Un compositore romantico contemporaneo

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Un compositore romantico contemporaneo
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ARTE & CULTURA
N°468 - OTTOBRE 2014
“Una voce, poco fa ...”
Intervista a Raffaele Montanaro
`ÈDH Un compositore romantico
In viaggio tra le note
di Marco Leo
I
l 13 ottobre, nell’auditorium
“Orpheus” dell’Educatorio della Provvidenza, a Torino, ha
avuto luogo un concerto dal programma insolito: il soprano Rossana Gariboldi, il flautista Marco Allora e la pianista Michela
Varda, dopo alcuni assaggi di repertorio ottocentesco da salotto,
hanno presentato un’ampia selezione di composizioni di Raffaele Montanaro, torinese nato nel
1946, che ama scrivere musica
secondo il linguaggio tradizionale della tonalità. Lo abbiamo
incontrato per un’intervista che
ha volentieri offerto ai lettori di
«Cose Nostre».
Raffaele, come ti sei avvicinato
al mondo della musica?
“Provengo da una famiglia di
amanti della musica, mio padre
era baritono e suonava il mandolino, mia madre cantava. Da
bambino ho imparato da autodidatta a suonare l’armonica a bocca (anche se la suonavo al contrario!), e mi sono subito accorto
di essere entusiasta della musica, la domenica partecipavo a
tre Messe per ascoltare l’organo!
Poi sono mancati i miei genitori,
a 15 anni ero orfano e sono stato ricoverato in un luogo di cura
dove c’era un pianoforte: da allora ho incominciato a suonare...
Mi definisco autodidatta: a parte poche lezioni ricevute dal M.°
Guida per prepararmi all’esame
SIAE e una breve frequenza della Scuola Civica di Musica (che
fui costretto a lasciare in segui-
contemporaneo
to alla nascita di mio figlio), mi
sono formato da solo”.
E come hai iniziato a comporre?
“Da quando ho scoperto la mu-
sica, nella mia mente ho iniziato ad avere costantemente note,
la musica era evidentemente un intuito insito in me. Appe-
Prossimi appuntamenti
Unione Musicale: inaugurazione il 18 ottobre all’Auditorium Rai
con la Kremerata Baltica, Gidon Kremer (violino) e Martha Argerich (pianoforte); in programma musiche di Mozart, Beethoven e
Bartok. Il 29, nella stessa sede, recital solistico del pianista Grigory Sokolov (Bach, Beethoven, Chopin). Il 12 novembre al Conservatorio il soprano Lisa Larsson intona Lieder di Mozart e R. Strauss
(al pianoforte Andrea Lucchesini).
Filarmonica: la stagione si apre il 21 ottobre al Conservatorio con
la iPod experience n. 4, assaggi di brani brevi o frammenti di composizioni di svariati autori ed epoche; con gli Archi della Filarmonica, Francesca Dego (violino) e Francesca Leonardi (pianoforte).
Accademia Stefano Tempia: apertura di stagione il 9 e 10 novembre al Conservatorio con un concerto dedicato a Haydn: Sinfonia “Le Matin”, Scena di Berenice e Missa in tempore belli.
Orchestra Rai: il 30-31 ottobre la violinista Viktoria Mullova interpreta il Concerto n. 1 per violino e orchestra di Sostakovic. Completano la serata pagine sinfoniche di Smetana e Dvorak, direttore Jakub Hrusa. Il 4 novembre recital del pianista Lang Lang, che
propone pagine di Bach, Cajkovskij e Chopin.
Concerti Lingotto: il 4 novembre l’ensemble barocco “Concerto
italiano”, diretto da Rinaldo Alessandrini, interpreta pagine strumentali e vocali di Monteverdi.
