Aggiornamento Dossier Mezzogiorno
Transcript
Aggiornamento Dossier Mezzogiorno
Aggiornamento dei principali dossier relativi al Mezzogiorno Num. 2 Mar. 2016 Via libera al modello e alle istruzioni per il credito d’imposta sugli investimenti nel Mezzogiorno, introdotto dalla legge di stabilità 2016. Con il provvedimento dell’Agenzia delle Entrate di marzo viene, infatti, approvato il modello che i titolari di reddito d’impresa possono utilizzare per beneficiare del credito d’imposta per l’acquisto di beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive situate nelle regioni Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia, Molise, Sardegna e Abruzzo. Le domande possono essere presentate a partire dal 30 giugno prossimo. Assieme all’atteso provvedimento, anche la governance della politica di coesione assume una fisionomia più definitiva. Con il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 25 febbraio scorso, vengono affidate al Sottosegretario Claudio De Vincenti le funzioni di coordinamento, indirizzo e promozione di iniziative in materia di politiche per la coesione territoriale. Con un altro Decreto del 21 marzo viene istituita la “cabina di regia” per la programmazione del Fondo Sviluppo e Coesione che imprimerà l’accelerazione necessaria alle politiche governative per la coesione territoriale. Questi due provvedimenti costituiscono un passaggio fondamentale per una effettiva disponibilità del Fondo Sviluppo e Coesione, strumento decisivo per il rilancio degli investimenti pubblici, come potrebbe esserlo la complementarietà tra Fondo Europeo per gli Investimenti Srategici (FEIS) e fondi strutturali e di investimento europei, recentemente approfondita dalla Commissione Europea. Il recupero della capacità di spesa dei Fondi Strutturali 2007-13 lascia sperare nel pieno assorbimento delle risorse, più che mai necessario per poter sostenere l’opportunità di disporre di una politica di coesione anche dopo il 2020. 1. Il 30 giugno via al Credito d’imposta per gli investimenti al Sud e Fondi Strutturali Europei Lo scorso 24 marzo è stata pubblicato, da parte dell'Agenzia delle Entrate, il provvedimento con il modello per la comunicazione e le istruzioni per la compilazione del credito d'imposta per gli investimenti per il Mezzogiorno. Secondo il provvedimento, le imprese interessate potranno presentare la comunicazione esclusivamente in via telematica tramite i servizi online Fisconline o Entratel, a partire dal 30 giugno 2016, direttamente o attraverso gli intermediari incaricati quali professionisti, associazioni di categoria, Caf e altri soggetti. La trasmissione telematica avviene utilizzando il software “Creditoinvestimentisud”, che sarà disponibile sul sito www.agenziaentrate.it. Potranno essere agevolati gli investimenti realizzati a partire dal 1 gennaio di quest'anno. La misura, volta ad agevolare l’acquisto di beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive nelle zone assistite di Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Molise, Sardegna e Abruzzo sarà operativa fino al 31 dicembre 2019, per un valore complessivo di 2,4 miliardi di euro. La misura del credito di imposta è differenziata in relazione alle dimensioni aziendali: 20% per le piccole, 15% per le medie, 10% per le grandi imprese; è commisurata alla quota del costo complessivo degli investimenti (al netto degli ammortamenti già dedotti) nel limite massimo di 1,5 milioni di euro per le piccole imprese, di 5 milioni per le medie imprese e di 15 milioni per le grandi imprese); è totalmente automatica, non soggetta a notifica (utilizzando il regolamento di esenzione 651/14) e cumulabile, nel 2016, con il superammortamento. Il provvedimento dell’Agenzia delle Entrate costituisce un passo molto importante per l'entrata in funzione dello strumento: restano infatti ancora da definire solo le modalità di parziale finanziamento dello strumento mediante le risorse dei fondi strutturali europei, che vi concorrono assieme alle risorse del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC): il provvedimento adottato sottolinea infatti che "Il A cura dell’Area Politiche Regionali e per la Coesione territoriale Massimo Sabatini, Alessandra Caporali, Laura Concetti, Caterina Fortuna, Francesco Ungaro 1 Aggiornamento Dossier Mezzogiorno Ministero dello Sviluppo Economico e le regioni interessate definiscono le risorse da destinare alla copertura finanziaria del credito d’imposta a valere sui rispettivi Programmi operativi finanziati dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) 2014/2020, i requisiti di ammissibilità ai medesimi programmi delle spese relative agli investimenti che fruiscono del credito d’imposta, nonché le relative modalità di rendicontazione e controllo ai sensi della normativa comunitaria recante la disciplina di intervento dei fondi SIE 2014/2020." Il confronto finalizzato a definire tale questione è ancora in corso, ma avendo fissato la data del 30 giugno per l'avvio della misura, è lecito supporre che esso si possa concludere entro quella data. Nel frattempo, anche al fine di rendere lo strumento quanto più possibile compatibile con la programmazione comunitaria, il modulo definito dall'Agenzia delle Entrate rimanda ad ambiti di attività in cui sono specificati alcuni di quelli previsti dalla Strategia di Specializzazione Intelligente, ed obbliga i beneficiari agli specifici obblighi di trasparenza e di verifica previsti dai regolamenti comunitari. Per maggiori informazioni cliccare qui 2. Aggiornamento sulla governance della Politica di Coesione Con due recenti provvedimenti, la governance della politica di coesione ha assunto una definizione più chiara, essenziale per poter effettivamente utilizzare le risorse nazionali della politica stessa. Il DPCM del 25 febbraio scorso ha formalmente assegnato, infatti, al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti le deleghe sulla politica di coesione. Nel testo sono previste, in