Rassegna Stampa del 15/06/2007 10:53

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Rassegna Stampa del 15/06/2007 10:53
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Rassegna Stampa del 15/06/2007 10:53
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INDICE
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15/06/2007 Il Foglio
STATI UNITI DELL/ABBONDANZA
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14/06/2007 La Gazzetta Del Mezzogiorno
Altamura, c'è «robocop»
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15/06/2007 L'Espresso
Per posta, per e-mail
8
15/06/2007 L'Espresso
Ma è Bono o cattivo?
11
15/06/2007 L'Espresso
Ronaldinho digitale
13
15/06/2007 T3
NINTENDO Wii
14
15/06/2007 Spot and Web
Samsung Electronics sponsor dei World Cyber Games
16
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7 articoli
15/06/2007
Il Foglio
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STATI UNITI DELL/ABBONDANZA
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Due libri e la strana guerra culturale attorno al "curioso problema di avere più del necessario"
Chrìstian Rocca
L'America è il paese dell'abbondanza, la società del benessere, la patria, dei consumi. Questa
esasperata agiatezza americana e, di conseguenza di gran parte del resto del mondo, è il cuore
polemico di due libri appena pubblicati negli Stati Uniti. Il primo, "Consumed" ("Consumati") di
Benjamin Barber, sostiene che questa opulenza in realtà corrompa i giovani, infantilizzi gli adulti e si
inghiotta in un solo boccone la democrazia. Il secondo libro, "The Age of Abundance" ("L'Era
dell'abbondanza") di Brink Lindsey, sostiene esattamente l'opposto, cioè che lo straordinario
benessere raggiunto negli ultimi sessant'anni abbia trasformato in modo più liberale la democrazia, la
politica e la cultura occidentale. Benjamin Barber è professore all'Università del Maryland, un
intellettuale clintoniano pentito (specie dopo la decisione di Bill Clinton di non nominarlo presidente
del National Endowment for thè Humanities), è stato consulente di politica estera del candidato
radicai democratico Howard Dean, collabora a Repubblica e deve la sua notorietà a un libretto scritto
nel 1995, quindi prima dell'll settembre, dal titolo "Jihad vs. McWorld". In quel libro, diventato un
bestseller planetario dopo gli attacchi all'America del 2001, Barber ha spiegato come le tensioni tra
lielencodehbmentele à Barber sulgrande supermercato americano è il solito: i film à Hollywood, i
videorock, ifastfood il radicalismo religioso e il capitalismo occidentale (Jihad contro McWorld)
fossero una delle risposte possibili alla domanda che dopo l'undici settembre tutti si sono posti, cioè
"perché ci odiano?". Il nuovo libro, "Consumed", sembra voler suggerire - almeno secondo la
recensione non benevola del New York Times - che è ovvio che ci detestino, una volta visto all'opera
il consumismo infantile della società americana. L'elenco delle lamentele di Barber sul grande
supermercato americano è il solito, peraltro non molto diverso da un'eventuale lista compilata nel
mondo islamista: i film di Hollywood, i videogiochi, il fast food, i centri commerciali, la cultura popolare
diventata spazzatura eccetera (Barber ne è talmente inorridito al punto da credere che i "Brad e
Jen"di cui parlano tutti siano "Brad Pitt e Jennifer Lopez", invece che Brad Pitt e Jennifer Aniston
come sa qualunque americano abbia acceso la tv negli ultimi anni). Secondo Barber, l'eccessivo
consumismo della società occidentale ha provocato ineguaglianze globali insanabili, un enorme
mercato ridotto ormai a due soli tipi di clienti: il povero del mondo sottosviluppato, senza mezzi e con
enormi bisogni insoddisfatti; e il ricco del mondo occidentale, dotato di mezzi ma privo di bisogni reali.
L'accusa di Barber al nuovo capitalismo globale è quella di creare beni non necessari, come l'iPod o
le consolle per i videogiochi, per sostenere la crescita dei propri profitti. Il dramma, secondo Barber, è
che i consumatori occidentali ci cascano, credono davvero che que- Laccusa al nuovo capitalismo
globale è auehà creare beni non necessari, come l'iPod, per sostenere la crescita dei profitti sti nuovi
e inutili prodotti siano imprescindibili per la loro vita, quindi comprano, spendono, consumano fino a
esserne travolti e consumati. Barber racconta una società desolata, senza principi, senza speranza. I
giovani, secondo Barber, crescono attaccati alla tv e ai videogiochi senza la possibilità di conoscere i
veri e tradizionali piaceri dell'infanzia (Barber, però, non dice quali sarebbero). Gli adulti, invece, sono
le altre vittime di questa etica dell'infantilizzazione che trasforma i cittadini in consumatori e induce gli
adulti a perseguire stili di vita infantili. "Il curioso problema di avere più del necessario", ha
commentato ironicamente Brink Lindsey non nel suo libro, ma nella recensione per il Wall Street
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Il Foglio
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Journal del libro di Barber. Brink lindsey è un libertario, vicepresidente del principale centro studi
