A000741 Da PANORAMA del 28/10/05 CASALINGHI DISPERATI

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A000741 Da PANORAMA del 28/10/05 CASALINGHI DISPERATI
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FONDAZIONE INSIEME onlus
Da PANORAMA del 28/10/05 <<CASALINGHI DISPERATI>> di Antonella Piperno,
giornalista.
Per la lettura completa del pezzo si rimanda al settimanale citato.
Professori svegli all'alba per portare i figli a scuola, manager ossessionati dai detersivi e dalla
frutta bio, attori lagnosi con gli amici al bar... Sulla scorta del serial che ha messo a nudo le
donne di casa, ora fremono gli angeli del focolare. Ma sono davvero così esauriti?
Non è un personaggio televisivo. E non è donna. È un uomo in carne e ossa e si chiama
Michele Polidori il primo casalingo troppo perfetto abbandonato dalla compagna per
l’ossessione delle faccende di casa.
Una versione vivente e maschile dell’impeccabile Bree Van de Kamp del serial di Raidue
Casalinghe disperate, la maniaca di pulizia, giardinaggio e alta cucina che all’inizio del telefilm
viene mollata dal marito Rex, esasperato da tanta perfezione.
Trasferito dalla sua Camaiore a Roma per amore, Polidori, 45 anni, impiegato, iscritto
all’Associazione uomini casalinghi (Asuc), è stato rispedito in Toscana con tutto il suo set di
strofinacci: «La mia compagna diceva che la trascuravo, che nel weekend passavo troppo
tempo a spolverare» si sfoga con Panorama «forse aveva ragione, ma se la casa non è a posto
non riesco a uscire».
Già, perché adesso con i detersivi gli uomini cominciano a darsi da fare convinti. Anche se c’è
chi all’autenticità della passione non crede troppo: Stefano Zecchi, babysitter appassionato del
suo bambino, avuto a 59 anni suonati, è sicuro che «tutti quegli uomini che si dichiarano felici
di cucinare e lavare i piatti lo fanno perché costretti ad aiutare mogli lavoratrici, e lo
eviterebbero se potessero assumere una colf». Casalinghi disperati, insomma, altro che
consapevoli.
Lui si prende cura di suo figlio, puntualizza, soltanto per passione (e anche perché, essendo
insonne, fa poca fatica ad alzarsi di notte), ma mai accetterebbe «una sindacalizzazione dei
lavori domestici», scapperebbe, dice, da una donna che lo obbliga a lavare i piatti.
Così come Mario Vergnano, pubblicitario torinese, 44 anni, fuggito a gambe levate da una
compagna che due volte alla settimana lo costringeva a spingere il carrello al supermercato.
O Vittorio Arnoldi, funzionario di banca prepensionato, romano, che ha accettato di seguire i
due bambini mentre la moglie lavora, ma odia mettere le stoviglie nella lavapiatti: «Mi sveglio
alle 6, preparo la colazione, li porto a scuola, poi mi dedico al pranzo, li riprendo, li faccio
mangiare e li porto a fare sport. Al pomeriggio, quando mia moglie torna, sono esausto. Per
fortuna che ogni tanto si intenerisce e alla lavapiatti pensa lei».
Più o meno disperata, la virile minoranza dei casalinghi (per l’Istat il lavoro domestico ricade
per il 78,9 per cento sulle donne), a tempo pieno o part-time, è comunque un gruppo
significativo con tanto di testimonial vip e associazione, fondata due anni fa da Fiorenzo
Bresciani, 53 anni, di Pietrasanta, che ha chiuso la sua macelleria per dedicarsi alla casa
mentre la moglie medico è al lavoro.
L’iscrizione annuale costa 20 euro, in cambio i soci ricevono la «cassetta del pulito naturale»,
con grembiule personalizzato, soda cristallina e pietra pomice. E qualche partner, spiazzata
dalla sterzata culturale, comincia a infastidirsi: per un Piero Fassino, leader dei Ds, che sistema
con sabauda perizia la lavastoviglie, e per altre donne mai paghe dell’aiuto maschile, pare che
altre si sentano usurpate del ruolo ma anche dubbiose della virilità dei mariti.
