15. Stoll - Univirtual.it
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Stoll Clifford, High-Tech Heretic, Anchor Books, New York, 1999; Confessioni di un eretico high-tech. Perché i computer nelle scuole non servono e altre considerazioni sulle nuove tecnologie, Garzanti, Milano 2001, tr. Andrea Antonini, pp. 183 Recensione di Irith Davidzon –Settembre 2007 Abstract Clifford Stoll, contro chi pensa che il Computer e Internet siano i toccasana per tutti i problemi che affliggono la scuola, mette in dubbio l'utilità didattica delle tecnologie informatiche nella scuola, a cominciare da quella materna. L'abuso degli strumenti multimediali rischia di trasformare lo studio in attività ludica, svilisce tanto l’insegnamento quanto l'apprendimento, allontana dalla realtà e dalla socialità. L’autore fa inoltre una penetrante analisi degli effetti negativi, strettamente connessi ai vantaggi, dell’uso quotidiano della navigazione in rete, il più eclatante dei quali è la riduzione drastica dei processi di socializzazione, per effetto dell'isolamento indotto dal rapporto del singolo individuo con il suo computer. The cry for and against computers in the classroom is a topic of concern to parents, educators, and communities everywhere. Now, from a Silicon Valley hero and bestselling technology writer comes a pointed critique of the hype surrounding computers and their real benefits, especially in education. Clifford Stoll questions the relentless drumbeat for "computer literacy" by educators and the computer industry, particularly since most people just use computers for word processing and games and computers become outmoded or obsolete much sooner than new textbooks or a good teacher. Recensione Clifford Stoll, scienziato americano che ha contribuito anche allo sviluppo della Rete, è diventato uno dei commentatori più critici delle tecnologie informatiche. Egli riconosce i vantaggi che il computer in vari casi comporta, e dichiara di usarlo egli stesso per le sue ricerche di astronomo, ma la posizione che assume in questo testo è quella di "iniettare qualche nota di scetticismo nei sogni di un utopico, digitale paese delle meraviglie" attraverso una polemica pungente e un grande scetticismo di fronte alla infatuazione tecnologica della scuola e della società. Ciò che a Stoll interessa in modo particolare è il rapporto fra il computer e la scuola. Egli ha di fronte la realtà americana, pertanto le sue affermazioni non possono essere integralmente applicate alla scuola italiana ancora molto indietro dal punto di vista dello sviluppo informatico. Poiché si tratta di problemi che implicano questioni di carattere pedagogico, culturale e politico, sarà utile prendere in considerazione le sue argomentazioni, di carattere volutamente 1 provocatorio, circa i rischi che si corrono a mettere in atto un eccesso di informatizzazione nella scuola. La sua tesi è che l'educazione è cosa assai diversa e molto più seria dell'alfabetizzazione informatica e che la scuola, e quindi il futuro della società, sono troppo importanti per essere affidati ai fanatici delle neotecnologie, ai fabbricanti di computer e di software e agli esperti di marketing. La risposta di Stoll alla domanda di base del libro, se una scuola ha davvero bisogno di computer, è categorica: una buona scuola, se è davvero tale, non ha bisogno di computer; se invece è una scuola mediocre, non migliora adottando i computer. Una buona scuola può essere fatta soprattutto da buoni insegnanti che credono nel loro mestiere e nei contenuti che trasmettono, ben più che nei mezzi con cui li comunicano, e da allievi disposti ad imparare con l'impegno e la fatica che l'apprendere inevitabilmente richiede. Uno dei bersagli polemici di Stoll è infatti l’edutainment (dall’unione di education e entarteinment), l’idea cioè che il computer faciliti l’apprendimento perché rende divertente imparare. L’autore, legato a una concezione pedagogica che ritiene l’apprendimento un lavoro personale, serio e faticoso, sostiene che “vale poco ciò che