liberista di Washington, il Cato Institute. In teoria è lui quello di destra e Barber quello di sinistra. In
realtà, Lindsey trova progressista il giovanilismo della società moderna e si stupisce per una certa
nostalgia della vita borghese e della società di un tempo che si evince dalle argomentazioni di
Barber. Se Barber vede nella celebrazione della gioventù uno degli effetti collaterali della società
consumistica, Lindsey lo spiega come il risultato positivo del progresso raggiunto: "L'economia
diventa sempre più complessa e richiede più lavoratori altamente specializzati, così abbiamo esteso
la fase adolescenziale per stare sempre di più a scuola. Con i sistemi contraccettivi e nessuna
necessità di ulteriore lavoro manuale nei campi, ci assumiamo più in là la responsabilità di sposarci e
di avere figli. Cure migliori, cibo più economico e più tempo libero ci hanno consentito di concentrarci
sempre di più nel mantenere giovani i nostri corpi". Lindsey non nega che oggi la maggior parte dei
consumi sia discrezionale, visto che i bisogni di base come il vitto, l'alloggio e l'abbigliamento,
riescono a essere pagati da una frazione del reddito e sono dati per scontati. "Siamo passati - ha
scritto Lindsey nel suo libro usando volutamente una terminologia cara a Carlo Marx - dal "regno
della necessità al regno della libertà". Marx, naturalmente, credeva che questa trasformazione
sarebbe avvenuta grazie al comunismo, ma l'utopia pianificata e centralizzata è finita come è finita e
"il regno della libertà" alla fine è arrivato come stadio successivo del capitalismo. Lindsey riconosce
che il capitalismo si sia nutrito e abbia anche profittato della crescente infantilizzazione della società,
ma ricorda a Barber che anche l'ostilità al capitalismo e ai consumi materiali ha avuto un ruolo
decisivo nel causare il cambiamento culturale che lui stesso ora condanna. La cultura antagonista dei
ribelli sessantottini, per esempio, era una contestazione antiautoritaria e giovanilistica che
promuoveva un modello di vita centrato sulla soddisfazione di qualsiasi desiderio personale, nulla a
che vedere con la cultura del profitto, ma neanche con l'etica protestante di cui Barber parla con
nostalgia. "Quello che a Barber oggi sembra puerile, allora sembrava spontaneo e autentico commenta Lindsey - Piaccia o no, quell'atteggiamento ha messo sul mondo in cui viviamo oggi un
inconfondibile marchio". La differenza tra la lettura di Barber e quella di Lindsey della società america
e occidentale è questa: Barber vede una straordinaria quantità di offerte consumistiche e le interpreta
come il segnale che la società stia diventando sempre più materialistica. Lindsey sostiene, al
contrario, che più beni possediamo, meno siamo interessati ad accumularne ulteriori e, anzi, più
cerchiamo soddisfazione nella ricerca di quei valori postmaterialistici che mettono l'accento sulla
qualità della vita, più che sugli obiettivi economici. In "The Age of Abundance", Lindsey non dimentica
che la povertà è ancora di questo mondo, ma crede che ci siano tutte le ragioni buone per sperare
che il regno della libertà possa continuare a espandersi, che l'opulenza di massa di cui hanno goduto
gli occidentali nell'ultimo mezzo secolo un giorno probabilmente non lontano arriverà a beneficiare
anche le regioni meno fortunate della Terra. La tesi di Lindsey è che la liberazione dalle necessità
materiali abbia segnato un mutamento fondamentale della condizione umana e abbia avviato un
profondo e convulsivo cambiamento sociale. Fino agli anni Cinquanta la battaglia quotidiana di gran
parte delle persone nel mondo occidentale era quella per trovare da mangiare e da vestirsi. Ma
grazie al boom economico americano e poi occidentale sono emersi una nuova serie di bisogni da
soddisfare: la ricerca dell'autodeterminazione da un lato e la ridiamo passati - ha scritto Undsey
usando una termmbga cara a Marx - dal regno deh necessità a queh deh Ihrtà" chiesta di un ritorno
ai valori tradizionali dall'altro. Negli anni Sessanta è cresciuta la prima generazione di americani che
non ha conosciuto la povertà e, di conseguenza, che non ne ha mai avuto paura. Sono i cosiddetti
babyboomers, i figli del boom economico, che si sono ribellati alla prudenza, alla cautela, ma anche
all'autorità dei genitori e si sono pure parecchio divertiti. Secondo Lindsey, questo non sarebbe mai
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potuto accadere senza l'abbondanza di massa. La ricerca di stili di vita alternativi, si legge nel libro di
Lindsey, è stata guidata dagli studenti universitari, i cui numeri si sono moltiplicati negli anni
Sessanta. I baby-boomers al college, ha scritto l"Economist, sono stati la prima generazione
americana con parecchio tempo libero a disposizione e abbastanza denaro da potersi permettere di
partecipare alle estati dell'amore, agli happening di autocoscienza e alle sedute di yoga. Quel
benessere diffuso, secondo Lindsey, ha creato di conseguenza i due movimenti culturali che ancora
adesso dominano la vita politica americana. Il primo è la sinistra antagonista, i cui seguaci volevano
esplorare le nuove libertà e si sono impegnati per i diritti civili, per i diritti delle donne e per l'ambiente.
