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CLINICAL REASONING & DECISION MAKING Estratto da Il Fisioterapista 6-2015 Whiplash associated disorders Valentina Toscano Fisioterapista, Orthopaedic Manipulative Therapist, Ancona I l colpo di frusta (whiplash) viene descritto da Spitzer et al.1 come “un trasferimento di energia al rachide cervicale conseguente a un meccanismo di accelerazione e decelerazione provocato da un incidente stradale o di altro tipo, il quale può causare lesioni ai vari tessuti e una moltitudine di manifestazioni cliniche definite whiplash associated disorders”. I disordini associati a questo tipo di evento traumatico indiretto – whiplash associated disorders (WAD) – possono essere complessi e multiformi e comportare diversi gradi di disfunzioni sia fisiche sia psicologiche di cui l’esatta patofisiologia rimane a oggi ancora sconosciuta e per cui non esistono procedure gold standard di valutazione, comprese le indagini strumentali. I sintomi di più frequente riscontro sono dolore, rigidità e limitazione funzionale al rachide cervicale, cefalea e dizziness; talvolta possono presentarsi anche dolore alle spalle, al rachide toracico e lombare, parestesie e ipoestesie alle braccia, debolezza generalizzata, difficoltà di concentrazione, disturbi visivi e uditivi2. L’incidenza annuale dei WAD nella popolazione generale del nord America e dell’Europa occidentale risulta essere di circa 300 abitanti ogni 100.000 e alcuni dati suggeriscono che tale numero sia in incremento2-3. FATTORI DI RISCHIO E PROGNOSTICI Evidenze preliminari sui fattori di rischio specifici hanno riconosciuto l’effetto protettivo dell’equipaggiamento di sicurezza all’interno dell’auto (cintura di sicurezza, poggiatesta), mentre non sono stati rilevati riscontri sull’effetto della severità dell’impatto, della consapevolezza o della posizione del capo durante l’incidente. Aver avuto precedenti episodi di cervicalgia rappresenta invece l’unico fattore di rischio in generale2,4. L’evoluzione della sintomatologia nella maggior parte dei soggetti che hanno subìto un colpo di frusta appare rapida e favorevole entro i primi tre mesi, dopodiché una quota consistente di essi, che può variare tra 20 e 40% secondo le coorti di studio, le misure di outcome e i follow-up utilizzati, andrà incontro a disturbi persistenti2-3. Nel 1995, la Quebec Task Force (QTF) ha sviluppato un sistema di classificazione in gradi dei WAD con l’obiettivo di fornire uno strumento non solo prognostico, ma utile anche per il management (tabella 1). Il grado viene stabilito in base alla presenza o meno di segni fisici, neurologici o al riscontro di frattura o lussazione. In letteratura è stata suggerita una modificazione del II grado, tenuto conto che nella classificazione della QTF non vengono considerati fattori psicosociali (come la tendenza alla catastrofizzazione, l’ansietà, la kinesiofobia) o reazioni da stress post-traumatico, ritenuti importanti nell’evoluzione cronica, e l’estrema eterogeneità rispetto agli impairment fisici riscontrabili in questo sottogruppo, ove peraltro rientra la maggioranza dei pazienti che manifestano disordini associati a colpo di frusta5-6. In questa proposta, il II grado viene suddiviso in II a, II b e II c in funzione della presenza, rispettivamente, di soli segni fisici, di segni fisici e impairment psicologici o di risposte negative di stress legate all’evento traumatico (tabella 2). Inoltre, vengono inseriti 6 – Novembre/Dicembre 2015 Il Fisioterapista “Il ragionamento clinico è quel processo che ha lo scopo di organizzare in maniera significativa un insieme di dati confusi e di situazioni che si verificano in un preciso contesto clinico e conseguentemente di prendere delle decisioni in relazione alla loro interpretazione” (Higgs J. 1996). Questa rubrica, dedicata proprio al ragionamento clinico in ambito riabilitativo dei disordini neuromuscoloscheletrici, si prefigge di guidare il fisioterapista attraverso l’impegnativo processo di valutazione funzionale, punto imprescindibile di partenza per le decisioni che si dovranno prendere successivamente al fine di scegliere le più appropriate strategie riabilitative disponibili e di prendere decisioni in condizioni di minore incertezza riducendo al minimo l’errore e l’inefficacia. In seguito all’esposizione delle conoscenze fondamentali di background, utili per l’organizzazione di un modello contestuale di riferimento, vengono presentati casi clinici con l’intento di promuovere un processo sistematico di analisi e sintesi dei dati rilevanti e di costruzione del progetto terapeutico in base alle informazioni ottenute e alle più recenti evidenze scientifiche. 