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PROPOSIZIONI SUBORDINATE DIRETTE
Per proposizioni complementari dirette s’intendono quelle proposizioni che hanno funzione
soggettiva e oggettiva. Si tratta delle:
proposizioni introdotte da quod
proposizioni introdotte da ut
proposizioni interrogative indirette
PROPOSIZIONI INTRODOTTE DA QUOD
Le proposizioni complementari o sostantive con quod hanno valore dichiarativo. Le locuzioni
più frequenti specificate dalla proposizione dichiarativa con quod sono: accidit, evenit, fit = “accade”
(accompagnate di solito da avverbi di maniera come bene, male, opportune); accediti = “si aggiunge”;
praetereo = “tralascio”; mitto = “ometto”; moleste fero = “mal sopporto”; etc.
Accidit peropportune quod ad Antonium venisti.
“Accade molto opportunamente che tu sia venuto da Antonio”.
Le dichiarative con quod per lo più sono espresse all’indicativo; spesso nella reggente sono
preannunciate da un aggettivo o da un pronome neutro con funzione prolettica, cioè di
anticipazione.
Mihi illud molestissimum est, quod solvendi sunt nummi Caesari.
“Questa è la cosa per me più fastidiosa, e cioè che bisogna pagare dei denari a Cesare”.
Le stesse locuzioni che introducono la dichiarativa con quod e l’indicativo sono seguite dal
congiuntivo indiretto (detto obliquo), quando si esprime il punto di vista del soggetto della
reggente o della principale.
Caesar mihi ignoscit per litteras quod non venerim.
“Cesare in una sua lettera mi perdona di non essere venuto”.
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PROPOSIZIONI INTRODOTTE DA UT
Le proposizioni complementari introdotte da ut possono avere:
valore dichiarativo, esprimono la constatazione di un fatto;
valore volitivo, esprimono una volontà.
a) VALORE DICHIARATIVO
Espresse con il congiuntivo e introdotte da avverbi o locuzioni. La negazione è sempre ut
non.
1. est, fit, evenit, accidit = “accade”
2. fieri potest = “può accedere”
3. futurum est = “sta per accadere”
4. contingit = “succede”
5. facio, efficio, perficio = “faccio in modo”
6. sequitur = “ne consegue”
7. restat = “rimane, risulta”
8. mos est, consuetudo est = “è consuetudine”
9. in eo sum = “sono sul punto di”
10. locus est = “è il momento”
Esempi:
− Potest fieri ut fallar.
“Può accadere che mi sbagli”.
− Restat ut in castra Bruti nos conferamus.
“Resta che ci rechiamo nell’accampamento di Bruto”.
− Iustum est ut tuus tibi servus tuo arbitratu serviat.
“È giusto che il tuo servo ti serva a tuo piacere”.
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b) VALORE VOLITIVO
Per valore volitivo s’intende il fatto che determinano locuzioni e verbi indicanti per lo più
l’obiettivo da raggiungere. Sono molto simili alle finali. Presentano il presente e l’imperfetto
congiuntivo. Sono rette spesso da verbi o locuzioni. La negazione è sempre ne.
1. verbi con significato di “chiedere”: peto, oro, rogo, obsecro, flagito, opto, impetro, etc.
2. verbi con significato di “esortare” o “consigliare”: hortor, suadeo, cogo, induco, impello.
3. verbi con significato di “ottenere” o “meritare”: assequor, permitto, adipiscor, mereo.
4. locuzioni come: consilium mihi est, “ho intenzione”; convenit, “si addice”; placet,
“piace”.
Esempi:
− Orandum est ut sit mens sana in corpore sano.
“Bisogna pregare che ci sia una mente sana in un corpo sano”.
− Patri persuasi ut aes alienum filii dissolveret.
“Ho persuaso il padre a saldare il debito del figlio”.
− Merui ut fierem liber.
“Ho meritato di diventare libero”.
− Mihi placuit ut Graecas orationes explicarem.
“Mi è piaciuto tradurre orazioni greche”.
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PROPOSIZIONI INTERROGATIVE
DIRETTE
Nella lingua latina le proposizioni interrogative dirette, cioè quelle che costituiscono una
proposizione principale, sono espresse in genere all’inticativo; può variare, invece, l’elemento che
le introduce.
pronome-aggettivo interrogativo: quis, qui, qualis, uter, quot.
Quis es? – “Chi sei?”
avverbio interrogativo: cur, quomodo, ubi, quando, quo.
Quando veniet frater tuus? – “Quando verrà tuo fratello?”
particella interrogativa: -ne, nonne, num.
Veniesne domum? – “Verrai a casa?” = quando non si conosce la risposta.
Num venies domum? – “Non verrai a casa?” = quando si aspetta una risp. negativa.
