Parigi, blitz nel covo jihadista a Saint-Denis

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Parigi, blitz nel covo jihadista a Saint-Denis
Parigi,
blitz
nel
covo
jihadista
a
Saint-Denis:
donna
kamikaze
si
fa
esplodere / VIDEO
Parigi, 18 novembre 2015 – Blitz
all’alba delle teste di cuoio
francesi nella banlieue SaintDenis, una delle più ‘dure’ di
Parigi.
A condurre la polizia
nel sobborgo un cellulare dei
kamikaze trovato in un cestino
davanti al Bataclan dopo l’attentato del 13 novembre scorso.
Grazie ai dati recuperati dal telefonino le autorità francesi
sono riuscite a localizzare il covo dei terroristi, che stando
ad alcuni sms stavano progettando altri due attentati: uno
alla Defense, zona d’affari nella capitale francese, e un
altro all’aeroporto di Roissy Charles de Gaulle .
Durante il blitz, scattato questa mattina alle
4 e 20 e
terminato alle terminato alle 11.30, sono morti due jihadisti,
tra cui una donna kamikaze che si è fatta saltare in aria
all’interno di un appartamento per non essere catturata.
Le teste di cuoio hanno così passato al setaccio due
appartamenti con l’obbiettivo di trovare Abdelhamid Abaaoud,
28 anni, nato a Molenbeek, ritenuto ‘mente’ delle stragi del
13 novembre. Ma forze dell’ordine e fonti giudiziarie hanno
poi affermato che Abaaoud non è tra gli arrestati.
In un appartamento c’erano sette terroristi, secondo quanto
affermato da Francois Molins, procuratore di Parigi, arrivato
sul posto assieme al ministro dell’Interno, Bernard Cazeneuve.
“Tre terroristi sono stati arrestati – ha detto Molins – una
ragazza si è fatta esplodere, un uomo è stato trovato morto,
colpito da proiettili e bombe. Altre due persone che si
nascondevano fra le macerie sono state arrestate”. “Non
possiamo rivelare l’identità di queste persone – ha detto il
procuratore – solo in funzione degli esami saremo in grado di
farlo prossimamente”.
Attacco a Parigi: il terrore
non deve cambiarci
Parigi, 16 novembre 2015 – Quello che è successo venerdì
scorso a Parigi ha scosso tutti noi: ci ha toccato nel
profondo, ci ha fatto immedesimare in chi in questo momento
soffre, ci ha posto degli interrogativi: chi? E perché?
La verità è che ci siamo scoperti vulnerabili, non solo dal
punto di vista della sicurezza nelle nostre città, ma
anche emotivamente. La ruotine quotidiana, la settimana che
stancamente entra nel weekend, gli impegni o la noia di ogni
giorno: tutto si ferma, e la nostra mente viaggia tra rabbia,
sconforto e domande. Tante domande che non avranno risposta.
Cosa fare, e come?
In un certo senso ci riscopriamo umani, ci guardiamo tra di
noi nei treni e nelle metropolitane, e si innesca un grande
processo di empatia globale che ci coinvolge in prima persona,
online e offline.
Parallelamente, si alza anche il gran chiasso delle
dichiarazioni politiche, i proclami, le promesse, le minacce.
Sembra che in momenti come questo l’opinione pubblica
necessiti immediatamente di fagocitare risposte, possibilmente
molto semplici e il più possibile speculari a quello che vuole
sentirsi dire, quasi come se un segretario di partito che
parla di fronte ai microfoni possa risultare rassicurante.
“Loro sono più forti perché credono in qualcosa, noi invece
ormai non abbiamo più niente per cui combattere”, si sente
dire quando si parla di immigrazione islamica. Quasi come se
la libertà di cui beneficiamo ogni giorno non sia costata
nulla, quasi come se dessimo per scontato ciò di cui godiamo:
ed è proprio questo che è necessario evitare, dare per
scontato, guardare con superficialità ai diritti che ci sono
stati garantiti, fino ad abusarne ipocritamente.
“Non abbiamo più valori in occidente”, sostiene l’uomo
qualunque che tutti conosciamo. Ma cosa sono le libertà di
pensiero, di credo religioso e di partecipazione politica per
tutti se non valori fondanti della nostra convivenza libera?