particolare, tutte le funzioni, anche normative, esercitate nell’ambito della delega, relative alla materia delle politiche per la coesione territoriale e per il coordinamento degli interventi finalizzati allo sviluppo economico dei territori (ivi comprese, fra le altre, le azioni di promozione e coordinamento delle Aree interne e per lo sviluppo dell'area di Taranto), nonché il coordinamento, l'indirizzo e il monitoraggio dell'Agenzia per la Coesione territoriale. Il DPCM specifica che la delega riguarda sia gli interventi finanziati con le risorse dei Fondi Marzo 2016 Strutturali della programmazione 2014-20, sia quelli finanziati con le risorse nazionali del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC): in relazione a queste ultime, nella delega sono ricompresi anche i compiti di istituzione della Cabina di Regia relativa alla programmazione del FSC e di definizione (in collaborazione con le amministrazioni centrali e regionali interessate) dei piani settoriali e a stralcio per l'utilizzo del FSC 2014-20, in attuazione della Legge di Stabilità del 2015. De Vincenti rappresenterà anche il Governo a livello internazionale ed europeo sulle materie su cui è stato delegato, servendosi del Dipartimento per la Politica di Coesione come struttura di supporto. In virtù di tale provvedimento, un successivo DPCM pubblicato sulla GU del 21 marzo, ha istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri la Cabina di Regia già prevista dalla legge di Stabilità 2015 per il coordinamento della programmazione e dell'utilizzo del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC). La Cabina sarà la sede di confronto tra tutte le Amministrazioni competenti, per la definizione dei piani operativi per ciascuna area tematica nazionale che dovrebbero consentire un utilizzo mirato del FSC: dovrà inoltre assicurare il raccordo politico strategico tra politiche governative e politiche di coesione territoriale, oltre che il monitoraggio dei tempi di attuazione e dei fabbisogni finanziari. La Cabina di Regia potrà, altresì, formulare indicazioni e proposte per la destinazione più opportuna dei finanziamenti disponibili. La Cabina sarà composta dall'Autorità politica per la Coesione, che la presiede; dal Sottosegretario di Stato alla PCDM con funzioni di Segretario del CIPE; dal Ministro per gli affari regionali; dal Ministro per l'attuazione del programma di Governo; dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti; da un Presidente di Città metropolitana designato dall'ANCI; dal Presidente della Conferenza delle Regioni, parte della delegazione regionale composta da un rappresentante delle Regioni in ritardo, un rappresentante delle regioni più sviluppate, un rappresentante delle regioni "in transizione". Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti assicura il coordinamento delle attività propedeutiche all'esame, in Cabina di regia, dei progetti concernenti le infrastrutture materiali. Per visionare i Provvedimenti cliccare qui e qui A cura dell’Area Politiche Regionali e della Coesione territoriale Massimo Sabatini, Alessandra Caporali, Laura Concetti, Caterina Fortuna, Francesco Ungaro 2 Aggiornamento Dossier Mezzogiorno 3. Fondi Strutturali 2007-13: avanzamento pagamenti al 31/12/2015 L’Agenzia per la Coesione territoriale ha diffuso i dati provvisori sulla spesa dei programmi 2007-13 dei fondi strutturali europei, validati dalla Ragioneria Generale dello Stato, disponibili al 31 dicembre 2015 sulla base del caricamento effettuato dalle amministrazioni centrali e regionali nella banca dati unitaria. Il processo di caricamento si completerà nei prossimi mesi, per poi arrivare alla certificazione definitiva prevista dai regolamenti comunitari per il 31 marzo 2017. I dati disponibili mostrano che, nel complesso, il livello degli impegni è pari a circa 59,5 miliardi di euro, registrando un overbooking sulla dotazione complessiva del 29,9%. Il livello dei pagamenti in tutto il Paese è pari a circa 42,8 miliardi di euro, corrispondenti al 93,5% dello stanziamento complessivo. L’Agenzia per la Coesione stima che tale andamento dei pagamenti dovrebbe portare, al termine del processo di caricamento, ad una percentuale prossima al completo assorbimento delle risorse. Analizzando la spesa per Obiettivi e per Fondo, il livello complessivo dei pagamenti relativi al FESR per le Regioni Obiettivo Convergenza è pari al 90% degli stanziamenti complessivi, essendo stati spesi in valori assoluti circa 22 miliardi di euro, su una dotazione complessiva di 24,5. Gli impegni giuridicamente vincolanti registrati sono pari a 35,4 miliardi di euro, con un overbooking (ovvero impegni superiori alla dotazione per poter avere più progetti eventualmente da rendicontare) del 44,7% rispetto al plafond del ciclo 2007-2013. Le Regioni che registrano le maggiori percentuali di pagamenti sono la Puglia (103,6%) e la Basilicata (112,8%, anche grazie ad una riduzione di risorse per l’adesione al PAC, in corso di approvazione), mentre la Sicilia registra il livello di pagamenti più basso (71,1%) e deve ancora spendere circa 1,2 miliardi di euro. La Campania ha registrato, nel corso del 2015, un forte incremento di spesa arrivando al 92,2%, e spendendo circa 600 milioni di euro da ottobre 2015. Per quanto riguarda i programmi Operativi Nazionali e Interregionali, sempre a valere sul Fondo FESR, e destinati alle Regioni dell’Obiettivo Convergenza, vengono registrate percentuali di pagamenti tra l’82% e il 100% circa per tutti i Programmi. In valori assoluti, il PON con la quota maggiore di Marzo 2016 spese da certificare è il PON Ricerca e Competitività (circa 500 milioni di euro). Per quanto riguarda il FSE, i pagamenti per le regioni Convergenza registrano una media complessiva del 94,3%. Anche in questo caso la Regione più in ritardo con i pagamenti è la Sicilia (83,5%). Per quanto riguarda le Regioni della Competitività (e relativamente al FESR), il livello di attuazione complessivo è