DOSSIER : Le Terme di San Calogero

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DOSSIER : Le Terme di San Calogero
DOSSIER : Le Terme di San Calogero
1.
Premessa.
Credo che non ci sia tema più presente nell’immaginario dell’eoliano ed in particolare del
liparese delle Terme di San Calogero. Tutti ne parlano, tutti ne auspicano la riapertura e la
valorizzazione, pochi però conoscono la realtà delle cose.
Parlare di Terme di San Calogero evoca nell’eoliano, da una parte il mito della fonte
miracolosa dove, quando era in funzione, ci si andava a curare “ piegati in due dall’artrosi
e si usciva risanati”; dall’altra la speranza di un richiamo forte per il turismo e la sua
destagionalizzazione con la creazione di un centro di interesse quale il termalismo capace
di operare tutto l’anno e utile per curare non solo i dolori articolari ma anche la pelle, le
malattie della respirazione e con un’acqua dotata persino di virtù minerarie se – come
osserva il prof. Arrosto in una perizia del 1872 che doveva servire insieme ad un’altra
affidata al dott. Giuseppe Cincotta di Lipari ad accreditare scientificamente le virtù
offerte dal nuovo stabilimento – l’ingestione di più bicchieri “ muove l’appetito, eccita la
secrezione urica e le evacuazioni alvine”. Già nel 1694 il Campis – appoggiandosi ad una
relazione del dottor fisico Alessandro Canali - scrive che grazie a queste acque si sono
vedute guarire “ sordità cagionate da umori frigidi, discensi di testa, convulsioni canine,
parelisie, strettezza di petto, asme, stati ipocondriaci, debolezza di stomaco, sciatiche,
podagre, chiragre, piaghe di morbo gallico, stupidità di nervi e gamme, e mille altri mali i
quali travagliano il corpo” .
2.
Natura e qualità delle acque.
Dei benefici effetti delle Terme di San Calogero se ne parla fin dall’antichità. Diodoro
Siculo nel 50 a.C. afferma che questi bagni “ non solo giovano alla guarigione degli
ammalati, ma per le particolari qualità delle acque calde offrono straordinariamente
ristoro e distensione”. E testimonianze sulla loro attività e sul loro valore ci giungono dai
numerosi viaggiatori che visitano e scrivono delle Eolie nel XVIII e XIX secolo da Houel
(1778), a Dolomieu (1781), a Spallanzani (1788) fino a Luigi Salvatore d’Austria ( 1894).
Ma quale la ragione di tanta virtù?
“ Si tratta probabilmente – si legge nella relazione della società Chemgeo di Pisa che
studiò il fenomeno nel 1997-98 per conto del Comune di Lipari – di acque meteoriche di
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circolazione poco profonda che ricevono l’apporto di valori geotermici ricchi di gas acidi
generati da ebollizione di liquidi geotermici profondi sottostanti”.
Uno studio IASM del giugno 1978 ci dice che la composizione dell’acqua di San
Calogero è simile alle acque termali di Ischia e Castellammare di Stabia. Allo stato di gas
è composta da acido carbonico, azoto, ossigeno mentre le sostanze minerali contenute
sono il bicarbonato di calcio, il bicarbonato di magnesio, il bicarbonato di ferro, il solfato
di calcio, il solfato di potassio, il solfato di sodio, il cloruro di sodio, il cloruro di
magnesio, il cloruro di alluminio. Vi si trovano anche acido silicico, silicati e materie
organiche.
Uno screening percentuale delle sostanze rinvenute dà il seguente prospetto.
• Ossigeno
0,0037
• Azoto
0,0126
• Acido carbonico
0,2758
• Acido solforico
1,8842
• Acido silicico
0,0082
• Cloro
5,8630
• Calcio
0,5286
• Magnesio
0,3219
• Potassio
0,1092
• Sodio
2,7629
• Tracce di ferro, sostanze organiche ed allumina
9,7701
•
• Acqua
• TOTALE
990,2299
1000,0000
Importante in questa operazione è anche la temperatura dell’acqua che, all’emergenza
della sorgente, ha subito una forte evoluzione nel tempo: da valori superiori a 90° C del
1872, a valori prossimi a 60° nel periodo 1906-1972, nel 1996 raggiungono i 47°.
