Campagna fragole 2015, soddisfatti a metà

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Campagna fragole 2015, soddisfatti a metà
SPECIALE FRAGOLA
● LA PAROLA AGLI OPERATORI DEL SETTORE
Campagna fragole 2015,
soddisfatti a metà
Nel 2015 in molte regioni si è assistito a una riduzione
delle superfici dedicate e a un andamento dei prezzi
altalenante a causa del meteo sfavorevole,
del contemporaneo picco produttivo tra Nord e Sud
e della concorrenza spagnola. Gli operatori
sono concordi: se si vuole aumentare la marginalità
è fondamentale puntare sulla qualità
di Alessandro Franceschini
L
e aspettative, dopo la pessima
campagna del 2014, erano alte. Non si è ancora conclusa la
campagna delle fragole in Italia, anche se il periodo clou dei consumi che si è appena concluso, da aprile
a giugno, può dare già indicazioni importanti per capire se le soddisfazioni
per i produttori siano state adeguate
alle aspettative.
Ovviamente non è possibile, in questo, come in molti altri casi, avere un
dato univoco per vari fattori: il primo
è che da Sud a Nord, un po’ ovunque le
fragole trovano dimora in Italia, segno
che siamo in presenza di una coltura
molto diffusa, con più varietà che vanno a disegnare una sorta di cartina a
macchia di leopardo molto eterogenea.
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Difficile, se non fuorviante, generalizzare quindi.
Il Cso di Ferrara, nel suo consueto
report su superfici e consumi di marzo, titolava: «Fragole 2015: spiragli di
ottimismo». Sebbene, nel complesso,
le superfici siano calate, un dato infatti lasciava, e continua a lasciare,
speranze in tutti gli agricoltori che,
nonostante le difficoltà, hanno deciso
di continuare a puntare su questa affascinante, quanto non facile, coltura:
la crescita dei consumi. Nel 2014 sono stati infatti positivi (+4%): merito,
in molti casi, della crescita dal punto di vista qualitativo con varietà che
stanno incontrando il gusto dei consumatori, e dall’altro della crescita della
finestra commerciale, con una disponibilità che ormai copre quasi tutto
l’anno solare.
L’Informatore Agrario • 29/2015
© 2015 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l.
Le superfici dopo il 2014
L’anno scorso molte cose non sono
andate per il verso giusto: fattori climatici, elevata offerta, accavallamento
tra Nord e Sud, «scarsa recettività dei
mercati con conseguente drammatico
crollo dei prezzi» continua il rapporto
dal Cso. Da qui la cautela circa gli investimenti produttivi che ha portato
a una riduzione delle superfici dedicate alla fragolicoltura per la stagione in corso.
«Il panorama, comunque, è molto
differenziato e diversificato a seconda delle regioni e delle varietà anche
quest’anno – ci dice Carmela Suriano,
general manager di Planitalia e ideatrice del Club Candonga – quest’anno
l’inverno è stato favorevole, perché più
freddo e lungo», primo aspetto fondamentale che segna un tratto di discontinuità rispetto all’inverno della passata stagione. «Certamente quest’anno
c’è stata una riduzione delle superfici, con picchi soprattutto al Nord, in
Veneto in particolare» ha sottolineato la Suriano che traccia uno scenario
complessivo che rispecchia quello del
Cso. In generale, infatti, la stagione
in corso si è presentata con un calo
delle superfici rispetto al 2014 di circa il 4%: circa 3.570 ha complessivi
in Italia, valori quindi molto simili a
quelli del 2011.
«C’è però da sottolineare come la regione che invece negli ultimi anni sta
facendo registrare una grande crescita delle superfici sia la Basilicata che
è cresciuta quest’anno ben del 9%,
passando dai 620 ha del 2014 ai 700 di
quest’anno». Regione che è diventata
il regno di una varietà in particolare,
l’oramai famosa Candonga, che copre
circa il 90% della superficie dedicata
a questa coltura. Se la varietà Camarosa, un tempo regina nel Sud Italia, è
passata nettamente in secondo piano,
Calabria e Campania, invece, hanno
un’alta specializzazione sull’altra varietà principale del meridione, vale a
dire Sabrina. «La Sicilia, invece, non
cresce in termini quantitativi a causa
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della scelta di varietà precoci che hanno ridotta stagionalità, circa 40 giorni,
e quindi non sempre sono soddisfacenti dal punto di vista economico per gli
agricoltori, perché possono andare incontro a molte difficoltà dal punto di
vista commerciale».
