Contesti e paesaggi pre-protostorici in area alpina lombarda

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Contesti e paesaggi pre-protostorici in area alpina lombarda
Contesti e paesaggi pre-protostorici in area alpina lombarda: esempi di valorizzazione
di Raffaella Poggiani Keller
Le ricognizioni e gli scavi, numerosi, di emergenza e di archeologia preventiva condotti negli ultimi 25 anni
in Lombardia e, talora, anche alcuni cantieri di restauro (NSAL 1981-2011) sono stati occasione per riconoscere segni e strutture antiche del paesaggio, risalenti alla preistoria e protostoria, tra V e I millennio a.C.
Interventi che possiamo definire di “costruzione del paesaggio” sono riconoscibili fin dalla preistoria e ancora si possono “leggere” nei paesaggi attuali.
Un esempio di grande antichità e assai indicativo è l’abitato neolitico della Tosina di Monzambano nell’areale delle colline moreniche mantovane a Sud del Lago di Garda (Fig. 1).
È straordinario come l’assetto circolare dell’abitato, esteso su 5 ha e un tempo circondato da paludi, si sia mantenuto intatto e sia percepibile nel paesaggio agrario attuale (e
registrato nei catasti) a distanza di ben 6000 anni dalla sua fondazione (POGGIANI KELLER 2014).
Nel mio contributo presento una scelta di situazioni esemplari, riferibili ai seguenti ambiti e contesti:
-i contesti e paesaggi cultuali
-i sistemi insediativi protostorici
-i luoghi del lavoro, altrimenti definibili come taskscape
-i siti UNESCO pre-protostorici, come espressione di ambiti territoriali estesi, tipologicamente connotati.
I CONTESTI E PAESAGGI CULTUALI
Valtellina e Valle Camonica sono una delle aree dell’arco alpino dove scavi recenti hanno portato alla
luce santuari megalitici del IV-III millennio a.C. con allineamenti di stele (POGGIANI KELLER 2009).
Si tratta di una straordinaria rete di siti di culto e cerimoniali, sorti lungo i percorsi dal fondovalle alle alte
quote, pochi secoli dopo la fondazione, tra fine V e IV millennio a.C., degli abitati stabili di fondo valle (Fig. 2).
In
Valtellina
i
santuari
si
collocano
sul
complesso
collinare di Teglio come marker territoriali in luoghi visibili da più parti, tutti
ubicati su terrazzi di versante lungo i percorsi di risalita dal fondo valle ancor oggi attivi (Fig. 3).
In Valle Camonica con la fondazione di questi luoghi di culto e cerimoniali si assiste a quella che possiamo definire “costruzione del paesaggio” ottenuta con disboscamenti tramite incendi controllati per ritagliare zone a prato nelle quali costruire gli estesi luoghi di culto all’aperto.
La foto (Fig. 4) è indicativa di questa situazione: su ogni terrazzo di versante, a distanza di ca. 400
metri uno dall’altro, è ubicato un santuario (Ossimo-Anvòia, Passagròp, Pat e Ceresolo-Bagnolo).
Siamo
dunque
in
presenza
di
uno
straordinario
paesaggio
rituale che in molti casi persiste ancor oggi con un’impronta duratura, visiva e di funzioni (spesso sui luoghi, veri luoghi della memoria, si imposta un edificio religioso).
In Valle Camonica si è progettata, quindi, una loro valorizzazione (in parte ancora in corso) attraverso un percorso dedicato: il Percorso ai santuari megalitici dell’età del Rame che è pensato come percorso tematico nell’ambito del Sito UNESCO “Arte rupestre della Valle Camonica” e si articola su parchi archeologici e singoli siti.
Il primo realizzato è il Parco Archeologico Nazionale dei Massi di Cemmo (Fig. 5), il
sito storico della scoperta dell’arte rupestre camuna nel 1909 (TARANTINI 2009).
Nel sito, che si sviluppa nei pressi di un laghetto effimero alla base di un’alta parete
rocciosa (un elemento connotativo di vari luoghi di culto calcolitico), recenti scavi hanno portato alla scoperta di un santuario del IV-III millennio a.C. con allineamento di stele davanti ai due grandi massi di crollo incisi Cemmo 1 e 2. Il santuario perdura fino
ad età tardo romana e viene disattivato dai Cristiani che costruiranno qui la Pieve di S. Siro.