Esiste un valore più forte di tutto questo? Tanto forte è
l’onda pervasiva della libertà, da non avere bisogno di armi
per affermarsi: l’uomo ne possiede la scintilla già dentro di
sé, connaturata e inevitabile, fin dall’alba dei tempi. Certo,
nella storia sono state diverse le interpretazioni date al
concetto di “libertà”, e nonostante le armi possano non
servire per diffonderla, spesso sono invece necessarie per
difenderla. Ma questo non deve cambiarci, non deve
trasformarci in ciò che chi ha sparato venerdì vuole che
diventiamo: ostili, impauriti, insicuri. Al punto da dubitare
delle stesse basi di convivenza che ci siamo liberamente dati,
e che hanno garantito progresso e speranza non solo per noi,
ma per tutto il mondo.
Ma non esiste libertà senza responsabilità: pensare che il
nostro sistema politico democratico e rappresentativo fosse
replicabile in altre realtà così lontane da noi, non tanto
geograficamente quanto culturalmente, è stato un errore che
non dobbiamo ripetere. Con troppa superficialità -e talvolta
complicità- si è guardato a ciò che, negli scorsi anni, stava
succedendo in Medio Oriente e Nord Africa. Con troppa
sufficienza sono state assecondate le rischiose fughe in
avanti della mai fiorita “primavera araba”, piuttosto che
valutare i possibili -e forse annunciati- sviluppi futuri con
maggiore oculatezza. Con grave irresponsabilità si è lasciato
che Paesi come Iraq e Siria, da dove pare siano stati
coordinati gli attacchi, subissero la distruzione totale delle
proprie istituzioni, smettendo di fatto di esistere come stati
sovrani tramutandosi in terre di nessuno che non esistono più
sulle cartine.
Oggi la politica rincorre facili soluzioni, perfette per
essere scandite durante toccanti conferenze stampa. Ma le
soluzioni, se esistono, non sono né facili, né elettoralmente
convenienti. Quando si minaccia la “guerra”, si cade nello
stesso errore già fatto, già visto, e di cui continuiamo a
pagare il prezzo. Sono stati anche dieci anni di guerre più o
meno dichiarate in Medio Oriente a portarci a tutto questo: si
è destabilizzata un’area del mondo già critica e che adesso
implode, tra morte, terrore ed emergenze umanitarie che
arrivano fino alle nostre coste.
La società europea è cambiata però già da tempo: diversità
culturali, etniche e religiose sono ormai realtà decennali in
tanti Paesi. Ciò pone degli interrogativi, ma soprattutto ci
spaventa in quanto esseri umani: il diverso fa paura, chiunque
esso sia. Sta a noi “restare umani”, sta a noi non avere
paura: possono odiarci, non per questo dovremo essere noi a
cambiare ciò che ci ha uniti finora e di cui tutti abbiamo
finora beneficiato. La nostra libertà, che paradossalmente è
anche la loro, non può pagare un prezzo così alto: difendere
la libertà significa difenderla anche per loro, altrimenti non
è più libertà, è privilegio. Le risposte stanno nel far capire
al diverso che non ha nulla da temere; così facendo,
impareremo anche noi, a nostra volta, a non avere timore.
E’ inevitabile però considerare come non possa esistere
libertà che non si accompagni a responsabilità, che deve
essere condivisa da tutti e concretizzarsi nel rispetto della
legge, delle istituzioni, della laicità dello Stato, della
parità dei sessi, dell’autodeterminazione individuale. A chi
arriva nei nostri Paesi dev’essere chiesto molto in questo
senso, perché lo stato di diritto si fonda sulla reciproca
responsabilità, che non è mai unilaterale. La responsabilità
unilaterale è il capovolgimento della libertà e di conseguenza
della legge, che nel nostro ordinamento scaturisce
direttamente dal rispetto delle rispettive sfere di libertà.
