Satan-Nael Maja e Magia nella forma

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Satan-Nael Maja e Magia nella forma
Torino, Agosto-Settembre 1954
Bollettino N. 3 - 4 – Anno VI
UNIVERSITA’ DELLO SPIRITO
SATAN–NAEL
Maja e magia nella forma e nello spirito
Nel numero antecedente esaminammo, di Satan-nael, alcun aspetti, per gli
umani più clamorosi, quelli cioè medioevali. Il medioevo fu l’era d’oro per Satana,
nella sua deteriore manifestazione che è quella dell’ossessione, perché l’ignoranza
unita al terrore, alla cattiva igiene, alle continue scorrerie e invasioni di strani
popoli, alle violenze ed agli eccessi di ogni genere, favoriva enormemente, negli
uomini, l’offuscarsi della ragione e il prorompere violento della sfera inferiore della
coscienza.
Molte forme di pazzia potevano esplodere e non essere riconosciute come tali e
le loro cause erano contenute tutte nelle sfere obnubilate dell’inconscio. E se pure
qua e là, come fuochi nella notte, risplendevano menti e coscienze illuminate e
serene quali Boezio o Pico conte di Mirandola, Abelardo e Tommaso d’Aquino e se,
alle corti d’amore e nelle segrete confraternite Catare ed Albigesi il culto della
conoscenza e l’amore all’indagine, all’eleganza, raffinata esplicazione del pensiero
era vivo, nella grande massa dei popoli l’ignoranza, anche dei più elementari
principi filosofici, che ogni religione contiene, favoriva e potenziava in modo
enorme, traverso le forme superstiziose, il trionfo di Satana, così che ad un certo
punto Satana stesso dovette spaventarsi di queste sue vittorie. Egli vinceva
l’uomo, ma quale uomo?
La beffa di Cristo si ripeteva, al posto dell’ossesso umano si offriva a lui un
branco di porci. Ciò che a lui più piaceva, cioè dominare per l’intelligenza e
sbalordire per la logica, gli veniva negato. La terra gli era abbandonata, ma egli
non sapeva che farsene di una terra svuotata del suo significato umano, dal
dominio troppo facile sopra corpi di creta. Al grande illusionista, gli spettatori
venivamo a mancare e le forme che egli suscitava non lo divertivano più,
l’annoiavano e lo disgustavano, l’uomo rifuggiva o troppo in alto o troppo in basso
perché egli potesse raggiungerlo e il beffatore veniva beffato.
L’immortale genio di Goethe ha colto in maniera insuperabile questo stato di
Satana e lo ha descritto nella “notte di Valpurga” quando, Mefisto, nelle ridde
delle streghe, al sabba, fra larve e lemuri, fuochi fatui e strigi, si apparta dalla
festa con manifesta ripugnanza, e rampogna Faust che si lascia attrarre e stupire
da simili quisquilie!
Se il diavolo (deteriore manifestazione di Satana) è istrione, Satan-nael è attore.
Per Satan-nael non basta il grosso pubblico, egli vuole l’ammirazione e
l’approvazione di competenti. Il suo inappagato ed inappagabile sogno è di stupire
le alte menti umane, di abbagliare e vincere le coscienze ragionanti… Ma queste
sfuggono di continuo al suo dominio e si fan beffe di tutti i suoi sforzi, così che
egli (secondo lo spirito dell’opera goethiana) preferisce alla fine lasciarsi sfuggire
la preda piuttosto che vedersela svuotare, fra le grinfie, d’ogni reale contenuto.
Nell’ordine della Creazione Angelica, Satan-nael è il più giovane dei grandi
spiriti creati dalla divina Volontà. Egli è la legge del probabile, del mutevole, del
trasformabile, essendo stato creato quasi all’unisono con l’Uomo, ha fatalmente
subito una contaminazione con l’uomo, mentre lo contaminava. Egli sta all’Uomo
quasi come l’ombra al corpo, come il vuoto al pieno.
