O1 CORSO ONLINE DI TRADUZIONE DAL TEDESCO IN ITALIANO

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O1 CORSO ONLINE DI TRADUZIONE DAL TEDESCO IN ITALIANO Test Lezione 1 STORIA DELLA TRADUZIONE E DELLA SUA TEORIA Quali sono i due macro-­‐periodi che si distinguono nella storia della traduttologia? Nella storia della traduttologia si distinguono due macro-­‐periodi denominati “prescientifico” (dall’epoca classica-­‐romana ai primi del Novecento) e “scientifico” (contemporaneità). Quali studiosi elaborano il concetto di “ospitalità linguistica” e con quale significato? Antoine Berman e Paul Ricoeur. Il primo ipotizza una “ospitalità linguistica” atta a contrapporsi alla dispersione che la pluralità e la diversità delle lingue comportano. Per lui è come se le parole della lingua straniera dovessero essere accolte con piacere in casa propria da parte del traduttore. Il secondo considera il medesimo concetto come una sfida etica necessaria per il traduttore nel cercare di avvicinare autore e lettore, visto che un’ipotetica, gioiosa traduzione perfetta deve superare comunque l’ostacolo della differenza fra “proprio” ed “estraneo”. Quali sono le due fasi del periodo prescientifico? Nel periodo prescientifico c’è una prima fase che comprende l’età classica, il Medioevo e il Rinascimento e una seconda che parte dall’età romantica, soprattutto in Germania, in cui oltre che sotto il punto di vista linguistico, si comincia a studiare l’arte della traduzione anche sotto il punto di vista filosofico, valorizzando così anche i risvolti culturali della lingua stessa. Quale scopo hanno le traduzioni in epoca romana? In epoca romana le traduzioni servono principalmente come esercizio pedagogico e retorico, oltre che naturalmente a divulgare testi o pensieri in lingua straniera (soprattutto in greco). Quale contrapposizione, che rimarrà una costante in tutta la storia della traduzione, viene teorizzata per la prima volta da Cicerone? Cicerone mette in evidenza la contrapposizione fra il metodo di lavoro letterale e quello libero. Quale orientamento condividono Cicerone e, più tardi, Orazio? Entrambi gli autori-­‐traduttori prediligono l’orientamento libero, in cui non ci si sforza necessariamente di rendere fedelmente il testo parola per parola. Quale ruolo ha svolto San Gerolamo nella storia della traduzione, tanto da essere eletto Santo Patrono dei traduttori? San Gerolamo espose quattro principi fondamentali della traduzione: la perfetta comprensione del testo di partenza, la traduzione non letterale, l’uso di termini latini accreditati e la cura all’eleganza linguistica. Per lui il testo tradotto doveva essere fedele, ma libero e capace soprattutto di rendere il senso dell’originale. 8.
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Quale approccio prevale in epoca medievale? In epoca medievale prevale un approccio letterale, l’importanza della fedeltà al testo di partenza, anche a causa di un forte controllo da parte della Chiesa. Cosa si intende per “approccio mimetico” rispetto alla posizione di Leonardo Bruni nel suo De interpretatione recta? L’approccio “mimetico” da parte di Leonardo Bruni consiste in una certa trasparenza che non deturpi l’elegante bellezza dell’opera originale. Un buon traduttore deve, secondo Bruni, non solo avere un’ottima conoscenza delle lingue di partenza e arrivo, non solo cogliere il senso del testo originale, ma conoscere anche la cultura e il gusto dell’autore e possedere inoltre un buon’orecchio. Quindi farsi rapire dall’autore e rendergli giustizia nella forza e natura delle sue parole, ma anche nella loro eleganza. Chi fonda la traduttologia francese, in che periodo e con quale teoria? Il fondatore della traduttologia francese è Etienne Dolet. Egli pubblica nel 1540 “La maniére de bien traduire d’une langue en autre” e cerca una teoria “laica” universale che non valga solo per le traduzioni dal greco, bensì anche per quelle dal latino alle lingue volgari. La sua teoria comprende interpretazione e semplificazione, una perfetta conoscenza delle lingue di partenza e di arrivo, una traduzione libera altrimenti vista come pedestre, l’uso della lingua comune e anche una grande cura alla musicalità del risultato. Lutero ricopre un ruolo fondamentale nella storia della traduzione così come nella storia della lingua tedesca. Perché? Lutero da il la alla Riforma protestante: egli traduce e commenta la Bibbia apportandovi delle modifiche per rendere il testo originario pienamente comprensibile in tedesco. Un arbitrio filologico azzardato secondo la Chiesa, ma fatto a ragion veduta, nel tentativo di valorizzare al massimo il testo originario, ma anche l’identità nazionale di una lingua tedesca che da quel momento in poi troverà una sua sempre maggiore convinzione. In quale contesto si collocano le “belle infedeli”? Le “belles infidèles” sono opere facenti parte di un genere di traduzione in cui il traduttore lascia il semplice ruolo di mediatore re-­‐inventando il testo come se fosse un co-­‐scrittore. Lo scopo è quello di raggiungere la stessa eleganza inseguita dall’autore, a discapito magari della rigorosità dei contenuti. Questo nel 1600 in Francia, periodo in cui anche la lingua francese ha raggiunto un picco di delicatezza ed eleganza stilistica. Dopo Lutero, in quale altro periodo storico la Germania torna ad essere il centro del dibattito sul tradurre? Nel periodo a cavallo fra ‘700 e ‘800 sono i tedeschi a inaugurare il secondo periodo della fase cosiddetta “prescientifica”. Le traduzioni vengono ora studiate anche dal punto di vista filosofico, non solo linguistico e si affermano due possibili approcci: quello universalistico (tutte le lingue diverse solo in superficie) e quello relativistico (irriducibile diversità fra le lingue – impossibilità della traduzione perfetta). Qual è la miglior traduzione secondo Goethe? 15.