pari al 101,6% degli stanziamenti totali, essendo stati registrati pagamenti per 7,6 miliardi di euro su una dotazione totale di 7,5 miliardi, e a fronte di 9 miliardi di euro di impegni giuridicamente vincolanti: in questo caso, l’overbooking è pari dunque al 21,2% rispetto al plafond del ciclo 2007-2013. Confrontando lo stato di attuazione con quello rilevato a ottobre 2015, si registra un incremento complessivo dei pagamenti dell’8%, corrispondente a circa 3 miliardi di euro, di cui 2,3 relativi a Programmi delle Regioni Convergenza, che hanno dunque incrementato i pagamenti di circa +11,4%. A dicembre 2015, restano ancora da registrare pagamenti per circa 3 miliardi di euro, quasi totalmente relativi alle Regioni della convergenza. Per maggiori informazioni v. tavole allegate 4. Relazione Corte dei Conti sui rapporti finanziari con l’Unione Europea La Corte dei Conti ha approvato la Relazione annuale 2015 concernente “I rapporti finanziari con l’Unione Europea e l’utilizzazione dei fondi comunitari”. La prima parte della Relazione esamina i rapporti finanziari tra UE e Stati Membri, sotto i profili dell’andamento delle risorse versate al bilancio comunitario e della loro destinazione ai vari settori di intervento delle politiche europee. Secondo il Rapporto, l’Italia nel 2014 ha versato all’Unione, a titolo di risorse proprie, la somma complessiva di 15,9 miliardi, con un rilevante decremento (-7,5%) rispetto al precedente esercizio (grazie alle regole del nuovo Quadro Finanziario Pluriennale 2014-20), invertendo così la linea di tendenza all’aumento che si era manifestata nel quadriennio 2010-2013. L’Italia (insieme ad altri Paesi) si fa ancora carico, tuttavia, di una quota dei rimborsi al A cura dell’Area Politiche Regionali e della Coesione territoriale Massimo Sabatini, Alessandra Caporali, Laura Concetti, Caterina Fortuna, Francesco Ungaro 3 Aggiornamento Dossier Mezzogiorno Regno Unito per la correzione dei suoi squilibri di bilancio (circa 1,2 miliardi di euro nel 2014, con un incremento di circa il 29% rispetto all’anno precedente): tale correzione contribuisce ad un peggioramento del saldo. L’Unione Europea ha, di contro, accreditato complessivamente all’Italia, nel 2014, la somma di 10,4 miliardi. Il dato rappresenta una considerevole flessione (-15,1%) rispetto al precedente esercizio. La riduzione dell’apporto italiano al finanziamento del bilancio dell’Unione, non ha, dunque, evitato il peggioramento della posizione di contribuente netto (insieme, tra gli altri, a Germania e Francia) dell’Italia proprio a causa della flessione degli accrediti ricevuti dall’Unione per la realizzazione di programmi europei. Va tuttavia ricordato che nel corso del 2014 i pagamenti dal bilancio dell’Unione hanno conosciuto un rallentamento generalizzato anche a causa delle difficoltà nel far fronte a tutti gli impegni di competenza con adeguate disponibilità di cassa, come rilevato dallo stesso Parlamento Europeo. Anche l’analisi dei flussi finanziari nel corso del primo semestre 2015 mostra il permanere di un differenziale negativo tra versamenti e accrediti (-2.027 milioni), più contenuto rispetto all’anno precedente. La Relazione ha poi preso in esame, nell’ambito della politica europea di coesione socio-economica per il ciclo di programmazione 2007-2013, lo stato di utilizzo dei fondi comunitari relativi ai tre Obiettivi strategici della Convergenza, della Competitività regionale ed occupazione e della Cooperazione territoriale. La Relazione analizza il livello di pagamenti dei fondi strutturali a giugno 2015, evidenziando un notevole ritardo in tutta l’attuazione della programmazione. Va tuttavia rilevato che la Relazione non tiene conto dell’accelerazione registrata nella fase finale del ciclo di programmazione (II semestre 2015). Dalla Relazione emerge che il processo di attuazione della programmazione 2007-2013 ha dimostrato che un più efficace e più rapido utilizzo delle risorse è strettamente collegato ad un effettivo miglioramento della capacità progettuale e gestionale, a livello centrale e regionale ed in particolare nel Mezzogiorno. In futuro, la Relazione raccomanda di far fronte a tali esigenze anche con il contributo dell’Agenzia per la coesione territoriale, divenuta operativa nel novembre 2014, con il compito di svolgere verifiche e monitoraggi più Marzo 2016 sistematici nell’utilizzo delle risorse, di fornire maggior sostegno ed assistenza tecnica alle Amministrazioni ed alle Regioni interessate e di assumere, in alcuni casi, poteri sostitutivi. Potranno altresì rivelarsi utili ai Piani di Rafforzamento Amministrativo per le Amministrazioni centrali e per le Regioni. Infine, in tema di irregolarità e di frodi, dalla Relazione emerge che nell’anno 2014 la spesa irregolare, che ammonta a 82 milioni di euro, è relativa per il 65,8% ai fondi strutturali FESR e FSE, per il 33,3% alla politica agricola finanziata dal fondo FEASR e per lo 0,9% alla pesca e concerne per il 59% le Amministrazioni regionali e per il 41% le Amministrazioni nazionali. Più rilevanti sono gli importi irregolari per l’anno 2015 (fino a novembre), con un incremento, rispetto alle segnalazioni del 2014, di circa 73,1% (a causa, principalmente, delle irregolarità sul FSE nella Regione Sicilia, relativo alla programmazione 2000-06). La relazione, nello stigmatizzare gli effetti negativi, sia reputazionali, sia economici, delle irregolarità, rileva tuttavia che il sistema dei controlli in Italia, risulta, in genere particolarmente efficace anche in raffronto a quanto avviene in altri Paesi membri dell’Unione, in cui i sistemi di controllo non sono, ovunque, altrettanto efficienti. Per consultare la relazione completa, cliccare qui. 5. Piano Juncker – guida Ue su sinergie tra Feis e Fondi Strutturali La Commissione Europea ha presentato nei giorni scorsi una comunicazione sulle possibili sinergie tra il Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS), fulcro del piano di