DOSSIER : Le Terme di San Calogero
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DOSSIER : Le Terme di San Calogero
DOSSIER : Le Terme di San Calogero 1. Premessa. Credo che non ci sia tema più presente nell’immaginario dell’eoliano ed in particolare del liparese delle Terme di San Calogero. Tutti ne parlano, tutti ne auspicano la riapertura e la valorizzazione, pochi però conoscono la realtà delle cose. Parlare di Terme di San Calogero evoca nell’eoliano, da una parte il mito della fonte miracolosa dove, quando era in funzione, ci si andava a curare “ piegati in due dall’artrosi e si usciva risanati”; dall’altra la speranza di un richiamo forte per il turismo e la sua destagionalizzazione con la creazione di un centro di interesse quale il termalismo capace di operare tutto l’anno e utile per curare non solo i dolori articolari ma anche la pelle, le malattie della respirazione e con un’acqua dotata persino di virtù minerarie se – come osserva il prof. Arrosto in una perizia del 1872 che doveva servire insieme ad un’altra affidata al dott. Giuseppe Cincotta di Lipari ad accreditare scientificamente le virtù offerte dal nuovo stabilimento – l’ingestione di più bicchieri “ muove l’appetito, eccita la secrezione urica e le evacuazioni alvine”. Già nel 1694 il Campis – appoggiandosi ad una relazione del dottor fisico Alessandro Canali - scrive che grazie a queste acque si sono vedute guarire “ sordità cagionate da umori frigidi, discensi di testa, convulsioni canine, parelisie, strettezza di petto, asme, stati ipocondriaci, debolezza di stomaco, sciatiche, podagre, chiragre, piaghe di morbo gallico, stupidità di nervi e gamme, e mille altri mali i quali travagliano il corpo” . 2. Natura e qualità delle acque. Dei benefici effetti delle Terme di San Calogero se ne parla fin dall’antichità. Diodoro Siculo nel 50 a.C. afferma che questi bagni “ non solo giovano alla guarigione degli ammalati, ma per le particolari qualità delle acque calde offrono straordinariamente ristoro e distensione”. E testimonianze sulla loro attività e sul loro valore ci giungono dai numerosi viaggiatori che visitano e scrivono delle Eolie nel XVIII e XIX secolo da Houel (1778), a Dolomieu (1781), a Spallanzani (1788) fino a Luigi Salvatore d’Austria ( 1894). Ma quale la ragione di tanta virtù? “ Si tratta probabilmente – si legge nella relazione della società Chemgeo di Pisa che studiò il fenomeno nel 1997-98 per conto del Comune di Lipari – di acque meteoriche di 1 circolazione poco profonda che ricevono l’apporto di valori geotermici ricchi di gas acidi generati da ebollizione di liquidi geotermici profondi sottostanti”. Uno studio IASM del giugno 1978 ci dice che la composizione dell’acqua di San Calogero è simile alle acque termali di Ischia e Castellammare di Stabia. Allo stato di gas è composta da acido carbonico, azoto, ossigeno mentre le sostanze minerali contenute sono il bicarbonato di calcio, il bicarbonato di magnesio, il bicarbonato di ferro, il solfato di calcio, il solfato di potassio, il solfato di sodio, il cloruro di sodio, il cloruro di magnesio, il cloruro di alluminio. Vi si trovano anche acido silicico, silicati e materie organiche. Uno screening percentuale delle sostanze rinvenute dà il seguente prospetto. • Ossigeno 0,0037 • Azoto 0,0126 • Acido carbonico 0,2758 • Acido solforico 1,8842 • Acido silicico 0,0082 • Cloro 5,8630 • Calcio 0,5286 • Magnesio 0,3219 • Potassio 0,1092 • Sodio 2,7629 • Tracce di ferro, sostanze organiche ed allumina 9,7701 • • Acqua • TOTALE 990,2299 1000,0000 Importante in questa operazione è anche la temperatura dell’acqua che, all’emergenza della sorgente, ha subito una forte evoluzione nel tempo: da valori superiori a 90° C del 1872, a valori prossimi a 60° nel periodo 1906-1972, nel 1996 raggiungono i 47°. L’Amministrazione Comunale di Lipari insediatasi nel luglio del 1994 avvia fin dal novembre 1995 nell’ambito di un “Progetto di valorizzazione delle risorse termali dell’isola di Lipari” sulla natura, qualità e quantità di queste acque. Il primo passo era stata la ricerca compiuta dall’Università di Messina che definì l’ acqua in esame – secondo la legislazione italiana – “perenne, ipertermale, minerale, ipotonica, solfatobicarbonato-alcalino terrosa”. 