L’allestimento del Parco, inaugurato nel 2005, ha comportanto il ripristino paesaggistico del sito con la rimozione di un consistente riporto di terra sul quale negli anni Settanta del
XX secolo era stato costruito un campo di calcio, il rimodellamento della vallecola e la piantumazione di quinte arboree che mitigassero la presenza sullo sfondo di edifici moderni.
Contestualmente,
il
medesimo
rispetto
dei
luogi
si
è
perseguito
nel-
la disposizione degli apparati didattici e nelle opere di agibilità (passerelle e recinzioni).
Altri due santuari sono in corso di valorizzazione sull’altopiano di Ossimo Borno.
Il primo, Borno- Valzel de Undine (Fig. 6), si estende su un terrazzo di versante che doveva avere un
allineamento di monoliti lungo il torrente sulle cui sponde si trovarono due dei quattro massi incisi
provenienti da quest’area, a partire dal 1953.
Nel 2009 e 2011 è stata condotta un’estesa indagine per chiarire estensione e natura del sito. Nel
DEM sono indicati la localizzazione dei vecchi ritrovamenti ed i nuovi settori di indagine.
La valorizzazione, in corso di conclusione, ha previsto l’esposizione in loco dei monoliti rinvenuti e la
presentazione del sito mediante apparati didattici.
Il secondo sito, ancora in corso di scavo, è Ossimo -Pat che si trova a distanza di 400 metri da altri tre
santuari della stessa epoca (Fig. 4).
È un vasto luogo di culto in corso di scavo, esteso per oltre 4.000 mq sull’orlo di un terrazzo (Fig. 7).
A monte del santuario nell’età del Ferro fu costruito un villaggio dei Camunni. Il sito di culto comprende un’area con allineamento Nord-Sud di monoliti, posta al centro di due aree con tumuli, a Sud, e recinti con deposizioni votive a Nord.
L’allineamento di stele, per la parte finora scavata, conserva ben 26 monoliti allineati NW-SE con la faccia principale dei monumenti rivolta verso oriente (Figg. 8-9).
Si tratta di un sito straordinario - per grado di conservazione, durata ed estensione - per il quale si
deve studiare un progetto di valorizzazione che sappia conciliare la tutela e messa in sicurezza dei
resti archeologici con la salvaguardia del contesto ambientale che, per scelta di chi fondò il santuario, è parte stessa del luogo di culto.
SISTEMI INSEDIATIVI PROTOSTORICI
In area prealpina e alpina le strategie di insediamento vedono in via privilegiata la fondazione degli
abitati su rilievi collinari, a volte naturalmente difesi, o su terrazzi di versante, a controllo di estese
porzioni di territorio e di vie di transito vallivo e infravallivo (POGGIANI KELLER 2010).
Nelle valli bergamasche questa situazione è esemplificata da Parra, l’oppidum degli Orobi (Fig. 10),
ubicato a 580 m slm su un terrazzo fluviale dominante la confluenza del fiume Serio con la Valle Nossana, in area ricca di risorse minerarie, sfruttate dalla tarda età del Bronzo agli inizi del secolo scorso
(POGGIANI KELLER 2006). Qui nel 2013 è stato inaugurato il Parco archeologico di Parra - Oppidum
degli Orobi.
La posizione di grande visibilità del sito, ubicato su un terrazzo di versante alla confluenza di due
valli, ha richiesto particolare attenzione nella progettazione della copertura a protezione delle case
monovano con murature in pietre a secco di uno dei pochi abitati protostorici dell’Italia settentrionale citati dalle fonti antiche (Plinio, Nat. Hist. III, 17, 124-125).
Inoltre per la copertura si dovevano trovare soluzioni tecniche adeguate ai carichi di neve e al vento
-forte ancoraggio dei plinti e notevole portata del solaio- che entravano in conflitto con la tutela
archeologica.