Come europei, siamo indignati di fronte a questa violenza. Ma
come europei dobbiamo anche continuare a vivere: lo dobbiamo a
chi ha dato se stesso, in passato, per la causa di libertà in
cui ha creduto. Continuare ad essere noi stessi è un dovere
prima di tutto verso noi stessi. Mangiare al ristorante,
prendere l’aereo, andare a teatro, visitare un museo,
spostarsi con la metropolitana, leggere un quotidiano, ballare
in discoteca, preferire un partito ad un altro, divertirci
allo stadio, studiare all’università, dire una preghiera:
chiunque siano, non smetteremo mai di vivere a causa loro.
di Andrea Di Nino
Il cappotto, un’icona
guardaroba maschile
del
Milano, 14 novembre 2015 – In lana color cammello, nelle tinte
del beige, del grigio e dell’arancio, doppiopetto oppure
oversize, quello del cappotto è un trend del guardaroba
maschile ormai consolidato.
Alla fine del Settecento in Inghilterra, si diffuse la moda
del carrick, nato dall’evoluzione della marsina, il più
esterno dei tre pezzi dell’abito maschile. Soprabito comodo,
confortevole e lungo, indossato come indumento da viaggio per
proteggersi dalla polvere e dalle intemperie, è inizialmente
usato dai gentiluomini inglesi. Riaggiornato secondo i criteri
della moda 2.0, il cappotto si sta per affermare come un capo
must per questo inverno ormai alle porte, sia esso
interpretato da un brand di lusso o da uno più low-coast.
di Cristiano Gassani
Asics:
mito.
la
rinascita
di
un
Parigi 9 luglio 2015 – Onitsuka Tiger, azienda giapponese di
articoli sportivi nata nel 1949 ed introdotta negli Stati
Uniti nel 1977 con il marchio Tiger, ha iniziato a collaborare
con il prestigioso concept store Colette per celebrare il
25esimo anniversario dell’iconica sneaker.
Riconoscibile agli occhi dei fashion addicted, viene resa una
scarpa unica grazie alla colorazione completamente bianca e
una cascata di pois blu su tutta la tomaia.
Completamente realizzata in pelle, la ASICS GEL-LYTE III
“Dotty”, il nuovo modello di calzatura, realizzata a quattro
mani con lo store Parigino, presenta l’etichetta con il logo
della boutique famoso in tutto il mondo.
Il
modello
è
disponibile
da
giugno
2015
in
tutti
i
negozi Asics Tiger.
di Cristiano Gassani
Faconnable veste il
Carlo Country Club
Monte
Parigi 6 maggio 2015 – Una collezione uomo/donna esclusiva,
celebra il continuo della partnership tra Façonnable e il
Monte Carlo Country Club.
Come ormai da tradizione, anche quest’anno il brand nato nel
1950 ad opera del sarto Jean Goldberg’, è stato sponsor dell’
evento.
Uno dei tornei di tennis più prestigiosi dell’ATP, fondato nel
1897, e che si è chiuso il 19 aprile scorso.
Façonnable ha vestito membri del comitato organizzatore,
guardalinee, raccattapalle e hostess, creando una giacca
decorata con lo stemma del prestigioso club monegasco e in
vendita per la primavera/estate in tutte le boutique del
marchio.
di Cristiano gassani
Jean Paul Gaultier: un’icona
di stravaganza
Parigi 8 aprile 2015 – Provocatorio e stravagante è colui che
ha delineato la moda fuori dagli schemi, Jean Paul Gaultier
viene oggi celebrato a Parigi con una mostra–evento volta alla
sua decima tappa.
L’enfant terrible come lo chiama il mondo del fashion system,
in una scenografia spettacolare al Grand Palais (fino al 3
agosto 2015) regalerà attraverso gli abiti delle sfilate su
manichini parlanti, fotografie, schizzi, documenti d’archivio
ed estratti di film e videoclip, un viaggio attraverso la sua
carriera iniziata negli anni Settanta; non solo saranno
esposti documenti personali e familiari, ma anche un omaggio
alle sue muse ispiratrici.
La moda avanguardista incarna le preoccupazioni e le sfide di
una società multiculturale, sfida i codici sociologici e
estetici, tutto con un tocco ludico ma che tocca anche temi
delicati, quali le unioni omosessuali dove lo stesso Gaultier
nel 2005 ne fece il tema dominante delle sua sfilata.