Il secondo movimento, nato in reazione agli eccessi sex, drugs and rock and roll della sinistra
antagonista, è il cristianesimo socialmente conservatore Così mentre i critici del capitalismo
americano, come Barber, sostengono che la società dei consumi abbia prodotto una cultura
materialistica banale, superficiale e irragionevole, un liberista come Lindsey racconta come il
capitalismo abbia al contrario scatenato un'ondata di desiderio spirituale. Il movimento dei diritti civili,
la rivoluzione sessuale, l'ambientalismOj il femminismo, il boom del fitness, il mf* glioramento della
sanità, l'orgoglio omosessuale, la fine della censura, la nascita della classe creativa, ma anche la
riscoperta della fede, secondo Lindsey, sono tutti fenomeni politici, civili, sociali e spirituali creati dal
benesse- * \ re generato dal capitalismo. L'effetto collaterale è l'attuale guerra culturale americana tra
la sinistra liberai e la destra religiosa che, secondo Lindsey, è una diretta conseguenza dell'età
dell'abbondanza in cui viviamo. "I ruoli della sinistra e della destra non possono essere descritti
semplicemente come i progressisti e i reazionari", scrive Lindsey. Entrambi sono una risposta
parziale, e allo stesso contraddittoria, alle sfide poste dal benessere di massa. La sinistra e la destra
americane sono diverse da quelle europee, essendo entrambe sostanzialmente liberali e non
contaminate dalle ideologie totalitarie del secolo scorso, ma in generale si può dire che, sia di qua sia
di là dell'Atlantico, la sinistra moderna è più disposta a esplorare le nuove possibilità tecniche e
sociali offerte dalla società dell'abbondanza, anche se allo stesso tempo nutre una feroce diffidenza
nei confronti delle istituzioni capitalistiche che hanno creato tutte queste nuove meravigliose
opportunità. La destra tradizionalista, invece, difende il capitalismo e lo stile di vita del ceto medio,
eppure è ostile al fermento culturale e sociale che il capitalismo e lo stesso ceto medio producono. In
sintesi, spiega Lindsey, "una delle due parti attacca il capitalismo apprezzandone i frutti, mentre l'altra
lo celebra, denunciando i suoi frutti come velenosi". Entrambe, sinistra e destra, sostengono di
rappresentare la vera anima della società e della cultura "Una delle due parti attacca il capitalismo
apprezzandone i frutti, l'aha lo celebra, derwìàando i suoi frutti corm velenosi" americana, ma
nessuna delle due riesce a creare un nuovo consenso che ponga fine alla guerra culturale di cui si
parla sui giornali. Ma c'è davvero questo guerra culturale? Lindsey sostiene che è un residuo del
passato, che la maggioranza degli americani non si riconosce completamente né negli uni né negli
altri - né nei guerrieri liberai, né nei crociati conservatori - perché da un lato condivide i tradizionali
valori americani (patriottismo, legge e ordine, etica del lavoro, famiglia) e dall'altro il suo
atteggiamento, anche sulle questioni razziali e sessuali, è molto più aperto e tollerante rispetto a
quello delle precedenti generazioni. La controprova parziale è il gradimento che i sondaggi nazionali
rilevano a favore dei candidati presidenziali più distanti dall'ortodossia di partito, Hillary e Obama tra i
democratici, Giuliani, Thompson e McCain tra i repubblicani. "Malgrado tutto il gran parlare di guerra
culturale - spiega Lindsey - la maggioranza degli americani non è belligerante". E il merito è della
società consumistica.
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14/06/2007
La Gazzetta Del Mezzogiorno
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ED. NAZIONALE
NUOVI SCENARI| L'esercito italiano sperimenta sulla Murgia il soldato e i mezzi del futuro
Altamura, c'è «robocop»
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Come in un videogioco ecco i carri armati guidati dai computer
dal nostro inviato GAETANO CAMPIONE l A LTA M U R A . A vederlo, sembra uscito da un
videogioco. Sull'elmet to ha una telecamera in grado di inviare immagini in movimento o foto al posto
di comando e di proiettarle su un occhio virtuale davanti al viso del soldato. La mimetica è ignifuga,
antivento, antischegge e Nbc. All'occor renza può essere rinforzata con piastre speciali: se spari da
un metro con u n'arma calibro 9, il proiettile si blocca. Addio al vecchio zaino sostituito con un
corpetto contenente le batterie al litio utilizzate dal computer palmare, sul cui schermo compaiono
tutte le informazioni necessarie. Quindi, sensori per recepire lo stato di stanchezza, una sacca per
integratori liquidi collegata ad una cannuccia. L'arma in dotazione, in lega speciale, leggerissima, è
un fucile d'assalto con integrato un lanciagranate. Poi, sistemi di puntamento laser, visori notturni e
macchina fotografica incorporata. In pratica, se vuoi sapere cosa c'è dietro l'angolo, basta sporgere il
fucile e... clic. Ecco il «soldato futuro», dal nome del programma sperimentale adottato dall'esercito
italiano. Le esigenze operative cambiano, la tecnologia compie passi da giganti, i vincoli economici
impongono decisioni lungimiranti ed efficienti. La scelta dello Stato maggiore per testare le novità,
che riguardano anche la digitalizzazione dei carri Ariete, delle autoblindo Centauro e dei cingolati
Dardo, è ricaduta sul 31° reggimento carri di Altamura. Così, in collaborazione con un pool di aziende
nazionali, guidate dalla OtoMelara, i «robocop» di casa nostra si addestrano sul poligono. L'Esercito
punta, al termine dei due anni di sperimentazione, di poter disporre di un reggimento «digitalizzato»
in grado, cioè, di riconoscere sul campo i buoni dai cattivi, colpendo l'avversario con precisione e
tempestività, evitando i danni collaterali e gli errori legati al «fuoco amico». Un esempio su tutti: se
una postazione controcarro lancia un segnale laser per individuare il carro da colpire,
automaticamente tutti i cannoni dei carri impegnati si concentrano sulla postazione. Adesso il
reggimento - guidato dal colonnello Michele Catalano - può contare su tre veicoli digitalizzati.
Diventeranno 43 nel giro di qualche mese. Gli equipaggi (il 10 per cento sono donne) possono già
guidare indifferentemente una blindo, un carro armato o un veicolo trasporto truppe (i Dardo sono
stati consegnati proprio nei giorni scorsi al nostro contingente impegnato in Afghanistan) e
proseguiranno il programma di conversione. Col sistema Siccona (sistema di comando, controllo e
navigazione) il capocarro può conoscere in tempo reale gli obiettivi, i quantitativi di munizioni e di
carburante, le dotazioni di bordo. Il Gps (le mappe militari hanno uno scarto di un metro rispetto alla
realtà) consente di programmare e pianificare gli spostamenti. E le stesse informazioni sono
visualizzate sui monitor del comando di reggimento, a 50 chilometri dal fronte, o nelle situation room
allestite chissà dove. Decidere diventerà sempre più facile.