La Sicilia ha fatto registrare un calo
del 5% delle superfici, così come la Calabria (– 20%). Tiene invece la Campania (– 1%), prima regione di produzione
italiana. Al Nord è in controtendenza
solo il Piemonte (+13%), poi tutte le altre regioni hanno ridotto, anche sensibilmente, le superfici dedicate alle
fragole.
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Candonga:
«un successo
che avanza»
«Siamo soddisfatti a metà – afferma
Suriano, tirando le somme della campagna di quest’anno – si poteva fare
di più». La stagione è iniziata bene, con
prezzi tutto sommato soddisfacenti sino a marzo, poi ad aprile il picco produttivo con la concomitanza di più prodotto di più aree nello stesso periodo ha
fatto precipitare i prezzi. «Per esempio
nel Casertano la temperatura non favorevole all’inizio della campagna ha fatto
concentrare il picco verso il 20 aprile e
i prezzi si sono abbassati».
Lo scenario, però, cambia nel caso
della Basilicata e dei soci del club Candonga. «Da metà gennaio fino a metà
giugno abbiamo registrato un incremento di valore e volumi. I buyer sono
contenti della qualità e dei prezzi. Abbiamo instaurato un ottimo rapporto
anche con mercati all’ingrosso e ristoratori». Insomma, il trend per questa
varietà che si identifica completamente con una regione,
contireg
g ione,, la Basilicata,, conti
nua a essere positivo e riesce a cavalcare con maggior facilità anche l’onda
dei prezzi, con gli eccessi di offerta che
spingono verso il basso.
«La qualità paga» afferma convinta
Carmela Suriano. Un successo, quello
della Candonga e del relativo club, figlio di più aspetti. «Sono fragole certificate, di grande qualità, oramai riconosciute dai consumatori». A questo aggiungiamo l’intenso lavoro sulla
comunicazione effettuato non tanto e
solo su riviste di settore, quanto percorrendo altre strade che puntano dirette al grande pubblico: a partire da
social network e arrivando ai blogger,
che secondo Suriano riescono ad avere
un’influenza non indifferente sui consumatori finali.
In Italia si è assistito a una contrazione di circa il 4% delle superfici a fragola
nel 2015 rispetto al 2014
Dolcefragola:
«linea premium
vincente»
Con Marco Eleuteri, direttore commerciale di Aop Armonia, ci spostiamo
esclusivamente in Campania: qui, nella Piane del Sele, una delle più importanti organizzazioni di produttori del
Sud Italia ha circa 20 ha dedicati alle
fragole. Solo una varietà, Sabrina. «Abbiamo ridotto le superfici dopo l’anno
scorso. Siamo abbastanza soddisfatti
della campagna appena terminata, anche se non completamente. Comunque
i volumi prodotti in alcuni momenti
non sono stati sufficienti a colmare la
domanda. Il prossimo anno abbiamo
deciso di tornare a dedicare alla fragolicoltura circa 35 ha concentrandoci
sempre di più sulla fascia premium».
Anche in questo caso, l’alto di gamma paga di più. Le soddisfazioni maggiori, infatti, per Aop Armonia sono arrivate dalla linea Dolcefragola.
«È stata una bella soddisfazione e il
prossimo anno investiremo ancora di
più in questo marchio e quindi nella
fascia premium». D’altronde, come più
volte Eleuteri ha affermato anche in
passato, la competizione con la Spagna, che riuscirà sempre a strappare
prezzi più bassi dei nostri, è persa in
partenza. Quindi non resta che puntare sulla qualità. Naturalmente ci deve
credere anche la grande distribuzione
organizzata. «Qualche catena distri29/2015 • L’Informatore Agrario
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butiva fa i giusti distinguo nel reparto
ortofrutta e non parla solo di fragole
in generale, in modo indistinto. Chi è
lungimirante, da questo punto di vista, ottiene risultati».
Insomma, una strada che sembra segnata per il futuro, considerando che
questa cultura comporta grandi investimenti e conseguenti rischi. La reddittività, quindi, deve assolutamente
essere adeguata.