2 3. Le indagini della Chemgeo. Le indagini della Chemgeo vengono effettuate dal 20 luglio al 6 ottobre del 1997 e pervengono ad alcune importanti conclusioni. L’obiettivo era l’individuazione, attorno alle emergenze di San Calogero e Fossa del Fuardo, di situazioni favorevoli al reperimento a bassa profondità di fluidi di bassa termalità (T<100°C) da utilizzare per usi balneo-terapici. In questa prospettiva l’insieme degli studi eseguiti (rilievo geo-vulcanologico, petrografico, stendimenti geoelettrici per esplorazione a bassa profondità e misura dei flussi CO2 dal suolo) e l’esame dei dati esistenti hanno fornito un quadro decisamente positivo. L’applicazione di tecniche geotermometriche suggerisce che i serbatoi di provenienza di queste acque hanno temperature confrontabili o poco superiori a quelle di emergenza, che sono per altro sufficienti per gli utilizzi previsti. Le osservazioni fatte del terreno indicano che la distribuzione di permeabilità nel sottosuolo della regione investigata è estremamente disomogenea. Da notare inoltre che lo sviluppo di fenomeni di argillificazione (caolinite, gesso e alunite) determina una sostanziale trasformazione dei litotipi primari in un “fango” decisamente impermeabile. Altrettanto impermeabili sono, nel loro insieme, i sedimenti lacustri, al disotto dei quali potrebbero localmente circolare fluidi di temperatura ben superiore ai 100°C. Nonostante il contesto geologico - idrogeologico del settore investigato sia decisamente favorevole al reperimento di fluidi termali per usi balneoterapici, è conveniente programmare ulteriori indagini di superficie prima di passare alla perforazione di pozzi esplorativi/produttivi per ridurre il rischio minerario che non può tuttavia essere mai azzerato. 4. Le indagini dell’Università di Napoli. Ma furono soprattutto le indagini dell’Università di Napoli Federico II ( indagine geoelettrica bidimensionale, di sismica e riflessione e di microgravimetria ) del 1998 che permisero di definire un vero e proprio sondaggio geotermico per verificare i risultati ottenuti dalle precedenti indagini scientifiche tutte effettuate dalla superficie. Lo scopo era quello di verificare, finalmente in maniera indiscutibile, la presenza o meno di fluidi 3 termali sfruttabili in modo economicamente vantaggioso e che permettano la riattivazione dell’impianto termale di San Calogero. I risultati ottenuti sono stati di notevole interesse, anche se, come era da aspettarsi, le difficoltà logistiche le notevoli asperità topografiche e la complicazione geometrica e fisica delle strutture del suolo, hanno lasciato ancora alcuni dubbi sulle situazioni reali che potranno essere chiarite da una successiva fase di indagini dirette mediante perforazioni. Nel nostro caso abbiamo a disposizione per l’area del Fuardo tre set di dati (geoelettrica, sismica e gravimetrica) e due set di dati nell’area delle terme di San Calogero (geoelettrica e gravimetrica). Per il Fuardo si può confermare una notevole alterazione idrotermale dei mezzi superficiali (da una quota compresa fra circa 50 e 100 m. s.l.m. – mediamente a circa 40 m. dal p.c.) e la presenza in profondità (da una quota compresa fra circa 0 e 60 m. s.l.m. – mediamente a circa 150 m. dal p.c.) di un orizzonte che potrebbe rappresentare un interessante serbatoio geotermico. Per l’area di San Calogero la situazione si è palesata articolata e complessa. I profili geoelettrico e gravimetrico sono stati effettuati a cavallo di un basso morfologico che secondo gli studi geologici rappresenterebbe una faglia. Si può da un lato confermare la presenza di risalita dei fluidi geotermici ed indicare inoltre che è altamente probabile che il volume di roccia interessata dalla presenza di tali fluidi sia molto ampio, tanto da poter anche indicare la possibilità di reperimento significativo in quest’area di acque termali attraverso opportune opere di drenaggio. 