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15/06/2007
L'Espresso
Pag. 204
N. 24 - 21 GIUGNO 2007
LETTERE
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Per posta, per e-mail
Malati di reality
Risponde Stefania Rossini
Cara Rossini, sono un padre cinquantenne che segue con attenzione la crescita dei propri figli (di 8
e 11 anni) e cerca di attrezzarli alla vita con un'educazione adeguata. Proprio per questo, quando mi
sono accorto che il loro passatempo principale era diventato giocare alla Playstation, davanti a cui
stazionavano anche due ore di fila, sono intervenuto limitando il tempo a 50 minuti e spiegando che i
videogiochi sono, oltre che inutili, nocivi, come ho sempre letto anche sui giornali. I bambini mi hanno
contestato, dicendomi che non sapevo di cosa parlavo, che ero fuori età per capire, eccetera. Ho
tenuto il punto, ma il bello è che quando, con l'obiettivo di vigilare, ho iniziato a seguire i videogames
, mi sono reso conto che sono tutt'altro che stupidi. Al contrario, li ho studiati con attenzione e ora
penso che siano la più moderna e decisa trasposizione della realtà, senza inutili moralismi o
sovrastrutture. Lì, tutto avviene secondo i dettami di questi anni moderni: con concretezza, con
velocità e con con una punta di egoismo che non guasta. Una palestra perfetta per chi vuole
sopravvivere in questo mondo. Non trova?
Riccardo Naso, e-mail
Non trovo. Anzi, penso che lei esageri per esorcizzare un paio di paure: quella (che colpisce alla sua
età) di non sentirsi più al passo coi tempi e quella di essere dominati dalle macchine. Cosi si ritrova a
celebrare come concreto un'aspetto della modernità che invece è forma, non sostanza. Nei
videogames. come nella tv, come purtroppo su Internet, domina sempre più spesso la cornice,
l'apparato di regole, non ha caso detto format. I reality, che dovrebbero portarci in casa la realtà,
sono finti. I talk show sono fatti dai soliti noti che parlano e parlano da una trasmissione all'altra,
mentre cambiano soltanto gli sfondi. Internet, così ricco di informazioni su tutto, diventa un incubo se
usato senza una bussola culturale per orientarsi. A ben vedere, la sola novità televisiva degli ultimi
tempi è la fiction americana, dove la finzione è meravigliosamente celebrata da un montaggio che è,
questo sì, un linguaggio innovativo. E che somiglia ai videogiochi che l'hanno ammaliata. Non cerchi
senso e concretezza dove non ci sono. Abbiamo perso le tracce di una cultura adatta a occuparsi dì
sostanza. Ma siamo diventati maestri nel patinare il nulla.
Socillo in Medio Oriente È vero non capita molto spesso, come si fa notare nella rubrica de "Le
pillole" de "L'espresso" ("Bertinotti vale doppio" n. 22), che il direttore di una testata Rai segua una
missione all'estero del presidente della Camera, capita invece spesso, a "L'espresso" come ad altri
giornali, che si scaglino frecciate senza prendersi il disturbo di capire prima di giudicare. Nella
fattispecie il viaggio di Fausto Bertinotti in Libano, Israele, Territori palestinesi ed Egitto per la Testata
che dirigo aveva un'importanza maggiore delle normali attività internazionali della presidenza della
Camera cui Gr Parlamento dedica le consuete attenzioni. C'era infarti da organizzare, tra l'altro, da
Ramallah la diretta radiofonica del discorso di Bertinotti davanti al Parlamento palestinese, diretta che
comportava non solo qualche problema tecnico, ma anche, come è facile intuire, di natura politicodiplomatica e di sicurezza. Ho ritenuto quindi di assumerne in prima persona la responsa-bilità
organizzativa. Tutto è filato liscio grazie alla professionalità dei tecnici di Radio Rai, alla cortesia dello
staff della presidenza della Camera, delle autorità palestinesi ed israeliane. In quell'occasione ho
potuto anche allacciare proficui rapporti con le strutture parlamentari dei paesi visitati che
permetteranno alla Testata da me diretta di dare il via a una serie di "speciali" sul funzionamento
delle assemblee elettive nell'area, senza la necessità di onerose trasferte. Dimenticavo, le spese
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L'Espresso
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sostenute dalla Rai: circa 100 euro al giorno, meno cioè di quanto sarebbe costato concordare per
telefono permessi, autorizzazioni e facilities. Bruno Sodilo, direttore Gr Parlamento Ma che ne sa
Spostai? Secondo Lamberto Sposini il Partito democratico è solo « un accordo tra attempati
notabili... lontanissimi dal paese reale» ("Tivù da buttare", "L'espresso" n. 22). Bene, io sono un
attempato comunissimo cittadino reale - tra l'altro di quelli che leggono i giornali ma non guardano la
tv - e gli dico che io, iscrìtto ai Ds, ho penato per mesi prima di capire se era bene o male votare per il
Pd e proprio nell'assemblea di base ho capito che sì, era da fare, e l'ho capito ascoltando le voci dei
tanti intervenuti che come me hanno vissuto lo stesso travaglio. Di assemblee simili ce ne sono state
migliaia e sono state determinanti per la nascita del Pd. Centinaia di migliaia di persone comuni che
hanno voluto scomodarsi per prendere posizione. Si vede che di questa società veramente civile, che
trova il tempo di pensare all'interesse collettivo, pur dovendo sobbarcarsi il peso della vita quotidiana,
Sposini non sente nemmeno l'odore. Giuseppe Ferrari, Arco di Trento A scuola di differenze Ho visto
la lettera di Caterina Di Franco ("Prof di sostegno per primi della classe" - "L'espresso" n. 22). Sono
un'insegnante delle superiori e desidero far pervenire a Caterina queste mie riflessioni stimolate dalla
sua lettera. Non conosco la canzone di Moro citata nella lettera, tuttavia capisco l'indignazione di una
brava studentessa che si offende nel sentirsi messa nella cate- goria "evasori fiscali" solo perché
capace e diligente. Spero che quella canzone venda poche copie se è così qualunquista. Caterina
dice degli insegnanti di sostegno che servono per portare a livello delia classe chi è indietro. Gli
insegnanti di sostegno hanno il compito di supportare gli allievi diversamente abili, non di aiutare chi
è indietro. Per costoro, cioè per gli allievi che hanno avuto un percorso scolastico "sfortunato", si
sono inventate tante iniziative negli ultimi anni: corsi di recupero, sportelli didattici, riorientamento.
