Celebrazione delle esequie del Senatore Giuseppe Vedovato

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Celebrazione delle esequie del Senatore Giuseppe Vedovato
Eminenza,
Gentilissima Signora
e tutti i membri della famiglia del Senatore Vedovato,
Carissimi fratelli e sorelle in Cristo,
Carissimi amici,
Il Signore ha chiamato a Sé il Senatore Giuseppe Vedovato. Il Senatore,
nato a Greci il tredici marzo mille novecento dodici, era sul punto di
compiere il Suo centenario … e tutti noi aspettavamo questa data …. Il
prossimo tredici marzo e la celebrazione del Suo centenario erano da molto
tempo nelle nostre menti e nei nostri cuori, ma il Signore ha deciso altrimenti.
Il Senatore Vedovato è stato una grande figura tanto italiana quanto
europea - tanto per il Suo coinvolgimento nella vita pubblica quanto per il
Suo impegno nella vita intellettuale - tanto per le Sue convinzioni cristiane
quanto per la Sua fiducia in tutti gli uomini di buona volontà, che si
prodigano per la costruzione del presente e del futuro delle nostre società. Il
ventiquattro novembre scorso ci ha ricordato ciò che scriveva nell’anno
duemila: “viviamo una società in fuga dalle virtù; si vive con fatica persino il
dono della libertà … l’Europa deve impegnarsi per la rinascita dei valori
spirituali ed umani, che sono anche una ragione politica”.
Molti fra voi potrebbero parlare del Senatore Vedovato più
eloquentemente di me, ma desidero rendere omaggio a una persona
eccezionale che ho avuto il privilegio di incontrare alcune volte l’anno scorso
– una persona che era un grande e profondo amico della nostra Università
Gregoriana.
Quando l’ho ascoltato per la prima volta, sono stato colpito dalla Sua
memoria prodigiosa: era la memoria della Sua infanzia perché, nato prima
della prima guerra mondiale, era rimasto orfano di guerra quando aveva
quattro anni e di madre quanto aveva dodici anni … era la memoria dei suoi
studii in scienze sociali e politiche a Firenze – una città che era molto cara a
1 Lui – e poi del Suo insegnamento di Diritto internazionale a Firenze (19381953) e a Bologna (1951-1953), di Storia dei trattati e politica internazionale a
Firenze, Perugia e all’Università “La Sapienza” di Roma (1968-1982), della
Storia ed istituzioni dei paesi afro-asiatici a Perugia (1952-1962) e alla
“Sapienza” di Roma (1962-1968) … Era la memoria della Sua vita politica in
quanto Deputato e poi Senatore della città di Firenze e specialmente del
tempo in cui fu Presidente dell’Assemblea parlamentare del Consiglio
d’Europa dal mille novecento settantadue al mille novecento settantacinque: è
stato nominato Presidente Onorario della stessa Assemblea “in
riconoscimento dei servizi resi alla causa europea” … Era anche la memoria
dei diversi paesi che aveva visitato – dalla Libia all’America del Nord,
dall’Etiopia alla Cina, dal Madagascar a tanti paesi europei … Era ancora la
memoria delle persone incontrate e delle situazioni vissute e sono stato molto
colpito dalla precisione e dall’esattezza dei Suoi ricordi … Era finalmente la
memoria – dovrei dire – la presenza della Rivista di studi politici internazionali
che ha diretto ed animato fino al duemila sei.
È stata probabilmente l’esperienza condivisa da noi tutti di essere
impressionati di fronte allo sguardo rivolto a cento anni di vita umana,
politica, ecclesiale da parte di questo grande testimone e attore della traversata
di un secolo, che ha conosciuto tanti drammi che potrebbero far smarrire il
senso della storia umana, tanti cambiamenti che potrebbero nutrire un senso
di relatività di tutto, tante speranze spente che potrebbero condurre da una
delusione all’altra.