5. Il programma per riattivare le Terme Sulla base di questa ricerche l’Amministrazione comunale sul finire del 1999 stila un programma che dovrebbe portare a riattivare le Terme Il primo passo dopo la ricerca che si mette in calendario è il sondaggio con possibilità di prelievo di acqua alla superficie nella zona del Fuardo. Si vuole cioè verificare se la qualità delle acque di quest’area e compatibile con quella di San Calogero per poterle convogliare nelle terme visto che il flusso e il calore di quelle della fonte storica si è molto indebolita. Partire dal Fuardo è strategicamente importnate perché aggredire subito la fonte di San Calogero potrebbe avere come conseguenza l’interruzione del flusso e quindi perdere la concessione. 4 Viene valutato che il costo di questo sondaggio e di 300 milioni di lire e il finanziamento viene individuato fra le opere pubbliche del Patto Territoriale Isole Eolie che verrà finanziato nel 2002. Purtroppo nel giugno del 2001 era caduta l’Amministrazione che aveva promosso questa importante campagna di ricerche. La caduta dell’Amministrazione interrompe anche il programma che prevedeva altre due tappe. La prima consistente nelle opere di manutenzione straordinaria, restauro e messa in sicurezza della galleria drenante delle terme di San Calogero per aumentarne il flusso. La seconda il finanziamento del parco delle terme con concorrso di capitali pubblici e privati. Per questo il Parco viene inserito nel Progetto Ecosviluppo Eolie e gli vengono destinati 6 miliardi di lire. Soffermiamoci brevemente sulle opere relative alla fonte antica di San Calogero. Attualmente l’acqua termale fuoriesce alla temperatura di 47°C. e non supera i 20 l/min. L’attuale galleria ha una profondità, non verificata ma dedotta da una sommaria ispezione di un operaio, compresa tra i 10 e 14 m., una larghezza di circa 0,60 m. ed una altezza di circa 1 m. Da quanto è possibile riscontrare allo sbocco, l’acqua defluisce abbandonando lungo il suo percorso grandi quantità di sali (prevalentemente CaCO3) che probabilmente ne stanno cicatrizzando le vie di uscita. E’ stato presentato un progetto dalla Soc. PROGEMISA (Società Sarda Valorizzazione Georisorse) che ha ipotizzate le cause che potrebbero aver modificato la portata da 60 a 20 l/min. e cioè: un parziale crollo del cunicolo; un notevole aumento delle incrostazioni di sali diversi alla sorgente, con riduzione della fuoriuscita d’acqua; l’insieme delle condizioni precedenti. Una verifica puntuale delle cause, potrà aversi solo raggiungendo il punto di sorgente mediante una nuova galleria da scavarsi lateralmente. L’esecuzione di questo intervento, che non assicura in ogni caso l’aumento della portata, risulta indispensabile per chiarire lo stato della sorgente. Infatti se la diminuzione della portata è da imputarsi a cause naturali l’esecuzione di questo lavoro fornirebbe solo il vantaggio di poter accedere direttamente alla sorgente. 5. Le Terme nella storia. 5 Perché le Terme si chiamano di San Calogero? Questo Calogero ( il nome in greco vuol dire “bel vecchio”) fu un monaco eremita originario di Costantinopoli ( di Cartagine secondo un’altra versione) che nel 530 d.C. si stabilì nel luogo dove era la fonte e si mise a curare i malati, soprattutto quelli più poveri, effettuando anche molti miracoli ( nella Cattedrale di Lipari su un altare vi è un quadro che raffigura il santo monaco presso le terme che indica ad un gruppo di poveri sofferenti il re Teodorico che precipita nel cratere di Vulcano mentre, su una nuvola, Papa Gregorio Magno e Severino Boezio, osservano la scena ) . La tradizione vuole che questo santo eremita oltre che Lipari abbia frequentato anche Termini Imprese e Sciacca dove morì. Ma certo le Terme non risalgono al tempo di San Calogero. Proprio la stufa dove avvengono sudorazione ed inalazione, di fatto ancora in funzione, ci suggerisce quanto siano antiche giacché questo manufatto – secondo le deduzioni del prof. Bernabò Brea e della doss.ssa Cavalier sostenute da una campagna di scavi che iniziata nell’ottobre del 1984 si concluse di fatto solo nel 1993 - sarebbe una tholos greca costruita probabilmente dai greci che avevano frequenti rapporti con gli eoliani (gli eoli di occidente) come dimostrano gli scavi di Capo Graziano a Filicudi e gli altri di questo stesso periodo e cultura. Quindi la sua costruzione risalirebbe a prima del 1430 