La prima collusione con la natura fu quella di Lilith, la talmudica Lilith, che
precedeva Eva, ma che, non avendo in comune con l’uomo la carne ed il sangue,
ne fu respinta con decisa ripugnanza.
L’odio di Satana per il genere umano cominciò da allora, la prima ferita alla
sua vanità la inferse la maschilità di Adamo, e nella repulsa dell’uomo, l’Angelo si
sentì come sminuito. Il primo complesso d’inferiorità era nato e Satana, da allora,
avrebbe cercato di comunicarlo al maggior numero di esseri viventi e pensanti. Il
complesso di inferiorità che troppi confondono con l’umiltà, è l’origine prima della
malignità di Satana ed è quindi la prima origine di ogni malignità umana.
Il complesso d’inferiorità, infatti, non nasce dall’umiltà dell’essere creato, il
quale, conscio dei suoi limiti, non presume di sé ma serenamente si affida alla
sapiente volontà che riconosce come sua origine, bensì, detto complesso, nasce
dallo sciocco orgoglio del presuntuoso, che senza merito vorrebbe essere onorato,
e dalla paura che altrui, scoprendo il vuoto di ogni valore reale, non si faccia beffe
della misera vanità e non abbia da scornacchiare il vanaglorioso.
Mentre l’umiltà si accompagna ad ogni vero valore, il complesso d’inferiorità
perseguita spietatamente ogni orgoglio ed ogni presunzione così che, alla fine,
colui che rifiuta di aver come padre Iddio, perché si sente tanto inferiore
all’origine e di essa indegno, finisce con il riconoscere il suo principio nel limo
della terra e la sua origine nella bestialità. Facendo dire alla teoria evolutiva ciò
che essa ha mai detto, rinnega lo spirito originario e cerca inutilmente di spiegare
senza di esso la materia. Questo complesso tortura Satan-nael ed è il vero inferno
in cui rotolano i suoi seguaci.
Satan-nael, respinto dall’uomo che voleva ingannare, non ha capito che
l’origine della repulsa nasceva solo dal suo errore. Non celeste sapienza, ma
naturale istinto aveva guidato Adamo a respingere la seduzione di Lilith, poiché il
nato della Terra non poteva congiungersi con la nata dall’Aria. Fra i due esseri
non vi era unità, né poteva esservi, il corpo animato non poteva fondersi con
l’anima incorporea, per una delle più elementari leggi della Natura. Satan-nael
non comprese questa troppo lampante verità e non la comprese, appunto, perché
presuntuoso.
Gareggiando con il suo Creatore egli volle forgiare a sua volta un essere umano,
volle far meglio di Dio e, anziché con il fango della terra, lo plasmò d’aria e di
luce, di vibrazioni sottili che non potevano in nessuna maniera opporsi alla
densità della natura terrestre. Superbo, della bellezza della sua creazione, egli
non si rese conto che alla sua creatura mancava il più, mancava la natura
umana per essere la femmina dell’uomo.
Respinto egli si offese e odiò l’Uomo con il quale sarebbe stato volentieri in
rapporti di amicizia a condizione che egli lo avesse ammirato, lo avesse lodato,
avesse infine riconosciuto a sua capacità. Ma l’Uomo mon poté accontentarlo
perché la sua natura e la legge ad essa annessa, glielo impedirono; quello che
sarebbe stato il suo affetto divenne in tal modo avversione. Come un fanciullo
stizzoso che vuole spezzare il giocattolo tanto desiderato, Satan-nael, avrebbe
voluto nell’Uomo infrangere quanto aveva ammirato. Ma la natura dell’Uomo è
troppo attinente al divino per poter così facilmente divenir trastullo all’angelo
illusorio.
Contro la celeste intelligenza dell’uomo si iniziò nel tempo la guerra dell’astuzia
diabolica. Se è nei decreti imperscrutabili della Divina Provvidenza che l’Uomo e
Satan-nael abbiano a fronteggiarsi, finché sono entrambi sopra la Terra,
inevitabilmente l’uomo vincerà sempre l’Arcangelo anche se di tanto gli è
apparentemente inferiore. Nel contrasto uomo-diavolo, l‘uomo si affina e si
compie attuando quella perfezione che, da “figlio del fango”, lo muterà in “figlio
del cielo”.