Impegnato in queste operazioni è il personale docente della classe e psicologi dei servizi pubblici. Il
problema tuttavia non è di facile soluzione: da cinquant'anni la scuola ha il compito di dare un buon
livello d'istruzione a tutta la popolazione giovanile. Non ce la fa, ma è tesa a raggiungere l'obiettivo. I
bravi studenti hanno una funzione enorme in questo contesto: col loro impegno sostengono
l'insegnante di turno, con i loro interventi stimolano il docente ad indicare nuovi argomenti di
approfondimento, sono il punto di riferimento • Lettere per la classe. Non amo la frase che Caterina
dice a proposito di ciò che la scuola fa per quelli come lei, «non fanno niente per portare chi è avanti
ancora più avanti»: ho sentito molte volte questa frase detta da miei colleghi, ma il modello, per chi
denuncia questo stato di cose, è la scuola con classi di bravi e classi di meno bravi. Vorrei che
Caterina pensasse a questo modello. Scuole con classi di studenti che non hanno voglia di fare
niente con insegnanti demotivati e classi di studenti molto bravi stimolati ad essere molto competitivi.
Invece io penso che le differenze, che spesso non sono solo di livello di conoscenza e capacità ma di
approccio, siano importanti. Ognuno da il contributo che è in grado di dare. L'insegnante che
presenta una bella lezione (frontale o laboratoriale) da un contributo se tiene conto dell'esistenza di
tutti. Gli studenti danno un contributo se ascoltano, pongono domande, dibattono tra loro, studiano.
Caterina troverà all'università e nel mondo del lavoro la possibilità di continuare il suo percorso. Molti
auguri per i suoi presenti e futuri studi. prof. Patrizia Crismani e-mail Non aprite l'Olocausto In
relazione all'articolo "Non aprite l'Olocausto" ("L'espresso" n. 22), precisiamo che, nell'ambito delle
class actions intentate negli Usa, è stata la nostra Compagnia, e non altri, che si è fatta promotrice
del prolungamento di ulteriori 12 mesi dei termini per la presentazione delle richieste di risarcimento
rispetto alle proposte della controparte, per consentire un adeguato lasso di tempo per la
consultazione degli archivi di Bad Arolsen Questa decisione è coerente con la politica di disponibilità
e trasparenza adottata dal Gruppo Generali, concretizzata sin dall'inizio nel mettere a disposizione
dei soggetti interessati le informazioni in possesso per facilitare la ricerca di contratti assicurativi sulla
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vita stipulati prima del secondo conflitto mondiale. A questo riguardo, va sottolineato come gran parte
dei contratti in questione siano stati emessi da compagnie del Gruppo situate in Paesi dell'Est Europa
oggetto di nazionalizzazioni da parte dei regimi comunisti sorti dopo la Seconda guerra mondiale,
senza il riconoscimento di alcun indennizzo patrimoniale da parte degli stessi. Alberto Paletta,
Assicurazioni Generali Dolore in apnea Sono rimasto sorpreso, amareggiato e profondamente offeso
nel leggere l'articolo "Misteri in apnea" ("L'espresso" n. 22), che voleva forse darmi il benvenuto in
Italia dopo l'invito al Festival del Mare. Sopreso perché i giornalisti italiani sono gli unici a continuare
insistentemente a indagare sull'incidente e sulla morte di mia moglie Audrey, amareggiato perché ho
amato questo Paese dove ho vissuto e dove è nata mia figlia e dove ora mi trovo a essere quasi
indagato; profondamente offeso, perché tutto ciò che mi porta a ricordare la mia tragedia, riapre ferite
dolorosissime e mai rimarginate. Non conosco il giornalista che ha scritto l'articolo, come lui non
conosce me, non ha conosciuto Audrey e soprattutto non ci ha mai conosciuto insieme... Credo però
che lui non possa neanche aver mai conosciuto qualcosa di simile all'amore e alla passione che
legava Audrey e me e che legherà per sempre le nostre anime (visto che di "anima" ha parlato). Mi
domando, poiché di mostri ne abbiamo abbastanza in tutti i paesi e cerro anche in Italia, se era
necessario importarne un altro, oltretutto extracomunitario, per parlare del mare. Mi auguro che sia
l'"eroe degli abissi" o anche solo un piccolo uomo che ha legato la sua vita al mare che ancora
desideriate incontrare. II silenzio è Pio Nel trafiletto "II silenzio è Pio" ("L'espresso" n. 19), si
segnalava il ritorno sulle scene de "II Vicario" di Rolf Hochhuth allo Spazio M.I.L. di Sesto San
Giovanni, sotto forma di lettura scenica a cura dei Filodrammatici di Milano, dopo la nota censura,
datata 1965, della messinscena romana di Carlo Cecchi e Gian Maria Volonté. Desidero precisare
che la prima compagnia italiana a riproporre il dramma, nell'estate del 2005, è stato il
Teatrlaboratorium 27 Aikot, gruppo teatrale di San Benedetto del Tronto (Ap). Lo spettacolo ha
creato scalpore e curiosità, anche per l'allestimento che vedeva i tre protagonisti (Edoardo Ripani,
Fernando Micucci e Vincenzo Di Bonaventura) impersonare diversi ruoli, con una scenografia lignea
che ricordava i treni nazisti che deportavano ebrei e prigionieri nei lager. Edoardo Ripani, San
Benedetto del Tronto (Ap) [email protected] Appesi a nna spina Spero che i fautori dello "staccare la
spina", dopo la prodigiosa resurrezione del signore polacco in coma da ben 19 anni, ora si uniscano
a chi afferma: "Mai dire mai, finché c'è vita c'è speranza ". E io personalmente aggiungo mordere,
mai demordere, perché, come il signor Grzebsky sono stato strappato dal coma a vita con amore,
dedizione, stimoli martellanti e costanti da parte di mia moglie, dei miei due figli, che mai si sono
arresi pur avendo la disperazione nel cuore. Ringrazio immensamente la moglie del signor Grzebsky
che, con la sua stoica perseveranza, ha attuato il "prodigio" e mi aiuta moltissimo nel mio attuale
gioioso lavoro di volontario nel reparto di neurochirurgia dove fui degente. La sua esperienza mi è di
supporto per sostenere e dare speranza ai parenti che si annichiliscono di fronte ai congiunti in
coma. Grazie signora Grzebsky. Mauro Piscozzi tempographicOyahoo.it Grazie Savlano e Serra
Grazie a Roberto Saviano per l'inchiesta "Morire di rifiuti e a Michele Serra per la "Satira preventiva"
sul tema ("L'espresso" n. 22). Fateci sapere quali ditte di Milano, Pavia, Pisa etc scaricano tonnellate
di rifiuti in Campania facendo nascere bimbi deformi e uccidendo tante persone. arch. Graziella
laccarino, Napoli L'espresso Via Cnstoforo Colombo, 9 0 - 0 0 1 4 7 Roma E-mail:
[email protected]
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Ma è Bono o cattivo?