L’Amministrazione Comunale di Lipari insediatasi nel luglio del 1994 avvia fin dal
novembre 1995 nell’ambito di un “Progetto di valorizzazione delle risorse termali
dell’isola di Lipari” sulla natura, qualità e quantità di queste acque. Il primo passo era
stata la ricerca compiuta dall’Università di Messina che definì l’ acqua in esame –
secondo la legislazione italiana – “perenne, ipertermale, minerale, ipotonica, solfatobicarbonato-alcalino terrosa”.
2
3.
Le indagini della Chemgeo.
Le indagini della Chemgeo vengono effettuate dal 20 luglio al 6 ottobre del 1997 e
pervengono ad alcune importanti conclusioni.
L’obiettivo era l’individuazione, attorno alle emergenze di San Calogero e Fossa del
Fuardo, di situazioni favorevoli al reperimento a bassa profondità di fluidi di bassa
termalità (T<100°C) da utilizzare per usi balneo-terapici.
In questa prospettiva l’insieme degli studi eseguiti (rilievo geo-vulcanologico,
petrografico, stendimenti geoelettrici per esplorazione a bassa profondità e misura dei
flussi CO2 dal suolo) e l’esame dei dati esistenti hanno fornito un quadro decisamente
positivo.
L’applicazione di tecniche geotermometriche suggerisce che i serbatoi di provenienza di
queste acque hanno temperature confrontabili o poco superiori a quelle di emergenza, che
sono per altro sufficienti per gli utilizzi previsti.
Le osservazioni fatte del terreno indicano che la distribuzione di permeabilità nel
sottosuolo della regione investigata è estremamente disomogenea.
Da notare inoltre che lo sviluppo di fenomeni di argillificazione (caolinite, gesso e
alunite) determina una sostanziale trasformazione dei litotipi primari in un “fango”
decisamente impermeabile.
Altrettanto impermeabili sono, nel loro insieme, i sedimenti lacustri, al disotto dei quali
potrebbero localmente circolare fluidi di temperatura ben superiore ai 100°C.
Nonostante il contesto geologico - idrogeologico del settore investigato sia decisamente
favorevole al reperimento di fluidi termali per usi balneoterapici, è conveniente
programmare ulteriori indagini di superficie prima di passare alla perforazione di pozzi
esplorativi/produttivi per ridurre il rischio minerario che non può tuttavia essere mai
azzerato.
4.
Le indagini dell’Università di Napoli.
Ma furono soprattutto le indagini dell’Università di Napoli Federico II
( indagine
geoelettrica bidimensionale, di sismica e riflessione e di microgravimetria ) del 1998 che
permisero di definire un vero e proprio sondaggio geotermico per verificare i risultati
ottenuti dalle precedenti indagini scientifiche tutte effettuate dalla superficie. Lo scopo
era quello di verificare, finalmente in maniera indiscutibile, la presenza o meno di fluidi
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termali sfruttabili in modo economicamente vantaggioso e che permettano la riattivazione
dell’impianto termale di San Calogero.
I risultati ottenuti sono stati di notevole interesse, anche se, come era da aspettarsi, le
difficoltà logistiche le notevoli asperità topografiche e la complicazione geometrica e
fisica delle strutture del suolo, hanno lasciato ancora alcuni dubbi sulle situazioni reali
che potranno essere chiarite da una successiva fase di indagini dirette mediante
perforazioni.
Nel nostro caso abbiamo a disposizione per l’area del Fuardo tre set di dati (geoelettrica,
sismica e gravimetrica) e due set di dati nell’area delle terme di San Calogero
(geoelettrica e gravimetrica).
Per il Fuardo si può
confermare una notevole alterazione idrotermale dei mezzi
superficiali (da una quota compresa fra circa 50 e 100 m. s.l.m. – mediamente a circa 40
m. dal p.c.) e la presenza in profondità (da una quota compresa fra circa 0 e 60 m. s.l.m. –
mediamente a circa 150 m. dal p.c.) di un orizzonte che potrebbe rappresentare un
interessante serbatoio geotermico.
Per l’area di San Calogero la situazione si è palesata articolata e complessa. I profili
geoelettrico e gravimetrico sono stati effettuati a cavallo di un basso morfologico che
secondo gli studi geologici rappresenterebbe una faglia.
Si può da un lato confermare la presenza di risalita dei fluidi geotermici ed indicare
inoltre che è altamente probabile che il volume di roccia interessata dalla presenza di tali
fluidi sia molto ampio, tanto da poter anche indicare la possibilità di reperimento
significativo in quest’area di acque termali attraverso opportune opere di drenaggio.
5.