Teatro Regio: fino al 28 ottobre Otello di Verdi, con Gregory Kunde, Erika Grimaldi, Ambrogio Maestri (cui si alternano Francesco
Anile, Maria José Siri e Roberto Frontali), direttore Gianandrea Noseda, regia di Walter Sutcliffe. Il 16, 17, 23 e 25 ottobre primi concerti della stagione sinfonica, diretti da Noseda e interamente dedicati a Brahms.
na ho iniziato a suonare, ho iniziato a improvvisare: si può dire
che l’avvicinamento alla musica
e alla composizione sia stato per
me un tutt’uno”.
Puoi illustrare le tappe principali della tua attività?
“Il primo brano che conservo è
un Notturno, scritto a 15 anni,
dopo la morte dei miei genitori, che contiene un messaggio
di speranza. Ho composto lungo
tutta la mia vita, tanto che il 13
ottobre sono state proposte anche delle prime esecuzioni pubbliche assolute di brani composti negli anni ’70. All’inizio degli
anni ’80, quando dovetti lasciare la Scuola di musica, scrissi
Frammenti per violino e pianoforte, pensando che sarebbe stata la mia ultima composizione, e
invece fu quella che mi rilanciò,
perché determinò il mio primo
concerto pubblico. A quello ne
seguirono svariati altri, tra cui
uno al Piccolo Regio nel 1995”.
C’è quindi uno stretto tra la tua
musica e la tua biografia?
“Sì, il legame è molto forte, qua-
"Da quando ho scoperto la musica, nella
mia mente ho iniziato
ad avere costantemente note, la musica
era evidentemente un
intuito insito in me"
si tutte le mie composizioni sono
legate a precise circostanze della mia vita, ispirate o dedicate a
momenti, situazioni che ho vissuto, persone che ho incontrato. Ad
esempio, ho composto Una sera
pensando a mia sorella, che non
ho mai conosciuto. Un brano recente, A romantic life, è invece
dedicato all’incidenza della musica nella mia vita. Non ho mai
scritto musica tanto per scriverla, devo avere una ragione scatenante per comporre”.
Come hai vissuto la tua condizione di musicista “per passione”?
“Non amo essere definito “dilettante”, perché spesso a questo vocabolo viene attribuito
un significato negativo. Anche
se come prima attività ero bancario, ho sempre considerato la
musica come la mia occupazione
più importante, una mia ipotetica autobiografia potrebbe essere
intitolata «La musica mi ha salva-
Raffaele Montanaro al pianoforte
to». Mi sarebbe piaciuto appartenere al mondo dei musicisti di
professione, ma il mio rapporto
con l’ambiente musicale è sempre stato buono: anche se talvolta ho avuto qualche difficoltà a
farmi accettare dal mondo accademico, altri musicisti mi hanno
sempre incoraggiato, ad esempio Sandro Fuga, Felice Quaranta, Evelino Pidò, Guido M. Guida
e Claudio Cavalli”.
Che tipo di compositore ti definiresti?
“Mi definisco tendenzialmente romantico, ho sempre avuto
difficoltà ad accostarmi alla musica intellettuale contemporanea. Nella mia attività ho sempre
scritto secondo il linguaggio tradizionale della musica tonale”.
Salutiamo Raffaele Montanaro,
augurandogli di continuare la
sua attività di compositore con
la passione che lo ha sempre animato e lo ha guidato anche nei
momenti più difficili della vita.
L’angolo di Luisa
Franz Joseph Haydn, mai sazio d’imparare
D
opo Haendel, di cui ci siamo occupati la volta scorsa, un altro compositore
coltivò stretti legami con la vita
musicale inglese pur non essendo inglese: Franz Joseph Haydn
(1732-1809).
Nel corso della sua lunga (ma
in fondo non lunghissima) vita,
Haydn promosse e perfezionò
tutte le trasformazioni musicali
che avrebbero condotto al fiorire del cosiddetto “stile classico
viennese”. Nato in una famiglia
di contadini di Rohrau (Austria)
al tempo in cui Bach non si era
ancora cimentato nel 2°libro
del “Clavicembalo ben Temperato”, morì a quasi vent’anni
dalla morte Mozart, quando Beethoven aveva già scritto le sue
prime sei sinfonie.