si ottiene senza sforzo” e trasformare lo studio in divertimento significa “svilire le due cose più importanti che gli uomini possono fare: insegnare e imparare”. La scuola non può essere ridotta a insegnare ai ragazzi "a picchiettare su una tastiera" e a usare strumenti multimediali, sono più importanti il contatto umano con lo studente, il rapporto costante con la classe, la condivisione di un’esperienza e un percorso comuni immersi nella stessa realtà. L’utilizzo incontrollato degli strumenti multimediali, invece, hanno due conseguenze molto negative che possono essere contrapposte ai molto pubblicizzati benefici: la perdita delle competenze sociali e l’allontanamento dall’esperienza, dalla realtà. I software didattici, la navigazione in Rete, i videogiochi, in primo luogo sono di ostacolo alla intercomunicazione personale, allontanano fisicamente gli individui l'uno dall’ altro, creando una sorta di isolamento, e quindi di individualismo, in secondo luogo, sottraggono tempo alla vita reale, ai rapporti sociali e allontanano dalle cose, abituando i ragazzi a considerare la realtà non nella sua dimensione effettiva, ma nella dimensione "virtuale". 2 Un punto qualificante del libro di Stoll è il capitolo intitolato "Raggi catodici per bimbi" che descrive la realtà di molti asili high-tech statunitensi e riporta, al riguardo, i pareri di numerosi psicologi secondo i quali l’uso eccessivo di software didattici compromette l'armonico sviluppo della personalità dei bambini che hanno bisogno di sviluppare la socializzazione e l'esplorazione del mondo. Altra importante considerazione di Stoll è quella relativa al fatto che non si può studiare la scienza senza contatto con la realtà. Appresa su Internet la scienza diventa "virtuale", con il rischio costante di fornire solo nozioni mnemoniche e di togliere agli studenti il gusto della sperimentazione, della esplorazione e della scoperta che portano alla comprensione. "Stiamo facendo sì che i ragazzini esplorino il nostro mondo attraverso il computer piuttosto che con i propri piedi, mani, immaginazione". Le simulazioni al computer sono potenti strumenti quando usate all'interno della ricerca scientifica avanzata per trovare risposte a specifiche domande, ma non forniscono comprensione, non possono mostrare che cosa significa fare scienza, non sono in grado di ispirare quella curiosità che è così essenziale per diventare scienziati. Essi insegnano scienza simulata. La soluzione di problemi diventa la pressione di tasti, si sfornano dati senza elaborare concetti. Nessun software didattico può sostituire un insegnante, un laboratorio scientifico o l’esperienza sul campo. La calcolatrice stessa, lo strumento, in un primo tempo adottato per rafforzare la comprensione della matematica, è diventata protesi tecnologica che da risposte senza richiedere il minimo pensiero e l’uso massiccio è causa dell’analfabetismo numerico. L’uso del word processing ha determinato un peggioramento della scrittura che non viene considerata degna di insegnamento, con il risultato che pochissimi studenti sanno esprimere in modo chiaro e comprensibile il loro pensiero. Un'altra idea-forza del libro di Stoll è la strenua difesa del libro e delle biblioteche: egli contesta l’assurdità della sostituzione di queste ultime con biblioteche on-line, costose e destinate a divenire obsolete. I libri rimangono indispensabili per l’appropriazione dei contenuti delle varie materie, in particolare di quelle letterarie e storiche, e non possono essere sostituiti dai nuovi strumenti multimediali i quali non consentono una lettura prolungata sullo schermo e una profonda assimilazione e memorizzazione dei contenuti. Inoltre "l'ipertesto, il sostituto computerizzato non lineare della parola stampata, non è adatto alla narrazione" in quanto "a seconda di quale 3 link si scelga, il racconto prende una piega diversa. Una storia si trasforma in un videogioco” e i ragazzi perdono la capacità di concentrarsi e di memorizzare. Il libro, invece, "è universalmente accessibile, occupa