Il programma per riattivare le Terme
Sulla base di questa ricerche l’Amministrazione comunale sul finire del 1999 stila un
programma che dovrebbe portare a riattivare le Terme
Il primo passo dopo la ricerca che si mette in calendario è il sondaggio con possibilità di
prelievo di acqua alla superficie nella zona del Fuardo. Si vuole cioè verificare se la
qualità delle acque di quest’area e compatibile con quella di San Calogero per poterle
convogliare nelle terme visto che il flusso e il calore di quelle della fonte storica si è
molto indebolita. Partire dal Fuardo è strategicamente importnate perché aggredire subito
la fonte di San Calogero potrebbe avere come conseguenza l’interruzione del flusso e
quindi perdere la concessione.
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Viene valutato che il costo di questo sondaggio e di 300 milioni di lire e il finanziamento
viene individuato fra le opere pubbliche del Patto Territoriale Isole Eolie che verrà
finanziato nel 2002. Purtroppo nel giugno del 2001 era caduta l’Amministrazione che
aveva promosso questa importante campagna di ricerche.
La caduta dell’Amministrazione interrompe anche il programma che prevedeva altre due
tappe. La prima consistente nelle opere di manutenzione straordinaria, restauro e messa in
sicurezza della galleria drenante delle terme di San Calogero per aumentarne il flusso.
La seconda il finanziamento del parco delle terme con concorrso di capitali pubblici e
privati. Per questo il Parco viene inserito nel Progetto Ecosviluppo Eolie e gli vengono
destinati 6 miliardi di lire.
Soffermiamoci brevemente sulle opere relative alla fonte antica di San Calogero.
Attualmente l’acqua termale fuoriesce alla temperatura di 47°C. e non supera i 20 l/min.
L’attuale galleria ha una profondità, non verificata ma dedotta da una sommaria ispezione
di un operaio, compresa tra i 10 e 14 m., una larghezza di circa 0,60 m. ed una altezza di
circa 1 m.
Da quanto è possibile riscontrare allo sbocco, l’acqua defluisce abbandonando lungo il
suo percorso grandi quantità di sali (prevalentemente CaCO3) che probabilmente ne
stanno cicatrizzando le vie di uscita.
E’ stato presentato un progetto dalla Soc. PROGEMISA (Società Sarda Valorizzazione
Georisorse) che ha ipotizzate le cause che potrebbero aver modificato la portata da 60 a
20 l/min. e cioè: un parziale crollo del cunicolo; un notevole aumento delle incrostazioni
di sali diversi alla sorgente, con riduzione della fuoriuscita d’acqua; l’insieme delle
condizioni precedenti.
Una verifica puntuale delle cause, potrà aversi solo raggiungendo il punto di sorgente
mediante una nuova galleria da scavarsi lateralmente. L’esecuzione di questo intervento,
che non assicura in ogni caso l’aumento della portata, risulta indispensabile per chiarire lo
stato della sorgente.
Infatti se la diminuzione della portata è da imputarsi a cause naturali l’esecuzione di
questo lavoro fornirebbe solo il vantaggio di poter accedere direttamente alla sorgente.
5. Le Terme nella storia.
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Perché le Terme si chiamano di San Calogero? Questo Calogero ( il nome in greco vuol
dire “bel vecchio”) fu un monaco eremita originario di Costantinopoli ( di Cartagine
secondo un’altra versione) che nel 530 d.C. si stabilì nel luogo dove era la fonte e si mise
a curare i malati, soprattutto quelli più poveri, effettuando anche molti miracoli ( nella
Cattedrale di Lipari su un altare vi è un quadro che raffigura il santo monaco presso le
terme che indica ad un gruppo di poveri sofferenti il re Teodorico che precipita nel cratere
di Vulcano mentre, su una nuvola, Papa Gregorio Magno e Severino Boezio, osservano la
scena ) . La tradizione vuole che questo santo eremita oltre che Lipari abbia frequentato
anche Termini Imprese e Sciacca dove morì.
Ma certo le Terme non risalgono al tempo di San Calogero. Proprio la stufa dove
avvengono sudorazione ed inalazione, di fatto ancora in funzione, ci suggerisce quanto
siano antiche giacché questo manufatto – secondo le deduzioni del prof. Bernabò Brea e
della doss.ssa Cavalier sostenute da una campagna di scavi che iniziata nell’ottobre del
1984 si concluse di fatto solo nel 1993 - sarebbe una tholos greca costruita probabilmente
dai greci che avevano frequenti rapporti con gli eoliani (gli eoli di occidente) come
dimostrano gli scavi di Capo Graziano a Filicudi e gli altri di questo stesso periodo e
cultura. Quindi la sua costruzione risalirebbe a prima del 1430 a.C. (164-168) e se i greci
le sfruttarono con ogni probabilità erano conosciute e frequentate anche prima, forse fin
dai primi insediamenti nella nostra isola.
