFANIANI ed in particolare a Paolo MARTINO. Trattasi
del medesimo CAPONERA, implicato nell'omicidio
nel
piazzale antistante l'OASI, del prof.CANOVA.
CONCLUSIONI
Per quanto concerne l'omicidio di CAPONERA Arturo, si deve
subito rappresentare che la descrizione del delitto effettuata dal
collaboratore
corrisponde
perfettamente
alla
dinamica
dell'omicidio ricostruita dalla locale Squadra Mobile.
L'affermazione, poi, che l'omicidio possa essere stato eseguito
da SARTIANO Stefano su commissione di TEGANO Pasquale,
può trovare conferma nella circostanza che quest'ultimo, in atto
latitante, elemento di spicco dell'omonima famiglia mafiosa di
Archi, è risultato essere persona collegata al SARTIANO
Stefano, personaggio di elevata caratura mafiosa del clan dei
LIBRI di Cannavo'.
-pag. 28-
D.I.A. Reggio Calabria
Informativa dell'I.02.1994
Infatti, in occasione della guerra di mafia, un equipaggio della
Volante, intorno alle ore 23,20 del 30 gennaio 1986, bloccò,
lungo la strada che dal bivio per Mosorrofa-Modena porta al
bivio per Cannavò-Vinco, l'autovettura Fiat 127 targata RC313864 di proprietà di SARTIANO Fortunato, fratello di
Stefano.
Gli occupanti
vennero
identificati
in
TEGANO
Pasquale, SARTIANO Stefano e DE STEFANO Orazio.
Tale particolare evidenzia la posizione del SARTIANO
che
fungeva da trait-d'union tra il gruppo DE STEFANO e quello dei
LIBRI, essendo persona di fiducia di entrambe gli schieramenti
mafiosi.
A tutto ciò si deve aggiungere che i killers, dopo la
consumazione del delitto, si allontanarono in direzione di
CANNAVO1, luogo dove è ubicata l'abitazione del SARTIANO
Stefano.
Questi, in atto
latitante, è stato processato per il reato di
associazione per delinquere di stampo mafioso e condannato
dalla Corte di Assise di Reggio Calabria in data 23.10.1989 (
vds. sentenza Albanese Mario + 106 ali. nr. 35) ad anni sette
di reclusione.
In caso di cattura, lo stesso dovrebbe essere sottoposto ad una
ispezione fisica al fine di verificare l'eventuale presenza della
ferita, non grave,
prodotta dal colpo di pistola esploso
accidentalmente subito dopo l'omicidio del CAPONERA di cui
parla espressamente il collaboratore.
Il TEGANO Pasquale ed il SARTIANO Stefano si identificano
in:
- pag- 29 -
D.I.A. Reggio Calabria
Informativa dell'I.02.1994
:
1. TEGANO Pasquale, nato a Reggio Cai. il 14.1.1993
residente in F.ne Archi c.da Corvo nr.3, latitante in quanto
colpito da ordine di custodia cautelare nr. 31/93 RGNR ODA e nr. 86/93 RGGIP - ODA emesso il 2.10.1993 dal GIP
di Reggio Calabria per associazione per delinquere di tipo
mafioso (vds. scheda biografica ali. nr. 36),
2. SARTIANO Stefano, nato a Reggio Calabria il 22.08.1958
In atto latitante ( vds. scheda biografica ali. nr. 37).
Gli altri soggetti di cui fa menzione il LAURO si identificano in:
1. FRACAPANE Bruno,
nato a Reggio Calabria
il
03.06.1990 ivi residente, pregiudicato, sottoposto a fermo
di P.G. da questo ufficio in data 10.6.1993, in esecuzione
dell'ordine dell'A.G. di Milano datato 7.6.1993, perché
responsabile del delitto p. e p. dagli artt. 110, 81 cpv., 71 e
74 2° comma L. 685/75 in concorso con CAPONERA
Stefano, appartenenti alla medesima organizzazione
facente capo a PAPALIA Antonio; in Milano, S.Donato
Milanese e zone limitrofe;
2. ROMEO Giuseppe, nato a Reggio Cal.il 14.07.194O,
ucciso a Reggio Calabria in data 31 maggio 1985 di cui si
parlerà nella presente informativa;
3. CAPONERA Vincenzo, nato a Reggio Calabria
l"l. 11.1950 ucciso in data 20 giugno 1989.