a.C. (164-168) e se i greci le sfruttarono con ogni probabilità erano conosciute e frequentate anche prima, forse fin dai primi insediamenti nella nostra isola. D’altronde tutta l’area limitrofa alla stufa è ricca di reperti archeologi, che ci dicono come la terme fu in uso anche lungo tutto il periodo romano. Parliamo dei reperti che si sono salvati soprattutto a seguito della prima grande ristrutturazione che risale al 1867 quando si costruì il primo stabilimento. Allora si demolirono completamente i resti delle costruzioni ricettive a valle della Tholos compresa quella cupoletta minore affiancata alla tholos che si vede a destra nel disegno che ci ha lasciato Houel e quindi è venuto meno ogni indizio per accertare l’età a cui potevano risalire. La stessa ultima trance della campagna di scavi, quella dei primi anni 90, portò alla luce, dietro alla tholos, proprio davanti alla balza da cui doveva sgorgare la sorgente, una grande piscina romana risalente al I e II secolo d.C. destinata bagni termali caldissimi. 6. Come si presentano oggi le Terme e le ristrutturazioni nel tempo. Chi visita oggi le Terme scorge a fianco alla tholos micenea, alla piscina romana e ad alcuni resti di vasche e canali che gli scavi hanno posto in luce, un grande edificio giallo e 6 bianco – un po’ pesante e realizzato con sfarzo di cemento armato - cioè lo stabilimento moderno, che risale agli ultimi anni ’80, e che ha sostituito ( attraverso una profonda ristrutturazione che ha salvato ben poco dell’edificio preesistente) una precedente costruzione, più snella ed aggraziata, progettata dall’Amministrazione Comunale del Sindaco Angelo Folgorio Paino ( 1865-66) e realizzata al tempo del sindaco Giuseppe Maggiore ( 1867-1870) che un suggestivo disegno di Luigi Salvatore D’Austria ci consegna immerso nel verde della valle. Sono le ultime trasformazioni di un paesaggio concentrato sull’utilizzo di queste acque con una sorgente collocata, come nel palmo di una mano, in una conca naturale dalle linee morbide ai piedi di una scarpata verde e avvolgente che declina su di un’ampia terrazza tettonica che corre verso il mare in cui improvvisamente sprofonda con un salto di una ventina di metri. E tutto intorno uno sfavillio di colori vivaci e cangianti con le stagioni: dal giovane fieno verde a quello giallo maturo, ai papaveri, alle ginestre, alle palme nane. E’ in questo scenario che, nel tempo, a fianco della sorgente, sorsero prima poche pietre, poi la tholos, poi la piscina romana, le vasche ed i canali, poi casupole medioevali ed infine, in modo più invasivo, in uno scenario ancora oggi pochissimo antropizzato, lo stabilimento del 1870 e quello più ingombrante degli anni ottanta del XX secolo. E soffermiamoci su questi ultimi due edifici. Il primo stabilimento del 1870 all’epoca del suo completamento – commenta la Greca nel suo libro – “ era considerata un’opera pregevole per l’assistenza medica prestata ai degenti ( antropeterapia, fangoterapia, idropinoterapia, controllo di medici specialisti) per i servizi offerti, ma soprattutto per l’efficacia terapeutica delle acque”. Nell’angolo sudest vi era un altro fabbricato – ora fatiscente – chiamato “ Casa dei Poveri” e composto di sei ambienti allineati con una terrazza aperta verso la via mulattiera che era l’unica strada di accesso alle terme. In esso si ospitavano gratuitamente durante la stagione di cura i poveri del paese quando lo stabilimento non aveva ancora il piano rialzato. Lo stabilimento vero e proprio era composto di 12 stanze per alloggio collocate su due piani di cui due adibite alla beneficenza, un ampia terrazza, acqua potabile che veniva prelevata da una cisterna, una cappella interna, corridoi che rendevano le stanze di alloggi ed i bagni indipendenti, sei vasche per bagni e fangature. Ma se nel 1870 l’opera era “pregevole” , via via che il tempo passava e le strutture si deterioravano, che crescevano le esigenze, che emergevano nuove norme sull’igiene e la salute, ecc. ecc. questo pregio si appannava fino a svanire del tutto. 