Nel profondo dell’essere suo, Satan-nael pur ribellandosi lo sa; sa che ogni suo
sforzo per distruggere l’uomo si risolverà in un trionfo dell’uomo, poiché egli
stesso, Satana, ad un certo punto sarà costretto a collaborare per la glorificazione
del suo fragile avversario, dato che quando l’uomo, sotto spinta diabolica, decade
da se stesso, la sua caduta lo rende così inferiore a Satana che, l’Angelo illusorio,
si rode dal dispetto e deve aiutare l’uomo a risalire la china. L’imbestialire che fa
l’uomo nei vizi non è la mèta che Satan-nael vorrebbe che egli raggiungesse.
Il vizio offusca e spegne l’intelligenza e l’uomo, privato della sua intelligenza,
non è, in tutta l’armonia del suo essere fisico, che un grufolante branco di porci;
il branco di porci del Vangelo in cui Gesù, beffardamente, concede al diavolo di
sfogare la sua ira. L’uomo immerso nei vizi, svuotato d’intelletto, di volontà, di
coscienza, non è che un misero involucro di creta di cui il diavolo non sa
propriamente che farsene; allora, egli stesso deve rianimare il fantoccio eccitando
in lui poderose passioni per seguire le quali è giocoforza all’Uomo uscir dal vizio e
riprendere il sentiero della virtù. Ma l’Uomo avviato alla virtù ben presto sfugge al
dominio delle passioni e si addrizza al suo vero destino, così che Satan-nael,
volendo il male, è di continuo costretto a fare il bene. Come il pungolo nella mano
del bifolco, così è il diavolo in quelle della saggissima Provvidenza.
Per la natura del fango, l‘uomo è incline ad ogni ripiegamento, ad ogni
addormentamento della coscienza, ma il diavolo è colui che non lascia dormire.
Per la legge della Provvidenza evolutiva è negato all’Uomo di giacere nell’inerzia;
questa legge, si avvale del collerico e illusorio Angelo delle apparenze per scuotere
di continuo la volontà umana. Naturalmente colui che è fuori dalla mischia vede
tutto della mischia, mentre colui che vi è dentro, pur sentendone il peso e
soffrendone l’urto, non può parlare della mischia.
Così Satan-nael è troppo immerso nella mischia con l’Uomo per poter
riconoscere la sua stessa azione e, all’opposto degli altri grandi spiriti, egli, non
può essere come vorrebbe, limpido e sereno. La passione che ispira lo travolge
prima ancora della sua vittima e riconferma di continuo il complesso d’inferiorità
che gli nuocerà. Egli odia e vorrebbe amare, distrugge e vorrebbe creare. Il
sarcasmo mefistofelico è la disperata confessione di questa sua impotenza. Senza
l’aiuto dell’uomo non può nulla e, quando l’Uomo è giunto al punto in cui
potrebbe aiutarlo, gli sfugge di mano o lo caccia arrogantemente, tanto che egli
alla fine si trova beffeggiato e scornato.
Comprendendo il duplice aspetto di Satan-nael, per il filosofo dovrebbe riuscire
assai più facile trarre dall’Angelo illusorio tutti i vantaggi che egli offre senza
incappare nei suoi tranelli.
Se, nell’iridescente velo di Maja, egli danza per le strade della vita, la sua danza
non è da maledire. Anche il variopinto velo dell’illusione è un dono divino; non vi
è male nell’illusione, quando, riconosciuta come tale, è goduta con pienezza di
spirito e innocenza di cuore. Accettare di amare l’illusione senza però pretendere
che essa permanga, è ridare all’illusorietà di Satan-nael la sua verità e la sua
mansione, è andare sorridente incontro a questo spirito veramente “captivo” di se
stesso per sciogliere quelle catene che egli, volendo porre altrui, ha finito per
saldare al suo collo. E’ rispondere ai capricci del bambino stizzoso con una
carezza, che lo disarma e lo placa, e farà quanto Cristo non ha voluto fare,
acciocché agli uomini restasse ancora qualcosa da fare dopo il Suo passaggio.