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Da del tu ai potenti e spesso li striglia. Ma anche la voce più etica del mondo ha qualche zona
d'ombra
Emilio Marrese
Ormai pare un inviato delle Iene o di Striscia: a ogni G8 tra premier e presidenti spunta anche lui
dietro i celebri occhialoni da sole, a prenderli per le orecchie. Su, da bravo, prometti a tutto il mondo
che tirerai fuori la grana per l'Africa: fai giurin giurello davanti alle telecamere, guarda che poi torno e
ti sbugiardo, eh? Pacche sulle spalle, strette di mano, foto ricordo coi grandi (vabbè, quelli lì) della
terra e l'implacabile esattore umanitario Bono risale sul suo jet, soddisfatto di aver svolto il suo ruolo
di Grillo Cantante, voce (e che voce) della coscienza della politica mondiale, ma non delle solite
risposte ottenute («Sessanta miliardi? Sì, ma quando e come? Impegni vaghi, un documento
incomprensibile. Pensano che non sappiamo leggere o contare?»). Forse il leader degli U2, quando
si scelse il nome d'arte Bono Vox ispirandosi all'insegna di un negozio di cornetti acustici nella sua
Dublino, sentiva già che nel destino aveva anche la predica ai sordi. A Heligeindamm, sede
dell'ultimo vertice tra i potenti del pianeta, la 47enne rockstar irlandese in missione per conto di Dio
ha svergognato e tapirato Prodi, come aveva già fatto col predecessore Berlusconi, ricordando che
l'Italia è in forte arretrato coi versamenti per il Terzo Mondo. Figuretta meschina. E il presidente del
Consiglio italiano, inchiodato in mondovisione, ha dovuto promettere di saldare la bolletta di 260
milioni e di stanziare altri 4 miliardi per i prossimi dieci anni per la lotta all'Aids, alla Tbc e alla malaria.
Ma la domanda è: il capitalista Paul David Hewson, meglio noto col nome d'arte Bono, può
permettersi di scagliare la prima pietra (e pure la seconda, la terza e un altro centinaio negli ultimi
dieci anni)? È credibile, nei panni del samaritano, un magnate del rock < tenore di vita sfarzoso?
Quanto può parlarti di bambini africani uno che, nella riunione condominiale al San Remo Building di
Manhattan, ha chiesto ai coinquilini Steven Spielberg e Demi Moore di piantarla di accendere il
camino, perché i suoi quattro figli tossiscono nell'attico da 15 milioni di dollari? A Pitti Uomo lo
aspettano martedì 19 per presentare la linea d'abbigliamento Edun, creata con la moglie Ali, che
produce capi equi e solidali nel Sud del Hmondo rispettando i diritti dei lavoratori ( « Gli africani
vogliono iniziative, non carità», dice lui). E anche questa iniziativa, qualche polemica l'ha suscitata
Certo il signor Bono, cavaliere dell'Impero britannico, non è un mostro di coerenza. Qualche
scheletrino nella chitarra ce l'ha. Due su tutti. Primo: l'aver trasferito in Olanda la società-cassaforte
della sua rock band, la U2 Ltd valutata 700 milioni di euro, per sfuggire al fisco di quel governo
irlandese che, dal palco, Bono accusa pubblicamente di aver ridotto gli aiuti ai Paesi sottosviluppati
dallo 0,7 allo 0,5 per cento del Pii. Siccome è cambiata la legge irlandese, introducendo un prelievo
dei 42 per cento sulle royalties degli artisti più ricchi, i quattro U2 l'anno scorso hanno spostato il
malloppo ad Amsterdam, co- me i Rolling Stones 35 anni fa. «Mi spiace che non contribuiscano
come gli altri irlandesi. Quei soldi andavano anche a fondi umanitari», stigmatizzò il portavoce delle
Finanze. «Il nostro business è complesso. E chi non vorrebbe schivare le tasse?», rispose thè Edge,
leggendario chitarrista del gruppo che ha venduto 170 milioni di dischi e incassa 100 milioni di dollari
all'anno. Secondo peccato, più recente: aver messo in commercio un videogioco bellico,
"Mercenaries 2 World in Flame", in cui mercenari mandati dagli Usa devono riportare l'ordine in
Venezuela, riprendendo il controllo delle risorse petrolifere e destituendo il dittatore folle e
sanguinario, pronto ad attaccare Washington. Probabilmente Bono, che nei videogame ha investito
300 milioni di dollari, neanche era informato di questa trovata della Pandemie, società appartenente
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15/06/2007
L'Espresso
Pag. 188
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N. 24 - 21 GIUGNO 2007
alla Elevation, il fondo californiano di private equity di cui Bono è socio con altri cinque finanzieri.