investimenti per l'Europa, e i Fondi strutturali e di investimento europei (fondi SIE). Con l’obiettivo di rilanciare la crescita in Europa e fronteggiare il calo degli investimenti, a fine 2014, la Commissione aveva lanciato il Piano degli investimenti per l’Europa, (il cosiddetto piano Juncker) che prevedeva, tra le altre cose, la creazione di un Fondo Strategico per gli investimenti, in collaborazione con la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) e il Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI) con l’obiettivo di mobilitare almeno 315 miliardi di euro, mediante un effetto leva per gli investimenti. Nove 2014 A cura dell’Area Politiche Regionali e della Coesione territoriale Massimo Sabatini, Alessandra Caporali, Laura Concetti, Caterina Fortuna, Francesco Ungaro 4 Aggiornamento Dossier Mezzogiorno Marzo 2016 Con il sostegno del FEIS, il gruppo BEI finanzia progetti economicamente sostenibili, ma comprendendo progetti con un profilo di rischio più elevato rispetto alle proprie attività ordinarie. Un’attenzione particolare è riservata ai seguenti settori chiave: i) trasporti, energia e economia digitale; ii) ambiente e uso efficiente delle risorse; iii) capitale umano, cultura e salute; iv) ricerca, sviluppo e innovazione; v) sostegno alle PMI e alle imprese a media capitalizzazione. Il Fondo si basa su 16 miliardi di euro di garanzie a valere sul bilancio Ue, in particolare dalle dotazioni del Connecting Europe Facility e da Horizon 2020, e su 5 miliardi di contributo BEI, per un totale di 21 miliardi. L'obiettivo del Fondo è, dunque, quello di consentire al Gruppo BEI di assumere maggiori rischi e di mobilitare capitali privati per fornire finanziamenti supplementari agli investimenti strategici. L'abbinamento tra Fondi strutturali e di investimento europei e FEIS contribuirà al raggiungimento degli obiettivi del piano Juncker. Il regolamento del FEIS, infatti, permette agli Stati membri di utilizzare le risorse dei programmi operativi a valere sui fondi SIE per contribuire a progetti finanziati dal FEIS. Allo stesso tempo, la comunicazione ricorda che i beneficiari dei fondi SIE possono ricevere supporto anche da altri strumenti finanziari a valere sul bilancio Ue. Esistono diverse possibilità di complementare dei fondi SIE e del FEIS: uso 1. A livello di progetto: Il FEIS può finanziare una parte diversa di un medesimo progetto finanziato tramite SIE, oppure parti di progetti infrastrutturali non eleggibili dai fondi SIE, a condizione che il sostegno del FEIS al progetto finanziato con i fondi SIE non conti come cofinanziamento nazionale e la quota economica supportata dal FEIS non sia dichiarata come spesa ammissibile da un fondo SIE. 2. A livello di progetto mediante uno strumento finanziario o piattaforme di investimento, nazionali, regionali o sovra regionali. In particolare, le autorità di gestione dei fondi SIE possono: creare una piattaforma di investimento in cui il FEIS e altri soggetti possano investire le proprie risorse; contribuire con i fondi SIE al finanziamento di piattaforme di investimento già esistenti costituite a valere sul FEIS; creare uno strumento finanziario a cui una piattaforma di investimento finanziata dal FEIS possa partecipare in qualità di investitore, anche insieme ad altri soggetti; creare uno strumento finanziario con i fondi SIE, prevedendo che una piattaforma di investimento del FEIS possa intervenire su singoli progetti o sulla base di specifici accordi. Nei prossimi mesi, la Commissione europea ha in programma la realizzazione di una campagna informativa per migliorare la conoscenza di tali opportunità presso Amministrazioni e potenziali beneficiari degli interventi. Per maggiori informazioni cliccare qui 6. Il futuro della Politica di Coesione dopo il 2020 Si è svolto il 3 marzo scorso a Bruxelles il Seminario conclusivo del progetto del Comitato delle Regioni sulle prospettive della politica di coesione post 2020, con l’obiettivo di fornire indicazioni utili per la redazione di un prossimo parere del Comitato stesso. A tale scopo, il CoR ha condotto nei mesi scorsi uno studio sulle prospettive future della politica, articolato su 4 temi principali: ● Divari, tendenze sfide che hanno un impatto sulla dimensione regionale e locale; ● Efficienza, efficacia e governance della politica di coesione a livello regionale e locale; ● Modelli di crescita, coesione e benessere; ● Nuove idee e scelte per la politica di coesione. Alcuni temi che condizioneranno la futura politica, e a cui essa dovrà dare risposta, sono stati più volte ripresi. Fra di essi, il cambiamento demografico e l’invecchiamento della popolazione, gli effetti delle migrazioni, il cambiamento climatico, la competitività dell’economia europea, la richiesta di maggiore efficacia della politica di coesione con un suo più forte orientamento ai risultati; la necessità che i cittadini europei sentano propria questa politica. Queste sfide caratterizzeranno, inoltre, lo stesso bilancio dell’Unione, di cui la politica di coesione è gran parte. Più di un intervento ha ricordato, infatti, che la ripartenza dell’economia è ancora fragile, che le sfide sono molte, e dunque il nuovo bilancio dovrà essere in grado di adattarsi più facilmente alle esigenze, più di quanto ha potuto fare durante la crisi. Per quanto riguarda le modalità con cui la politica di coesione dovrà funzionare, è stata ribadita la validità dei principi del partenariato A cura dell’Area Politiche Regionali e della Coesione territoriale Massimo Sabatini, Alessandra Caporali, Laura Concetti, Caterina Fortuna, Francesco Ungaro 5 Aggiornamento Dossier Mezzogiorno istituzionale e della Governance multilivello; la semplificazione della politica; il tema della solidarietà come elemento che deve restare centrale nella politica; la necessità di adattare la politica a bisogni e capacità diversificati in Europa. Per quanto riguarda i criteri che dovranno servire ad identificare la nuova