7 Già nel 1906 quando prende il via la gestione privata forse più intraprendente e lungimirante che le Terme di San Calogero abbiano conosciuta, quella della ditta Mancuso-Esposito, alcune importanti opere di ristrutturazione ed ammodernamento apparivano urgenti. Ampliamento dello stabilimento, ma anche un po’ di eleganza e comodità, trasformazione delle vasche, impianto di una sala per l’elettroterapia, ecc. ecc. Alcune opere si faranno ma ciò non ostante alla fine della concessione nel 1931 il fabbricato si presenterà fortemente danneggiato anche per gli effetti del terremoto del 1908. Comunque ancora il 7 settembre 1933 l’ufficiale sanitario darà parere favorevole alla riapertura. Ma il 31 ottobre 1951 l’Alto Commissario per l’igiene e la sanità ritiene che l’autorizzazione non possa più essere concessa per tutta una serie di ragioni come la mancanza di una adeguata fognatura, insufficienza dell’acqua che viene sollevata dalla cisterna con pompa a mano, impoverimento dei suoi costituenti salini disciolti dell’acqua termale durante il trasferimento per l’utilizzo, mancanza delle analisi batteriologice, ecc . Dal 1951 questa pratica rimane sospesa fino al 3 agosto 1965 quando l’Ufficio del Medico Provinciale di Messina scrive al Sindaco di Lipari dicendo di avere visitato “lo pseudo stabilimento” e di essersi reso conto che bisogna riprendere la pratica per l’autorizzazione all’utilizzazione delle acque per bagni e fanghi. Ma per far questo l’amministrazione dovrebbe andare incontro “a spese di una certa entità”…. Nel corso del 1964 viene completata la rotabile di collegamento fra Pianoconte e S.Calogero per cui risulterà più semplice accedervi e quindi si realizza una delle due premesse giudicate necessarie da chi negli anni 50 aveva (il prof. Felice Cavallaio, il giornalista Enrico Belletti, ed altri) auspicato un vero lancio delle terme. La seconda premessa era l’ampliamento, ristrutturazione e riqualificazione dello stabilimento. Ma se il primo progetto di ampliamento e riqualificazione è presentato dal Comune di Lipari all’Assessorato Turismo della Regione Siciliana il 26 maggio 1969 ottenendo un finanziamento nettamente insufficiente: a fronte di una somma richiesta di 200 milioni di lire ne vengono deliberati solo 50; quello decisivo che poi andrà in porto verrà deliberato dalla Giunta comunale, Sindaco dott. Tommaso Carnevale, solo nel 1981. Progettista arch. Francesco D’Asaro di Roma sulla base di uno studio di fattibilità dell’ing. Benito Trani di Barano d’Ischia. Anche qui la somma stanziata di 1 miliardo di lire è nettamente inferiore all’occorrente, ma questa volta l’Amministrazione decide comunque di avviare i lavori operando un primo stralcio esecutivo e sperando in un ulteriore finanziamento in corso d’opera. Finanziamento che giungerà nel 1988 anche se risulterà ancora 8 insufficiente lasciando opere non realizzate per 700 milioni di lire come preciserà la relazione del direttore dei lavori, ing. Bertino, quando nel 1994 consegnerà i lavori al Comune. Comunque le opere realizzate nel corso di questi dieci anni di lavoro sono consistiti: - nell’ampliamento della struttura lato monte per il servizio di trasporto dei materiali fangosi e di tutti quelli occorrenti per il funzionamento dell’impianto; - sistemazione complessiva di 32 stanze di cura arredate di impianti idrici, elettrici e di riscaldamento; - una vasca di decantazione per il trattamento dei fanghi con acqua termale; - una vasca per terapia di idromassaggio; - una terza cisterna di mc. 50 che porta l’acqua disponibile a 150mc. - costruzione all’ingresso – ed è certo l’opera più contestata ed architettonicamente discutibile - di un ponte in cemento armato di collegamento con la strada principale che non può essere visto come superamento delle barriere architettoniche perché vi si accede attraverso alcuni gradini; - realizzazione di due ascensori; - rifacimento di tutti gli infissi. Quando nel corso della seconda metà degli anni 90 si affronterà il tema del completamento dello stabilimento nel quadro di un parco del termalismo il costo previsto sarà di molto superiore ai 700 milioni previsti e l’opera verrà iscritta del Piano di ecosviluppo delle Eolie che le Amministrazioni comunali di Lipari e Salina presenteranno al Ministero dell’Ambiente ed alla Regione Sicilia. Ma il problema che allora si apre non è solo quello del completamento dell’opera ma ancora prima e di più di quello che di essa si intende fare visto che alcuni studi di fattibilità sottolineano più problemi che potenzialità sia per i dubbi sulla consistenza della vena acquifera ma soprattutto per la distanza delle Terme d’abitato e quindi dalle strutture ricettive. 