Le scelte progettuali adottate a difesa della bellezza del luogo e della conservazione e visibilità ottimale dei resti sono state il diradamento dei plinti, ancorati a micropali, l’andamento curvilineo del
tetto che segue la curva del pendio, una recinzione leggera che consente al visitatore di osservare
l’area archeologica percorrendo un sentiero perimetrale con piazzole di sosta.
In prossimità del Parco e ad esso collegato è stato allestito anche l’Antiquarium.
Il prossimo passo, a corollario del Parco di Parra, sarà la creazione di un Percorso ai siti retici delle Orobie, da valorizzare come sistema di insediamenti di cui Parra, l’unico scavato in estensione, illustra
assetto urbanistico e tipologia delle strutture, mentre gli altri, indagati tramite ricerche di superficie
e/o modesti sondaggi, rappresentano le scelte topografiche (Fig. 11).
Altro esempio è il Parco delle Incisioni Rupestri di Grosio in Valtellina.
Siamo lungo l’Adda in un punto della valle dove si sviluppano ben tre abitati in posizione dominante (POGGIANI KELLER 1995) (Fig. 12). Il fatto che nella protostoria siano tutti attivi sottintende
probabilmente l’esistenza di una gerarchia e di una specializzazione degli insediamenti in termini
economici e difensivi (POGGIANI KELLER 1999).
La scoperta di un eccezionale complesso di rocce incise dal IV al I millennio a.C. aveva portato alla
fondazione nel 1978 del Parco da parte di un Consorzio di Enti locali. Esso si sviluppa su due rilievi,
il Dosso dei Castelli e il Dosso Giroldo, tra la Valle dell’Adda e la Valle Grosina, e comprende, oltre a
51 rocce incise, tra le quali si distingue l’imponente Rupe Magna con oltre 5.000 raffigurazioni, una
chiesa e due castelli medioevali sorti su preesistenti abitati protostorici.
Il nuovo allestimento nel 2006 (Fig. 13) valorizza il paesaggio storico, sottolineando i diversi elementi
- archeologici, storico-architettonici, insediativi e agricoli - del complesso e riservando attenzione
alla forma e al posizionamento dei supporti didattici secondo coni visuali che salvaguardino la vista
dei castelli e del paesaggio. Ha facilitato questo tipo di intervento “leggero” il fatto che l’illustrazione
del sito avviene all’entrata del Parco nel Centro di Documentazione con Antiquarium realizzato in un
edificio settecentesco ormai ridotto a rudere e restaurato con l’intento di valorizzare l’edilizia rurale
come ulteriore elemento della storia del sito.
I LUOGHI DEL LAVORO
Altra forma di valorizzazione è quella che si è tentata sul c.d. taskscape (concetto introdotto da INGOLD, 2000) per indicare il paesaggio delle attività o dei “luoghi del lavoro” (come ho chiamato la
specifica sezione del MuPRE-Museo Nazionale della Preistoria della Valle Camonica, di recente inaugurato: POGGIANI KELLER c.s.).
È una situazione riconoscibile nella fascia alpina d’alta quota: pensiamo ad esempio a certi paesaggi
montani, frequentati dai tempi dei cacciatori mesolitici fino ai pastori di oggi, con poche variazioni
del contesto per il perpetuarsi delle funzioni (Fig. 14).
Anche per questo tema, cito a titolo d’esempio un caso specifico: il sito di Cevo-Dos del Curù Località Foppelle alte in Val Saviore (una laterale della Valle Camonica), dove è in corso un articolato
progetto di scavo, di ricerca multidisciplinare e di valorizzazione di un paesaggio minerario e pastorale (POGGIANI KELLER c.s.).
Si tratta di un importante e raro contesto archeologico protostorico ubicato a 2.000 metri di altezza,
scoperto a seguito del ritrovamento di una iscrizione camuna della seconda età del Ferro.
Il complesso (Figg. 15-16) comprende un villaggio minerario con sei lunghe case in pietra a pianta
rettangolare raggruppate a tre a tre, fondato nel VI-V secolo a.C. e riutilizzato nel II-I secolo a.C., aree
minerarie con tracce di lavorazione di età storica antica e moderna e singolari iscrizioni su pietra in
alfabeto camuno (segni di proprietà e/o di confine?).