politica di coesione, molti interventi hanno ripreso la necessità di andare oltre il PIL per l’identificazione dei territori e delle priorità: quanto al modo con cui farlo, sono stati evocati sia indicatori di competitività, sia indicatori di benessere socio economico, sia, infine, sono stati evocati possibili indicatori legati all’ambiente in generale, all’impatto ambientale, al consumo delle risorse. Ciò che viene dato quasi per scontato è una profonda revisione sia della politica di coesione sia del bilancio stesso dell’Unione, che sta subendo e subirà una forte pressione, perché le sfide stanno aumentando ma diminuisce la voglia degli Stati membri (soprattutto dei contribuenti netti) di spendere per affrontarle insieme. La struttura stessa del bilancio sarà molto probabilmente diversa, e molto dipenderà dal rapporto che la politica di coesione avrà con la governance economica dell’UE. Già nell’attuale periodo, infatti, la politica di coesione è legata alle riforme strutturali che ciascuno Stato membro è chiamato ad implementare, con la condizionalità macroeconomica e con le raccomandazioni del Semestre europeo. Questo legame sarà probabilmente rafforzato nel prossimo periodo; la scelta fondamentale sarà tra il perseguimento di tali priorità dentro alle regole della politica di coesione o al di fuori di esse. Anche perché di fronte al crescere delle sfide, deve aumentare anche la capacità e la rapidità nel farvi fronte. Particolare attenzione è stata posta sul collegamento col Piano Juncker e, in generale, sulla opportunità di usare di più gli strumenti finanziari in luogo del sostegno in conto capitale. E’ significativo che una chiara indicazione di riforma radicale della politica sia venuta dal Capo di Gabinetto della Commissaria alla Coesione, Nicola De Michelis, intervenuto ai lavori. Secondo De Michelis, dovrebbe essere la stessa comunità dei “coesionisti” ad avanzare una propria proposta “dirompente” di modifica su 4 punti centrali: 1) flessibilità per consentire di usare i fondi in maniera rapida per rispondere alle esigenze Marzo 2016 dentro alla politica di coesione, anche per evitare che ciò avvenga al di fuori della politica stessa; 2) legame con la governance macroeconomica (cioè come rafforzare il contributo dei fondi alle riforme che ciascun paese deve perseguire); 3) focalizzazione sui risultati per dimostrare l’efficacia della politica; 4) radicale semplificazione, azzerando la stratificazione delle norme e delle regole, primarie e secondarie. Per maggiori informazioni cliccare qui 7. Pillola Open Coesione: l’attuazione al 31 dicembre 2015 Secondo i dati caricati sul Portale Open Coesione al 31 dicembre 2015, circa il 30% del costo pubblico complessivo dei progetti 200713 della politica di coesione, è associato a progetti conclusi o liquidati (progetti che presentano un avanzamento finanziario superiore al 95% e che vengono definiti conclusi se risultano formalmente completate anche le fasi procedurali di realizzazione delle attività). Larga parte di tali progetti è associata alla programmazione comunitaria 2007-2013, per la quale la continuazione dei progetti non ancora conclusi può avvenire anche oltre il 31 dicembre 2015: secondo le regole di chiusura del ciclo 2007-2013, solo i pagamenti eseguiti entro tale data risultano ammissibili sul bilancio comunitario. E’ da attendersi dunque, nei prossimi mesi, un progressivo assestamento dei dati di pagamento al 31 dicembre. In ogni caso, considerando solo i progetti cofinanziati dai Fondi Strutturali, il 41% del loro valore-costo totale risulta essere relativo a progetti conclusi o liquidati (28% se solo conclusi). I progetti in corso (cioè progetti con avanzamento finanziario positivo, ma ancora non completamente liquidati e quindi presumibilmente in fase di realizzazione) risultano essere il 12% del totale, ma per un finanziamento pubblico importante e pari a circa 44 miliardi (e con oltre 21 miliardi di pagamenti già registrati nel monitoraggio). Si tratta per la maggior parte di interventi localizzati nelle regioni del Mezzogiorno (dove la quota di finanziamento associato agli interventi in corso è in media pari al 48 per cento, contro il 30 nel Centro Nord). Hanno un costo medio unitario A cura dell’Area Politiche Regionali e della Coesione territoriale Massimo Sabatini, Alessandra Caporali, Laura Concetti, Caterina Fortuna, Francesco Ungaro 6 Aggiornamento Dossier Mezzogiorno Marzo 2016 elevato e si qualificano più frequentemente come realizzazione di opere infrastrutturali. Il Mezzogiorno, nel suo complesso, ha un reddito pro capite a parità di potere d’acquisto pari al 64% della media europea, di poco inferiore alla Grecia (72%), alla Bulgaria (68%) e pari a quello della Lettonia (64%): il Centro si attesta su un valore medio di 29.000 euro, pari al 106% della media UE. Più nello specifico, in Italia 6 regioni superano i 30.000 euro annui (Lombardia, Valle d’Aosta, Trento, Bolzano, Emilia Romagna e Lazio), mentre tutto il Mezzogiorno presenta livelli di reddito procapite inferiori alla media dell’UE28. I valori più bassi sono quelli di Calabria (16.100) e Campania (17.700), mentre la Regione che al Sud fa meglio è l’Abruzzo (23.100). Il peso del finanziamento associato a progetti non conclusi è superiore per i programmi finanziati con risorse nazionali (Fondo per lo Sviluppo e Coesione e Piano d’Azione per la Coesione) che si sono avviati successivamente rispetto ai programmi comunitari 2007-2013: anche in questo caso, sono progetti prevalentemente infrastrutturali e di importo unitario elevato. Tra gli interventi infrastrutturali finanziati in tutti gli ambiti di programmazione 2007-2013 (per quasi 55 miliardi di costo-finanziamento pubblico), più della metà del finanziamento risulta essere associato a progetti non ancora conclusi e in corso di realizzazione che, come già rilevato, si localizzano soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno. In particolare, nell’ambito