I detti memorabili di Canna

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I detti memorabili di Canna
I detti memorabili di Canna
(a Paolo Valesio)
1.
Troppe cose non so, da quando ho smesso
la facile certezza delle cose da fare
(subito - perchè il nemico incalza
- perché la classe lotta, e il movimento
si muove - e tu che cosa fai - perché
lo stadio è dietro l'angolo), da quando
abbiamo smesso la grinta, tutti,
del militante tutto-un-pezzo, da quando
so che il mondò va avanti (male) anche senza me.
Nemmeno, Paolo, so spiegarti perchè una volta
i muri di Bologna hanno reclamato la mia libertà
(quel cimelio che adesso sta in salotto).
A stento posso ricordare: non
volti di militanti, non ritmici slogan, non
tensione di dibattiti. Solo, se ricordo,
mi torna incontro Canna.
2.
Mi venne incontro su un pianerottolo
(Casa Circondariale, Braccio Sud),
una pila di libri era franata
tra biancheria piatti di plastica lenzuoli
posate di stagno coperte lo spazzolino
e lui raccolse, borbottò con la guardia
(«da me il televisore è rotto...» «ma non vedi,
tanto questo studia»), ma al 76
il nuovo ospite fu accolto.
3.
(E mia moglie era andata incontro sorridendo
curiosa, alla sua galera, «ciao»,
e il primo sferragliare di cancelli,
la prima guardia: «vuole entrare?»
«se voglio?», la prima risata).
4.
Quelle polpette tutto pepe non dimentico,
il bisogno urgente di carta e matita,
la bianca sicurezza delle pareti,
quella notte ho dormito sodo (ma mi avevano
svegliato alle cinque di mattina, e del resto
anche mio padre dormì la prima notte).
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5.
Perchè “Canna” lo ho saputo poi: suo fratello
- dodici pistole scoperte in un colpo era “Cannetta”; per diritto di anzianità
lui fu Canna. E mi chiedevo:
sequestri senza verbale
porto d'armi stracciato in faccia
(si tratta a sberle, il tossicomane)
in quale squadra speciale saranno finite?
Mai un bossolo che sia calibro d'ordinanza.
6.
«Spaccio di droga e soldi falsi. E poi la patente
era falsa. Però sono innocente!»
Non era vero né falso. Era saggezza.
7.
Lo spinello passava di mano in mano
(marocchino nero, dicevano, ma per me
odore di zoccoli bruciati dal maniscalco;
se non altro, un ricordo d'infanzia)
ma Armando il camionista non ne voleva sapere
e Aldo, irreprensibile operaio anziano,
gli chiedeva cosa sarebbero stati a trent'anni.
Uno rispose: «Se pensi ai trent'anni
non cominci nemmeno a bucare e a rubare».
8.
Mai goduto così un Giro d'Italia
sdraiato sulla branda, ogni pomeriggio;
a una torre di Pisa in panoramica
istruivo Canna di iniezioni di cemento
e seri studi per salvare il monumento.
«E perché non la lasciano venir giù?»
9.
Ore di notte a rievocare i bei giorni
droga, soldi e ragazze. (Ma amfetamina
necessaria a scopare). E stivaletti
nuovi. La rivendita dei dischi
a due passi dal negozio derubato.
Viaggi LSD. Viaggi in Olanda. Utrecht:
nel paradiso di quartieri abbandonati
“farsi la casa” coi mobili lasciati
- due biciclette rubate fanno un carretto (ma a sera, mezza Val Trompia
si era ospitata in quelle stanze; e questo
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io lo sapevo già, che più viaggi
e più sei a casa).
10.
Confrontavamo le nostre ragioni.
Loro "si erano almeno divertiti"; io,
andare dentro "per politica", un minchione.
(Ma vedevo la noia intollerabile
della galera, in chi la ha messa in conto
nella sua vita. Non mi annoiavo io:
per l'ultima volta forse, ero un militante:
un'occasione da non perdere).
11.
Confrontammo le vite. Il loro divertirsi
era per me disperazione; la mia serietà
era per loro noia e rimozione.
Questo mi spiegò Canna, con l'apologo:
che c'era al suo paese un tizio che
sopra ogni cosa amava un suo cavallo,
il quadro di un cavallo, che portava
sempre con sé" viaggiando. E quando venne
a morire, al compianto dei parenti
«Cosa mi importa» disse «di voi altri,
più che una donna ho amato il mio cavallo,
tutto ho sacrificato al mio cavallo,
e ora mi tocca di lasciarlo». Così morì.
Quel cavallo, non lo ho dimenticato.
12.
Ma tutto tra noi era chiaro. Tra diversi
la comunicazione non era un problema.
Per un momento fummo fatti uguali
dall'Istituzione, ladruncolo e professore.
Niente a nessuno da insegnare. Loro
indifferenti alla mia politica,
io indifferente alla loro eroina.
Ma più indifferente ciascuno alla Giustizia,
più solidali, ladro e professore,
tossicomane e militante, magnaccia e operaio,
carcerato e guardia carceraria,
nel morale azzeramento dell'Istituzione.
dicembre 1978
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4. Mio padre: tre volte in galera per antifascismo tra il 1930 e il
1943
5. Perché “Canna”: questa storia del soprannome mi fu
raccontata in carcere; ma dato che si trattava di un fumatore di
“canne”, è probabile che il significato nascesse da questo, e che
sia stata presa in giro la mia ignoranza del termine.
9. Utrecht... Val Trompia: Pare che nelle città olandesi interi
quartieri vengano lasciati deserti in attesa di ristrutturazioni; si
trovano i mobili abbandonati da chi ha traslocato. Dai paesi
industriali della Val Trompia provenivano molti giovani ospiti del
carcere di Brescia.
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