Marco Salvi:
«più ombre che luci»
Spostandoci più a Nord, almeno in
parte, Marco Salvi, presidente di Fruitimprese e direttore generale di Salvi-Unacoa, un gruppo protagonista in
questo comparto (50 ha nella Piana del
Sele con la varietà Sabrina e 30 in provincia di Cesena con Clery, cultivar del
Civ), lo scenario non è soddisfacente.
Almeno non come ci si aspettava.
«I prezzi minimi sono stati superiori
all’anno scorso, ma il bilancio complessivo non è stato soddisfacente, soprattutto per quanto riguarda i prezzi
per gli agricoltori. Per quanto riguarda
la nostra produzione in Campania con
la Sabrina, la campagna è iniziata bene ed è proseguita così fino a Pasqua.
Superfici fragole
in Italia nel 2015
Italia – 3.570 ettari (–4%)
Coltura protetta: 83% (–2%)
Pieno campo: 17% (–10%)
Sud
Calabria: –20%
Sicilia: –5%
Campania: –1%
Basilicata: +9%
Nord
Veneto: –100 ettari
Emilia-Romagna: –6%
Alto Adige: –12%
Trentino: –5%
Piemonte: +13%
Fonte: Cso.
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Poi il calo delle temperature ha inciso
sui consumi, nonché l’accavallamento
tra Nord, Sud Italia e Spagna ha fatto
abbassare i prezzi e quindi la media
complessiva è stata compromessa».
Spostandoci alla produzione del Cesenate, anche in questo caso il bilancio complessivo è sostanzialmente non
positivo, anche se bisogna fare dei distinguo tra superfici coperte e scoperte. «Nel primo caso l’inizio della stagione non è stato brillante, mentre poi il
proseguo è stato migliore. Nel secondo
caso la campagna possiamo definirla
discreta, con qualche problema di resa
a causa delle piogge nella parte finale
della campagna».
Anche secondo Salvi con le catene distributive che puntano in modo
deciso sulla qualità ci sono maggiori
risultati. «Soprattutto se è possibile
consegnare prodotto fresco nei punti
vendita in modo molto veloce. Raccolto e consegnato immediatamente. In
questo caso i riscontri sono positivi»
Apo Scaligera:
«annata discreta»
Il 2015 non verrà annoverato nel Veronese, in particolare per Apo Scaligera, come un’annata memorabile, però
il ritorno alla normalità ovviamente
è stato salutato in maniera positiva.
«Dopo l’orribile 2014, andato malissimo, siamo tornati alla normalità,
producendo a fine aprile e nella prima decade di maggio. È un anno che
ci dà sicuramente speranza per il futuro» ci dice Gianluca Bellini, responsabile commerciale di una delle realtà
più importanti a livello nazionale nella produzione di fragole. Eva e Garda
sono le due varietà più importanti e
rappresentano circa l’80% della produzione totale.
Da sottolineare, inoltre,
come la cooperativa veronese operi anche nel
campo vivaistico, selezionando le varietà più
idonee per il territorio con
progetti di miglioramento
genetico in collaborazione
con Mipaaf e il Cra-Frf di Forlì. «Abbiamo contenuto la flessione delle superfici intorno al 10% e ci stiamo concentrando sulle varietà che riteniamo
migliori dal punto di vista qualitativo».
L’export rappresenta una voce importante per Apo Scaligera e circa il
65-70% delle fragole prende la via dei
mercati europei. «Con la diminuzione
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Le varietà Candonga, coltivata
nel Sud Italia, riesce a spuntare prezzi
interessanti grazie alla buona qualità
e alla strategia di marketing
delle quantità ci stiamo concentrando sulle piazze economicamente più
interessanti per noi, come l’Austria e
la Svizzera. E stiamo ricominciando a
guardare con un rinnovato interesse
anche al mercato interno».
Ma c’è ancora spazio per la fragola
italiana? «Sì, bisogna cercare i mercati che non prediligono il prodotto spagnolo. Bisogna puntare sulla selezione
delle migliori varietà e sulla qualità.
Ovviamente sono importanti anche il
packaging e i nuovi formati (con il marchio Diva Apo Scaligera commercializza le fragole con caratteristiche extra e
quest’anno ha realizzato un packaging
molto accattivante per i punti vendita della grande distribuzione; n.d.r.),
che certamente servono da traino, ma
non bisogna enfatizzare troppo questo
aspetto. Il punto è che dobbiamo dare al mercato qualcosa in più rispetto
alla Spagna».
Alessandro Franceschini
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