dei Contratti Istituzionali di Sviluppo – CIS, risultano in corso quasi tutti i progetti: si tratta ad esempio dei quasi 4 miliardi di euro di fonte FSC a supporto delle Direttrici Ferroviarie (Catania-Palermo; Napoli-Bari-Lecce-Taranto e Salerno-Reggio Calabria). Per maggiori informazioni cliccare qui 8. Il Reddito pro capite nelle 276 regioni dell’UE a 28 Anche se delle 21 regioni con un livello di PIL pro capite almeno del 50% superiore alla media europea non figura nessuna italiana (ma 5 di queste sono in Germania, 3 in Olanda, 3 nel Regno Unito e una in Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Irlanda, Francia, Slovacchia, Svezia, oltre al Lussemburgo), sia il Nord Ovest (32.200 euro) sia il Nord Est (31.100 euro) fanno registrare dei valori sensibilmente superiori alla media (rispettivamente il 117% e il 113% della media dell’UE28). Per approfondimenti v. tabella allegata 9. Contratto istituzionale di sviluppo per l'area di Taranto - salvaguardia risorse FSC 2007-2013 e assegnazione risorse FSC 20142020" Il CIPE ha assegnato 38,69 milioni di euro, a valere sul FSC 2014-2020, per la realizzazione di un Piano stralcio di interventi di immediata attivazione per l’Area di Taranto: 37,19 milioni di euro per gli interventi sull’Arsenale Militare, a titolarità del Ministero della difesa; 5 milioni di euro per azioni per l’accelerazione della progettazione degli interventi prioritari, a titolarità di Invitalia Spa. Il Comitato ha inoltre salvaguardato gli interventi finanziati con le risorse FSC 20072013 e 2000-2006, che saranno ricompresi nel Contratto istituzionale di sviluppo (CIS) per l’Area di Taranto, per un importo complessivo di 268,5 milioni di euro. Per maggiori informazioni cliccare qui 10. #italiasicura: sul portale nuova grafica, open data dei cantieri e mappe ufficiali ISPRA del dissesto idrogeologico Sono online le mappe ufficiali ISPRA del dissesto idrogeologico e le informazioni sulle opere per la prevenzione. A cura dell’Area Politiche Regionali e della Coesione territoriale Massimo Sabatini, Alessandra Caporali, Laura Concetti, Caterina Fortuna, Francesco Ungaro 7 Aggiornamento Dossier Mezzogiorno Supera i 7 milioni il numero degli abitanti residenti in aree a rischio frane e alluvioni (12% del totale), dei quali oltre 1 milione vive in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata (P3 e P4), mappate nei Piani di Assetto Idrogeologico (PAI) e quasi 6 milioni vivono in zone alluvionabili classificate a pericolosità idraulica media P2 con un tempo di ritorno fra 100 e 200 anni (perimetrate nell’ambito della Direttiva Alluvioni). Campania, Toscana, Liguria ed EmiliaRomagna, sono le regioni con i valori più alti di popolazione a elevato rischio frana, mentre i numeri più rilevanti di popolazione a rischio alluvione, nello scenario di pericolosità idraulica media P2, si riscontrano in Emilia-Romagna, Toscana, Veneto, Lombardia e Liguria. A livello comunale, è a rischio l’88,3% dei comuni italiani. A presentare i dati ufficiali, elaborati nel 2015, il Rapporto ISPRA “Dissesto Idrogeologico in Italia”, che fornisce una conoscenza completa e attuale sulla pericolosità da frana, idraulica e di erosione costiera dell’intero territorio nazionale e contiene indicatori di rischio relativi a popolazione, imprese, beni culturali e superfici artificiali, di grande rilevanza per la programmazione degli interventi strutturali e non strutturali di mitigazione del rischio nel Paese. I dati e le informazioni del Rapporto, mosaicati da ISPRA sulla base delle perimetrazioni della pericolosità da frana e idraulica realizzate dalle Autorità di Bacino, Regioni e Province Autonome, sono disponibili online sulla piattaforma cartografica Italia Sicura. In totale, sono 7.145 (esattamente l’88,3%), i comuni a rischio frane e/o alluvioni: di questi, 1.640 hanno nel loro territorio solo aree ad elevata propensione a fenomeni franosi, 1.607 solo quelle a pericolosità idraulica, mentre in 3.898 coesistono entrambi i fenomeni. Sette le regioni con il 100% dei comuni a rischio idrogeologico: Valle D'Aosta, Liguria, Emilia - Romagna, Toscana, Marche, Molise e Basilicata. A queste, si aggiungono Calabria, Provincia di Trento, Abruzzo, Piemonte, Sicilia, Campania e Puglia con una percentuale di comuni interessati maggiore del 90%. Sono, invece, 51 le province con il 100% dei comuni a rischio per frane e inondazioni. I livelli elevati di pericolosità da frana e quelli medi per la pericolosità idraulica, riguardano il 15,8% del territorio nazionale, per una superficie complessiva di 47.747 km2. In Italia, quasi 80.000 unità locali di imprese (circa Marzo 2016 l'1,7%) si trovano in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata per un totale di oltre 200.000 addetti a rischio. Le regioni con il numero più alto di unità locali a rischio sono Campania, Toscana, EmiliaRomagna e Piemonte. Esposte, invece, al pericolo inondazione nello scenario medio, 576.535 unità, per un totale di oltre 2 milioni di addetti. Emilia-Romagna, Toscana, Veneto, Liguria e Lombardia, sono le regioni con il numero più elevato di imprese vulnerabili al fenomeno idraulico. I Beni Culturali architettonici, monumentali e archeologici potenzialmente soggetti a fenomeni franosi sono 34.651 (18,1% del patrimonio totale), dei quali oltre 10.000 rientrano in aree a pericolosità elevata e molto elevata. Le regioni con il numero più alto di beni a rischio nello scenario medio, sono Emilia-Romagna, Veneto, Liguria e Toscana. Per maggiori informazioni cliccare qui 11. Accesso al Fondo di Garanzia di startup e incubatori, online il nuovo rapporto bimestrale Al 29 febbraio 2016 sono 804 le startup innovative destinatarie di finanziamenti bancari facilitati dall’intervento del Fondo di Garanzia per le PMI, per un totale di 325.064.276 € (di cui l’importo garantito è pari a 253.982.746 €), con una media di 264.495 € a prestito, per un totale di 1.229 operazioni (alcune startup hanno ricevuto più di