Nonne venies domum? – “Forse non verrai a casa?” = quando si aspetta una risp. positiva.
INDIRETTE
Le proposizioni interrogative indirette sono quelle che contengono la formulazione di una
domanda in forma indiretta, e cioè dipendente da una proposizione reggente. Si rendono con il
congiuntivo e sono introdotte da:
pronome-aggettivo interrogativo: uter, quis, qui, qualis, quot, etc.
avverbio interrogativo: cur, quomodo, ubi, quando, etc.
particella interrogativa: -ne, nonne, num (stessa suddivisione della forma diretta).
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PROPOSIZIONI SUBORDINATE INDIRETTE
Le proposizioni subordinate indirette (o avverbiali) svolgono in un periodo la stessa funzione che è
svolta, nella proposizione, da un complemento indiretto o un avverbio. In questa tipologia
includiamo:
finali
consecutive
causali
temporali
condizionali
concessive
avversative
LE PROPOSIZIONI FINALI
Esse esprimono il fine o lo scopo per cui si compie l’azione della reggente. Tale proposizione è
introdotta da:
ut (“affinché”) o uti (forma arcaica)
ne (“affinché non”)
Si esprime invece con il congiuntivo presente o imperfetto a seconda che l’azione espressa si
svolga nel presente o nel passato.
Nympharum pulcherrimam conubio iungam tibi, ut tecum omnes annos exigat.
“Unirò in matrimonio con te la più bella delle Ninfe affinché trascorra con te tutti gli anni”.
A volte la proposizione finale può essere introdotta da quo se in essa è presente un comparativo.
Eo scripsi, quo plus auctoritatis haberem.
L’ho scritto per ottenere una maggiore efficacia”.
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Tuttavia non bisogna spaventarsi se ci si trova dinanzi ad una proposizione finale non espressa
con le forme appena enunciate. Infatti esistono altri modi, se pur meno frequenti.
ad + accusativo del gerundio o del gerundivo.
participio futuro.
participio presente.
supino attivo (se la finale dipende da un verbo di mto).
causa o gratia posposte al genitivo del gerundio o del gerundivo.
relativa al congiuntivo.
Esempi:
Venies ad libros reddendos.
Venies ad libros redditurus.
Venies libros reddens.
Venies librum redditum.
“Verrai per restituire i libri”.
Venies libros reddendi gratia (o causa).
Venies librorum reddendorum gratia (o causa).
Venies qui libros reddas.
LE PROPOSIZIONI CONSECUTIVE
Come è ovvio, esprimono la conseguenza dell’azione presentata nella reggente. La proposizione
consecutiva latina è espressa con tutti i tempi del congiuntivo ed è introdotta da:
ut (“che”) spesso in correlazione con sic, ita (“così”), tam, tantus (“tanto”), talis (“tale”), ecc.
ut non (“che non”)
Alcibiades erat sagacitate, ut decipi non posset.
“Alcibiade era di tanta acutezza d’ingegno che non poteva essere ingannato”.
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LE PROPOSIZIONI CAUSALI
Esprimono il motivo, la causa per cui si compie l’azione della reggente. Solitamente è introdotta
da:
quod, quia, quoniam, quandoquidem, siquidem, cum.
Si esprime invece con:
congiuntivo o indicativo a seconda dei casi se è introdotta da quod, quia, quoniam,
quandoquidem, siquidem;
congiuntivo se è introdotta da cum.
ATTENZIONE!
Per quanto riguarda le causali introdotte da quod, quia, … va precisato che si usa
l’indicativo quando si esprime una causa oggettiva, considerata cioè come vera da chi
parla o scrive. In questo caso i tempi sono propri della subordinazione temporale
dell’indicativo.
− Quia perire solus nolo, te cupio perire mecum.
“Poiché non voglio morire da solo, voglio che tu muoia insieme con me”.
il congiuntivo, con i tempi propri della consecutio temporum, quando si esprime una causa
soggettiva, cioè quando viene riferita una causa addotta da colui che compie l’azione.
− C. Caesari honores descrvisti, quod contra M. Antonium exercitum comparavisset.
“Hai decretato onori a G. Cerase, perché aveva preparato un esercito contro M.
Antonio”.
Per quanto riguarda le causali introdotte con il cum, è da dire che esse i rendono con il
congintivo secondo le norme della consecutio temporum e che non esprimono una causa diretta, ma
una circostanza che concorre alla determinazione dell’evento principale. Il cum con valore causale
si può rendere in italiano nella forma implicita con il gerundio semplice o composto: semplice
per esprimere un rapporto di contemporaneità rispetto alla reggente, composto per indicare un
rapporto di anteriorità.
Ulixes, cum sciret ad se oratores venturos, pileum sumpsit.
