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Proposta per finanziare gli investimenti, la crescita e l’occupazione in Europa
Stephany Griffith-Jones, Matthias Kollatz-Ahnen e Lars Andersen
Le strategie tese a risolvere la crisi europea affidandosi esclusivamente a una politica di austerità
collettiva non si sono rivelate efficaci: si basano su calcoli inadeguati, dati economici di scarso valore
e ignorano gli insegnamenti del passato. Da tempo, questa è una delle principali argomentazioni
della Fondazione di Studi Progressisti Europei (FEPS), ulteriormente ribadita durante un incontro con
rinomati economisti che si è tenuto a Roma nel mese di maggio 2012, in occasione del quale sono
state avanzate proposte per una politica economica alternativa. Un importante elemento non
incluso è tuttavia l’urgente ripresa della crescita, richiesta dai cittadini europei e sollecitata da
diversi leader. Eppure, non si sono ancora visti interventi significativi di portata abbastanza ampia.
Un modo specifico per stimolare sensibilmente la crescita europea sarebbe di ampliare
sostanzialmente la capacità della Banca Europea per gli Investimenti (BEI) di concedere prestiti in
Europa, in modo da finanziare maggiori investimenti, soprattutto ma non esclusivamente nei paesi
più colpiti dalla crisi. In tal modo, contribuendo a incrementare gli investimenti per favorire la
riorganizzazione di queste economie con progetti validi e migliorarne la competitività, si potrebbero
avere effetti positivi a medio termine sull’offerta; sul breve termine ciò contribuirebbe per di più a
incentivare la domanda aggregata in tutti i paesi europei, dando impulso alla crescita e
all’occupazione.
Un vantaggio essenziale di questa proposta è dato dal fatto che, con risorse pubbliche decisamente
limitate, è possibile ottenere un notevole impatto sugli investimenti, sulla crescita e
sull’occupazione grazie all’effetto leva. Un altro importante vantaggio è che, potendo ricorrere a
un’efficiente istituzione europea già in essere come la BEI, sarebbe possibile attuare rapidamente le
misure.
Per realizzare importanti effetti moltiplicatori si può ricorrere a due approcci promettenti. Il primo
consiste nell’ottenere l’effetto leva con il bilancio dell’UE. Si potrebbe attribuire un importo
estremamente contenuto (in percentuale al bilancio dell’UE), equivalente a 5 miliardi di euro
all’anno, per coprire i rischi. Ciò consentirebbe alla BEI di concedere finanziamenti per altri 10
miliardi di euro ogni anno, per finanziare sia progetti di infrastruttura (prestiti obbligazionari per il
finanziamento di progetti - project bonds) sia progetti tesi a promuovere l’innovazione. Con i project
bonds, il 25% del progetto dovrebbe essere anticipato da un investitore privato mentre la BEI
finanzierebbe il successivo 25%; vi sarebbe inoltre una tranche mezzanina e la parte restante
sarebbe investita da fondi di pensione e società di assicurazioni; per quanto riguarda la tranche
mezzanina, il contributo dell’UE finanzierebbe la metà del rischio assunto dalla BEI. Di conseguenza,
5 miliardi di euro del bilancio dell’UE - con conseguente finanziamento di 10 miliardi di euro da
parte della BEI – porterebbero a finanziare ogni anno progetti per 40 miliardi di euro.
Il secondo approccio consiste in un aumento di capitale della BEI da parte degli Stati membri dell’UE.
Solo una piccolissima percentuale del capitale (il 5%) deve essere versata. Di conseguenza, se tale
capitale versato è raddoppiato, agli Stati membri dell’UE sarebbero richiesti complessivamente solo
11,6 miliardi di euro. Le agenzie di rating, per mantenere la valutazione AAA della BEI, accettano un
effetto leva pari a otto. Pertanto, un aumento di capitale versato pari a circa 12 miliardi di euro
consentirebbe alla BEI di ampliare di 95 miliardi di euro la propria capacità di accordare
finanziamenti, realizzando così un moltiplicatore eccezionale. Se tale capacità aggiuntiva della BEI
fosse ripartita nei prossimi quattro anni, sarebbe possibile accordare finanziamenti per altri 10
miliardi di euro nel 2012, 35 miliardi di euro nel 2013, e anche nel 2014 e 2015 potrebbero essere
concessi prestiti per 25 miliardi di euro ogni anno. Considerato che di norma la BEI cofinanzia il 50%
dei progetti, e il settore privato o altri investitori contribuiscono per il rimanente 50%, ciò
determinerebbe un investimento aggiuntivo di 190 miliardi di euro.