7. Lo sfruttamento delle acque. Uno dei punti forti dell’immaginario collettivo riguardante le terme è che esse possono rappresentare una impresa di grande ritorno economico per le nostre isole. Probabilmente in una visione globale dello sviluppo eoliano e grazie ad un piano integrato di opere questo potrebbe essere anche vero. Purtroppo quello che emerge dalla storia è che a 9 partire dal 1872 anno in cui iniziarono ad operare, fino al 1975, anno della loro chiusura definitiva, esse non hanno mai avuto un grande sviluppo ed economicamente sono risultate sempre in perdita. Si parte subito con la gestione diretta da parte del Comune ma quando nel 1879 fu dato in gestione al dott. Francesco Genovesi di Messina per dieci anni si dice che questo deve servire al loro “rilancio”, segno che la gestione lasciava a desiderare. Genovese mantiene la gestione per circa otto anni ma è costretto a rinunciare prima della scadenza visto che le entrate non coprivano le spese. Si apre un contenzioso giudiziario fra il privato e il Comune che durerà alcuni anni ed intanto le Terme tornano alla gestione diretta. Con atto dell’8 maggio 1892 si da il via ad una nuova gestione in concessione. Concessionaria la signora Giovanna D’Amico vedova Picone per una durata di sette anni ed un canone di lire 300 annuo per i primi due e di 350 per i successivi. Anche questa esperienza non avrà fortuna e si concluderà a fine 1893 e anch’essa con strascichi giudiziari. Le Terme rimangono chiuse nel 1894 e 1895 e riapriranno, nuovamente a gestione diretta nel giugno del 1896. Ma anche la gestione diretta non è remunerativa, infatti nel quinquennio 1900-1905 si ha una perdita complessiva di 387,86 lire. L’unica nota positiva sembra essere quella che nel 1903 il Comune realizza quel manifesto che pubblicizza le terme che ha ormai un significato storico e che è meglio conosciuto forse nella edizione del 1906 effettuata dai concessionari Mancuso ed Esposito. I Farmacisti Luigi Mancuso e Nunzio Esposito avevano chiesto infatti, nei primi mesi del 1905, la cessione dello stabilimento in locazione con trattativa privata. La concessione sarebbe durata 30 anni con canoni variabili nel tempo e cioè dalla gratuità del primo decennio alle 110 lire annue del sesto quinquennio. La gratuità iniziale si giustifica con l’impegno dei concessionari di fare importanti opere di ampliamento e riqualificazione. Il loro periodo non fu un periodo tranquillo se si pensa che il 28 dicembre 1908 vi è il drammatico terremoto di Messina, che dal 1915 al 1918 imperversa la prima guerra mondiale a cui segue la crisi del dopoguerra e la grande depressione. Così già nel 1921 i concessionari cercano di rescindere il contratto. Rescissione che non va a buon fine mentre si apre una lunga fase di declino che porta ad una chiusura amara per il dott. Mancuso che aveva affrontato l’esperienza con entusiasmo. Nel 1931 lo stabilimento ritorna nella disponibilità del Comune. Dal 1931 al 1933 rimarrà chiuso per lavori di ristrutturazioni giacché era stato restituito in condizioni di precarietà. Nel 1934 il Comune organizza e pubblicizza la stagione termale ma intanto 10 scade la concessione governativa per una tardiva presentazione della domanda di rinnovo e le terme chiudono forzatamente. Una chiusura che, forse anche a causa della guerra, si protrarrà fino a tutto il 1945 quando con decreto del Ministero dell’Industria e Commercio la concessione verrà rinnovata. Si ripartirà con la gestione diretta l’1 luglio 1947. Da allora si opererà per stagioni termali di 92 giorni dall’1 luglio al 30 settembre di ogni anno con gestione autorizzata dal prefetto di Messina e affidata all’Ufficio Ragioneria del Comune operante al di fuori del circuito legato alle convenzioni con Enti Pubblici. Vi lavorano 4/5 unità. I pazienti raggiungono la cifra massima di 150 persone. La chiusura definitiva ( almeno sino ad ora) delle Terme avverrà, abbiamo detto, nel 1975 ma più che di chiusura bisognerebbe parlare di abbandono tanto che l’impianto viene utilizzato per alcuni anni come bivacco da parte di gruppi di turisti mentre nel 1978 l’Amministrazione vi collocherà alcuni terremotati che avevano le abitazioni pericolanti. 