D’altronde tutta l’area limitrofa alla stufa è ricca di reperti archeologi, che ci dicono come
la terme fu in uso anche lungo tutto il periodo romano. Parliamo dei reperti che si sono
salvati soprattutto a seguito della prima grande ristrutturazione che risale al 1867 quando
si costruì il primo stabilimento. Allora si demolirono completamente i resti delle
costruzioni ricettive a valle della Tholos compresa quella cupoletta minore affiancata alla
tholos che si vede a destra nel disegno che ci ha lasciato Houel e quindi è venuto meno
ogni indizio per accertare l’età a cui potevano risalire.
La stessa ultima trance della campagna di scavi, quella dei primi anni 90, portò alla luce,
dietro alla tholos, proprio davanti alla balza da cui doveva sgorgare la sorgente, una
grande piscina romana risalente al I e II secolo d.C. destinata bagni termali caldissimi.
6.
Come si presentano oggi le Terme e le ristrutturazioni nel tempo.
Chi visita oggi le Terme scorge a fianco alla tholos micenea, alla piscina romana e ad
alcuni resti di vasche e canali che gli scavi hanno posto in luce, un grande edificio giallo e
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bianco – un po’ pesante e realizzato con sfarzo di cemento armato - cioè lo stabilimento
moderno, che risale agli ultimi anni ’80, e che ha sostituito ( attraverso una profonda
ristrutturazione che ha salvato ben poco dell’edificio preesistente) una precedente
costruzione, più snella ed aggraziata, progettata dall’Amministrazione Comunale del
Sindaco Angelo Folgorio Paino ( 1865-66) e realizzata al tempo del sindaco Giuseppe
Maggiore ( 1867-1870) che un suggestivo disegno di Luigi Salvatore D’Austria ci
consegna immerso nel verde della valle.
Sono le ultime trasformazioni di un paesaggio concentrato sull’utilizzo di queste acque
con una sorgente collocata, come nel palmo di una mano, in una conca naturale dalle
linee morbide ai piedi di una scarpata verde e avvolgente che declina su di un’ampia
terrazza tettonica che corre verso il mare in cui improvvisamente sprofonda con un salto
di una ventina di metri. E tutto intorno uno sfavillio di colori vivaci e cangianti con le
stagioni: dal giovane fieno verde a quello giallo maturo, ai papaveri, alle ginestre, alle
palme nane. E’ in questo scenario che, nel tempo, a fianco della sorgente, sorsero prima
poche pietre, poi la tholos, poi la piscina romana, le vasche ed i canali, poi casupole
medioevali ed infine, in modo più invasivo, in uno scenario ancora oggi pochissimo
antropizzato, lo stabilimento del 1870 e quello più ingombrante degli anni ottanta del XX
secolo. E soffermiamoci su questi ultimi due edifici.
Il primo stabilimento del 1870 all’epoca del suo completamento – commenta la Greca nel
suo libro – “ era considerata un’opera pregevole per l’assistenza medica prestata ai
degenti ( antropeterapia, fangoterapia, idropinoterapia, controllo di medici specialisti) per
i servizi offerti, ma soprattutto per l’efficacia terapeutica delle acque”. Nell’angolo sudest vi era un altro fabbricato – ora fatiscente – chiamato “ Casa dei Poveri” e composto di
sei ambienti allineati con una terrazza aperta verso la via mulattiera che era l’unica strada
di accesso alle terme. In esso si ospitavano gratuitamente durante la stagione di cura i
poveri del paese quando lo stabilimento non aveva ancora il piano rialzato.
Lo stabilimento vero e proprio era composto di 12 stanze per alloggio collocate su due
piani di cui due adibite alla beneficenza, un ampia terrazza, acqua potabile che veniva
prelevata da una cisterna, una cappella interna, corridoi che rendevano le stanze di alloggi
ed i bagni indipendenti, sei vasche per bagni e fangature.
Ma se nel 1870 l’opera era “pregevole” , via via che il tempo passava e le strutture si
deterioravano, che crescevano le esigenze, che emergevano nuove norme sull’igiene e la
salute, ecc. ecc. questo pregio si appannava fino a svanire del tutto.