Si tratta certamente di un contesto singolare che documenta la grande ricchezza dei territori
montani per buona parte ancora inesplorati.
In questo caso, nel quale il palinsesto paesaggistico antico non solo si è conservato fino ad
oggi, ma genera e mantiene le medesime attività (pastorizia), si è attivato un intervento di valorizzazione minimo consistente nel restauro e presentazione delle case scavate dell’insediamento minerario protostorico, nella posa di segnaletica e pannelli didattici per la realizzazione di un
percorso di visita che si diparte da un Centro di Documentazione sull’Archeologia della Val Saviore
realizzato nel 2012 e ubicato sul fondo Valle dove è stata esposta, come elemento di richiamo
e punto di partenza per una visita ai luoghi, una pietra con iscrizione camuna rinvenuta a 2350
metri di quota e sostituita sul posto da un calco.
I SITI UNESCO
Un ultimo riferimento va ai Siti UNESCO pre-protostorici lombardi.
Nel quadro delle Aree e dei Parchi lombardi, la Valle Camonica, ubicata nella parte nord-orientale della regione, rappresenta, con il suo articolato sistema di realtà espositive, un campione
territoriale significativo come esempio di valorizzazione dell’esteso sito del Patrimonio mondiale “Arte Rupestre della Valle Camonica” (Marretta, POGGIANI KELLER 2005).
Si tratta di una realtà complessa per estensione (una valle lunga 80 km), durata (14.000 anni) e varietà
dei contesti archeologici con oltre 180 siti d’arte rupestre e un centinaio di siti archeologici (Fig. 17).
Questa situazione ha determinato negli anni vari interventi di valorizzazione con la creazione di
parchi archeologici (ben 10 per la preistoria e protostoria: Fig. 18) e con l’allestimento del MuPRE Museo Nazionale della Preistoria della Valle Camonica, inaugurato nel 2014.
Nel 2005 Soprintendenza ed Enti locali hanno condiviso il Piano di Gestione del Sito (POGGIANI
KELLER, LIBORIO, RUGGIERO 2007): un disegno complessivo di valorizzazione che comprende il
piano strategico di monitoraggio dello stato di conservazione e la georeferenziazione di tutti i siti
e rocce della Valle (il progetto Monitoraggio e buone pratiche di conservazione -Sito UNESCO n.
94 “Arte rupestre della Valle Camonica”, finanziato dalla L. 77/2006 e da poco concluso a cura della
Soprintendenza: RUGGIERO, POGGIANI KELLER 2014), il potenziamento dei parchi e l’allestimento
di nuovi Siti e di Percorsi tematici e multitematici lungo la trama della viabilità storica (ad es., la rete
dei Santuari megalitici dell’età del Rame, cui si è accennato; quella dei Luoghi della prima scrittura,
dedicata ai siti ricchi di decine di iscrizioni camune e latine: MARRETTA, SOLANO 2014).
L’obiettivo è quello di favorire la migliore “lettura” e conoscenza, nel suo sviluppo diacronico, dello straordinario paesaggio della vallata, con particolare attenzione alla valorizzazione dei percorsi
storici, molto spesso ben conservati.
Con il riconoscimento nel 2011, come Patrimonio mondiale, del sito seriale transnazionale I siti
palafitticoli preistorici dell’arco alpino/ Prehistoric Pile Dwellings around the Alps (Svizzera, Francia, Germania, Austria, Italia e Slovenia: Fig. 19), con 10 siti presenti in Lombardia e conservati in bacini
lacustri interrati o sott’acqua lungo le rive dei laghi, perciò invisibili, era necessario mettere in atto
strategie di fruizione che permettessero la conoscenza non solo dei reperti esposti nei musei, ma
anche dei contesti palafitticoli, dai primi, fondati nel Neolitico antico nella parte occidentale dei
laghi varesini, a quelli sviluppatesi nell’età del Bronzo in area gardesana.