8. La suggestione del Museo delle Terme Gran parte della documentazione che abbiamo presentata è tratta dal meritorio libro del dott. Giuseppe La Greca, Le terme di San Calogero (Giovanni Iacolino Editore). Questo libro si chiude con un capitolo che avanza una tesi sul futuro di questo sito, dello stabilimento, delle strutture archeologiche e dell’intero paesaggio che lo racchiude. La Greca si mostra scettico sul riproporre il parco termale. L’assenza della struttura alberghiera infatti fa di San Calogero una struttura fortemente ridimensionata nelle prospettive. Né è pensabile che esse si possano realizzare nelle vicinanze visto il PTP delle Eolie. Inoltre vi è il problema dell’acqua che negli ultimi centoventi anni ha subito una lenta e continua diminuzione della portata e della temperatura della sorgente. Della temperatura abbiamo detto, la portata è passata dai 60 l/min. agli attuali 20 l/min. Questo processo potrebbe non conciliarsi con un flusso di utenza che indubbiamente dovrà essere di molto superiore a quello degli anni 50 e 60 che raggiungevano al massimo la quota di 150 a stagione. Da qui l’ipotesi di realizzare in quel posto e con le strutture un “Museo delle Terme”. Un Museo delle terme composto da stanze, camere e gallerie che espongono riproduzioni di codici miniati, pitture, incisioni, fotografie, documenti e testimonianze sulla storia delle Terme di Lipari e dell’Italia in genere, affiancato da una mostra permanente fotografica, documentale e materiale dell’arte e delle tradizioni contadine dell’isola di 11 Lipari. Un struttura unica in Sicilia e nell’intera Italia Meridionale. Una proposta di grande interesse che forse però non deve essere vista come una soluzione esclusiva ma potrebbe essere integrata con altre possibilità: centro di manifestazioni culturali, di attività ricreative e sportive collegata ad attività di ristoro ed ancora come centro di benessere fisico, psicologico e mentale passando dai servizi termali resi a persone bisognose di cure a servizi per persone sane che hanno tempo, voglia e risorse da impiegare nella cura della propria immagine e della propria salute. 9. L’ipotesi del centro benessere. L’ipotesi è quella di creare a fianco al Museo delle Terme un grande parco che si staglia sul mare, che comprende oltre l’area San Calogero anche la valle del Fuardo, ove sono inseriti in modo sinergico il polo Benessere e Bellezza ed il polo Salute. ( L’ipotesi del “centro benessere” è ricavato da uno studio di Domenico Giacomantonio del 30 agosto 1999 ( allora Amministratore delegato delle Terme di Fiuggi , dal titolo “Il grande parco di San Calogero ovvero un centro termale alle soglie del terzo millennio). I due poli sono collegati fra loro da un percorso coperto e protetto in modo da renderlo fruibile tutto l’anno. Intorno saranno create una serie di piazze-solarium panoramiche su più livelli differenziati, piazze come luoghi di socialità ed incontro con vista panoramica sul circondario che permettano di spaziare con gli occhi a 360°. In quest’ambiente è inserito il grande minigolf, zone d’intrattenimento all’aperto e da ballo, sistemazione di percorsi sportivi, parco dei bambini e ragazzi e così via. Conclude tutto ciò un ingresso scenografico che completi quest’ambiente di grande fascino paesaggistico. Siccome uno dei problemi più seri è di ridurre l’impatto ambientale il polo benessere e bellezza che comporta l’attuazione di piscine al chiuso ed all’aperto si ipotizza come struttura realizzata totalmente fuori terra e, che, per la parte al chiuso sarà successivamente interrata con un’opera di attenta modellazione del riporto del terreno. Queste zone saranno ricoperte di verde, di fiori e piante in modo da ottenere un ambiente quanto mai curato e di grande fascino e presa sugli ospiti e sui visitatori. Il complesso deve essere in grado di accogliere contemporaneamente almeno 300 persone, ma dato che in acqua a 36° si può stare al massimo 20 minuti, la presenza giornaliera può essere assai elevata. 