Costui, effettivamente, risulta implicato nell'omicidio di
CANOVA Francesco, nato a Cosoleto (RC) il 10.11.1923,
avvenuto in data 29.12.1981;
4. MARTINO Paolo nato a Reggio Calabria il 09.07.1955.
In atto detenuto.
. 30 -
D.LA. Reggio Calabria
Informativa dell'I. 02.1994
31
5)
Omicidio di ROMEO Giuseppe, nato a Reggio Calabria il 14 luglio
1940.
a)
Descrizione dell'evento - indagini svolte:
Alle ore 21,45 del 31 maggio 1985, veniva ucciso il soprascritto
ROMEO Giuseppe, commerciante di articoli da regalo e lampadari,
mentre si trovava a bordo della propria autovettura Alfa Romeo
targata RC-319549, parcheggiata in questa via Aschenez, angolo
via Cattolica dei Greci.
Nel corso del sopralluogo venivano rinvenuti e sequestrati nr. 4
bossoli per pistola cai.7,65 ed altrettante ogive dello stesso calibro.
Le indagini esperite
permettevano di accertare che, poco prima
dell'omicidio la vittima si trovava in compagnia di SARACENO
Antonio, in atti generalizzato, piccolo imprenditore edile, il quale,
assunto a verbale, dichiarava di aver accompagnato alle ore 20,15
circa il ROMEO nel luogo ove questi aveva parcheggiato la sua
autovettura aggiungendo:
di conoscere il ROMEO da circa due anni, anche se i loro
rapporti si erano intensificati negli ultimi 5 o 6 mesi, epoca in
cui gli era stato dato incarico di costruire in Pellaro un piccolo
fabbricato;
di essersi recato alle ore 04,00 del 31.05.1985, unitamente al
ROMEO, in Pellaro per effettuare la gettata di cemento di una
-pag.31-
D. LA. Reggio Calabria
Informativa dell '1.02.1994
r
O-e
soletta, rimanendo con lui fino alle 10,00 circa, ora in cui lo
aveva riaccompagnato a casa;
di essere andato alle 17,30 presso il negozio del ROMEO con
il quale si era portato a trovare tale MARINO Renato, titolare di
un negozio ubicato in via Aschenez. Non avendolo reperito ed
avendo atteso invano il suo ritorno fino alle 19,20 circa, si
erano diretti a Pellaro da dove avevano fatto rientro intorno alle
ore 20,15. (Vds. ali. nr. 38).
ROMEO
Saverio, fratello dell'ucciso,
assunto a
sommarie
informazioni testimoniali, nel confermare che effettivamente il fratello
Giuseppe si era allontanato unitamente ad altra persona a lui
sconosciuta, che nel pomeriggio del 31.05.1985 era passata dal suo
negozio, aggiungeva:
-
che aveva visto il congiunto intorno alle ore 16,00 dello stesso
giorno al Roof Garden, in compagnia di CODISPOTI Vincenzo;
-
che nella zona in cui aveva il negozio, il fratello aveva molti
amici, tra cui i germani CODISPOTI Domenico e Francesco;
-
che lo stesso era molto amico dei defunti QUATTRONE Paolo e
NERI Antonio con i quali per un certo periodo frequentava il bar
"GRAN PRIX" ove giocavano a carte;
-
che conosceva CANALE Francesco, il quale prima di essere
ucciso, quando passava dal negozio si fermava a salutarlo;
-pag. 32-
D. LA. Reggio Calabria
-
Informativa dell '1.02.1994
che il fratello aveva battezzato o cresimato il figlio di MORENA
Giuseppe;
-
che la moglie di Paolo DE STEFANO aveva battezzato la nipote
Giovanna, figlia di Giuseppe;
-
che il fratello acquistava la mercé da tale SURACE, grossista di
materiale casalingo nella zona di Ravagnese ( Vds. ali. nr. 39).