Ne sa qualcosa il conduttore Tiberio Timperi: «Tempo fa in tv diedi prova della mia abilità con il
ferro da stiro» racconta a Panorama «e Afef, ospite in studio, mi criticò dicendo che stirare le
camicie non rientra nei ruoli maschili».
Lui ne va invece fiero: «E non è soltanto una questione di crescita culturale: lavare i piatti mi
rilassa».
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Una sorta di operazione zen che il presidente di Roma metropolitane Chicco Testa esercita nel
lucidare maniacalmente e con regole ferree (sapone, grasso, lucido, spazzola, panno di lana, in
rigorosa sequenza), le scarpe: le faccende domestiche gli piacciono, anche perché non è
obbligato a farle. Ci si diletta nel weekend quando si scambia ricette con l’amico Antonio
Polito, direttore del Riformista, che in campagna si alterna con lui ai fornelli sfornando «risotti
e stracotti al barolo», la sua specialità.
Il deputato di An Teodoro Buontempo è invece un esperto della pulizia dei mobili, che ravviva
con la cera pura.
Di trucchi domestici, in perfetto stile «Desperate househusbands» i 4 mila iscritti dell’Asuc
discutono parecchio nelle loro riunioni. Lì vengono fuori inediti problemi relativi a donne poco
collaborative: dalla moglie di Bresciani che riempie la casa di sassi souvenir, che gli
impediscono di spolverare con cura, alla partner dell’iscritto che se ne va in palestra
mollandolo a casa tra figli e fornelli come la Lynnette di Casalinghe disperate.
La stessa, desolante situazione in cui si è ritrovato Morgan, il cantante dei Bluvertigo, quando
la sua ex Asia Argento se ne andava in giro lasciandolo a casa a badare alla piccola Anna Lou.
Lui, però, dalla sua condizione di ragazzo padre perso in stanze disseminate di giocattoli e
ciucci ha tirato fuori il disco “Le canzoni dell’appartamento”.
Forse gli sarebbero serviti i master in stirologia ed epistemologia del bucato organizzati
dall’Asuc nel 2005.
L’anno prossimo, invece, andrà in scena la «Prima giornata dei casalinghi e delle casalinghe»,
organizzata a marzo a Voghera, in collaborazione con il Comune: «Noi maschi ci esibiremo
anche in un musical» anticipa Bresciani «servirà a pubblicizzare la nostra missione e a
cambiare una certa mentalità conservatrice».
Intanto una grande vittoria l’associazione l’ha avuta aprendo una sezione a Catania; e facendo
proseliti anche in Francia, dove «molto dopo di noi», sottolinea Bresciani, è nata l’associazione
con sito, www.pereaufoyer.com, dedicato «a tutti i padri che hanno lasciato il lavoro per i figli
e la casa».
E se del cambiamento italiano si è accorta anche la Gran Bretagna, con il Daily Mirror che ha
recentemente prodotto un servizio dal titolo «How italian stallions are learning to be new men»
(come gli stalloni italiani stanno imparando a essere nuovi uomini), è notevole anche
l’avvicinamento del mensile Men’s health: ideato per maschi avidi di consigli su come
potenziare i muscoli o strabiliare le donne tra le lenzuola, adesso sforna una rubrica, «Open
space», che insegna come stirare o arredare la casa.
«Non ci sentiamo affatto in contraddizione» spiega il direttore Emanuele Farneti «l’uomo
moderno trae piacere dalla cura del corpo come da quella della casa».
Consigli che forse serviranno a casalinghi di recente acquisizione: da Alessandro Gassman, che
per rispetto della famiglia riordina, sparecchia, mette a posto i giocattoli del figlio, a Bruno
Vespa, che appena può va a fare la spesa al mercato perché ne ama i colori.
Ma saranno sinceri? La parlamentare di An Daniela Santanché è convinta che tanta sbandierata
casalinghitudine maschile puzzi un po’ di bruciato: «Lo dicono perché va di moda, io ci credo
poco» sentenzia «e comunque sono per una separazione dei ruoli: mi farebbe impressione
tornare a casa e trovare il mio compagno che apparecchia la tavola».
Il suo Canio Mazzaro non sa neanche farsi un caffè, anzi, «ignora anche dove teniamo le
tazzine». Contenta lei..