Però se ne sono accorti, eccome, in Venezuela, compreso il presidente anti-Bush, Hugo Chàvez:
iniziative parlamentari, proteste, petizioni, appelli, mail, polemiche. La Elevation, dal titolo di una
canzone, ha acquisito il 25 per cento della Palm, colosso dell'high tech, per 325 milioni, e s'è comprato anche il 40 per cento del gruppo editoriale Forbes, che pubblica la bibbia del capitalismo
mondiale, per 250-300 altri milioni di dollari, destando altro scandalo: insomma, protestano i suoi
detrattori, questo Bono vuoi fare il guru o il tycoon? Succede a chi fa la morale al prossimo, come
Bono: non gli si perdonano cadute di stile, svarioni, gaffe. Al primo passo falso parte la contraerea a
colpi di "senti chi parla", "da che pulpito" e "predica bene ma razzola male". A chi ha tutto, non si
concede buonafede. Come gli ha anche scritto contro un economista del "Sunday Times": «Zitto e
canta». Ma davvero, per non essere guardato con sospetto, Bono dovrebbe prima spogliarsi di tutti i
suoi beni materiali e cantare "One" ai semafori col cappello in mano? Gli idealisti del rock vorrebbero
da sempre che i loro idoli dormissero nelle discariche. «Ma noi non abbiamo mai detto che gli U2
sono indifferenti all'aspetto economico», si è difeso Bono. Però l'impegno, per i più integralisti, mai
dovrebbe scendere a compromessi. Figuriamoci farsi fotografare con George W. Bush. In Manda si
sono sentiti traditi: anche per quel complesso di inferiorità chiamato "begrudgery", che punta a far
fuori chi sembra montarsi la testa. «Gli U2 hanno fatto un patto faustiano col mercato che li ha resi
prigionieri del successo», ha sostenuto il critico musicale dell'"Irish Times", primo biografo della band,
John Waters. «È nauseante che Bono incontri quei politici: perde credibilità la sua posizione contro la
guerra in Iraq», ha detto lo scrittore e autore teatrale irlandese Peter Sheridan. Bono non è persona
umile. Ma è meglio una popstar che se ne sta a prendere il sole sullo yacht o una che va in Africa
con il segretario del Tesoro statunitense Paul O' Neill a fondare la Data (Debts, Aids, Trade in
Africa)? In realtà il sospetto che qualcuno coi Live Aid ci abbia marciato non è campato in aria. Allora
santo subito no, e nemmeno Nobel per la pace. Però, piuttosto che niente, meglio piuttosto. •
Foto: Bono in Lesotho in una scuola. A lato: appena sceso dall'Air Force One a Chicago, con George
Bush e Christy Turlington. Sotto: iPod (product) Red; merchandising da Gap a San Franeisco; il
videogioco "Mercenaries 2 "
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15/06/2007
L'Espresso
Pag. 169
N. 24 - 21 GIUGNO 2007
Videogames
Ronaldinho digitale
Adriano Botta
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Sarà compatibile con tutte le piattaforme di videogame esistenti, a partire dalla Playstation 3, il nuovo
videogame Fifa 2008 che gli americani di Electronic Arts stanno ultimando e sarà commercializzato a
ottobre. Il gioco promette una grafica mai vista e una straordinaria naturalezza nei movimenti dei
calciatori, per ottenere la quale gli autori hanno assunto diversi campioni facendoli "recitare" per
giorni i loro abituali movimenti (scatti, dribbling, rovesciate, cross etc) all'interno di un capannone di
Barcellona. I giocatori erano vestiti con una tuta ricoperta di sensori, che trasmettevano le loro
movenze a cinque server perché li memorizzassero e li trasferissero nel gioco. Tra i big che si sono
prestati, anche il fuoriclasse brasiliano Ronaldinho, testimonial del nuovo game. Con Fifa 2008
Electronic Arts punta a superare il concorrente di sempre nel settore, la società giapponese Konami,
che sempre in autunno uscirà con l'edizione numero 7 del suo Pro Evolution Soccer.
Foto: Ronaldinho nel videogame Fifa 2 0 0 8 e, in alto, il giocatore durante il motion captare. Sotto
"Casinò Royale" e, in basso a sinistra, Caveman
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15/06/2007
T3
N. 136 - GIUGNO 2007
NINTENDO Wii
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Datevi da fare, agitate il controller Wii e divertitevi! Perché la console Nintendo è la cosa più
divertente del millennio
È ad anni luce di distanza dal mondo multimediale e pieno di poligoni di PS3 e 360, ma è in grado di
offrire un'esperienza di gioco unica. Per cui qui a T3 abbiamo preso in mano la "bacchetta magica"
del Wii e ci siamo dati da fare... Per esempio, prendete mia suocera. Per favore. Dunque mia
suocera viene a trovarci, ed è una donna che pensa che i videogiochi siano divertenti come un calcio
negli stinchi. Io insisto: tutti si possono divertire coi videogiochi, grazie al funzionamento istintivo del
controller del Wii. Così la provoco, la sfido a Wii Golf. E vince. E dimostro che ho ragione. Il prezzo? I
l mio orgoglio. Chiaro, certe ferite guariscono in fretta, specialmente quando poco dopo vinco a Wii i
Tennis contro un amico. In meno di un giorno i l telecomando Wii sembra che si sia incollato alla mia
mano, cotlegandosi al mio sistema nervoso centrale. Classico, vintage, retro. Salta fuori i l controller
tradizionale, quindi mi brucio 4000 punti Wii (circa 45 Euro) al negozio online per la Virtual Console,
acquistando titoli SNES e MegaDrive tra cui Golden Axe. Il joypad "antico" è reattivo ma i giochi non
hanno un bellissimo aspetto, per via del cavo composito collegato al televisore LCD da 32 pollici.