Nel corso delle indagini esperite dalla Squadra Mobile di Reggio
Calabria furono eseguiti accertamenti
anche sul conto di tali
BERLINO Alfredo e LAGANA1 Carmelo, indicati da una telefonata
anonima pervenuta sul 113 in data 03.06.1985 essere gli autori
dell'omicidio del ROMEO Giuseppe,
(vds. rapporto giudiziario
nr.1985/2"-M1 datato 5 novembre 1985 ali. nr. 40).
I due venivano rispettivamente identificati in:
-
BELLINI Alfredo, nato a Reggio Calabria il 18.02.1952, ivi
residente, titolare di un negozio di gioielleria sito in questa Via
Reggio Campi nr. 39;
»
LAGANA' Carmelo nato a Messina il 07.02.1952, residente a
Gallico Via Nazione nr. !, e saltuariamente domiciliato presso la
propria madre abitante in Via Villini Svizzeri Dir. Culli nr. 9.
II primo sentito a sommarie informazioni testimoniali dichiarava che:
-pag. 33-
oo
D.I.A. Reggio Calabria
Informativa dell'I.02.1994
conosceva LAGANA' Carmelo da circa undici anni, epoca in cui
aveva intrapreso la sua attività commerciale in Via Reggio
Campi in quanto questi abitava nelle vicinanze, anche se con lo
stesso non aveva stretti rapporti tant'è che non lo vedeva da
circa quindici giorni;
non ricordava di preciso cosa aveva fatto il venerdì 31 maggio,
ma sicuramente, come tutti i giorni, doveva trovarsi presso il
suo negozio;
aveva appreso dal giornale della morte di ROMEO Giuseppe,
conosciuto soltanto di vista in quanto con lo stesso non aveva
mai avuti rapporti né di amicizia né di lavoro ( vds. ali. nr. 41 ).
Il secondo riferiva che:
da circa tre mesi lavorava, in qualità di autista, alle dipendenze
di SURACE Gaetano, titolare dell'omonima ditta di ingrosso di
articoli casalinghi;
era fratello di Francesco arrestato nel 1982 per associazione
per
delinquere
finalizzata
al
traffico
internazionale
di
stupefacenti;
non era a conoscenza dell'omicidio di ROMEO Giuseppe,
peraltro sconosciuto;
- pag. 34 -
D.LA. Reggio Calabria
Informativa dell'1.02.1994
nella giornata di venerdì 31 maggio aveva lavorato fino alle
12,15 ora in cui si era recato a casa della madre, che si trovava
agli arresti domiciliari. Alle ore 13 successive si era portato
presso la locale casa circondariale per un colloquio con il
fratello ivi detenuto. Alle 16,30 dal carcere era ritornato a casa
della madre ove si intratteneva fino alle ore 19,00 circa per, poi,
fare rientro sua abitazione;
aveva saputo da un collega di lavoro, tale PUTOR7T
Domenico, che era stato ucciso un cliente della ditta, al quale
quindi non si dovevano fare più consegne di mercé, intuendo
che l'ucciso altri non poteva essere che il ROMEO;
non era mai andato al negozio del ROMEO, del quale
sconosceva persino l'ubicazione, né prima di essere assunto
dal SURACE, né dopo;
conosceva BELLINI Alfredo proprietario di un'oreficeria sita in
Via Reggio Campi, con il quale aveva solo incontri occasionali
e che lo aveva visto l'ultima volta circa un mese prima ( vds.
ali. m. 42).
Nel prosieguo delle indagini veniva posta sotto controllo l'utenza
telefonica del defunto ROMEO Giuseppe.
In data 08.06.1985 veniva registrata una telefonata intercorsa tra
PENNESTRI1 Nicolina, cognata del ROMEO e la nipote ROMEO
Anna, dalla quale si evinceva in maniera molto evidente che i
-pag.35-
D.LA. Reggio Calabria
Informativa dell'1,02.1994
congiunti dell'ucciso ed, in particolare la moglie, erano a conoscenza
del movente del delitto. ( vds. ali. nr. 43).