Ancora lui vivo invalse l’abitudine di chiamarlo “papà Haydn”,
non solo per l’amabilità e bonomia del carattere, ma perché ritenuto praticamente il “padre”
di tutte le forme musicali sviluppatesi in un periodo d’importanza forse unica per l’arte musicale: sinfonie, quartetti,
trii, sonate, forma-sonata... Costretto per lunghi anni ad una
vita defilata in Ungheria, nelle dimore principesche degli
Esterházy, di cui era maestro di
cappella, e ad una prolificità mirata ai bisogni del principe, la
sua fama circolava però in Europa, gli editori si contendevano le sue creazioni, le orchestre
gli commissionavano brani in
esclusiva, riceveva ordinazioni
da sovrani, come il re di Prus-
sia o il re di Napoli. Fu così che
alla morte del suo protettore,
finalmente libero ed economicamente indipendente, accettò
l’invito dell’impresario londinese Solomon e nel 1791 effettuò
una prima tournée in Inghilterra, seguita tre anni dopo da una
seconda: trionfali entrambe, sia
per le strepitose musiche nuove da lui composte (ben 12 sinfonie, inclusa quella scritta per
Oxford) che per l’eccezionalità
dei contatti artistici da lui coltivati e per l’impeto di ricerca che lo travolse in una specie di seconda fruttuosissima
giovinezza. Pochi compositori poterono vantare, nell’ultimo periodo della loro carriera,
una popolarità così travolgente come quella che conobbe
Haydn a Londra. Londra andava pazza per lui e lui per Londra. Quel soggiorno gli servì
anche come “apertura” verso
generi poco coltivati fino ad allora. Mai sazio d’imparare, scoprì il filone sempre vivo e glorioso degli Oratori di Haendel,
ne fu suggestionato, e pensò di
rinverdirne l’antico tronco con
un oratorio di soggetto sacro,
“La Creazione”, a cui fece seguire qualche tempo dopo “Le
Stagioni”, di carattere profano.
Il trionfo di questi due capolavori si fece subito europeo, al
punto che quando Haydn tornò a Vienna vide consacrata la
sua gloria anche nella patria
austriaca.
Gli ultimi anni non furono improduttivi e diedero ancora al
mondo alcune Messe (scritte
nuovamente per gli Esterhazy)
ed un’ultima serie di magistrali quartetti. Tra l’altro ebbe per
qualche tempo, come allievo, un
giovane bizzarro e spesso renitente, che gli avrebbe dedicato
i quartetti della propria op.18:
Ludwig van Beethoven. La “triade classica” - Haydn Mozart Beethoven - si era così completata.
L’anziano maestro, ormai afflitto da molti mali, era in gravi
condizioni quando nella Vienna del 1809 invasa dalle truppe napoleoniche un ufficiale
francese, non osando disturbarlo, si recò sotto le sue finestre e con le lacrime agli occhi
cantò per lui un’aria dalla Creazione, commovendo il morente;
e lo stesso Napoleone, suo am-
miratore, distaccò un picchetto
d’onore davanti alla sua porta.
Con questo gesto di deferenza
una cultura nata per l’alta aristocrazia e poi passata attraverso il crogiolo democratico inglese, si apriva a tutto il mondo
a venire, e di quel mondo a venire era preso come simbolo un
anziano signore austriaco.
Il quale, nei suoi ultimi giorni,
a dispetto dell’età non più giovane e dei malanni fisici, riandando al suo passato confessò
nostalgico: “Quanto rimane ancora da fare in quest’arte meravigliosa!”.
Franz Joseph Haydn (Rohrau
31/3/1732 – Vienna 9/5/1809:
Sinfonie dette “londinesi”: dalla
Nr 92 alla Nr 104
L’AGRARIA
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