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La miglior traduzione secondo Goethe è quella che si trovi a essere sullo stesso piano dell’originale, per così dire identica a esso, senza contrapporvisi, bensì mettendosi al suo posto. Un risultato che riproduca dialetti, ritmo della metrica e della prosa, permettendo al lettore di assaporare la piena originalità dell’opera. In quale modo Schleiermacher riprende il pensiero di Wilhelm von Humboldt? Schleiermacher pensa come Humboldt che la caratteristica fondamentale della traduzione debba essere la fedeltà, in quanto quello di tradurre come l’autore avrebbe originariamente scritto nella lingua della traduzione sembra evidentemente un obiettivo assurdo. Aggiungerei: a meno che l’autore non sia bilingue e si trovi lui stesso a tradurre la sua opera. Qual è il compito (Aufgabe) del traduttore e della traduzione secondo Schleiermacher? Il traduttore deve far comunicare due persone completamente estranee, cioè lo scrittore e il lettore: secondo Schleiermacher egli può far avvicinare il lettore allo scrittore o tentare il contrario. Deve comunque rispettare la purezza e l’integrità della lingua. Qual è il pensiero di Benedetto Croce rispetto alla traduzione della poesia? Benedetto Croce sostiene che la traduzione della poesia sia impossibile perché in ogni caso si riduce a essere una traduzione letteraria brutta ma fedele o un’opera ricreata bella ma infedele, perché con un’altra anima. Quando inizia il cosiddetto “periodo scientifico”? Perché è definito così e chi sono i maggiori esponenti? Il cosiddetto “periodo scientifico” ha inizio intorno alla metà del ‘900. Si comincia a parlare di “scienza della traduzione” negli anni ’50-­‐’60. I principali esponenti fanno parte della Scuola tedesca: Otto Kade, Werner Koller e Wolfram Wilss. Ci sono però anche il francese Georges Mounin e gli americani Noam Chomsky ed Eugene Nida. Holmes, Lefevere e Berman sono tra i maggiori teorici della traduzione moderni. Quale approccio condividono? Questi teorici moderni cercano di fondare una disciplina che non sia né scientifica, né prescrittiva. Essi pensano che ci si debba concentrare più sul testo che sulla lingua. La traduzione diviene così il passaggio di un testo da una lingua all’altra. Commenta i concetti di Frame e Scene. In che modo, a tuo avviso, lo “scenario” può influenzare la traduzione di un testo? Se “frame” è la struttura, la forma linguistica del testo, e “scene” è lo scenario, il vissuto con cui il lettore e il traduttore si avvicinano a un testo, la prima considerazione che mi viene in mente è che l’uno è di natura oggettiva, l’altro di natura soggettiva. È ovvio che un lettore affronta una lettura con il proprio bagaglio culturale che può essere assai diverso da quello del traduttore o dell’autore stesso. In ogni caso la fedeltà al testo originario, intesa come fedeltà non solo letterale bensì come fedeltà d’intenti, non potrà che essere di giovamento a tutti. L’autore si potrebbe riconoscere nella traduzione, cosa che non sempre accade, il traduttore potrebbe compiere il suo lavoro con gioia, passione e quel pizzico di creatività che ogni traduzione letterale appiattisce e il lettore otterrebbe ciò che più si avvicina all’intento comunicativo dell’autore. Certo è che della scena fa parte anche tutto ciò che sta attorno al testo, cioè il tipo di pubblicazione, lo scopo, il destinatario ecc… Per esempio in un breve testo pubblicitario è forse utile dare priorità stilistiche diverse da quelle necessarie alla buona traduzione di un testo letterario, che a sua volta può appartenere a un testo scientifico, ma essere anche un saggio storico. Per non parlare di quei testi bisognosi di traduzione, ma che già nella loro versione originale sono tutt’altro che capolavori di letteratura. Secondo me il buon traduttore dovrebbe cercare in ogni caso di dare il meglio di sé attingendo tutto quello che sa dalla scena che circonda lui e il suo testo e costruendo un risultato adeguato, rispettoso ed elegante. Non tutte le cornici si adattano a un quadro, certe lo valorizzano più di altre. Ed è importante capire dove verrà appeso quel quadro.