“Ulisse, poiché sapeva (sapendo) che I messaggeri stavano per venire da lui, si pose in testa un
berretto”.
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LE PROPOSIZIONI TEMPORALI
Indicano la circostanza del tempo nella quale si colloca quanto è espresso dalla reggente, sono
rese in latino per lo più con l’indicativo, mentre hanno di solito il congiuntivo quando all’idea
di temporalità si accompagna quella di eventualità, di possibilità o di intenzione. Le congiunzioni
che introducono le proposizioni temporali sono cum, dum, quad, donec, antequam, priusquam, ora con
l’indicativo, ora con il congiuntivo; ut, ut primum, ubi, ubi primum, simul ac, simul atque, statim ut,
postquam, con l’indicativo.
Temporali con cum
a) All’ indicativo
Le temporali introdotte con cum hanno tutti i tempi del modo indicativo. Il cum puo:
− indicare il rapporto temporale con la proposizione reggente. Può essere preceduto da
tum, tunc (“allora”), nunc (“ora”), hoc tempore (“in questo momento”).
ES.: Tum homines nostra intellegimus bona, cum ea amisimus.
“Allora noi uomini ci rendiamo conto dei nostri beni, quando li abbiamo perduti”.
− avere il valore di “da quando”, “dal momento in cui”, “dacché”; talvolta è sostituito da
ex quo.
− avere valore iterativo con il significato di “ogni volta che” o “tutte le volte che”.
ES.: Cum de tua domo dixero, tum videbo num mihi necesse sit de aliis etiam aliquid dicere.
“Ogni volta che parlerò della tua famiglia, vedrò se sia necessario per me dire anche
qualcosa delle altre famiglie”.
− unire due azioni simultanee; in questo caso, anziché cum, si trova spesso cum interea, cum
interim: “mentre intanto”, “quando frattanto”.
ES.: Dies triginta in navi fui, cum interea semper mortem exspectabam.
“Fui in mare per trenta giorni, e frattanto aspettavo sempre la morte”.
− presentare, nell’esposizione o in una narrazione, un fatto inatteso oppure mettendo in
risalto un evento sopraggiunto. Cum acquista il significato di “quand’ecco che”.
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b) al congiuntivo
Il cum temporale con il congiuntivo può avere due valori:
− cum relativum: utilizzato come relativo con il significato di “nel momento in cui”
quando la prop. temporale assume anche un valore consecutivo o potenziale o
eventuale.
ES. Fuit antea tempus, cum Germanos Galli virtute superarent.
“Vi fu prima un momento in cui i Galli superavano per valore i Germani”.
− cum historicum o narrativo: utilizzato nelle narrazioni storiche e regge il congiuntivo
secondo le norme della subordinazione temporale. In italiano si può rendere con il
gerundio oppure con una proposizione dipendente di diverso valore.
ES. In Tuscolano cum essem, veni in eius villam.
“Trovandomi nel podere di Tuscolo, mi recai nella sua villa”.
LE PROPOSIZIONI CONCESSIVE
Si tratta di quelle proposizioni che presentano una circostanza o un fatto che, pur ostacolando la
realizzazione di quanto è espresso nella reggente, non lo compromettono definitivamente. In
italiano sono introdotte dalle congiunzioni “sebbene”, “benché”, “quantunque” e hanno per lo
più il congiuntivo. In latino sono introdotte dalle congiunzioni quamquam, etsi, tametsi, etiamsi,
quamvis, ut, licet, cum con l’indicativo o con il congiuntivo.
Con Indicativo: quando la circostanza o il fatto presentati dalla prop. concessiva sono
visti come reali; indicativo è introdotto dalle congiunzioni quamquam, etsi, tametsi, etiamsi.
ES. Haec, quamquam ferenda non sunt, feramus.
“Queste cose, benché non siano da sopportare, sopportiamole”.
Con Congiuntivo : quando la prop. concessiva presenta una circostanza o un fatto come
una ipotesi, un’eventualità, una possibilità; è introdotto da quamvis, ut, licet, etiamsi.
ES. Quamvis res mihi non placet, tamen contra hominum auctoritatem pugnare non potero.
“Sebbene l’affare non mi piaccia, tuttavia non potrò lottare con l’influenza della gente”.
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LE PROPOSIZIONI AVVERSATIVE
Queste proposizioni espresse con il congiuntivo e introdotte da cum (“mentre”, “laddove”,
“invece”) indicano una opposizione nella dipendente rispetto a quanto è segnalato nella reggente.
I tempi possono essere anche liberi dalle norme della subordinazione temporale. La negazione è
non.
ES. Cur Antonius tam mansuetus in Senatu fuit, cum in edictis tam ferus fuisset?
“Perché Antonio in Senato fu così docile, mentre nei suoi editti era stato così spietato?”.
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