Si è raggiunto l’obiettivo con l’apertura al pubblico, in condizioni di sicurezza e con adeguati supporti didattici degli scavi in corso come il Lucone di Polpenazze-BS (Fig. 20), dotato di copertura e
attrezzato anche per attività di archeologia sperimentale (la cottura dei vasi, la fusione dei metalli,
la scheggiatura): possiamo definirlo un Parco didattico, un tipo di valorizzazione che, messa in rete
con i vicini musei di Desenzano (Museo archeologico “G. Rambotti”) e Gavardo (Museo archeologico della Valle Sabbia) che hanno importanti sezioni dedicate ai materiali delle palafitte, genera
migliaia di visitatori con importanti ricadute in termini di conoscenza e promozione del Sito UNESCO, diversamente “invisibile”.
In
conclusione,
qualche
cenno
agli
strumenti
e
al
metodo.
I progetti recenti si inseriscono in un piano strategico e mirato di valorizzazione del Patrimonio archeologico, condiviso tra Soprintendenza archeologica della Lombardia, la Regione Lombardia e gli
Enti locali, con il coinvolgimento e sostegno anche di Soggetti privati (i proprietari dei beni, gli Enti
ecclesiatici, le Fondazioni bancarie).
Due strumenti, in particolare, sono stati il presupposto di questa pianificazione, a volte sostenuta da finanziamenti ordinari del Ministero, ma più spesso finanziata su Progetti straordinari:
•
il primo è il Protocollo di Intesa sottoscritto nel luglio 2006 dall’allora Ministero per i Beni e
le Attività Culturali - Direzione Regionale e Soprintendenza per i Beni Archeologici e dalla Regione
Lombardia -Assessorati alle Culture e Identità, al Territorio e Urbanistica e alla Qualità dell’Ambiente
(ABBIATI, MINOJA, POGGIANI KELLER 2007). Tale protocollo ha promosso il Progetto “Conoscenza,
tutela e valorizzazione di aree e parchi archeologici in Lombardia” che si è concretizzato, attraverso
Bandi annuali che prevedevano un cofinanziamento regionale a Enti locali (70%) e a Privati (50%):
tra 2007 e 2013 sono stati realizzati e in corso ben 135 progetti);
•
a questa fondamentale Intesa si è aggiunto nel 2006, a livello nazionale, uno strumento normativo altrettanto significativo: la Legge 77/2006 “Misure speciali di tutela e fruizione dei siti italiani
di interesse culturale, paesaggistico e ambientale, inseriti nella ‘lista del patrimonio mondiale’, posti
sotto la tutela dell’UNESCO”, una legge che finanzia i Piani di gestione, le misure di conservazione, la
promozione dei siti UNESCO e che ha sostenuto e sostiene una serie importante di progetti sui quattro Siti UNESCO lombardi di interesse archeologico e paleontologico, due dei quali pre-protostorici
(in ordine di iscrizione, “L’Arte rupestre della Valle Camonica”, 1979 e il Sito seriale transnazionale
“Insediamenti palafitticoli preistorici dell’arco alpino”, 2011).
Grazie a questa ottima collaborazione interistituzionale negli ultimi 10 anni la Lombardia è stata un
interessante ed esemplare “laboratorio” per la conservazione, la valorizzazione e la fruizione del patri-
monio archeologico con molti e vari nuovi interventi che offrono una gamma interessante di soluzioni a diversa scala (singoli siti, parchi, percorsi) e su varie tipologie di contesti e paesaggi archeologici.
La tabella presentata schematizza la situazione lombarda, aggiornata al 2014, di aree, parchi, siti e
percorsi archeologici con indicazione di quanti sono, di quanti sono visitabili e quanti in corso di
allestimento, con una particolare sottolineatura su Aree, Siti, Parchi e Percorsi pre-protostorici.
I criteri-guida degli interventi sono stati:
•
la scelta rappresentativa di contesti di varia cronologia e tipologia;
•
il potenziamento della rappresentazione territoriale che appariva molto disomogenea;
•
la valorizzazione del contesto archeologico nel suo rapporto col paesaggio, obiettivo perseguito soprattutto per alcuni sistemi di siti come l’arte rupestre della Valle Camonica e le palafitte
preistoriche che si sviluppano in vasti areali dove natura, archeologia, storia e attività ancora colloquiano, rendendo possibile leggere lo sviluppo diacronico dei luoghi;
•
la messa in rete -a livello territoriale e/o tipologico- di aree, siti e parchi archeologici, anche
in collegamento pluritematico con le realtà ambientali, storiche e paesaggistiche presenti.