Amare l’illusione, non adorarla, godere del suo passaggio e non pretendere di
fermarla, ecco il compito che ha l’uomo nei riguardi di Satan-nael… ritrasformare
in demone lo spirito che si è fatto diavolo. Nella fantasmagoria dell’Universo nulla
vie è di immutabile e di immobile: tutto si trasmuta, tutto scorre, e l’uomo stesso
scorre con tutto. L’inganno di Satana è quello di far supporre che qualcosa si
possa immobilizzare.
Torniamo al Faust per capirci meglio! Nel Faust, Goethe, fa dire a Mefistofele:
”Quando tu per una sola cosa griderai all’attimo di fermarsi, tu per quella cosa mi
cederai l’anima tua”. Faust accetta il patto e Mefistofele comincia la sua opera
illusoria. Faust prova ogni cosa: l’amore, la sensualità, la crapula, la ricerca, la
conoscenza, l’orgoglio soddisfatto, la creazione, la potenza… Tutto prova, ma
nulla lo incanta, nulla fa salire alle sue labbra smorte il grido che lo dannerebbe;
nessun attimo, per bello e pieno che esso sia, è tale da fermarlo, nessun momento
offerto da Mefisto perviene veramente a saziare Faust, e ciò non perché Faust non
voglia essere saziato. Il vuoto non si colma con il vuoto e tutto ciò che Mefisto può
offrire è solamente vuoto. Così l’illusione di ogni parvenza è vuota: i veri
protagonisti dell’immenso dramma della Creazione sono e saranno sempre Dio e
l’Uomo. Tutto il resto è scena e, di questa scena, Satan-nael e i suoi accoliti non
sono che i montatori e i mantenitori. L’Uomo è il vuoto di Dio, così come Dio è il
vuoto dell’uomo, solo congiungendosi entrambi si colmano.
Tutta l‘avventura dell’Umanità è in una ricerca di questo colmo. Solo l’Essenza
colma e sazia; l’apparenza in se stessa è sterile ed è vuota a sua volta, il vuoto
non può logicamente colmare alcun vuoto. Ecco perché Faust non può volere che
un solo istante della fantasmagoria si arresti. L’amore, la ricchezza, la bellezza, la
stessa saggezza, l’orgoglio soddisfatto, la potenza realizzata, non danno a Faust
quel bruciante bisogno di fermare in un attimo tutta la vita. Alla brama di Faust
manca sempre qualcosa per essere compiuta che e questo qualcosa è Dio.
Faust simboleggia l’uomo, l’uomo di fango e di fuoco, di materia peribile e di
spirito divino; l’uomo che, nato dalla terra come il loto dai mille petali si protende
alla luce per germinare, germogliare ed essere, che non può sentirsi completo se
l’intero ciclo non è svolto.
Al dominio dello spirito dell’uomo Satan-nael tenderebbe con ogni sua
appassionata bramosia, ma questo dominio gli è negato non perché Satan-nael
non possa illudere anche lo spirito dell’uomo, ma perché la spirituale illusione
non sazia, non completa, non soddisfa colui che ne è l’oggetto. Il tutto vuole il
tutto, quindi: colui che può solo essere disperatamente forte si trova frustrato in
ogni suo sforzo. Satan-nael nella sua natura arcangelica, o nella forma fittizia di
Lilith, non basta a Adamo, perché Adamo è creato per Dio o per la materia, ma
Satan-nael non è Dio e non è neppure materia: egli non basta né al corpo né
all’anima dell’uomo. La sua malignità è tanto meschina quanto impotente e da
quando l’uomo esiste egli non lo ha ancora capito.