PENNESTRI1 Nicolina, VADALA1 Teodoro, PENNESTRI1 Concetta e
ROMEO Anna, sentiti in merito al contenuto della telefonata, non
davano alcuna indicazione utile circa l'omicidio del congiunto,
negando, inoltre, il contenuto rilevante della conversazione (vds. ali.
nr. ti nrr. 4 4 - 4 5 - 4 6 - 47)
b)
Dichiarazioni dei collaboranti:
Dichiarazioni rese da LAURO Giacomo Ubaldo ( verbale del
03.09.1992 pagg. 6 - 7 vds. ali. nr. 4).
" Per quanto concerne l'omicidio di Giuseppe ROMEO devo dire che
la vittima si identifica in quel Pino ROMEO, mio vicino di casa,
nonché fraterno amico di cui ho già parlato in precedenza.
Detto omicidio fu causa di grave risentimento da parte di Giovanni
FONTANA, Pasquale CONDELLO e tutti noi nei confronti della
famiglia DE STEFANO - TEGANO. La causa dell'omicidio è infatti
da ricercare nella circostanza che il Pino ROMEO consegnò un
T.I.R. di televisori, ovviamente di provenienza furtiva a GRANATO
titolare della ditta NEON SIRIO sita in questa via Gebbione. Dico
meglio una parte dei televisori contenuti nel T.I.R. perché un'altra
parte fu invece consegnata alla ditta LO GIUDICE con sede in via
Aschenez. I proventi della vendita dei televisori furono divisi tra
Giovanni Fontana e Pasquale CONDELLO che allora era in carcere.
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A gestire la intera situazione era Nino Romeo che poi "dava conto" a
FONTANA e CONDELLO.
GRANATO, ricordo, pagò con assegni postdatati e contanti; non so
a chi fossero effettivamente intestati gli assegni. Anche LO GIUDICE
pagò nello stesso modo. Paolo DE STEFANO non gradì che tale
situazione fosse sfuggita al suo controllo perché non era solito
lasciare il benché minimo spazio di manovra ed autonomia agli altri
membri dell'organizzazione.
Quando avvenne l'omicidio, Antonino
SARACENO aveva da poco lasciato il Pino ROMEO con il quale si
trovava
in precedenza
in compagnia. L'esecutore
materiale
dovrebbe essere una persona amica, perché si è avvicinato, gli ha
esploso i colpi a bruciapelo alla nuca senza che il ROMEO
accennasse alla benché minima difesa.
Prendendo conto abbiamo accertato la responsabilità di Paolo DE
STEFANO come mandante ma non ho mai saputo chi sia stato
l'esecutore materiale ".
e.
Riscontri alle dichiarazioni dei collaboranti :
In relazione ai fatti narrati dal LAURO, si è accertato quanto segue:
II ROMEO, come si rileva dall'esame autoptico, è stato ucciso
con tre colpi di pistola sparati alla testa. Il primo da una
distanza di circa 40 - 50 centimetri, il secondo ed il terzo da
circa un metro ( vds. ali. nr. 48 );
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oe
la vittima, poco prima dell'agguato mortale, si trovava in
compagnia
di
SARACENO
Antonio,
che
lo
aveva
accompagnato "verso le ore 20,15" nel luogo in cui lo stesso
aveva posteggiato l'autovettura, cioè in via Aschenez;
I commercianti che avrebbero comprato la refurtiva del T.I.R. si
identificano in:
.