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Già nel 1906 quando prende il via la gestione privata forse più intraprendente e
lungimirante che le Terme di San Calogero abbiano conosciuta, quella della ditta
Mancuso-Esposito,
alcune importanti opere di ristrutturazione ed ammodernamento
apparivano urgenti. Ampliamento dello stabilimento, ma anche un po’ di eleganza e
comodità, trasformazione delle vasche, impianto di una sala per l’elettroterapia, ecc. ecc.
Alcune opere si faranno ma ciò non ostante alla fine della concessione nel 1931 il
fabbricato si presenterà fortemente danneggiato anche per gli effetti del terremoto del
1908.
Comunque ancora il 7 settembre 1933 l’ufficiale sanitario darà parere favorevole alla
riapertura. Ma il 31 ottobre 1951 l’Alto Commissario per l’igiene e la sanità ritiene che
l’autorizzazione non possa più essere concessa per tutta una serie di ragioni come la
mancanza di una adeguata fognatura, insufficienza dell’acqua che viene sollevata dalla
cisterna con pompa a mano, impoverimento dei suoi costituenti salini disciolti dell’acqua
termale durante il trasferimento per l’utilizzo, mancanza delle analisi batteriologice, ecc .
Dal 1951 questa pratica rimane sospesa fino al 3 agosto 1965 quando l’Ufficio del
Medico Provinciale di Messina scrive al Sindaco di Lipari dicendo di avere visitato “lo
pseudo stabilimento” e di essersi reso conto che bisogna riprendere la pratica per
l’autorizzazione all’utilizzazione delle acque per bagni e fanghi. Ma per far questo
l’amministrazione dovrebbe andare incontro “a spese di una certa entità”….
Nel corso del 1964 viene completata la rotabile di collegamento fra Pianoconte e
S.Calogero per cui risulterà più semplice accedervi e quindi si realizza una delle due
premesse giudicate necessarie da chi negli anni 50 aveva (il prof. Felice Cavallaio, il
giornalista Enrico Belletti, ed altri) auspicato un vero lancio delle terme. La seconda
premessa era l’ampliamento, ristrutturazione e riqualificazione dello stabilimento.
Ma se il primo progetto di ampliamento e riqualificazione è presentato dal Comune di
Lipari all’Assessorato Turismo della Regione Siciliana il 26 maggio 1969 ottenendo un
finanziamento nettamente insufficiente: a fronte di una somma richiesta di 200 milioni di
lire ne vengono deliberati solo 50; quello decisivo che poi andrà in porto verrà deliberato
dalla Giunta comunale, Sindaco dott. Tommaso Carnevale, solo nel 1981. Progettista
arch. Francesco D’Asaro di Roma sulla base di uno studio di fattibilità dell’ing. Benito
Trani di Barano d’Ischia. Anche qui la somma stanziata di 1 miliardo di lire è nettamente
inferiore all’occorrente, ma questa volta l’Amministrazione decide comunque di avviare i
lavori operando un primo stralcio esecutivo e sperando in un ulteriore finanziamento in
corso d’opera. Finanziamento che giungerà nel 1988 anche se risulterà ancora
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insufficiente lasciando opere non realizzate per 700 milioni di lire come preciserà la
relazione del direttore dei lavori, ing. Bertino, quando nel 1994 consegnerà i lavori al
Comune.
Comunque le opere realizzate nel corso di questi dieci anni di lavoro sono consistiti:
-
nell’ampliamento della struttura lato monte per il servizio di trasporto dei materiali
fangosi e di tutti quelli occorrenti per il funzionamento dell’impianto;
-
sistemazione complessiva di 32 stanze di cura arredate di impianti idrici, elettrici e di
riscaldamento;
-
una vasca di decantazione per il trattamento dei fanghi con acqua termale;
-
una vasca per terapia di idromassaggio;
-
una terza cisterna di mc. 50 che porta l’acqua disponibile a 150mc.
-
costruzione all’ingresso – ed è certo l’opera più contestata ed architettonicamente
discutibile - di un ponte in cemento armato di collegamento con la strada principale che
non può essere visto come superamento delle barriere architettoniche perché vi si accede
attraverso alcuni gradini;
-
realizzazione di due ascensori;
-
rifacimento di tutti gli infissi.
Quando nel corso della seconda metà degli
anni 90 si affronterà il tema del
completamento dello stabilimento nel quadro di un parco del termalismo il costo previsto
sarà di molto superiore ai 700 milioni previsti e l’opera verrà iscritta del Piano di
ecosviluppo delle Eolie che le Amministrazioni comunali di Lipari e Salina presenteranno
al Ministero dell’Ambiente ed alla Regione Sicilia.