Satan-nael non può dare felicità perché non può dare dolore. Inutilmente egli si
affaticherà, perché l’uomo (origine e causa della sua ribellione a Dio, del suo
furore e del suo rancore) lo supera, lo sorpassa quasi senza neppure rendersi
conto della sua vittoria né della sua potenza. Analizzando l’opera di Satan-nael
noi ci troviamo costretti a trarne alcune illazioni. Evidentemente perché la
materia venga assunta dallo spirito occorre che sia sollecitata a fare uno sforzo e
condotta in qualche maniera a volere questo sforzo. La materia, in se stessa, è
incapace di ragionamento, per conseguenza deve venire stimolata mediante
qualcosa che sia capace di lusinga.
Ecco la necessità dell’illusione e la fatalità dell’inganno della natura, la quale,
spinge la materia a dare il meglio di sé in vista di un bene godibile, che
impercettibilmente si sposta innanzi a lei man mano che lei evolve per
raggiungerlo. Sotto questo aspetto l’opera di Satan-nael è veramente preziosa
perché allora egli diventa veramente il “demone”: ma essendo egli stesso
contaminato dalla passionalità non sa e non può, come la Fortuna dantesca che
“Volve sua spera e beata si gode”, astrarsi all’opera sua ed esservi indifferente.
Simile in questo all’Uomo, prendendo la parte per tutto, cade pur egli nella stessa
illusione che suscita e diviene il diavolo, cioè il maligno, il bugiardo, il tentatore.
In questa sua deteriore metamorfosi egli odia, del pari, Dio e l’Uomo, pur
sapendo che mai potrà separare l’Uomo da Dio o Dio dall’Uomo, tenta di ritardare
il più possibile l’incontro e di far durare quella separazione la quale gli assicura
almeno la continuità della sua necessità.
Satan-nael è il “separato” per eccellenza, è colui che cerca disperatamente di
far sì che la separazione non abbia fine, perché solo nella separazione egli può
regnare.
Qui ci piace riportare ed offrire alla meditazione dei lettori, una pagina di
“Giovanni l’Annunciatore” dove Satan-nael pienamente svela questa sua miseria:
“Per un attimo Satan-nael esitò: la sua pre-coscienza lo ammoniva di un oscuro
pericolo… non era forse meglio cedere che rendere clamorosa la sua sconfitta?
Guardò Gesù, Egli era dolce e triste, sembrava inerme in tutto, un povero uomo
come gl’altri, lo ghermì alle spalle e non sentì resistenza. Cristo si abbandonava, lo
scosse con inutile violenza:
“Vieni con me!” disse.
“Ti seguo Satan-nael, lascia pure la mia spalla!”.
Ma il ribelle non lo lasciò, godendo di stringere nelle dita adunche la carne
indifesa del Cristo…
“Vieni con me!”.
“Stai diventando monotono, Satan-nael!”
Notò con fine ironia Cristo. Satan-nael tacque fremendo. In un turbinare di
uragano s’innalzò e Cristo con lui, su, su verso il cielo, finché tutta la terra apparve
agli occhi di Gesù in visione panoramica. Placida e pur bella sotto di lui essa si
stendeva; nazioni e regni, ognuno con la sua pompa e la sua magnificenza, ma
ognuno con tutto il carico dell’umano dolore. Gesù vedeva re, potenti, sapienti,
artisti e saggi, donne, amanti felici, purissime vergini, bimbi ridenti e vegliardi
pensosi; vedeva anche schiavi maltrattati, vedove ingannate, orfani derubati, purità
contaminate, innocenze concusse, intelligenze violentate, onestà vituperate. Vedeva
pure che Satan-nael aveva ragione, non occorreva il pungolo del diavolo ad indurre
l’uomo in peccato, l’uomo peccava da solo, conoscendo il bene abbracciava il male,
inebriato di luce si sposava alle tenebre; la bestia vinceva il genio, il Minotauro
divorava l’uomo…
“Guarda, guarda figlio di Dio, guarda l’opera Tua e di Tuo Padre. Rallegrati… in
fede mia, Avete fatto insieme una grande opera” ghignava Satan-nael “Eccoti
l’uomo in tutta la sua magnificenza, eccoti i regni, le nazioni, le razze, eccoti i grandi
della terra: filosofi, scienziati, sacerdoti, artisti re ed imperatori… guardali, non
fanno pena? Ognuno con il suo marcio dentro, ognuno con il verme come un frutto
falso… lo vedi? Io non sono dietro di loro, eppure guardali! Ognuno cerca di nuocere
all’altro! No, gli uomini si dannano da soli alla loro perdita, l’ultimo che vi
contribuisce sono proprio io!”.