La messa in rete e la creazione di Percorsi tematici o pluritematici, laddove realizzata o progettata,
si appoggia alla rete dei percorsi storici e ne tutela la conservazione come elemento imprescindibile del paesaggio.
Nel caso di contesti pre-protostorici nei quali l’ambiente naturale, l’orografia e le presenze d’acqua
furono determinanti nell’organizzazione dei siti e, a volte, volutamente cercati come componenti
imprescindibili, l’approccio nella valorizzazione è improntato al mantenimento della massima “naturalità” con la salvaguardia degli aspetti paesaggistici mediante particolare attenzione dedicata
all’impatto visivo non solo delle coperture, ma anche di recinzioni, strutture didattiche ed elementi
di protezione e accessibilità.
Naturalmente un’operazione di questo tipo, che ha come presupposto della valorizzazione del paesaggio antico la sua lettura diacronica, richiede la messa in campo di un gruppo di lavoro con diverse
competenze e, anche, attenzione agli aspetti di Cultura immateriale che, soprattutto in area alpina,
ancora sostanziano la storia dei luoghi.
BIBLIOGRAFIA
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valorizzazione di aree e parchi archeologici in Lombardia, in Territorio e patrimonio. Conoscere per valorizzare, Atti
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vie di comunicazione attraverso le Alpi [Atti Convegno di studi Ganglegg. Die befestigte Siedlung am Ganglegg,
Schluderns 22-25 nov. 2000], Forshungen zur Denkmalpflege in Südtirol/Beni Culturali in Alto Adige-Studi e
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Fig. 1- Colline moreniche mantovane a Sud del Lago di Garda. L’assetto del paesaggio attuale ancora conserva
la perimetrazione circolare dell’abitato neolitico della Tosina di Monzambano (al centro della foto).
Fig. 2- CARTINA della Valle Camonica (BS) e della Valtellina (SO) con
i santuari megalitici dell’età del Rame (triangolo*), i monoliti sporadici
(cerchio) e gli abitati coevi (quadrato).
VALTELLINA. Santuari
1- Teglio, Cornàl/Castelvetro
2- Teglio, Vangione
3- Teglio, Valgella
4- Teglio, Caven
5- Teglio, Somasassa
6- Teglio-Frazione Boalzo, Località Fugarola
7- Teglio, Ligone
8- Chiuro, centro
9- Chiuro, Castionetto
10- Tirano (?località incerta)
11-Teglio, Boalzo-Fiume
12-Teglio, Palazzo Besta
13-Teglio, Canova.
VALLE CAMONICA. Abitati
1-Lovere, Colle del Lazzaretto-Via D. Celeri
2-Darfo Boario Terme, Luine
3-Cividate Camuno, Centro storico-Via Palazzo
4-Malegno, Via Cavour
5-Breno, Castello
6-Capo di Ponte, Dos dell’Arca.
23-Capo di Ponte, Seradina
VALLE CAMONICA. Santuari
7- Darfo Boario Terme-Montecchio, Corni Freschi
8- Capo di Ponte-Frazione Cemmo, Pian delle Greppe
9- Cedegolo, Campolongo
10- Piancogno, Dassine
11- Borno, Valzel de Undine
12- Ossimo inferiore, centro e S. Rocco
13- Ossimo superiore, Località Passagròp
14- Ossimo superiore, Località L’Anvòia e Asinino
15- Ossimo superiore, Località Pat
16- Malegno, Località Ceresolo (già indicata come Bagnolo)
17- Ossimo superiore, centro abitato
18-Borno, centro storico
19-Borno, Località ignota
20-Ceto, Foppe di Nadro
21-Lozio, Camerata
22-Paspardo-Plas Capitello dei due Pini
24-Cevo-Ocia
(*Il triangolo pieno indica i santuari oggetto di indagine archeologica)
Fig. 3- Teglio (Valtellina-SO). I santuari megalitici dell’età del Rame sono ubicati come marker territoriali sui
terrazzi di versante.