Ma il problema che allora si apre non è solo quello del completamento dell’opera ma
ancora prima e di più di quello che di essa si intende fare visto che alcuni studi di
fattibilità sottolineano più problemi che potenzialità sia per i dubbi sulla consistenza
della vena acquifera ma soprattutto per la distanza delle Terme d’abitato e quindi dalle
strutture ricettive.
7.
Lo sfruttamento delle acque.
Uno dei punti forti dell’immaginario collettivo riguardante le terme è che esse possono
rappresentare una impresa di grande ritorno economico per le nostre isole. Probabilmente
in una visione globale dello sviluppo eoliano e grazie ad un piano integrato di opere
questo potrebbe essere anche vero. Purtroppo quello che emerge dalla storia è che a
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partire dal 1872 anno in cui iniziarono ad operare, fino al 1975, anno della loro chiusura
definitiva, esse non hanno mai avuto un grande sviluppo ed economicamente sono
risultate sempre in perdita.
Si parte subito con la gestione diretta da parte del Comune ma quando nel 1879 fu dato in
gestione al dott. Francesco Genovesi di Messina per dieci anni si dice che questo deve
servire al loro “rilancio”, segno che la gestione lasciava a desiderare. Genovese mantiene
la gestione per circa otto anni ma è costretto a rinunciare prima della scadenza visto che
le entrate non coprivano le spese. Si apre un contenzioso giudiziario fra il privato e il
Comune che durerà alcuni anni ed intanto le Terme tornano alla gestione diretta.
Con atto dell’8 maggio 1892 si da il via ad una nuova gestione in concessione.
Concessionaria la signora Giovanna D’Amico vedova Picone per una durata di sette anni
ed un canone di lire 300 annuo per i primi due e di 350 per i successivi. Anche questa
esperienza non avrà fortuna e si concluderà a fine 1893 e anch’essa con strascichi
giudiziari. Le Terme rimangono chiuse nel 1894 e 1895 e riapriranno, nuovamente a
gestione diretta nel giugno del 1896. Ma anche la gestione diretta non è remunerativa,
infatti nel quinquennio 1900-1905 si ha una perdita complessiva di 387,86 lire.
L’unica nota positiva sembra essere quella che nel 1903 il Comune realizza quel
manifesto che pubblicizza le terme che ha ormai un significato storico e che è meglio
conosciuto forse nella edizione del 1906 effettuata dai concessionari Mancuso ed
Esposito.
I Farmacisti Luigi Mancuso e Nunzio Esposito avevano chiesto infatti, nei primi mesi del
1905, la cessione dello stabilimento in locazione con trattativa privata. La concessione
sarebbe durata 30 anni con canoni variabili nel tempo e cioè dalla gratuità del primo
decennio alle 110 lire annue del sesto quinquennio. La gratuità iniziale si giustifica con
l’impegno dei concessionari di fare importanti opere di ampliamento e riqualificazione.
Il loro periodo non fu un periodo tranquillo se si pensa che il 28 dicembre 1908 vi è il
drammatico terremoto di Messina, che dal 1915 al 1918 imperversa la prima guerra
mondiale a cui segue la crisi del dopoguerra e la grande depressione. Così già nel 1921 i
concessionari cercano di rescindere il contratto. Rescissione che non va a buon fine
mentre si apre una lunga fase di declino che porta ad una chiusura amara per il dott.
Mancuso che aveva affrontato l’esperienza con entusiasmo.
Nel 1931 lo stabilimento ritorna nella disponibilità del Comune. Dal 1931 al 1933
rimarrà chiuso per lavori di ristrutturazioni giacché era stato restituito in condizioni di
precarietà. Nel 1934 il Comune organizza e pubblicizza la stagione termale ma intanto
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scade la concessione governativa per una tardiva presentazione della domanda di rinnovo
e le terme chiudono forzatamente. Una chiusura che, forse anche a causa della guerra, si
protrarrà fino a tutto il 1945 quando con decreto del Ministero dell’Industria e
Commercio la concessione verrà rinnovata.
Si ripartirà con la gestione diretta l’1 luglio 1947. Da allora si opererà per stagioni termali
di 92 giorni dall’1 luglio al 30 settembre di ogni anno con gestione autorizzata dal
prefetto di Messina e affidata all’Ufficio Ragioneria del Comune operante al di fuori del
circuito legato alle convenzioni con Enti Pubblici. Vi lavorano 4/5 unità. I pazienti
raggiungono la cifra massima di 150 persone.
