Critica contro la religione in Voltaire

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Critica contro la religione in Voltaire
CRITICA CONTRO LA RELIGIONE IN VOLTAIRE
Paola Attanasio
Critica contro la religione in Voltaire
Introduzione
Lo scopo di questo articolo è quello di illustrare la polemica religiosa di Voltaire, esaminando in particolare il Dizionario filosofico (pubblicato anonimo nel 1764 con data di Londra,
ma stampato a Ginevra).
Un’opera in cui emerge in tutta la sua intensità la figura di Voltaire filosofo, il quale
tenta di abbracciare tutto lo scibile umano. Ma il Voltaire filosofo si riscontra anche nel fatto
che egli ha agito in assoluta libertà assumendo una posizione di critica soprattutto contro
le istituzioni politiche, religiose e sociali.
È dunque di grande interesse rilevare questa personalità, che con coraggio, operò senza
timore in un’epoca intollerante, affrontando argomenti politico-religiosi che mai nessuno,
a rischio della propria vita, avrebbe osato toccare.
L’essenza delle idee deistiche di Voltaire si condensa nel Dizionario filosofico. In quest’opera, dove il termine “teista” equivale a quello “deista”, il teista è un uomo che crede nell’esistenza dell’Essere Supremo. Ma egli non cerca di capire Dio, né perché premi o punisca gli
uomini. Il teista non appartiene a nessuna religione; infatti la sua religione è la più antica,
perché la semplice adorazione di un Dio ha preceduto tutte le dottrine del mondo.
In tal modo la religione non si fonda sui dogmi, ma sulla adorazione e la giustizia.
Voltaire, inoltre, non accetta la concezione cartesiana secondo cui è certa l’esistenza di
Dio; secondo lui la ragione non è in grado di pronunziarsi intorno a Dio.
Perciò il Dio, che è anche l’Essere Supremo del deismo, non può essere definito nella sua
essenza. Da qui ha origine la polemica contro le Religioni rivelate e costituite in chiese.
Ma la sua critica non solo si esprime nei riguardi del fanatismo religioso e del dogmatismo, ma anche sul piano delle istituzioni sociali e politiche. Per Voltaire, il dispotismo
della monarchia assoluta è vano nel suo principio, perché non si fonda sulle leggi della
ragione ma sul capriccio del sovrano e determina la persecuzione, la schiavitù, la venalità
dei ministri e dei giudici.
In special modo, egli lotta contro tutti gli abusi politici e sociali, soprattutto contro la
crudeltà della tortura e della guerra.
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