13 11-46_Guide.indd 13 15/12/15 12:39 CLINICAL REASONING & DECISION MAKING Whiplash associated disorders Tabella 1 Estratto da Il Fisioterapista 6-2015 Whiplash associated disorders: classificazione in gradi della Quebec Task Force Grado Criteri 0 Nessun sintomo o segno fisico I Dolore, sensazione di rigidità o dolorabilità al rachide cervicale Nessun segno fisico II Dolore al rachide cervicale + segni fisici (riduzione del ROM cervicale, dolorabilità locale) III Dolore al rachide cervicale + segni neurologici (deficit sensoriali, ipoastenia, ipoareflessia) IV Dolore al rachide cervicale + frattura o lussazione cervicale TRATTAMENTO Tabella 2 Whiplash associated disorders: sottoclassificazione del II grado (Sterling6) Grado Criteri Per rientrare nel sottogruppo specifico, il paziente deve soddifare tutti i requisiti elencati II a • • • • Dolore al rachide cervicale Riduzione del ROM Alterazione dei pattern di reclutamento muscolare (CCFT) Iperalgesia locale meccanica II b • • • • • Dolore al rachide cervicale Riduzione del ROM Alterazione dei pattern di reclutamento muscolare (CCFT) Iperalgesia locale meccanica Elevato distress psicologico (TAMPA scale of kinesiofobia, GHQ) II c • • • • • • • • • Dolore al rachide cervicale Riduzione del ROM Alterazione dei pattern di reclutamento muscolare (CCFT) Aumento del JPE Iperalgesia locale meccanica Ipersensibilità sensoriale generalizzata Disturbi del sistema nervoso simpatico Elevato distress psicologico (TAMPA scale of kinesiofobia, GHQ) Elevato stress post-traumatico (IES) CCFT, Craniocervical Flexion Test; GHQ, General Health Questionnaire; IES, Impact Event Scale; JPE, joint position error Il Fisioterapista CASO CLINICO 6 – Novembre/Dicembre 2015 dettagli circa gli impairment fisici e sensoriali da valutare che permettono di fornire interventi riabilitativi più specifici6-7. Altri fattori prognostici, quali dolore e disabilità iniziali elevate (Visuoanalogue scale VAS >7/10; Neck disability index NDI >40/100), quantità dei sintomi riportati, basso livello educativo (scuola secondaria), precedenti episodi di cervicalgia o cefalea e variabili legate a eventuali cause assicurative possono influenzare negativamente il decorso2,4. 10 i ion az nd ma o cc La maggior parte degli studi sul management conservativo riguarda soggetti classificati, in base al modello QTF, nel I e II grado: da questi studi emerge un chiaro trend verso un trattamento di tipo attivo rispetto a modalità di intervento passive, nonché forti evidenze contro l’immobilizzazione con collare morbido che sembrerebbe essere non solo inefficace, ma addirittura controproducente per il recupero. Non è tuttora chiaro però quale tipologia di activationbased therapy – esercizio terapeutico, mobilizzazione o indicazioni a rimanere attivi e mantenere nel limite del possibile le attività usuali – sia più efficace; andrebbero evitati, almeno durante i primi tre mesi post-evento, programmi di rinforzo muscolare aggressivi. Alcuni studi hanno riportato risultati favorevoli riguardo l’utilizzo di approcci di tipo cognitivo-comportamentale in quei pazienti che manifestano stress post-traumatico o distress psicologico5,8-12. ra Giunge alla nostra attenzione a causa di dolore e rigidità cervicali a seguito di un incidente stradale occorso 15 giorni prima OG, infermiera di 37 anni, non praticante attività fisica regolare. Anamnesi La paziente racconta di aver subìto un tamponamento in auto mentre era ferma a uno stop e di non aver avuto sintomi allarmanti nell’immediato, a parte un risentimento segue 14 11-46_Guide.indd 14 16/12/15 12:01 cervicale per cui si è recata al pronto soccorso, dove è stata sottoposta a radiografie convenzionali, dalle quali non sono emersi reperti significativi, e dal quale è stata dimessa con diagnosi di trauma cervicale e prognosi di 10 giorni. Nel frattempo il soggetto ha attivato la pratica assicurativa relativa all’incidente. Il dolore viene localizzato dal soggetto in tutta la regione cervicale e nella zona interscapolare alta, più intenso nei giorni seguenti il trauma e con comparsa di forte rigidità in tutti i movimenti. Dall’intervista non emergono segni trasversali come cefalea, dizziness, senso di nausea, né fattori psicosociali o reazioni da stress post-traumatico (misurati tramite i questionari di valutazione disponibili); il dolore non risulta esacerbato da tosse o starnuti (manovra di Valsalva) né irradiato agli arti superiori. I sintomi sono presenti durante tutta la giornata, in maniera più intensa la sera (punteggio alla VAS di 6/10), e interferiscono nelle attività quotidiane soprattutto in ufficio e nella guida dell’auto (NDI 32/100), ma non disturbano il sonno; comunque, per questo motivo, assume farmaci anti-infiammatori al bisogno, con beneficio. Indagando sulla storia anamnestica remota emergono episodi ricorrenti di cervicalgia e lombalgia gestiti attraverso cicli annuali di fisioterapia. La