un prestito). Rispetto alla precedente rilevazione (31 dicembre 2015) si registra un cospicuo incremento in termini di startup beneficiarie dello strumento (+93), di totale cumulativo erogato (+35,88 milioni), di importo garantito (+28,16 milioni) e di operazioni totali effettuate (+175). In diminuzione l’entità del prestito medio (-9.874 €). La durata media dei prestiti resta pari a circa 55 mesi. Queste e altre evidenze empiriche – non da ultime quelle riguardanti la distribuzione geografica dei finanziamenti – sono racchiuse nel sesto rapporto bimestrale sull’accesso al Fondo di Garanzia da parte delle startup innovative e degli incubatori certificati. Le operazioni relative ad imprese localizzate nel Mezzogiorno sono state 179 su 1229, per un valore complessivo di finanziamenti di 48,2 milioni di euro su un totale di 325. Per maggiori informazioni cliccare qui A cura dell’Area Politiche Regionali e della Coesione territoriale Massimo Sabatini, Alessandra Caporali, Laura Concetti, Caterina Fortuna, Francesco Ungaro 8 Aggiornamento Dossier Mezzogiorno Marzo 2016 Incentivi e Agevolazioni Nuova Sabatini: il decreto in Gazzetta Ufficiale Circolare Agenzia Entrate: bonus ricerca incentivo è cumulabile È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n 58 del 10 marzo 2016, il decreto interministeriale 25 gennaio 2016 del Ministro dello Sviluppo Economico e del Ministro dell’Economia e delle Finanze, che aggiorna la disciplina della Nuova Sabatini, l’intervento agevolativo istituito dal D.L. 69/2013, che prevede l’accesso delle micro imprese e PMI a finanziamenti e a contributi in conto interessi per gli investimenti, anche mediante operazioni di leasing finanziario, in macchinari, impianti, beni strumentali di impresa e attrezzature nuovi di fabbrica ad uso produttivo, nonché per gli investimenti in hardware, software ed in tecnologie digitali. L'Agenzia delle Entrate ha pubblicato la circolare n. 5/E del 16 marzo 2016 relativa al credito d'imposta per attività di ricerca e sviluppo, previsto dalla legge di Stabilità 2015 (legge n. 190-2014) aggiornando il regime di aiuto istituito dal decreto Destinazione Italia e mai diventato operativo. Il decreto del Ministro dello Sviluppo Economico ridefinisce la disciplina della nuova Sabatini. Le nuove regole prevedono che i contributi a favore delle PMI che acquistano beni strumentali possano essere concessi anche a fronte di finanziamenti erogati dalle banche e dalle società di leasing a valere su una provvista diversa dall’apposito plafond della Cassa Depositi e Prestiti. Il decreto riduce anche i tempi di concessione dei contributi d elementi di semplificazione delle procedure e della documentazione da produrre per la loro erogazione. L’apertura dei termini e le modalità per la presentazione delle domande di agevolazione secondo le nuove procedure saranno definite da successiva circolare ministeriale. Per maggiori informazioni cliccare qui Guida sulle agevolazioni per le imprese Con l’obiettivo di favorire gli investimenti delle imprese attraverso la crescita e il rafforzamento della competitività del nostro tessuto produttivo, il Ministero dello Sviluppo Economico ha pubblicato una “Guida alle agevolazioni che racchiude e sintetizza tutti gli incentivi gestiti dal MISE. L’Handbook, redatto sia in italiano che in inglese, raccoglie tutte le agevolazioni attualmente fruibili dalle imprese, suddivise in quattro macro-aree di intervento (sostegno alla competitività, sostegno all’innovazione, efficienza energetica, internazionalizzazione) e contiene un focus speciale sulle startup e PMI innovative. La circolare dell'Agenzia delle Entrate chiarisce il funzionamento dell'incentivo fiscale, che viene concesso in maniera automatica, senza bisogno di presentare un'apposita istanza. Per i periodi di imposta a decorrere da quello successivo a quello in corso al 31 dicembre 2014 e fino al periodo in corso al 31 dicembre 2019, il credito d'imposta è riconosciuto a tutte le imprese - senza limiti di fatturato e indipendentemente dalla forma giuridica, dal settore economico in cui operano e dal regime contabile - che effettuano investimenti in attività di ricerca e sviluppo. All’agevolazione sono ammesse sia le imprese residenti nel territorio dello Stato che le stabili organizzazioni nel territorio dello Stato di imprese non residenti: in assenza di un’espressa esclusione normativa, l'Agenzia delle Entrate fa rientrare tra i beneficiari anche gli enti non commerciali, le imprese agricole che determinano il reddito agrario ai sensi dell’articolo 32 del d.P.R. n. 917 del 22 dicembre 1986 (TUIR), i consorzi e le reti di imprese. Rispetto alla precedente formulazione, nella legge di Stabilità 2015 non è più previsto un limite massimo di fatturato (pari a 500 milioni di euro), per cui tra i beneficiari rientrano anche soggetti di grandi dimensioni. Per maggiori informazioni cliccare qui Per maggiori informazioni cliccare qui A cura dell’Area Politiche Regionali e della Coesione territoriale Massimo Sabatini, Alessandra Caporali, Laura Concetti, Caterina Fortuna, Francesco Ungaro 9 Aggiornamento Dossier Mezzogiorno Marzo 2016 Calendario Iniziative Progetto Export SUD – ICE AZIONI PRESSO RETI COMMERCIALI E DISTRIBUTIVE IN FRANCIA – Parigi, 11 – 14 aprile 2016 Settore Agroalimentare Scadenza adesioni: scaduto NATURAL&ORGANIC PRODUCT EUROPE LONDRA 17-18 aprile 2016 Settore merceologico di nicchia: prodotti naturali, prodotti per le intolleranze alimentari e biologici. Scadenza adesioni: scaduto PARTECIPAZIONE COLLETTIVA SIRHA BUDAPEST 9 - 11 maggio 2016 Settore coinvolto: Agroindustria Scadenza adesioni: scaduto PARTECIPAZIONE A EXPOVINS 2016 – San Paolo, Brasile 14-16 giugno 2016 Fiera internazionale dei vini e distillati Scadenza adesioni: 26 aprile WHO'S NEXT PARIGI, 2-5 settembre 2016 Settore moda Scadenza adesioni: 8 aprile *** L’ICE ha diffuso una breve sintesi con i principali risultati della II Annualità del Piano: per quanto