LO GIUDICE Antonio, nato a Reggio Calabria il 23 luglio
1950, all'epoca amministratore della ditta R.A.V.E.T. SRL,
con negozio di vendita di elettrodomestici, televisori e
materiale elettrico sito in questa via Aschenez. La ditta
amministrata dal LO GIUDICE recentemente è stata
dichiarata fallita. Da un riscontro al C.E.D. non risultano a
suo carico precedenti di polizia;
. GRANATO Giuseppe, nato a Reggio Calabria il 1 dicembre
1944,
Amministratore della
SIRIO Elettricità s.r.l., con
negozio di vendita di elettrodomestici, televisori e materiale
elettrico sito in questa via Gebbione. Risulta essere stato
denunciato per danneggiamento, inosservanza delle norme
sugli stranieri e reati contro la persona;
A conclusione delle indagini esperite si ritenne che l'omicidio fosse
maturato nel contesto mafioso della criminalità reggina ove il
ROMEO, benché incensurato, godeva di numerose "amicìzie". Infatti:
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frequentava
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assiduamente
il
bar
"Gran
Prìx",
locale
notoriamente meta di pregiudicati;
era amico dei più noti pregiudicati di questo capoluogo tra cui
Antonio NERI, ucciso in data 02.03.1983, i
CODISPOTI
Domenico, ucciso nel corso della guerra di mafia ed il fratello
Francesco, deceduto per cause naturali, CANALE Francesco,
QUATTRONE Giuseppe, anch'essi uccisi;
aveva il comparato con Paolo DE STEFANO;
era cugino del pregiudicato VAZZANA Giovanni;
era compare di MORENA Giuseppe, noto
pregiudicato,
arrestato per associazione per delinquere finalizzata al traffico
internazionale di stupefacenti.
Detti pregiudicati, secondo la Squadra Mobile, si servivano del
ROMEO, incensurato,
per compiere grosse truffe in danno di
industrie o imprenditori economici del Nord.
CONCLUSIONI
Alla luce delle dichiarazioni del collaboratore e dalle indagini
condotte appare plausibile che l'omicidio de quo sia stato ordinato
da Paolo DE STEFANO, il quale, in quegli anni, era il leader
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maxime in Reggio Calabria ove " non si muoveva foglia senza che
lui non volesse". Nessuno, è doveroso evidenziare, si sarebbe, tra
l'altro, mai permesso di uccidere un compare del DE STEFANO.
Pertanto l'aver gestito il carico del T.I.R. senza che il DE STEFANO
ne avesse avuto contezza, è stato come firmare una condanna a
morte.
Che il ROMEO si dedicasse alla ricettazione di mercé rubata, lo si
evince anche da altre dichiarazioni rilasciate dal Lauro ed, in
particolare, dal verbale delle ore 09,40 del 03.09.1992 ( Vds. ali.
nr. 4 )
laddove il collaboratore riferisce che il ROMEO aveva
acquistato la mercé di un T.I.R. rubato da CAPONERA Arturo, pure
ucciso in data 25.10.1983.
In ordine all'esecutore materiale dell'omicidio, nulla è emerso dalle
indagini, se non la telefonata anonima sopracitata in merito alla
quale è necessario far presente che il fratello di LAGANÀ Carmelo,
Francesco, era saldamente inserito nella consorteria mafiosa dei DE
STEFANO, tanto che nel 1982, nel corso di un'indagine condotta su
un vasto traffico di stupefacenti, venne arrestato e successivamente
condannato
ad anni 10 di reclusione,
per associazione
per
delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti.
All'epoca si accertò che il LAGANÀ Francesco era uomo di fiducia
dei DE STEFANO tanto da essere stato il "trait d'union"ira il Paolo
DE STEFANO e un'organizzazione libanese al fine di trattare
l'acquisto di una nave di hashish ed armi.
Indagini ed informativa a cura della dipendente 3A Sezione.
Si trasmettono :
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-
Informativa deli 7.02.1994
il fascicolo processuale nr. 5064/84 R.G.P.M. e nr. 323/85
A.G.I. relativo all'omicidio di PELLICANO' Giuseppe;
- il fascicolo processuale nr. 4757/82 R.G.P.M. e nr. 338/83 A.G.I.
relativo all'omicidio di LAGANA' Giuseppe;
-
il fascicolo processuale nr. 1925/82 R.G.P.M. e nr. 207/83 A.G.I.
relativo all'omicidio SCRIVA Salvatore;
-
il fascicolo processuale nr. 5697/83 R.G.P.M. e nr. 226/84 A.G.I.
relativo all'omicidio di CAPONERA Arturo;
-
il fascicolo processuale nr. 1824/85 R.G.P.M. e nr. 573/85 A.G.I.
relativo all'omicidio di ROMEO Giuseppe.
IL DIRIGENTE
(Ten.Col. Angiolo Pellegrini)
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