Ma la voce e le parole del Senatore Giuseppe Vedovato possono e
potranno risuonare a lungo a causa del Suo radicamento nell’etica cristiana e
del Suo esigente umanesimo. Durante il Suo intervento il ventiquattro
novembre scorso alla Gregoriana, citando la Lettera Enciclica Caritas in veritate
di Benedetto Sedicesimo, ha espresso la Sua convinzione che la dimensione
sociale legata ad una economia etica è il problema del nostro tempo e che il
concetto di solidarietà è cruciale a questo riguardo - una “solidarietà sociale
che avvicina alla verità di ciò che deve essere l’uomo in una società progredita
davvero”. Dalla dignità della persona umana che richiede un’acuta
consapevolezza degli ostacoli al suo pieno rispetto all’esigenza che “il mondo
2 passi ad una grado superiore di organizzazione”, i temi della riflessione del
Senatore Vedovato testimoniano il necessario impegno di tutti alla ricerca di
un vero bene comune. E così ci mostra le vie conosciute ed inedite di un
umanesimo cristiano per oggi. Ci ha detto ancora il ventiquattro novembre
scorso: “L’autorevolezza della Chiesa, stretta intorno ai valori del Vangelo, a
fronte della crisi generale delle istituzioni di governo, fa leva proprio su
principii pienamente coerenti con il tema della solidarietà, sia a livello di
cooperazione europea, sia a livello di quadro mondiale”.
Così profondamente sensibile all’importanza della promozione dei
valori etici e alla rilevanza della Dottrina sociale della Chiesa, il Senatore
Vedovato ha fondato nel duemiladue il “Seminario Giuseppe Vedovato
sull’etica nelle relazioni internazionali” nella Facoltà di Scienze Sociali
dell’Università Gregoriana. Lo scopo era di promuovere un maggiore
spessore etico nei comportamenti degli organismi nazionali, europei ed
extraeuropei, impegnati nella conduzione dei rapporti internazionali ormai in
via di crescente globalizzazione, e di infondere la consapevolezza che
l’assenza o la riduzione dei valori etici concorre ineluttabilmente al declino di
ogni civiltà. Grazie a questo Seminario, la Facoltà di Scienze Sociali offre
diversi corsi che ci permettono di assumere al meglio la nostra responsabilità
nella formazione di attori di solidarietà e di pensatori di un mondo di giustizia
e di pace, che siano seminatori di speranza. Grazie a questo Seminario, si
sono svolte diverse conferenze internazionali di alto rilievo e l’ultima si
intitolava “La geopolitica della solidarietà: dal locale al globale”. Inoltre, il
Senatore ha fatto dono alla nostra Biblioteca, nel duemila sette, di un ricco
patrimonio scientifico cioè la Biblioteca Europea Giuseppe Vedovato che si
trovava finora a Strasburgo e le collezioni di testi da Lui raccolti in tanti anni
di uno studio fecondo: ci sono adesso due importanti fondi nella nostra
Biblioteca. Questa raccolta di circa quarantamila libri è uno strumento di
lavoro eccezionale per gli studenti e i ricercatori che si dedicano al paziente
esercizio dello studio e della ricerca nei campi delle scienze umane e sociali,
del diritto e della storia, dell’economia e delle relazioni internazionali.
Il Senatore, che era in qualche modo innamorato della lettura e dei libri,
ha avuto fino alla fine della Sua vita una grande attenzione per questi libri.
3 Oggi, desidero un’ultima volta esprimerLe, Onorevole Senatore, tutta la
nostra profonda gratitudine:
- gratitudine per la Sua testimonianza in quanto uomo di azione e di
riflessione, di coraggio e di speranza. Lei ci ha detto: “è più facile al
cristiano sperare perché egli sa che “per saper vivere bisogna saper
amare” – un principio che lo mette in comunicazione con la parte
più nobile e sensibile del mondo laico”;
- gratitudine per la Sua visione del mondo e la Sua opera per la
costruzione di società più giuste e solidali – per il patrimonio di
valori e di ideali di eccellenza e di apertura che Lei ci ha trasmesso;
- gratitudine per la Sua amicizia e il Suo sostegno nei confronti della
nostra Università che conserva e conserverà la memoria viva della
Sua vicinanza e presenza alla nostra missione di formazione e di
ricerca intellettuale al servizio della Chiesa e del mondo;
- gratitudine per tutto ciò che va aldilà delle parole pubbliche … Lei ci
ha mostrato che la profondità della riflessione significa l’ampiezza
della visione, che la dignità umana significa l’impegno per difenderla
dappertutto e che la responsabilità del nostro mondo significa una
speranza radicata nel Signore risorto.
A tanti “grazie di cuore” si aggiunge stasera la nostra preghiera che il
Signore Risorto lo accolga nella Sua pace e nella Sua gioia per sempre.
François-Xavier Dumortier, S.J.
20 gennaio 2012
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