La chiusura definitiva ( almeno sino ad ora) delle Terme avverrà, abbiamo detto, nel 1975
ma più che di chiusura bisognerebbe parlare di abbandono tanto che l’impianto viene
utilizzato per alcuni anni come bivacco da parte di gruppi di turisti mentre nel 1978
l’Amministrazione vi collocherà alcuni terremotati che avevano le abitazioni pericolanti.
8.
La suggestione del Museo delle Terme
Gran parte della documentazione che abbiamo presentata è tratta dal meritorio libro del
dott. Giuseppe La Greca, Le terme di San Calogero (Giovanni Iacolino Editore). Questo
libro si chiude con un capitolo che avanza una tesi sul futuro di questo sito, dello
stabilimento, delle strutture archeologiche e dell’intero paesaggio che lo racchiude. La
Greca si mostra scettico sul
riproporre il parco termale. L’assenza della struttura
alberghiera infatti fa di San Calogero una struttura fortemente ridimensionata nelle
prospettive. Né è pensabile che esse si possano realizzare nelle vicinanze visto il PTP
delle Eolie. Inoltre vi è il problema dell’acqua che negli ultimi centoventi anni ha subito
una lenta e continua diminuzione della portata e della temperatura della sorgente. Della
temperatura abbiamo detto, la portata è passata dai 60 l/min. agli attuali 20 l/min. Questo
processo potrebbe non conciliarsi con un flusso di utenza che indubbiamente dovrà essere
di molto superiore a quello degli anni 50 e 60 che raggiungevano al massimo la quota di
150 a stagione. Da qui l’ipotesi di realizzare in quel posto e con le strutture un “Museo
delle Terme”.
Un Museo delle terme composto da stanze, camere e gallerie che espongono riproduzioni
di codici miniati, pitture, incisioni, fotografie, documenti e testimonianze sulla storia
delle Terme di Lipari e dell’Italia in genere, affiancato da una mostra permanente
fotografica, documentale e materiale dell’arte e delle tradizioni contadine dell’isola di
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Lipari. Un struttura unica in Sicilia e nell’intera Italia Meridionale. Una proposta di
grande interesse che forse però non deve essere vista come una soluzione esclusiva ma
potrebbe essere integrata con altre possibilità: centro di manifestazioni culturali, di
attività ricreative e sportive collegata ad attività di ristoro ed ancora come centro di
benessere fisico, psicologico e mentale passando dai servizi termali resi a persone
bisognose di cure a servizi per persone sane che hanno tempo, voglia e risorse da
impiegare nella cura della propria immagine e della propria salute.
9.
L’ipotesi del centro benessere.
L’ipotesi è quella di creare a fianco al Museo delle Terme un grande parco che si staglia
sul mare, che comprende oltre l’area San Calogero anche la valle del Fuardo, ove sono
inseriti in modo sinergico il polo Benessere e Bellezza ed il polo Salute. ( L’ipotesi del
“centro benessere” è ricavato da uno studio di Domenico Giacomantonio del 30 agosto
1999 ( allora Amministratore delegato delle Terme di Fiuggi , dal titolo “Il grande parco
di San Calogero ovvero un centro termale alle soglie del terzo millennio).
I due poli sono collegati fra loro da un percorso coperto e protetto in modo da renderlo
fruibile tutto l’anno.
Intorno saranno create una serie di piazze-solarium panoramiche su più livelli
differenziati, piazze come luoghi di socialità ed incontro con vista panoramica sul
circondario che permettano di spaziare con gli occhi a 360°.
In quest’ambiente è inserito il grande minigolf, zone d’intrattenimento all’aperto e da
ballo, sistemazione di percorsi sportivi, parco dei bambini e ragazzi e così via.
Conclude tutto ciò un ingresso scenografico che completi quest’ambiente di grande
fascino paesaggistico.
Siccome uno dei problemi più seri è di ridurre l’impatto ambientale il polo benessere e
bellezza che comporta l’attuazione di piscine al chiuso ed all’aperto si ipotizza come
struttura realizzata totalmente fuori terra e, che, per la parte al chiuso sarà
successivamente interrata con un’opera di attenta modellazione del riporto del terreno.
Queste zone saranno ricoperte di verde, di fiori e piante in modo da ottenere un ambiente
quanto mai curato e di grande fascino e presa sugli ospiti e sui visitatori.
