L`uomo, la comunicazione, la prospettiva - a cura di

Transcript

L`uomo, la comunicazione, la prospettiva - a cura di
L'uomo, la comunicazione, la prospettiva - a cura di Roberto
Ciabatti
Lo schema di interpretazione dal quale osserviamo la realtà diventa la realtà stessa. Ma se la realtà è un punto di
osservazione apparentemente condiviso questo non significa che sia l’unico. Troppo spesso la settorializzazione
della conoscenza chiude alla competenza, all’efficacia e quindi alla complessità. Ad esempio la psicologia fallisce
laddove resta intrappolata nella sua categorizzazione, così come ogni sapere, nella difesa del proprio spazio
conoscitivo. Una condizione che conosciamo benissimo e che chiameremo “sicurezza di schema”.
Ma se la realtà è un qualcosa al quale dare significato anche il codice condiviso sembra essere importante nella
decodifica di una comunicazione. Ebbene se avessimo lo stesso significato e lo stesso codice non è detto che
daremo comunque la stessa spiegazione alla sequenza di “immagini” di cui si compone l’esperienza percepita. La
cosa sembra complessa ed in realtà lo è molto di più di quello che sembra.
Apparentemente un rompicapo irrisolvibile. Gli studi più comuni sulla comunicazione ci richiedono degli sforzi che
difficilmente possono essere veramente compiuti. Fiducia nell’altro, empatia, ascolto attivo, ecc... condizioni
umane importantissime ma ancora molto poco funzionali nella comunicazione stessa. Cerchiamo un esempio che possa aiutarci a rendere comprensibile un concetto così impalpabile: sulla visione e
descrizione di oggetti sparsi su di una scrivania, se osservata dalla stesso punto e se tutti gli elementi che vi si
trovano sopra sono conosciuti, è molto probabile che due persone si possano trovare d’accordo. Se altresì la
prospettiva dalla quale si osserva la stessa scrivania è diversa, un grande oggetto, ad esempio un vecchio monitor
di un pc potrebbe nascondere dietro di sé alcuni oggetti ad una delle persone in questione. Quindi la cosa più
normale che possa accadere è che io chieda all’altro cosa vede e mi fidi del suo punto di vista oppure che mi
sposti ma non sempre è possibile. Nel caso che mi dica che dietro al monitor c’è un grande vibratore la mia
percezione immediata sarà probabilmente di mettere in dubbio il suo commento o comunque di chiedergli se mi
sta prendendo in giro in quanto la categorizzazione mentale alla quale sono solito fare riferimento mi rimanda ad
una dissonanza tra elementi scrivania/vibratore. Da questo presupposto “in piccolo” devo rivedere la mia
“sicurezza di schema” in una condizione più ampia della mia lettura di realtà. Questo accade per comunicazioni semplici, su immagini “certe” e soprattutto su oggetti con “codici” precisi fogli,
penne, contenitori, forbici, vibratore. Immaginiamo cosa possa accadere quando in gioco ci sono sentimenti ed
emozioni, allora la realtà interpretata diventa un fantastico caleidoscopio pieno di colori e visioni che cangiano e
cambiano nello stesso attimo al solo piccolo movimento quasi impercettibile di una mano. Esiste la possibilità di districarsi in tutto questo?
Se rimescoliamo i saperi , se siamo disposti a cancellare la “sicurezza di schema” o perlomeno a metterla in
discussione, se siamo disposti ad una apertura nella conoscenza dell’uomo (ma soprattutto di noi stessi) in tutte
le sue sfaccettature, non è detto che avremo comunicazioni efficaci ma perlomeno avremo una mappa che ci
permetterà di comprendere cosa accade fuori da noi e dentro di noi. Studio Adel . Tel +39 0574 052191 . Via Libero Grassi, 78 - Prato . Email [email protected] . P. Iva 01904540976