Gesù inorridito taceva. Come una piovra, il male stringeva nei suoi tentacoli tutta
quanta la terra; Cristo reagì:
“Sei tu certo di non entrarvi?” chiese a Satan-nael “Sei tu in buona fede
affermando che l’opera tua non si nasconda dietro queste false apparenze?”.
“Come tu vivi e come l’anima mia vive, sono certo!” Rispose Satan-nael.
“Allora perché tu tenti l’uomo a scendere sempre più in basso? Perché potenzi ed
animi i suoi malvagi pensieri? Perché in ogni oscurità ti appiatti, in ogni insidia ti
celi? Che vuoi tu dall’uomo che cotanto mostri di disprezzare? Lascialo dunque se
egli è solo morte e corruzione, se egli è solo peccato; se è fango ritornerà fango,
perché tanto ti affatichi?”.
“Perché non voglio che l‘uomo occupi il mio posto nel cielo!” Stridette Satannael!…
“Ah! Allora tu dunque reputi l‘uomo capace di occupare, dopo averlo conquistato,
il tuo posto nel cielo? Allora l’uomo non è solo un impasto di fango, è qualcosa di
ben più grande, se in fondo tu lo temi!”.
“Io non temo gli uomini!”.
“Lo so –Cristo rispose—tu temi l’Uomo!”
Sotto la ferrea logica di Cristo, Satan-nael s’impappinò: ancora una volta la sua
tentazione rischiava di essere nulla; guardò Gesù, che aveva ripreso il Suo aspetto
paziente e che contemplava la Terra con infinita compassione. Tentando il tutto per
tutto, Satan-nael, riprese:
“Va bene, mi dichiaro vinto! Se io sono il male, ogni uomo mi porta in sé con la
vita. Io sono qui ed ovunque, la mia opera è permanente nella forma che di continuo
trasmuta, nella personalità che perenne vuol durare. Io vivo come essenza
dell’esistenza, senza vane debolezze, senza pietà; simili a me sono le opere mie. Al
convito dell’uomo io sono l’ospite non invitato ma necessario; sono la ragione e la
potenza, sono la gloria e la ricchezza, sono la sensualità e la concupiscenza, sono,
a modo mio, l’amore! Io sono il principe del mondo, vuoi tu, o principe dei cieli,
venire a patti con me?”
“Dipende quali sono questi patti –rispose Gesù—io amo l’uomo!”
“Le sofferenze degli uomini non ti fanno dunque pena?”.
“Infinitamente!”.
“Non vorresti alleviarle o addirittura distruggerle?”.
“A che prezzo?”, chiese Gesù.
Senza rispondere Satan-nael continuò:
“Sì, gli uomini soffrono molto, troppo, infine, sono povere vittime… se io mi
ritirassi da loro, una nuova innocenza verrebbe sulla Terra; il lupo e l’agnello
pascolerebbero insieme, la morte perderebbe il suo aculeo, gli uomini sarebbero un
po’ meno saccenti ma, certamente, più buoni ed io potrei anche ritirarmi dalla
Terra… infine ho altri regni! Pensa, principe dei cieli: Tu, signore della Terra,
padrone dispotico degli uomini, immortalmente giovane, eternamente amato; gli
uomini saranno a tua immagine somiglianza…non più sangue né padroni né servi.
Pure le vergini, casti i connubi, saggia la vecchiezza, innocua l’infanzia! Che ne dici,
principe dei cieli?”.