Dopo tre ore in mezzo al traffico ho un fiammante cavo RGB Scart, e le immagini sono chiarissime.
Opera "interattiva" Ho scaricato una versione beta del browser internet per Wii, Opera. Usarlo è
un'esperienza quasi telepatica: le pagine scorrono e zoomano con un semplice movimento del polso
ed è perfetto per navigare. Non esiste ancora la possibilità di fare partite multigiocatore wireless
online, ma dovrebbe "arrivare presto". Nel frattempo i l Wii offre un'interazione fisica brucia-calorie,
pompaadrenalina che è assolutamente impossibile con le console rivali.
NINTENDO WII > € 259,99 > http://wii.nintendo.it CONTROLLER Wireless, con sensore di
movimento USCITE Scart, composita EXTRA Bluetooth, Wi-Fi, slot scheda SD DIMENSIONI/PESO
159 x 44 x ai6 mm/1,7 kg Salvate la vostra "crescente collezione di giochi retro per la Virtual Console
su una scheda SD. Poi infilatela nello slot seg Wii, qua sotto finKnp La connettività Wi-Fi è integrata,
ma rende possibile una connessione a Internet (se avete un router) che finora viene sfruttata ben
poco. Ogni venerdì sono disponibili nuovi titoli per la Virtual Console, ma c'è comunque un enorme
vuoto dove invece dovrebbe trovarsi i l gioco multiplayer. Corrono voci però che i l primo gruppo di
titoli multigiocatore per Wii uscirà (se le promesse saranno mantenute) quest'estate. Gioch.. I l Wii ha
un modesto numero di giochi, e dal suo lancio i titoli davvero belli sono solo una manciata. Legend of
Zelda: Twilight Princess ha allargato gli orizzonti dei giochi di ruolo tradizionali, con i comandi
controllati dai sensori di movimento. Da allora, anche gli altri giochi escono dalle convenzioni. In
Rayman Raving Rabbids, per esempio, si usa i l telecomando Wii per mungere un maiale. Cosa ci
sarà mai di meglio?
Abbiamo appena cominciato a vedere ciò di cui è capace i l controller Nintendo. I giochi come
Trauma Centre, una versione virtuale dell'Allegro Chirurgo, dovrebbero spronare ancor di più la
creatività con i l telecomando Wii Questa apertura risucchia anche piccoli dischi GameCube, oltre ai
normali dischi del Wii. Inoltre i l piccolo neon si illumina, quando avete ricevuto un nuovo messaggio
Segreti Risistemate i l menu Wii tenendo premuti contemporaneamente i pulsanti A e B, per
selezionare e muovere un Wii Channel. Mettetevi un po' di MP3 su una scheda SD e aggiungerete
una colonna sonora allo slideshow delle vostre foto. In Wii Bowling potete "sbagliarvi" e mandare
apposta la palla nella corsia di fianco alla vostra. Davvero divertente.
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15/06/2007
T3
N. 136 - GIUGNO 2007
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NUNCHUCK Questa aggiunta al telecomando Wii è molto efficace ed è anch'essa dotata di un
sensore di movimento. Probabilmente i prossimi giochi per Wii la useranno in maniera ancora più
estensiva. WII SPORTS Non è così facile come sembra. Per esempio, per riuscire a diventare un
campione di tennis a Wii Sports ci vuole tutta l'abilità di una pettoruta professionista russa. BARRA
SENSORE Questa emette due raggi IR per triangolare la posizione del telecomando Wii. Ovvio, no?
BASE DI APPOGGIO PER WII È una base per appoggare i l Wii. CAVI Ma guardate quel cavo
d'alimentazione, e quel cavo video! Sexy. Però il nostro consiglio è di procurarvi anche un cavo Scart
RGB. Ci ringrazierete, a lungo termine.
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15/06/2007
Spot and Web
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Samsung Electronics sponsor dei World Cyber Games
Anche quest'anno Samsung Electronics Italia è Main Sponsor dei World Cyber Games. L'azienda è
sponsor delle Olimpiadi del Videogioco sin dalla prima edizione del 2000 e guarda con interesse al
mondo dell'intrattenimento digitale, ricercando per i propri clienti occasioni di socializzazione sempre
nuove. L'edizione di quest'anno vedrà anche la collaborazione di Intel Corporation Italia che fornirà ai
World Cyber Games 50 processori Intel Core2 Quad Q6800 che, grazie ai 4 core in un unico
processore, offrono le migliori prestazioni per i videogiochi e le attività multimediali. Il sistema italiano
di qualificazione da quest'anno è cambiato, orientato più verso le esigenze dei giocatori, dislocati in
tutta Italia. I risultati delle diverse tappe in giro per l'Italia andranno a formare una classifica generale,
che stabilirà quali potranno essere i giocatori ad accedere all'ultimo passo delle finali italiane a
settembre. Oltre alle gare che si stanno tenendo nei vari internet cafè in giro per l'Italia, le altre tappe
si terranno in alcuni dei centri commerciali più grandi d'Italia garantendo non solo la possibilità di
partecipare a quanti più giocatori possibile, ma dando anche un'opportunità a chiunque di guardare
quello che è il mondo del "netgaming". Elenco delle tappe: 16-17 Giugno, Parco Leonardo (ROMA),
22-23 Giugno, I Gigli (FIRENZE), 29-30 Giugno, 8 Gallery (TORINO), 7-8 Luglio, Carosello
(MILANO), 13-14 Luglio, Megalo (CHIETI), 21-22 Luglio, Romaest (ROMA). Ogni torneo sarà
gratuito, e per partecipare basterà presentarsi nel luogo dell'evento un'ora prima dell'inizio e iscriversi
in loco.
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