paziente si mostra preoccupata che questo evento possa influire negativamente sulla sua storia di cervicalgia e chiede il nostro aiuto per recuperare la funzionalità e migliorare la sintomatologia. Ipotesi diagnostiche funzionali In questo caso, essendoci alla base dell’insorgenza dei sintomi un evento traumatico ben codificato e corredato da una diagnosi medica che ha escluso la presenza di fratture o segni neurologici importanti, si tratta di identificare le caratteristiche cliniche del soggetto e i possibili fattori prognostici negativi e inquadrare gli esiti dell’episodio per indirizzare al meglio il trattamento riabilitativo. Profilo prognostico Dai dati ottenuti dall’anamnesi e dall’esame oggettivo, è possibile inquadrare la sintomatologia acuta del soggetto all’interno dei disordini correlati a colpo di frusta e classificarla nel grado Ia, data la presenza di impairment motori non associati a disturbi della sfera cognitivo-comportamentale, a risposte da stress post-traumatico, a segni neurologici o a riscontro di instabilità anatomica o di lesioni ossee. Da un punto di vista prognostico inoltre, essendo non elevate l’intensità e la quantità dei sintomi, gli unici fattori potenzialmente negativi sono rappresentati dall’aver avuto precedenti episodi di cervicalgia e da eventuali rivalse assicurative. In primo luogo è necessario informare e rassicurare la paziente in merito all’evoluzione del disturbo, stimolandola ad avere una condotta il più possibile attiva. In base alle indicazioni prodotte in letteratura e ai reperti fisici dell’esame obiettivo, in questo caso si potrebbe proporre un training di coordinazione motoria, mirato soprattutto al reclutamento e al recupero della resistenza dei muscoli flessori profondi, dapprima attraverso esercizi analitici, e successivamente tramite compiti più fun- segu se segue guee 6 – Novembre/Dicembre 2015 In ortostatismo e da seduta non si riscontrano particolari atteggiamenti o asimmetrie. Ai movimenti attivi e passivi si registra dolore e limitazione in tutte le direzioni, in misura maggiore in estensione. Alla palpazione delle apofisi spinose della regione cervicale e dorsale si evoca dolore agli ultimi segmenti cervicali e al primo toracico; alla digitopressione dei muscoli trapezi superiori si denota iperattivazione e spiccata dolorabilità. Somministrando i test provocativi, sia la compressione assiale sia la distrazione sul capo producono un aggravamento della sintomatologia, e lo spurling neck compression C risulta positivo bilateralmente per dolore locale cervicale. Procedendo con l’esame neurologico, non emergono segni che fanno sospettare un coinvolgimento radicolare o una risposta neurotensiva. Nell’eseguire il Craniocervical Flexion Test (CCFT), si evidenzia una difficoltà nel reclutamento dei muscoli flessori profondi con attivazione marcata dei muscoli sternocleidomastoidei; parallelamente si denota ipovalidità anche a livello dei muscoli estensori cervicali, ma non si riscontrano disturbi cinestesici o di coordinazione oculomotoria. Il Fisioterapista Esame obiettivo Whiplash associated disorders CLINICAL REASONING & DECISION MAKING Estratto da Il Fisioterapista 6-2015 15 11-46_Guide.indd 15 15/12/15 12:39 CLINICAL REASONING & DECISION MAKING Whiplash associated disorders Estratto da Il Fisioterapista 6-2015 Figura 1 Training dei muscoli flessori profondi del capo: il paziente si pone in posizione supina e, utilizzando la pressure biofeedback unit, verifica il raggiungimento della pressione target con un carico di lavoro modulato sulla base del performance score. zionali e inseriti nel contesto del paziente (figura 1). La terapia manuale può essere di aiuto in una prima fase nel gestire l’irritabilità e successivamente nel recupero della mobilità, per esempio attraverso tecniche di mobilizzazione attivo-assistite (figura 2). Quando la sintomatologia e la situazione clinico-funzionale avranno raggiunto un livello accettabile, si proseguirà con un regime estensivo di controllo e di progressione degli esercizi a fine profilattico. Qualora non si dovesse raggiungere un risultato soddisfacente entro tre mesi, termine dopo il quale il quadro tende alla persistenza, occorrerà rivalutare la situazione clinica e l’ambito psicosociale ed eventualmente fare riferimento al medico specialista comunicando il motivo dell’invio. a E b Figura 2 Mobilizzazione attivo-assistita del rachide cervicale in flessione (a) ed estensione (b). Il Fisioterapista 6 – Novembre/Dicembre 2015 BIBLIOGRAFIA 1. SPITZER WO, SKOVRON ML, SALMI LR, ET AL. Scientific monograph of the Quebec Task Force on Whiplash-Associated Disorders: redefining “whiplash” and its management. Spine 1995; 20: 1S-73S. 2. HOLM LW, CARROLL LJ, CASSIDY JD, ET AL. 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