“Qual è il prezzo di tutto ciò?”
Il prezzo Cristo non lo pagò. Egli non era venuto ad avvallare l’illusione,
neppure quella spasmodicamente bramata da Satan-nael. Che voleva egli? Un
atto d’ossequio dal Cristo, un atto che riconoscendolo lo confermasse. Quell’atto
non ci fu, quell’atto non ci sarà mai!
Invano l’Angelo più che ribelle, rivoltoso, cercherà di esplicare se stesso: la lotta
dell’Eden continuerà sul Golgota sino a che si concluderà nella festa ascensionale
del monte uliveto: Il nato dal fango diviene signore delle stelle.
Le illusioni di Satan-nael, potente sopra ogni forma, possono divenire
pericolose allorché sono esercitate sopra lo spirito; egli tende (non
dimentichiamolo) a dominare lo spirito dell’uomo. Le ossessioni, gli invasamenti,
gli eccessi medianici rappresentano solo uno sfogo dell’impotente furore del
diavolo; egli mira soprattutto alla mente dell’essere cosciente e, quindi, la sua
illusione cercherà di colpire quelle manifestazioni mentali che specialmente
distinguono l’uomo da bruto.
Satan-nael diviene, per di più, il creatore e il suscitatore di ogni forma di magia,
bianca o nera che sia; la magia si origina in Satan-nael ed è la sola maniera che a
lui resti per poter, se non dominare, almeno soggiogare lo spirito dell’uomo.
La magia è l’illusorietà divenuta scienza e sistema operante, ha tutti gli effetti
satanici dell’inganno volontario, traviante perciò la mente dell’uomo dai suoi veri
intenti e scopi. Traverso la magia è facile indurre all’orgoglio spirituale e alla
confusione mentale, è facile deviare i desideri dalla loro meta naturale che è Dio,
per dirigerli verso la terra e verso la permanenza e distogliere la ragione dal suo
compito unitario per esasperare la personalità, che è separazione. Traverso la
magia Satan-nael regna, trionfa ed impera. Per la magia e sulla magia egli si
illude della stessa illusione. Allora ci si può veramente chiedere qual è l’effettiva
potenza di Satan-nael e dei suoi seguaci. Al lume della conoscenza il mirabile
ingannatore viene smascherato e tutti i trucchi risultano soltanto trucchi da
giocoliere; la tragicomica figura sfuma fra le nebbie dei sogni e l’uomo può anche
chiedersi se Satan-nael sia mai realmente esistito. La sua esistenza è confermata
dalle sue opere, ma esse sono così innocue che davvero cessa ogni ragione di
spavento.
Queste conclusioni però accentuano la responsabilità che l’uomo ha verso se
stesso. Davvero non è concesso all’uomo di poltrire, ma è necessario che egli
sempre più tenda l’arco della volontà vero le conquiste dello spirito. Anche di
Satan-nael l’uomo è responsabile, dipende dall’uomo renderlo innocuo o nocente,
mutarlo in demone o in diavolo, farne un costruttore di bellezze o un creatore di
mostruosità.
La ragione e la libertà, di cui fruisce, permettono all’uomo anche il
compiacimento in un mondo illusorio, solo non permettono che questo
compiacimento si muti in permanenza.
Le bolle di sapone che fa il fanciullo soffiando in una cannuccia, sono belle
nella loro iridescente fragilità, ma sono belle appunto perché fragili… guai se
fossero consistenti e permanenti, guai se esse non scomparissero senza lasciar
traccia all’urto più lieve… la Terra ne sarebbe subissata! Così ogni illusione è
come bolla di sapone!
Lasciamo dunque che splenda e scintilli, ammiriamola e … distruggiamola!
Perché se ne possano fare altre, molte altre, del pari belle e innocenti, e allora
anche Satan-nael, Maja della forma e dello spirito, verrà riportato alla sua vera
dimensione e rinnovato traverso la coscienza dell’uomo all’amore che muove il
sole e le altre stelle.
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