Let te ra ad una cara amica
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Let te ra ad una cara amica
10 OTTOBRE 2010 Una corrispondenza dall'Amazzonia Lettera ad una cara amica di Steven Busignani (Qui, una lettera inviata in questi giorni ad una cara amica; desidero condividerla con tutti voi). Cara amica, come sai, sono da qualche giorno in Colombia, paese per me sconosciuto. Non posso veramente farti un ritratto fedele dell’america latina, io conosco piccoli villaggi, il deserto, le comunitá indigene, i villaggi sperduti della foresta. Quello che posso dire qui è che, probabilmente, me ne andai da San Marino in cerca di quelle radici che non trovavo piú nel mio Paese, radici contadine, pratiche legate alla natura come avevo imparato a conoscere, grazie alla nonna paterna, quando ero bambino. La nonna classe 1908, era contadina legata a quei rituali, ormai perduti, dove l’uomo lavorava con la natura, e ricordo anche che le persone del ghetto condividevano la vita del campo. Ma queste sono impressioni di un bambino. Nel deserto messicano ho ritrovato quei sapori, quella semplicitá nei confronti della vita, vissuta semplicemente con gli animali che diventano parte della casa e vitali per la sopravvivenza. Ho imparato nuovamente che la richezza è mentale ed è legata alla soddisfazione, al non volere di piú, ad essere contento con quello che si ha. Ad ogni modo una cultura nuova si fa strada tra le giovani generazioni, così tanti villaggi sono stati abbandonati dai giovani per cercare qualcosa d'altro in cittá o in altri paesi. Cercando una "terra dell’oro" dell’immaginario popolare, molte volte muoiono nel viaggio e, spesso, non trovano quello che cercano in cittá. Le cittá si assomigliano un pó tutte, non è più il villaggio dove, seppure in umiltá, come si dice, un tozzo di pane si trova sempre ed un pó d’acqua per lavarsi non costa tanto come nelle cittá, così perduta la terra si aggiungono all’esercito di miserabili che vivono le metropoli contribuendo ad aumentare la prostituzione, comunissima tra le giovani, e il traffico illecito di qualsiasi tipo. Stampato su Revive Pure Natural Certificato Eco-label n° FR/011/003 IL SOTTOBOSCO Sembrano resistere a questo alcuni villaggi nativi, ad esempio in Guatemala e Messico, legati alle loro radici, mantengono quell’identitá che li salva dal degrado. A molti mancano le strutture, le scuole, le classi sociali sono molto distanti, ma vi sono segni positivi in alcuni paesi. Un professore di economia, mio amico, mi dice che un cambio in positivo si vede ma è lento, molto lento. Nella foresta, nei villaggi che conosco ad esempio, si sta perdendo l'antica conoscenza ancestrale, sostituita da nuovi modelli, da nuovi oggetti, da nuove religioni; ho visto che le religione importate, ad esempio, possono essere pericolose senza un’adeguata preparazione culturale, cancellando tutto quello che viene prima, quella relazione intima con l’ambiente e la natura. Mi accorgo che i cibi industriali sono veleno, mi accorgo dell’abbandono da parte dei governi della gente umile e spesso quando si parla di ecologia e salvaguardia ambientale è solo per propaganda. I paesi latini sono ricchi di materie prime, quasi sempre sfruttate da pochi e sottratte ai nativi che, spesso, non ne conoscono nemmeno l’esistenza. Così si vedono villaggi miniera, dove gli abitanti lavorano e vivono in condizioni disumane a favore di grandi imprese spesso di altri paesi. Che altro dire? È vero che ho cari amici ed amiche che lavorano in una direzione alternativa, che hanno desiderio di studiare, di crescere, di interessarsi all’arte, e queste sono isole vitali nel grande appiattimento globale. Per quello che mi riguarda sto mettendo in pratica tutto quello che ho imparato in questi anni, e mi piace ricordare che in natura non esiste né il bene né il male, ma solo conseguenze. Due giorni fa ho assistito alla morte di un vicino che ha avuto un’infarto proprio davanti alla casa dove vivo adesso, mi è morto tra le braccia; questo mi ha ricordato quanto sia effimera la vita e di concentrarmi nel presente. A volte mi sento perso, allora la mia unica bussola è ascoltarmi, chiedendomi come posso essere felice. Penso che si debba seguire la propria natura e che la vita rimane sempre una scuola meravigliosa. Questo periodo di mia inattivitá mi sconcerta e cerco di rendermi utile come posso, ad esempio facendo i lavori domestici, cucinare e rendere efficente la cucina della casa. A presto cara amica. Un abbraccio. Steven http://www.micologica.sm