Il complesso deve essere in grado di accogliere contemporaneamente almeno 300
persone, ma dato che in acqua a 36° si può stare al massimo 20 minuti, la presenza
giornaliera può essere assai elevata.
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Si rende opportuno fare una più precisa puntualizzazione dei due poli:
a) I servizi comuni: ingresso - mercato, spogliatoio e vestibolo
Si accede attraverso un ingresso dove è pagato un ticket per accedere ai servizi generali e
dove è consegnata la “mise” (accappatoio, asciugamano e ciabatte) del club del centro per
chi è iscritto. Qui si ricevono tutti gli ospiti (in questo locale possono essere acquistati
prodotti cosmetici ed altri del centro) che sono indirizzati agli spogliatoi (dove lasciano in
appositi armadietti gli abiti normali per vestire il costume da bagno, l’accappatoio, le
ciabatte e prendere l’asciugamano) o al centro salute.
Si abbandona l’usuale per la novità ed il relax in ambito terapeutico termale.
b) L’area Benessere e Bellezza
All’interno dell’area Benessere e Bellezza troviamo una serie diversificata di ambienti e
luoghi attrezzati organizzati in modo da poter essere distinti e separati tra loro ma
contigui, percepibili e fruibili sia singolarmente sia in rapida successione gli uni agli altri.
E’ una struttura che non può non colpire l’ospite per la classicità dell’architettura, il
sapiente uso dei materiali in pietra lavica, lavorati e trattati in maniera diversa a secondo
dell’uso che n’è fatto. La semplicità, la purezza geometrica delle forme, il carattere
severo legato all’eleganza del progettato, che contempla tutti i manufatti, deve trasmettere
al visitatore la sensazione di trovarsi in un ambiente di raffinata cultura termale.
Un’architettura che nasce dal silenzio, dall’esigenza di bagnarsi, di lavarsi, di rilassarsi;
dalla necessità di un contatto fra corpo ed acqua, che si sposa con il riposo e la
meditazione.
Sono stati individuati i seguenti servizi: Bar – Tisaneria, Bagno turco, Sauna romana.
Le strutture necessarie sono:
•
Vasca centrale grande con acqua a 36°C in inverno e 30° C in estate;
•
Vasca calda con acqua a 42°C;
•
Vasca fredda con acqua a 14°;
•
Vasca con fiori o erbe officinali - acqua a 30°C;
•
Vasca con acqua arricchita (magnesio, selenio,…) 30°C;
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•
Stanza nel buio con suoni per il relax.
Il centro offre luoghi e spazi differenziati in modo da rendere l’accesso non solo al
singolo ma anche al nucleo, alla famiglia.
La superficie complessiva delle vasche è di circa 500 mq.
All’esterno, oltre la grande vasca termale che fuoriesce, ampie zone a relax e solarium
sono ad integrazione di analoghi spazi all’interno, posti in prossimità di ampi squarci
vetrati sul paesaggio.
c) L’area Salute
Il centro salute è ubicato nello stabilimento termale di San Calogero. Si accede attraverso
un ingresso comune di accoglienza, informazione per la “remise en forme” dell’Ospite.
Sono stati individuati i seguenti ambienti ove si evidenzia oltre l’impostazione centrale
fisico-estetica anche la ricerca di migliorare, attraverso l’opera qualificata di medici,
operatori specialistici e tecnici di grande abilità, la qualità della vita e lo star bene con se
stessi.
• Bar – Tisaneria / Ristoro dietetico
• Direzione, segreteria ed amministrazione
• Studi medici
• Biblioteca – sala lettura, aula didattica e videoteca
• Locali per cosmetica estetica applicata
• Relax – lettini
• Training autogeno
• Fisioterapia estetica
• Fangature
• Massaggi
• Idromassaggi
• Talassoterapia
• Nebulizzazioni, inalazioni ed aerosol terapia
• Trattamenti per cure specialistiche
• Laboratorio per analisi automatizzate
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La polifunzionalità è in estrema sintesi la carta vincente dell’operazione. Il nuovo Parco
termale produrrà il prolungamento della stagione turistica a tutto l’anno con un migliore
sfruttamento degli impianti delle strutture termali unitamente alle strutture turistico-ricettive.
Si può aggiungere che la filosofia che sta alla base del progetto è quella di offrire, all’interno
di una ritrovata cultura del termalismo, una serie di ambiti e luoghi diversi e sinergici tra loro
ove si potranno sperimentare modi e metodi per far ritrovare ad ogni singolo Ospite la
bellezza come sinonimo di salute ed ai Visitatori un centro di altissimo livello.
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