poco spazio, si può leggere senza ausili tecnologici, è portatile” Lo stesso non si può dire di un computer: è più fragile, più ingombrante, meno maneggevole e trasportabile, ha bisogno di costante manutenzione ed aggiornamento ed è quindi costoso. L’autore fa inoltre una capillare demolizione di luoghi comuni come quello che il web dà più informazione a tutti e quindi potere e che Internet è un importante spazio sociale. L'accesso illimitato all'informazione, che molto spesso non è di qualità, condiziona negativamente il senso critico dell’utente, la capacità sintetica e analitica. "Saggezza e conoscenza sono legate allo studio, a esperienza, maturità, discernimento, ampiezza di vedute e introspezione. Tutte cose che hanno poco a che vedere con l'informazione. Né hanno molto a che fare con il potere". Anche al di fuori della scuola i nuovi strumenti di comunicazione producono un sovraccarico di informazioni sempre crescenti, sempre più inaffidabili, di difficile assimilazione e che provocano indifferenza e assuefazione. Inoltre, tutte le possibilità che Internet offre in comunicazioni a distanza come e-mail, chat, newsgroup, rendono l’individuo sempre più propenso a sostituire la comunità reale con quella virtuale e ne paga le conseguenze in termini di solitudine, depressione, timidezza. Anche la qualità del lavoro non migliora se affidata ai mezzi multimediali: “come sono noiose e deprimenti le videoconferenze e le lezioni con Power Point, con interminabili proiezioni di dati e testi!” Interessante anche la parte finale del libro, nel capitolo "Obsolescenza programmata" l’autore spiega come le industrie del computer programmano un invecchiamento ultrarapido dei loro prodotti. Ogni tre anni le scuole statunitensi, in un regime di competizione, devono comprare nuove apparecchiature informatiche se vogliono continuare ad essere aggiornati per un'utenza sempre più esigente perché fortemente condizionata. Stoll denuncia il business che sta dietro a tante dichiarazioni sull'utilità pedagogica e didattica del computer nelle aule. I sostenitori delle tecnologie multimediali e dell’e-learning, contro le provocazioni di Stoll, possono portare a sostegno delle loro tesi gli innegabili vantaggi che questi strumenti offrono, ma non si può non essere d’accordo con Raffaele Simone, il quale nella "Postfazione" al 4 libro dice che “Stoll difende due o tre cose che vanno mantenute. Una è che la scuola deve preservare la collettività di persone umane che operano insieme, imparano insieme, giocano insieme, parlano tra loro. L’altra che non si conosce un deposito di conoscenza che sia migliore di un libro. Infine l’idea che vada preservato e arricchito il contatto con la realtà, non quella simulata, ma quella vera, quella ‘fisica’ che richiede spirito di esplorazione e scoperta, movimento,manipolazione”. Indice Introduzione 1. Luddismo? 2. Rende divertente imparare 3. Il prezzo occulto dei computer 4. Fuori di testa per i laptop 5. Classici illustrati 6. Raggi catodici per bimbi 7. Una questione di equilibrio 8. il calcolo contro le calcolatrici9. Scuola per corrispondenza (elettronica) 10. Ciberscuola 11. L’arroganza dei tecnologi 12. Cavie del software 13. La tirannia del computer brutto14. “Informazione è potere” 15. Aiuto! Sono imprigionato in un numero verde! 16. Biblioteche on-line? 17. Obsolescenza programmata 18. Nuovi modi per usare il vostro vecchio computer 19. Mostra e dimostra 20. Cibo spazzatura e internet: l’economia dell’informazione 21. Regola numero due 22. Isolati da Internet 23. Tutto vero. Postfazione di Raffaele Simone Autore Clifford Stoll (1951) è professore di astronomia a Berkeley. E’ stato anche uno dei pionieri di Internet ed è ora uno dei commentatori più autorevoli sullo sviluppo della rete: Bill Gates l’ha definito “l’avvocato del diavolo” di Internet. Bibliografia essenziale dell’autore Clifford Stoll, The Cuckoo’s, Garzanti 1995 Clifford Stoll, Miracoli virtuali, Garzanti 1997 Clifford Stoll, Confessioni di un eretico high-tech, Garzanti 2001 5