riguarda gli Export Lab, il 2015 è stato un anno particolarmente intenso in cui si è conclusa la prima edizione – con la realizzazione dell’ultima fase di “incubazione all’estero” che ha coinvolto 98 aziende delle 4 regioni – ed è stata avviata la seconda edizione dei 4 Corsi, con la conferma di un discreto interesse da parte delle imprese del territorio. La fase d’aula è terminata in tutte le 4 Regioni nel mese di luglio: i coordinatori didattici hanno espresso la propria soddisfazione per lo svolgimento delle lezioni. Il voto medio assegnato ai diversi moduli didattici (9 in totale, per oltre 100 ore di formazione frontale) nei 4 Export Lab è stato di 4,46 su una scala da 1 a 5 (in particolare: 4,45 in Campania, 4.74 in Sicilia, 4,60 in Calabria e 4,05 in Puglia). Ad ottobre 2015 ha avuto inizio la II fase del progetto che ha previsto degli affiancamenti consulenziali personalizzati di 40 ore per ciascuna azienda. Ciascuna delle 107 imprese coinvolte nel progetto ha effettuato un check-up per la valutazione del potenziale d’internazionalizzazione (anche con un apposito software realizzato dall’ICE-Agenzia) ed ha elaborato un Piano operativo per l’export, da realizzare nel corso della successiva Fase di incubazione all’estero (terza ed ultima fase del progetto che verrà realizzata entro il 2016). I feedback ricevuti sono stati molto positivi. Per quanto riguarda i corsi sulla proprietà intellettuale, l’attività di formazione ha visto la realizzazione di quattro corsi – a Napoli, Lecce, Cosenza e Catania. Alla formazione in aula è stata aggiunta, per la seconda annualità del Piano Export Sud, anche un’attività di affiancamento personalizzato (di 7 ore per ciascuna delle 70 aziende partecipanti, di cui 43 innovative), per rafforzare le competenze nel campo specifico della P.I. Attraverso questo intervento formativo, le imprese hanno quindi avuto l’opportunità di implementare le loro conoscenze e competenze tecnico-manageriali, con l’obiettivo di accrescere il business e competitività sui mercati esteri. Il valore medio della valutazione dei corsi è stato di 4,22 su una scala da 1 a 5 Particolare successo hanno avuto i Seminari di primo orientamento ai mercati internazionali, che per la propria impostazione sono indirizzati ad una platea più ampia. Con una media di 38 aziende partecipanti a Seminario (oltre dunque il target fissato di 30 aziende), l'iniziativa ha raggiunto ben 791 imprese e sono stati realizzati 227 incontri personalizzati tra i nostri esperti e gli imprenditori. In particolare, vanno riconosciuti gli exploit di Salerno (a gennaio 2016) e di Catania (a febbraio 2016), che comprovano che in questa seconda annualità l'interesse per questo tipo di incontri è aumentato, anche grazie al passaparola e all'implementazione di uno specifico piano media (campagna di comunicazione con annunci su diverse testate, sia nazionali che locali, nonché ricorso più esteso al web e alle edizioni digitali dei quotidiani e dei settimanali). I questionari di gradimento hanno confermato il giudizio positivo da parte delle aziende con una media di 4,55 (su una scala da 1 a 5) Per prendere visione degli eventi programmati, delle brochure e le schede di adesione delle varie iniziative in calendario, cliccare qui A cura dell’Area Politiche Regionali e della Coesione territoriale Massimo Sabatini, Alessandra Caporali, Laura Concetti, Caterina Fortuna, Francesco Ungaro 10 Aggiornamento Dossier Mezzogiorno Marzo 2016 Tavola 1. Pagamenti inseriti in banca dati unitaria al 31.12.2015 Programmazione Comunitaria 2007-2013 (milioni di euro, %) Convergenza POIN PON FESR POR Totale PON FSE POR Totale Totale Competitività POR FESR Totale PON FSE POR Totale Totale Totale FESR Totale FSE Totale Risorse programmate Impegni Spese v.a. v.a. v.a. Impegni Spese /Risorse /Risorse programmate programmate % % 1.704,5 7.436,9 15.388,3 24.529,7 1.913,9 4.303,6 6.217,5 30.747,2 2.190,7 9.715,9 23.582,2 35.488,7 2.015,0 4.849,9 6.864,9 42.353,7 1.647,2 6.479,8 13.974,5 22.101,5 1.842,4 4.021,3 5.863,7 27.965,3 128,5 130,6 153,2 144,7 105,3 112,7 110,4 137,7 96,6 87,1 90,8 90,1 96,3 93,4 94,3 91,0 7.488,7 7.488,7 147,3 7.398,1 7.545,5 15.034,1 32.018,4 13.762,9 45.781,3 9.076,4 9.076,4 122,8 7.925,2 8.048,0 17.124,4 44.565,1 14.913,0 59.478,1 7.607,1 7.607,1 84,8 7.125,9 7.210,8 14.817,8 29.708,6 13.074,5 42.783,1 121,2 121,2 83,4 107,1 106,7 113,9 139,2 108,4 129,9 101,6 101,6 57,6 96,3 95,6 98,6 92,8 95,0 93,5 A cura dell’Area Politiche Regionali e della Coesione territoriale Massimo Sabatini, Alessandra Caporali, Laura Concetti, Caterina Fortuna, Francesco Ungaro 11 Aggiornamento Dossier Mezzogiorno Marzo 2016 Tavola 2. Pagamenti inseriti in banca dati unitaria al 31.12.2015 A cura dell’Area Politiche Regionali e della Coesione territoriale Massimo Sabatini, Alessandra Caporali, Laura Concetti, Caterina Fortuna, Francesco Ungaro 12 Aggiornamento Dossier Mezzogiorno Marzo 2016 Tavola 3. Pagamenti inseriti in banca dati unitaria al 31.12.2015 A cura dell’Area Politiche Regionali e della Coesione territoriale Massimo Sabatini, Alessandra Caporali, Laura Concetti, Caterina Fortuna, Francesco Ungaro 13 Aggiornamento Dossier Mezzogiorno Marzo 2016 TAB. 1 PIL pro capite UE 28 Italia Nord Ovest Piemonte Valle D’Aosta Liguria Lombardia Nord Est Provincia Autonoma Bolzano Provincia Autonoma Trento Veneto Friuli Venezia Giulia Emilia Romagna Centro Toscana Umbria Marche Lazio Mezzogiorno Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna 27.500 26.400 32.200 27.600 36.500 28.700 34.700 31.100 39.700 Valori percentuali UE28 = 100 100 96 117 100 133 104 126 113 144 33.700 123 29.800 27.800 32.200 29.200 28.700 24.000 25.300 31.400 17.600 23.100 20.500 16.700 17.200 19.000 16.100 17.000 19.900 108 101 117 106 104 87 92 114 64 84 75 61 63 69 59 62 72 A cura dell’Area Politiche Regionali e della Coesione territoriale Massimo Sabatini, Alessandra Caporali, Laura Concetti, Caterina Fortuna, Francesco Ungaro 14