Si potrà ammirare la sua iconica maglia a righe, divenuta un
pò il simbolo del suo stile ed ispirata al film Querelle
realizzato nel1982 da Rainer Werner Fassbinder, su adattamento
del libro Querelle de Brest di Jean Genet e a sua volta
ispirato dal brano Cargo de nuit di Axel Bauer.
Una sezione della mostra è dedicata alle sue collaborazioni
più emblematiche nel cinema con Almodovar, Besson e JeanPierre Jeunet, nella danza (Angelin Preljocaj, Maurice Bejart)
e nella musica (Madonna, Kylie Minogue).
Tra le muse che hanno influenzato la sua moda si ricordano
Teri Toye primo modello transessuale degli anni Ottanta, Eve
Salvail col suo cranio rasato e tatuato, la cantante lesbica
del gruppo Gossip, Beth Ditto, e la drag queen Conchita Wurst.
L’anno scorso Gaultier ha annunciato la fine della sua
collezione di pret-à-porter per dedicarsi all’haute-couture,
secondo lo stlista oggi la moda si è imborghesita
rispecchiando un aspetto molto conservatore, ma permetterà
allo stesso tempo di fare esplodere la creazione, perchè in
fondo la moda deve essere uno specchio della società.
di Cristiano Gassani
Adidas: Quando lo sport sposa
la moda
Parigi 31 marzo 2015 – In occasione dei Roland Garros, il
prestigioso torneo di tennis in programma il 19 maggio che si
terrà nella capitale francese nell’ ononimo impianto (Stade
Roland Garros), il brand Adidas lancerà una nuova collezione.
La prima collaborazione tra i due brand aziendali, Adidas
Roland Garros e Y-3, avrà uno stile inconfondibile, abbinando
il design di tendenza di Y-3 e le più avanzate tecnologie di
adidas Performance, puntando a portare lo spirito e l’energia
dell’alta moda sui campi, e l’opportunità unica di fondere lo
stile iconico di Yohji Yamamoto, stilista giapponese, con il
linguaggio moderno dello sport.
Black & white, firma inequivocabile dello stilista giapponese,
saranno abbinati a colori più vivaci, quasi elettrici, con
stampe di fiori hawaiani che rimandano alla collezione
Spring/Summer 2015; gli indossatori saranno i due giocatori
più forti del mondo: Jo-Wilfried Tsonga e Ana Ivanovic.
La collezione include anche piccoli accessori come calze e
polsini, caratterizzati dal classico design di adidas, mentre
le scarpe reinterpretano il concept adizero studiato per
essere performante anche su terra rossa; inserti in mesh a
doppio strato assicureranno un altissimo livello di
traspirazione, dotando i capi della tecnologia Coolmax per il
massimo della ventilazione e del confort durante il gioco.
di Cristiano Gassani
Cameron minaccia di bloccare
WhatsApp
Londra – WhatsApp potrebbe diventare illegale nel Regno Unito.
La notizia sta facendo il giro del web e sembra essere una
delle prime proposte restrittive dopo le stragi di Parigi. Il
premier britannico David Cameron, durante uno dei primi
appuntamenti di campagna elettorale, ha dichiarato che se
dovesse essere rieletto, il suo governo metterà al bando
qualsiasi mezzo di comunicazione dove le conversazioni non
siano controllabili dall’intelligence. Questa misura facente
parte della proposta di riforma dello spionaggio elettronico
antiterrorismo, verrebbe discussa solo in caso di vittoria dei
conservatori alle prossime elezioni di maggio.
Renzi
interviene
parlamento europeo
al
Strasburgo – Il presidente del consiglio italiano interviene
al parlamento europeo in chiusura del mandato semestrale di
presidenza UE. Il premier evidenzia quanto sia stato discusso
in questi mesi sulla flessibità dei conti pubblici e sulla
ripresa economica, rimarcando la necessità di agire ora nei
fatti perchè l’europa non diventi il fanalino di coda a
livello mondiale. Sui fatti di Parigi, Renzi sottolinea che
l’integrazione non è contrapposizione all’identità e ammonisce
coloro che fomentano la possibilità di chiusura dell’europa.