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ROM E SINTI, LA RECIPROCITA' CONCRETA E CREDIBILE
E' L'UNICA VIA PER CONTINUARE IL CAMMINO DELL'INCLUSIONE
La cronaca recente evidenzia ancora problemi relativi alla presenza in città e fuori città degli erroneamente
chiamati “nomadi”. A noi pare, fuori da ogni logica di contrapposizione o di sterile polemica, che sia
opportuno qualche spunto di rimotivata riflessione.
Innanzitutto l’inadeguatezza del linguaggio: si continua a parlare di “nomadi” quando sono, in realtà,
persone stanziali munite di documenti adeguati. Il nomadismo “residuo” non è una libera scelta dei Rom e
dei Sinti: in passato è stato principalmente determinato dalle persecuzioni, ed oggi è determinato dagli
allontanamenti e dal rifiuto delle Comunità Locali che non permette loro un luogo dove poter stanziare,
potendo usufruire di acqua servizi igienici ed energia elettrica.
Ci pare che il percorso di integrazione debba continuare, ma camminando su due “gambe”. Riteniamo
giustissimo che queste persone adempiano ai doveri richiesti ad ogni cittadino, come la scolarizzazione dei
figli, il lavoro, il rispetto delle norme civiche di buona convivenza e della legalità in tutte le sue
sfaccettature. Tuttavia riteniamo di poter dire che manca la seconda “gamba”, almeno per quelle persone
che hanno occupato le cronache negli ultimi mesi: mentre si chiedono loro questi doveri ed impegni, non li
si mette nella condizione di poterli rispettare.
Facciamo fatica a capire l’unilateralità delle richieste senza la reciprocità di opportunità vere. Ben altra
sensibilità, constatiamo amaramente, c’è nella pubblica opinione circa l’opportunità di spazi definiti perfino
per i nostri animali domestici.
Crediamo e tocchiamo con mano ogni giorno come queste persone, in particolare pensiamo ai loro bambini
ed adolescenti, abbiano gli stessi sogni e le stesse paure dei nostri bambini e adolescenti. Bello sarebbe se
volessimo, come già nel 2006 il vescovo Nosiglia invitava, purificare il nostro vivere da quegli qtteggiamenti
che non consentono il dialogo, la conoscenza reciproca, la ricerca del bene. Impariamo a dare un nome alla
nostra paura di fronte alla differenza tentando percorsi di conoscenza che facilitino la via dell'incontro.
Favoriamo l'ascolto reciproco, accogliamo il buono che ogni storia umana porta con sé. E ciò magari
partendo dai Media locali. Possiamo almeno bilanciare la cronaca sul “diverso” con servizi che aiutino
l’opinione pubblica a scoprire persone che, pur restando distinte da noi per percorsi di vita, restano
“identiche” a noi per umanità, sogni, paure? Così come nella doverosa necessità di assumersi senza sconti
la responsabilità del proprio agire. Per tutti è più facile accogliere condividere amare ciò che si conosce.
CARITAS DIOCESANA VICENTINA - Contrà Torretti, 38 - 36100 VICENZA - tel. 0444-304986 - fax 0444-304990
c.f. 95002320240 - www.caritas.vicenza.it - [email protected]
BANCA POPOLARE ETICA- Filiale di Vicenza- EU IBAN – IT 53 I 05018 11800 000000 117100
c.c.p. n° 13824362 intestato a Diocesi di Vicenza – Caritas, Casella Postale 833 – 36100 VICENZA
La nostra è una riflessione mirata a sostenere i molti percorsi, già intrapresi in Diocesi in quindici Comuni da
almeno un decennio: Bassano del Grappa, Bolzano Vicentino, Breganze, Costabissara, Montecchio
Maggiore, Montecchio Precalcino, Mason Vicentino, Malo, Quinto Vicentino, Sandrigo, Santorso, Sarcedo,
Schio, Torri di Quartesolo, Vicenza. Sgorga da vissuti ormai decennali di prossimità al fianco dei Rom e dei
Sinti tesa alla loro inclusione sociale, fino all'abitazione.
Certo, la strada non è in discesa. Ancora di più sappiamo di non poterci chiamare fuori da errori, stanchezze
e talvolta sconforti. Tuttavia, proprio perché conosciamo queste persone e con loro abbiamo condiviso
tante quotidianità, siamo sempre più convinti che il bene comune e la dignità di ogni persona motivino noi,
le Comunità cristiane, le Istituzioni come la scuola e i Pubblici Amministratori, a costruire percorsi di
convivenza dentro realtà sociali e culturali complesse. In tal senso ripetiamo l'invito di sette anni fa della
Diocesi, nella Nota del suo Vescovo: Mi rivolgo alle istituzioni. E' un invito a continuare quella
collaborazione che ci vede impegnati a cercare e trovare spazi abitativi senza i quali ogni progetto di
promozione e di inclusione sociale si banalizza e si vanifica. Senza un pezzo di terra dove poggiare
regolarmente una roulotte, un prefabbricato e una serie di servizi essenziali per vivere dignitosamente,
nessun inserimento lavorativo, nessuna scolarizzazione dei minori è fattibile, nessuna socializzazione può
accadere. Il rifiuto o l'allontanamento verso altri Comuni, non risolve i problemi di fondo anche se li sposta
altrove.
E mi rivolgo a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: aiutiamoci a fare accoglienza, aiutiamoci a non
subire passivamente le povertà dei fratelli che ci vivono accanto. (…) E' un metterci in gioco che prevede
tempi lunghi, passione per l'uomo, progettualità, sinergie dentro e fuori la chiesa.
Non mancheranno fallimenti e crisi, che del resto abitano anche le nostre famiglie e il nostro credere. Ma
non per questo ci si arrende.
Vicenza, 5 marzo 2013
Don Giovanni Sandonà
Direttore Caritas Diocesana Vicentina
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