12 Si rende opportuno fare una più precisa puntualizzazione dei due poli: a) I servizi comuni: ingresso - mercato, spogliatoio e vestibolo Si accede attraverso un ingresso dove è pagato un ticket per accedere ai servizi generali e dove è consegnata la “mise” (accappatoio, asciugamano e ciabatte) del club del centro per chi è iscritto. Qui si ricevono tutti gli ospiti (in questo locale possono essere acquistati prodotti cosmetici ed altri del centro) che sono indirizzati agli spogliatoi (dove lasciano in appositi armadietti gli abiti normali per vestire il costume da bagno, l’accappatoio, le ciabatte e prendere l’asciugamano) o al centro salute. Si abbandona l’usuale per la novità ed il relax in ambito terapeutico termale. b) L’area Benessere e Bellezza All’interno dell’area Benessere e Bellezza troviamo una serie diversificata di ambienti e luoghi attrezzati organizzati in modo da poter essere distinti e separati tra loro ma contigui, percepibili e fruibili sia singolarmente sia in rapida successione gli uni agli altri. E’ una struttura che non può non colpire l’ospite per la classicità dell’architettura, il sapiente uso dei materiali in pietra lavica, lavorati e trattati in maniera diversa a secondo dell’uso che n’è fatto. La semplicità, la purezza geometrica delle forme, il carattere severo legato all’eleganza del progettato, che contempla tutti i manufatti, deve trasmettere al visitatore la sensazione di trovarsi in un ambiente di raffinata cultura termale. Un’architettura che nasce dal silenzio, dall’esigenza di bagnarsi, di lavarsi, di rilassarsi; dalla necessità di un contatto fra corpo ed acqua, che si sposa con il riposo e la meditazione. Sono stati individuati i seguenti servizi: Bar – Tisaneria, Bagno turco, Sauna romana. Le strutture necessarie sono: • Vasca centrale grande con acqua a 36°C in inverno e 30° C in estate; • Vasca calda con acqua a 42°C; • Vasca fredda con acqua a 14°; • Vasca con fiori o erbe officinali - acqua a 30°C; • Vasca con acqua arricchita (magnesio, selenio,…) 30°C; 13 • Stanza nel buio con suoni per il relax. Il centro offre luoghi e spazi differenziati in modo da rendere l’accesso non solo al singolo ma anche al nucleo, alla famiglia. La superficie complessiva delle vasche è di circa 500 mq. All’esterno, oltre la grande vasca termale che fuoriesce, ampie zone a relax e solarium sono ad integrazione di analoghi spazi all’interno, posti in prossimità di ampi squarci vetrati sul paesaggio. c) L’area Salute Il centro salute è ubicato nello stabilimento termale di San Calogero. Si accede attraverso un ingresso comune di accoglienza, informazione per la “remise en forme” dell’Ospite. Sono stati individuati i seguenti ambienti ove si evidenzia oltre l’impostazione centrale fisico-estetica anche la ricerca di migliorare, attraverso l’opera qualificata di medici, operatori specialistici e tecnici di grande abilità, la qualità della vita e lo star bene con se stessi. • Bar – Tisaneria / Ristoro dietetico • Direzione, segreteria ed amministrazione • Studi medici • Biblioteca – sala lettura, aula didattica e videoteca • Locali per cosmetica estetica applicata • Relax – lettini • Training autogeno • Fisioterapia estetica • Fangature • Massaggi • Idromassaggi • Talassoterapia • Nebulizzazioni, inalazioni ed aerosol terapia • Trattamenti per cure specialistiche • Laboratorio per analisi automatizzate 14 La polifunzionalità è in estrema sintesi la carta vincente dell’operazione. Il nuovo Parco termale produrrà il prolungamento della stagione turistica a tutto l’anno con un migliore sfruttamento degli impianti delle strutture termali unitamente alle strutture turistico-ricettive. Si può aggiungere che la filosofia che sta alla base del progetto è quella di offrire, all’interno di una ritrovata cultura del termalismo, una serie di ambiti e luoghi diversi e sinergici tra loro ove si potranno sperimentare modi e metodi per far ritrovare ad ogni singolo Ospite la bellezza come sinonimo di salute ed ai Visitatori un centro di altissimo livello. 15