A questo programma, volto a incrementare significativamente la capacità della BEI di accordare
finanziamenti, si potrebbero aggiungere alcune altre risorse del bilancio dell’UE, attingendo in larga
misura sino al termine del 2013 a Fondi strutturali europei inutilizzati. Altri finanziamenti
potrebbero essere facilmente assegnati alla crescita, nell’ambito del nuovo bilancio dell’UE dal 2014
in poi, per 25 miliardi di euro annui.
Complessivamente, le risorse aggiuntive della BEI e dell’UE destinate alla crescita potrebbero
ammontare a 35 miliardi di euro nel 2012 per passare poi a 60 miliardi di euro annui nel periodo
2013-15. Le risorse per il periodo 2013-15 corrisponderebbero circa allo 0,5% del PIL annuale
dell’UE. Dato che sarebbero destinate a finanziare l’aumento di capitale di investimento e di capitale
circolante, quest’ultimo destinato alle piccole e medie imprese, queste risorse avrebbero un
significativo impatto sulla crescita e l’occupazione nell’UE. È interessante notare che tali risorse, con
una portata complessiva pari a circa il 2% del PIL dell’UE, equivarrebbero sostanzialmente a quelle
del Piano Marshall, benché leggermente inferiori. Auspicabilmente, potrebbero anche contribuire a
rinnovare in modo apprezzabile la dinamica della crescita in Europa.
È tanto urgente quanto fattibile predisporre un programma credibile per investimenti di queste
dimensioni, tale da dare impulso a una crescita capace di far progredire l'Europa.
Il modello macroeconomico internazionale HEIMDAL ci ha aiutato a prevedere l’impatto di un simile
programma sulla crescita e l’occupazione dell’UE nel 2013 e 2014. Abbiamo fatto ipotesi prudenti
per l’impatto sugli investimenti, pari alla metà della risorse aggiuntive della BEI e dell’UE nel 2013 e
ai 2/3 nel 2014. Abbiamo altresì ipotizzato che i paesi più colpiti (come Grecia, Portogallo, Spagna e
Italia) riceverebbero la maggior parte delle risorse.
Dalla modellizzazione emerge che un tale programma determinerebbe un aumento aggiuntivo
minimo del PIL medio dell’UE, corrispondente quasi allo 0,6% in due anni. Inoltre, nel 2013 sarebbe
già possibile creare oltre mezzo milione di posti di lavoro, con aumenti complessivi di posti di
lavoro nell’UE superiori a 1,2 milioni entro il 2014. Nelle economie dell’Europa meridionale vi
sarebbero aumenti in percentuali superiori alla media, ma tutti i paesi dell’UE ne trarrebbero
vantaggio in virtù degli importanti effetti cumulativi derivanti non soltanto dai maggiori investimenti
nazionali ma anche dall’aumento degli scambi commerciali europei.
Questa cifra non include gli effetti dell’aumentata capacità della Bei di accordare finanziamenti
mediante le banche commerciali al fine di fornire l’indispensabile capitale circolante alle piccole e
medie imprese colpite da restrizioni creditizie, che stabilizzeranno o aumenteranno
significativamente l’occupazione e la produzione. Da ultimo, ma non meno importante, la rinascita
della fiducia farebbe aumentare anche gli investimenti privati, che in questa sede non sono inclusi.
È urgente agire subito e gettare le fondamenta per rilanciare la crescita e la creazione di posti di
lavoro in Europa. Le nostre proposte presentano un modo concreto, fattibile ed economicamente
efficace per realizzare tale obiettivo. Spetta ai leader europei, nel prossimo vertice, adottare queste
misure o provvedimenti analoghi su una scala abbastanza ampia e con la necessaria tempestività
imposta da questa difficile situazione.
Stephany Griffith-Jones è Direttore della Ricerca sui mercati finanziari presso l’Initiative Policy
Dialogue, Columbia University, Matthias Kollatz-Ahnen è l’ex Vicepresidente senior della Banca
europea per gli investimenti (BEI), Lars Andersen, è Direttore dell’Economic Council del Movimento
Laburista.
Per leggere lo studio completo - www.feps-europe.eu