Fig. 4- Ossimo (Valle Camonica-BS). Il paesaggio rituale preistorico che comprende ben quattro santuari
megalitici del IV-III millennio a.C. (foto di Giancarlo Zerla).
Fig. 5- Il Parco Archeologico Nazionale dei Massi di Cemmo, sede di un esteso santuario all’aperto con grandi massi incisi e un allineamento di stele dell’età del Rame.
Fig. 6- Il sito di Borno - Valzel de Undine (Valle Camonica-BS) sede di un santuario megalitico del IV-III
millennio a.C. con massi incisi, oggetto di un progetto di ricerca e valorizzazione.
Fig. 7- Ossimo – Pat (Valle Camonica-BS). Il contesto archeologico preistorico in relazione al paesaggio e
alcune delle strutture del santuario all’aperto (tumuli e recinti votivi) che si sviluppano a Sud e Nord di un
allineamento di stele.
Fig. 8- Il santuario megalitico di Ossimo – Pat. L’allineamento di stele e massi menhir incisi dell’età del Rame.
Fig. 9- Alcuni dei monoliti istoriati del santuario megalitico di Pat esposti al MuPRE, il nuovo Museo Nazionale della Preistoria della Valle Camonica inaugurato nel 2014 a Capo di Ponte.
Fig. 10- Parre (BG) – località Castello. L’oppidum degli Orobi: la posizione topografica, le case infossate di
tipo alpino dell’età del Ferro, la valorizzazione del sito col Parco archeologico e l’Antiquarium inaugurati nel
2013.
Fig. 11- Topografia di alcuni siti retici delle Orobie a Casnigo in Valle Seriana (BG).
Fig. 12- Grosio (Valtellina-SO). Il Dosso dei Castelli che domina, con gli altri due insediamenti protostorici
di Dosso Giroldo e Dossa, la Valle dell’Adda, tutti interessati dalla presenza di rocce incise tra IV e I millennio
a.C.
Fig. 13- Il Parco delle Incisioni Rupestri di Grosio. Particolari dell’allestimento e del Centro di Documentazione con Antiquarium, ubicato all’ingresso del Parco.
Fig. 14- Mezzoldo – Alpe Azzaredo. Un paesaggio della Val Brembana (BG) con resti di torbiera sulle cui
sponde si sviluppa un bivacco mesolitico accanto a rocce incise pre-protostoriche con coppelle e motivi serpentiformi e recinti e strutture pastorali di età storica moderna.
Fig. 15- Cevo – Dos del Curù. L’area, a 2.000 metri di quota, con villaggio minerario fondato tra VI e V sec.
a.C. e gallerie minerarie in uso dalla protostoria ad età storica moderna.
Fig. 16- Cevo – Dos del Curù. Due delle case del villaggio minerario protostorico, alcuni reperti connessi con
l’attività metallurgica (pietre mortaio e crogiolo), una galleria mineraria e una iscrizione in alfabeto camuno
rinvenuta a 2340 metri s.l.m.
Fig. 17- Paesaggi del Sito UNESCO “Arte rupestre della Valle Camonica”: il Parco Nazionale delle Incisioni
Rupestri a Capo di Ponte e la Valle dal sito di Lòa – Cedegolo: rocce incise del Parco Nazionale e una delle
stele del santuario megalitico di Cemmo.
Fig. 18- Il Sito UNESCO “Arte rupestre della Valle Camonica”: la rete dei Parchi e siti d’arte rupestre col Museo Nazionale della Preistoria.
Fig. 19- Il Sito UNESCO seriale transnazionale Gli insediamenti palafitticoli preistorici dell’arco alpino/
Prehistoric Pile Dwellings around the Alps ed il paesaggio palafitticolo della penisola di Sirmione sul Lago di
Garda, interessata da ben quattro palafitte dell’età del Bronzo.
Fig. 20- La palafitta del Lucone di Polpenazze (BS): il contesto archeologico, lo scavo in corso e la valorizzazione.